CAPITOLO V:
I GRUPPI SI FORMANO

/Seven nation army – White stripes/
Quando Charlie fece il suo poco trionfale ingresso sulla scena accompagnato da Colby, tutti, ma proprio tutti, si fermarono dal fare qualunque cosa facessero e puntarono i loro occhi con profondo stupore sul nuovo arrivato.
Che era un pesce fuori dall’acqua non era evidente, ma di più!
Non solo l’aspetto trasandato coi ricci neri intorno al viso tutti spettinati, parlavano, e nemmeno l’abbigliamento poco giovanile e poco alla moda, ma soprattutto quel viso dall’aria stralunata con un espressione mista fra il timido, il mortificato ed il dubbioso.
Bè, effettivamente definire di preciso l’espressione di Charlie non fu facile…
Se da una parte essere l’unico senza pistola lo lasciava un tantino a disagio, dall’altra si sentiva davvero unico e solo al mondo. Avevano tutti delle espressioni così decise, così da duri, da cattivi!
Fra tutti spiccava quel tipo dal bell’aspetto coi capelli castani corti che lo guardava come fosse un esemplare unico e raro… con quell’ironia evidente… come se dovesse scoppiare a ridergli in faccia da un momento all’altro!
Quello di colore, altrettanto bello e sicuro di sé, si tratteneva meglio ma sicuramente pensava qualcosa di simile al suo collega.
La donna esprimeva tutto il suo scetticismo senza farne mistero, mentre gli altri due che rimanevano, quelli accanto a suo fratello, che sembravano essere i capi… bè, fra i due quello coi capelli neri era una maschera di pietra, poteva pensare peste e corna che non c’era verso di capirlo, ma l’altro… quello coi capelli più bianchi e gli occhi azzurri… quello era tutto l’opposto.
Niente ironia. Niente scetticismo. Niente falsi controlli. Si vedeva fin troppo bene: se poteva cancellarlo l’avrebbe fatto con un solo sguardo e a giudicare dal tipo sembrava esserne capace.
Sicuramente pensa che sono una perdita di tempo!”
Pensò non sapendo se Don avesse parlato di lui.
Si sentì come l’unico topolino in mezzo ad una mandria di gatti affamati!
C’era chi voleva mangiarselo, chi semplicemente sbranarlo, chi divertirsi con lui, chi tormentarlo per il gusto di farlo, chi cacciarlo per partito preso… ma nessuno che volesse dargli fiducia o considerarlo utile, ad eccezione di suo fratello!
Istintivamente si avvicinò di più a Colby rallentando il passo, stringendo al petto il suo portatile e la valigetta piena di carte e documenti.
Dove sono finito?”
Continuò timoroso. Non gli era capitato spesso, ultimamente, di sentirsi così. Di solito se la cavava ma lì gli parve di essere tornato al liceo.
Una sensazione sgradevole lo investì facendolo ammutolire.
Che era un matematico si vedeva lontano un miglio!
Arrivato a Don lo sentì dire a gran voce più deciso che mai:
- Scusate, vi dispiace venire tutti qui? –
A quello anche Tony, Morgan e Ziva si avvicinarono a Gibbs, Hotchner, Don, Colby e Charlie. Ognuno con la sua espressione espressiva piantata in volto.
Tony ironico, Ziva scettica, Morgan che cercava di non ridere e Colby sempre più divertito. Hotch era professionale e ad uno sguardo aveva capito che quel ragazzo era come Reid, mentre Gibbs pensava che a quel punto si stava toccando il fondo e non lo nascondeva per nulla.
