CAPITOLO X:
LA TENSIONE SI SCIOGLIE

/ Dice - Finley Quaye/
Fu come correre su una lama affilata.
L’idea che potesse essergli successo qualcosa di grave e di non saperlo era angosciante quanto il non avere idea di dove fosse e se fosse vivo.
Però non era morto o glielo avrebbero detto.
Per tutto il tempo del viaggio Reid non poté far altro che pensare a questo. Ragionevolmente parlando potevano essergli successe molte cose e la sua mente provvedeva premurosa ad elencargli tutto, mentre istintivamente sperava solo che Morgan fosse fra quelli che, per una volta, se l’erano cavata senza un graffio.
Sapeva che non poteva essere così poiché lo conosceva e uscire integro da un’azione era un’utopia, però sperarlo era tutto ciò che gli rimaneva. Anche se, come già detto, la sua testa non faceva che esporgli tutte le ragioni contrarie.
Sempre più impaziente e teso, nemmeno Hotchner riuscì a tranquillizzarlo e nemmeno ci provò. Si limitò a guidare in fretta fino all’ospedale di Washington.
Ziva e Charlie erano con loro ed in silenzio non osavano parlare notando la preoccupazione alle stelle del giovane dottore plurilaureato.
Nessuno di loro era così, ormai si sapeva che erano tutti vivi e chi più chi meno stavano bene. Era chiaro che era in quelle condizioni per un motivo particolare.

Quando lo vide da lontano con quell’occhio bendato un tuffo al cuore gli fece mancare un battito. Si fermò trattenendo il fiato. Si sentiva terribilmente sciocco ma non riusciva proprio più a controllarsi. Eppure ce la faceva sempre. Anzi, di norma non provava nulla di speciale, era raro che sentisse cose particolarmente forti da sbatterlo in quel modo.
Nella maggior parte dei casi era sempre per colpa di Morgan, comunque.
Rendendosene conto non poté evitarsi la domanda:
“Ma perché sempre lui?”
Ed era davvero ora che se lo chiedesse!
Non mosse più alcuno passo nel corridoio dell’ospedale, lasciando che gli altri con lui andassero avanti.
Ziva andò a cercare Tony mentre Charlie suo fratello.
Hotch lo precedette lasciandogli il tempo che gli serviva per riprendersi, quindi andò da Morgan.
Quando questi lo vide la prima cosa che fece fu cercare Reid frenetico con l’occhio sano.
L’ansia di non vederlo accanto ad Hotch lo bloccò all’istante, ma appena lo vide indietro che lo fissava sconvolto e più pallido del solito, capì che doveva aver patito le pene dell’inferno.
Eppure sebbene da un lato gli dispiacque, dall’altro l’idea gli piacque.
Finalmente il ghiacciolo trattenuto che non riusciva a dimostrare nessun sentimento umano, nella maggior parte dei casi, sembrava tutto l’opposto e solo per lui!
Rispondendo vago alla domanda del suo capo lo indirizzò da Gibbs e Don per conoscere i dettagli, quindi appena fu solo sgusciò dalla stanza dove era appena stato medicato e a passo spedito e sicuro arrivò subito da Reid.
Gli era quasi sembrato di impazzire standogli così lontano senza sapere se ce l’avrebbe fatta prima di dirgli cosa provava.
Prima di essere riuscito a baciarlo almeno una volta.
Sorrise e mentre cercava di capire cosa fosse meglio dire, già stava parlando con ironia e disinvoltura:
- Ehi, non dirmi che sono riuscito a farti preoccupare così tanto! - Che lo era si vedeva lontano un miglio!
Il biondo avrebbe voluto tirargli un pugno ma non essendo un gesto da lui si limitò ad ingoiare cercando la lucidità per rispondergli qualcosa di decente.
Eppure nonostante ci mettesse tutto il suo impegno, il suo cervello super veloce smise ancora una volta di funzionare.
E, tanto per cambiare, era proprio colpa di Morgan!
