CAPITOLO IV:
IL RIFIUTO
/ Slow life -
Grizzly Bear /
- Sarà bello
rivedere il senpai! - Disse allegramente Setsuna fermo davanti al
cancello enorme del castello di Lucifero.
- Chi? - Chiese
Raphael credendo di aver capito male mentre osservava
l’interno stranamente tranquillo del giardino.
- Il senpai
Kira! - Rispose con semplicità ed un certo entusiasmo
infantile nonostante l’aspetto adulto che ormai aveva.
- Non esiste
nessuno del genere, qua! - Fece freddamente con la sua solita aria di
superiorità, adocchiando in un angolo una grande figura
stesa immobile priva di vita (e di testa).
- Per lui il
senpai Kira è Lucifero. La sua anima è stata nel
corpo del suo amico, sulla Terra. - Spiegò per lui Cry. La
principessa, ormai regina, della Gehenna era cresciuta non poco, i suoi
capelli ora erano molto più lunghi ed un taglio femminile
incorniciava il suo bel viso cresciuto. Era diventata una bella donna
con delle curve certamente più generose di anni addietro.
- Ed
è contento di vederlo?! - Ribatté allora
incredulo l’arcangelo dell’aria pensando che
quell’umano fosse solo irrimediabilmente matto, come aveva
sempre sostenuto.
- Lui
è fatto così… non è
né angelo né demone… -
Continuò pratica Cry sorridente, le piaceva ancora molto
Setsuna ma si era rassegnata.
-
…ma idiota! - Concluse lui lugubre e sprezzante. Non
mascherava affatto la sua disapprovazione verso quell’ormai
uomo.
- Ehi, non fate
come se io non fossi qua! - Rimbeccò infatti questi
spazientito di sentire quei discorsi su di lui.
- Dai,
sbrighiamoci! - Fece allora Raphael sbuffando stufo di aspettare in
compagnia di esseri così inferiori a lui (a sua
detta…).
Grazie alla
presenza di Cry erano arrivati all’Utero indenni e con una
certa facilità. Se fossero stati soli avrebbero perso gran
parte del tempo a combattere contro demoni e mostri vari, come aveva
volentieri fatto Mikael prima di loro. Avevano notato un certo numero
sospetto di cadaveri lungo la strada, indice che stavano percorrendo il
tragitto giusto.
L’angelo
si era proibito con tutto sé stesso di pensare a cosa avesse
spinto Mikael fin là, come si sentisse e cosa avesse fatto
una volta nel castello. Aveva certamente combattuto con quante
più creature possibili, non ci era voluto un genio per
saperlo.
Attraversato il
giardino Cry provò a chiamare Belial col pensiero, non
avendo idea se questo metodo potesse funzionare.
Ricordava che
il satana le aveva detto di chiamarlo qualora avesse avuto bisogno ed
in qualunque posto lei si fosse trovata, lui sarebbe accorso.
Bè,
ora non era molto lontana!
- Quello
dev’essere un suo ricordo… - Sentenziò
Setsuna ridacchiando in direzione del ‘piccolo cane da
guardia’ ormai senza testa. Raphael non annuì ma
guardando serio il mostro appurò che era davvero
così.
Dopo breve
un’ombra dall’alto li oscurò spingendo
tutti e tre ad alzare le teste. Con poco stupore videro sospeso a pochi
metri da loro proprio colui che avevano sperato di incontrare prima di
inoltrarsi in quel castello maledetto. Era una specie di labirinto per
chi non lo conosceva, l’unica era entrare con uno di quelli
che l’abitava.
- Quale onore,
la regina della Gehenna in persona… con due insoliti ospiti!
- Solo in un secondo momento il Cappellaio Matto degnò
Setsuna e Raphael che con strane espressioni ricambiavano lo sguardo di
sufficienza.
- Ciao
Cappellaio! - Cry lo salutò sorridendo entusiasta. Dopo
tutto era sempre stata sua amica, in un modo un po’ strano e
singolare. Aveva sempre avuto la sensazione che se non fosse
perdutamente innamorato di Lucifero, Belial si sarebbe anche potuto
infatuare seriamente di lei.
