INTRAPPOLATO NELLA RETE

/Black Rebel Motorcycle Club  - Rifles /
“Sai una cosa, Gibbs?
Sono finito in una rete terribile, una di quelle reti contorte ed intricate, impossibili da distruggere con un semplice taglio… ma me ne sono reso conto troppo tardi.
Posso dire che non avevo nessuna intenzione di arrivare a questo punto, peccato che questo non diminuisca la gravità di ciò che ho fatto.
Ho sbagliato su tutta la linea ed è una verità innegabile, se tu fossi diverso tenterei di spiegarmi, ma io ti amo anche perché sei così irremovibile, rigido, duro ed assoluto.
So perfettamente quale sarà la tua reazione, so cosa mi dirai, so cosa succederà e nonostante questo mi faccia venir voglia di tirarmi indietro, so che non posso.
Lo so proprio perché ti amo.
Non posso cancellare ciò che ho fatto, non posso rimediare in alcun modo, però l’onestà è tutto ciò che mi rimane e a questo punto, anche se mi costa tantissimo, devo farlo.
Devo.
Forse questa è l’unica cosa giusta che farò in tutta questa maledetta storia.
Questa rete ormai mi ha immobilizzato e non c’è verso di uscirne fuori senza ferire nessuno e se proprio devo dirtelo, lo farò a modo tuo anche se mentre ti seguo a casa non posso fare a meno di rivedermi in questa maledetta storia.
Quando prima è venuto fuori il viso di quell’uomo legato alla Granuille, mi è venuto un colpo. Mi sono bloccato di botto e per un momento una strana canzone mi suonava in testa.
Non riuscivo ad identificarla, sono certo che non è fra le mie preferite, ma il concetto mi deve essere rimasto.
La frase si ripeteva all’infinito.
Tutto ciò che fai torna indietro.
Il viso di quell’uomo, conosciuto poi come Kort della CIA, mi ha schiaffeggiato brutalmente facendomi aprire gli occhi.
La mia enorme rete di menzogne cominciava a crollare.
Quello era solo l’inizio ma io sapevo bene cos’altro c’era pronto a cadere giù, lo sapevo benissimo eccome…
Dopo che tutta la storia della Granuille è venuta fuori, sono venuto a tastare il terreno con te, ti ho seguito in bagno e pieno di imbarazzo ho provato a scusarmi per averti nascosto tutto.
Ero in una situazione sempre più brutta e per un unico semplice fatto.
Ho cercato di scusarmi con te e non con gli altri della squadra non perché sei il mio capo, bensì perché stiamo insieme.
Quando ho visto il tuo sguardo pericolosamente controllato così come ogni tuo gesto e parola, ho capito che quella calma era solo apparente e che dentro di te c’era una di quelle delusioni pronte a colpirti brutalmente.
Esagerato, vero?
Normalmente tenere nascosto al tuo uomo che per mesi hai fatto missioni segrete per il Direttore, non rappresenta motivo particolarmente grave di disfatta, ma normalmente non si tiene nascosto al proprio uomo che la missione principale è fingersi il fidanzato di una ragazza collegata con un noto trafficante d’armi.
Potrebbe andare bene se lo condividi con lui dall’inizio, non se glielo nascondi giorno dopo giorno sperando che un miracolo ti tiri fuori da questa terribile situazione.
Ma sai una cosa, Gibbs?
Te lo avrei detto se avessi avuto più coraggio, invece ora sono qua a doverlo fare a modo tuo perché è giusto che sia così. Se lo facessi a modo mio, però, ti direi che quando te ne sei andato dopo che hai rischiati di morire e hai dimenticato anche me, l’unica cosa che mi ha impedito di non mollare tutto ed andarmene lontano, è stata Jenny.
Ti direi anche che quella sera ero andato da lei per rassegnare le mie dimissioni e che poi abbiamo passato tutta la notte svegli nel suo studio a parlare di te.
Te in tutte le salse, tutti i modi in cui si possa parlare di una persona.
Come ti avevamo conosciuto, i tuoi insegnamenti, i tuoi modi di fare, le tue regole, gli episodi particolari legati a te. Abbiamo parlato così tanto di te che alla fine ci siamo trovati davvero sulla stessa barca.