- Si. - Riuscì a malapena a dire con un filo di voce tremante. Gli occhi castani rispecchiarono il suo tono incerto ed impaurito, ancora non credeva che se la fosse cavata senza serie ripercussioni. - Cosa ti hanno fatto? - Chiese subito toccando la benda leggero, senza riuscire a trattenere quell’impulso irrefrenabile!
Il giovane dalla pelle scura e l’aria sbattuta, smise di scherzare e divenne seriamente sorpreso di quella sua reazione. Si era aspettato un rimbecco dei suoi, invece quell’ammissione e quel gesto delicato e premuroso… gli piaceva. Gli piaceva da matti e forse poteva azzardarsi a pensare che questa volta Reid aveva capito cosa provava per lui.
- Il calcio di una pistola in pieno occhio. Non ci vedrò per un po’ ma poi tornerà come prima. -
- Ti hanno fatto qualcos’altro? - Chiese ancora preoccupato non importandogli più di quanto sembrava strano:.
- Tre punti al sopracciglio. Sarò più affascinante di prima! - Sembrava una sciocchezza, sembrava tutto facile e di poco conto.
Sembrava non ci fosse bisogno di apprensione ma per il biondo qualcosa cominciava a ribellarsi dentro.
Non era così facile!
Lui aveva passato l’inferno aspettandolo, non era affatto così facile!
Come poteva scherzarci su e prenderla alla leggera?
Con un moto di contrarietà ritirò la mano e incrociò le braccia al petto, rimanendo sempre con quella tendenza al curvo seppur fosse indispettito:
- Non è una sciocchezza, Morgan! Non devi scherzarci su! -
Qua l’altro colse al volo l’occasione e nella confusione di quel corridoio d’ospedale, continuò a punzecchiarlo con malizia ben sapendo a cosa poteva arrivare con un po’ di fortuna:
- Ah no? - Sapeva bene quanto era stato male per colpa sua, ma voleva solo che lo dimenticasse, che si voltasse pagina, che si tornasse sereni come sempre.
E che lo ammettesse ad alta voce, per una buona volta.
Che si volevano bene!
- No! - rispose allora secco Reid. A Morgan piaceva ancora di più, sembrava un bambino offeso ed era delizioso. Specie quelle labbra piegate ostinatamente verso il basso. - Non è stato un gioco! E nemmeno una passeggiata! - Continuò vedendo che non voleva fare la persona seria nemmeno in una situazione simile. Davanti alla sua reazione, la propria angoscia lo faceva sentire solo un idiota. Lui si era preoccupato davvero ed ora veniva preso in giro! Si sentiva immensamente stupido, ecco perché punto sul vivo, ricordando i brutti momenti passati solo fino a pochi secondi prima, non mollò ribattendolo con un tono che di distaccato non aveva nulla: - Io ho passato l’inferno ad aspettarti, sai? Non sapevo dov’eri, che fine avevi fatto, se eri vivo… e anche quando mi hai chiamato… avevo una certezza in più che la possibilità di rivederti era minima! Ti trovavi in uno di quegli aerei-bomba! Ti rendi conto di come mi sono sentito io? E tu stai lì a ridere e a prenderti come sempre gioco di me! - Morgan non spense il sorrisino, era oltre ogni sua aspettativa. Questo, per i suoi canoni, considerando che si trattava di Reid, era una confessione d’amore bella e buona. - Ma cosa te lo dico a fare? Non lo capirai mai, cosa ho provato! -
Concluse nervoso e al limite il giovane girandosi e facendo un gesto di stizza con le mani.
Era andato poco lontano quando si sentì afferrare per un braccio e trascinare con forza in uno dei bagni lì vicino.
Sentì la serratura scattare e la luce accendersi in automatico.
Poi il tutto fu molto più veloce del suo cervello, il che era solo da vedere.
Prima di cominciare a mettere in moto le sue percezioni e la comprensione di quanto accadeva, si trovò con delle labbra carnose e calde sulle sue. Labbra inconfondibili.
