CAPITOLO
III:
LUCE
E TENEBRE
“Parla più
piano e nessuno sentirà,
il nostro
amore lo viviamo io e te,
nessuno sa
la verità,
neppure il
cielo che ci guarda da lassù.
Insieme a
te io resterò,
amore mio,
sempre così.
Parla
più piano e vieni più vicino a me,
Voglio
sentire gli occhi miei dentro di te,
nessuno sa
la verità,
è
un grande amore e mai più grande esisterà.
Insieme a
te io resterò,
amore mio,
sempre così.
Parla
più piano e vieni più vicino a me,
Voglio
sentire gli occhi miei dentro di te,
nessuno sa
la verità,
è
un grande amore e mai più grande
esisterà”
/Parla
più piano - Patrizio Buanne - Godfather Theme/
Quando
Mikael fermò i propri passi udì appena la voce
del proprio accompagnatore, o accompagnatrice che dir si
volesse, dirgli melliflua:
-
Al di là di questa porta si trova suo fratello. Vi lascio la
vostra agognata intimità. - In condizioni normali si sarebbe
chiesto cosa significava quell’ultima parte, ma lì
non gliene importò. Non l’aveva nemmeno registrato.
Nel
giro di un istante fu di nuovo solo davanti ad una porta nera con
elaborati disegni in rilievo in stile gotico. Il materiale non aveva
nome, né legno né metallo.
L’aria
dentro al castello era meno pesante ma lui quella differenza non
l’aveva notata. Aveva ancora difficoltà a
respirare e non era per colpa dell’ossigeno
all’Inferno.
Puntando
i suoi occhi verde chiaro sull’ostacolo che lo separava da
suo fratello, capì che quel materiale serviva ad esternare
Lucifero dal resto dell’universo in modo che nessuno lo
sentisse al suo interno e potesse stare in pace.
Se
era lì dentro significava che non voleva essere disturbato
ma pur sapendolo Belial, che non lo contrariava mai, aveva disobbedito
portandolo lì.
Capì
che non era un satana qualsiasi.
Fu
un pensiero che ebbe il tempo di un istante.
Inspirò
profondamente e tendendo tutti i suoi muscoli accentuati e forti, dopo
aver rimesso via la sua spada di fiamme all’interno del
proprio corpo e senza più il mantello a coprirlo,
bussò.
Non
l’avrebbe mai fatto in condizioni normali ma lì di
normale non c’era nulla, tanto meno sé stesso.
Dopo
poco la porta si aprì da sola silenziosa. L’uscio
rivelò la sua presenza alla figura dentro alla stanza.
La
camera era in stile gotico anch’essa, la prevalenza del
colore era il nero e veli scuri scendevano dal soffitto come fossero
sospesi nel nulla. Della corrente li fecero muovere rivelando fra la
penombra illuminata da candele poste un po’ ovunque, la
presenza di qualcuno a lui familiare.
Le
fiammelle tremolarono in varie direzioni poi come sentissero il padrone
del loro elemento divennero più intense dando a Mikael una
visuale migliore.
Vari
oggetti strani erano sparsi per la stanza ampia e nel letto a
baldacchino dalle tende in velluto nero, vi stava steso
l’unico presente.
Una
vestaglia in seta color ebano lo copriva parzialmente lasciando
scoperto il petto ed una spalla dalla quale si intravedeva un tatuaggio
tribale circolare. Un altro sull’occhio semi chiuso, fra la
frangia che gli scendeva sulla fronte.
I
capelli, una cascata oscura, ricadevano lisci un po’ sul
davanti incorniciando il suo viso che pareva scolpito nel ghiaccio.
Il
suo biancore era quasi accecante in quel gioco di chiaro scuri
affascinante.
Nessuna
espressione, solo i suoi occhi grigi che si aprirono posandosi sui suoi
verdi. Nemmeno quelli erano uguali.
Niente
di ciò che erano diceva che erano gemelli.