È stato unendo il nostro dolore causato da te, che ce l’ho fatta il giorno dopo a tornare in ufficio, sedermi alla tua scrivania e prendere il tuo posto.
Ho guidato la squadra grazie a quella donna forte ed incredibile che ha continuato a starmi vicino, non mi ha mai mollato, mi ha consigliato, mi ha sostenuto, mi ha dato fiducia ed in cambio mi ha chiesto aiuto a prendere l’ossessione della sua vita, il suo nemico primario, colui che la tormentava da anni.
Non si è mai aperta a me ma ho imparato a conoscerla abbastanza da capire quanto fosse importante quell’uomo per lei.
Con tutto quello che ha fatto per me ho voluto fare qualcosa io per lei.
Jeanne è stato comunque solo un tentativo di dimenticarti.
Accettare di impersonare il suo fidanzato per poter magari arrivare al padre era una piccola vendetta verso di te, te che mi avevi lasciato senza nemmeno una parola, senza spiegazioni, come se non fossimo nemmeno mai stati insieme.
Lo ammetto, era partita anche per questo, ma poi le cose sono cambiate. Oh, se sono cambiate, dannazione.
Tu sei tornato, ci siamo chiariti, ci siamo rimessi insieme, io mi sono ripromesso di interrompere le missioni per evitare di rompere di nuovo quella tregua appena raggiunta dopo le sofferenze…
Cosa è successo?
Poteva andare bene… bastava andare da Jenny e dirle che non avrei più visto Jeanne. Semplicemente.
Invece a quello sguardo diretto e disarmante sono solo riuscito a pregare di mantenere il segreto.
Mi sono ripromesso di parlartene subito ma sono riuscito solo a non trasferirmi di nuovo da te, come prima che te ne andassi.
Tutto qua quel che ho fatto.
L’inizio del gran casino.
Avrei dovuto dirlo a Jenny e non ce l’ho fatta, a te e non ho fatto neanche quello ed intanto il tempo è passato così, con quel fantasma fra noi che non riuscivi ad identificare ma che ci divorava.
Come potevo tirarmi indietro con Jeanne? Se non ho mollato lo dovevo a Jenny ma tu… tu sei l’uomo che ho sempre amato.
Mi ripetevo in continuazione che fingevo solo di stare con un’altra donna e che in verità non c’era nulla, che era solo lavoro e che tutti i baci ed il sesso non erano mai veri ma solo cattiveria per arrivare alla Granuille, ma non mi sentivo meglio e mi sono intrappolato in quella maledettissima rete di bugie e menzogne.
Quando me ne sono accorto ho capito che era troppo tardi, non potevo rimediare.
Sono stati i tuoi occhi in bagno a farmelo capire, quando te ne sei andato cercando con tutto te stesso di trattenerti e non esplodere.
Ti ho fatto male, vero?
Dopo tutto quello che abbiamo patito per tornare insieme ho permesso che qualcosa ci logorasse di nuovo.
È stata solo colpa mia.
L’ho tradito.
L’ho tradito e basta. Non importa quale sia il motivo.
I fatti dicono che l’ho tradito ed il peggio è che lui ora sa solo una parte di ciò che gli ho nascosto.
Sa solo che sto aiutando Jenny a catturare la Granuille.
Non sa che oltre alle missioni nelle quali ho incontrato Kort, c’era quella di stare con Jeanne.
Non lo sa ma è ora che glielo dica.
È ora che lo faccia o non potrò più guardarlo, baciarlo, fare l’amore con lui.
Non potrò continuare ad andare e venire in casa sua come niente fosse.
Sono il suo uomo e lo amo, lo sto pugnalando ed il minimo è che ne sia pienamente consapevole.
A questo punto si merita la verità, anche se a suo tempo è stato lui a pugnalarmi lasciandomi a quel modo. È successo, ci siamo chiariti, mi ha chiesto scusa, l’ho perdonato, abbiamo ricominciato… ed in quel filo sottile da equilibristi abbiamo camminato barcollanti cercando di non cadere di nuovo, sperando che non si spezzasse più.
Ma ora sto per romperlo io stesso.
È solo colpa mia.
