AMBIENTAZIONE:
Dopo il capitolo 130.
Attenzione,
spiegazione della situazione:
Durante
il casino al quartier generale dei Takayanagi dove Soichiro trasformato
in Esorcista del Male perde il controllo e continua a combattere
risucchiando altri draghi (o Ki o chakra) distruggendo tutto, Maya si
risveglia grazie all’ultimo sacrificio di Makiko che
svanisce, Bunshichi sembra muoia, Masataka batte Mitsuomi rivelandosi
molto più forte di quanto tutti non credessero, Soichiro
risucchia il Ruggito del Drago di Inoue staccandole anche la lingua
(finalmente). Intanto all’interno del suo corpo, la coscienza
di Soichiro si scontra con quella di Shouhaku che continua a tratti a
prevalere all’esterno mentre a tratti è Soichiro a
riuscirci ma per brevi momenti; via via prende sempre più
piede e poi arrivano anche le anime di Aya, Scartina, Bob e Kurei a
dargli man forte, grazie allo spirito di Reiki manifestato con le
sembianze di una ragazza simile a Maya ma che non è lei. Ad
un certo punto sembrano prevalere loro ed aver ucciso Shouhaku ma poi
succede qualcosa (di cui non ho capito di preciso), e lui si riprende.
Le coscienze dei 4 amici devono tornare indietro mentre sembra che
Shouhaku conceda una breve tregua ritornando il possesso
dell’Esorcista del Male a Soichiro. C’è
una tregua generale dove Bunshichi viene curato, forse si
può salvare, Mitsuomi è ridotto male in ospedale
e gli altri che stanno bene sono a casa Natsume con una Maya in forma.
Fra i ricordi di Masataka, però, si vede che la sera
precedente dopo che avevano cessato i combattimenti, Soichiro versione
intermezzo fra sé stesso e l’Esorcista del Male
(quindi non proprio sé stesso ma comunque calmo e lucido)va
da Masataka e gli chiede di diventare ancora più forte per
poi batterlo ed ucciderlo. Masataka stesso dice che ha intenzione di
porre fine a tutto quello con le sue mani anche per amore del fratello
oltre che di tutti gli altri (in effetti è l’unico
a non avere problemi con nessuno…) e si fanno questa
promessa. Poi Soichiro sparisce.
NOTE:
ho voluto descrivere bene cosa succedeva prima di ciò che
scrivo perché altrimenti non si capiva un tubo, sono spoiler
di per sé generici rispetto al manga, ma non potevo dire
proprio tutto. Questo è quello che conta si sappia.
Dunque… considerate questo: Soichiro è una via di
mezzo fra sé stesso e l’Esorcista del Male che ha
una natura malvagia ed incontrollabile, nella quale di norma prevale
Shouhaku. Essendo che ora Shouhaku probabilmente deve riprendersi dallo
scontro avuto con Reiki, suo figlio e compagni, ora permette a Soichiro
di gestire il corpo, solo che quest’ultimo non riesce a
prevalere del tutto ed ha una personalità strana.
Il
resto lo approfondisco scrivendo la storia.
Sappiate
che non avrei mai pensato di trovarmi a scrivere una slash su loro due,
ma leggendo tutto, questa idea non mi ha più lasciato in
pace. È che mi sono chiesta… ora che Soichiro ha
anche il Ruggito del Drago che gli permette di controllare chi
desidera, ed ora che ha capito che l’unico che può
sconfiggerlo è Masataka e che si sono scambiati tutte quelle
belle promesse commoventi… cosa potrebbe mai succedere? Io
ho pur sempre un animo yaoi, non sono riuscita a fare a meno.
Dopo
tutta questa lunghissima premessa spero che leggiate lo stesso. Buona
lettura, baci Akane
IL RUGGITO DEL DRAGO
PRIMA
PARTE:
MASATAKA
/No
sound but the wind - Editors/
L’aria
fresca della sera mi carezzava il viso sudato, non avevo nemmeno fatto
in tempo a riposarmi che già la sentivo di nuovo…
quella sensazione tremenda che partiva dalla bocca del mio stomaco era
inconfondibile.
Mi
affrettai a raggiungere quello che sapevo essere il suo ki, anche se
diverso dal suo solito, quindi ancora sbilanciato mi fermai ed alzai la
testa.
