INDAGINI
CONGIUNTE
CAPITOLO I:
UN CASO
DIFFICILE
/
In the air tonight - Nonpoint
/
Un senso di
frustrazione risalì in entrambi con la stessa potenza, facendoli sospirare,
contrarre le mascelle ed i muscoli insieme allo spasmo dei rispettivi stomaci
che si chiusero nuovamente a doppia mandata. Frustrazione e impazienza nonché
fastidio e ansia.
Le cose stavano loro sfuggendo di
mano ed era una cosa così plateale che presto si sarebbero messi a prendere a
pugni chiunque arrivasse sul loro cammino.
Eppure la
notizia era arrivata loro chiara e limpida, senza lasciare alcuna possibilità di
aver capito male.
Era un
incubo.
Tutta quella situazione lo
era.
Un terribile incubo senza via
d’uscita, almeno al momento.
Era da molto che
non si sentivano così, da quando era morta Jenny, o quando Gibbs aveva rischiato
di morire abbandonandoli o ancora quando avevano tutti creduto che Tony fosse
morto.
Era passato molto tempo, tutto
sommato, ma loro continuavano a ripensarci quando le sensazioni che provavano
sul loro cammino, somigliavano terribilmente a quei momenti
atroci.
Ora le cose stavano andando male ma
la consapevolezza che sarebbero andate sempre peggio se non avessero subito
fatto qualcosa, era incombente.
La colpevolezza
che sentivano dentro fino all’osso, l’incapacità di procedere nelle indagini e
fermare quel massacro che si stava compiendo intorno a loro era pietrificante.
Come potevano permettere che assassinassero così facilmente dei
marine?
Così tanti in così poco tempo, con
lo stesso metodo freddo e sbrigativo ma unico, delle firme che attirassero
l’attenzione di tutti, qualcosa che prendeva la coscienza di chiunque spingendo
l’intera città e oltre a farne un caso di stato.
Quello
o quegli assassini continuavano ad agire indisturbati e loro a brancolare nel
buio come non mai era accaduto.
Sembrava sempre
arrivassero vicini, ad un soffio da loro, e poi si scontravano con un altro
errore inciampando in una buca che non doveva essere
lì.
No, le cose andavano sempre peggio e
nonostante loro proseguissero in quella che sembrava la giusta direzione, quello
non bastava. Dovevano trovare un altro metodo per arrivare a
loro.
Assolutamente.
Fu così, che
all’ennesima brutta notizia di un nuovo cadavere di un marine ucciso
inequivocabilmente dallo stesso killer, Vance, il nuovo direttore dell’NCIS,
diede l’ultima occasione a sé stesso e alla squadra per porre termine a quei
massacri gratuiti senza senso e significato.
Era
quello il punto.
L’unica connessione era che le
vittime erano tutte marine, per il resto non avevano collegamenti o
similitudini, nulla di nulla.
Come se la
divisa bastasse per uccidere degli uomini.
Dopo aver
ricevuto risposta positiva, Vance convocò Gibbs per comunicargli la sua
decisione, consapevole che non sarebbe stato contento. Del resto non aveva
scelta, era l’unica possibilità per prendere quel killer che continuava quasi
indisturbato a fare i propri sporchi comodi.
Quando il capo squadra con fare
impaziente entrò nell’ufficio del direttore, già dalla sua espressione capì che
doveva trattarsi di qualcosa che non gli sarebbe
piaciuto.
Come minimo si aspettava di venir
sollevato dal caso ma non glielo avrebbe permesso. Non avrebbe mollato a nessuno
quello che ormai spettava a lui di diritto.
Prendere quel
dannatissimo essere immondo che con un passo sempre avanti a loro uccideva i
marine.