- Qual buon
vento vi porta in questi bassi meandri, mia graziosa amica? -
La ragazza dai
grandi occhi di drago allargò le braccia indicando i suoi
due accompagnatori, poi spegnendo un po’ il suo sorriso
rispose quasi con malinconia:
- Credo tu lo
sappia… - La storia di Mikael che Setsuna si era preso la
briga di raccontare, le era parsa molto triste ed ingiusta. Due gemelli
separati, uno principe della luce ed uno delle tenebre. Come mai
avrebbe potuto finire bene, quella storia? Qualcuno sicuramente ci
avrebbe inevitabilmente rimesso ed in ogni caso non sarebbe stato
giusto.
- E’
qua Mikael? - Chiese spiccio Raphael che detestava star lì,
era quasi una sofferenza e la puzza di demone gli toglieva il fiato.
Belial
spostò i suoi occhi freddi e alteri in quelli tremendamente
simili dell’angelo. Un tempo compagni, il satana la causa del
passato degradante dell’angelo.
- Il fratello
di sua maestà? - Chiese di nuovo con sufficienza mostrando
disprezzo per quello che riteneva non avesse mai avuto il coraggio di
vivere come voleva. - Dovrei controllare… - Fece infine vago
e sornione.
Raphael perse
per un attimo la sua fredda pazienza e con un moto di stizza
sbottò:
- Avanti, certo
che lo sai! Portaci da lui! -
- E pensi che
se glielo chiedi così ti accontenta? - Disse ironico
Setsuna.
- Ti prego
Cappellaio, è importante che Raphael gli parli… -
Supplicò Cry avvicinandosi a Belial che intanto si era
posato a terra.
- Non
è che a me importi poi molto che quei due si
parlino… - Replicò infatti il Cappellaio con
semplicità, alzando le spalle. - Ma sono contento che lei
sia venuta a trovarmi… mi siete mancata, mia dolce
fanciulla! - Continuò lusinghiero carezzando languido il
volto liscio della ragazza attraversata da brividi di piacere. Aveva
sempre subito il suo fascino, in un modo o nell’altro, solo
che in passato l’amore per Setsuna aveva vinto sopra ogni
cosa. Ora era diverso.
- Mikael non
appartiene a questi luoghi, Raphael è venuto a riprenderlo e
riportarlo dove deve stare. - Tentò allora Setsuna cercando
di farlo ragionare. Non che fosse nel suo stile ma lì per
lì pensò che il tentativo valesse la pena.
Avevano sottovalutato lo scoglio Belial e lui non lo conosceva poi
molto bene.
Il pagliaccio
spostò lo sguardo mutandolo da gentile e lascivo a scostante
e di nuovo altero.
- Mi spiace
contraddirti, Salvatore, ma Mikael prima di essere
l’arcangelo del fuoco è il gemello di sua
maestà Lucifero e non è del Paradiso quanto lo
è dell’Inferno. Il suo posto è dove
egli decide che sia e lui ormai ha deciso. - Ascoltando quelle
enigmatiche ma spiacevolmente chiare parole, a tutti e tre venne subito
in mente come un doloroso flash quella strana scossa che aveva percorso
tutto l’aldilà quando erano in viaggio. Quando
l’avevano sentita si erano guardati con una strana sensazione
dentro ma non avevano trovato spiegazione.
- Cosa vuoi
dire? - Chiese con urgenza e non più distacco Raphael, il
cuore cominciò a martellargli in petto e una sgradevole
sensazione cominciò a divorarlo. L’aveva sentito
ma non era riuscito ad impedirlo.
Che fosse
davvero troppo tardi?
Belial allora
tornò a guardare l’angelo dai capelli biondi e
composti intorno al viso, gli occhi si indurirono e colmarono di
disprezzo, poi con una luce di gioia fu lieto di colpire e affondare
con crudeltà ben consapevole del dolore che gli stava
infliggendo.
- Mikael si
è unito di sua volontà a suo fratello Lucifero,
proprio come un tempo, prima che il Cielo li dividesse crudelmente. -
Belial non sarebbe mai stato davvero così contento di
condividere il suo Re con qualcun altro che riceveva in modo
così evidente le preferenze dello stesso, però
pur di far del male a quell’arcangelo così
insopportabile si trovò disposto anche ad accettare
l‘intruso.
