CAPITOLO
VI:
SPETTACOLI
/Time is running
out – Papa Roach/
Quando
Abby vide Charlie per poco non le venne una sincope!
Non
era uno scienziato famoso ma la cultura della Signora delle Tenebre era
espansa anche ad altre discipline della sua materia, specie se il
matematico in questione aveva finito per farsi un nome grazie a
più motivi, specie il recente libro pubblicato da lui.
Quando
McGee fece entrare il giovane genio, la donna mollò
istantaneamente tutto ciò che teneva in mano (cosa che
trattandosi del caffè le procurò un discreto caos
sul pavimento macchiato), sgranò gli occhi,
spalancò la bocca e lasciò che il proprio viso
truccato come al solito sul pesante andante, assumesse un espressione
di puro stupore ed incredulità.
Dopo
di che si lasciò sfuggire un ‘no’ a voce
forte e chiara.
-
Si. È lui. – Disse McGee compiaciuto affiancando
l’amica con ancora la mascella fuori posto. Era normale che
fra simili ci si conoscesse di più rispetto che fra creature
di mondi diversi.
Tony
e Morgan non avevano avuto la più pallida idea di chi fosse
questo famoso (per McGee, Reid ed Abby) Charlie Eppes, mentre per loro
sembrava quasi una star!
Non
le ci volle molto, tuttavia, per riprendersi infatti saltò
subito al collo del moro dai capelli ricci che, interdetto, rimase
spiazzato davanti ad Abby e al suo abbraccio esuberante.
Del
resto come biasimarlo?
Un
tornado gotico che ti stritola senza nemmeno essersi presentato prima,
lascerebbe chiunque esterrefatto!
A
questa scena comica perfino Reid ridacchiò comprendendo bene
come dovesse sentirsi il nuovo momentaneo collega che non sapeva dove
mettere le mani ed alzava le sopracciglia in segno interrogatorio.
Quando
McGee se la fu goduta abbastanza, dopo una risata divertita, si decise
a staccare la mitraglietta Abby che aveva cominciato a parlare a
macchinetta sparando mille parole al secondo su tutto ciò
che aveva letto di lui, specie sul suo libro.
Distinsero
solamente la frase finale: - …se la racconto non mi credono!
Guarda con chi sono finita a lavorare! – A questo
l’amico le mise l’altro bicchiere di
caffè in mano ficcandole veloce la cannuccia in bocca. Non
potè non bloccarsi per bere, bere e bere molte lunghe
sorsate capendo lei stessa che doveva calmarsi o non sarebbe stata in
grado di lavorare più.
Certo
il caffè aveva molti poteri su di lei che su molti altri non
aveva…
-
Il professor Charlie Eppes collaborerà con noi per questo
caso. Sul posto, rivelatasi poi la base operativa
dell’organizzazione che cerchiamo, abbiamo trovato altri due
agenti dell’FBI di Los Angeles e lui è il fratello
e collaboratore di uno dei due. Abbiamo scoperto nuovi importanti dati,
abbiamo molto lavoro da sbrigare ed anche se siamo in tanti e le forze
in campo più che valide, dobbiamo metterci sotto.
Abby… mi stai ascoltando? – Ma
l’espressione persa della donna gli fece capire di aver
parlato al vento.
-
Ma certo che ti ascolto, McGee… posso fantasticare sulle mie
fortune, ascoltarti e bere il caffè in contemporanea. Non ci
vuole molto! Mi avanzano ancora un paio di funzioni, se lo vuoi
sapere… – Rispose invece lei senza mutare
espressione e tono di voce sognanti.
Mentre
lui scuoteva la testa rassegnato abbassandosi a raccogliere diligente e
passivo il bicchiere di caffè caduto e pulendo alla meglio,
Charlie si avvicinava a Reid trovandosi più simile a lui che
a lei, quindi interdetto e con la fronte ancora aggrottata chiese sotto
voce per non farsi sentire dall’interessata:
-
Ma è vera? – Veniva da chiederselo davanti alle
sue reazioni esagerate!
-
Me lo sono chiesto anche io… - Fu la risposta illuminante di
Reid che non era poi tanto pratico di quel mondo chiamato NCIS e dei
personaggi strani che vi stavano dentro!