Stava diventando una questione
personale, non mollava da giorni senza riposarsi e far riposare la sua squadra,
facevano degli orari rigidissimi e praticamente nemmeno mangiavano, non si
concedevano tregua, lui nella fattispecie. Non esisteva che lui avrebbe mollato
senza fermare e prendere quell’assassino. Non l’avrebbe mai permesso e risoluto
nonché parecchio rabbioso, si preparò a rispondergli male e a fare di testa sua
come al solito.
Tuttavia Vance lo precedette con
risolutezza e fermezza:
- Visto come sta procedendo il caso
ho deciso di chiedere una consulenza speciale con una squadra particolare
dell’FBI che normalmente opera su tutto il territorio americano. È unica nel suo
genere e molto in gamba nonché utile, si tratta dell’Unità di Analisi
Comportamentale. Hanno risposto positivamente, manderanno a breve alcuni agenti
della squadra per aiutarci a prendere questo killer di marine. Ci serve un
ulteriore metodo per trovarlo e il profilo psicologico che ci forniranno ci
aiuterà. Non è una richiesta, la mia, non hai possibilità di rifiutarti. L’unica
scelta che hai è di collaborare con loro o sarò costretto ad affidare il caso ad
un'altra squadra. Visto poi che fino ad ora non ci sono stati dei buoni
risultati non sei nella posizione di trattare la questione. Il caso rimane
nostro ma dovrete offrire piena collaborazione agli agenti che arriveranno
condividendo ogni informazione. Questo è tutto, agente Gibbs. –
Detto questo distolse completamente
la sua attenzione da lui, spostando gli occhi dallo sguardo diretto e severo
sulle carte poste nella scrivania, Gibbs rimase a fissarlo ancora qualche
istante pensando peste e corna aiutato dai fulmini che saettavano dalla nuvola
nera sopra la sua testa e dentro ai suoi occhi azzurri, ma si trattenne e
contraendo per la millesima volta la mascella in segno di contrarietà, nonché
ingoiando storicamente il duro boccone da digerire, semplicemente si girò
uscendo dall’ufficio, senza dire assolutamente nulla.
“Sarà tutto da vedere!”
Questo fu
l’unico conclusivo pensiero mentre con passo spedito e andamento parecchio
contrariato e seccato, si diresse dai suoi che lavorando più attivi che mai,
attendevano impazienti, curiosi e intimoriti il verdetto del Direttore e la
motivazione della convocazione di Gibbs.
Naturalmente
erano tutti sicuri che gli avessero tolto il caso ma sapevano bene che il loro
capo non gli avrebbe dato retta continuando imperterrito per la sua strada.
E loro, naturalmente, sarebbero
stati incondizionatamente con lui a qualunque costo, fino alla fine, seguendo
qualunque sua decisione.
Perché ormai al
punto in cui erano non si poteva che fare così.
Perché
erano una squadra ed una famiglia e si sarebbero sempre
sostenuti.
Sempre.
In
qualunque caso.
Quando Gibbs arrivò in poche falcate
alla scrivania circondato dai suoi, ognuno alla propria che lo guardavano
ansiosi, disse secco, sbrigativo e con poche parole, più dei latrati che
altro:
- Stanno per arrivare alcuni membri
dell’Unità di Analisi Comportamentale dell’FBI per aiutarci a stendere il
profilo psicologico del killer. – Per lui sarebbe bastato questo, ma Ziva fu la
prima impavida a parlare senza pensarci un attimo, scattando dritta sulla sedia
e gesticolando con aria di chi non capiva:
- Profilo
psicologico? Ma noi non l’abbiamo mai fatto… e poi Duky... -
A quel punto si beccò solo
l’occhiata più fulminante che Gibbs riuscì a tirare fuori, qualcosa di
paralizzante di per sé, quindi dopo un attimo di silenzio di tomba dove ogni
singola sillaba o respiro sarebbe stato superfluo, si sentì un violento sbattere
di mani sulla scrivania e il proprietario schizzare pressoché infuriato di nuovo
via dalla sua postazione, dirigendosi furente di rabbia verso la toilette.
