INDAGINI CONGIUNTE

CAPITOLO I:
UN CASO DIFFICILE

/ In the air tonight - Nonpoint /
Un senso di frustrazione risalì in entrambi con la stessa potenza, facendoli sospirare, contrarre le mascelle ed i muscoli insieme allo spasmo dei rispettivi stomaci che si chiusero nuovamente a doppia mandata. Frustrazione e impazienza nonché fastidio e ansia.
Le cose stavano loro sfuggendo di mano ed era una cosa così plateale che presto si sarebbero messi a prendere a pugni chiunque arrivasse sul loro cammino.
Eppure la notizia era arrivata loro chiara e limpida, senza lasciare alcuna possibilità di aver capito male.
Era un incubo.
Tutta quella situazione lo era.
Un terribile incubo senza via d’uscita, almeno al momento.
Era da molto che non si sentivano così, da quando era morta Jenny, o quando Gibbs aveva rischiato di morire abbandonandoli o ancora quando avevano tutti creduto che Tony fosse morto.
Era passato molto tempo, tutto sommato, ma loro continuavano a ripensarci quando le sensazioni che provavano sul loro cammino, somigliavano terribilmente a quei momenti atroci.
Ora le cose stavano andando male ma la consapevolezza che sarebbero andate sempre peggio se non avessero subito fatto qualcosa, era incombente.
La colpevolezza che sentivano dentro fino all’osso, l’incapacità di procedere nelle indagini e fermare quel massacro che si stava compiendo intorno a loro era pietrificante. Come potevano permettere che assassinassero così facilmente dei marine?
Così tanti in così poco tempo, con lo stesso metodo freddo e sbrigativo ma unico, delle firme che attirassero l’attenzione di tutti, qualcosa che prendeva la coscienza di chiunque spingendo l’intera città e oltre a farne un caso di stato.
Quello o quegli assassini continuavano ad agire indisturbati e loro a brancolare nel buio come non mai era accaduto.
Sembrava sempre arrivassero vicini, ad un soffio da loro, e poi si scontravano con un altro errore inciampando in una buca che non doveva essere lì.
No, le cose andavano sempre peggio e nonostante loro proseguissero in quella che sembrava la giusta direzione, quello non bastava. Dovevano trovare un altro metodo per arrivare a loro.
Assolutamente.
Fu così, che all’ennesima brutta notizia di un nuovo cadavere di un marine ucciso inequivocabilmente dallo stesso killer, Vance, il nuovo direttore dell’NCIS, diede l’ultima occasione a sé stesso e alla squadra per porre termine a quei massacri gratuiti senza senso e significato.
Era quello il punto.
L’unica connessione era che le vittime erano tutte marine, per il resto non avevano collegamenti o similitudini, nulla di nulla.
Come se la divisa bastasse per uccidere degli uomini.
Dopo aver ricevuto risposta positiva, Vance convocò Gibbs per comunicargli la sua decisione, consapevole che non sarebbe stato contento. Del resto non aveva scelta, era l’unica possibilità per prendere quel killer che continuava quasi indisturbato a fare i propri sporchi comodi.
Quando il capo squadra con fare impaziente entrò nell’ufficio del direttore, già dalla sua espressione capì che doveva trattarsi di qualcosa che non gli sarebbe piaciuto.
Come minimo si aspettava di venir sollevato dal caso ma non glielo avrebbe permesso. Non avrebbe mollato a nessuno quello che ormai spettava a lui di diritto.
Prendere quel dannatissimo essere immondo che con un passo sempre avanti a loro uccideva i marine.
Stava diventando una questione personale, non mollava da giorni senza riposarsi e far riposare la sua squadra, facevano degli orari rigidissimi e praticamente nemmeno mangiavano, non si concedevano tregua, lui nella fattispecie. Non esisteva che lui avrebbe mollato senza fermare e prendere quell’assassino. Non l’avrebbe mai permesso e risoluto nonché parecchio rabbioso, si preparò a rispondergli male e a fare di testa sua come al solito.
