CAPITOLO
XVIII:
CURARSI
A DOVERE
Questo
fatto si colloca nel tempo esattamente la sera dopo il pomeriggio in
cui il quartetto famoso ha fatto la loro bella sfida a street basket
vincendo, quando Akane
“l’aquila” è caduto
sfregiandosi il ginocchio.
Fatta
questa premessa passiamo ai fatti, decisamente più
interessanti!
Stavamo
curiosando nelle camere delle coppie problematiche e siamo
così giunti qua, dai due fenomeni dello sport: Akane e Hitonari,
appunto!
Il
moro tornato a casa decidendo di curarsi la ferita più
tardi, si è subito ingozzato nella cena, ha passato qualche
ora in compagnia a guardare per l’ennesima volta Fast and Furios 1 e 2, per poi
convincersi a rinchiudere nella propria camera col compagno a farsi
curare a dovere!
Ora,
quindi, possiamo ammirarlo seduto nel letto reso matrimoniale dopo
l’unione dei due singoli, schiena poggiata al muro dietro,
vestito solo dai boxer, gambe dritte davanti a se e spalancate,
espressione dalle mille smorfie coperta per lo più dai
capelli neri spettinati, la luce artificiale fa appena intravedere i
suoi riflessi rossi di cui il padre va fiero.
Anche
Hitonari è
seduto sul letto, ma mantiene una posizione normale ed eretta, coi
piedi a terra. Con aria assorta sta medicando la famosa sbucciatura che
non è da poco, accanto a lui sul materasso vi sono
dell’acqau
ossigenata, garze, cotone e cerotti.
-
Potresti essere più delicato, cavolo!-
Era
ovvio che si lamentasse, del resto anche senza toccarlo, è
un gran bel dolore! Dopo aver fatto uscire tutta la schiuma bianca che
indica l’infezione, il biondo indurendo il suo volto inarca
le sopracciglia:
-
Se ti facevi medicare subito avresti sofferto meno…-
L’idea
del ragazzo rigido ce l’ha tutta, infatti Akane sbuffa trattenendo degli
acuti di corde vocali che l’avrebbero portato ad urlare a quell’ora tarda:
-
Tu non mi capisci! -
Certamente
senza poter giustificare il non aver voluto medicarsi subito!
Passano
un momento in silenzio, uno imbronciato e l’altro esasperato,
l’operazione giunge al termine e Hitonari
riordina meticolosamente tutte le cose utilizzate lasciando il compagno
al suo broncio infantile ormai famoso.
In
realtà non ce l’ha con lui, non ne ha motivo, il
suo trattarlo male è solo un innocente gioco, un servizio
dovuto all’esagerato scavezzacollo che vuole fare il duro!
Ricorda ancora bene quella volta che per vendicare la sorella vittima
di una carognata, era andato a sbaragliare da solo i fautori di tale
atto finendo ferito da un coltellino lui stesso al braccio destro. Nell’occasione
erano poi intervenuti tutti gli altri del gruppo, Hitonari, Mikael e Raphael
salvandolo dalla situazione: la cosa indimenticabile, tuttavia,
è che avendo perso troppo sangue era stato costretto il
biondo a portarlo sulla schiena fino all’ospedale dove era
stati ricucito. Il giorno dopo non aveva potuto giocare per
metà partita, la seconda metà era entrato con un
espediente poco pulito subendone le naturali conseguenze! Risultato? La
ferita riaperta e la partita persa con Hitonari
stesso che si era sentito male per aver fatto la propria parte ed anche
quella del fenomeno!
Già,
proprio indimenticabile!
Del
resto lui era così, c’era poco da fare: davanti
alla prospettiva di vendicare i torti subiti da persone a cui teneva,
lui non si riservava mai, come anche davanti a ferite di ogni tipo, non
si poteva pretendere che stesse fermo e facesse la persona diligente e
normale!
Hitonari si
risiede sul bordo del letto accanto al moro che imbronciato per il
bruciore al ginocchio e la poca dolcezza dell’altro, non lo
guarda. Sospira di nuovo finendo per sorridere divertito. Non
è che è troppo duro ma è il suo ruolo,
non può battergli le mani per non essersi fatto curare il
ginocchio ridotto in quello stato, se non fosse stato lui ma un altro,
tutti avrebbero insistito per portarlo al pronto soccorso, ma siccome
era Akane si poteva
benissimo lasciarlo lì a se stesso!
Scotendo
la testa sulle diverse incoscienze familiari, appoggia una mano sulla
coscia nuda del compagno e protendendosi verso di lui, posa la bocca
sulla sua in un leggero e delicato bacio fior di labbra.
