CAPITOLO VIII:
A ROTTA DI COLLO
 
/The sniper at the gates of heaven - The black angels/
Quando riaprì gli occhi gli parve di essere ad uno di quei concerti havy metal a cui andava Abby.
La sensazione che sentì fu proprio quella.
Come se le casse gli mandassero dritte al cervello una batteria, un basso ed una chitarra elettrica a tutto volume con un ritmo sempre più incalzante e rimbombante, il tutto accompagnato da una voce profonda da perdizione.
La voce che gli pareva di sentire non era nemmeno male anche se, doveva dirselo, quella del suo uomo era meglio!
Cercando di aggrapparsi a questi pensieri frivoli riprese conoscenza e possesso delle sue facoltà mentali, per quel che rimaneva di esse...
Gli occhi azzurri erano appena velati, fece fatica a mandar via la patina bianca che aveva davanti, quando ci riuscì rimase solo quel mal di testa martellante proprio dietro la nuca!
Facendo mente locale su ciò che era successo prima del buio che l'aveva colpito, il pensiero più coerente che ebbe fu un confuso:
"Ma in quanti erano?" Poi il successivo, quando fu più sveglio: "Cazzo, Gibbs mi farà fuori quando mi trova!"
Dopo di chè cercò di darsi da fare per capire come minimo dove fosse.
La prima idea fu di essere in un furgone, ma poi quando si rese conto del rumore di motori troppo grossi, così come dello spazio molto ampio che aveva intorno, capì che invece doveva essere...
Lo realizzò sgranando gli occhi ed alzandosi di colpo, provocandosi quindi un giramento di testa molto forte che lo fece barcollare e appoggiare a qualcosa di metallico.
"Sono in un aereo! Oh merda... sarà uno di quelli che devono esplodere... cazzo, allora mi trovo a mille miglia dal suolo in una trappola di morte... praticamente a tre metri dall'Aldilà!"
Non trovò un modo migliore per dirselo. Quando la testa attenuò un po' i suoi giramenti mentre ancora gli batteva come una matta, si guardò intorno con la luce di servizio che gli permetteva di vedere appena.
Era nel reparto dei bagagli.
Legato, naturalmente.
E dal dolore lancinante che aveva in specifico sulla nuca, probabilmente sanguinava per il colpo che gli avevano dato. Si sentì bagnaticcio sul collo e sulla schiena, deducendo a sua volta che aveva anche dovuto sanguinare.
Essendo sulla testa era normale fosse uscito molto sangue ma non era quella la sua priorità.
"Non si sono nemmeno preoccupati di uccidermi! E Colby e Morgan? Qua non li vedo... saranno in altri aerei... se ci facevano fuori era una perdita di tempo, sarebbero stati scoperti facilmente. Mettendoci uno per aereo-bomba risparmiano tempo e forze!
Quei bastardi ora staranno aspettando il momento propizio per farci saltare in aria... cosa posso fare? Loro forse non pensano che io possa svegliarmi... devo cercare il modo di liberarmi e disinnescare la bomba!
Dannazione, se ci fosse Ziva sarei tranquillo... figurati se quella non ce la farebbe!
Che ne so io di come si disinnesca una bomba? Bè, intanto devo trovarla... poi penserò a che farne! Devo solo sperare che non siano stupidi kamikaze perchè se lo sono uno di loro è fra i passeggeri ad assicurarsi che il tutto proceda bene. Ma non credo che lo siano. Se non ci sono posso salire e chiedere collaborazione. Se sono fortunato riesco a chiamare Ziva che mi spiega come diavolo scollegarla! Intanto liberiamoci!"
Pensando veloce cercando di non farsi prendere dal panico, Tony cominciò ad armeggiare con la sua cintura dalla quale tirò fuori una piccola lama.
"Fortuna che una delle regole di Gibbs mi salverà di nuovo... dovrei fare un monumento a questa! Tenere sempre un coltello, sia pure piccolo, addosso!"
Certo ricordarsi il numero esatto della regola sarebbe stato impossibile, ma il fatto che si ricordasse che c'era, era una buona cosa.
Liberandosi le mani dallo scotch che si erano sprecati a mettergli intorno ai polsi e alle caviglie, si trovò in breve in piedi alla ricerca della fantomatica bomba.
Probabilmente sarebbe stata in uno dei bagagli.
Come avevano fatto ad architettare indisturbati una cosa simile?
Dovevano aver avuto infiltrati anche fra quelli che si occupavano delle valigie...
