I PEZZI
DEL CUORE
CAPITOLO I:
ESPLOSIONE
/
The funeral - Band of horses/
“C’è qualcosa nell’aria
di terribilmente sbagliato.
Lo percepisco
da quando è venuta fuori la storia della Granuille, è per questo che
sto così dietro a Jen e a quelli che lei considera affari personali.
Non può certo
nascondermi le sue ossessioni.
O meglio
potrebbe se queste non andassero a toccare membri della mia squadra… e
passi anche quello, in fondo lei è il direttore, come dice sempre, ma
quando diventano indirettamente la causa della rottura con quello che
era il mio uomo… bè, lì cominciano a girarmi e non poco.
Il minimo che
potesse fare era rendermi partecipe fino in fondo dei suoi piani
riguardo questo losco figuro di cui in ogni caso non ci si può fidare.
Lei però non
solo ha usato Tony in gran segreto come meglio le è andato, ma non mi
ha ancora detto cosa fa principalmente per lei… non mi ha spiegato che
si finge il fidanzato della figlia del suo nemico. Pensa che sia
normale, che non siano affari miei, che vada bene tenermi nascosta una
cosa simile!
Se non era per
la coscienza di Tony, risvegliata in netto ritardo, non saprei ancora
nulla. Certo, io sono bravo a far finta di niente, nessuno ha idea di
cosa so ed è meglio così, però questo non toglie che lei sbaglia.
È frustrante
questo suo atteggiamento, è come se continuasse costantemente a
portarmi via Tony.
Dopo che ci
siamo lasciati non mi è parso male accettare la corte di Hollis.
Ammetto che è
stato solo per vendicarmi di lui e che non ho mai provato reale
attrazione per lei, considerando anche che non risponde ai miei soliti
canoni fisici. Una volta che ci sono andato a letto ho pensato che
fosse ora di finirla ma è stato vedere che Tony aveva ricominciato, a
farmi capire che forse era fra noi due ad essere finita davvero.
Non pensavo mi
sarei mai ridotto a pensarlo, credevo che tutto sommato potesse solo
essere una delle nostre pause. Invece non è stato così.
Il nostro
rapporto è tornato professionale, lui quello di sempre, come se il peso
che si è tolto l’avesse alleggerito, come se non ci fosse più niente
che non andava.
Eppure io lo so
che quella è solo una sua maschera. Lui è bravo a mostrare agli altri
ciò che vuole, detesta che si sappia quando sta male, è una cosa che
non riesce proprio a vivere normalmente ed in questo ha preso da me.
Infatti abbiamo
dato da subito la stessa impressione, che tutto fosse come sempre,
nulla non andava, anzi… avevamo entrambi una donna e per puro caso le
loro paturnie di convivenza coincidevano esattamente negli stessi
momenti. Se agli altri poteva sembrare che Tony fosse in difficoltà per
la sua risaputa idiosincrasia ai legami, io sapevo perfettamente di
cosa si trattava.
Perché ogni
volta che doveva stringere il rapporto con lei per un motivo o per
l’altro finiva per tentare di scappare, per farsi quasi lasciare… altro
che paura dei legami.
Il suo era
proprio rifiuto del suo dover continuare a fingere un qualcosa che non
voleva e non provava.
Trovandomi
involontariamente nella sua stessa situazione, lentamente, senza
rendermene conto, l’ho capito. Ho capito come si sentiva, perché faceva
determinate cose, cosa voleva davvero…
Eravamo nella
stessa barca anche se per motivi diversi, stavamo ingannando due donne
per di più in gamba. Per lo meno Hollis lo è.
Non avrei mai
pensato che il suo carattere forte e deciso non mi sarebbe affatto
dispiaciuto.
Il fatto che la
vedessi poco ha giocato a mio favore, non ho fatto molta fatica a
mantenere le distanze con lei, dopo tutto, non è mai stato un vero
rapporto ed anche se non vado fiero di quel che le ho fatto, so che lo
ripeterei se tornassi indietro.
Mi ha aiutato
ad uscire da quel tunnel in cui ero caduto.
Quella sera
volevo solo rimanere lì per sempre.
Se sono tornato
in me è stato solo grazie alla rabbia che mi ha invaso, quel desiderio
di vendetta nei suoi confronti, certamente non avrei mai potuto fargli
del male perché nonostante il dolore che mi ha causato, non ho mai
smesso di amarlo e continuerò sempre, questo lo so.
