CAPITOLO
IV:
SOSPENSIONE
/Violet hill
– Coldplay/
“Non
va bene. Non va affatto bene.
Come
temevo abbiamo perso il controllo, lo sapevo, me lo sentivo, era anche
piuttosto ovvio e ragionevole tutto sommato. Ho cercato di trattenermi
per questo ma quello là ha fatto tanto finché non
è riuscito a farmi cedere.
Non
che ci provassi con molta convinzione, in fondo… so bene che
quando non voglio fare qualcosa non c’è verso di
farmela fare. Però cercavo di dare ascolto alla vocina del
mio istinto, come ho sempre fatto. Quella che si contrapponeva
all’altra che invece mi gridava a squarciagola di lasciarmi
andare.
Alla
fine fra le due ho scelto quella più piacevole da
accontentare però ora ne pago le conseguenze.
Non
so se lui se ne sia reso conto e se veda la situazione per quella che
è in maniera completa, ma io si e non solo perché
sono più grande di lui e ne ho passate tante da poter
scrivere un libro, anche perché fra i due quello
più sensato sono stranamente io.
Lui
è ancora troppo… immaturo… non
è assolutamente pronto per una relazione simile, ci prende
troppo e non ci teniamo riserve, non riusciamo a gestirla come dovremmo
e perdiamo troppo la testa.
Lui
non si risparmia ed il risultato è questo.
Una
serie di casi non proprio falliti ma quasi, dove una diversi errori
dovuti alla nostra distrazione imperdonabile ha finito per lasciare dei
segni su innocenti che non c’entravano affatto.
Abbiamo
fatto un mezzo disastro, una vittima è in ospedale e
possiamo solo sperare che se la cavi e che poi non ci faccia causa
(anche se non me ne importerebbe molto della possibile causa in
questione…) e tante altre scampate per un pelo, come quei
criminali presi per un soffio mettendo troppo a rischio noi e chi
proteggevamo.
Non
è questo il mio modo di lavorare, di operare.
Lui
mi ha deconcentrato troppo.
Troppo.
Non
mi fa dormire mai la notte, non ci riposiamo nemmeno per sbaglio,
arriviamo sempre tardi a lavoro, cosa che non mi è mai
capitata, ad alcune chiamate non rispondiamo nemmeno, quando ci cercano
siamo spesso… impegnati in qualche angolo a soddisfare
alcune nostre esigenze e per poco non ci beccano.
Non
è possibile una vita simile. Specie perché devo
nascondermi.
Non
mi molla un istante ed io non faccio nulla per allontanarlo.
Siamo
troppo presi da noi stessi e da questa relazione per poterla vivere
come si deve, con maturità.
Ne
va troppo di mezzo il nostro lavoro e questo non deve assolutamente
succedere.
Non
posso transigere.
-
Non prenderò ancora provvedimenti prima di sapere
l’esito della vicenda, ma se dovessero arrivare brutte
notizie non esiterò a prenderne. Non voglio che il
rendimento di questi ultimi tempi si ripeta ancora a lungo, se avete
problemi privati risolveteli, non importa cosa vi succede ma vedete di
rimettervi in riga o la prossima volta non mi limiterò ad un
richiamo. – La voce del direttore non era mai stata
così severa nei miei confronti. Non mi sono mai sentito
rivolgere un rimprovero di questo genere e mi brucia, oh se mi brucia.
Normalmente mi obbliga a fare qualcosa che non voglio, a seguire
qualche regola che non mi va’… ma non mi ha mai
minacciato di prendere provvedimenti per il mio scarso rendimento o per
qualche errore in un indagine. Non è concepibile e penso che
lui stesso si senta strano a fare proprio a me un discorso del genere.
-
Sissignore. – Diciamo insieme allo stesso tono serio.
-
Ora andate. – Conclude così senza più
nemmeno guardarci in viso, noi semplicemente ce ne andiamo e proprio
fuori dalla porta esitiamo appena prima di avviarci ai nostri uffici.
Esitiamo e ci fissiamo un istante in un modo che non saprei definire.
È come se per l’ennesima volta ci capissimo al
volo.
Sono
certo che anche lui stia pensando alla stessa cosa. È chiaro.
Anche
perché sarà immaturo sotto molti aspetti, ma
è comunque un agente valido e non ci vuole un genio per
capire che questa situazione non può andare avanti e che
è colpa della nostra relazione.
C’è
mancato poco che non ci scoprissero.
Non
mi sta bene. Nulla di tutto questo mi sta bene.
Anzi,
no.