Limitandosi
a quello si stacca ben sapendo quale sarà la reazione
dell’altro, voleva solo mettere via la questione al posto di
spiegargli come dovrebbe comportarsi in alcuni momenti, tanto il
risultato non cambierà, ormai…Akane zoppica e
zoppicherà per un paio di giorni poi gli rimarrà
solo l’ennesimo segno sulla pelle. Anche perché
spiegarglielo non gli eviterà di sicuro futuri dolori fisici!
Lo
sguardo smarrito del compagno, invece, rivela solo un forte desiderio
appena acceso ed infatti il biondo non si sbagliava, eccolo mettere a
sua volta la mano sul braccio e tirarlo a se fino a riavere di nuovo
quelle labbra che aveva appena toccato. Un modo anche per mettere una
pietra sopra a comportamenti infantili che dilagano incontrastati.
Prepotente
e poco delicato, tutto il contrario di Hitonari,
Akane comincia subito a
giocare con la sua lingua approfondendo il bacio decidendo che la cura
che vuole è proprio questa, fa scivolare quindi le dita sui
fianchi e sotto la canottiera, l’accarezza sulla schiena in
un chiaro messaggio che viene subito recepito.
Il
biondo si alza in piedi senza staccare il volto, rimanendo curvo su di
lui, lo muove delicato fino a stenderlo sul letto e rimontando su di
esso in ginocchio, in un attimo si trova a cavalcioni
all’altezza del bacino mentre con le mani stuzzica punti
particolari del torace.
Un
mugolio di piacere si leva dalla gola, indice di primo gradimento.
In
realtà non è che Akane
ci stia molto a fare la parte del passivo, ma nel presente caso si
può ben capire l’intenzione di cura
“dell’infermiere”.
Tutto
quel che rimane al momento è un dolce concedersi al volere
del compagno, ben consapevole che non se ne sarebbe mai pentito.
L’idea allettante stimola ulteriormente ogni desiderio ed
emozione.
Scivolare
fuori dalla sua bocca percorrendo la mascella, avvolgere il lobo
facendogli chiudere di nuovo gli occhi aperti solo per un attimo,
sentire le mani calde sulla schiena che incitano a continuare, carezze
e ancora carezze un po’ in ogni parte del corpo fino alla
più intima, avere i centimetri di pelle leccati
dall’altro che bruciano come toccati dal fuoco coi battiti
che accelerano sempre più, i respiri veloci, sospiri
lasciati sfuggire mentre un momento di estasi richiede maggiore
attenzione e riflessione.
Sono
sensazioni indescrivibili, partono dalle viscere e pian piano crescono
sempre più, sale l’intensità dei loro
gesti e il desiderio con essi, desiderio di diventare un'unica persona.
Sono
cose forti che non realizzi subito mentre le provi, sei occupato a
vivere il momento, a dare piacere all’altro, a muoverti nel
modo giusto, ad assecondare e a non perdersi troppo…o magari
proprio a perdersi del tutto. Non le comprendi subito, sai che provi
qualcosa ma non capisci cosa di preciso, poi riflettendoci puoi
arrivare a tutti questi dettagli, esplosioni ed implosioni.
Trovandosi
nudi sentono fino in fondo i loro corpi, la pelle accaldata e umida
sulla quale le mani scivolano per sentirsi nient’altro che
loro. Solo loro così come sono, scoperti e veri.
Hitonari dopo
essersi occupato delle parti eccitanti dell’altro, sale col
busto ricoprendolo del tutto, lasciando che il bacino si prema
sull’altro, strofinandosi e lasciandolo gemere rumorosamente,
fissa gli occhi dalle iridi viola sulle labbra gonfie e pulsanti e si
china così a baciarle di nuovo, unendole alle sue, carezze
con la lingua, gentili e sensuali, qualcosa che parte da lì
salendo al cervello, annebbiando la mente e i sensi.
È
lì che si decide.
‘Voglio
di più e lo voglio ora. Tutto. ‘
Come
sulle ormai celebri note dei Queen
che gridano:
I
want it all and i want
it now!
Esattamente
la massima espressione di quel che succede in loro.
Akane senza
capire esattamente che succede e che fa, divarica le game
attorcigliandole intorno ai fianchi del biondo sopra di lui che stringe
gli occhi per cercare di rimanere ancora un attimo in se. Separa la
bocca dalla sua respirando affannoso.
“è
pericoloso per me, potrei perdermi in lui fino a non trovarmi
più. Arrivare a volere nello stesso momento la stessa cosa,
fino a questo punto noi siamo in sintonia. Fino a questo punto dobbiamo
stare insieme.”
Realizza
l’ultimo pensiero Hitonari
prima di preparare il compagno ad accoglierlo.
Il
sentimento che precede l’unione totale, che spinge a compiere
quell’atto,
è difficile da spiegare o forse si può ridurre
solo al volere l’altro. Sembra una frase banale ma si riduce
a quello in effetti.