Non le aveva mai provate ma le aveva osservate così nei dettagli che il tatto gli bastava e avanzava per capire che erano proprio quelle.
Però la prova superava di gran lunga ogni sua aspettativa, non che se ne fosse concesso molte…
Capì che Morgan lo stava baciando quando il cuore tornò a battergli, anche se all’impazzata, e le sue mani continuavano a reggerlo per le braccia senza mollarlo un istante.
Aveva una presa forte e sicura che solo lui gli trasmetteva.
Mise a fuoco con gli occhi socchiusi il suo viso e trovandolo più sexy del solito li richiuse in fretta con le palpitazioni che andavano a mille.
I respiri erano affannati e le ginocchia gli si piegavano, probabilmente sudava e le sue funzioni vitali erano alle stelle; tutto in confusione, troppe informazioni da catturare e comprendere per catalogarle e coglierle. Lasciò che la testa partisse per conto suo e si concentrò solo su quella bocca che si amalgamava con la propria, sulla lingua che lo cercava e trovandolo lo torturava stimolandolo a rispondergli.
E gli rispose.
Oh, se gli rispose.
Prima ancora di capire che lo stava facendo, era là aggrappato alle sue spalle e ricambiava il bacio giocando con la sua lingua.
Capendo solo una cosa.
Era proprio questo che voleva e da molto!
Si staccarono dopo interminabili attimi di quello scambio incredibile che non erano mai riusciti a dare vita per una marea di motivi. Quali fossero, però, ora non se lo ricordavano più.
Con le fronti appoggiate e i respiri irregolari che si mescolavano, con ancora i rispettivi sapori in bocca, si guardarono con emozione, quindi fu Morgan a sussurrare seriamente con una voce roca e sensuale:
- Allora, ti ho capito bene? -
Questa volta Reid sarebbe caduto se l’altro non avrebbe continuato a reggerlo e tenerlo stretto. Le ginocchia completamente molli e un calore che si espandeva su tutta la pelle lo rendeva di un colorito delizioso.
- Si… - Boccheggiò imbarazzato ma spiazzato.
Era contento di essere stato compreso un volta di più da lui. Era sempre stato uno dei pochi a riuscirci bene e questo perché non aveva mai tentato di gareggiare col suo cervello visto che lui si era sempre creduto superiore a quello!
Dopo di ché non poté che nascondere il viso contro il collo pulsante del compagno che l’accolse fra le sue braccia forti e protettive come aveva sempre fatto e mai avrebbe smesso.
- Sono innamorato di te, Reid. -
- Anche io… credo… - Il suo mormorio sommesso giunse tremante ed insicuro e Morgan non avrebbe potuto che immaginarlo così. In risposta rafforzò la presa lasciandosi invadere da una gioia incontaminata.
Quello era un gran bel premio per le pene che aveva dovuto patire in quell‘indagine!

/ I just wanna live - Good Charlotte /
Non era stata un cosa davvero programmata.
Gibbs aveva invitato i tre di Los Angeles a dormire almeno una notte a Washington offrendo loro vitto e alloggio, Tony aveva invitato i suoi due nuovi amici, Colby e Morgan, a fare la serata a casa sua e ad entrambi aveva detto di estendere l’invito ai rispettivi uomini!
Nel suo piano perfetto per divertirsi tutti insieme almeno una notte con chi gli interessava, aveva trascurato il povero matematico di fama internazionale che sarebbe rimasto escluso, ma visto che Don alla fine aveva deciso di accettare l’invito di Gibbs, anche Charlie aveva finito per unirsi al gruppo. Chiedendosi però, effettivamente, che cosa mai avrebbe potuto fare visto che era rimasto l’unico senza dolce metà!
Oltre a loro gli altri avevano avuto tutti altri impegni e Hotchner aveva declinato l‘invito ancora prima che potesse essergli fatto, decidendo che era abbastanza stanco, per quella volta, da andare a casa.
