CAPITOLO XV:
TI VA DI BALLARE?

willcharlotte
 
Che fosse una sfida o un piano per raggiungere qualche strano scopo, talvolta il modo migliore per vincere era arrendersi!’
 
Era giunto il momento.
Charlotte se lo sentiva.
Aveva abilmente evitato William per qualche giorno ma il proprio timore si stava trasformando in realtà: non ce l’avrebbe fatta ancora per molto. Lui voleva parlarle sicuramente sul suo comportamento strano dell’altro giorno, non sarebbe riuscita ad evitarlo. Il punto era che se l’avesse visto e lui glielo avesse chiesto, lei sarebbe riuscita a mentire nascondendo i suoi nuovi sentimenti verso di lui?
Avrebbe potuto nascondere che William le piaceva, ed anche parecchio?
Era sicura di no, ecco perché ogni volta che lui entrava nella sua stanza lei scivolava altrove; lui non era stupido, si era accorta che l’evitava ma si chiedeva cosa avesse da nascondergli di così grave. Se non voleva proprio accettare il fidanzamento forzato dei rispettivi genitori, sarebbe bastato andarsene. Un ‘no’ lui l’avrebbe retto senza problemi, anche se l’idea di vederla andare via da lì, sentirsi rifiutare da lei, non gli piaceva affatto. Non era per il rifiuto in sé, non era un narcisista… era perché Charlotte non lo voleva, ammesso che il problema fosse quello.
Gli pareva comunque strano, non era tipo da non riuscire a ‘scaricare’ qualcuno. Era sicuro che non cercava di dirgli, o non dirgli, quello.
Che ci fosse qualcos’altro?
Lui aveva il sesto senso dei nobili d’animo o magari era quello dei principi o solo quello delle persone sensibili, chi poteva saperlo. Fatto era che lui se lo sentiva, come si sentiva che doveva parlarle e chiarire.
Aveva imparato a conoscerla ed era sicuro di una cosa: per farle fare qualcosa che non voleva fare, bisognava farla cadere in trappola e lui a giocare d’astuzia era molto bravo. Troppo forse.
Non avrebbe resistito se l’avesse punta sull’orgoglio.
Ecco perché decise di scommettere con lei e sfidarla ad una sorta di gara di ballo.
Con furbizia riuscì ad intrappolarla facendosi aiutare da Andrew, infine costringendola a farsi guardare, con aria sorniona e sicura di sé, nonché una strana luce nello sguardo chiaro, le disse:
- Ti va di ballare? -
Lì per lì lei credette di non aver capito bene, anzi era sicura di aver avuto le allucinazioni uditive o di aver frainteso, così sbatté le palpebre e solo quando lui mantenendo la medesima espressione calma ma al contempo superiore le aveva chiesto di nuovo: - Ti ho chiesto se ti va di ballare con me! - Lei aveva sgranato i suoi bei occhi blu intenso lasciando aperta anche la bocca carnosa.
- Dai i numeri? ðk
Aveva quindi risposto di rimando senza pensarci molto. Almeno il suo istinto funzionava bene, non la tradiva. Per un momento aveva pensato di svenirgli addosso o arrossire come una qualunque… ma forse quest’ultima cosa la fece!
Il biondo continuò a guardarla e mettendola in soggezione cominciò a studiarla. Erano soli nella stanza di passaggio ma sentiva molto bene la tensione della castana boccheggiante che non sapeva più che pesci prendere; così ebbe pietà di lei e le spiegò:
- Domani c’è la festa, ricordi? Penso vogliano festeggiare Andrew. Ebbene dovremo aprire i balli in quanto ormai ci ritengono una coppia, così mi chiedevo se non fosse il caso di prepararti all’evento… sai, non mi sembri molto esperta in certi settori come, ad esempio, il ballo da sala ad una festa piuttosto solenne! -
Fu colpita proprio laddove lui voleva colpirla, l’orgoglio smisurato!