Lui
era là davanti a me.
Lui…
eppure non davvero lui.
‘Quello’
di Soichiro Nagi non aveva poi molto… lo chiamai per nome
come a voler assicurarmi che fosse davvero lui, ma non
risultò una domanda, bensì
un’affermazione.
Sudavo
ancora copiosamente e non certo per il caldo, anche se c’era
in abbondanza.
Lui
era là accovacciato davanti all’albero di ciliegio
del giardino dei Natsume, dove sapevo ero io, e mi guardava con
quell’espressione indecifrabile, seria e cupa.
Non
era più l’Esorcista del Male, non quella creatura
terribile ma bellissima che avevo visto solo poche ore prima.
Ma
non era nemmeno Soichiro Nagi con cui ero stato prima che scoppiasse il
casino a casa mia.
La
divisa scolastica era la sua, tutta sdruccita e trasandata, i capelli
erano di nuovo quasi bianchi ma lunghissimi e lisci, gli ricadevano
addosso ricoprendo la schiena ricurva, scendendo fino a terra, alcune
ciocche sul viso. I lineamenti erano i suoi, decisi, le sopracciglia
folte, la bocca morbida imbronciata.
Ma
la serietà di cui era padrone non era normale, come non lo
erano i suoi capelli.
Non
era riuscito a tornare del tutto in sé.
Gli
occhi ora erano entrambi normali, ci vedeva come fossero tutti e due
suoi.
Mi
fissava negli occhi diretto e penetrante. Non parlava.
Ora
mi è tornato in mente quel momento perché questo
è esattamente identico a quello.
Allora
lui mi chiese di usare la mia forza per ucciderlo, io gli dissi che non
volevo usarla per uccidere una persona ma mi mostrò cosa
gravava sulle sue spalle, il mostro tremendo pronto a scatenarsi
nuovamente appena avrebbe abbassato la guardia; mi mostrò
anche quanto gli ci voleva per uccidere qualcuno. Tre soli secondi. La
forza devastante in suo possesso era tragica, specie considerando chi
poteva prendere il sopravvento da un momento all’altro ed
usarla a suo piacimento.
Shouhaku
non era ancora stato sconfitto, rimaneva da parte per motivi a me
oscuri, ma quello che parlò con me non era Nagi,
assolutamente. Però in parte sì. Non riuscii a
misurare in quale misura fosse lui ed in quale quell’altro
essere orrendo e crudele, ma capii che aveva ragione. Mi fece
promettere che sarei diventato forte abbastanza da ucciderlo e
riportarlo indietro. Glielo promisi. Dopo di ché
sparì nel nulla, in una folata di ciliegi.
Lo
chiamai sperando tornasse ma non sapevo nemmeno
perché… era un pericolo per tutti noi, non poteva
stare ancora col gruppo come un tempo.
Lontani
momenti felici.
Troppo
lontani per poter essere rivissuti ancora e rinnovati.
Mi
sono adoperato subito per mantenere quella promessa, liberarlo, ma
l’idea di dover essere io ad ucciderlo mi fa star male e la
verità è solo questa.
Io
non sono un assassino ed è questo che ha fatto di me, oggi,
l’unica persona in grado di sistemare le cose.
Però
sembra che questa volta sarà inevitabile.
Oh,
se solo ci fosse un altro modo…
Non
c’è stato un solo momento in cui non ho pensato a
lui… a Nagi…
Dall’esterno
appaio sempre rilassato, calmo e tranquillo ma dentro di me porto un
turbamento che mi angoscia.
Dovrò
ucciderlo, me lo ha chiesto lui ed io gliel’ho promesso.
È
giusto.
Dovrò
uccidere. Significato costruttivo!
Ma
anche se mi alleno in corpo e spirito non riesco a trovare in me quella
forza che mi permetterà di farlo davvero. E non parlo di
forza fisica o spirituale. Parlo di quel tipo di forza che mi
farà andare contro i miei principi, i miei valori
e… i miei stessi sentimenti.
Lo
detestavo perché amavo Aya, ma di giorno in giorno, alla
luce di tutti i nuovi eventi che si sono presentati, non sono
più riuscito a mantenere quella posizione.