Non volevo ma basterebbe dire che se tu non mi avessi lasciato non saremmo mai arrivati a questo? Se non ti fossi dimenticato di me, se fossi rimasto al mio fianco, se… se tutto fosse andato diversamente…
Vorrei solo poter cambiare ogni cosa, lo vorrei davvero ma, porco cane, non posso ed ora almeno le mie responsabilità le affronterò da uomo, cosa che non mi sento più da quando lo inganno in questo modo.
So che mi perdonerai solo una volta nella tomba, ma ti prego, non dubitare che ti amo.
Ti prego.
Dopo quello che abbiamo passato non puoi.”

“E’ diverso da quando sono tornato e ci siamo rimessi insieme. Da quella volta ho capito che le cose non sarebbero mai potute tornare come prima, ma onestamente mi sono scoperto a sperare come un idiota che dopo tutto mi potessi sbagliare, che non fosse così come mi sembrava anche se in realtà ne ero sicuro.
Si diventa proprio stupidi quando si ama.
Non capivo che diavolo fosse, sapevo solo che c’era qualcosa che non mi diceva, non riuscivo proprio ad inquadrare di che si trattasse, ma poi quando ho visto la nuova intimità che aveva con Jen ho cominciato a pensare che c’entrasse lei. Dopo di questo il mio maledetto istinto ha lavorato incessantemente come un matto senza mai darmi tregua.
Una volta che il tarlo mi si insinua nella testa, non se ne va più e scava fino a creare dei solchi improponibili.
Tony mi nascondeva qualcosa che non aveva il coraggio di dirmi, qualcosa in cui c’entrava lei. Qualcosa di talmente importante da trasmettermi il suo disagio mentre facevamo l’amore e da tacermelo.
Se fossi un idiota avrei fatto finta di nulla illudendomi di sbagliarmi, ma vado fiero di non esserlo e non ho iniziato certo allora.
Sparivano per ore senza dire nulla a fare delle misteriose riunioni, non mi è mai stato riferito niente e se fosse stato lavoro, in quanto capo di Tony mi sarebbe stato riferito.
Lui la chiamava con intimità e dolcezza, come se fosse… come se fosse davvero successo qualcosa.
Io sono geloso e possessivo, è risaputo, ma non mi invento le cose.
Specie quando entro in lui e lo sento quasi spaventato, o quando lo bacio e non riesco ad averlo davvero presente.
Davvero, avrei preferito essere un idiota ma non essendolo ho cominciato a pensare a cosa diavolo potesse essere, ho cercato di dare forma da solo a tutti i tasselli mancanti e quando ho composto il mosaico non mi è piaciuto ciò che ho visto.
Ho provato a non crederci, ci ho provato con tutto me stesso ma dannazione, con Ziva che mi tormentava preoccupata pensando che Tony avesse di nuovo la peste polmonare, come diavolo potevo fare finta che tutto andasse bene?
Trattenermi cercando di convincere Ziva che Tony aveva delle altre buone motivazioni per nascondere qualcosa alla squadra, non mi ha aiutato per niente. Sono andato contro me stesso.
Volevo non crederci ed invece lei mi dava conferma che era lampante. Certo lei era andata subito alla probabilità peggiore, ma io che stavo con lui sapevo bene che non era malato.
È stata dura ma quando le ho fatto chiaramente capire che evidentemente aveva un’altra donna, bè, lì è stato terribile. Come se lo ammettessi per prima cosa a me stesso, cosa che non avevo fatto veramente.
Contenere le mie emozioni, i miei turbamenti, il mio nervoso, il mio dolore ogni volta che era chiaro che Tony aveva quel misterioso segreto, è stato sempre più difficile, la tortura peggiore.
Non so dire come apparissi dall’esterno, se le mie espressioni fossero lo specchio del logorio che mi portavo dentro, se la pesantezza che mi schiacciava era evidente, ma mi sono trovato così, come un imbecille, a sperare che si decidesse a darmi il colpo di grazia.
Un perfetto idiota che quando ama non riesce più a fare ciò che è giusto.
Avrei dovuto obbligarlo a parlarmi come faccio sempre, avrei dovuto spingerlo a dirmi tutto subito ma la consapevolezza di aver sbagliato io per primo ed averlo ferito, mi ha bloccato.
Sono stato io a lasciarlo dopo che ho perso e ritrovato la memoria. L’ho lasciato senza sapere che in realtà non avevo ricordato tutto e che mi mancavano dei pezzi importanti e vitali, delle parti di me rimaste con lui.