- E’ più nero del solito… - Disse
McGee guardando come gli altri la direzione in cui era sparito in un lampo. –
Cioè, di solito in queste situazioni difficili in cui è già più nero del suo
normale… - Pensiero reso contorto dall’ansia che gli aveva inflitto lo stato
d’animo iroso del suo capo, di cui aveva un ovvia e naturale paura.
Tuttavia mentre Ziva cercava di
capire il senso di quella frase strana, Tony non si preoccupò nemmeno di
prenderlo in giro e alzandosi a sua volta in fretta sgusciò silenzioso anche lui
verso la toilette, dove si era rinchiuso Gibbs.
Una volta dentro con un certo
sensato timore di vedersi arrivare non solo un fulmine ma anche un pugno vero e
proprio, notò che la sua mano destra stava sotto l’acqua corrente del rubinetto,
mentre il resto del viso gocciolava bagnato evitando comunque lo specchio.
Tony si fermò alla porta immaginando
che il muro era stato vittima del suo sfogo fisico, quindi ringraziò sé stesso
per essere riuscito a venire al momento giusto senza beccarsi lui il diretto sul
naso.
Si mordicchiò il labbro e si
concesse una breve smorfia di difficoltà mentre si chiedeva il modo giusto per
approciarsi a lui.
Di solito a lavoro gli stava alla
larga, o meglio non lo cercava molto se non per questioni professionali, ad
entrambi non piaceva confondere vita privata con il resto, non volevano che quel
che erano a casa influenzasse in qualche modo quel che facevano col distintivo
in mano, separavano le due cose con fare molto maturo, Ma talvolta capitava che
l’uno avesse bisogno dell’altro e non si poteva evitare di stargli accanto,
anche solo scaldarlo col proprio sguardo che traboccava tutto il sentimento che
provava.
Quei momenti in cui si lasciavano
appena appena andare a ciò che erano realmente anche in privato, erano quelli in
cui serviva esserlo e non si infastidivano di aver ceduto e rischiato di essere
scoperti.
Tony non fece nulla se non
osservarlo sciacquarsi la mano e respirare a fondo.
Sapeva che non gli piaceva nulla di
quella situazione, a partire dai marines morti, dai loro buchi nell’acqua e dal
killer che continuava indisturbato a fare i suoi comodi per finire ora con
questa nuova squadra che veniva ad aiutarli. Per lui era un fallimento un aiuto
simile, tanto più che tutto ciò di cui si fidava era la sua squadra ed il suo
istinto.
Accettare un aiuto esterno, per di
più di una squadra che si affidava al profilo psicologico del criminale, era una
specie di sconfitta o comunque un segno di debolezza.
Capendo tutto quello che gli si agitava dentro, dopo tutto il tempo
che lo conosceva e quanto stavano insieme poteva dire di riuscirci, gli si
avvicinò lentamente e chiudendogli il rubinetto lo lasciò girarsi verso di sé,
quindi guardandolo dritto negli occhi senza il minimo timore o esitazione così
da vicino tanto da fargli sentire il respiro sul suo viso,
mormorò:
- Vedrai che saranno delle persone
in gamba e che ci aiuteranno a prendere quel bastardo. Entro stasera sarà tutto
finito. – Di solito Tony non faceva la parte dell’ottimista che lo tirava su di
morale, o meglio sì, era quello che cercava di tirare su di morale gli altri ma
lo faceva sdrammatizzando facendo il buffone della
situazione.
Difficilmente lui perdeva la testa
arrabbiandosi anche se c’erano i casi che lo coinvolgevano molto o i momenti in
cui agendo impulsivamente si trovava in qualche
guaio.
Però quando fece questa parte con
Gibbs, in quell’istante, il respiro parve tornargli leggermente più regolare e
come per magia qualcosa davvero funzionò in quel piccolo e semplice gesto da
parte del suo uomo.