Quello
che succede a casa mia, la notte, mi sta bene eccome, ma non posso
ragionare solo con quello che ho fra le gambe.
Lui
mi provoca, mi piace specie fisicamente, ci sa fare col suo corpo, con
le sue mani… con la sua lingua… mi fa provare
cose che non provavo da tempo… è capace di
diventare una droga con tutto quello che sa accendermi e non
è da tutti, anzi.
Però
è una lama a doppio taglio tutta questa estasi.
E
mentre ci scambiamo questo sguardo significativo che ha la stessa
intensità e profondità, ci capiamo.
Nonostante
lui sia ancora immaturo e acerbo in molti aspetti e non sia pronto per
gestire questa cosa troppo grande, talmente grande che ci distrae, ci
richiama in un'altra dimensione, ci devia… non siamo ancora
pronti.
Non
è il momento e lo sentivo.
Ora,
semplicemente, c’è solo una cosa da fare.
A
malincuore, lo ammetto, ma non ci sono vie di mezzo, non ci sono
compromessi che valgano i rischi che corriamo ogni giorno.
Se
non siamo al cento per cento non solo gli altri rischiano ma anche noi
e non possiamo permetterci certi lussi.
Arriverà
un giorno, magari, in cui lo saremo.
Quando
questa cosa non sarà così grande e devastante da
sbatterci totalmente fuori dai binari, da non farci perdere il
controllo di ogni cosa, specie di noi stessi. Quando riusciremo a
gestire tutto a dovere senza farci sommergere da ciò che
proviamo.
Penso
che arriverà, il mio istinto me lo dice.
Però
non è ora.
Sospiro
appena e mi giro riprendendo il mio cammino.
Quei
suoi occhi così azzurri e limpidi, limpidi solo per me
forse, mi hanno visto per quel che sono e non se ne sono sconvolti.
Quelle sue braccia si sono aggrappate a me senza lasciarmi andare,
quella sua bocca mi ha dato piacere come non ricordo di aver provato.
Mi
viene da chiedermi perché solo con lui è successo
questo.
Ho
avuto molte altre relazioni ma non mi sono mai fatto prendere al punto
da perdere il controllo, di risentirne a lavoro.
Mai.
Non
ho mai desiderato di vivere 24 ore su 24 solo con lui a realizzare
tutte le mille idee che mi vengono ogni volta che lo vedo.
Perché
con lui è così?
Non
sono nemmeno più io… o forse lo sono.
Forse
FINALMENTE lo sono.
E
non sono ancora pronto per esserlo.
Non
così a pieno.
Mentre
scendo le scale e sento la sua presenza stranamente silenziosa che mi
segue, capisco che sa cosa ci diremo stasera.
Non
gli dico nulla ora perché quel che penso non posso
esprimerlo qua, davanti a troppe persone << non>
È inaccettabile
andare avanti così ma farò una dannata fatica
anche a farne a meno, ormai.
Non dovevo cedere.
Maledizione.
Non dovevo cedere.
Ci sediamo entrambi alla
nostra scrivania, l’uno davanti all’altro, ed
intorno a noi c’è un silenzio quasi innaturale,
tutti sanno che siamo stati ripresi e che di errori, ultimamente, ne
abbiamo fatti troppi, non gravi, non letali, ma comunque errori sono
stati.
Prima di immergerci in
altro, almeno in apparenza, ci concediamo un ultimo sguardo ancora
più consapevole e complice.
Sembra quasi che ci
apprestiamo ad andare ad un funerale.
Nessuno capirebbe quanto
ci costa, ora, stare ancora l’uno davanti all’altro
e guardarci consapevoli che non ci toccheremo più per
chissà quanto.
Ci metteremo molto a
digerirlo e a tornare come prima ma probabilmente il nostro rapporto
andrà sempre più in crescendo ed in
realtà non faremo mai a meno l’uno
dell’altro. Non veramente.
E quando torneremo insieme
sarà perché siamo pronti e sarà ancora
più bello di ora.
E capiremo meglio
perché adesso abbiamo dovuto dire basta.
Ma ora non posso far altro
che prendere un po’ le distanze da lui. Per quanto
riuscirò a mantenerle visto che le sue qualità
innate sono due: cacciarsi nei guai e provocare piacere a chi desidera.
No, non lo considero un
addio, al di là del fatto che continueremo a lavorare
insieme e lui sarà sempre il mio primo agente. Lo considero
uno stop momentaneo, una sospensione.
