CAPITOLO
I:
RISVEGLIO
/
New divide – Linkin Park/
Sei
completamente immerso nel buio più completo e non senti
nulla, non vedi nulla, non provi nulla.
Non
capisci dove sei, né se sei ancora qualcosa... non
c'è ragione in quei momenti, ti pare di pensare ma in
realtà non lo fai. Vaghi.
Vaghi
senza metà, senza accorgertene, senza desideri.
Poi
però qualcosa scatta nell'eterno nulla immutato.
Dopo
un tempo indefinito passato a galleggiare senza coscienza e
volontà senti qualcosa di diverso.
È
solo allora che ti rendi conto che invece qualcosa lo percepivi, anche
se non ti sembrava.
È
come se la tua anima si ridestasse.
È
un qualcosa portato da un'improvvisa mancanza che ti fa dire: 'ma
allora ero... '.
Quando
ti svegli dentro allora cominci a pensare, a cercare di capire dove
sei, cosa sei, cosa sia successo. E pensando ti rendi conto che
qualcosa manca.
Qualcosa
è andato via.
Qualcosa
di importante che prima nell'incoscienza ti stava accanto ora
è svanito. Era qualcosa che ti faceva viaggiare tranquillo
senza pensieri, parole, sensazioni... che ti permetteva di essere nulla
senza preoccupazioni, senza l'ansia di svegliarsi per vedere cosa
è successo.
Ora
però non c'è più vicino a te e cominci
a sentire che qualcosa non va, che una parte di te è
scappata, che se non riapri i tuoi occhi e riprendi possesso di te
stesso, le cose possono peggiorare.
Per
quell'indefinito qualcosa (o qualcuno) che non c'è
più a vegliarti, decidi di svegliarti e tornare alla vita.
Fu
così che dopo molto tempo di alcun miglioramento, Raphael
aprì gli occhi.
I suoi
occhi azzurri inizialmente videro un mondo attraverso un vetro spesso e
lo videro annebbiato. Gli ci volle un po' per mettere tutto a fuoco, ma
alla fine ci riuscì e quando cominciò a sentire i
propri respiri ed i battiti stessi, insieme alle forze che lente
tornavano, aumentò la sgradevole sensazione che l'aveva
fatto risvegliare.
Per un
po' rimase fermo senza muoversi, lasciando al proprio corpo il tempo di
riprendersi e alla propria mente quello di riattivarsi, poi finalmente
mosse i muscoli atrofizzati che sentì praticamente come se
li usasse per la prima volta.
Notando
la fatica che ancora faceva ed immaginando di essere stato in Cold
Sleep per più tempo di quanto non avesse percepito, decise
di rigenerarsi con dell'energia circolare e facendola scorrere dalla
testa lungo la spina dorsale e poi per tutte le gambe fino ai piedi,
riprendendo lo stesso percorso inverso, si fece avvolgere da un'aura
azzurra che gli ridiede anche colore.
Fu
allora che il vetro si aprì, sentendo la vita nel corpo che
proteggeva.
Rimase
lì per un po', poi quando si sentì davvero bene
si alzò piano per impedire alla propria testa di girare,
allora utilizzando la sua capacità di lievitare grazie al
vento che lo componeva, arrivò senza fatica alla porta in
metallo che si aprì alla sua vicinanza.
Non
c'era nessuno nei paraggi e gli parve strano, quindi
proseguì per il resto del proprio edificio che ricordava
rimasto tale e quale a come l'aveva lasciato.
Proseguendo
alla ricerca di qualcuno in quel deserto che era l'ambulatorio, la
sensazione che qualcosa non andava era sempre più forte, il
primo pensiero che ebbe fu questo.
“Qualcosa
non va davvero... cosa è successo durante la mia assenza? Le
cose non possono essere cambiate così tanto... che il
Salvatore non ce l'abbia fatta e che siano tutti svaniti?”
Per
quel che ne sapeva lui poteva anche essere stato così.
Si
chiese anche quanto tempo fosse passato dalla propria chiusura nel Cold
Sleep.