L’argento
delle iridi di quello che pareva il più grande non ebbe
alcun guizzo, lì per lì parve che nemmeno
riconoscesse l’ospite, però lo guardò a
lungo ed intensamente senza fare una piega.
Un
arcangelo nella sua dimora e lui sembrava del tutto indifferente alla
cosa.
Mikael
non se ne turbò anche se un tempo avrebbe fatto fuoco e
fiamme.
Se
l’era aspettato.
Lui
era così perché non aveva conosciuto per anni
altro modo di essere che quello ed anche prima di diventare il re
oscuro, nessuno mai oltre a Bal gli aveva mostrato gentilezza alcuna.
Proprio
come era successo a Mikael, in fondo.
Più
simili di quel che sarebbero mai stati disposti a credere.
Era
strano essere davanti all’arcangelo rosso del fuoco e non
essere investiti da un caos micidiale comprensivo di urla irascibili e
colpi vari.
Lucifero
parve aspettare quella reazione ma non disse nulla quando non
arrivò.
Vedendo
che anzi rimaneva fermo sulla soglia si tirò a sedere sul
letto e posando i piedi a terra continuò a guardarlo, dopo
breve allungò un braccio invitandolo a venire davanti a lui.
Era
diverso, Mikael.
L’aveva
percepito mentre aveva ascoltato la sua aura avvicinarsi in quei
giorni.
Il
rosso vestito in perfetto stile demoniaco che si amalgamava
egregiamente con quella razza, avanzò lento arrivando
davanti a Lucifero.
Era
così sicuro che non era lì per attaccarlo come
aveva sempre minacciato di fare, che pareva quasi folle.
Ma
nessuno spettatore a quella scena.
Non
fece nessuna domanda ovvia, attese che l’altro parlasse e
finalmente si decise a pugni stretti, muscoli tesi e quasi tremante di
tensione, rabbia e tormento. Gli occhi bassi che non osavano
più guardare il fratello. Il viso cupo.
La
sua voce era un sussurro appena udibile.
-
Tutti mi hanno lasciato, tradito, voltato le spalle. Tutti.
Io… - Esitò ma proseguì con fatica: -
…sono solo… e non voglio più esserlo.
- Sembrava che ogni parola fosse un pugnale che a fatica estraeva dal
proprio corpo. - Non ce la faccio più. - Ed ognuna di esse
sanguinava copiosamente. - Odio il Paradiso e gli angeli.
Lassù non c’è nessuno per me. Solo una
cosa ha senso ora… solo uno conta… solo uno mi
è rimasto… - La voce spezzata, il fiato terminato
così come il proprio coraggio, gli occhi gli bruciavano, li
teneva bassi e la vergogna di dire quelle cose, di ammettere il suo
amore dopo un’esistenza intera passata a negarlo, gli faceva
salire quel nodo in gola. Un nodo che quasi lo uccideva. -
Io… io ti… - Poteva dirlo? Era giusto? Cosa
sarebbe successo? E se si era sbagliato, se aveva capito male quella
volta in Cielo?
Il
peso nelle spalle, il peso nel cuore, nell’anima…
il peso crebbe fino a schiacciarlo e cadendo in ginocchio davanti a lui
si prese il viso fra le mani per nascondere la propria vergogna innanzi
alla debolezza che mostrava. Per anni aveva lottato e cercato di
sopprimerla, ed ora usciva così, da sola, proprio davanti a
Lucifero che gli aveva sempre voltato le spalle. L’aveva
fatto perché non aveva voluto che lo seguisse
all’Inferno, perché non si dannasse,
perché gli voleva bene. Ma non lo aveva voluto con
sé.
Non
ce la faceva comunque. Qualunque cosa avrebbe detto l’altro,
lui non poteva andare avanti.
-
Io ti amo. Non voglio stare con altri che te. Tutto ciò che
ha senso, per me ora, è ricongiungermi a te.
Perché ti ho sempre amato e mi sono sforzato di odiarti, ma
in realtà quello era solo amore. - Gli tornarono alla mente
le parole del Salvatore quando gli aveva aperto gli occhi brutalmente
dicendogli che amava Lucifero e non lo odiava affatto.