Perché dopo
quello che è riuscito a farmi provare in questo periodo,
è fin troppo chiaro quel che succederà un domani.
Fino ad allora
è meglio che cresciamo ancora un po’.
Specie lui!”
“La temuta sera
è arrivata e sono contrariato, non mi va troppo di entrare
in casa.
Non ci siamo parlati per
tutto il tempo ed anche se ovviamente abbiamo lavorato a stretto
contatto come sempre, è stato come se fossimo due estranei.
È stato pesantissimo, nemmeno appena ci siamo conosciuti era
così.
Ho fatto mille sospiri fra
i più svariati ed ora eccoci qua, all’odiata resa
dei conti.
So cosa
succederà, cosa mi dirà e come finirà.
E so che ha ragione e che
è giusto così.
Però mi fa male
lo stesso.
Mi fa male anche se non
sono sicuro di ciò che provo per lui, mi fa male anche se
tutto ciò che so è che fra noi
c’è un intesa sessuale da paura che non ho mai
avuto con nessuna. Che lui è quel che cercavo per provare
fisicamente quello che mi ha dato.
Che mi mancheranno le
nostre notti da film porno di prima categoria, le sue mani sul mio
corpo, le sue braccia che mi sorreggono, la sua bocca che si impossessa
della mia e di tutto ciò che vuole, la sua lingua che mi
brucia ovunque vada.
I suoi occhi mentre
facciamo sesso o qualunque nome avesse quello che facevamo e che non
faremo più.
Nemmeno stanotte.
Perché se lo
rifaremo non avremo più la forza di separarci, mentre
dobbiamo sfruttare lo stato d’animo contrariato per la
sgridata ricevuta e fare quello che è giusto.
Non do nessun nome, so
solo che mi mancherà e che spero solo, un giorno, di trovare
qualcuno che mi dia la stessa cosa o magari di più.
Non mi metto comodo, non
mi fiondo a fare la doccia, non cerco da mangiare. Non faccio nulla di
ciò che faccio di solito.
Non lo bacio.
Non lo tocco.
Non lo spoglio.
Non lo provoco.
Rimango fermo sulla soglia
ad aspettare consapevole le sue parole e mentre un nodo mi cresce in
gola facendomi capire quanto cavolo fossi già preso da lui,
mi mordo il labbro nervoso. Però non arrivo a deviare il mio
sguardo, cerco il suo insistente finché non arriva.
Arriva e non è
molto distante da me ma lo è abbastanza da non avere la
tentazione di allungare una mano e sfiorarlo trasmettendoci brividi
deleteri.
Controllo.
Ci serve controllo.
Quello che non abbiamo
avuto in questi giorni.
Lo rimpiango.
Di non essere venuto
prima, di non essere SOLO il suo ragazzo, di aver sprecato tempo.
Di non essere talmente
incosciente da oppormi a quel che è giusto.
Sono immaturo, devo
crescere, ho tanti difetti ma sono un agente dell’NCIS, da me
come da lui dipendono moltissime persone, non posso commettere
leggerezze ed essere egoista.
Certe scelte le si deve
prendere fino in fondo, pronti a prendere tutto ciò che ne
consegue.
A costo di sacrificare la
propria vita privata, se questa rappresenta un ostacolo per far bene il
proprio lavoro.
Una distrazione di troppo
e potrei pentirmene per tutta la vita.
È semplicemente
così.
Quindi adesso basta coi
giochi e con l’egoismo.
Ora bisogna andare avanti
e per bene.
- Tony, quello che
è successo oggi non deve verificarsi più. Siamo
andati troppo oltre, abbiamo perso il controllo ed ora per rimediare
c’è solo una cosa da fare. – Inizia
svelto, incalzante, serio e deciso. Quasi lugubre.
Adoro la sua voce quando
parla così, non è arrabbiato, è un
sussurro che mette i brividi.
Sa bene che mi
costerà, a me come a lui. Che non è facile e che
non può semplicemente dirmi ‘vattene’,
non dopo quello che è stato.
Qua, ora, non siamo
più capo e sottoposto, non siamo a lavoro dove il rapporto
è professionale e di un certo tipo.
Qua siamo in casa, in
privato, amanti.
Qua ci siamo visti nudi ed
abbiamo fatto di tutto… anche se avrei ancora un sacco di
idee che mi vengono solo guardandolo!
Qua saremo onesti e ci
prenderemo per quello che siamo stati e non per quello che dovevamo
essere e che da ora saremo.