DiNozzo
era come un illusionista che tirava fuori dal cappello magico sempre
nuove sorprese che attiravano comunque l’attenzione di tutti,
McGee nella sua apparente normalità era comunque anormale a
riuscire a convivere con persone come quelle con naturalezza (questi i
punti di vista di Reid e Charlie ovviamente…),
l’agente David solo per il fatto che fosse del Mossad
lasciava interdetti e comunque era la più inquietante.
Gibbs, il capo, era semplicemente agghiacciante e terrorizzante. Per
entrambi i due geni con dei cervelli fuori dal comune avere a che fare
con uno come lui impediva ai ragionamenti di formarsi in tempi brevi ed
anche se Charlie era abituato col fratello che era simile a lui,
reputava Gibbs, ad un primo sguardo, addirittura peggio di Don. Il che
era tutto da vedere.
Per
loro due era davvero difficile concentrarsi e far finta di nulla,
lavorando ai loro massimi. Erano davvero rincuorati dalla presenza
similare di McGee che li aiutava.
Stavano
ancora cercando di riprendersi dai rispettivi shock, nessuno
trascurabile in effetti, che la vociona burbera e secca del
‘lupus in fabula’ irruppe nel laboratorio che di
nuovo cominciava ad affollarsi non poco.
-
Abby, hai qualcosa? – La scienziata non si scompose e non si
mosse, continuando a guardare sognante Charlie, che imbarazzato
ringraziava il cielo per l’arrivo di suo fratello che lo
tranquillizzava e al tempo stesso lo malediva per quello di Gibbs che
lo terrorizzava, disse convinta e pronta:
-
Si, ho Charlie Eppes! – E il cielo fu ringraziato da McGee,
invece, poiché il giovane matematico non era uno dei
più bei ragazzi che si fosse visto in giro; se lo fosse
stato Abby lo avrebbe risucchiato immediatamente!
Hotchner
e Don, allora, giunti con Gibbs, alzarono entrambi lo stesso
sopracciglio sorpresi chiedendosi se avessero capito bene.
A
quel punto Abby fu osservata e squadrata in modo approfondito dai due
nuovi arrivi. Hotchner non si scompose più di tanto, anche
perché lui era in effetti difficile sconvolgerlo, in fondo
aveva a che fare con Garcia… ma Don che non era affatto
abituato a certi personaggi rimase indietro a guardarla fantasticare su
suo fratello, non capendo di che tipo di interesse si
trattasse…
Che
suo fratello facesse colpo su qualche ragazza non era una cosa
impensabile, certo, ma lei… da dove usciva?
Vestita
e conciata a quel modo sembrava scappata da una sfilata di Halloween
per pazze… e poi quell’uscita… forse
aveva capito male. Non poteva essere lei la scienziata… no
davvero…
-
Abby! – Tuonò allora Gibbs capendo che stava per
perdere la sua lavorante migliore. Le si avvicinò
sovrastandola con un aria severa e la consueta scarica elettrica
l’attraversò facendola risvegliare. Si
staccò la cannuccia del caffè dalla bocca,
sbatté più volte le palpebre come se si
svegliasse e guardò prima Gibbs, poi Hotchner che si faceva
un quadro esatto del tipo che lei era, di seguito Don ancora con un
aria stralunata e corrucciata che cercava di capire dove fosse
l’analista di laboratorio per loro e l’analista
della psiche per lei… e poi dietro di loro ancora, verso la
soglia varcata una volta di più dagli unici mancanti
all’appello.
Ora
sì che era affollato il posto!
Tony,
Morgan, Ziva e Colby erano arrivati.
E
lo si capì dall’espressione di nuovo sorpresa
della mora che non si fece problemi a dire di nuovo quel che pensava
nonostante davanti avesse una specie di orco pronto a sbranarla se non
fosse tornata subito attiva!
-
Ma Gibbs! Sei tu che hai qualcosa per me… guarda
lì quanto ben di Dio… e tutto in una volta! Vuoi
forse uccidermi? – Il collegamento non fu ben chiaro a tutti
e nemmeno si impegnarono per capirlo.
A
quel punto gli altri si guardarono facendo largo agli ultimi arrivi e
con al centro Gibbs davanti a Abby che si mangiava con gli occhi Morgan
e Colby, ci fu un attimo di sospensione.