Tuttavia Vance lo precedette con risolutezza e fermezza:
- Visto come sta procedendo il caso ho deciso di chiedere una consulenza speciale con una squadra particolare dell’FBI che normalmente opera su tutto il territorio americano. È unica nel suo genere e molto in gamba nonché utile, si tratta dell’Unità di Analisi Comportamentale. Hanno risposto positivamente, manderanno a breve alcuni agenti della squadra per aiutarci a prendere questo killer di marine. Ci serve un ulteriore metodo per trovarlo e il profilo psicologico che ci forniranno ci aiuterà. Non è una richiesta, la mia, non hai possibilità di rifiutarti. L’unica scelta che hai è di collaborare con loro o sarò costretto ad affidare il caso ad un'altra squadra. Visto poi che fino ad ora non ci sono stati dei buoni risultati non sei nella posizione di trattare la questione. Il caso rimane nostro ma dovrete offrire piena collaborazione agli agenti che arriveranno condividendo ogni informazione. Questo è tutto, agente Gibbs. –
Detto questo distolse completamente la sua attenzione da lui, spostando gli occhi dallo sguardo diretto e severo sulle carte poste nella scrivania, Gibbs rimase a fissarlo ancora qualche istante pensando peste e corna aiutato dai fulmini che saettavano dalla nuvola nera sopra la sua testa e dentro ai suoi occhi azzurri, ma si trattenne e contraendo per la millesima volta la mascella in segno di contrarietà, nonché ingoiando storicamente il duro boccone da digerire, semplicemente si girò uscendo dall’ufficio, senza dire assolutamente nulla.
Sarà tutto da vedere!”
Questo fu l’unico conclusivo pensiero mentre con passo spedito e andamento parecchio contrariato e seccato, si diresse dai suoi che lavorando più attivi che mai, attendevano impazienti, curiosi e intimoriti il verdetto del Direttore e la motivazione della convocazione di Gibbs.
Naturalmente erano tutti sicuri che gli avessero tolto il caso ma sapevano bene che il loro capo non gli avrebbe dato retta continuando imperterrito per la sua strada.
E loro, naturalmente, sarebbero stati incondizionatamente con lui a qualunque costo, fino alla fine, seguendo qualunque sua decisione.
Perché ormai al punto in cui erano non si poteva che fare così.
Perché erano una squadra ed una famiglia e si sarebbero sempre sostenuti.
Sempre.
In qualunque caso.
Quando Gibbs arrivò in poche falcate alla scrivania circondato dai suoi, ognuno alla propria che lo guardavano ansiosi, disse secco, sbrigativo e con poche parole, più dei latrati che altro:
- Stanno per arrivare alcuni membri dell’Unità di Analisi Comportamentale dell’FBI per aiutarci a stendere il profilo psicologico del killer. – Per lui sarebbe bastato questo, ma Ziva fu la prima impavida a parlare senza pensarci un attimo, scattando dritta sulla sedia e gesticolando con aria di chi non capiva:
- Profilo psicologico? Ma noi non l’abbiamo mai fatto… e poi Duky... -
A quel punto si beccò solo l’occhiata più fulminante che Gibbs riuscì a tirare fuori, qualcosa di paralizzante di per sé, quindi dopo un attimo di silenzio di tomba dove ogni singola sillaba o respiro sarebbe stato superfluo, si sentì un violento sbattere di mani sulla scrivania e il proprietario schizzare pressoché infuriato di nuovo via dalla sua postazione, dirigendosi furente di rabbia verso la toilette.
- E’ più nero del solito… - Disse McGee guardando come gli altri la direzione in cui era sparito in un lampo. – Cioè, di solito in queste situazioni difficili in cui è già più nero del suo normale… - Pensiero reso contorto dall’ansia che gli aveva inflitto lo stato d’animo iroso del suo capo, di cui aveva un ovvia e naturale paura.
Tuttavia mentre Ziva cercava di capire il senso di quella frase strana, Tony non si preoccupò nemmeno di prenderlo in giro e alzandosi a sua volta in fretta sgusciò silenzioso anche lui verso la toilette, dove si era rinchiuso Gibbs.
Una volta dentro con un certo sensato timore di vedersi arrivare non solo un fulmine ma anche un pugno vero e proprio, notò che la sua mano destra stava sotto l’acqua corrente del rubinetto, mentre il resto del viso gocciolava bagnato evitando comunque lo specchio.
Tony si fermò alla porta immaginando che il muro era stato vittima del suo sfogo fisico, quindi ringraziò sé stesso per essere riuscito a venire al momento giusto senza beccarsi lui il diretto sul naso.
Si mordicchiò il labbro e si concesse una breve smorfia di difficoltà mentre si chiedeva il modo giusto per approciarsi a lui.