Corrugando la fronte sentì il campanello dall'arme nella propria mente e ripercorrendo velocissimo il piano definitivo di questi criminali, si disse che sarebbe stato troppo.
Non poteva essere così. Troppi implicati in questa operazione. Con tutti gli aerei da manomettere non potevano avere uomini anche fra i facchini.
Si fermò e cercò di pensare dicendosi che sicuramente Gibbs al posto suo ci sarebbe già arrivato.
Si cercò per puro scrupolo nelle tasche sperando in un atto di idiozia di quelli che l'avevano messo lì, però con sua previsione non trovò nulla.
Allora con una smorfia si grattò la nuca costatando che effettivamente sanguinava ancora copiosamente. Si appoggiò alla parete metallica sentendosi via via sempre più con meno forze.
Se quelli erano i meccanici, allora la bomba poteva essere solo nel motore... e quello come lo si poteva raggiungere?
Oltre a Ziva ci voleva un meccanico di aeronautica... magari McGee o uno di quegli altri genialoidi... lui poteva riparare un automobile ma vivisezionare un aereo per di più in volo non era certo una cosa alla sua portata!
Capire dove fosse la bomba e non poter comunque fare un emerito nulla fu il colpo di grazia, fu allora che la tensione che gli aveva permesso di alzarsi e muoversi ancora lo abbandonò nuovamente lasciandolo scivolare a terra per quel che era... ferito alla nuca, sanguinante da molto e senza una possibilità di salvare nessuno.
- Gibbs... devo riuscire a contattarlo... - Biascicò mentre le forze gli venivano a meno e la testa gli girava al punto da farlo sembrare ubriaco. I sensi si confusero vorticandogli impazziti ed il suo stesso corpo cominciò a diventare di piombo.
Forse questa volta l'aveva fatta davvero grossa... aver capito il piano ed i dettagli non era bastato. E nemmeno essersi trovato faccia a faccia coi criminali.
Ogni cosa.
Avevano previsto ogni cosa.
Questa volta il loro piano non aveva fatto una sola piega.
E a pagarne le conseguenze oltre a lui sarebbero state un sacco di persone...
"Se solo ne avessi parlato prima con Gibbs... sono certo che avrebbe preso subito le dovute precauzioni e che non sarei in questa situazione di merda! Ma perchè ci riesco sempre a ficcarmi in guai ogni volta più seri? Non riuscirà a salvarmi sempre, dannazione!"
Ma mentre lottava contro sé stesso e la coscienza che voleva fuggirgli di mano, si rendeva conto che in realtà credeva ben in altro...
Ovvero che Gibbs anche quella volta ce l'avrebbe fatta.
Una fede disperata, forse, portata dall'ennesimo scontro con la propria morte. Oppure dal suo solito istinto che, come quello di Gibbs, ormai era diventato infallibile.
"No, lui lo saprà già... starà dando ordine ai piloti di atterrare e avrà preso quei bastardi prima che facciano esplodere tutto a distanza!"
Ma forse il termine giusto per definire quel che stava facendo, era preghiera.
Una preghiera che fino alla fine gli fece pensare alla persona che amava, l'unica che avrebbe voluto rivedere prima di andarsene.
 
 
- Merda... - Borbottò Morgan cercando di alzarsi mentre un occhio non voleva saperne di aprirsi.
Aveva opposto resistenza una volta capito cosa stava per succedere, per questo non erano riusciti a colpirlo alla nuca con un solo gesto secco, come avevano fatto con Tony dopo.
L'occhio gonfio era quasi chiuso grazie al calcio della pistola che si era visto infine arrivare contro, quindi il sopracciglio stesso si era messo a sanguinare copiosamente bagnandogli di rosso tutta metà del suo viso deformato in una smorfia che era un misto di dolore e rabbia.
La sensazione di essersi fatto giocare così facilmente era per lui insopportabile, anche se 'facilmente' non era il termine adatto visto il segno che il suo pugno era riuscito a lasciare sul viso di uno di loro.
Per lo meno un piccolo aiuto a Hotch e compagnia l'aveva dato... se non altro quando li avrebbero trovati, avrebbero anche avuto la certezza di essere davanti alle persone giuste!
Quel pensiero non fu molto consolatorio, però.
Con la testa dentro ad un campanile che suonava a ripetizione, si morse il labbro cercando di concentrarsi solo sulla sua difficile, pericolosa, disperata e precaria situazione.
Fare l'elenco di tutto il piano non servì a molto, specie per il fatto che in qualità di profiler arrivò immediatamente al piccolo particolare che la bomba poteva essere solo nel motore!