-
Lei è la vostra analista di laboratorio? – Disse
schietto Colby senza trattenere il suo pensiero. La risata divertita di
Morgan si sentì per prima, dopo ci fu il ringhio di Gibbs.
“Ahia…
qua finisce male…”
Pensò
subito Tony captando le pessime onde oscure del suo compagno poco
distante da lui.
Abby
era andata in tilt e presto il mondo sarebbe finito se qualcuno non
avesse tirato fuori qualcosa in grado di calmarlo.
Ma
un coniglio dal cappello, in quella situazione così caotica
ed affollata piena di sorprese, come poteva pretendere di averlo?
Mentre
allarmato più che mai cercava nella sua mente qualcosa da
dire inerente al caso, qualcosa che tranquillizzasse momentaneamente
Gibbs, fu Abby a prendere per prima la parola sorprendendo tutti una
volta di più.
-
Bè, visto che siete tutti qua vi illumino sulle mie
scoperte… mi avete risparmiato mille telefonate…
-
Detto
ciò cominciò a sciorinare tutti i dati tecnici e
le scoperte che grazie alle sue prestazioni precise, complete ed
approfondite era riuscita a trovare.
In
breve mise in campo tutti i conigli da sola e non solo…
anche colombe, gatti e quant’altro!
Mentre
lei parlava veloce senza quasi respirare, esprimendo cose altamente
serie e professionali in modo ironico e scherzoso, come raccontasse una
barzelletta, tutti gli altri si trovarono a chiedersi per
l’ennesima volta, e questa volta insieme…
“Ma
è vera?” Effettivamente
chi non la conosceva in un primo momento poteva venir messo fuori
strada dal suo aspetto e dai suoi modi anomali, ma poi veniva fuori
tutta la sua effettiva bravura nel fare il suo lavoro.
Specie
Don e Colby rimasero a bocca aperta a guardarla ricredendosi subito
sulla pessima impressione avuta in un primo momento.
Si
ricredettero al punto che si chiesero perché anche loro non
avessero un personaggio simile nella loro squadra. Effettivamente
mancava. Lo ammisero piacevolmente colpiti da lei.
Quando
concluse la sua analisi completa e approfondita, nonché
preziosa, di tutte le prove che era riuscita a studiare e trovare, la
scienziata aprì le braccia mantenendosi di schiena rispetto
a loro, quindi in segno d’attesa, con la testa piegata di
lato porgendo la guancia a Gibbs lì accanto, disse sfacciata
e allegra:
-
Applausi e ricompense, prego! – Fu così che dalle
espressioni stupite della maggior parte di loro si dipinse un sorriso
spontaneo d’ammirazione, Hotch rimase serio con un vago cenno
di assenso sul viso mentre Don richiuse la bocca lasciata aperta
durante lo spettacolo, non riuscì a sorridere o fare cenni,
rimase proprio inebetito a fissarla. Quindi Tony diete una pacca
amichevole sulla spalla di Colby notando una netta luce divertita nello
sguardo che diceva quanto gli piacesse Abby.
-
Si, lei è la nostra analista di laboratorio! Ti farei un
paragone con qualche personaggio di film ma non ce ne sono. Abigail
Shiuto è autentica ed unica al cento per cento! –
Fece quindi allegro deliziato dalla scena, rispondendo alla sua domanda
iniziale.
-
Ah, non ne dubito! – Commentò quindi
spontaneamente l’altro beccandosi per questo una brutta
occhiata da Don che a Morgan non sfuggì.
“Anche
lui mi sa che è in una situazione simile alla
mia… benvenuto nel club, amico!”
Gibbs
dunque concluse posando un bacio sulla guancia di Abby che sorrise
radiosa, contenta di non aver deluso il suo papà adottivo,
suscitando ulteriore curiosità negli spettatori e specie in
Reid che si trovò a riflettere di nuovo su
quell’uomo incredibile. Era un tipo davvero strano e
difficile da analizzare, in effetti. A vederlo non sembrava capace di
atti così dolci e premurosi, pensava sarebbe esploso ed
invece lei l’aveva calmato in quel modo magistrale
dimostrando di meritarsi il ruolo di preferita, tirandogli fuori quella
dolcezza assolutamente spiazzante.