Non seppe dire cosa di preciso
funzionò ma tornandogli il sangue freddo chiuse istintivamente gli occhi
appoggiando la fronte su quella di Tony, piegò appena le labbra in un cenno di
consapevolezza, qualcosa di molto dolce che fra loro era raro. Dopo qualche
minuto di silenzio in cui non si erano nemmeno più guardati negli occhi ma solo
toccati con le fronti, si staccarono senza nemmeno sfiorarsi con le
labbra.
Non era il luogo né il
momento.
Ora andava bene
così.
Il bacio sarebbe arrivato alla fine
di quel caso, quando avrebbero chiuso quell’assassino in
obitorio!
- Andiamo. – Mormorò invece Gibbs
scambiandosi un ultimo breve e fugace sguardo con quello che era il suo uomo da
tempo, ormai.
Quindi precedendolo uscirono insieme
dalla toilette più calmi e concentrati di prima, con un'altra luce più
determinata ma lucida e ragionevole.
In un modo o
nell’altro avrebbero preso quel criminale e se per riuscirci dovevano
appoggiarsi all’aspetto psicologico fornito da altre persone, allora sarebbe
andato bene.
L’importante era comunque arrivare a
lui e Gibbs sapeva che l'avrebbe avuto fra le mani, prima o
poi.
E da lì non ne sarebbe più
scappato.
L'auto nera con a bordo solo tre
uomini stava ormai per giungere a destinazione viaggiando con un andatura
sostenuta fra il traffico di Washington. Alla guida era il più bello fra i tre,
un gran bel ragazzo di colore che con gli occhiali scuri per coprirsi dal sole
di quel giorno, faceva sfoggio del suo fisico atletico grazie ad un
abbigliamento che gli donava molto evidenziando i muscoli giusti al punto
giusto. La sua bella voce bassa con un tocco costante di sensualità naturale,
come ogni altra parte di sé stesso, stava parlando con gli altri due uomini
chiedendo particolari sul caso che si apprestavano ad affrontare con i federali
della marina.
A rispondergli erano a turno
entrambi i suoi colleghi, uno il suo capo seduto a fianco vestito di tutto punto
con un aria estremamente seria e severa, l'altro più magro e pallido, di gran
lunga diverso da tutti. Lui era il ragazzo più giovane il cui abbigliamento
lasciava un bel po' a desiderare, i biondi capelli lunghi che coprivano
dolcemente il collo erano lasciati a sé stessi e si presentavano un po'
arruffati, così come lui nell'insieme. Consultava delle carte sciorinando una
serie di statistiche che gli altri due uomini ascoltavano e commentavano.
Di norma la squadra di Analisi
Comportamentale dell'FBI era composta da più persone però al momento avevano
dovuto dividersi ricevendo due urgenti richieste
importanti.
Il killer di marine era stato il
caso di cui si erano fatti carico Hotchner, Morgan e Reid mentre Rossi, Prentiss
e JJ si erano diretti altrove. Non era raro che si dividessero ma nemmeno molto
frequente.
Del resto Reid era il più indicato
per i criminali che uccidevano così tanto e da lui né il capo né l'altro
compagno si separavano mai. Se potevano preferivano affiancarlo. Normalmente non
lo facevano entrambi ma solo uno dei due, però potendo scegliere si sentivano
più tranquilli così.
- Eccoci arrivati. - Disse Morgan
parcheggiando il SUV nero dai vetri oscurati nel parcheggio dell'NCIS. Reid
chiuse la cartella che stava consultando e raccogliendo tutto quello che si
erano portati inerente al caso scesero dall'auto dirigendosi a passo sicuro e
spedito all'ingresso.
Sarebbe stato un caso difficile, lo
sentivano a pelle ed ormai erano abituati a fidarsi delle sensazioni anche se
non le esprimevano mai poiché lo ritenevano superfluo. Loro malgrado con seria
professionalità attesero di essere condotti dalla squadra in testa alle indagini
consapevoli che ad essere complicato non sarebbe stato tanto il caso in sé
quanto collaborare con altri agenti federali.