Non perse energie e forze a cercarla, appena riuscì a liberarsi tentò subito di salire nella parte superiore con l'unico obiettivo intelligente rimasto, arrivato a quel punto.
Avvertire i piloti e tentare un atterraggio immediato di fortuna.
Non dopo aver chiamato Hotch e gli altri e averli avvertiti.
La sua certezza riguardo il fatto che quelli non fossero kamikaze fu immediata, non gli fece nemmeno porre la domanda.
Era solo una lotta contro il tempo.
Impanicare la gente sarebbe stato inutile, doveva cercare di non farsi vedere da loro, specie in quelle condizioni, ma soprattutto senza documenti poteva solo sperare di convincere le hostess che non era un pazzo!
Riguardo quell'ultimo punto non si sentì così sicuro ma sapendo di non poter far altro che quello, andò di sopra.
Mentre lo faceva, però, non poté fare a meno di pensare a Reid che come in un flash gli arrivò lampante.
Lui avrebbe saputo come arrivare al motore, probabilmente, e con un qualche tocco di genio sarebbe arrivato laddove lui, per una volta, non poteva arrivare...
Perché loro due erano così... complementari... ciò che non aveva uno aveva l'altro. Se i suoi limiti lo bloccavano in un punto Reid poteva arrivarci. Erano così diversi che solo insieme potevano essere davvero forti, arrivare fino in fondo ovunque volessero.
Solo insieme.
"Sono solo un idiota... aspettare che sia pronto, che si svegli, che lo capisca, che lo voglia anche lui... non è da me avere tutta questa pazienza! Solo perché lui è Reid e ci tengo troppo e non voglio che per paura e per fretta mia se ne scappi, non posso lasciarmelo sfuggire così lo stesso.
Sono un perfetto imbecille!
Appena torno da lui glielo dico subito, lì dove sono! Nulla potrà trattenermi più! Questa volta si fa a modo mio!"
Fu questa decisione a dargli la forza necessaria, infine, a non fermarsi e ad andare avanti comunque, buttando giù qualunque ostacolo.
Nemmeno una bomba a mille miglia di distanza dal suolo, l'avrebbe fermato.
Lui la parola arrendersi non sapeva ancora cosa fosse.
Doveva riuscirci per poterglielo dire.
Prenderlo e baciarlo.
Doveva.
Fu con questa determinazione dentro che andò avanti.
 
 
- Dovevano fare di meglio... - Borbottò a denti stretti Colby dopo aver messo sotto sopra tutti i bagagli dell'aereo.
Con un nulla di fatto si alzò dopo diverso tempo che cercava senza successo, quindi grattandosi la nuca dove i corti capelli erano bagnati di sudore, come il resto della sua pelle, continuò a parlare da solo sempre più seccato ed infastidito dal fatto di non aver trovato quel che cercava.
Il tempo scorreva, non poteva perdere ancora tempo.
Doveva sbrigarsi.
- Dove diavolo è quella bomba? - Ringhiò alzando gli occhi in ogni centimetro del posto in cui si era svegliato, fra le valigie dei passeggeri ancora ignari di tutto il casino che stava per scoppiare.
Corrugò la fronte e assottigliò gli occhi chiari. Né sul viso né sulla nuca non c'era alcuna ferita, si era svegliato poco dopo con un fastidioso dolore alla bocca dello stomaco, non era certo stato facile atterrarlo abituato com'era a certi corpo a corpo, ma non erano riusciti a colpirlo in testa nemmeno una volta. Gli aveva dato molto filo da torcere, per questo poi a Tony erano andati dritti alla sua zona occipitale!
Fra Colby e Morgan che avevano posto resistenza, prima di lui, ricambiando i favori con dei colpi niente male, quei simpaticoni avevano pensato che non c'era altro tempo da perdere, per cui col povero agente rimasto, una volta arrivato a vedere che fine avessero fatto i suoi due colleghi, si era beccato il calcio della pistola dietro il cranio.
- Un regalo per Don... - Aveva detto con un ghigno riferendosi ai chiari segni di lotta che aveva lasciato su uno di loro, però il fastidio del non aver trovato subito quella dannata bomba era sempre più grande!
- Eppure deve essere da qualche parte! Sono certo che non hanno avuto tutte le forze del mondo a loro disposizione... infiltrarsi come meccanici deve essere stato ben complicato, non possono averci infiltrato altra gente. Allora questa maledetta bomba... - Continuando a parlare da solo ad alta voce, si bloccò immediatamente giungendo finalmente all'unica conclusione sensata...