Non era stato fermato dal momento che Ziva si era offerta di accompagnarlo per lasciare l’auto agli altri suoi due colleghi!
A tutti erano note le preferenze dell’israeliana per gli uomini dalla personalità forte!
Ritrovati tutti i rimanenti a casa Gibbs, i due inquilini si erano guardati interrogativi non capendo la presenza di tanta gente, poi Tony aveva felicemente spiegato la sua brillante idea. Al che l’altro fulminandolo si era trattenuto dal chiedergli di chi fosse la casa.
Per quieto vivere degli ospiti aveva deciso di lasciar correre, cosa che stupì Tony convinto di beccarsi una brutta frecciata oltre che il suo sguardo che parlava da solo.
“L’ennesima morte scampata da me lo ha rabbonito o gli è improvvisamente spuntato il senso dell’ospitalità? No, perché escludo che si tratti del suo cuore… lui ce l’ha solo per certe cose, per altre non esiste proprio!
Non capisco… che gli piaccia questo Don al punto da mostrare rispetto ed evitare l’ammonimento di rito? Certo, se lo dice si sentirebbero tutti di troppo… bè, in questo caso ne approfitterò fino in fondo! Quando mi capita di poter tirare così tanto la corda e rimanere integro?”
Così pensando, senza l’ombra della gelosia, Tony sorrise furbo quindi indicò agli ospiti dove potevano accomodarsi cominciando a fare gli onori di casa con gran sfacciataggine:
Fu allora che anche chi ancora non lo sapeva, capì che Tony e Gibbs stavano insieme ed addirittura convivevano!
Non poterono non chiedersi se prima o poi sarebbero arrivati anche loro a quella fase delle rispettive relazioni, ma non si fecero film mentali. Rimasero quasi affascinati dall’osservare quella coppia così in avanti rispetto a loro da essere invidiabili. Oltre che quello c’era anche il fatto che si vedevano quanto in simbiosi fossero, il loro legame era molto solido ed incredibilmente affascinante di per sé.
Reid specialmente si perse ad osservare ogni particolare che parlava di loro, ogni gesto che avevano l’uno nei confronti dell’altro ed anche cose che apparentemente non significavano nulla.
Morgan capì il suo stato d’animo e mentre dopo cena, una pizza naturalmente, si trovarono tutti seduti nei divani fra una birra e l’altra a parlare amichevoli socializzando a vista d’occhio come non erano ancora riusciti a fare, non poté fare a meno di notare questa sorta di invidia positiva nei loro confronti.
Era visibilmente affascinato da loro due, come stavano insieme e la loro relazione.
Nella sua mente i loro profili si tracciavano sia come individui che come coppia e mano a mano che le conversazioni procedevano serenamente ed anche con una certa ilarità grazie agli elementi che c’erano, capiva sempre più di loro.
Fu allora che una certezza si fece strada in tutti loro: quella conoscenza non sarebbe finita lì.
- Oh certo, Reid è infallibile in tutto! Specie nelle sparatorie! - Stava dicendo Morgan per rispondere all’ammirazione che Charlie aveva espresso sul giovane dottore plurilaureato. Questi si raddrizzò a quella frase tornando al presente, quindi guardò accigliato ed incredulo il compagno accanto che appoggiato allo schienale del divano teneva le gambe allungate ed una mano sulla sua schiena curva. Lui era al contrario coi gomiti appoggiati alle ginocchia e si era come svegliato solo in quel momento.
- Cosa vuoi dire? - Lo rimbeccò col suo tono saccente pronto a correggerlo.
Morgan rise senza farsi il minimo problema, quindi proseguì sotto preghiera di Tony che non vedeva l’ora di sapere qualche aneddoto imbarazzante che rendesse quel genio un essere umano!
- Si dai racconta… vuoi dire che è un comune mortale anche lui? -
Reid guardò sconvolto anche Tony pensando di non aver sentito bene: mica ce l’aveva con lui?