Quando i tre uomini completamente
diversi fra loro uscirono dall'ascensore condotti dall'agente che li aveva
scortati, si fermarono aspettando di essere presentati, guardandosi
discretamente attorno per farsi subito una prima idea dell'ambiente in cui
avrebbero lavorato.
Bastò uno sguardo per capire subito
con chi avrebbero lavorato e capirono anche quanto provati fossero dalle
indagini.
Reid si avvicinò istintivamente di
più a Morgan mentre Hotch aspettava un passo avanti a loro in attesa di ricevere
l'altro capo squadra o il direttore e in quella breve attesa tutti capirono che
oltre ad essere dei giorni difficili, quelli, sarebbero stati anche dei giorni
diversi da quelli che di solito erano abituati a vivere e affrontare. Nemmeno lì
sarebbero stati in grado di spiegare il motivo di quelle sensazioni, però si
sentirono così e subito preferirono concentrarsi su quel che stavano per fare.
Si riscossero dai rispettivi
pensieri insoliti quando un uomo dall'andamento sbrigativo e deciso, nonché
visibilmente seccato, andò loro incontro. Subito capirono che si trattava del
responsabile delle indagini quindi Hotch andò lui incontro ricambiando senza
problemi lo sguardo diretto che ricevette immediatamente.
- Voi siete la squadra di Analisi
Comportamentale dell'FBI, suppongo. - Disse con voce bassa e controllata che non
mascherò minimamente il suo stato d'animo molto contrariato e scontroso. Il moro
tese la mano abbozzando un sorriso tirato ma professionale che non fu ricambiato
nonostante la mano fu presa e stretta con sicurezza.
- Agente Speciale Hotchener, lui è
l'agente Reid e lui l'agente Morgan. - Presentò altrettanto sbrigativo
concordando con lui sull'andare al sodo e non perdersi in sciocchi convenevoli.
All'inizio era difficile per tutti, poi collaborando le cose sarebbero cambiate,
conoscendosi meglio, approfondendo...
- Vi do il
benvenuto a nome di tutta l'NCIS, la mia squadra vi offrirà la massima
collaborazione e qualunque cosa vi serva non avete che da chiedere. Mi auguro
che... - La voce del Direttore che era arrivato intromettendosi fra i due capi
squadra, fu a sua volta interrotta da Gibbs che senza peli sulla lingua dimostrò
apertamente quel che pensava, fin troppo:
- ... che tutto
questo non sia una perdita di tempo! - Detto questo ignorò gli sguardi increduli
ed interessati dei presenti, quindi si voltò verso gli altri alle scrivanie che
osservavano da lontano parlottando fra loro senza perdersi un solo istante e
facendo loro un unico cenno col dito indicò di avvicinarsi. Ziva, Tony e McGee
quindi scattarono e arrivando lì in fretta affiancarono Gibbs e Vence dinnanzi
ai tre membri dell'FBI che si presentarono tendendo le mani e scambiandosi tutti
uno sguardo chi diretto, chi significativo, chi ironico, chi gentile e chi di
ammirazione.
McGee era contento di indagare con
una squadra che sembrava tanto interessante, visto il loro metodo particolare,
Ziva invece era di natura sospettosa, un po' come Gibbs, mentre Tony era
incuriosito. Non si precludeva mai nessuna strada, prima voleva studiare la
situazione a modo suo e solo dopo decidere se gli sarebbe piaciuto o meno.
Lo sguardo fine e assassino che
Vance diresse a Gibbs fu molto chiaro e cristallino, non servirono parole,
tuttavia prima di andare sibilò:
- La totale
collaborazione. - Non ci fu bisogno di altro. Sapeva che l'altro non avrebbe mai
risposto.