- Lo so. –
Mormoro a mia volta rendendogli la vita più facile. Non
smettiamo di fissarci e vorrei solo essere un po’
più vicino per… no, è meglio non
pensare a ciò che gli farei. – E so che da domani,
quando ci rivedremo a lavoro, il nostro rapporto tornerà
unicamente professionale come se fra noi non ci fosse stato nulla. E
tutto tornerà a posto. –
Cosa penserà
mai in questo momento?
Che sono
straordinariamente serio? Che si aspettava qualche battuta per
sdrammatizzare? Che non sembro io?
O forse che finalmente
sono completamente me stesso?
Bè, la
verità è che vorrei alleggerire questa
pesantissima situazione con qualche battuta, come faccio sempre,
però nemmeno sforzandomi mi esce qualcosa.
Nulla.
Il vuoto.
Il vuoto mentre non tolgo
gli occhi dai suoi e lui sembra leggermi dentro così
bene…
Non gliel’ho mai
fatta.
Posso avere maschere con
tutti ma non con lui.
È impossibile.
Mi piace anche per questo.
Mi fa stare bene al
naturale, non mi capita con nessuno.
Ma ormai il conto alla
rovescia è terminato, il tempo è scaduto ed
è ora di andare avanti, tornare quelli di prima e cercare di
crescere per fare solamente la cosa giusta per tutti. Per tutti ma non
certo per noi.
Però abbiamo
delle responsabilità.
- Abbiamo delle
responsabilità che non possiamo ignorare. Se non ci sta bene
questo non è il lavoro ce fa per noi. –
Ecco, appunto.
Siamo proprio sulla stessa
lunghezza d’onda. Lui si esprime diversamente da me
però alla fine arriviamo alla stessa cosa.
Io cerco di farlo
divertendomi un po’, distraendomi, colorando di
più la mia vita… però in un modo o
nell’altro ci arrivo e sono sempre qua, accanto a lui.
Che lo voglia o no
sarà sempre così.
A questo pensiero mi viene
da sorridere, è sollievo.
Non avevo considerato
questo.
Sesso o no abbiamo delle
similitudini che abbiamo notato sin dal primo giorno in cui ci siamo
incontrati.
Ci sono e ci troviamo
sempre.
Abbiamo approcci diversi
ma la pasta è la stessa, anche Ducky lo dice sempre.
Non ho da temere, davvero.
Anche cambiando la strada
e prendendo quella più difficile e lunga,
arriverò lo stesso là.
Qualunque sia il
là.
- Hai pienamente ragione.
Allora vado a passare gli ultimi giorni che rimangono in albergo, tanto
ormai ci siamo. Da domani, a lavoro, sarà tutto come sempre.
Un semplicissimo e naturale rapporto professionale. –
Non dice più
nulla e penso sia un po’ sorpreso dal vedermi e sentirmi
più su di prima, quasi allegro. Non sparo cazzate, ancora,
però mi sono ripreso in fretta.
Questo lo
aiuterà.
Vorrei dire che mi viene
in mente un film ma non ce n’è nemmeno uno con una
trama simile. Vorrei dire qualcosa di idiota ma non esce nemmeno questo.
Semplicemente ci guardiamo
e lo facciamo anche dopo che ho recuperato la mia roba.
Non dice nulla, sta in
perfetto silenzio nella sua tipica posa dritta e semplice, mi legge
dentro con la sua solita facilità.
Credo che anche lui pensi
alla stessa cosa che penso io.
- A domani, capo!
– Saluto con un cenno della mano mentre finalmente mi decido
a togliere gli occhi dai suoi.
Da domani le cose saranno
diverse, certo, ma miglioreranno di giorno in giorno finché
non saremo pronti per gestire quel che c’è fra
noi, che non morirà mai, non così facilmente.
Mi chiudo la porta alle
spalle senza aspettarmi nessuna risposta, quindi mi dirigo alla
macchina con la nuova consapevolezza che mi dà la forza di
affrontare bene questo momento difficile.
Non è un addio,
né uno stop.
Solo una semplice
sospensione.
Finché non
saremo cresciuti e pronti.”
FINE
Bè
gente… ora andate a ‘Convivenza’ e
leggetevi il seguito di questa fanfic che doveva essere one shot.
Si, si…
c’è anche un seguito che si collocherà
direttamente dopo ‘Convivenza’. Ma non so di
preciso quando la farò, spero presto.
Ringrazio tutti quelli che
hanno commentato e sono:
Masanori, Taila, Dark Soul, Antote, Elisetta e Parsifal.
e poi quelli che hanno
letto e basta.
Alla prossima.
Baci Akane