CAPITOLO XI:
COPPIE CONGIUNTE

/Drift away - Dobie Gray /
- Ti dispiace non tornare a casa? - La voce di Morgan giunse all’orecchio di Reid come un sussurro delicato. Il giovane si trovò a pensare che quella sua versione era nuova e tutta da scoprire e che sarebbe stato molto interessante addentrarcisi. Certo, una sorta di campo minato, a volte se ne sarebbe pentito, ma era sicuro, lì fra le sue forti braccia protettive, che ne sarebbe comunque valsa la pena.
- No… si sta molto bene anche qua. - Era una sorta di limbo. Come una culla. Il luogo che aveva permesso il loro avvicinamento. A dire il vero si erano messi insieme in ospedale e grazie ad un indagine fuori dal comune, ma quella era come la casa della pace dove chiunque poteva semplicemente essere sé stesso. Persino uno come lui.
Morgan sorrise dolcemente comprendendo il senso di quella risposta, quindi si sistemò meglio sul divano accoccolandosi il proprio ragazzo sopra. Sentì le sue mani piccole e delicate rispetto alle proprie poggiarsi sul petto avvolto da una maglietta prestata da Tony, nonostante non ci fosse nessun contatto diretto della loro pelle, l’innesco ci fu e il cuore di Reid cominciò, in quel silenzio, a galoppare agitato, consapevole che quello era il momento in cui si sarebbero dati la buonanotte e che avrebbero potuto andare oltre ai baci… che fin’ora ne avevano contato solo uno. Uno molto lungo, ma sempre uno era stato!
Fosse stato per il biondino si sarebbero sistemati ognuno in divani diversi ma Morgan naturalmente non aveva nemmeno chiesto, se l’era preso e coricato addosso!
Il rossore delle sue guance era stato delizioso così come il suo imbarazzo. Sapeva che stava lottando fra il desiderio di osare di più e quello di ritirarsi, ma quel suo impaccio era quanto di meglio potesse avere da lui quella sera. Non l’avrebbe forzato di più, quindi poteva rilassarsi.
- Ehi… rilassati… tutto ha il suo tempo, no? - Finché non glielo avrebbe detto, probabilmente, sarebbe rimasto teso contro di lui. All’udire quella frase chiarificatrice Reid si stupì, nemmeno quello era da Morgan… ma ne fu felice. Fu felice di quei nuovi aspetti nascosti che sfoderava in privato per pochi eletti.
Per ringraziarlo della pazienza che aveva intenzione di mostrare, il giovane si tirò su e raggiungendo le sue labbra le sfiorò con timidezza ed esitazione. Le sue mani che corsero grandi e calde sulla propria schiena esile, l’accarezzarono stringendolo ulteriormente a sé ed in breve le bocche si unirono in quello che era appena il loro secondo bacio.
Dolcemente schiuse, sinuosamente aperte, languidamente le lingue a contatto, eroticamente muoversi insieme, caoticamente perdere la connessione col mondo. Sensazioni contrastanti, piacevoli e nuove si affacciarono per entrambi.
La voglia di proseguire oltre, la pura di lasciarsi andare, il desiderio crescente, quel piacevole indefinito qualcosa. Stare bene solo per un semplice bacio.
L’istinto di Morgan di infilare le mani sotto i vestiti di Reid fu molto forte ma si trattenne consapevole che facendolo, il piccolo riccio si sarebbe ritirato. Così si rassegnò a prendere per il momento solo quello che lui era disposto a dargli.
Però con quel bacio gli tolse il fiato.
“Non so di chi sia merito se ci siamo sbloccati ed ora stiamo insieme, non so di preciso cosa l’abbia permesso… so solo che questa indagine congiunta non la dimenticherò mai.”
Quello fu il loro ultimo pensiero prima di perdersi l’uno nell’altro e non capire più nulla per il resto della notte.


Le bocche fuse in un divorarsi continuo e frenetico, le lingue svelte a compiere di continuo quella danza ubriacante, carezze intime provocatrici di piaceri senza pari, mani impegnate in un viaggio cieco su ogni centimetro di pelle accaldata, i corpi forti ed atletici tesi attraversati da continue scariche elettriche, gemiti rochi e sospiri incontrollati si levavano nella stanza.