- Penso che come minimo siano da fare le presentazioni. Non ho ancora parlato col mio capo ma penso che collaboreremo per questo caso. Dopo ci scambieremo tutte le informazioni in nostro possesso. Per prima cosa io sono Don Eppes, capo di una delle squadre dell’FBI di Los Angeles di cui presente al momento è solo lui, Colby Granger. – Fece indicando con un gesto vago della mano il suo compagno accanto. Quindi la spostò sul fratello, colui che nessuno era riuscito a smettere di guardare, e proseguì spigliato, deciso e sbrigativo per perdere il meno tempo possibile: - Lui è Charlie Eppes, mio fratello, professore di matematica e nostro consulente. È grazie ai suoi calcoli che siamo arrivati qui. Per continuare il suo lavoro ha bisogno dei dati che abbiamo appena trovato! – Concluse allargando le braccia per indicare la base operativa dell’organizzazione.
A questo punto tutti gli altri, Tony specialmente, poterono liberamente mostrare la loro diffidenza. Quell’indagine si stava sempre più trasformando in un caos cosmico. Quasi da pensare di essere su una Candid Camera!
Come era possibile che oltre ad essere in tre squadre diverse su un unico caso, in ognuno c’era il cervellone di turno?
Per non parlare dei rispettivi capi… uno più da brivido dell’altro. Anche se il più pericoloso era senza dubbio il suo.
Questo il pensiero di Tony che credeva di essere finito in un film scadente di serie Z.
Gibbs, invece, come anche gli altri due capi, capirono di essere comunque in una situazione al limite dell’assurdo in cui a dar più grattacapi di tutti non sarebbero stati i criminali che cercavano, ma bensì quei tre, quattro contando Ziva, che per i guai erano delle calamite!
Bastò loro uno sguardo per capirlo, specie su colui che con aria da damerino si presentò come DiNozzo.
Morgan poteva anche essere quello un po’ più controllato fra loro, ma Hotch conosceva la sua tendenza a buttarsi nel pericolo a capofitto senza pensarci.
Sarà un inferno!”
Pensò infatti Gibbs sempre più nervoso presentandosi con un ringhio poco comprensibile.
Ad Hotchner bastò meno di tutti gli altri per capire come sarebbero andate le cose e prevedere un difficile futuro.
Fare il profiler serviva a questo ed altro.
Ben presto i gruppi si sarebbero formati e sarebbero stati esattamente questi:
i capi, lui, Gibbs e Don Eppes; i geni, Reid, McGee e quel Charlie Eppes; i spericolati altrimenti detti come piantagrane, DiNozzo, Morgan, Colby Granger e la ragazza, Ziva David.
Ne era certo.
Sperava solo che quell’ultimo gruppo sarebbe riuscito ad essere domato da quello dei capi!
E c’era anche da dire che tre capi come quelli in una sola squadra, seppure così numerosa e di alto livello, non era uno scherzo!
Quando sarebbe scoppiata la bomba atomica?
Alla fine delle presentazioni di tutti, ognuna fatta a modo proprio, chi naturale, chi personalizzando, a prendere la parola fu Tony sapendo di fare un favore a Gibbs anticipandolo. Quando era così stressato e nervoso gli dava fastidio soprattutto parlare.