Raphael si
sentì come colpire da dentro da una sfera di energia oscura
che si espande danneggiando ogni suo organo e tessuto.
Non
respirò e si trovò a fissare quello sguardo
truccato da pagliaccio mentre dava quella terribile notizia che non
poteva assolutamente essere vera.
- Tu menti! -
Sibilò senza fiato. Che Mikael fosse andato da Lucifero
l’aveva previsto, ma che si fosse unito a lui questo non
l’avrebbe mai potuto credere. Non sarebbe arrivato a quel
punto. No.
Oppure era solo
una sua stupida speranza?
- Mi
piacerebbe, in effetti, poiché condividere sua
maestà con un altro non è il massimo, ma mi
rincresce confermarti che è proprio così. Ormai
Mikael è dei nostri. - Rispose Belial continuando a girare
il dito nella piaga.
E lo sapeva che
era così, oh, se Raphael lo sapeva...
Aveva ragione,
non mentiva, lo sentiva limpido dentro di sé.
Mikael non era
mai stato così lontano da lui come ora.
Setsuna e Cry
raggelati come poche volte ricordavano di essere stati, fissarono i due
sbalorditi. Loro al contrario dell’angelo non si sarebbero
mai aspettati una cosa simile.
-
Ma… ma Cappellaio… - Iniziò
impulsivamente Cry aggrappandosi a lui, egli la guardò
nuovamente gentile: - … lui deve almeno
parlargli… ti prego, solo quello… falli solo
parlare… devono chiarirsi! - Presa dalla loro storia, si
sentiva empaticamente dalla loro parte nonostante avesse pensato che
separare i due gemelli sarebbe stato altrettanto crudele. Non poteva
proprio immaginare una soluzione buona per tutti, ma almeno un
chiarimento fra Mikael e Raphael era d’obbligo. Vedendola
sinceramente presa e dispiaciuta per quella triste situazione, Belial
si specchiò nei suoi grandi e meravigliosi occhi colmi di
sentimenti che lui avrebbe solo immaginato. Così vicino a
lei più che a chiunque altro, sospirò
circondandola con un braccio e appoggiando la guancia sulla sua fronte,
poi disse dolcemente:
- E va bene,
solo per fare un favore alla mia deliziosa e sentimentale amica vi
concederò udienza col fratello del Re. - Andando per logica
ora Mikael era diventato il Principe dell’Inferno, ma Belial
si sarebbe per sempre rifiutato di chiamarlo così. Amava
troppo il signore delle tenebre per condividerlo con anima viva.
Indecisi se
sentirsi più sollevati da questa sua decisione o meno, si
limitarono a seguirlo in un silenzio quasi mortale per la
gravità della situazione.
Improvvisamente
quello che era stato preso come un semplice viaggio di piacere, era
diventato qualcosa di pesante e soffocante per tutti.
Da quel momento
sarebbe dipeso davvero il futuro del Cielo.
Con
l’arcangelo del fuoco dalla parte dei diavoli, questi
avrebbero prevalso facilmente, specie se l’angelo delle
Potestà avrebbe richiamato a sé le sue truppe.
Lasciati in una
stanza ad aspettare il suo ritorno, Belial si recò in quella
che ora era la camera di Mikael, adiacente e direttamente collegata a
quella di Lucifero. Entrò dopo aver udito il suo permesso e
con un certo disprezzo interiore si sentì umiliato di essere
costretto a rispettare ed obbedire anche un essere simile, per lui non
sarebbe mai stato dei loro.
Una volta
dentro lanciò un breve sguardo alla stanza. Il letto ancora
integro, non un oggetto che indicasse la presenza di Mikael e
l’odore di Lucifero indicava che aveva ancora passato del
tempo con lui, sicuramente nella sua stanza.
Trovò
la bassa figura in piedi davanti all’alta finestra che dava
sull’oscuro mondo di tenebre.
Era vestito
solo dei pantaloni in pelle e degli scarponi slacciati.
Non era un gran
bello spettacolo, certo non paragonabile al Paradiso, ma guardava senza
vedere.