- Certo! Ha una pessima mira! Prima di prendere l’abilitazione all’uso delle armi Hotch ha penato mica poco! E pensate che quando è riuscito a prenderla aveva mirato alla gamba di un S.I., finendo per colpirlo poi in mezzo agli occhi! - L’accaduto lo ricordava bene, il biondino, ma aveva sperato che evitasse di spiattellarlo ai quattro venti!
Le risate si levarono fra tutti e mentre c’era chi chiedeva se fosse vero e chi voleva sapere più particolari su questa parte del giovane genio, la mano appoggiata sulla schiena del proprio compagno stizzito che aveva piantato il muso senza più dire nulla, si era disinvoltamente infilata sotto la maglia riuscendo a trovare il contatto con la sua pelle liscia e calda. Questo trasmise mille scariche elettriche a Reid che si raddrizzò girandosi di scatto a guardarlo come se fosse impazzito. Non erano mica soli… però notò subito anche come gli altri non fecero caso a quanto succedeva fra loro. Anzi.
Solo allora, mentre li scorreva frenetico con gli occhi, notò che pure le altre due coppie avevano cominciato a dare segni altrettanto disinvolti.
Ad esempio il braccio di Gibbs era posato casualmente sullo schienale del divano proprio dietro a Tony comodamente appoggiato, e accoccolato, contro di lui che concedeva molti dei suoi rari e preziosi sorrisi di divertimento. Anche gli altri due si abbandonavano a dei vaghi ma evidenti segni d’affetto, a modo loro. La mano di Colby era posata sulla coscia di Don che si lasciava incredibilmente accarezzare come fosse naturale. Per i loro canoni era un gran segno d’affetto visto che il capo squadra non aveva mai permesso assolutamente nulla. Lasciarglielo fare senza eliminarlo con lo sguardo era un enorme passo in avanti!
Charlie stesso se ne stupiva ma non era intimidito od in imbarazzo per quei segni che ormai tutte e tre le coppie dimostravano, non erano invadenti o esagerati, si stava bene. Sembrava che tutti loro non avessero fatto altro che stare in compagnia in quel modo.
- Bè, non è il solo a non essere perfetto nonostante lo sembri! - Disse allora Don con un ghigno malefico in viso. Qua il fratello scattò e guardandolo come se bestemmiasse, sbottò subito:
- Cosa vuoi dire? -
- Si, cosa vuoi dire? Dai, anche lui è umano? - Tony, naturalmente. E le risatine sommesse degli altri.
- Certo che lo è… - Iniziò Colby senza staccare la mano dalla gamba del compagno: - dovete sapere che, per dirne una, ogni volta che Don si ferisce, per una strana ragione contorta Charlie finisce per addossarsi la colpa ed in risposta impazzisce su qualche caso finché non rimedia, sempre dal suo famoso contorto punto di vista, aiutandoci a prendere qualche criminale grosso! - Questo non era poi molto imbarazzante… Reid capì perfettamente il motivo di quel comportamento.
- Ma è ovvio, essendo fratelli e lavorando insieme sono portati ad essere molto protettivi l’uno verso l’altro. Quando uno dei due se la vede brutta, l’altro di conseguenza si sente in colpa e reagisce cercando di scontare o compensare questa colpa che si sente addosso. Non è una cosa strana! - Charlie non sapeva se ringraziarlo o fulminarlo… prima di poter capire che tipo di intervento fosse quello, se d’aiuto o cosa, Don intervenne decretando così la sua fine sicura:
- Ma non c’è mica solo questo! Posso fare un libro su questo argomento! Charlie è molto ingenuo ed ottuso in campo sentimentale! Prima di capire che era innamorato della sua attuale ragazza ci ha messo una marea di anni, non vi dico poi per dirglielo! Lei ha dovuto rischiare di andarsene per farglielo dire! Pensate che… - Ma fu a quel punto che Charlie scattò in piedi annunciando a gran voce:
- Ok, questo è il momento in cui io vado a dormire! Mi sembra che siamo arrivati in un punto pericoloso per me! Buonanotte! - All’udire ciò delle risate più forti delle altre si levarono all’unisono che l’accompagnarono finché non fu sparito nella camera che gli era stata offerta.