Prendendo la parola con fare sicuro e a suo agio, cominciò a parlare del caso e di ciò a cui era venuto a capo come se spiegasse la trama di un film fantascientifico:
- Da quanto è venuto fuori, la situazione è esattamente questa: mesi fa a Los Angeles si presentano questi tizi poco originali che cercano di attentare la città, tanto per cambiare. La squadra composta per metà dai due Eppes e da Granger, riesce a fermarli ma non a prenderli, cose che succedono anche se non voglio mettere il dito nella piaga. Cosa che sto comunque facendo ma non per mia intenzione. – Sguardo assassino di Gibbs. Tony tossicchia. – Ebbene., dicevo... questi sfuggono per diverse volte finché non decidono genialmente di cambiare sede sperando che l’aria nuova possa illuminare i loro cervelli oscurati come sono quelli che non pagano la bolletta della luce, quindi si trasferiscono qua. Non sanno che sono finiti dalla padella alla brace. – Sguardo assassino di Don. Tony si allarga il colletto della camicia con un dito sentendo il disagio come un pugnale pronto a squartarlo: - Suppongo cambino piano ma dovrebbero solo cambiare cervello. Ad ogni modo: hanno bisogno di un diversivo e si mettono ad inscenare il killer dei marines. Mentre tutte le forze dell’ordine di questa città sono puntate su questo fantomatico killer, loro hanno tempo e spazio di portare avanti il prossimo attentato. Sembra più un terno al lotto, come una partita di bowling, insomma! – Sguardo assassino di Hotchner. Tony comincia a sudare. – Si, giusto. Noi, con l’aiuto della squadra dell’FBI di Analisi Comportamentale riusciamo a trovare questo posto, la base dell’organizzazione, ci scontriamo con l’altra squadra che cerca le stesse persone e capiamo insieme che gli omicidi dei marines erano solo delle pietose coperture per fare i loro porci comodi! Essendo loro non qua al contrario di tutto questo materiale per bombe e chi più ne ha più ne metta, se ne deduce rimanga davvero poco tempo per trovarli e fermarli perché la mia deduzione da bravo agente molto speciale è che stanno già per colpire e affondare! –
A questo punto il lungo monologo ha termine insieme allo scappellotto di Gibbs sulla sua nuca.
Nonostante le sue intenzioni fossero nobili e non volesse infastidirlo facendolo parlare nello stato d’animo peggiore possibile, farlo lui al suo posto e così tanto era stata la solita ciliegina sulla torta, proprio l’ultima cosa che avrebbe potuto sopportare!
Per quello schiaffo Don e Hotch gliene furono grati.
Avrebbe potuto spiegare tutto questo in pochissime, brevi e concise parole. Perché perdersi in tanti fronzoli cercando di alleggerire una situazione giustamente pesante?
Non era un gioco. Bisognava prenderla seriamente!
La verità era che Tony non l’aveva presa troppo alla leggera ma cercava solo di non far esplodere quello che era il suo uomo. Sapeva che quel famoso limite era sempre più incombente. E a giudicare da uno sguardo anche quel Don Eppes era nelle sue stesse condizioni!
- Più parole non potevi usarne? – Commentò quindi seccata Ziva leggendo facilmente nel pensiero fin troppo evidente del suo capo. Tony si massaggiò la nuca guardando male lei e fintamente mortificato lui. Non si era pentito di aver parlato tanto visto che aveva evitato a Gibbs il fastidio di doverlo fare!
- Va bene. Ora che sappiamo tutto della situazione raccogliamo tutto ciò che c’è da raccogliere qua, dati, prove e quant’altro, e continuiamo col lavoro! – Per Colby il discorso poteva finire lì. Quel DiNozzo aveva parlato abbastanza illustrando la situazione in modo più che completo. Chiacchierare ancora era davvero una perdita di tempo!
Però doveva ammetterlo… l’originalità con cui l’aveva fatto l’aveva decisamente apprezzata!
Non aveva paura nemmeno di due animali feroci come quel Gibbs e Don!
Con un sorrisino appena accennato gli lanciò uno sguardo di evidente compiacimento che fu imitato da Morgan e catturato da Tony tanto quanto da Gibbs e Don. Anche a Morgan era piaciuto il siparietto contornato dagli sguardi assassini di quei tre!
A quel punto Gibbs si trovò ad un bivio: prendere da parte Tony e divorarselo per quella complicità fuori luogo con quei due nuovi personaggi, oppure concentrarsi sul caso?