Avevo dimenticato che stavamo insieme.
Come ho potuto?
Non me lo perdonerò mai nonostante lui ci sia riuscito. Non so come ha fatto, davvero… io al suo posto non ci sarei mai riuscito. Non sarei tornato con lui se mi avesse fatto ciò che gli ho fatto io.
Però mi ha perdonato e mi ha accettato di nuovo.
Quell’equilibrio così labile mi aveva riportato al nostro paradiso perduto e dopo l’inferno che avevamo passato entrambi, ho voluto lasciare che il tempo ci permettesse di abituarci, che tutto si ristabilisse, che noi stessi ci sistemassimo.
Però non è tornato a vivere con me.
Quando ho visto che dopo settimane ancora non si decideva e che invece era strano, bè, ho avuto la certezza che le cose non sarebbero mai più tornate come prima.
Illuso, mi sono detto.
Come ho potuto credere di poter rimettere le cose a posto?
Quando qualcosa si spezza, anche se si aggiusta, la rottura rimane.
Per ogni azione c’è una reazione ed io mi sono sempre preso le mie responsabilità.
Ammetto che in tutta questa maledetta storia la colpa è anche mia, ma non sono io ad aver nascosto qualcosa di certamente importante alla persona che amo.
Quando è venuta fuori la storia della Granuille, oggi, ho avuto la conferma dei miei sospetti.
È così.
Qualcosa me l’ha nascosta eccome, ma non si trattano solo di quelle missioni per conto di Jen. Non è solo quello che mi ha detto.
C’è dell’altro, ne sono certo.
Quando mi ha seguito in bagno per scusarsi e capire quanto grave fosse quel che aveva fatto, ho capito che sondava il terreno perché dietro c’era ben di più.
Un ‘di più’ che sta per crollarmi addosso.
Questa sensazione mi tormenta ed è sempre più incombente.
Siamo arrivati al punto.
Il nostro paradiso ci sta sfuggendo di nuovo di mano.
Lo so.
Me lo sento.
Me lo sento come mi sento molte altre cose che poi si realizzano, cose che non vorrei riuscire ad intuire così bene, ma non posso farne a meno ed ora che siamo finalmente a casa e che mi dirigo diretto nel seminterrato a lavorare alla barca per scaricarmi, sento il nervoso salire alle stelle.
Devo aspettare.
Devo stare buono.
Devo trattenermi ancora, lasciargli tempo per esprimersi come meglio crede o non lo farà di nuovo ed io non posso andare avanti così.
Non ce la farò a lungo.
Questo suo nascondermi qualcosa che so importante mi sta uccidendo.
So cosa mi dirà.
So che c’è di mezzo un’altra donna e forse proprio Jen stessa.
Lo so bene.
Ma saperlo non mi fa stare meglio per niente.
Vorrei che l’esplosione non mi avesse risparmiato.
Mi verso da bere il solito bourbon che però non tocco ancora e poco dopo che mi sono messo a lavorare alla barca, Tony scende silenzioso, è così solo quando deve fare una qualche confessione o ha qualcosa che non va.
Lo percepisco sebbene non faccia nulla per farsi notare.
Mite si appoggia al muro al solito posto, dove tante volte abbiamo litigato e poi fatto pace.
Quello è il posto giusto.
Respiro.
Devo ricordarmi di respirare.
Faccio finta di niente, continuo senza lasciar trapelare nulla da fuori.
È così, no?
Non gli arriva niente di me, so bene di essere impenetrabile quando voglio, ma lui dopo un paio di minuti passati ad osservarmi con aria colpevole, con altrettanto sentimento nella voce, mi chiama in un sussurro.
- Dobbiamo parlare. -
E’ ora. Ci siamo.
Con ironia marcata gli rispondo: - Dici? - che è più un ‘quando ti pare’.
Mi dimostro apertamente seccato e so che questo non gli facilita il compito, ma cosa pretende, ora?
Mi fermo e mi alzo, quindi prendo il bicchiere di alcolico che mi ero preparato e lo sorseggio con una lentezza che non ho mai avuto.
Lo fisso penetrante, mi imprimo ogni parte di sé dentro.