Gli
parve di star sprofondando in un mare oscuro dove l’acqua si
sostituiva all’ossigeno e gli riempiva i polmoni.
Gli
parve di impazzire, di tornare al tempo in cui si distruggeva per il
tradimento di suo fratello. Allora era venuto Raphael a salvarlo, ma
adesso non c’era, non sarebbe mai venuto, sarebbe rimasto
solo per sempre.
Cosa
gli rimaneva?
Chi?
Suo
fratello non l’aveva comunque voluto.
E
senza nessuno per cui combattere, perché continuare ad
esistere?
Nel
pieno di queste domande e del suo senso di soffocamento, due mani si
posarono sulle proprie che coprivano il viso, gliele spostarono e si
sostituirono ad esse. Solo allora si rese conto delle proprie lacrime
d’angoscia che andavano raccolte dai palmi di Lucifero.
Si
lasciò fare senza ancora respirare, tremando, vergognandosi,
soffocando, poi sentì che il suo viso veniva alzato. Quando
fu di nuovo dritto gli parve che le sue dita l’accarezzassero
e qualcosa bevve le sue lacrime dalle guance bagnate.
Non
aprì gli occhi, lasciò che facesse.
Dopo
poco capì che erano le sue labbra fredde, sottili e ben
disegnate che seguivano il percorso delle sue piccole gocce salate fino
al mento tremante.
Non
osava guardare.
Nella
mente le immagini del suo passato solitario si alternavano come lampi e
all’ennesima dolorosa voltata di spalle da parte di Raphael,
Mikael mormorò ancora smarrito:
-
Hai scelto tu per me, in passato, di farmi seguire la strada della luce
e del Paradiso. Ma il mio Paradiso e la mia luce sono dove sta la mia
anima. E la mia anima la divido con te. Permettimi di scegliere dove
voglio stare. -
Dopo
di questo le labbra che stavano percorrendo leggeri le sue guance,
giunsero a quelle di Mikael e contro ogni più lontana e
rosea aspettativa si unirono in una risposta che non avrebbe mai udito
con orecchio e nemmeno visto con occhio ma solo sentito con la pelle.
Poteva
star sognando, poteva essere che un demone l’avesse ucciso e
che questo fosse il suo desiderio… ma l’idea che
un demone l’avesse ucciso apparve più assurda di
Lucifero che lo baciava, così come se si svegliasse si rese
conto che era reale e aggrappandosi con forza e disperazione alle
braccia forti dell’altro, rispose con impeto e passione
rendendosi conto che era da una vita che aveva desiderato solo quello.
Che
il suo distruggersi era sempre stato per lui, proprio come poi Raphael
aveva scelto Barbiel abbandonandolo.
Si
erano salvati a vicenda, si erano aiutati per non sprofondare ma
ciò che avevano fatto l’uno per l’altro
non era stato altro che rifugiarsi per scappare dalla
realtà. Ad aiutarli davvero erano stati il Salvatore e Sara.
E
lui amava Lucifero visto che per lui era anche disposto a morire.
Su
quel bacio inaspettato che permise la rinascita di due gemelli separati
in fin dei conti già dalla nascita, le loro anime tornarono
insieme unite.
Su
quel momento impossibile da credere, la porta della stanza si chiuse da
sé lasciandoli in mezzo ai veli neri e alle fiamme delle
candele che vorticavano come impazzite.
Su
quel fatto leggendario ed importante tutto il mondo
dell’Aldilà e la Terra stessa furono percorse da
una fortissima scossa di terremoto che lasciò segni
indelebili ovunque.
Ma
quello era solo l’inizio.
Pochi
sul momento capirono cosa significava, cosa era successo.
Pochi
capirono che Luce e Tenebre si erano unite proprio come
all’inizio dei tempi.
Ma
presto tutti avrebbero visto l’equilibrio sgretolarsi sotto i
loro piedi.