Arrivato
all'ingresso si passò una mano fra i lunghi capelli biondi
che ricaddero all'indietro e un po' intorno al bel viso sensuale di
natura, quindi con un lieve gesto della mano si trovò in un
lampo con dei vestiti più adatti rispetto al camice con cui
si era messo a 'dormire'.
Solita
camicia di un tessuto leggero e pregiato, blu, con dei pantaloni
bianchi che ricadevano lisci sulle sue gambe.
Quindi
continuando a lievitare aprì la porta che lo divideva
dall'esterno.
Quando
uscì il sole lo colpì in viso riscaldandolo
subito.
Era
una bella giornata ed in apparenza non sembrava esserci nulla che non
andasse.
Il
mondo del Paradiso non era stato distrutto e la gente continuava la
propria vita regolare. Solo i suoi angeli sembravano spariti nel nulla.
La sua
legione.
Persino
Barbiel.
Con
una nota di preoccupazione nel viso cercò con la mente
l'aura di Mikael ma con suo profondo stupore non la sentì.
Sgranò
gli occhi mentre un flash lo colpiva... che gli fosse successo qualcosa
durante la guerra con il Salvatore?
Lui e
Uriel erano andati da Dio per capire che cosa stesse succedendo e
accompagnare Setsuna...
Lui
stesso doveva raggiungerli ma per salvare Barbiel non ce l'aveva fatta.
E se
fosse stato annullato?
Gli
angeli non potevano morire né dissolversi ma potevano
succedere loro lo stesso un sacco di cose terribili paragonabili alla
morte per gli umani...
Non
sentendolo ancora si decise a schiudere le ali dalla schiena e volare
verso quella che sentiva essere l'aura più potente nel
Paradiso, al momento, colui che probabilmente comandava, qualunque cosa
fosse successo durante la sua assenza.
Non
poteva essere... se lo ripeteva realizzando che quell'aura era simile
alla propria fino a che non mise a fuoco Uriel.
Uriel
era vivo.
Ma
Mikael dov'era?
E
Barbiel?
E i
suoi angeli?
Quando
finalmente giunse veloce nella struttura principale del Cielo si
sentì fissato da un centinaio d'occhi pieni di sorpresa,
tutti gli angeli che lavoravano lì dentro e l'avevano
riconosciuto.
I
sussurri di stupore iniziarono subito dopo mentre si distinguevano le
frasi: - Quello è l'arcangelo Raphael! - - Ma non era in
coma? - - Si è risvegliato! - - Com'è possibile,
dopo tutto questo tempo? - - Pensavamo che ormai non tornasse
più... - - Questo è un segno... -
“Si...
e che cavolo di segno sarebbe? Che mi sono svegliato!”
Ma
più di quello non ci fece caso, quindi rivolgendosi ad uno
di loro, facendo sparire le ali dentro di sé, chiese:
- Ehi,
chi è che comanda qui, ora? -
-
Già... non sa nulla di quello che è successo
durante la sua assenza... - Sentì una voce alle sue spalle
che bisbigliava con un altro al suo fianco. Raphael fece finta di
nulla, quindi impaziente attese la risposta timorosa mentre l'angelo di
piccola taglia lo guardava con tanto d'occhi:
-
L'arcangelo Uriel col sommo consigliere Rasiel. - Quando
indicò le scale che portavano al piano più alto,
Raphael non attese oltre e si diresse a passo sostenuto verso di esse.
“Uriel
comanda? Quello che si era rintanato pieno di sensi di colpa che non
voleva avere niente a che fare con il Cielo? E Rasiel sommo
consigliere? Ma Mikael dove diavolo è!? “
Le
cose erano cambiate più di quello che lui pensava...
Arrivato
davanti alla porta dietro la quale gli avevano indicato esserci Uriel,
non bussò nemmeno, entrò subito e quando l'alto
arcangelo dalla pelle scura alzò lo sguardo da
ciò che guardava con preoccupazione, l'espressione si
accigliò mostrando un profondo stupore. Fu come se per un
istante il tempo fosse stato sospeso e nessuno fu in grado di parlare e
pensare.