C'era solo un posto, andando per logica, dove avrebbe potuto essere.
- Il motore! - Illuminandosi si scurì immediatamente dopo. Arrivare al motore, trovare la bomba e disinnescarla senza provocare lui stesso un disastro non era certo la cosa più facile!
Perfino Don avrebbe vacillato, a quel punto!
Il pensiero di quello che avrebbe voluto fosse il suo uomo lo sospese per un attimo. Non capì come avrebbe dovuto sentirsi a quel punto.
Sapere tutto e non avere la certezza di farcela, quindi poter morire, non era certo il peggio che potesse accadergli...
Naturalmente gli seccava che venissero con lui un sacco di altre persone, ma quel che lo impensieriva maggiormente, che gli toglieva il fiato quando il suo pensiero ci andava sopra, era Don.
Don distante da lui che forse nemmeno sapeva dove fosse.
Soprattutto non sapeva che anche se stava per morire non era questo ciò che gli seccava di più, bensì non aver più fatto l'amore con lui, essersi sempre e solo limitato al sesso occasionale, non averlo baciato dimostrandogli quel che provava, non essersi scoperto davvero con lui.
Aveva sempre tenuto ben salda una corazza in modo da non venir ferito nel caso Don non lo ricambiasse. Aveva sempre pensato che per lui fosse solo sesso e basta, per questo non aveva mostrato alcun altro lato di sé stesso se non il proprio corpo.
Ma lì, in quell'esatto momento antecedente alla sua probabile fine, realizzò che andarsene senza averlo baciato togliendosi la propria corazza di dosso, era di gran lunga peggio della morte in sé.
- Forse dovrei rivalutare le mie priorità! Ma che ci posso fare? E' colpa di Don! -
Sospirò sconfortato, cercando dell'ironia in quel momento pesante per non farsi prendere dal panico e non fermarsi.
Fisicamente sapeva di essere quello che stava meglio, rispetto a Tony e a Morgan che sicuramente erano in altri aerei, sperava solo che loro se la stessere comunque cavando. Quel che poteva fare lui era unicamente una cosa.
Pensare a come tornare vivo da Don.
Magari con tutti gli altri passeggeri intatti!
"Bè, non mi resta che arrivare da quella dannata bomba! La mia fortuna in qualità di ex marine che ha fatto la guerra ed ex infiltrato nei servizi segreti cinesi è che so perfettamente come si arriva ad un motore e come si disinnesca una bomba! Non è una passeggiata, ma so di poterci riuscire! Datti da fare, Colby! Dopo di questo ti spetta una missione ben più dura, cioè Don!"
Fu con questo spirito sicuro di sé che andò incontro ad una delle cose più rischiose della sua vita.
"Tanto Charlie gli avrà detto dove sono... quello sa sempre tutto, con quella sua matematica! Non so come fa, ma lo fa! Saprà anche in quali aerei siamo!"
 
 
Quando il telefono di Reid squillò, il giovane era quasi preda di un attacco di panico!
Nel laboratorio dell'organizzazione insieme ad Hotchner e a Charlie cercava un qualcosa che non sapeva bene nemmeno lui cosa potesse essere, senza comunque trovarlo.
E il pensiero che Morgan fosse chissà dove in chissà quali condizioni, lo stava gettando nel caos più completo.
Di minuto in minuto il suo stato mentale peggiorava e fra tutti e tre era diventato stranamente il meno utile, cosa che di norma era l'opposto poiché solitamente nei momenti decisivi era proprio lui a tirare fuori un coniglio dal cappello magico!
Gli altri due avevano naturalmente mantenuto la calma ed un certo distacco.
Certo erano preoccupati per i rispettivi amici e colleghi ma non al punto di Reid che guardandosi intorno non era in grado di utilizzare assolutamente nulla per ricavare informazioni utili!
Persino Charlie riusciva a trovare qualcosa su cui poter magari lavorare, anche se in maniera approssimativa... certo non era una gran novità... lui trovava ovunque materiale su cui poter lavorare!
Il paragone con Jhon Nash era decisamente calzato a pennello!
Charlie era ovviamente in pensiero per Colby col quale era amico, ma non aveva un coinvolgimento emotivo particolare, così come Hotch non l'aveva nei confronti di Morgan, anche se c'era da dire che anche se l'avesse avuto quello non sarebbe mai stato capace di dimostrarlo!