Il suo senso del dovere vinse sulla sua gelosia mostruosa, così prendendo finalmente la parola, disse brusco e deciso:
- Voi tutti occupatevi di questo posto, finito qua ci vediamo all’NCIS. Tony, chiama McGee e quell’altro che vi serviranno. – Fece rivolto a Tony, Colby, Morgan, Ziva e Charlie. – Voi invece con me! Ho bisogno di tutte le informazioni possibili su questa organizzazione. – Non specificò che parlava con Don, era ovvio, e tanto meno che il capo dell’indagine sarebbe stato comunque lui. Non ne parlò pensando che andasse bene a tutti. Don lo seguì abbassando l’immaginaria ascia di guerra in via del tutto provvisoria, acconsentendo a parlargliene da solo in tranquillità, pensando che comunque questo non significava che a condurre il tutto sarebbe stato quel tipo!
Hotch osservandoli dirigersi all’auto di Gibbs fianco a fianco mentre parlavano con un tono di voce identico e sbrigativo, scosse la testa.
O finiscono per sbranarsi perché nessuno dei due cede il posto di dirigente dell’indagine, o scoppia l’amore ed entrano in perfetta simbiosi l’uno con l’altro. Sarà meglio fare attenzione a questi due perché se scelgono la prima opzione devo pensare ad un modo per fermarli o scoppia davvero la terza guerra mondiale!”
Mai previsione fu più azzeccata.
O odio totale o simbiosi perfetta.
Cosa avrebbe vinto?
Quel confronto diretto e solitario sarebbe stato decisivo.

Quando suo fratello se ne andò con gli altri due uomini autoritari, Charlie si sentì sempre più spaurito e solo in mezzo alla tana dei lupi. Come un agnellino.
Inghiottì a vuoto guardando Colby sperando potesse rappresentare la sua ancora di salvezza ma vedendo quanto in simbiosi era con gli altri, tutti simili a lui se non peggio ad occhio e croce, capì che da lui avrebbe avuto ben poco aiuto!
Del resto nella squadra lui era sempre stato quello meno di tutti incline alla sua matematica. Ancora meno di Don, il che era tutto dire!
Se voleva sopravvivere doveva far leva sul suo cervello e sulla sua forza!
Concentrarsi sulla matematica.
Ecco cosa doveva fare.
Non si sentiva così a disagio da molto ma doveva sforzarsi e darsi da fare.
Guardandosi intorno ignorò con fatica gli sguardi curiosi e dubbiosi di quello che si chiamava DiNozzo. Non si preoccupava nemmeno di nascondere quei sorrisi d’ironia, almeno quel Morgan si tratteneva!
La donna sembrava avercela con lui per partito preso, con lei nemmeno ci si mise… sembrava più una ninja spietata che un agente, ma magari poteva sbagliarsi. Magari lei non voleva mescolarsi né con una categoria né con un'altra ma non ce l’aveva con nessuna delle due nello specifico!
Sospirò aprendo il suo computer portatile per osservare e categorizzare i dati necessari per la sua analisi, peccato che più ci provava e meno ci riusciva.
- Charlie… posso chiamarti così, vero? Visto che sei il fratello dell’altro Eppes ci si confonde se non usiamo i nomi. – Iniziò allora Tony rilassato e divertito, facendo di tutto all’infuori del proprio lavoro che invece gli altri cercavano di svolgere per non attirarsi le ire dei ‘capitani’. Lui sembrava non avere quel timore!
- Si, Charlie va benissimo… - Rispose continuando a scrivere sulla tastiera, evitando accuratamente il suo sguardo sentendolo invece aggirarsi intorno davvero come un lupo che scruta la sua cena.
- Ascolta… in cosa consiste esattamente il tuo lavoro di consulente? Fai le magie come il McGenio che sta per arrivare? – Qua Charlie alzò un sopracciglio non comprendendo a pieno la sua uscita, quindi aprendo bocca per tentare di rispondergli cortesemente, fu subito interrotto di nuovo da lui: - Ma tu non conosci McGee… vediamo, come posso spiegarmi meglio? – Poi si illuminò puntandogli il dito contro insieme ad un espressione vittoriosa: - Sei come Jhon Nash, il personaggio interpretato da Russel Crowe in Beautefol Mind? È quello ciò che fai? – A questo punto si levarono gli sbuffi infastiditi di Ziva e le risate sommesse di Morgan e Colby.