L’apoteosi l’ho raggiunta quando mi ha chiesto, in
quel bar, di spezzare io stesso la catena dall’esterno,
mentre lui ci avrebbe pensato dall’interno. Insieme, mi
disse, ce l’avremmo fatta. Ma solo noi due insieme.
Rimasi
imbambolato a guardarlo… quando era cresciuto in quel modo?
Lui
già allora sapeva che per sistemare tutto sarebbe dovuto
morire, ma non sarebbe bastata la morte fisica. Per permetterla serviva
prima la morte spirituale.
Finchè
lui non farà la sua parte io non potrò fare la
mia.
Ma
quando ci scontreremo avremo una sola possibilità per
concludere la guerra di tutti i secoli che ci precedono.
Solo
un’unica possibilità.
E
se io non sarò abbastanza forte da prevalere subito e
ucciderlo prima che perda del tutto il controllo e si scateni in modo
inarrestabile, sarà tutto perduto.
Qualcosa
di veloce e rapido.
Non
ho pensato altro che a lui dimenticandomi del tutto di Aya e di quello
che un tempo pensavo di provare per lei.
È
diverso. Quello che sento per lei è ammirazione e rispetto,
è una sorta di creatura superiore, per come la vedo io. Lei
col suo Occhio del Drago sa ogni cosa e nonostante tutto lotta per
cambiare le cose, convive con quelle del passato che noi ignoriamo e si
rafforza attimo dopo attimo.
Ma
colui di cui non riesco più a smettere di pensare ogni
secondo, da quando è tornato dopo essere stato rapito e
torturato da suo padre, settimane fa, è Soichiro Nagi.
Anche
lui è tremendamente consapevole di tutto e non ha alcun
Occhio del Drago. Lui sa e basta.
Il
suo destino è tremendo… può morire o
diventare il distruttore di questo mondo, in ogni caso sarà
atroce per lui e nonostante ciò sta da solo per non farci
del male, lontano dai suoi amici, dalle persone che ama e con cui sta
bene.
Quando
è cresciuto così?
Ricordo
che all’inizio lo detestavo perché era sciocco,
sbruffone e immaturo, ora non è nemmeno più
l’ombra di quel che era.
E
come evocato dai miei pensieri fissi, eccolo qua.
Lui
che ha anche il Ruggito del Drago, ora, è ad un passo dal
racchiudere in sé tutti i poteri possibili e diventare il
Demone Distruttore.
Proprio
come allora.
Seduto
ai piedi dell’albero enorme di ciliegio, di sera, con la
brezza estiva che carezza la nostra pelle scostando i capelli fra i
petali rosa che turbinano intorno a noi.
Quando
quest’albero perderà tutti i suoi fiori, noi due
dovremo scontrarci per porre fine a tutto.
Nel
pensarci di solito mi viene sempre un ansia battente che mi divora, ma
adesso che ce l’ho qua questo non accade.
Non
è ancora l’ora di farla finita ed è
lui, o quel che rimane di lui. Non è che una via di mezzo,
una fusione fra il Soichiro di un tempo e Shouhaku stesso. Ma quanto
potrà durare?
Questa
nuova creatura è sconosciuta, diversa, non si sa cosa
potrebbe arrivare a fare, cosa ama ora, cosa desidera, cosa spera. Non
si sa cosa gli passi per la testa. Non si sa perché ora sia
qua ma c’è ed è totalmente
imprevedibile.
Questa
persona è davvero uno sconosciuto.
Serio.
Pensieroso. Cupo. Triste.
Triste
quanto lo sono io stesso. I nostri occhi in questo momento si
somigliano incredibilmente nonostante siano sempre stati diversi.
Perché
tutto questo?
Aya
forse lo sa col suo potere, l’avrà visto. Io
però non ne ho idea. Non so se saperlo cambierebbe qualcosa.
Credo che anche Shouhaku nella sua crudele follia, abbia vissuto un
tempo lontano in cui non era ciò che è adesso. Un
tempo in cui era una creatore neutra, normale, che viveva e basta.
Non
esistono persone nate buone o cattive, esistono solo persone che lo
diventano.
Nagi
però è costretto ad essere malvagio. Nagi non lo
è davvero.