Di solito a lavoro gli stava alla larga, o meglio non lo cercava molto se non per questioni professionali, ad entrambi non piaceva confondere vita privata con il resto, non volevano che quel che erano a casa influenzasse in qualche modo quel che facevano col distintivo in mano, separavano le due cose con fare molto maturo, Ma talvolta capitava che l’uno avesse bisogno dell’altro e non si poteva evitare di stargli accanto, anche solo scaldarlo col proprio sguardo che traboccava tutto il sentimento che provava.
Quei momenti in cui si lasciavano appena appena andare a ciò che erano realmente anche in privato, erano quelli in cui serviva esserlo e non si infastidivano di aver ceduto e rischiato di essere scoperti.
Tony non fece nulla se non osservarlo sciacquarsi la mano e respirare a fondo.
Sapeva che non gli piaceva nulla di quella situazione, a partire dai marines morti, dai loro buchi nell’acqua e dal killer che continuava indisturbato a fare i suoi comodi per finire ora con questa nuova squadra che veniva ad aiutarli. Per lui era un fallimento un aiuto simile, tanto più che tutto ciò di cui si fidava era la sua squadra ed il suo istinto.
Accettare un aiuto esterno, per di più di una squadra che si affidava al profilo psicologico del criminale, era una specie di sconfitta o comunque un segno di debolezza.
Capendo tutto quello che gli si agitava dentro, dopo tutto il tempo che lo conosceva e quanto stavano insieme poteva dire di riuscirci, gli si avvicinò lentamente e chiudendogli il rubinetto lo lasciò girarsi verso di sé, quindi guardandolo dritto negli occhi senza il minimo timore o esitazione così da vicino tanto da fargli sentire il respiro sul suo viso, mormorò:
- Vedrai che saranno delle persone in gamba e che ci aiuteranno a prendere quel bastardo. Entro stasera sarà tutto finito. – Di solito Tony non faceva la parte dell’ottimista che lo tirava su di morale, o meglio sì, era quello che cercava di tirare su di morale gli altri ma lo faceva sdrammatizzando facendo il buffone della situazione.
Difficilmente lui perdeva la testa arrabbiandosi anche se c’erano i casi che lo coinvolgevano molto o i momenti in cui agendo impulsivamente si trovava in qualche guaio.
Però quando fece questa parte con Gibbs, in quell’istante, il respiro parve tornargli leggermente più regolare e come per magia qualcosa davvero funzionò in quel piccolo e semplice gesto da parte del suo uomo.
Non seppe dire cosa di preciso funzionò ma tornandogli il sangue freddo chiuse istintivamente gli occhi appoggiando la fronte su quella di Tony, piegò appena le labbra in un cenno di consapevolezza, qualcosa di molto dolce che fra loro era raro. Dopo qualche minuto di silenzio in cui non si erano nemmeno più guardati negli occhi ma solo toccati con le fronti, si staccarono senza nemmeno sfiorarsi con le labbra.
Non era il luogo né il momento.
Ora andava bene così.
Il bacio sarebbe arrivato alla fine di quel caso, quando avrebbero chiuso quell’assassino in obitorio!
- Andiamo. – Mormorò invece Gibbs scambiandosi un ultimo breve e fugace sguardo con quello che era il suo uomo da tempo, ormai.
Quindi precedendolo uscirono insieme dalla toilette più calmi e concentrati di prima, con un'altra luce più determinata ma lucida e ragionevole.
In un modo o nell’altro avrebbero preso quel criminale e se per riuscirci dovevano appoggiarsi all’aspetto psicologico fornito da altre persone, allora sarebbe andato bene.
L’importante era comunque arrivare a lui e Gibbs sapeva che l'avrebbe avuto fra le mani, prima o poi.
E da lì non ne sarebbe più scappato.


L'auto nera con a bordo solo tre uomini stava ormai per giungere a destinazione viaggiando con un andatura sostenuta fra il traffico di Washington. Alla guida era il più bello fra i tre, un gran bel ragazzo di colore che con gli occhiali scuri per coprirsi dal sole di quel giorno, faceva sfoggio del suo fisico atletico grazie ad un abbigliamento che gli donava molto evidenziando i muscoli giusti al punto giusto. La sua bella voce bassa con un tocco costante di sensualità naturale, come ogni altra parte di sé stesso, stava parlando con gli altri due uomini chiedendo particolari sul caso che si apprestavano ad affrontare con i federali della marina.