Anche
gli altri ne rimasero stupiti mentre Colby semplicemente si chiedeva
come fare per tirare fuori anche solo l’ombra di quella
amorevolezza da Don.
Non
che lui la volesse in modo spiccato e svenevole, ma una cosa accennata
ogni tanto così come la sua, non guastava.
Il
loro rapporto, del resto, era molto più complicato rispetto
a quello che altri lì presenti avevano e non lo si poteva
spiegare facilmente.
Don,
ad ogni modo, non era capace mai ma proprio mai di quelle attenzioni
tenere. Per lo meno Colby era pronto a scommetterci la testa. Eppure
parlandone con Morgan e Tony, più tardi, si sarebbe sorpreso
di sentirli dire che chiunque poteva stupire, specie persone come Don
Eppes.
-
Ragazzi… - Iniziò timidamente Charlie
riprendendosi in fretta alla luce delle scoperte della sorprendente
scienziata. – A questo proposito avrei anche io qualcosa da
dire… - Così l’attenzione di tutti fu
spostata su di lui che ingoiò e si fece coraggio dicendosi
di far finta di fare solo una semplice lezione universitaria, lasciando
perdere il fatto che tutte quelle persone lì avevano
un’arma a contrario di lui e di Abby che comunque sembrava
saper benissimo come essere pericolosa anche senza pistola!
Successivamente
disse la sua esponendo ciò che i suoi calcoli avevano
portato alla luce fino a quel momento e di come ci fosse una teoria
matematica in grado di attuare alla luce dei nuovi dati trovati.
Ad
aiutarlo nell’esposizione ci furono anche Reid e McGee
amalgamati con lui come se fossero un tutt’uno da anni.
Davanti
a quei tre cervelli che proclamavano implicitamente la loro immensa
potenza mentale, Tony, Morgan e Colby si sentirono di nuovo non solo
semplicemente infastiditi o messi da parte ma addirittura svirilizzati.
Proprio
così.
Un
meccanismo strano in effetti considerando la personalità di
spicco e forti di quei tre.
Svirilizzare
persone come loro che non perdevano occasione per ridimensionare i geni
con cui avevano quotidianamente a che fare, ci voleva mica poco.
Però davanti a quelle figure egregie e alle espressioni
miracolosamente e sconvolgentemente compiaciute dei tre capi che
annuivano come se capissero anche solo l’ombra di tutto quel
che veniva detto, si sentirono proprio delle nullità!
Cosa
insopportabile per loro!
Non
andava bene, decisamente non andava bene così.
Dovevano
tirare anche loro fuori qualche coniglio dal cappello o sarebbero stati
sotterrati dai loro rivali!
Al
termine del loro spettacolo ci furono dei cenni compiaciuti da parte di
tutti e tre i dirigenti dell’indagine, non lo esprimevano
apertamente ma si capiva il loro piacere in quei buoni passi in avanti
grazie a membri della loro squadra.
-
Ottimo. – Dissero infatti in contemporanea Gibbs e Don che si
fermarono e si scambiarono uno sguardo serio ed indecifrabile.
“Ora
si sbranano!”
Pensarono
i tre svirilizzati temendo il peggio per un attimo.
Ed
invece tornarono a spostare la loro attenzione sugli altri con
noncuranza, come niente fosse, continuando il discorso, iniziando a
dividere i compiti fra tutti, lasciando i gruppi così come
si erano formati naturalmente.
Quando
i capi passarono davanti agli unici rimasti senza parole, non furono
calcolati nemmeno con uno sguardo, come se proprio non esistessero.
Cosa
che li urtò profondamente fino quasi a divorarli lasciandoli
lividi non di rabbia ma di qualcosa di sicuro poco positivo!
Rimasti
lì solo in otto con tre che guardavano in cagnesco altri tre
a caso che proprio non li calcolavano, immersi già nei loro
nuovi calcoli con una certa frenesia evidente, fu la risata di Ziva a
concludere la scena.
Questa
e la sua voce che squillante e sadicamente divertita annunciava il
successivo punteggio dopo aver assistito all’impagabile
spettacolo:
-
Due a uno per loro, ragazzi! Bisogna che vi diate da fare o rimanete
indietro! –
Ci
fu poi solo una specie di ringhio infastidito da parte di questi che se
ne andarono subito insieme senza aggiungere nulla se non uno sguardo
profondo e significativo di Morgan a Reid.