Una volta soli i sette continuarono
a guardarsi ancora brevemente ognuno a modo proprio, poi Gibbs voltò loro le
spalle senza dire nulla se non: - Tony! - che fece scattare il nominato già
preparato a quel che doveva fare pur non essendosi messi d'accordo
precedentemente:
- Mi occupo di loro. - Disse
infatti, poi aggiunse: - Prego, seguitemi. - Non c'era bisogno di chiedere di
cosa avevano bisogno, era ovvio che come minimo serviva loro una stanza in cui
sistemarsi anche perché difficilmente Gibbs avrebbe accettato di condividere la
sua scrivania con qualcun'altro.
Hotchener e gli
altri si scambiarono una breve occhiata fra di loro, un occhiata che disse
tutto, quindi semplicemente lo seguirono senza emettere alcun
suono.
- E' uno che si nota! - Sussurrò
Reid a Morgan senza farsi sentire da nessun altro.
Morgan alzò un sopracciglio e
incuriosito chiese: - Chi? - capendo che poteva trattarsi sia del capo squadra
che dell'agente che ora li conduceva.
- L'agente
Gibbs. Ha una personalità molto forte. Sembra diffidente verso il genere umano
ma dei suoi agenti si fida tanto che loro capiscono al volo le sue richieste
ancora prima che le esprima. E non ha il minimo timore del suo capo, il
direttore. - Era tipico di Reid subire il fascino di coloro che avevano una
personalità forte ed analizzarli subito con la stessa facilità con cui si
indossano i calzini. Morgan sorrise compiaciuto che il suo cervello, tanto per
cambiare, fosse già in movimento anche se non per il caso.
- Si... un tipo interessante... ha
l'aria di riservare molte sorprese. Non sarà affatto male lavorare qua. - Lo
disse con ironia ed una luce più che divertita negli occhi scuri che pur
parlando di uno fissavano insistentemente un altro, ovvero Tony. Reid seguì
incuriosito la linea del suo sguardo e alzò entrambi i sopraccigli disorientato
da ciò che capì Morgan stava guardando: il sedere di quell'agente oggettivamente
di bella presenza. Istintivamente ingoiò a vuoto e preferì non dire nulla anche
se avrebbe potuto; al contrario il suo cervello, naturalmente, si mise a pensare
ad una velocità supersonica che 'l'interessante' di Morgan era diretto a quel
ragazzo piuttosto che al capo squadra di cui stavano parlando.
“Bè... “ Iniziò poi rallentando un attimo e soffermandosi
anche lui sulla visione che in effetti non era poi tanto male: “non
che lui sia meno interessante dell'altro... ma per un motivo diverso!
“
Si stupì lui stesso dei pensieri che
si trovò a fare, quindi decidendo di concentrarsi su altro ascoltò ciò che
l'oggetto del suo 'interesse' stava dicendo con una certa allegria nella voce.
Un allegria scanzonata ed ironica ma non pesante o fuori luogo. Ricordava molto
il modo di fare di Morgan anche se non era proprio uguale.
- Vi abbiamo assegnato una stanza,
immaginando che ne avrete bisogno per sistemarvi... - Poi piegò l'angolo della
bocca all'insù accentuando l'ironia che già vibrava molto in lui: - Vi consiglio
di stargli alla larga il più possibile e di rivolgervi a me per qualunque
cosa... lui è molto peggio del killer che stiamo cercando... - La piccola
battuta più o meno innocente non fu molto apprezzata da Hotch che ignorò
totalmente l'ultima frase, mentre Morgan ridacchiò inquadrando al volo il tipo
decidendo che gli piaceva e che avrebbero instaurato un ottimo rapporto. Reid
rallentò ancora corrugando la fronte chiedendosi se fosse serio, non trovando
risposta (quel genere di cose le capiva solo Morgan) si affrettò a seguirli
entrando insieme agli altri nella stanza delle riunioni dalle medie dimensioni
fornita di un lungo tavolo, di sedie, di finestre e di un televisore. Stanza con
lo stretto necessario.