Passò
qualche minuto, in realtà solo pochi secondi, quindi il
bellissimo arcangelo biondo chiuse la porta dietro di sé
sbattendola e mosse ampi passi verso di lui, poi finalmente chiese
brusco e sbrigativo, con una forte necessità di sapere:
- Che
diavolo è successo qua? Dov'è Mikael? E la mia
legione? -
Uriel
si voltò del tutto allontanandosi dalla finestra e
andandogli incontro. L'istinto fu quello di toccarlo per vedere se era
vero oppure un'apparizione, ma si fermò quando gli
arrivò davanti, quindi ignorando le sue domande
parlò come se riflettesse da solo:
- Ma
allora era vero quello che avevo sentito... un'arcangelo era tornato...
non capivo quale dei tre fosse... speravo in Mikael... - A queste
parole simili a lame di ferro piantate nel corpo, Raphael non si
trattenne più e sperando di aver capito male lo prese per le
braccia e scuotendolo con forza chiese con un tono sempre
più alto ed i battiti che gli tornavano irregolari.
- COSA
E' SUCCESSO A MIKAEL? DOV'E'? VUOI PARLARE, DANNAZIONE? -
Fu qua
che finalmente il moro dai lunghissimi capelli raccolti in una coda
molto bassa, si decise a rispondere con un tono grave nella voce,
sapendo di dovergli raccontare ogni cosa.
Non
cercò di scrollarsi.
Era
difficile dirgli ciò che doveva, ma prese un respiro e
cercando di reggere il suo sguardo impaziente che lo penetrava
affilato, parlò esitando come non gli capitava da tempo. Si
capiva che era difficile anche per lui raccontarlo:
-
Purtroppo le cose sono cambiate molto da quando sei andato in coma.
Anche se il Salvatore è riuscito a salvare il Cielo e
svelare i segreti celati riguardo Dio e Adam Kadamon, ci sono state
numerose perdite da parte sia del Paradiso che dell’Inferno,
così i demoni si sono ritirati condotti da Lucifero e noi
angeli rimasti abbiamo potuto riprendere in mano il Cielo riformandolo
completamente. – Raphael lo mollò e Uriel si
girò distogliendo gli occhi neri da quelli azzurri e limpidi
del compagno. Prese un altro respiro e continuò a spiegare
più nei dettagli cosa fosse successo quando lui si era
chiuso nel Cold Sleep, poi arrivando alla parte più dura
strinse i pugni e con voce tremante continuò cercando di
essere forte. La testa bassa, voltato dall’altra parte: - Per
Mikael era dura, Raphael… ed io ero troppo occupato col
Paradiso per vedere di lui. Non avevo nemmeno il sostegno di qualche
altro grande angelo. Eravamo io, Rasiel e pochi altri… tu
eri addormentato e Alexiel si sveglierà solo quando la sua
anima sarà di nuovo libera, proprio come Djibril. Contavo
molto su Mikael ma Mikael contava troppo sul tuo risveglio che non
è arrivato. –
- Come
non è arrivato? Cosa sono, ora? –
L’interruppe impaziente quasi quanto lo era di solito il
rosso. Uriel tese i muscoli ma non si mosse, alzò appena la
voce e premendo sulle parole lo disse:
- Non
ti sei svegliato in tempo. In tempo per impedirgli di sparire.
– Si sospese, quindi si girò e vedendo Raphael
chiaramente senza fiato con gli occhi sgranati ed orripilati per i
mille significati di quella frase, quindi riprese ancor più
grave e penetrante, quasi accusatorio in un certo senso: - E’
così, Raphael. Mikael non ce l’ha fatta ad
aspettarti e probabilmente gli è successo la stessa cosa di
quando è stato abbandonato da suo fratello. Fatto sta che
ora è sparito. Non si trova più in Paradiso e non
c’è verso di trovarlo. E onestamente non posso
spendere altre forze per andare a cercarlo… dovrei andarci
io stesso ma qua c’è troppo da fare che non so da
dove cominciare. – Prima che l’altro potesse
cominciare proseguì precedendolo, spiegando ulteriormente
cosa la scomparsa dell’arcangelo delle Potestà
comportasse: - Mikael era l’incaricato della difesa contro i
demoni, ma senza di lui la sua legione non intende collaborare. Ci
accusa della sua scomparsa e si stanno rivoltando. Stiamo facendo
fatica a trattenerli ma onestamente non penso di riuscirci per molto.