Quando il cellulare del biondo squillò, egli saltò quasi sul posto come se gli avessero gridato improvvisamente in un orecchio. Quindi cominciando a tremare ancor di più lo prese in fretta e senza guardare il chiamante, rispose con un ansia che lo stava quasi facendo scoppiare.
Non riusciva a pensare.
Non riusciva a pensare assolutamente a nulla.
Il suo cervello geniale che non si fermava mai era al momento in panne, per così dire, e non riusciva ad elaborare assolutamente niente di niente!
Solo sperare che Morgan si facesse vivo dicendo che non gli era successo nulla...
Quando sentì la sua voce dall'altro capo del telefono il cuore gli mancò un paio di battiti e i suoi polmoni si dimenticarono di respirare... trattenne in sé qualunque cosa potesse, ogni funzione vitale sospesa e tesa a sentire la sua voce agitata che lo chiamava cercando di capire se Reid lo sentisse.
- Spencer! Ehi, piccolo, mi senti? - Quando lo chiamò in quel modo una scarica elettrica l'attraversò ed insieme agli occhi lucidi, il suo cervello riprese circa a funzionare, quindi rispose tremante con un filo di voce, quasi non ci credesse:
- Morgan... - All'udire il suo nome anche gli altri due si avvicinarono cancellando in fretta quel momento di intimità che avrebbe potuto crearsi.
Lo guardarono ansiosi cercando di capire da ogni suo sguardo cosa stesse dicendo, quindi Morgan parlò in fretta e sbrigativo, volendo in realtà poter perdere del tempo per dirgli dell'altro:
- Ascolta, siamo nei guai fino al collo... l'organizzazione si è infiltrata nell'aereoporto di... - Ma Reid lo interruppe per non fargli dire cose inutili che ormai avevano capito. Solo che l'altro riprese con voce più alta e decisa, secco: - No, loro sono i meccanici degli aerei! Avranno ormai già messo le bombe in tutti gli aerei interessati e saranno spariti! Io mi trovo su uno di loro e DiNozzo e Granger saranno su altri due... dovete assolutamente trovarli e fermarli prima che quei bastardi facciano esplodere le bombe, si trovano nel motore! Inoltre fermate tutti i voli e fate atterrare quelli che sono già decollati! Priorità assoluta! -
Pensando che questo fosse quanto di più importante, fu Reid a ricordargli cosa contava davvero... sussurrando ancor più piano, cercando di trattenere a stento il nodo che gli stava uscendo e che lo paralizzava:
- M-ma tu cosa pensi di fare, ora? -
Come se temesse che potesse fare ciò che già un'altra volta aveva tentato di fare... per salvare tutti si era quasi fatto esplodere con la bomba, incapace di disinnescarla...
- Non posso arrivare alla bomba senza rischiare di fare di peggio, non so nemmeno come sia... posso solo sperare che... - Ma sapendo cosa stava per dire, Reid lo interruppe di nuovo cercando di far leva sulla propria ragione, di far funzionare la sua mente bloccata:
- Quelle bombe sono tutte a innesco a chiamata... quando loro chiameranno il cellulare che ci hanno attaccato, la bomba esploderà! Sono tutte così! -
L'imprecazione di Morgan fu peggio di una pallottola. Soffrendo lui stesso nel comunicargli una cosa simile, cercò con tutto sé stesso di dirgli qualcos'altro di utile ma nemmeno con lo sforzo più totale ce la fece, fu così che mentre gli stava per dire che non voleva che morisse, Hotch prese in mano la situazione come era solito fare, afferrandogli il cellulare e parlando lui stesso col suo sottoposto:
- Morgan, possiamo fare solo una cosa... mentre tu tenti immediatamente un atterraggio e fai scendere i passeggeri portandoli in salvo, noi cerchiamo dove sono ora tutti loro! Credendo di aver fatto il loro lavoro se ne saranno andati dall'aeroporto, non sanno che sono arrivati i vostri rinforzi e non devono saperlo o non aspetteranno il momento giusto per far esplodere gli aerei... Gibbs ed Eppes stanno già facendo atterrare i voli partiti e stanno bloccando quelli ancora a terra. Sta attento. - Concluse così, quasi freddo ma a modo suo premuroso. Quindi ad un suo 'si' veloce, chiuse la comunicazione restituendo a Reid il cellulare. Un Reid non più tranquillo di prima.
Hotch allora gli mise una mano sulla spalla e notando lo stato peggiore di prima cercò di calmarlo, per quanto potesse essere possibile. Ora non ci voleva un genio per capire il loro legame...