Il suo viso serio e colpevole, mortificato, in difficoltà, i suoi lineamenti che mi sono sempre piaciuti e che piacciono a molti, la bellezza di cui è padrone non è mai stata solo esteriore, però in pochi possono innamorarsi di quella interiore poiché la nasconde con tutto sé stesso.
A me no, però.
A me l’ha sempre mostrata.
I suoi occhi azzurri ora sono profondamente velati di un dispiacere che non vorrei vedere, specchi di quanto mi sta per far male ora.
Sospira, si fa forza e mi guarda diretto.
Mi piace per questo.
Sembra un idiota ma ha le palle. Fa solo finta, a volte, di non averle, ma le ha e quando serve le tira fuori. Non ho mai avuto dubbi.
Allora cos’è che non ha funzionato, ora? Perché sei arrivato a questo punto?
- Non volevo nasconderti le missioni per Jenny. - Esordisce male chiamandola ‘Jenny’, ma non muovo un muscolo. Rimango profondamente concentrato su di lui e sulle sue parole. - Non ti ho ancora detto di quella principale. È iniziato tutto quando tu non c’eri. - Lo sta per dire ed io non voglio nemmeno sentirlo ma non ci si può tirare indietro. Non si può. Ed allora colpisci, dannazione. - Gibbs, mi sto fingendo il fidanzato della figlia della Granuille. - E potrebbe anche dire qualcos’altro. Come può lasciare a me, ora, il compito di continuare?
Di reagire di già?
Io che ora sono di pietra e che non arrivo nemmeno a pensare qualcosa di sensato e utile.
Cosa devo fare?
Cosa devo dire?
Stringo convulsamente il bicchiere in mano, non muovo un muscolo. Aspetto.
Cosa?
Un miracolo?
Qualcosa in cui ormai non credo più?
Siamo ancora qua e devo fare quel dannato qualcosa.
Mi guarda pieno di colpa negli occhi.
- Cosa ti sembra che sia, questo? - La frase mi esce a stento e cela una pericolosa rabbia pronta ad esplodere. Solo apparente calma. Profonda follia.
Caos totale.
Pietra.
Respira ancora, fa fatica quanto lo faccio io. Non si muove da là ed io non gli vado davanti altrimenti lo disferei, si fa di nuovo forza e risponde con un altro filo di voce, si sta assumendo finalmente le sue responsabilità.
- Un tradimento. Possono esserci tutte le attenuanti del mondo, è solo lavoro, una missione, qualcosa di falso, non vero. Però è così. Un tradimento. Non volevo arrivare a questo punto ma non sono riuscito a prendere le cose nelle mie mani prima. -
Parla così perché sa che io la penso così.
Per lui ci sarebbero delle valide giustificazioni, mille parole con cui spiegarsi, ma sa che mi darebbero solo fastidio. Sa cosa dire per placarmi almeno un po’, per mitigare per quanto possibile la mia reazione che cerco di trattenere a tutti i costi.
Se non mi avvicino forse non seguo questo tremendo istinto di mettergli violentemente le mani addosso.
Se mi tengo lontano forse ci riesco.
Così mi impongo di rimanere così di pietra, di tirare tutti i muscoli del mio corpo, di far diventare le nocche bianche intorno al bicchiere di bourbon, di non respirare quasi per nulla.
Mi impongo, ma quando mi rendo conto di dover aprire bocca e parlare, l’idea mi fa rivoltare lo stomaco e la mia mente si rifiuta di mandarmi fuori delle frasi sensate. Nemmeno sillabe. Nulla.
Il vuoto più assoluto in me mentre la rabbia sta per esplodere.
Un’ondata sale a dismisura mentre mi rendo conto che è esattamente quello che pensavo.
Un tradimento, anche se non con chi pensavo.
Tony mi ha tradito.
Tony mi ha tradito, ingannato, raggirato e ci è riuscito solo perché lo amo, altrimenti non ce l’avrebbe mai fatta.
Quando queste parole come litanie si ripetono all’infinito associate al mio dannato dover dire qualcosa che non viene, quel caos mi divora di nuovo e senza controllarmi più per un momento, un solo momento, scaglio forte il bicchiere ancora pieno contro il muro distante da lui.
Avrei voluto tirarglielo addosso, riempirlo di pugni, spedirlo all’ospedale.
Vorrei ma sono qua ed i nervi non si placano.