Quel
caso complicato stava tirando via loro più tempo di quanto
non avesse mai pensato.
E
nonostante capisse che non poteva mettere davanti la sua vita privata
in una situazione simile, quello era proprio ciò che avrebbe
tanto voluto poter fare.
Per
quanto avrebbero evitato di parlarsi, chiarirsi e approfondire
ciò che andava approfondito da molto?
Anche
Colby provava un sentimento simile per Don che l’aveva
bellamente ignorato facendolo sentire inutile per quel caso troppo
affollato, ma non voleva nemmeno provarci a decifrarsi. Era di gran
lunga più complicato. Non sapeva nemmeno lui di preciso cosa
voleva. A tratti che tutto fosse più definito e stretto ad
altri era lui quello che tentava di scappare. Del resto avere a che
fare con Don non era una passeggiata.
Tony,
dal canto suo, sperava solo una cosa.
Che
tutto quello sarebbe finito presto.
Quel
caso continuava a strappargli via decisamente troppo del suo uomo che,
buttato anima e corpo nel caso, non vedeva assolutamente altro.
Con
tutta quella gente non poteva nemmeno sostenerlo come faceva di solito,
tutti gli prendevano il posto… no, decisamente quella
situazione che inizialmente gli era piaciuta e l’aveva
divertito, ora cominciava a stargli stretta.
Era
ora di concludere tutto in fretta davvero, prima che a scoppiare
sarebbe stato lui e non Gibbs!
-
Posso farti una domanda indiscreta? – Chiese a bruciapelo
Morgan a Colby, una volta soli in ascensore diretti altrove per poter
riflettere sul caso.
Colby
lo guardò alzando un sopracciglio incuriosito. Si erano
appena conosciuti eppure sembrava che tutti e tre fossero amici da
tempo, si comportavano con fare confidenziale ed amichevole e veniva
loro naturale, era bello riuscire a stare insieme così bene
senza crearsi problemi per ciò che poteva pensare chi si
aveva davanti. Era come se sapessero di potersi fidare
perché in fondo tutti loro erano della stessa pasta e come
modo di approcciarsi al prossimo erano davvero molto simili.
Anche
Tony li guardò incuriosito dalla domanda che doveva fargli
ed in un attimo si dimenticarono della frustrazione provato in quel
laboratorio e dei vari shock per la sorprendente Abby.
-
Spara. – Non aveva proprio idea, però, di cosa
poteva volergli chiedere…
Morgan
così, sapendo che non erano affari suoi, tirò
fuori il discorso che aveva intravisto da alcuni sguardi velocissimi e
appena accennati.
Non
sapeva perché ma si sentiva di farlo, forse sarebbe uscito
qualcosa di costruttivo, erano simili, si capivano meglio degli altri,
no?
-
Tu e il tuo capo… Don Eppes… - Già da
questo Colby capì dove sarebbe andato a parare dicendosi che
era già arrivato il momento. – Avete una storia?
– Glielo chiese con naturalezza come se fossero le domande
che si ponevano di più agli altri. Insinuare che due uomini
avessero una storia, a guardarli, sembrò improvvisamente la
cosa più normale.
E
loro dopo un primo momento di stupore, si resero conto di quanto quel
profiler fosse bravo nel suo lavoro nonché dannatamente
diretto e schietto. Oltre che sexy!
-
Bè… - iniziò così Colby
allargandosi il colletto della maglia attillata che indossava e
spostando lo sguardo altrove pensando a come spiegare ciò
che avevano lui e Don. – In realtà è
complicato. – Disse quindi tornando con gli occhi chiari su
quelli scuri e penetranti del moro.
-
Che cosa non lo è? – Esordì dunque Tony
preso anche lui da quei discorsi, riferendosi alla propria storia con
Gibbs che ne aveva viste di cotte e di crude. Si sentì bene
così, spontaneo, serio e sé stesso. Ormai
riusciva a stare in quella maniera con pochi.
-
Già… - Fece eco Morgan d’accordo con
loro, pensando a sua volta a Reid. Entrambi avevano delle storie
difficili, chi appena accennate, chi consolidate e chi davvero
incasinate.
Ma
tutte complicate, in effetti.