Quando si ribelleranno sarà la fine per noi,
perché sono gli unici in grado di tenere testa ai demoni e
noi non siamo abbastanza per arginarli. Barbiel è a capo
provvisorio della tua legione ed è giù a quel che
rimane del confine ormai quasi completamente preso dai demoni. Insieme
ai miei angeli stanno cercando di fare una barriera per la prima
città che sta per crollare. Ormai alcuni demoni sono anche
riusciti ad infiltrarsi nei livelli superiori… stiamo
facendo di tutto per stanarli ma non è facile… la
situazione non è critica ma davvero peggio, Raphael.
–
Allora
il moro si avvicinò di nuovo al biondo, lo prese lui per le
spalle, questa volta, e quasi con disperazione, di chi era
sull’orlo del crollo, chiese in una specie di supplica:
- Ti
prego, Raphael… tu sei l’unico che lo
può ritrovare… riportalo qua. Con voi due al mio
fianco ristabiliremo una volta per tutte il nostro Paradiso che ci ha
lasciato in eredità il Padre. Lui ha detto che
tornerà, non possiamo accoglierlo in questo stato! Se la
legione di Mikael si rivolta contro di noi è davvero la
fine… i demoni si uniranno a loro per farci crollare e
sarà solo l’inferno. Nel senso più vero
del termine! - Che Uriel amasse i discorsi lunghi e i rimproveri era
una cosa ben collaudata, anche se da quando era sparito dopo la prima
grande guerra era diventato silenzioso, ora il suo livello di
preoccupazione era tale che Raphael lo percepì come sincero
e ne rimase disarmato.
Sentire
quelle sue parole così forti era come un’accusa
indiretta, per lui.
Come
se gli avesse detto che il Cielo stava crollando di nuovo
perché lui aveva preferito salvare Barbiel e mettersi in
Cold Sleep piuttosto che aiutarli e sostenerli. Sostenere Mikael.
Colui
che aveva promesso di affiancare ed aiutare sempre, di non lasciare mai
solo.
Rimase
a pensare e ripensare a questo.
Che se
non fosse stato per lui, Mikael non se ne sarebbe andato e la
situazione sarebbe splendente.
Il
confine sarebbe ben difeso dai suoi angeli e non ci sarebbe nessuna
rivolta interna alle porte.
Se
avesse pensato di più a lui come aveva promesso…
Eppure
perdere Barbiel… permettere che si disperdesse in
chissà quale altro corpo… si era sentito in
colpa, comunque lei le era sempre rimasta accanto, l’aveva
sostenuto e fatto come da madre… abbandonarla non gli era
sembrato giusto.
Lasciarla
andare sarebbe stato come vederla morire e non aveva potuto
permetterlo, solo che in condizioni normali non gli sarebbe successo
nulla, lì, però, era già provato di
suo.
Non
aveva retto.
Adesso
però doveva pensare a Mikael.
Mikael
che non c’era e che, ne era certo, si sentiva perso nella
follia da qualche altra parte, troppo lontano da lui.
Rimase
a lungo a pensare e ripensare divorato dai sensi di colpa, poi Uriel lo
chiamò come ridestandolo, allora riconnesse le idee e
divenne il pratico arcangelo che era sempre stato, quindi disse freddo
e sostenuto:
- Ci
sono due posti in cui Mikael potrebbe andare: l’Hassiah o
l’Inferno. Il Paradiso era il posto che odiava di
più. Non c’è mai stato niente a
trattenerlo qui tranne, naturalmente, io. Pensando che non tornassi
più, perché quel grande idiota non sa aspettare,
divorato dal suo dolore e dalla follia che lo invade quando si sente
tradito da chi ama, deve essere andato in un altro dei due posti che
gli piacciono. L’Hassiah, e probabilmente proprio dal
Salvatore visto l’amicizia che li legava, è il
primo posto che andrò a controllare. –
Sentendo
i suoi ragionamenti stranamente ad alta voce, Uriel si
tranquillizzò capendo d’aver fatto bene a
chiedergli aiuto.