- Bé? E Gibbs non ha nessuna pecca da rivelare? - Chiese sfacciato Morgan mentre veniva sostenuto da Colby. Don si zittì senza però spegnere il suo sorriso divertito, consapevole che poi sarebbe toccato a lui, mentre Reid divenne più interessato alla risposta.
- Oh, qualcosa c’è… è difficile trovarlo, lo ammetto… sa nascondere bene i corpi del reato, ma a me non sfuggono certe cose… - Disse Tony andando a nozze all’idea di poter punzecchiare il suo uomo perennemente tutto d’un pezzo!
A questo però la mano che si artigliò sulla sua spalla lo fermò… solo per un istante!
- Non mi lascio intimidire… sai che non mi puoi fermare! - Disse allora rivolgendosi a Gibbs che lo guardava come se fosse un uomo morto. Sembrava che nell’intimità e nel privato, Tony non avesse davvero paura di lui e la cosa era molto giusta, oltre che bella.
Tanto che gli scappellotti Gibbs glieli dava solo al lavoro!
- Dovresti, visto che di te ce ne sono molte di più e decisamente peggiori! - Disse allora il più grande senza mollare presa e sguardo assassino!
L’altro piegò la testa in modo da sminuire la cosa:
- Oh, fa nulla… sono evidenti da sole tutte le mie ‘imperfezioni’! Anche se le racconti non faranno clamore! Non come le tue! - La luce nel suo sguardo era pericolosa e maligna, sembrava profondamente lanciato in quella sua missione di ‘spiattellamento’!
- Ma non sai dove potresti dormire poi stanotte! - Quella frase era quanto di peggio avesse potuto fare!
Nell’istante successivo Tony rimase proverbialmente in silenzio senza parole, cosa unica e rara!
Tutti stupiti ed increduli lo guardarono chiedendosi se davvero fosse stato vinto, poi lo videro seriamente soppesare cosa fosse meglio fare; alla fine si arrese e allargando le braccia disse con espressione tragicamente seria, in realtà solo più buffa di sempre:
- Mi dispiace, sono pronto a tutto ma non a questo! È un colpo basso ma sa dove darmi giù! -
La risposta però soddisfò comunque i presenti che ebbero ancor modo di ridere fin quasi alle lacrime!
- Non so se ti è di conforto saperlo ma quello è il punto debole di tutti noi! - Lo rassicurò Morgan dandogli un’amichevole pacca sulla spalla. Colby concordò serio:
- Ha proprio ragione! Non ti biasimiamo! È per questo che mi sono preso il tuo numero di telefono… così potrai dirmi quello che non puoi ora! -
- E trasferirti da lui, visto che qua non metterai più piede, dopo! - Concluse altrettanto serio e deciso Gibbs. Quanto scherzasse e quanto no, solo Don, forse, poté lontanamente intuirlo visto che spesso anche lui parlava così per prendersi gioco degli altri.
Era divertente e ammiccandolo gli fece capire che era completamente dalla sua.
- No, non dirò niente su di te, Don! Non serve che mi ricatti così anche tu! - Si affrettò a dire Colby guardando il suo compagno che rise a sua volta alimentando quell’atmosfera speciale che proseguì per gran parte della notte.
Risultato? Dopo una certa ora tarda in un camera c’era ovviamente Charlie, in un’altra Gibbs e Tony, un’altra ancora Don e Colby mentre nel divano del soggiorno avevano deciso di fermarsi Morgan e Reid distrutti e impossibilitati a guidare fra stanchezza, ferita all’occhio per uno e troppa birra contro volontà per l‘altro!
Ma la notte era giovane!