Questo
suo destino io lo voglio ribaltare, così come voglio fare
con quello di mio fratello e di tutti gli altri che hanno avuto a che
fare con questa maledetta storia.
Non
è possibile rimanere a bordo campo ad osservare la partita
mentre i giocatori si massacrano e muoiono davanti ai tuoi occhi.
Sia
che tu lo possa che tu non lo possa, intervieni e ci provi. Provi a
porrvi fine.
Mi
avvicino lento e con le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni.
Non so cosa dire di preciso, non so cosa fare. Vorrei solo stare a
guardarlo in eterno sperando che non se ne vada e che quel maledetto
non prenda il sopravvento. Potrebbe il tempo sospendersi per noi?
Ma
mi avvicino a lui e mi chino a sedermi sull’erba, appoggio la
schiena al tronco largo dell’albero, accanto a Nagi, abbasso
la testa e chiudo gli occhi. Se lo farò forse se ne
andrà anche se non voglio, però è lui
che mi ha cercato.
Vorrei
fargli tante domande, sapere dove sta in questi giorni, cosa fa, come
si sente, cosa pensa… vorrei… però mi
sembra che dopo tutto non siano affari miei, così me ne sto
semplicemente qua, zitto, insieme a lui.
Non
so cosa gli passi per la testa, non so cosa voglia fare, ma qualunque
cosa sarà andrà bene, non è Shouhaku,
questo lo so con certezza.
I
suoi lunghi capelli chiari si levano carezzandomi e solleticandomi il
viso, così alzo la testa e l’appoggio dietro di
me, sull’albero. Apro gli occhi, guardo davanti, lui
è ancora qua.
-
Ti serve qualcosa? - Fra tutto non è questo che volevo
chiedergli, ma può anche andare bene. Non sono mai stato
gentile con lui, anzi… ma alla luce della verità
vorrei solo che ciò che è stato fosse diverso.
Tutto.
Ricordo
quando Aya l’altra sera, prima che scoppiasse quel finimondo,
ci chiese di andare d’accordo e non litigare. Noi volevamo
solo ignorarci come avevamo sempre fatto, eppure qualcosa ci ha spinto
con la forza a violare noi stessi e a passare del tempo insieme.
È stata la prima volta che ci siamo parlati veramente, che
ci siamo guardati seriamente, che ci siamo considerati e visti per quel
che eravamo. Cosa ha visto in me? Io ho capito quanto fosse cresciuto,
quanto uomo fosse diventato in così poco tempo…
quanto degno d’attenzione, di rispetto, di stima…
di sentimenti sinceri e positivi fosse…
Ma
lui… lui cosa ha visto in me quella volta, quando mi ha
detto che ero il solo che poteva fermarlo e mi ha chiesto di aiutarlo?
Non
credo che riuscirò mai a capirlo…
Sento
i suoi occhi sul mio profilo, allora dopo un po’ di silenzio
sposto i miei sui suoi, giro lentamente la testa e lo vedo accucciato
completamente rivolto verso di me, come un selvaggio vissuto da sempre
nella giungla. Mi fissa con un’aria indecifrabile ma seria,
poi come se combattesse con sé stesso decide di seguire il
suo istinto, di fare, per una volta, ciò che desidera anche
se non dovrebbe, anche se non potrebbe, anche se non è
giusto.
Non
so come faccio a saperlo, ma so che è così.
Quando
i nostri occhi scuri si allacciano, una morsa chiude il mio stomaco e
mi sento come un vuoto dentro che esplode. È ora che sento
la sua voce bassa, roca e penetrante parlare. È cambiata
anche quella. La lotta a cui si sottopone giorno dopo giorno per
rimanre sé stesso non ha paragoni.
-
Stai fermo. - Ha parlato col Ruggito del Drago che ha preso ad Inoue.
Alzo le sopracciglia stupito, non me lo sarei aspettato. Che io abbia
stupidamente abbassato la guardia? No, non mi farà del male,
di questo ho una certezza assoluta che non so da dove derivi, ma ce
l’ho.
Mi
rendo conto di non potermi muovere, quindi non provo nemmeno a lottare.
L’osservo intensamente. Potrei chiedergli cosa
c’è, ma ho il sospetto che presto lo
scoprirò.