A rispondergli erano a turno entrambi i suoi colleghi, uno il suo capo seduto a fianco vestito di tutto punto con un aria estremamente seria e severa, l'altro più magro e pallido, di gran lunga diverso da tutti. Lui era il ragazzo più giovane il cui abbigliamento lasciava un bel po' a desiderare, i biondi capelli lunghi che coprivano dolcemente il collo erano lasciati a sé stessi e si presentavano un po' arruffati, così come lui nell'insieme. Consultava delle carte sciorinando una serie di statistiche che gli altri due uomini ascoltavano e commentavano.
Di norma la squadra di Analisi Comportamentale dell'FBI era composta da più persone però al momento avevano dovuto dividersi ricevendo due urgenti richieste importanti.
Il killer di marine era stato il caso di cui si erano fatti carico Hotchner, Morgan e Reid mentre Rossi, Prentiss e JJ si erano diretti altrove. Non era raro che si dividessero ma nemmeno molto frequente.
Del resto Reid era il più indicato per i criminali che uccidevano così tanto e da lui né il capo né l'altro compagno si separavano mai. Se potevano preferivano affiancarlo. Normalmente non lo facevano entrambi ma solo uno dei due, però potendo scegliere si sentivano più tranquilli così.
- Eccoci arrivati. - Disse Morgan parcheggiando il SUV nero dai vetri oscurati nel parcheggio dell'NCIS. Reid chiuse la cartella che stava consultando e raccogliendo tutto quello che si erano portati inerente al caso scesero dall'auto dirigendosi a passo sicuro e spedito all'ingresso.
Sarebbe stato un caso difficile, lo sentivano a pelle ed ormai erano abituati a fidarsi delle sensazioni anche se non le esprimevano mai poiché lo ritenevano superfluo. Loro malgrado con seria professionalità attesero di essere condotti dalla squadra in testa alle indagini consapevoli che ad essere complicato non sarebbe stato tanto il caso in sé quanto collaborare con altri agenti federali.
Quando i tre uomini completamente diversi fra loro uscirono dall'ascensore condotti dall'agente che li aveva scortati, si fermarono aspettando di essere presentati, guardandosi discretamente attorno per farsi subito una prima idea dell'ambiente in cui avrebbero lavorato.
Bastò uno sguardo per capire subito con chi avrebbero lavorato e capirono anche quanto provati fossero dalle indagini.
Reid si avvicinò istintivamente di più a Morgan mentre Hotch aspettava un passo avanti a loro in attesa di ricevere l'altro capo squadra o il direttore e in quella breve attesa tutti capirono che oltre ad essere dei giorni difficili, quelli, sarebbero stati anche dei giorni diversi da quelli che di solito erano abituati a vivere e affrontare. Nemmeno lì sarebbero stati in grado di spiegare il motivo di quelle sensazioni, però si sentirono così e subito preferirono concentrarsi su quel che stavano per fare.
Si riscossero dai rispettivi pensieri insoliti quando un uomo dall'andamento sbrigativo e deciso, nonché visibilmente seccato, andò loro incontro. Subito capirono che si trattava del responsabile delle indagini quindi Hotch andò lui incontro ricambiando senza problemi lo sguardo diretto che ricevette immediatamente.
- Voi siete la squadra di Analisi Comportamentale dell'FBI, suppongo. - Disse con voce bassa e controllata che non mascherò minimamente il suo stato d'animo molto contrariato e scontroso. Il moro tese la mano abbozzando un sorriso tirato ma professionale che non fu ricambiato nonostante la mano fu presa e stretta con sicurezza.
- Agente Speciale Hotchener, lui è l'agente Reid e lui l'agente Morgan. - Presentò altrettanto sbrigativo concordando con lui sull'andare al sodo e non perdersi in sciocchi convenevoli. All'inizio era difficile per tutti, poi collaborando le cose sarebbero cambiate, conoscendosi meglio, approfondendo...
- Vi do il benvenuto a nome di tutta l'NCIS, la mia squadra vi offrirà la massima collaborazione e qualunque cosa vi serva non avete che da chiedere. Mi auguro che... - La voce del Direttore che era arrivato intromettendosi fra i due capi squadra, fu a sua volta interrotta da Gibbs che senza peli sulla lingua dimostrò apertamente quel che pensava, fin troppo:
- ... che tutto questo non sia una perdita di tempo! - Detto questo ignorò gli sguardi increduli ed interessati dei presenti, quindi si voltò verso gli altri alle scrivanie che osservavano da lontano parlottando fra loro senza perdersi un solo istante e facendo loro un unico cenno col dito indicò di avvicinarsi. Ziva, Tony e McGee quindi scattarono e arrivando lì in fretta affiancarono Gibbs e Vence dinnanzi ai tre membri dell'FBI che si presentarono tendendo le mani e scambiandosi tutti uno sguardo chi diretto, chi significativo, chi ironico, chi gentile e chi di ammirazione.