Un unione fisica ma anche intima e spirituale.
Così, in quel modo intenso e sconvolgente, non si erano mai sentiti facendo l’amore.
E si dissero, immersi l’uno nell’altro, che era quella la differenza. Non stavano più facendo solo del semplice sesso fine a sé stesso.
Assaggiare il sapore dell’altro che il viaggio della bocca sul corpo rimandava, era quanto di più nuovo.
Anche le rispettive erezioni a contatto e stimolate dal compagno si eccitavano come fosse la prima volta.
Ogni cosa arrivava nuova nonostante l’avessero già fatto.
Essere in un letto sconosciuto con la possibilità di venir sentiti da qualcuno non aveva importanza per loro, stavano bene e immersi l’uno nell’altro non trovavano forza né voglia di calmarsi e smettere.
Di più, la ricerca di un piacere maggiore, un modo per andare sempre oltre, avere l’altro fino in fondo, in ogni modo possibile, senza riserve, senza fermarsi, senza ragionare. Puro istinto erotico, puro desiderio, puro sentimento.
Dopo aver esplorato e posseduto ogni parte del suo corpo, le mani di Colby presero il viso di Don attirandolo a sé, labbra contro labbra lo guardò febbrile ricambiato allo stesso modo. Erano entrambi irruenti ma lì c’era qualcosa di diverso.
Ansiti, i cuori battevano impazziti, le menti nel caos.
- Prendimi, ti prego… - Il bacio successivo che ne scaturì fu uno di quei fattori scatenanti che scollegano la realtà.
Si baciarono come lo facessero per la prima volta da anni, come se non l’avessero fatto di continuo nell’ultima mezz’ora.
Infine dopo averlo preparato, Don scivolò deciso in lui togliendogli una volta di più il fiato.
Storditi si fusero insieme cominciando a salire, flash di momenti passati si susseguivano nelle loro menti, le mani si cercavano stringendosi e intrecciandosi, le labbra continuavano a sfiorarsi schiuse senza premersi, i respiri si fondevano, i gemiti si alzavano, un’esplosione in loro in mezzo a quel piacere intenso, con quel ritmo crescente, coi sensi confusi.
Non sapevano se era amore, se lo sarebbe diventato né come potevano definirsi. Sapevano solo che volevano provare a fare sul serio e stare insieme ancora. Non provarono a dirsi nulla nonostante l’istinto di farlo l’ebbero.
Con la voce soffocata nel bacio, raggiunsero insieme l’apice facendosi attraversare da mille scariche elettriche, tremanti e sconvolti ma immersi in una sensazione che, ne erano certi, non avevano mai posseduto.
Ansanti, dopo un tempo indefinito in cui ripresero contatto con la realtà, aprirono febbrili gli occhi, cercandosi spostarono appena i loro visi ancora vicinissimi. Potevano sentire i respiri dell’altro contro la propria pelle sudata e accaldata, le pagliuzze di un colore più intenso nelle iridi testimoni di un orgasmo meraviglioso, i cuori ancora impazziti che non trovavano pace.
- Sono questi i sentimenti? - Sussurrò Colby seguendo un pensiero fulmineo del momento. Don non increspò nemmeno un po’ il suo viso dai lineamenti decisi e affascinanti, quindi come lo capisse perfettamente rispose con l’accenno di un sorriso raro e quasi dolce:
- Immagino di sì… - Semplicemente questo. Non si dissero nessun ‘ti amo’ o ‘ti voglio bene’, non sarebbe stato da loro. Però questo parlò più di mille dichiarazioni stucchevoli.
Il loro strano e singolare cammino poteva proseguire, ma nemmeno loro avrebbero mai dimenticato quell’indagine e le persone incontrate.
“Che sia merito loro direttamente o indirettamente non ha importanza… sono certo di dovergli molto ugualmente. Spero di rivederli.”
Pensandolo, non avevano idea che il loro desiderio sarebbe stato esaudito.


Due corpi fusi in un’unica entità, un solo respiro, un solo gemere continuo, un solo sapore mescolato, un solo intreccio di dita, un solo cuore a battere impazzito, un solo ritmo crescente ed intenso, un solo piacere profondo e violento, un solo pensiero, lo stesso: ‘ti amo’.