Fu contento della sua reazione, per la prima volta ne fu contento. Lei imbronciò la bocca e fece una delle sue smorfie, infine incrociando le braccia al petto dimenticò il motivo per cui non voleva vederlo e ogni imbarazzo scemò in un lampo. In tono combattivo alzò il mento come a sfidarlo e infine disse:
- Non mi serve nessuna lezione preliminare! Sta tranquillo, so ballare meglio di te… QUALSIASI ballo! -
William a quel punto si concesse un sorrisino di scherno e scettico asserì:
- Anche un valzer? -
Charlotte quasi non ci vedeva più:
- ANCHE UN VALZER! Per chi mi prendi? Anche se non sembra sono una principessa e sono stata cresciuta come tale, per disgrazia mia è così e so ballare qualunque cosa! Te lo dimostrerò! -
La soddisfazione giunse al culmine, così avrebbero avuto tempo di parlare, l’avrebbe colta in fallo proprio mentre non pensava a sfuggirgli. Tuttavia proprio quando lui stava esultando dentro di sé, dicendo anche: - Ebbene il valzer sarà il primo ballo e lo balleremo solo noi davanti a tutti gli ospiti! -
Lei non si era persa d’animo e presa da sacro furore era partita:
- Perfetto! Non ti farò sfigurare, principe caro! Anzi, voglio vedere se invece sarai in grado di ballare un ballo poco da principi e decisamente non da te! -
Si incuriosì ed alzando un sopracciglio pensò che forse aveva superato le sue aspettative.
- Tipo? -
La vide fare un passo avanti, avvicinarsi ulteriormente a lui, puntare un dito al suo petto e mormorare incisiva:
- Un tango! -
A questo punto lui alzò anche l’altro sopracciglio e lei rise con un certo sadismo, senza preoccuparsi dell’idea poco elegante che dava di sé. Ad interromperla, sicura che lui non ne sarebbe mai stato capace, fu lui che insieme al suo, di orgoglio, aveva risposto serafico:
- E tango sarà! -
Lei aveva immaginato la sua reazione ma ugualmente aveva ridacchiato sicura che non sapesse ballarlo o per lo meno che non fosse alla sua altezza. Già si pregustava la figuraccia che gli avrebbe fatto fare davanti a tutta quella gentaglia.
Rimasero a guardarsi negli occhi con fare battagliero, anche se il biondo rimaneva col suo certo contegno, per poi darsi appuntamento davanti alla porta della camera di Charlotte alla sera successiva, quando lui l’avrebbe accompagnata alla sala da ballo dove si sarebbe tenuta la festa.
Sicuri entrambi che avrebbero ‘vinto’ questa sorta di sfida.
 
L’ebbe davanti a sé pronta per la festa e si stupì di avere la Charlotte che conosceva… o per lo meno credeva di conoscere. La guardò con quel suo sguardo penetrante ed indecifrabile, come se la squadrasse per portarla ad una mostra d’alta classe e al contempo si pregustasse già la vittoria del massimo premio.
Lei era… diversa dal solito ma assolutamente fantastica.
L’abito era lungo ed in vellutino nero dai riflessi blu, da sera, il corpetto era attillato, lasciava scoperte le spalle e la schiena donandole un bellissimo decoltè, la gonna arrivava fino alle caviglie, liscia con uno spacco laterale che scopriva la gamba destra. Ai piedi aveva delle scarpe sempre nere, da sera, semplici ma che si abbinavano al vestito. Avevano il tacco!
Dei guanti di stoffa pregiata alle braccia arrivavano fin sopra al gomito mentre sopra, sul polso sinistro, un bracciale d’oro bianco con una perla incastonata, come anche la catenina al collo, l’anello e gli orecchini. I capelli castani erano pettinati lateralmente sulla fronte, alzati sulla parte superiore in un’acconciatura facile ma elegante e lasciati sciolti inferiormente.