McGee era contento di indagare con una squadra che sembrava tanto interessante, visto il loro metodo particolare, Ziva invece era di natura sospettosa, un po' come Gibbs, mentre Tony era incuriosito. Non si precludeva mai nessuna strada, prima voleva studiare la situazione a modo suo e solo dopo decidere se gli sarebbe piaciuto o meno.
Lo sguardo fine e assassino che Vance diresse a Gibbs fu molto chiaro e cristallino, non servirono parole, tuttavia prima di andare sibilò:
- La totale collaborazione. - Non ci fu bisogno di altro. Sapeva che l'altro non avrebbe mai risposto.
Una volta soli i sette continuarono a guardarsi ancora brevemente ognuno a modo proprio, poi Gibbs voltò loro le spalle senza dire nulla se non: - Tony! - che fece scattare il nominato già preparato a quel che doveva fare pur non essendosi messi d'accordo precedentemente:
- Mi occupo di loro. - Disse infatti, poi aggiunse: - Prego, seguitemi. - Non c'era bisogno di chiedere di cosa avevano bisogno, era ovvio che come minimo serviva loro una stanza in cui sistemarsi anche perché difficilmente Gibbs avrebbe accettato di condividere la sua scrivania con qualcun'altro.
Hotchener e gli altri si scambiarono una breve occhiata fra di loro, un occhiata che disse tutto, quindi semplicemente lo seguirono senza emettere alcun suono.
- E' uno che si nota! - Sussurrò Reid a Morgan senza farsi sentire da nessun altro.
Morgan alzò un sopracciglio e incuriosito chiese: - Chi? - capendo che poteva trattarsi sia del capo squadra che dell'agente che ora li conduceva.
- L'agente Gibbs. Ha una personalità molto forte. Sembra diffidente verso il genere umano ma dei suoi agenti si fida tanto che loro capiscono al volo le sue richieste ancora prima che le esprima. E non ha il minimo timore del suo capo, il direttore. - Era tipico di Reid subire il fascino di coloro che avevano una personalità forte ed analizzarli subito con la stessa facilità con cui si indossano i calzini. Morgan sorrise compiaciuto che il suo cervello, tanto per cambiare, fosse già in movimento anche se non per il caso.
- Si... un tipo interessante... ha l'aria di riservare molte sorprese. Non sarà affatto male lavorare qua. - Lo disse con ironia ed una luce più che divertita negli occhi scuri che pur parlando di uno fissavano insistentemente un altro, ovvero Tony. Reid seguì incuriosito la linea del suo sguardo e alzò entrambi i sopraccigli disorientato da ciò che capì Morgan stava guardando: il sedere di quell'agente oggettivamente di bella presenza. Istintivamente ingoiò a vuoto e preferì non dire nulla anche se avrebbe potuto; al contrario il suo cervello, naturalmente, si mise a pensare ad una velocità supersonica che 'l'interessante' di Morgan era diretto a quel ragazzo piuttosto che al capo squadra di cui stavano parlando.
Bè... “ Iniziò poi rallentando un attimo e soffermandosi anche lui sulla visione che in effetti non era poi tanto male: “non che lui sia meno interessante dell'altro... ma per un motivo diverso! “
Si stupì lui stesso dei pensieri che si trovò a fare, quindi decidendo di concentrarsi su altro ascoltò ciò che l'oggetto del suo 'interesse' stava dicendo con una certa allegria nella voce. Un allegria scanzonata ed ironica ma non pesante o fuori luogo. Ricordava molto il modo di fare di Morgan anche se non era proprio uguale.