Quando
aveva sentito che uno dei tre arcangeli spariti era tornato, aveva
certamente sperato fosse il capo delle Potestà, ma sentendo
che era lui un senso di speranza gli si era acceso ugualmente.
Se
c’era qualcuno che poteva risolvere la questione di Mikael,
quel solito piantagrane, era proprio lui. Raphael, il capo delle
Virtù.
Al
breve cenno di sorriso che fece vedendolo determinato e così
in sintonia con il loro compagno scomparso, il bellissimo arcangelo del
vento scoccò un occhiata significativa, una che sembrava
proprio dire che ci avrebbe pensato lui, quindi scacciando i sensi di
colpa e le riflessioni troppo profonde per lui, si girò e
proprio come l’aria che lo componeva, se ne andò
svelto, elegante e sostenuto.
Rimasto
solo, l’arcangelo della terra, rimase a guardare la porta
dietro cui egli era scomparso e sospirò stanco con
l’unica speranza che ce la facesse davvero.
Casa
di Setsuna e Sara, ora marito e moglie, era in un quartiere tranquillo
in un paesino di periferia di Tokyo, appena avevano potuto, avevano
preferito dileguarsi con la speranza di poter vivere in pace, o almeno
cercare.
La
loro vita era stata difficile anche dopo i fatti che si erano svolti
nell’Aldilà, ma niente di paragonabile e dopo il
loro ritorno erano stati in grado di superare tutto riuscendo a
costruirsi una vita felice e piena di amore.
Niente
figli a causa dei legami di sangue, ma l’uno per
l’altro erano sempre bastati.
Dalle
vicende del Cielo erano passati diversi anni ed ora erano adulti, un
uomo ed una donna ben formati, maturi e cresciuti. Eppure sempre con
quell’aria giovanile che impediva a chiunque di dar loro un
età specifica.
Come
se non avessero tempo…
Quando
quella mattina si erano svegliati, non avrebbero mai pensato di
ritrovarsi davanti alla porta nientemeno che un arcangelo.
Fu
Setsuna ad aprire per primo pronto per uscire ed andare a lavoro.
Appena
lo vide in un primo momento lo stupore lo invase ma vi rimase per poco.
Evidentemente aveva sempre aspettato qualcuna di quelle visite
inaspettate. Anzi, si era detto, era stato anche tardi rispetto alle
sue aspettative!
Sapendo
che ormai la sua giornata di lavoro sarebbe saltata, buttò
lo zaino che si portava dietro e incrociando le mani dietro la nuca dai
capelli corti e castani, disse a gran voce:
-
Sara, abbiamo visite! –
Quando
anche la donna spuntò e lo vide si illuminò tutta
salutandolo con un gran sorriso aperto che sprizzava gioia da tutti i
pori.
Ritrovarsi
come visitatore un arcangelo non poteva certo essere una cosa da tutti
giorni e a loro non era capitato mai nonostante il passato vissuto,
anche se avevano sempre sperato di rivedere qualcuno di loro oltre a
Cry. Eppure dalla loro reazione sembrava fossero abituati, come se se
lo fossero aspettato davvero.
Bè,
in cuor loro avevano sempre saputo, e sperato, che li avrebbero
rivisti.
Anche
se a onor del vero avevano sempre pensato di rivedere Mikael, per primo.
Non
Raphael.
Quando
il biondo e bellissimo essere alato ebbe spiegato più o meno
dettagliatamente tutto l’accaduto, i due che intanto si erano
accomodati intorno al tavolo del soggiorno con tre tazze fumanti di
thè, nessuna delle quali era stata toccata visti gli
argomenti delicati che avevano loro sospeso il fiato, non avevano
potuto trattenere questa volta un espressione di totale stupore.