Tony si mise da parte a lato della
porta e allargando le braccia li fece entrare continuando con naturalezza a
parlare, sembrava che non subisse nessuna tensione per il caso difficile che
stavano affrontando o per la loro presenza. Avevano notato che tutti erano
nervosi e seri, tranne lui. Un altro tassello andò a comporre quell'interessante
individuo e Morgan gli scoccò un sorriso che la disse lunga su ciò che pensava
in quel momento con quello scambio di sguardi. Tony lo notò e non se ne
imbarazzò, lo accettò di buon grado ricambiando allo stesso identico modo,
quindi come se gli avessero inserito una monetina per farlo funzionare cambiò
repentinamente senza apparente sprone e rivolgendosi ad Hotch con serierà, tornò
al motivo per cui erano lì:
- Non so cosa vi
abbia fornito Vance, cosa sappiate già e cosa vi serva, tuttavia possiamo
organizzare una prima riunione preliminare con l'intera squadra per scambiarci
tutte le informazioni e gli aggiornamenti prima di iniziare. Non so come
lavorate di solito quindi aspetto le vostre richieste che, ripeto, vi conviene
fare a me se volete ottenere qualcosa di utile e non un ringhio... sapete...
Gibbs comunica con quelli e con gli scappellotti, la mia nuca ne sa qualcosa. Ad
ogni modo... - Lo sproloquio sarebbe andato avanti a lungo fra le cose serie e
sensate e quelle demenziali ad inutili sparate tutte con lo stesso tono, se
Hotch non lo avesse interrotto impaziente e brusco per procedere senza perdere
altro tempo:
- Si, è una buona idea la riunione
preliminare d'aggiornamento. - Sperando che nessuno gli desse man forte.
Speranza vana.
- Se non si rischia troppo la
vita... - Fece infatti Morgan col medesimo tono usato da Tony. Questi spostò lo
sguardo su di lui notando che oltre ad essere decisamente un bel tipo
dannatamente sexy, stava anche al suo umorismo, cosa essenziale affinché
qualcuno gli piacesse.
- Per questo vedrò cosa posso fare,
ma non vi assicuro nulla... con Gibbs l'unica sicurezza è che per rimanere
interi bisogna stargli alla larga! - Morgan ridacchiò divertito e complice
mentre Reid continuò stupito ed incuriosito a studiarli, era molto colpito dalla
sicurezza che trapelava da loro. Insieme avrebbero fatto scintille, ne era
certo. Però gli sembrava così strano incontrare un altro simile a Morgan... ma
soprattutto vederli così presto complici fra loro. Doveva ancora capire se
sarebbe stata una cosa positiva.
- Va bene,
grazie. Vi aspettiamo per l'aggiornamento. - Interruppe il siparietto Hotchener
che cominciava a nutrire seri dubbi sul fatto che fosse stata una buona idea far
venire anche Morgan. Del resto non poteva immaginare che ci sarebbe stato un
altro simile a lui con cui fare comunella. Quei due insieme, lo capì subito, gli
avrebbero dato dei grandi grattacapi ma si fidava di Morgan e sapeva anche che
per avere dei buoni risultati, da lui, bisognava lasciarlo libero di agire come
si sentiva, come il suo istinto gli diceva di fare.
- Bene. - Disse Tony con aria
enigmatica girandosi per andarsene.
- Già! - Lo
fermò Morgan con quest'esclamazione insolita, l'altro si girò nuovamente in sua
direzione quindi lo vide avvicinarglisi e a voce bassa che lo fece rabbrividire
continuò: - Tutti abbiamo un 'Gibbs' in famiglia! - Il modo in cui si guardarono
e sorrisero simbioticamente con malizia e ironia fu qualcosa che a Reid non
piacque e lo sentì con più chiarezza solo in quel momento.
Ovviamente non seppe spiegarselo ma
sapeva che prima della fine di quella collaborazione l'avrebbe capito.