Un’unica cosa mentre anche l’orgasmo che raggiungevano era uno solo, sconvolgente, indimenticabile come ognuno di quelli che avevano.
La possessione totale di loro stessi, il confondersi l’uno nell’altro, non trovare più una propria identità, essere totalmente fuso nella persona amata, non avere più contatto con il mondo improvvisamente sparito, i sensi alterati, la realtà distorta.
Gibbs e Tony ebbero l’orgasmo insieme e tremanti lasciarono che i corpi si scuotessero fin da dentro a quelle scariche indescrivibili che li rendevano vivi. Una giusta ricompensa al piccolo inferno passato in quei giorni.
La stanchezza improvvisamente cominciò a gravare sulle loro spalle appesantendoli, appannando le loro menti non più per quel piacere cieco ma bensì per quanto fatto fino a quel momento.
La mano di Gibbs carezzò lieve la nuca di Tony sulla ferita bendata, una luce di fastidio attraversò i suoi occhi azzurro mare mentre si perdevano in quelli più chiari del compagno sotto di sé.
Sorrise sereno, quindi prendendogli il viso fra le mani l’attirò posandogli un dolce bacio sulle labbra. Intrecciarono ancora una volta le lingue, lente, stanche ma immerse nel sapore e nel piacere per quel piccolo gesto.
Dopo essersi carezzati con lingue e labbra, si staccarono a malincuore con la mente sempre più pesante e i corpi di piombo.
Gibbs si separò da Tony stendendosi accanto, quindi l’altro si sistemò poggiando la testa sul suo braccio che lo cinse. Stretto contro di lui, si coprirono con le lenzuola allacciando anche le gambe. Ogni parte di loro fremeva ancora eccitata dall’amore che avevano appena fatto.
Tutti quei contatti naturali non erano mai scontati per loro e nemmeno mai come la volta precedente. Sembrava che tutto potesse rinnovarsi sempre ma al tempo stesso rimanere come loro volevano.
Lo stato in cui erano giunti era di un amore maturo e consapevole, una sorta di obiettivo per le altre nuove coppie che certamente avrebbero raggiunto.
Ovviamente nemmeno per loro era stato facile arrivare a quel punto, ma vedendo la loro storia da lì, ogni cosa aveva avuto il suo motivo di esserci. Anche quelle più dolorose.
- Che indagine strana, no? - Disse Tony prima che il sonno se lo prendesse del tutto, volendo parlare delle nuove persone incontrate.
- Dura. - Rispose Gibbs facendo uno sforzo per rimanere sveglio nonostante la stanchezza.
- Ma anche bella per certi versi… - Sapeva cosa intendeva e che non voleva mancare di rispetto a tutte le vittime innocenti, fin troppe per i suoi gusti, quindi non lo riprese ma bensì annuì:
- Direi di sì… -
- E’ gente in gamba… - Questa non era una domanda, era ovvio fossero d’accordo.
- Molto. - Col pensiero carezzarono Morgan, Reid, Don e Colby ma anche Hotchner e Charlie. Un gruppo riunito per caso che aveva dato dei frutti insperati, trovando una sintonia non da poco, specie fra alcune persone.
- Spero di rivederli tutti. - Concluse poi Tony con un sorriso sereno e beato, chiudendo gli occhi mentre le dita di Gibbs sulla sua schiena nuda lo cullavano facendogli dimenticare tutti gli ostacoli che aveva dovuto affrontare per quel caso.
- Sarà di certo così. - La sua voce, però, gli giunse lontana mentre il sonno se lo prendeva dolcemente con quella sensazione di protezione scaturita dalle braccia sicure del suo uomo.
“E’ stata davvero molto dura, ad un certo punto ho pensato che tutto sarebbe andato storto e che ci sarebbe andato di mezzo, come sempre, Tony. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta e solo ora posso guardare all’indagine riuscendo a vedere i suoi lati positivi.
Le persone che abbiamo incontrato non sono certo gente qualunque. Non mi trovo a pensarlo spesso, ma questa volta devo ammetterlo.
È finita bene.”

FINE