Il volto era truccato ma non in maniera esagerata, solo in modo da evidenziare i suoi bei lineamenti, con dell’ombretto chiaro sugli occhi e un rossetto in tono, non scuro o pesante. Sembrava completamente un'altra ed era a dir poco fantastica. Anche se ai suoi occhi lei lo era sempre.
La sua bellezza si notava in ogni caso, anche quando era in disordine, il più delle volte in effetti!
Non era una principessa che giocava sempre a fare la grande donna, la vedeva più come un diamante allo stato grezzo… ora che era elaborato, il diamante appariva in tutto il suo splendore.
William l’ammise fra sé e sé, Charlotte era bella ma soprattutto attraente. Di lì a poco avrebbe anche visto quanto sensuale poteva essere.
Le tese il braccio dopo un leggero e formale inchino:
- Sei molto bella… -
La castana credette di aver capito male ma probabilmente era solo un copione che in quei casi veniva letto, lui era un principe in tutto e per tutto, conosceva le buone maniere e la galanteria. Era tutto qua, ma decise che l’avrebbe stuzzicato per tutta la sera poiché anche se non le piaceva pavoneggiarsi, sapeva di non essere la creatura più brutta dell’universo.
- Davvero? -
Fece lei con un pizzico di ironia infilando la mano sotto il suo braccio evitando di inchinarsi a sua volta:
- Sembri un’altra! -
Fece eco lui rimanendo molto formale e poco familiare. Alla fanciulla questo non piacque ma pensò che la serata sarebbe stata lunga:
- Anche tu non sei male ma mi chiedo una cosa… -
Iniziò Charlotte con una luce furba negli occhi:
- Si? -
- Mi chiedevo… come un tango possa venir ballato da una persona rigida e distinta come te! -
William si trattenne dall’esprimere il suo reale stato d’animo, avrebbe voluto scoccarle un’occhiata carica di malizia ma non sarebbe stata nel suo stile, così rimanendo calmo e tranquillo, disse:
- Lo vedrai… -
Ad entrambi, in fondo, piacevano le sfide.
 
Quando giunsero alla sala grande già con tutti gli ospiti presenti in attesa di vedere i veri protagonisti della serata, il brusio delle voci si dissolse lasciando spazio ad un maestoso silenzio per il principe William e la principessa Charlotte che a braccetto fecero il loro ingresso.
Non v’era arrivato ancora alcun avviso ufficiale del loro fidanzamento ma guardandoli in quell’attimo insieme parve sicuro e scontato l’esito. Sembravano fatti l’uno per l’altro e a sorprendere maggiormente fu proprio lei, bella più che mai come non lo era mai stata da quando era lì. Vedendoli insieme in quel momento nessuno ebbe dubbi sul fatto che stavano bene insieme.
Dopo aver fatto i soliti onori salutando gli invitati, l’orchestra annunciò l’inizio delle danze e nella parte riservata al ballo, tutti attesero accerchiati che i due le aprissero.
Si trovarono così l’uno davanti all’altro, come di rito per una fiaba antica, lui si inchinò davanti a lei porgendole la mano, lei fece altrettanto immaginando di possedere uno di quegli abiti ottocenteschi e posò la sua mano su quella tesa.
Le luci si abbassarono diventando azzurrine e sul silenzio la musica ebbe inizio quasi dal nulla, un leggerissimo  soffio accompagnato come da dei pizzichi e presto si aggiunse qualcos’altro arrivando un po’ più veloce, un po’ più forte e via via sempre più intenso in un alternarsi di calo e crescita fino a che il ritmo pacifico del ‘Bel Danubio blu’ non raggiungeva il suo splendore in diversi acuti.
I due iniziarono a muoversi come immersi in una di quelle favole, una magia o un sogno.
Fluidi e dolci a passi di valzer creavano quell’atmosfera simile al ballo di Cenerentola che ognuno aveva invidiato.
Presto guardandosi vicendevolmente negli occhi ogni cosa sparì: la folla intorno incuriosita e sognante, l’orchestra, la sala stessa. L’idea che avevano e davano era quella di un isolamento totale sospesi fra il sogno e la realtà.