-
Io e Don… non stiamo insieme ma c’è
stato qualcosa. Il problema è capire
cos’è quel qualcosa e cosa vogliamo noi. A volte
sembriamo disposti a chiarirlo, altre no. Siamo delle testacce dure,
insomma. – Tutti e due gli altri capirono, osservando con
attenzione il bel viso regolare e morbido mentre si esprimeva
così pensieroso, che quel ‘qualcosa che
c’è stato’ si trattava di sesso. Non ci
fu bisogno di spiegarlo meglio e di andare nei dettagli, si compreserp
di nuovo al volo.
L’ascensore
così si aprì e i tre uscirono con passo sostenuto
ma non veloce, interessati a quel discorso che avrebbero voluto
approfondire.
Chissà
perché ma si erano sentiti da subito essere simili anche
nelle vite sentimentali. Per lo meno il genere era lo
stesso…
-
Si vede tanto? – Chiese poi a Morgan che si strinse nelle
spalle.
-
No ma per me che sto passando una situazione simile è
apparso cristallino cosa fosse lo sguardo del tuo capo rivolto a te.
–
-
Non ti sfugge nulla, eh? –
-
Degno di un profiler… ricordami di non accettare le tue
‘domande indiscrete’! – Disse Tony
ironico precedendoli verso la sua scrivania. Gli altri risero divertiti
capendo che non aveva voglia di confidarsi sulla sua relazione con il
suo, di capo, rispettandolo per questo. Bè, che stessero
insieme era apparso abbastanza ovvio, specie per Morgan.
-
Chi, se posso…? – Chiese Colby a Morgan
incuriosito.
-
Reid. – Rispose subito in modo che si capissero solo loro,
evitando tante orecchie curiose lì intorno.
Dei
loro tre capi nessuna traccia. Si appoggiarono alle scrivanie senza
sedersi, quindi incrociando le braccia al petto decisero tacitamente di
tornare al lavoro, ricordandosi quindi della pessima figura che avevano
appena fatto.
Certo
dovevano aspettare le analisi di Abby sulle nuove prove trovate nel
magazzino e i risultati dei geni insopportabili, ma qualcosa potevano
farla anche loro.
Qualcosa
che effettivamente potevano riuscire a fare SOLO loro, in quanto
normalmente erano quelli che si immedesimavano meglio nei delinquenti
vista la loro indole spericolata ed attiva.
-
Però c’è qualcosa che non mi convince
in tutto questo… - Disse Tony allora tornando al caso con
una certa serietà sconcertante.
-
E’ vero… - Fecero gli altri due insieme assumendo
la medesima espressione pensierosa, seria e concentrata, guardando
quindi nel vuoto.
Ripercorsero
nei particolari tutto ciò che si era detto e trovato fino ad
allora ed infine arrivarono al punto cruciale che iniziò ad
esporre Tony, seguendo un lampo che gli aveva attraversato la mente e
che ancora non aveva avuto modo di elaborare da solo.
-
Eppure se fossi un criminale che deve organizzare l’ennesimo
colpo ai danni di quante più persone possibili, dopo che
sono stato fermato molte altre volte, decidendo di inscenare
addirittura una copertura programmerei anche dell’altro.
–
-
Tipo un infiltraggio. – Esclamò Colby che fra
tutti era quello che riusciva a pensare meglio come un delinquente
visto il triplo gioco che era stato costretto a fare per anni. Era
ovvio che seguisse perfettamente il ragionamento di Tony e che ci fosse
arrivato subito alla conclusione.
Lui
stesso, al loro posto, progettando una copertura come il killer di
marine per far riuscire una volta per tutte l’attentato, si
sarebbe infiltrato laddove avrebbe potuto agire indisturbato e sicuro
di farcela.
Anche
Morgan si illuminò trovandosi perfettamente in accordo con
loro due, quindi diede un profilo ulteriore e completo sulle persone
che cercavano arrivati a quel punto, sui loro obiettivi e sui modi di
agire per ottenerli.
Serio,
deciso e professionale quanto gli altri, tutti e tre veloci, incalzanti
e letteralmente trasformati rispetto a quanto erano sembrati fino a
quel momento.