L’odore forte d’alcool si spande subito nell’aria mentre per terra si spargono i vetri rotti.
Continuo a fissarlo con l‘inferno dentro.
Solo questo la mia coscienza mi rimanda di reale: i suoi occhi che fissano ancora i miei. Occhi pieni di una colpa che non andrà mai via dal suo viso, proprio come sono fatti i miei che sentono quella per averlo lasciato mesi fa.
Io l’ho lasciato a quel modo sbagliando e lui mi ha perdonato. Io posso fare lo stesso?
Questa domanda rimane senza risposta mentre i muscoli del mio corpo rimangono tesi come ogni altra parte di me.
Stringo i pugni lungo i fianchi, devo trattenermi ancora perché vorrei solo colpire lui.
Lui che mi sta facendo questo.
Lui che mi ha tradito.
La persona che amo è stato con un’altra ed è diventato reale nel momento in cui non è riuscito a dirmelo.
Se me lo avesse detto subito sarebbe stato diverso, ma così lo pone come un tradimento.
Un tradimento che non so se riuscirò mai a perdonare.
L’idea di doverlo fare mi fa impazzire, ma anche quella di lasciarlo, di stare senza di lui, di averlo dovuto condividere con un’altra, di non averlo più per me.
Ho perso il mio paradiso perché non sono in grado di perdonare.
Dipende da me, lo so, ma anche se è lavoro non ce la faccio.
Non ci riesco.
Mi ha tradito e credo che riuscirò solo a ripetermelo all’infinito.
Dannazione.
- Mi dispiace. Perdonami. - Le sue ultime parole sono quelle che non dimenticherò mai.
La consapevolezza di ciò che ci aspetta ora si rispecchia di nuovo nei suoi occhi chiari, belli eppure cupi.
La pietra ancora in me.
Non dico nulla. Non fiato nemmeno.
Quando se ne va non ho ancora mosso un muscolo e onestamente non so quanto sto così. Non ne ho idea.
So solo che devo fare qualcosa ma non ce la faccio.
Qualunque cosa mi risulta impossibile.
Sono ancorato in questo posto, impietrito, solo.
Solo.
Se ne è andato.
È finito tutto.
Mi ha ferito.
Mi ha tradito e forse se me lo dico ancora riuscirò a fare un dannatissimo qualcosa, magari.
Qualcosa, qualcosa, QUALCOSA!
Provo a spostare gli occhi dal posto che ha lasciato vuoto, li giro sulla stanza.
I vetri del bicchiere per terra, il liquido che macchia l’angolo, la barca, gli attrezzi, il solito disordine, un sacco di posti in cui abbiamo fatto l’amore mille volte, dove siamo anche riusciti ad addormentarci, dove… dove non staremo più…
E vivere ancora?
Come?
E muovermi?
Perché?
Non voglio, non voglio, NON VOGLIO E BASTA!
Si è preso tutto, tutto, non voglio andare avanti, non voglio continuare, non voglio muovermi e nemmeno pensare.
Domani andare a lavoro e vederlo davanti a me, sapere che cerca di arrivare al padre di una ragazza di cui si finge innamorato, con cui va a letto, che cerca di tenersi stretta. È lei che si tiene con sé, non io.
No, non voglio, non voglio assolutamente rivederlo e nemmeno ricominciare senza di lui. Sono pronto a stare qua per sempre, non me ne frega.
Quando torno a guardare il posto in cui fino ad un momento fa era, la visione di noi due che ci mettiamo insieme dopo un doloroso litigio furioso, piangendo, mi pugnala crudelmente.
Non ci sarà più niente di tutto quello.
Niente.
NIENTE!
È a questo punto che senza pensarci un istante afferro la bottiglia di bourbon dal tavolino accanto a me e la scaglio contro il muro, esattamente nel punto in cui era lui un attimo fa.
Là si rompe in mille pezzi, il liquido ambrato schizza ovunque spandendo di nuovo quell’odore, ora più forte di prima.
Tutto si riduce ad uno schifo esattamente come sono io ora, però questo scatto d’ira violento non basta. Nulla basta.
Nulla basterà mai.
Nulla.
Perché non c’è un modo per non stare male davanti a questo.
Tony mi ha tradito.
È finita.
Finita…
Dio… sto male.”

FINE