William non avrebbe mai pensato che lei potesse non solo ballare così perfettamente ma anche essere maestosa, elegante e dolce come il tipo di ballo richiedeva. Trasportato insieme a lei in quella dimensione surreale, desiderò solo che tutto quello durasse il più a lungo possibile, che quegli occhi blu non smettessero di guardare i suoi azzurri senza timore, imbarazzo o vergogna, che quel bel volto rimanesse così vicino al suo e il suo corpo delicato gli si affidasse ancora e ancora, fino a diventare il suo completamento.
Il racconto di un amore, ecco cos’era, e ad entrambi sembrò così reale da crederci e volerlo. Volere che lo diventasse non solo perché ballavano e c’era un atmosfera suggestiva.
Sia per lui che per lei fu una forte scossa, una resa di sentimenti.
Sentimenti così tanto umani da essere terribilmente veri. Meravigliosamente veri. Ogni cosa sembrava giusta, naturale e magica e la sensazione di magnificenza li fece quasi perdere la cogniziõ•e del tempo e dello spazio, fino a che il finale del canto arrivò fermandoli, riportandoli quasi bruscamente alla realtà.
Con una cosa non avevano fatto i conti.
I sentimenti.
Non si erano nemmeno accorti che nessuno li aveva seguiti nella danza, rimanendo a guardarli sognanti immaginando quelle storie d’altri tempi.
Fermi anche sulla canzone successiva che ripartì e sulla gente che si metteva lentamente a ballare. Fermi immobili l’uno davanti all’altro senza nemmeno il fiato corto, solo a guardarsi così vicini immersi nei propri pensieri o forse solo in ciò che avevano provato danzano con l’altro.
Avrebbero voluto dire qualcosa ma non uscì nemmeno il minimo suono dalle loro bocche, perfino la loro scommessa era dimenticata e lui che avrebbe voluto parlarle e chiederle cosa le capitava in quegli ultimi giorni, non aveva avuto memoria per quello.
Quando furono toccati da una coppia in movimento sembrarono svegliarsi, chiusero e riaprirono le palpebre scotendosi mentalmente, tornando alla realtà.
- Sorprendente… -
Disse William sinceramente colpito da Charlotte, lei arrossì e sorrise forzatamente credendo che di lì a poco sarebbe svenuta.
Lui così bello, perfetto ed ora vicino. Forse si era illusa di essere la sua principessa, di essere entrata in una fiaba e di aver vissuto una storia d’amore con lui solo con dei semplici movimenti aggraziati.
Forse.
Ma forse con il completamento della sfida, ogni cosa sarebbe andata al suo posto.
- Grazie… -
Mormorò.
Lui le prese la mano e lasciando perdere le buone maniere e le formalità, la trascinò fuori dalla pista. Lei guardò le loro mani allacciate e al tempo stesso sentì gli occhi di molti puntati su di loro.
Le aspettative sarebbero state soddisfatte, per una volta?
Fu questo il pensiero lampante pur lei coscientemente non credeva che lui ricambiasse i suoi sentimenti. Quando furono in disparte e lui le porse un bicchiere di cristallo per sorseggiare, finalmente parlò ricordandosi solo in quell’istante cosa avrebbe voluto fare prima:
- Ora non scappi? -
Tutto ciò che le aveva dato pensiero in quel periodo le tornò alla mente e l’angoscia con esso. Un peso al petto le impedì di gustarsi l’ottimo champagne pregiato, ora sì che il respiro le veniva meno!
In un nano secondo dovette cercare nella sua testa una plausibile risposta, ma scossa per ciò che era appena avvenuto, non trovò nulla se non un difensivo:
- Sono sempre in tempo! -
Senza negare che in effetti scappava!
Lui sorrise e questo le immobilizzò le gambe.