Era
stato poi Setsuna a parlare per primo, con una vena preoccupata e
ansiosa nella voce, di chi nonostante avrebbe potuto anche immaginarlo
non aveva comunque mai pensato di sentirsi dire cose simili. Non dopo
quel che aveva fatto per loro.
- E
ora è sparito? –
-
Esatto. In Paradiso non è e se mi dici che non
c’è nemmeno qua, dove speravo di trovarlo,
c’è solo un posto che mi viene in
mente. –
Fu qua
che Setsuna dimostrò di conoscere davvero molto Mikael:
- Da
suo fratello. – Un affermazione più che una
domanda. Come se lui invece sarebbe andato direttamente là a
cercarlo.
Questa
sua approfondita conoscenza del rosso era presto spiegata: quando
Setsuna era andato in Cielo aveva passato molto tempo, volente o
nolente, con l’arcangelo del fuoco e nonostante i primi
scontri deleteri poi avevano cominciato a scoprirsi più in
simbiosi di quel che non fossero disposti a credere e conoscendosi
meglio si erano aiutati a vicenda diventando addirittura amici.
Se
c’era un altro oltre a Raphael che aveva capito quasi subito
Mikael, era stato proprio Setsuna e viceversa se c’era stato
uno che Mikael aveva miracolosamente ascoltato e sostenuto, era stato
proprio Setsuna!
Questi
aveva capito molto di lui in poco tempo ed erano riusciti ad entrarsi
dentro.
Per
questo l’ormai umano era stato convinto di ritrovarsi proprio
lui per primo davanti. Invece era stato colui col quale aveva legato di
meno per via della gelosia che portava a causa di Sara.
Era
stata lampante la mira che per un momento quel maniaco aveva avuto per
lei, ma non era stato nulla di davvero serio.
Raphael
a quel punto si alzò, quindi senza chinarsi per ringraziare
del tempo che avevano trascorso con lui, fece per andarsene con la
mente completamente rivolta all’amico da ritrovare. Era
rimasto per puro scrupolo ma dalle loro reazioni aveva capito che non
nascondevano nulla. E poi se Mikael era sulla Terra l’avrebbe
sentito subito. Invece di lui non c’era proprio traccia.
-
Aspetta… andrai laggiù? – Chiese allora
Sara alzandosi a sua volta, l’ansia nella voce. Lei, al
contrario di Setsuna, aveva avuto modo di capire meglio lui avendoci
passato insieme più tempo.
Si
poteva dire che lo considerava un amico che alla fine l’aveva
aiutata molto.
Cosa
invece pensasse Raphael era certamente difficile dirlo anche
perché al momento aveva in testa solo l’angelo
rosso.
Il
biondo si fermò e si voltò, quindi
l’accarezzò lieve con lo sguardo costatando che
ora, da donna matura, era addirittura più deliziosa di
quando era solo una ragazzina. Eppure si sorprese a sentire i propri
ormoni tranquilli. Nessuna reazione. Non come ne aveva un tempo quando
insoddisfatto cercava e cercava senza sapere di preciso cosa.
Ora
era come se sapesse esattamente cosa cercare.
E
l’avrebbe trovato.
A
costo di andare all’inferno.
- Si.
– disse solo risoluto con uno sguardo fermo che la
penetrò.
-
E’ pericoloso, anche se sei un arcangelo. Vai nel territorio
nemico, non è una cosa da trascurare! –
Cominciò a preoccuparsi. A questo Raphael alzò un
sopracciglio scettico, quindi ironico e divertito rispose:
- Non
sono esattamente uno sprovveduto, tranquilla… - Sara
però non arrossì e non demorse. Sapeva cosa
diceva, quindi insistette testarda:
- Lo
so che non lo sei ma se non sai come muoverti puoi essere anche Dio in
persona che non arriverai a destinazione! – E non
perché non fosse abbastanza forte, ma perché
comunque quelli non erano solo semplici demoni. A parte il fatto che
erano molti, c’erano anche alcuni elementi davvero da non
prendere sotto piede, elementi che non permettevano al primo venuto,
specie se angelo, di arrivare al proprio capo, Lucifero. Lei lo sapeva
ma lui avrebbe dovuto saperlo ancor di più, eppure il fatto
che non se ne curasse la turbava. Significava che il desiderio di
trovare Mikael era così forte da renderlo altamente
incosciente.