- Vedrai che andrà tutto bene... ma io ora ho bisogno di te, della tua testa. Riprenditi che altrimenti non possiamo aiutarlo! - Furono forse queste parole a svegliarlo o forse qualcos'altro, ma pensando di dover assolutamente fare qualcosa per Morgan, per poterlo riabbracciare e dirgli... dirgli qualcosa che nemmeno lui sapeva bene... riprese a pensare circa con lucidità!
- Ok... allora, vediamo... sanno che abbiamo trovato il loro laboratorio? -
- Essendo che non ci sono più tornati è probabile di si... -
- Questo non ci aiuta... accelereranno i tempi... -
- Ma non sanno che abbiamo scoperto il loro obiettivo... pensano di aver sistemato gli agenti che erano arrivati a loro, credono che tutti gli altri siano dietro al killer di marine... -
- Ma qualcosa non mi convince... - Si inserì allora Charlie guardando il materiale rimasto in sede come se cercasse qualcosa di particolare che non c'era. Gli altri due lo guardarono, quindi lui continuò svelto con un ritmo crescente che toglieva ormai il fiato anche a lui: - Quando Don e Colby sono arrivati qui era già tutto abbandonato, non c'era nessuno, non ci hanno visto arrivare... non potevano sapere che li avevamo scoperti. Nessuna organizzazione abbandona mai il proprio covo operativo, c'è sempre qualcuno che rimane al controllo. C'erano solo alcuni progetti di bombe e poco altro. I progetti degli aerei, ad esempio, mancavano, così come altro materiale. Perchè? - Il quesito del professore fu probabilmente il più interessante. Ed essenziale.
Reid ed Hotch si guardarono accigliati, quindi tornarono su Charlie che continuava a cercare come un matto qualcosa che sapeva doveva esserci. Qualcosa che Reid capì solo allora con un'illuminazione che aveva colpito anche lui.
- Ma certo! - Fece allora scacciando del tutto il panico e riattivando al cento per cento il proprio cervello chiamando però Garcia per velocizzare la corsa.
- Dimmi tutto tesoro! - La sua voce squillante e decisa era di chi sapeva che la situazione era critica ed era pronta per essere d'aiuto, come solo lei in certi momento poteva essere:
- Ho bisogno che mi dai gli indirizzi delle persone che hai trovato prima per Morgan... - Passò un istante brevissimo al termine del quale lui non la fece parlare sapendo che li aveva già trovati. - Elencameli! -
Charlie gli aprì una cartina della città pronto a lavorare su quei nuovi dati che avrebbero decisamente dovuto venirgli in mente molto prima. Quando Reid li ebbe segnati ed ebbe chiuso la comunicazione, i due giovani geni si adoperarono per cercare secondo anche quanto detto da Garcia quale potesse fungere da base migliore.
- Ma perché hanno cambiato sede, se non sapevano di essere stati scoperti? - Si chiese Hotch non capendo come loro potessero essere giunti a quella conclusione. Il suo cervello di norma era molto veloce ma il loro era davvero una macchina da Formula 1!
- Si chiama incognita imprevista! - (nome assolutamente inventato da me, passatemelo che non so un H di matematica a quei livelli! NdAka) Iniziarono allora Charlie e Reid all'unisono, usando perfino il medesimo tono sbrigativo da professori.
Non si guardarono nemmeno, fu Charlie quello che si interruppe un attimo per spiegargli la teoria matematica così come aveva fatto mile volte con gli altri della sua squadra. Ora doveva farlo a qualcuno che non conosceva in presenza di un altro che con grande soddisfazione sapeva perfettamente di ciò che parlava. Gli sembrò strano non essere davanti ai soliti...
Quando però lui ebbe finito e il moro ebbe capito come ci fossero riusciti a comprendere una cosa simile solo con l'uso di quella materia piuttosto lontano dal suo essere, anche se non tanto quanto lo era da Morgan, Colby e Tony, il pallido biondo coi capelli scompigliati intorno al viso, indicò vittorioso un punto sulla mappa vicino al quale si vedevano dei calcoli che lui stesso aveva appena scritto a matita su due piedi.
- Devono essere qua! Secondo i miei calcoli questo dovrebbe risultare la zona migliore rispetto a tutte le altre, considerando tutte le variabili e i loro stessi bisogni... è nel punto ideale sia per arrivare dall'aeroporto che per scappare ed uscire dalla città in fretta e furia! Hanno pronti tutti i mezzi per fuggire! -
- Ecco perché questo non gli andava più bene... non forniva loro quel che gli serviva al momento! - Borbottò Hotch prendendo il cellulare in mano ed uscendo di corsa seguito dagli altri due.