Però forse…
forse, dopo tutto, la nostra vita non è insieme…
Ci siamo
lasciati così tante volte che anche se poi ci siamo ripresi, magari non
siamo proprio fatti per vivere realmente insieme. Non lo so proprio.
Nella mia vita
non ho mai avuto dubbi ma non sono nemmeno mai stato con uno come lui,
lui che mi fa impazzire costantemente, che ha questo potere di farmi
uscire di testa per tutto, lui che ne combina sempre una più del
diavolo.
Lui che si sta
allontanando così tanto e che man mano che succede io torno ad amarlo
di più, come se non mi avesse mai tradito, se tutto fosse andato bene.
La notte
passata ad investigare su Jen è volata e mentre McGee faceva il
classico lavoro sporco per me, io ho avuto troppo tempo per me stesso,
per pensare e riflettere.
In questa
maledetta storia, dopo tutto, nessuno si sta comportando bene.
Chi più chi
meno tutti hanno il loro grado di colpa e non sono così imbecille da
non vederlo.
Quando però
Ziva arriva in ufficio e come un mastino tormenta McGee per sapere che
cosa abbiamo fatto qua tutta la notte senza di lei, non c’è molto tempo
per deviarla perché arriva subito Jen e dalla sua espressione che tenta
di essere impenetrabile, io capisco che quello che da settimane sento,
ora sta per arrivare.
Lo sento vicino
come lo sentivo quando Tony mi ha detto che mi tradiva, sia pure per
lavoro.
Quando si
decide finalmente a venire allo scoperto e rivela la reale missione di
Tony, spiegando di Jeanne, ho la conferma che qualcosa è veramente
andato storto. Non l’ha mai detto perfino a me…
Mentre tutti
sono stupiti di questa notizia che non avevano immaginato possibile, io
non lo sono più di tanto ma non ha importanza ciò che pensano loro.
Lo sapevo.
Sapevo che non poteva funzionare a lungo.
Qualcosa è
andato storto, vero?
Quando spiega
che ha tentato di chiamarla col cellulare di emergenza, quell’ansia
nascosta continua a crescermi dentro.
Mi attanaglia
lo stomaco ma mi costringo a rimanere serio e concentrato. Non
un’espressione, non una parola, no, non io.
Però vorrei
solo averlo qua, qualunque cosa mi abbia fatto, nonostante il male che
mi ha inflitto.
Vorrei solo
averlo qua.
Me ne frego di
ciò che ha fatto.
Quel senso
crescente di pericolo mi sta divorando dall’interno e non so cosa farò
quando succederà. Non so cosa ma so che sta arrivando.
Nella sala
video riusciamo finalmente a rintracciarlo con il satellite. Se non
fossi abituato a controllare le mie emozioni darei decisamente di
matto, anche perché non me ne faccio niente di aver ragione se ce l’ho
a spese sue.
Individuiamo la
sua macchina immessa nel traffico, procede ad un andatura normale ed
anche se sono immagini distanti si capisce che è solo.
Abbiamo un
attimo.
Un soffio.
Gli occhi
puntati sullo schermo, sulla sua macchina, su di lui.
Perché non
risponde al telefono se è solo?
Cos’ha?
Il tempo di
questa domanda che proprio davanti a noi, proprio mentre lo guardo con
ansia e tensione, lui esplode.
Esplode.
La luce ci
acceca dallo schermo gigante e mentre tutti esclamano allarmati e
shockati, il nulla mi avvolge.
Di nuovo.
Come quando mi
ha lasciato.
Nulla.
Nulla totale.
Zero assoluto.
Non so dove
sono, cosa sto facendo, cosa penso, cosa dico… dico qualcosa? Faccio
qualcosa?
Penso?
Dove sono?
Nero.
Nero e basta.
Non dolore.
Non rabbia.
Non shock.
Nero.
Con la sua
fine, finisco anche io. “
“Tradire,
lasciare, soffrire, sbagliare, ingannare, tutto per questo momento.
Arrivare in
prima persona alla Granuille.
Ora ci siamo,
sono davanti a lui e non so se esserne contento o cosa, se non fosse
per questa dannata sensazione mi lascerei andare ad una delle mie
magnifiche interpretazioni d’attore consumato, convinto di averne
combinata ancora una di sana.
Però è quando
mi chiama col mio vero nome senza farsi sentire da Jeanne che mi rendo
conto di essere nei guai fino al collo.