Andava
a morire.
- E
cosa suggerisci? –
Chiese
ancora con ironia, pensando che nessuno di loro due, ora umani, potesse
essergli utile.
Ma
ancora una volta lei lo stupì come ricordava aveva fatto
spesso in passato. E risoluta rispose:
- Ti
serve un aggancio sicuro che ti permetta di arrivare da Lucifero.
– E lo disse come se sapesse anche esattamente chi.
A
questo guardò con sguardo significativo il marito e fratello
che, capendo al volo a cosa pensava e a chi si riferisse, si
alzò anche lui e cominciò a prepararsi come per
partire per l’ennesimo viaggio:
- Ho
capito. In effetti hai ragione… lei è
l’unica che può aiutarci ad arrivare a
destinazione incolumi. Ormai è la principessa della Geenna e
si è rafforzata ulteriormente rispetto a quando è
venuta su… - Fece riferendosi al Paradiso. Raphael
provò un moto di stizza nel sentirli parlare come se lui
dovesse sapere a chi diavolo si riferissero, ma non arrivandoci disse
infastidito con le mani ai fianchi:
- Si
può sapere che diavolo state dicendo? –
Fu
allora che Setsuna si fermò e guardandolo con
ovvietà rispose semplicistico, come al suo solito:
- Cry,
no? È mia amica e principessa della Geenna, se vengo a
chiederglielo io farà passare persino un arcangelo! E ha
contatti con un certo braccio destro della persona che ti interessa
incontrare. – La sincerità e serietà al
tempo stesso che lesse nei suoi occhi lo calmò. Sembrava
avere il potere si semplificare qualunque cosa, anche la situazione
più complicata.
Capì
come mai era stato in grado di conquistare, in un certo senso, tutto
l’Aldilà!
Rimase
brevemente ad osservare entrambi che si baciavano come avessero deciso
tutto da soli, quindi invece che seccarsi e rispondere male,
sospirò capendo che con loro il Cielo non aveva potuto
trovare altro che la pace.
Non
era venuto lì a chiedere aiuto eppure glielo stavano dando
senza domandarsi se lo volesse, questo perché avevano capito
subito quanto invece ne avesse bisogno.
Non li
avrebbe mai ringraziati, ma il non rispondergli male fu il suo modo per
farlo.
- Oh,
sei in grado di farmi andare laggiù senza morire di nuovo,
vero? – Chiese Setsuna allora ricordandosi del piccolo
particolare che ora era vivo e che l’altra volta per andare
nel loro mondo aveva fatto un gran bel casino!
Raphael
si fermò anche dal riflettere, quindi lo fissò
stordito e pensando se non fosse il più matto di tutti, si
riprese rivalutandolo in via definitiva. Anche se non gli era mai
andato troppo a genio, doveva ammettere che era a posto e che sapeva il
fatto suo.
Avrebbe
addirittura potuto piacergli!
Assunse
tuttavia subito la sua aria sorniona e superiore, quindi incrociando le
braccia al petto fece con sufficienza:
- Per
chi mi prendi? Io posso far tutto! –
- Lo
vedremo! – Rispose solo l’altro con un ghignetto
sadico e divertito che ricordava incredibilmente quelli di Mikael.
Si.
Setsuna
poteva andare.
-
Andiamo, allora! Non ho altro tempo da perdere! Il Cielo potrebbe
cadere per l’ennesima volta da un momento
all’altro! –
Con
questa frase ad effetto e catastrofica ma in pieno suo stile,
afferrò Setsuna per un braccio, lanciò uno
sguardo che ammiccò in segno di saluto a Sara e svanirono
insieme in una forte folata di vento e un flash luminoso che
accecò la donna rimasta nuovamente sola.
Sola
ma sicura di rivedere suo marito presto.