Ad intervenire in aiuto del giovane matematico in difficoltà grazie al compiaciuto agente dell’NCIS, arrivò l’unico che lo conosceva più degli altri e che quindi si sentiva in dovere di difenderlo almeno un po’, ma con il sorriso divertito sulle labbra e nemmeno l’ombra dell’astio contro quel tipo così umoristico:
- No, non è un pazzo visionario che vede codici segreti anche dove non ci sono, ma fanatico della matematica si. Di uguale a Jhon Nash ha che tutto ciò che vede e gli sta intorno può trasformarlo in numeri ed in calcoli ma sono tutti corretti e fondati. Portano sempre a qualcosa di giusto. Consiste in questo il suo lavoro. –
- Spero che non finisca come lui! – Aggiunse Morgan fintamente serio riferendosi al fatto che Jhon Nash poi si rivelava pazzo.
A questo risero tutti e tre, il paragone che aveva usato Tony era piaciuto ad entrambi. Colby non era molto tipo da film però un minimo ne aveva visti e la storia di Jhon Nash era famosa. Paragonare Charlie a lui era stato un tocco di genio davvero apprezzabile almeno quanto quando lui stesso aveva paragonato Don al film intitolato ‘La sfida’. Il ‘geniale’ Tony notò l’apprezzamento nello sguardo sorridente e luminoso che lo puntava, quindi lo ricambiò togliendo l’ironia e mostrandosi contento della simbiosi fulminea.
Capì che sarebbero tutti andati d’accordo. Forse solo Ziva non apprezzava al cento per cento quei modi di fare e scherzare. Prendere in giro qualcuno era così spassoso?
Solo se si trattava di Tony poteva accettarlo ma quando era lui a prendere di mira gli altri, quindi sempre, a lei non piaceva.
Nonostante anche Morgan rise del paragone e degli scambi, si avvicinò a Charlie che non capiva di preciso se il suo amico l’aveva aiutato o no, quindi gli diede una leggera pacca amichevole sulla spalla e in amicizia gli disse come leggendogli nella mente:
- Non preoccuparti, nessuno ce l’ha con te. Stanno per arrivare i rinforzi, vedrai che ora ti sentirai meglio! –
A questo Charlie si aggrappò pieno di speranza, chiedendosi se era il profiler bravo nel suo lavoro oppure lui che era un libro aperto:
- Rinforzi? –
- Si… Reid, un profiler della mia squadra, e McGee, dell’NCIS, sono dei geni simili a te. Sanno cosa stai provando perché prima di te l’hanno passato loro! DiNozzo a quanto pare non ha pietà! – Aveva chiaramente sentito il suo disagio e dispiacendogli aveva voluto tranquillizzarlo prima di tornare ad unirsi a quei due che gli piacevano non poco. Quel Granger, poi, era interessante tanto quanto DiNozzo. Ironico, sveglio, stava agli scherzi, assecondava brillantemente le situazioni in cui si trovava… si, sembrava davvero degno di nota. Insieme sarebbero riusciti ad intraprendere un sacco di azioni che di norma, trovandosi con persone più serie e coscienziose, non era loro permesso di fare!
Charlie sospirò incerto fra il rassegnato e il contento di non essere completamente solo. Si limitò comunque a sperare che questi due individui arrivassero presto. E comunque…
Davvero ci possono essere altri due come me? ‘Simili’ e ‘geni’ sono termini che dicono tutto e niente… sono matematici? Studiosi? Scienziati? Informatici? Cosa sono? Mah… se però hanno passato anche loro quel che sto passando io magari qualunque cosa siano andrà bene purché arrivino! Non mi piace essere di nuovo ai tempi del liceo!”