Pensava assorto
ad un qualcosa che Belial non intuì e non si
sforzò di arrivarci.
- Avete degli
ospiti. - si sforzò anche di apparire servizievole e
rispettoso ma la marcata gentilezza non sfuggì a Mikael che,
naturalmente, ricambiava il suo cordiale disprezzo. Tuttavia era
’a casa’ di suo fratello e quella specie di
farfalla era un suo viscido servitore.
Mikael
continuò a dargli le spalle.
- Chi? -
Chiedendolo credette di avere al di là della porta niente
altro che Setsuna. Di lui se lo sarebbe immaginato, ma nessuno altro.
- La regina
della Gehenna Cry, il Salvatore e l’arcangelo Raphael. -
Pronunciò l’ultimo nome con un’altra
nota di disprezzo evidente, ma Mikael non lo notò.
Il gelo lo
attanagliò e sgranando gli occhi rimase immobile a guardare
l’esterno mentre nella sua mente si sovrapponeva solo
l’immagine di quello che un tempo era stato convinto di
amare.
Colui che poi,
però, l’aveva lasciato portandosi con
sé ogni motivazione per stare in Paradiso. Fosse stato per
lui non si sarebbe mai mosso, sarebbe rimasto sempre così,
immobile, zitto, senza proferire parola.
- Li faccio
entrare? - Belial non aveva idea della reale pesantezza del suo
annuncio.
Non aveva
davvero idea ma lo capì subito sentendo quella specie di
pugno alla bocca dello stomaco, sensazione angosciante proveniente da
quell’angelo rosso improvvisamente sconvolto che viveva tutto
sempre con ogni energia possibile.
Provò
un moto di felicità nel saperlo così devastato
dalla sua notizia, quindi rimase ad aspettare curioso. Forse una
possibilità di togliersi di mezzo quel fastidioso rivale,
dopo tutto, poteva esserci.
- No. Non
voglio vedere Rapahel! -
Gli
costò dirlo ma non ci pensò nemmeno un attimo.
Parlò impulsivamente con la capacità di pensiero
annullata dall’emozione che la notizia del risveglio di
Raphael gli aveva provocato.
Lui se ne era
andato e quello si era svegliato… un motivo in
più per rimanergli lontano!
Quella la sua
prima testarda ed orgogliosa considerazione.
“Quel
maledetto… se ce l’ho davanti lo
ammazzo!” Pensò cominciando a montare
la rabbia dentro di sé. Più che rabbia dolore per
il tradimento che sentiva d’aver subito, qualcosa che uno
come lui non dovrebbe mai provare viste le reazioni esagerate che
tendeva sempre ad avere.
Belial
scivolò fuori dalla stanza contento di quel rifiuto,
contento del dolore che aveva portato a quell’essere e
contento di quello che avrebbe provocato ora nell’altro
ancora più spregevole.
Sapeva che non
era tutto lì, lo sentiva come sentiva anche la
possibilità di riuscire a far andare via il preferito di sua
maestà.
Quando
tornò nella camera in cui aveva lasciato i tre ospiti,
riferì con un sincero e bieco sorriso il rifiuto di Mikael e
mai parole poterono essere peggiori, per Raphael, ma anche per Setsuna
e Cry ancor impietriti da quello che stava accadendo.
Avevano preso
la situazione sottogamba, avevano semplicemente creduto che fosse uno
dei soliti litigi facilmente aggiustabili. Ma quello, forse, dopo
tutto, non era facilmente aggiustabile.
- Voglio
entrare lo stesso! - Lo shock di Raphael, tuttavia, lasciò
il posto ben presto ad una fredda e risoluta decisione di affrontarlo
in ogni caso, a costo di prenderlo a pugni.
Doveva come
minimo dirglielo in faccia che non voleva più vederlo e che
lo odiava.
Il coraggio ce
lo aveva, lo conosceva bene.
Se non voleva
vederlo era solo perché in realtà non lo odiava
davvero.
- Mi
affronterà, che lo voglia o no! - Aggiunse risoluto ed
arrabbiato.
“Non
male… potrebbe diventare abbastanza divertente.”
Pensò
invece Belial con un’espressione malignamente divertita.