Prima pensavo
di cavarmela in qualche modo ma ora… ora ho la certezza che
probabilmente la mia fine sta arrivando.
Sa di me ma fa
finta di nulla per sua figlia, dunque lei non è in alcun modo coinvolta
negli affari del padre, vuole proteggerla in un certo senso.
Bene, grande
Tony.
Ora che fai?
Stringi i denti
e cerca di reggere il gioco, finché stiamo con lei non potrà farmi
nulla… peccato che prima o poi questa macchina si fermerà e quando
succederà sarà la mia fine, me lo sento chiaramente.
Mentre la
limousine in cui siamo tutti e tre procede, mentre chiacchieriamo
amabilmente facendo la parte del genero e del suocero, la mia mente
vola velocissima e se da una parte cerca di elaborare un piano di fuga
mandando degli sos in extremis, dall’altra non riesco a smettere di
pensare a Gibbs.
Penso a cosa
gli ho fatto, quanto l’ho fatto star male, a cosa sono arrivato a fare
per Jenny, quanto codardo mi sono comunque rivelato, quanto male sono
stato quando ci siamo lasciati senza nemmeno dirci una sola parola in
più, quanto volevo solo chiudere tutta questa menzogna con Jeanne… ma
ci ho creduto, ad un certo punto.
Non è forse
vero che non ho smesso perché sono arrivato ad illudermi che forse
potesse andare bene quel che facevo?
Ho visto che
per ripicca Gibbs stava col colonnello Mann ma che poi ha continuato
anche dopo che aveva chiaramente consumato, mi sono detto allora che se
lui poteva andare avanti anche io potevo. Che forse la nostra lunga
storia era stata solo una parentesi.
Che magari ci
eravamo lasciati così spesso perché non eravamo capaci di stare
insieme.
Che forse avevo
mandato tutto a puttane non tanto per Jenny quanto per Jeanne stessa,
che era bella, in gamba, pulita, che poteva essere la mia donna
davvero, al di là della mia menzogna.
Sono arrivato
ad un punto tale che non sapevo che diavolo stavo facendo.
Vedevo Gibbs
andare avanti ed ho voluto farlo anche io, però non davvero, non
legandomi seriamente.
Dirle ‘ti amo’
fra le lacrime è stato un riallacciare ciò che stavo rompendo, un
continuare la mia messinscena consapevole di ferire mortalmente non
solo lei ma anche me stesso e Gibbs, l’unico che amavo davvero.
Oh, io sono
sempre stato bravo ad illudermi, bravissimo e questo l’ha dimostrato.
Eccoci qua,
dunque. Il momento della verità.
Io, la
Granuille e Jeanne.
Entrambi non
abbiamo mai voluto far del male a lei che non se lo merita, ma glielo
abbiamo fatto e gliene faremo perché in fondo siamo solo dei bastardi.
È ora di aprire
gli occhi.
Qua mentre
cerco una via d’uscita da questa situazione del cavolo, è solo una cosa
che sto cercando di fare realmente. Solo una.
Tornare da
Gibbs.
Tutto il resto
è risolvibile.
Voglio tornare
da lui anche se non mi vorrà più.
Però è mentre
lo realizzo che l’auto dietro di noi esplode, la mia, quella su cui
avrei dovuto essere io.
Esplode e
l’onda d’urto ci fa sbalzare anche noi che con prontezza di riflessi
tipici di chi è abituato a certe cose, cerchiamo di proteggere Jeanne.
Dannazione, lei davvero non c’entra nulla!
Col botto
l’adrenalina mi va a mille, la confusione ci avvolge totale e cercando
di pensare mi rendo solo conto che non ci riesco.
Che diavolo
succede?
Stavo per
morire.
Dovevo essere
morto.
Non sarei più
tornato da Gibbs, non mi sarei mai di nuovo scusato con lui, mai
baciato nemmeno una volta, mai più fatto l’amore con lui, mai più
visto, parlato, sentito… mai più nulla.
È con la morte
che mi rincorre che capisco che le illusioni vanno bene per chi ha vite
da buttare.
Io non ne ho,
dannazione. Ne ho una e la stavo sprecando così, dietro a false
stronzate.
Io amo solo
Gibbs e così sarà sempre, non voglio ricominciare con nessun altro che
lui.
Lui e basta.
Ora voglio solo
raggiungerlo… ma senza passare sul cadavere di un innocente.”