Però doveva anche ammettere che al di là di tutto, quei tre, escludendo la ragazza che stava per i fatti suoi ed era piuttosto inquietante, erano uno più notevole dell’altro, sia come aspetto che come personalità. Ne traboccavano da ogni poro. Colby già lo conosceva ma gli altri due sembravano suoi fratelli!
Preferì tornare ai suoi dati esternandosi di nuovo da tutti che avevano smesso di prenderlo di mira, chi più chi meno, e avevano preso ad approfondire la loro conoscenza. Proprio quando sembrava sul vivo del suo lavoro fu di nuovo interrotto dall’arrivo di altre due persone.
Quei due famosi che aspettava intrepidante!
- Ecco qua! Il club dei geni è al completo! – Fece allora Tony ironico avvicinandosi a Charlie, indicando McGee e Reid che venivano loro incontro sempre con quelle arie distinte.
Appena messo piede lì dentro il primo sguardo di Reid fu per Morgan e non fu molto amichevole. Il lampo di astio che il destinatario ricevette fu facilmente interpretabile come un ‘ti diverti coi tuoi nuovi amici?’, che gli diede un sano senso di appagamento. Non era proprio un piano premeditato ma qualunque improvvisazione avesse fatto, stava funzionando. Per la fine dell’indagine sarebbe riuscito a fargli capire i suoi sentimenti e a mettersi con lui. Con Reid serviva l’ingegno, non ci si poteva semplicemente buttare perché finiva per ritirarsi. Però era sicuro che poi ne valesse la pena!
Il sorrisino sbieco appena accennato che si dipinse sulle sue bellissime labbra carnose fu motivo di calore e fastidio per il giovane Spencer che preferì distogliere subito il suo sguardo per puntarlo sul nuovo arrivato.
Appena vide Charlie il campanellino d’allarme si attivò immediatamente ma fu reciproco. Anche Charlie lo riconobbe nell’immediato. Entrambi erano piuttosto popolari nel loro ambiente, infatti McGee stesso li conosceva al suo contrario che nonostante la sua testa e le sue capacità non da poco, aveva sempre preferito concentrarsi unicamente sul lavoro di agente. Non gli pesava l’impopolarità, gli bastava sentirsi realizzato e giorno dopo giorno era sempre così grazie al suo lavoro e all’ambiente in cui stava.
Non gli mancava nulla, solo l’amore di una donna, forse.
- Il professore Charlie Eppes! – Dissero insieme lui e Reid sorridendo radiosi e ammirati, stringendogli subito la mano contenti di quell’occasione. Charlie arrossì appena sentendosi imbarazzato per essere stato riconosciuto e diventato centro, finalmente, di ammirazione sincera; quindi scambiando la stretta vigorosa con Reid disse a sua volta sorridente:
- Il dottor Spencer Reid! – Non c’era bisogno di elencare perché si conoscevano, loro lo sapevano, era ovvio.
E mentre intavolavano immediatamente un discorso intricato sui rispettivi studi e seminari resi famosi, spingendosi anche ai calcoli e le analisi che potevano compiere in quel posto, cose che potevano capire solo loro cervelloni, per una volta a sentirsi fuori dal mondo e sperduti furono Tony, Morgan e Colby che, con la medesima identica espressione e posizione, uno di fianco all’altro, appoggiati su una gamba, mani ai fianchi e testa piegata dallo stesso lato, li guardavano allibiti e quasi schifati:
- Ecco… è questo che non sopporto… - Iniziò Tony senza il sorrisetto di prima sulle labbra.
- …sembrano superiori a tutti, poi invece nelle cose pratiche o nei rapporti sociali col mondo là fuori… - Continuò Morgan con un aria addirittura cupa vedendo il suo Reid felice di stare con qualcuno che non fosse lui.
- …sono delle frane! – Concluse schietto e lapidario Colby scuotendo il capo fino a distogliere lo sguardo.