 
 
La porta fu spalancata con un calcio e i due agenti a capo del caso entrarono spediti come schegge ignorando le urla degli uomini di sorveglianza che gli avevano cercato di proibire di entrare in sala comandi dove vi stava il gestore dei voli e dell'aeroporto stesso, colui che controllava che tutto andasse liscio, che chi doveva partire lo facesse senza problemi nell'orario giusto lasciando il posto al prossimo aereo in arrivo... tutte le operazioni che si svolgevano in quel posto erano super visionate e approvate da lui.
Arrivare da quell'uomo era stato un po' complicato, per Don e Gibbs, e nonostante i loro buoni propositi di non alzare troppi polveroni per non accelerare i tempi di esplosione da parte dei criminali che non sapevano se fossero ancora lì o meno, di casino ne avevano fatto abbastanza per arrivare fin lì.
A partire da quando avevano sbattuto uno della sicurezza contro il muro ed avevano dovuto puntare la pistola contro un'altro che voleva fermali.
Tirati fuori i distintivi non avevano avuto vita molto più facile ma alla fine erano riusciti ad arrivare da chi lì dentro contava e stralunati come non mai, non avevano perso tempo a cercare di convincere e spiegare un bel nulla.
Avevano subito dato ordini:
- Dovete fermare tutti i voli immediatamente e far atterrare nel giro di subito quelli che sono partiti! - Richiesta più assurda non potevano porla!
Il direttore li guardò come se fossero pazzi e guardando gli altri agenti che stavano dalla loro parte, fuori dalla stanza, che fermavano i suoi, si chiese se l'attacco non fosse proprio quello!
- Io non faccio proprio nulla, siete forse impazziti? E poi chi diavolo siete? - Chiese sostenuto e secco.
Don e Gibbs fecero la medesima espressione con sbuffo, impazienti ed insofferenti per star perdendo tempo inutilmente mentre i loro uomini erano là sopra in chissà quale volo a rischiare, tanto per cambiare, la vita.
- FBI ed NCIS! C'è un attentato in corso, non possiamo perdere tempo a discutere dei dettagli... - Iniziò Don furente con una vena d'impazienza che pulsava alla tempia.
- Né a convincervi che abbiamo ragione! Dovete solo fare quello che vi diciamo e subito! Comunicate coi piloti e dite di atterrare! Se sono troppo lontani da qua in un altro aeroporto, dovunque, ma subito! - La sua voce era rabbiosa e si stava sempre più alzando, Gibbs di suo non aveva pazienza e quando c'era di mezzo Tony la perdeva totalmente diventando pressoché intrattabile!
L'uomo che stava loro davanti cominciò a sudare preoccupandosi seriamente. Innanzi a reazioni simili si chiese se non dovesse davvero fare quel che dicevano senza chiedere di saperne di più ed avere in mano almeno una certezza che in corso ci fosse davvero un attentato. Certo con quella parola di mezzo doveva bastare anche il solo dubbio a fermare tutto, a costo di mandare nel panico miliardi di persone, ma non era una richiesta da poco.
Gli chiedevano davvero una cosa senza precedenti. Di lì a breve si sarebbe scatenato il caos.
Ma ad un'occhiata più attenta all'esterno gli fece capire che quel numero spropositato di agenti e forze dell'ordine ormai il caos l'aveva già gettato e che se non c'era almeno un fondamento, non avrebbero dispiegato così tanta gente.
Dovette pensarci e ragionare in fretta e mentre lui lo faceva Gibbs e Don si vedevano con la mente i propri uomini saltare in aria.
Perdita di tempo.
Era tutto solo una perdita di tempo... essere con loro sarebbe stata l'unica cosa davvero utile, anche se magari tutto ciò che avrebbero potuto fare concretamente sarebbe poi stato solo morire insieme.
Ed invece no. Erano lontani, separati e dovevano cavarsela da soli... l'idea che potessero vederli esplodere da lì sotto li mandava in bestia, non potevano mollare così e lasciarli al loro fato, sperare che dopo tutto se la cavassero.
Qualcosa in loro potere doveva esserci!
E a costo di scomodare il presidente in persona, l'avrebbero fatta!
Era stato tutto così veloce, improvviso ed incalzante... ad aver tempo avrebbero usato chi di dovere per ottenere quel che serviva, ma così su due piedi non avevano potuto fare nulla più di quanto già stavano facendo.