Si
muove veloce come un gatto, si posiziona davanti a me e mi gira il viso
con un dito, allora piega la testa di lato come se mi studiasse
incuriosito.
Che
gli prende?
Sembra
un bambino nel corpo di un giovane uomo. Ha una sensualità
innata che non aveva mai posseduto, mette in soggezione.
Mi
scruta come lo facesse per la prima volta, con gli occhi precorre i
lineamenti del mio viso, poi la bocca e da lì non si sposta.
Appoggia le mani sulle mie gambe, me le sposta allargandomele in modo
da infilarsi in mezzo, quindi si avvicina ulteriormente e trattenendo
il respiro io impallidisco mentre sfiora le mie labbra con le sue.
Rimane
un attimo fermo ma poi le apre e comincia a leccarmele lentamente come
se mi assaggiasse. È qualcosa che non deve aver mai fatto
nemmeno con una ragazza.
Bè,
piacere… siamo nella stessa situazione!
Ma
che gli prende? Non pensavo di interessargli… insomma,
credevo di aver capito che lui era innamorato di Maya… forse
mi sono sbagliato. Bè, è anche vero che sono
successe molte cose da allora, lui è cresciuto, tutto
è cambiato. Lui ora è un altro.
La
sensazione della sua lingua sulle mie labbra è di solletico
ma via via che procede nel suo assaggio, il calore si espande in me.
Comincia a far troppo caldo qua.
Lo
stupore iniziale mi aveva impedito di arrossire, ma adesso che lo sento
sempre più audace, mi coglie un imbarazzo che ho provato in
diverse situazioni ma di solito ero sempre al cospetto di qualche bella
ragazza mezza nuda!
Sposto
gli occhi sul suo viso vicinissimo, lo scruto. Lui li ha chiusi come a
voler assaporarmi. Allora con una mano mi prende il mento e mi
costringe ad aprire la bocca, è così che si
insinua dentro e cerca la mia lingua. Io inerme non posso che lasciarlo
fare sentendo queste sensazioni tremendamente forti e sconvolgenti
ma… ma non schifose, non di ribrezzo. Non mi dispiace questo
bacio.
Non
mi sembra poi così male.
Credevo
che avrei avuto l’impulso di allontanarlo, ma la
verità è che vorrei essere libero per poter
ricambiare.
Però
se ci vedessero non sarebbe una situazione tanto facile, lo ammetto!
Il
bacio prosegue esploratore, il mio primo bacio ora che ci penso.
Non
lo immaginavo così però questo è un
ricordo che mi rimarrà per sempre e probabilmente
sarà l‘unico.
Con
questa consapevolezza che esplode in me, l’ondata di calore
mi sale agli occhi che chiudo cercando di catturare tutto questo.
Non
so cosa sia ciò che ora provo per lui, ma l’unica
promessa che gli ho fatto farò di tutto per mantenerla,
perché è tutto ciò che abbiamo,
perché glielo devo, perché non può
distruggere ciò che di bello c’è a
questo mondo.
Ma
io non voglio che il tempo torni a scorrere.
Con
le mani lento mi slaccia la camicia che si apre scoprendomi il petto,
allora me l’accarezza come lo studiasse. Non credo abbia mai
toccato qualcuno così, dalla leggerezza delle sue dita che
quasi esitano sembra proprio sia la prima volta.
Passa
così alla cintola dei pantaloni che slaccia e apre. A questo
punto smette di baciarmi, si separa dalla mia bocca e guarda verso il
basso, il mio torace scoperto, il mio inguine che con le dita provvede
a liberare. Riempiendosi gli occhi del mio corpo precede con
l’esplorazione e i tocchi che si concede sono sempre
più profondi e provocanti. Socchiudo gli occhi e inizio ad
ansimare. Anche se è la prima volta che lo fa, non sembra
sia poi così inesperto. Ha pratica col proprio corpo,
immagino. Sa come piace a noi ragazzi.
Non
è un piacere da poco quello che mi provoca con le mani e
vedendo che inizio a reagire, la sua bocca inizia ad assaggiare anche
il resto della mia pelle. Parte dal collo dove succhia assetato, coi
denti mordicchia quel punto subito sotto l’orecchio. Il mio
cuore batte stupidamente e va a mille. Dopo di quello continua
scendendo. Il petto, i miei capezzoli che tormenta provocandomi dei
piaceri non da poco, e poi ancora più giù.