A raccogliere quello spassoso siparietto furono le risa divertite di Ziva che non aveva visto l’ora del riscatto dei poveretti presi sempre di mira!
Ora che erano tre contro tre i duelli sarebbero stati alla pari e decisamente più divertenti!
Ricevendo un occhiataccia indispettita da Tony ed altre interrogative da Morgan e Colby, la ragazza dai capelli neri raccolti in una coda, con un ghigno sadico sulle labbra, alzò le mani con gli indici alzati, quindi disse ironica:
- Uno a uno palla al centro! –
Da lì anche gli altri capirono che aveva ragione.
Quello era solo l’inizio di un duello che sarebbe stato non interessante ma decisamente di più!
Chi avrebbe vinto l’incontro?
I geni o gli spericolati?
Spettatrice una Ziva molto divertita!


Nel frattempo arrivati all’NCIS diretti naturalmente dal direttore Vance per informarlo sulla piega di quell’indagine congiunta, Gibbs e Don avevano avuto modo di approfondire anch’essi la loro conoscenza in un primo momento disastrosa ed esplosiva. Arbitrati da un Hotchner che dava sempre più fondo a tutte le sue capacità di psicologo!
Gran merito lo si potrebbe attribuire senza dubbio a lui, ma altrettanto, bisogna dirlo, ai criminali stessi che cercavano!
Come?
Bè, presto detto…
La voglia di prendere quei bastardi che dai rispettivi resoconti dettagliati avevano compreso essere davvero delle fecce senza scrupoli, aveva acceso in loro due la medesima voglia di rivalsa tanto da capirsi profondamente l’un l’altro e, udite udite, riuscire addirittura ad apprezzarsi a vicenda!
In fondo avevano lo stesso problema, lo stesso sentimento di rabbia ceca, la stessa voglia di prenderli, gli stessi limiti superati da un pezzo. Lo stesso incombente pericolo di esplodere.
Si capivano. Oh se si capivano.
E parlando in quel breve tratto di strada, orchestrati dal profiler che si preoccupava di evidenziare i pensieri comuni che i due avevano, si dimenticarono di chi avrebbe dovuto prendere il controllo delle indagini e cose simili. Si dimenticarono di avere avuto un istintiva voglia di spararsi a vicenda. Di essere di due corpi d’ordine diversi e spesso opposti. Di non essersi piaciuti.
Se ne dimenticarono ammettendo di non solo avere gli stessi stati d’animo ma anche molta altra similitudine caratteriale.
Certo, non potevano essere identici ma in realtà si sentivano così vicini e simili da spingersi a guardarsi finalmente non con occhi di astio ma addirittura d’ammirazione.
Per quanto entrambi potessero dimostrare della sana ammirazione per qualcuno in maniera normale!
- E' gente senza scrupoli che pur di attuare i suoi piani sono capaci di passare sopra a chiunque. Distruggono vite solo per diversivo. - Aveva quindi detto Don con un tono di voce pericolosamente calmo e controllato ma molto preso da ciò che diceva. Lo sguardo cupo e la fronte aggrottata denotava quanto sul piede di guerra fosse ma verso quella gente e non verso Gibbs che, allo stesso modo, solo più sotto voce e minaccioso, rispose concorde con lui:
- Con loro non si ragiona. Si prendono e si abbattono. - E fu cristallino il significato di 'abbattere'!
Hotchner fu attraversato dai brividi immaginando cosa sarebbe successo quando quei criminali sarebbero stati fra le loro mani.
Grazie a questa conclusione poterono rendersi conto di quanto detto prima.
Non erano loro due i nemici ma quelle persone che cercavano e che stavano seminando il panico nel mondo dei marine. Marine che minacciati mortalmente avevano sempre più intenzione di farsi vendetta da soli.