- Vi abbiamo assegnato una stanza, immaginando che ne avrete bisogno per sistemarvi... - Poi piegò l'angolo della bocca all'insù accentuando l'ironia che già vibrava molto in lui: - Vi consiglio di stargli alla larga il più possibile e di rivolgervi a me per qualunque cosa... lui è molto peggio del killer che stiamo cercando... - La piccola battuta più o meno innocente non fu molto apprezzata da Hotch che ignorò totalmente l'ultima frase, mentre Morgan ridacchiò inquadrando al volo il tipo decidendo che gli piaceva e che avrebbero instaurato un ottimo rapporto. Reid rallentò ancora corrugando la fronte chiedendosi se fosse serio, non trovando risposta (quel genere di cose le capiva solo Morgan) si affrettò a seguirli entrando insieme agli altri nella stanza delle riunioni dalle medie dimensioni fornita di un lungo tavolo, di sedie, di finestre e di un televisore. Stanza con lo stretto necessario.
Tony si mise da parte a lato della porta e allargando le braccia li fece entrare continuando con naturalezza a parlare, sembrava che non subisse nessuna tensione per il caso difficile che stavano affrontando o per la loro presenza. Avevano notato che tutti erano nervosi e seri, tranne lui. Un altro tassello andò a comporre quell'interessante individuo e Morgan gli scoccò un sorriso che la disse lunga su ciò che pensava in quel momento con quello scambio di sguardi. Tony lo notò e non se ne imbarazzò, lo accettò di buon grado ricambiando allo stesso identico modo, quindi come se gli avessero inserito una monetina per farlo funzionare cambiò repentinamente senza apparente sprone e rivolgendosi ad Hotch con serierà, tornò al motivo per cui erano lì:
- Non so cosa vi abbia fornito Vance, cosa sappiate già e cosa vi serva, tuttavia possiamo organizzare una prima riunione preliminare con l'intera squadra per scambiarci tutte le informazioni e gli aggiornamenti prima di iniziare. Non so come lavorate di solito quindi aspetto le vostre richieste che, ripeto, vi conviene fare a me se volete ottenere qualcosa di utile e non un ringhio... sapete... Gibbs comunica con quelli e con gli scappellotti, la mia nuca ne sa qualcosa. Ad ogni modo... - Lo sproloquio sarebbe andato avanti a lungo fra le cose serie e sensate e quelle demenziali ad inutili sparate tutte con lo stesso tono, se Hotch non lo avesse interrotto impaziente e brusco per procedere senza perdere altro tempo:
- Si, è una buona idea la riunione preliminare d'aggiornamento. - Sperando che nessuno gli desse man forte. Speranza vana.
- Se non si rischia troppo la vita... - Fece infatti Morgan col medesimo tono usato da Tony. Questi spostò lo sguardo su di lui notando che oltre ad essere decisamente un bel tipo dannatamente sexy, stava anche al suo umorismo, cosa essenziale affinché qualcuno gli piacesse.
- Per questo vedrò cosa posso fare, ma non vi assicuro nulla... con Gibbs l'unica sicurezza è che per rimanere interi bisogna stargli alla larga! - Morgan ridacchiò divertito e complice mentre Reid continuò stupito ed incuriosito a studiarli, era molto colpito dalla sicurezza che trapelava da loro. Insieme avrebbero fatto scintille, ne era certo. Però gli sembrava così strano incontrare un altro simile a Morgan... ma soprattutto vederli così presto complici fra loro. Doveva ancora capire se sarebbe stata una cosa positiva.
- Va bene, grazie. Vi aspettiamo per l'aggiornamento. - Interruppe il siparietto Hotchener che cominciava a nutrire seri dubbi sul fatto che fosse stata una buona idea far venire anche Morgan. Del resto non poteva immaginare che ci sarebbe stato un altro simile a lui con cui fare comunella. Quei due insieme, lo capì subito, gli avrebbero dato dei grandi grattacapi ma si fidava di Morgan e sapeva anche che per avere dei buoni risultati, da lui, bisognava lasciarlo libero di agire come si sentiva, come il suo istinto gli diceva di fare.
- Bene. - Disse Tony con aria enigmatica girandosi per andarsene.
- Già! - Lo fermò Morgan con quest'esclamazione insolita, l'altro si girò nuovamente in sua direzione quindi lo vide avvicinarglisi e a voce bassa che lo fece rabbrividire continuò: - Tutti abbiamo un 'Gibbs' in famiglia! - Il modo in cui si guardarono e sorrisero simbioticamente con malizia e ironia fu qualcosa che a Reid non piacque e lo sentì con più chiarezza solo in quel momento.
Ovviamente non seppe spiegarselo ma sapeva che prima della fine di quella collaborazione l'avrebbe capito.