Come
vorrei toccarlo anche io. Non ho mai avuto di questi desideri con un
uomo, ma ora che sono in questa situazione è solo
l’istinto che vorrei mi muovesse. Vorrei ricambiare, so solo
questo. Ed è abbastanza sconvolgente, credo.
O
per lo meno dovrebbe esserlo. In realtà quel che fa ora che
è arrivato con la bocca sul mio membro eccitato, scaccia
ogni altra cosa. Sospiro e cerco di trattenere i gemiti, ma
è davvero molto bravo. Sa come farlo, sa cosa fare e lo sa
perché sono un ragazzo. Non credo sarebbe così
esperto con una ragazza!
A
questo pensiero sorrido appena. Siamo davvero più simili di
quel che pensassi, dopo tutto.
Simili
ma davvero l’opposto.
Lo
sento divorarmi con decisione e scoperta al contempo, è
sorpreso quanto me che gli piaccia e non gli faccia schifo, vero?
Vorrei
che tutto questo potesse continuare ancora, che lui non facesse
ripartire il tempo bloccato, ma so che non è questo il suo
potere.
Non
c’è nessun tempo fermo, solo io.
Io
che di attimo in attimo, ad occhi chiusi, mi sembra di salire una
montagna correndo. La salgo sempre più senza mai fermarmi,
senza un attimo di riposo. Se potessi muovermi spingerei il bacino
contro la sua bocca ma non posso e questa è una gran
tortura. Lui mi fa tutto ciò che vuole ma non posso reagire.
È
arrivato finalmente alla cima che l’esplosione avviene in me,
quel calore mi inonda in ogni centimetro e le ossa bruciano, la testa
batte e il mio intero corpo pulsa. Mi sembra di essere impazzito.
Tremo
tutto rosso, sudato e accaldato, ansimo, schiudo gli occhi e la bocca
cercando di tornare alla normalità. Lui si alza dal mio
inguine appoggiandosi alle mie cosce, mi fissa da vicino come se mi
annusasse. Scruta ogni parte del mio viso, la sua bocca mi sfiora ed
è qua che lo vedo. I suoi occhi scuri hanno un guizzo. Una
luce di tristezza pura lo attraversa, poi senza dire una sola parola,
dopo aver sfiorato di nuovo la mia bocca con la sua lingua, in una
folata di vento, insieme ai petali di ciliegio che turbinano come
l’altra volta, lui se ne va lasciandomi solo.
Il
corpo si muove di nuovo ed inebetito mi tocco subito in mezzo alle
gambe che chiudo strette. Sono ancora ansimante e sconvolto, ma anche
se guardo nella direzione in cui sembra sia sparito, è
inutile. Nella notte non lo vedrò.
Ovunque
egli sia si terrà questo ricordo che, dopo aver lottato con
tutto sé stesso, ha deciso di prendersi prima della sua
fine, o di quella che lui spera lo sia.
Mi
premo la mano sugli occhi e sulla fronte schiacciando la testa sul
tronco. Mi mordo il labbro inferiore e con una smorfia di dolore e
contrarietà, impreco.
-
Maledizione… non doveva andare così! -
Ed
ora con che forza lo ucciderò?
Ma
mentre me lo chiedo i suoi occhi tornano a tormentarmi nella mente.
Quella luce che ha avuto… lui voleva proseguire, andare fino
in fondo con me, ma deve essersi reso conto che poi non avrebbe avuto
più la forza di andarsene.
Non
ha detto nulla, a parte l’ordine di stare fermo. Come non
l’ho detto io.
Come
se non fosse successo nulla, dopo tutto.
Come
se non fosse stato niente, solo uno strano sogno. Un sogno che mi ha
fatto avere un orgasmo impareggiabile.
Questo
nostro unico momento insieme rimarrà il ricordo di quando mi
sono reso conto che non era odio o disprezzo ciò che provavo
per lui ma l’esatto sentimento opposto, quello che allo
stesso tempo gli somiglia di più.
-
Come farò? - Su questa domanda so che anche lui, ovunque
sia, si sta chiedendo la medesima cosa.
Non
doveva andare così. Non doveva.