Non servì nessuno scambio di sguardi fra Don e Jethro, mentre concluso il dialogo sulle informazioni e giunti quindi al primo passo l’uno verso l’altro, passo che consisteva nel non guardarsi come a voler uccidersi, il profiler poté finalmente sospirare di sollievo!
Forse le cose potevano procedere discretamente!
- Penso che abbiamo iniziato col piede sbagliato. – Disse allora Eppes camminando di fianco a Gibbs, mantenendo lo sguardo dritto davanti a sé e non sull’uomo accanto che faceva altrettanto. Nessuno dei due cedeva il passo anche se l’agente dell’FBI non poteva conoscere la direzione da prendere. Non ci faceva caso, per lui era semplicemente naturale camminare di fianco o davanti e mai dietro a qualcuno. Gibbs?
La stessa identica cosa.
Non cedeva il passo quasi mai.
Era raro lo facesse.
Hotchner invece non ci teneva molto a gareggiare con persone simili anche perché non era una gara. Lui non aveva bisogno di stare fisicamente avanti a nessuno per esserlo davvero!
- Lo penso anche io. – Rispose quindi Gibbs nel medesimo tono lapidario ma più calmo di quelli precedenti.
- Non mi importa nulla di starti davanti o cose simili… - Proseguì quindi l’altro sentendosi strano a fare un discorso simile. Gibbs rimase attento alle sue parole, stranamente interessato a ciò che cercava di dirgli. Non lo interruppe. – Voglio solo prendere una volta per tutte quei bastardi. Nient’altro. – Questa conclusione piacque a Gibbs e non poco. Tanto che un sorrisino sbieco si dipinse sulle sue labbra rispondendo incisivo e sicuro:
- Sono d’accordo. – Solo lì, prima di entrare nell’ufficio del direttore dell’NCIS, i due agenti capi squadra si guardarono spalleggiandosi. Menti alzati, sguardi sicuri e fieri, espressione penetrante ed attenta.
E si dissero così molte più cose piuttosto che se avessero usato le parole.
Se arrivavano a questa conclusione un po’ prima mi evitavano una notevole fatica! “ Pensò quindi il terzo capo squadra, quello dell’Analisi Comportamentale. Suo malgrado dovette aggiungere con onestà ed ammirazione: “Sarà un ottima squadra. Quelle persone hanno i minuti contati!”
A quel punto entrarono nell’ufficio del direttore e dopo le dovute presentazioni e spiegazioni del caso, il direttore diede conferma di ciò che già tutti avevano dedotto da soli:
- E’ un caso di giurisdizione di entrambi e siccome dietro questa organizzazione ci stavano dietro già Eppes e i suoi, a capo dell’indagine ci sarete entrambi voi due, ma non credo sia il caso di far intervenire in campo altre forze. Se la squadra di Analisi Comportamentale vorrà continuare a collaborare con noi ne saremo onorati. –
A quel punto Vance era semplicemente sicuro di dover contrastare Gibbs sul ruolo di capo, invece fu davvero shockato nel constatare che il lupo feroce non emise nemmeno mezzo latrato ma che anzi annuì immediatamente dimostrandosi in perfetto accordo, imitato dall’altro agente dell’FBI e dalla conferma di collaborazione di Hotchner.
- Bene, visto che siamo tutti sorprendentemente d’accordo vi suggerisco di darvi da fare prima che la fine del mondo abbia inizio, visto le chiare intenzioni degli individui che cercate! I marine hanno tutta l'intenzione di farsi giustizia da soli. –
Fu quindi la sua conclusione congedandoli e rispedendoli al lavoro.
I tre uomini dall’andatura eretta, fiera e spigliata uscirono in silenzio pensando ognuno a qualcosa che sarebbe rimasto per sé ma che, loro non potevano saperlo, era identico.
Il conto alla rovescia ha inizio!”
Quella, signori e signore, sarebbe stata una collaborazione che nessuno di loro si sarebbe dimenticato facilmente.