- Non serve, rimani, dai… -
Lei si rigirò il calice fra le dita e guardandolo con finto interesse, si arrese mormorando:
- Penso di non avere scelta… -
- Tutti ne hanno una. -
- Non sempre… -
- Siamo giovani, è uno spreco parlare in questo modo. -
Fu qua che lei alzò di nuovo lo sguardo posandolo nel suo azzurro e di nuovo l’attrazione scoccò, era una piccola tortura per lei dover stare con lui facendo finta di nulla. Insopportabile.
- Tu non hai mai avuto scelta, sei nato principe e per forza di cose sei dovuto diventarlo… fino a trovarti in cima a quella torre da solo… -
Citò lo scoppio del biondo forse per tastare il terreno ma lui non si fece trovare impreparato, con lei non gli dava fastidio parlarne.
- Nessuno può scegliere cosa nascere. Si nasce e basta. Ma ognuno ha quel che merita, quel che può sopportare ed affrontare. La vita è fatta di scelte persino laddove non sembra possano starci. Tu ora puoi scegliere se andartene o continuare a parlare con me e spiegarmi cosa ti succede in questi giorni… -
Charlotte trattenne il respiro facendo forza su sé stessa per controllare il proprio corpo e non contorcersi. Era faticoso, un delirio.
Sembrò soppesare a fondo quelle parole e compiacersi di quanto aveva detto. Aveva pienamente ragione e per quanto costasse ammetterlo, era vero. Ognuno aveva quel che meritava.
Fu così che decise cosa fare.
Lo decise veramente e sicura assunse un aria indecifrabile, con una sottile vena d’ironia e malizia nello sguardo:
- Te lo dirò dopo il nostro tango! -
Lui si era aspettato una cosa simile, così a sua volta domando l’istinto di riprenderla per mano, sorrise disteso:
- Perfetto! -
E così era giunto il tempo.
Sensualità.
Doveva traboccare da ogni lato di loro stessi.
Passione.
Doveva trasmettersi al compagno.
Amore.
Doveva sembrare lo facessero veramente.
Desiderio.
Dovevano volersi fin dalle viscere.
In un istante tutto fu silenzio e con forte stupore si videro i due, William e Charlotte, l’uno di fronte all’altro prepararsi ad un altro ballo. Quando la musica iniziò già incalzante, tutti capirono di quale ballo si trattava e un brusio si levò.
Le loro espressioni encomiabili sembravano scolpite da un esperto del settore e così vicini solo loro potevano vedersi.
Solo loro potevano volersi.
Lei di partenza non pensava lui sarebbe stato all’altezza ma quando partirono insieme esattamente come dovevano, dimenticò ogni cosa e si lasciò andare, rendendosi conto solo allora di quanto lo desiderava veramente.
Possessione.
Lui era solo suo.
Gli andò contro col proprio corpo, facendoglielo sentire, avvolgendolo con le proprie armi.
Gelosia.
Marchiava il territorio, nessuno poteva avvicinarsi, gli girò intorno senza mai staccarsi.
Seduzione.
Portava il suo volto vicino alle sue parti di desiderio, sfiorandolo con la sua pelle accaldata e profumata.
Gioco.
Attirarlo quasi con violenza, respingerlo con malizia e riprenderselo per averlo.
Peccato.
Avvicinarlo di più e ancora di più fino a fare l’amore con lui, senza dare importanza allo spettacolo peccaminoso che offrivano.
Amore.
Finire nell’unico modo possibile.
Un bacio sulle labbra proprio sul cadere finale, inarcata all’indietro, sorretta da lui.
Batticuore.
Silenzio e poi uno scroscio d’applausi.
Invidia e contrarietà per lo spettacolo sconveniente che avevano dato due di quel rango.
E loro due sudati, accaldati, stralunati, sconvolti, eccitati… pieni di desiderio.
- Era questo che dovevo dirti… ti voglio! -
Lo disse quando si rimisero dritti in piedi per ricevere meglio gli applausi e i complimenti.
Fu così che lui cadde nel panico.