-
Sostanzialmente queste persone non si fermeranno fino a che non saranno
riuscite ad attuare i loro piani, bisogna capire a cosa mirino, se
uccidere quante più persone possono o quelle più
importanti. Che tipo di messaggio vogliono dare insomma.
Perché lo fanno. A giudicare dal quantitativo di bombe
costruite e sparite, quindi già piazzate, mirano al numero
ma vogliono la sicurezza di riuscirci. Per questo hanno voluto
concentrare tutte le forze dell’ordine e
l’attenzione della gente sul killer di marine. Per poter
agire indisturbati. Ma lo faranno anche perché infiltrati in
qualche ambito che gli assicura il successo della loro missione.
Loro
la vedono come una vera e propria vocazione, qualcosa di serio e non mi
stupirei sulla loro provenienza, anzi… Non hanno mai mollato
nonostante voi li aveste fermati diverse volte. Sono riusciti a
scappare quindi sono estremamente furbi e pronti a tutti
poiché hanno deciso di non mollare e continuare
finchè non ci riusciranno. Dobbiamo trovare quello che
secondo loro è il modo migliore per far saltare in aria
quante più persone possibili e di conseguenza
l’ambiente in cui si sono infiltrati. –
La
conclusione fu ovvia e Colby e Tony stavano già lavorando su
quel concetto. Quale poteva essere il loro obiettivo? Dove potevano
aver piazzato tutte quelle bombe fabbricate?
Dove
potevano essersi infiltrati?
E
mentre scartavano alla velocità della luce tutte le
possibilità elaborando tanti piani quanti gli obiettivi che
prendevano in esame, parlandone ad alta voce fra di loro sempre
più presi ed animati, arrivarono all’ipotesi
migliore nello stesso momento.
Una
telefonata a Garcia per una conferma che avrebbe potuto trovare solo
lei con una qualche magia informatica (con conseguente stupore
incuriosito di Colby sentendo Morgan parlare così)
e…
-
Bè, vale la pena andare a controllare… magari non
è nulla ed è solo una perdita di tempo, ma almeno
escludiamo questa possibilità… - Fece allora
Colby staccandosi dalla scrivania a cui era appoggiato, allargando le
braccia e piegando la testa. Si scambiarono tutti degli sguardi simili
e concordi, speranzosi di averci azzeccato.
-
Per me abbiamo una buona possibilità di trovare
qualcosa… - Aggiunse allora Morgan mettendo le mani sui
fianchi, dritto in piedi fra i due.
-
Del resto pur quei mostri laggiù fanno le loro magie
escludendoci… facciamo vedere che anche noi siamo capaci di
farle… - Esclamò allora Tony dando una sorta di
ok a quel compito che si erano creati da soli, lasciando
deliberatamente da parte tutti gli altri, specie i capi che li avevano
snobbati.
Senza
aggiungere altro si diressero svelti, con distintivo e pistola, di
nuovo all’ascensore per controllare la pista che avevano
trovato grazie anche a Garcia e alle sue simpatiche trovato che avevano
alimentato la curiosità di Colby.
Speravano
vivamente di averci preso, normalmente i loro istinti non li
deludevano.
Avrebbero
dovuto avvertire i loro capi dell’intuizione e di dove
stavano andando, ma non lo ritennero opportuno visto come li avevano
trattati solo pochi minuti prima. Era ovvio che erano infastiditi dal
loro non avere trovato ancora nulla, ma loro lavoravano
così. A flash momentanei, a intuizioni del momento, a piste
dell’ultimo minuto su cui si buttavano a capofitto senza
pensarci meglio prima.
Specie
Tony in effetti. C’era da dirlo.
E
poi dovevano essere prima sicuri di aver trovato il numero principale
del loro splendido spettacolo. Se avessero avvertito tutti ottenendo
poi solo un imbarazzante buco nell’acqua, avrebbero fatto una
figuraccia insopportabile, mentre così, con la sicurezza di
averci preso prima di spiattellarlo ai quattro venti, poi avrebbero
potuto vantarsi con quei tre cervelloni che volevano lasciarli indietro.
A
Tony, ad ogni modo, continuava ad importare solo una cosa
principalmente.
Risolvere
subito quel dannato caso per Gibbs e la sua serenità.
Come
avrebbero potuto immaginare che da un semplice controllo nato da un
intuizione di gruppo, sarebbe scoppiato tutto quello?