Quando il cellulare di Gibbs squillò e lui rispose immediatamente come se l'avessero insultato, fu Don a rimanere a mettergli pressione continuando sulla strada del 'se non fa subito quel che dico l'arresto per complicità e ostacolo della giustizia!', quindi la voce di Hotch che l'aggiornava velocissimo sulle ultime novità gli diede voglia di urlare!
Capendo così anche gli ultimi particolari che erano rimasti insoluti, rientrò nella sala e ringhiando brusco:
- Allora!? Devo arrestarla, forse? - fu sollevato di sentirsi dire dal collega che il direttore stava già eseguendo i loro ordini dando le dovute comunicazioni. Non sarebbe stata una cosa veloce e facile e di lì a breve si sarebbe scatenato il putiferio fra la gente già in allarme per tutti quegli agenti federali lì, ma non c'era altra scelta.
- Andiamo! - Disse quindi a Don indicando invece a McGee di restare in sala comando e aZiva di andare all'indirizzo che gli aveva dato Hotch.
- Che c'è? - Chiese l'altro seguendolo in quella che ormai era una corsa a rotta di collo.
- Gli infiltrati erano i meccanici ma se ne saranno già andati. Non hanno capito che li abbiamo scoperti. Reid e tuo fratello hanno scoperto dove si sono spostati ora per concludere l'operazione. -
- Per far esplodere le bombe e scappare... - Dedusse Don brusco capendo lentamente anche lui il quadro completo della situazione allucinante.
- Sono bombe che esplodono quando il cellulare che è legato addosso suona. Decidono loro quando innescarla... - Spiegò Gibbs. Non fu una comunicazione confortevole ma non era capace di dare le notizie... - Si stanno dirigendo là con altri agenti per fermarli. Se vuoi andare a concludere l'operazione rimango io qua... - Disse ancora stupendo il collega che rallentò appena standogli ugualmente dietro. Si chiese se anche per lui ci fosse un motivo più importante per restare seppure ormai dovesse solo aspettare che gli aerei atterrassero di nuovo.
- No io devo rimanere... c'è qualcosa di più importante di cui mi devo assicurare che torni integro. - Borbottò brusco con un tono che Gibbs udì appena mentre usciva in pista guardando in alto. Di aerei ce ne erano molti fermi, molti che si stavano fermando e alcuni partiti da poco che stavano cercando di ritornare giù.
Chissà se fra quelli ci sarebbero stati i loro uomini...
- Già... un motivo più importante per rimanere... - Rispose Gibbs nel medesimo modo selezionando uno ad uno veloce gli aerei che atterravano. - Ed è lassù, su una di quelle maledette trappole di morte! - Sussurrò concludendo con un cipiglio penetrante verso il cielo ignaro di aver usato lo stesso termine con cui Tony li aveva chiamati.
Da qui Don capì che erano davvero più simili di quel che non avessero ancora pensato.
Ma mentre per Gibbs era più chiaro il motivo per cui si sentiva così male, per Don fu una sorpresa.
Un viaggio forzato dentro sé stesso.
Un viaggio che cercava sempre di evitare e che ormai non poteva più.
Fu lì. Esattamente lì. Mentre aspettava che Colby uscisse da uno di quegli aerei appena decollati e riatterrati, che comprese quel che ancora gli mancava.
E si chiese quanto tempo avesse finto di non vedere ciò che era limpido e cristallino davanti ai suoi occhi.
No davvero, non si poteva scappare per sempre, specie dalle cose complicate che ti obbligavano a scoprirti e spogliarti.
"Non so come si chiami. Se sia amore o che. Non penso di averlo mai provato davvero. So solo che se non torna da me vivo io questa volta impazzisco. Ci tengo. Gli voglio bene come non ho ancora voluto bene a nessuno. E voglio che torni. Torni da me."
Ma si sa, le cose più difficili sono sempre quelle che poi danno più soddisfazioni e fanno star meglio, una volta che le affronti e le superi.
E lui come Gibbs, le difficoltà sapeva affrontarle bene!
A quel punto, senza spiegarsene il motivo, di punto in bianco girò lo sguardo a qualche metro da lui come se si fosse sentito chiamare. Nessuno aveva pronunciato il suo nome e nessuno si era davvero mosso.
Però lui aveva spostato i suoi occhi castani e penetranti, tesi ed in ansia, su un uomo a qualche metro da lui con le mani ai fianchi ed una tuta da meccanico.
Il viso contuso da una lotta fresca.
Fu lì che Don capì in un flash simile al lampo di un fulmine.
E proprio come il tuono successivo, lui reagì immediatamente.