Senti
l’altro sotto o sopra di te, ti bacia, ti accarezza
intimamente, ti fa sentire cose che non pensavi di poter provare,
desideri che non smetta, sai che c’è di
più, ci deve essere di più. Pensi che lui
è bello e che è bello stare con lui, quello che
provi è bello e non capisci più, non lo capisci
piano piano, il sangue
va veloce e il cervello riceve troppe informazioni di piacere assoluto
che si radunano tutte su un unico punto.
Tu
vuoi l’altro.
Perché
ti piace così tanto, così dal profondo, che non
puoi volere che smetta.
L’entrare
in lui per fondersi e fare l’amore fino in fondo,
è una conseguenza a questo turbine e caos di sensazioni che
si innescano quando vai in profondo contatto con questa persona.
E
arrivi a desiderare che nulla finisca, che non può esserci
una fine perché se ci fosse tu saresti triste ed invece ora
sei felice.
Il
momento che precede l’unione è poesia pura, come
anche quello che la segue.
Ma
il massimo istinto dell’arte, il cuore di una sinfonia
passionale come quella, la si ha nell’istante in se.
Scivoli
in lui ed è la prima volta, non sai come farlo, sai la
teoria, ma la pratica è un'altra cosa, questo fatto ti
sfiora la testa: come fare al lato pratico? Fai giusto e bene? E se
sbagli?
Non
sai, non si torna indietro e capisci che una volta che sei in gioco
allora puoi solo giocare e vedere come andrà, migliorare nel
corso, ma non rifare.
È
una gran responsabilità, puoi sbagliare, fare male,
rovinare…ma lo fai lo stesso perché il bisogno di
farlo supera ogni incognita.
Così
anche se non lo sai bene lo fai lo stesso e subito questi pensieri
pratici e incerti si annullano, sai che gli fai male, sai che il
piacere non sarà subito però provi sollievo e il
desiderio di aumentarlo arriva subito. Potrebbe essere uguale per lui.
Allora
vai e non ti fai prendere da altri pensieri.
Entri
ed esci lento, gli lasci i suoi tempi, cerchi di domare quello che ti
muove, poi però non ce la fai più e vai
d’istinto, come se giocassi una partita di basket, come se la
stesse dirigendo, se la sua mente realizzasse uno schema complicato che
potrebbe riuscire alla perfezione solo con lui, con il tuo compagno,
perché in fondo i tuoi passaggi li prende sempre e solo lui.
Allora sai.
Andrà
bene anche questa volta e lui segnerà il nostro punto.
Così
va avanti l’atto.
Con
sensualità, lentezza, inesperienza, desiderio e sentimento.
Sentire
che il suo respiro gli manca sulle prime battute lo fa bloccare, gli fa
pensare di aver sbagliato e di smettere: ‘basta, ora esco’, ma poi con le
lacrime agli occhi lui lo fissa, fa fatica, non riesce a parlare, ma
porta le mani che stringevano
il lenzuolo, sulle sue spalle e affondando le unghie nella carne ecco
che glielo dice senza usare la voce:
‘vai
avanti, ti prego…ti
prego…vai…’
Ecco
quindi che riprende a muoversi lento e dolce. Dolce come il piccoli
baci che appoggia sugli occhi e sulla fronte dell’altro.
Fino
a vedere uno spazio distorto, a non sentire più la
realtà circostante, a non capire dove cavolo si è.
La
mente rimanda mille colori facendo distinguere quelli più
freddi, blu oceano, azzurro mare, viola occhi di Hitonari…capire che
così è giusto, quella è la direzione e
la si imbocca, smettere di baciare il volto del compagno, lasciare che
la bocca faccia uscire rochi gemiti di piacere e che il corpo ricerchi
ancora di più in quell’incantare
con colpi sempre più forti e veloci, col letto che cigola
andando su e giù.
Poi
è sull’esplosione che quei colori cambiano, vedere
e sentire caldo, sciogliersi come la lava di un vulcano che esce e
travolge fondendo ogni cosa, sembrare di bruciare come il fuoco che
lascia cenere, essere come gli occhi persi ed emozionati dalle lacrime
di Akane…
Un
orgasmo che li ha travolti in un finale pazzesco.
Si
sono fermati incurvandosi verso l’altro ed hanno lasciato che
la vita uscisse da loro per andare nell’altro. Uno scambio
semplice ed equo.
Hitonari crolla
privo di forze e completamente sudato, su Akane
che lo accoglie abbracciandolo.
Ecco
cosa rimane dopo una scena del genere, il poeta che può
deliziarsi e deliziare con solo dei respiri affannati, un silenzio
perfetto ed un dolce abbraccio fra due persone che poco hanno di
dolce…quel dolce di convenienza e di dominio pubblico!
Due
persone così, in realtà, sono ricche di una
dolcezza speciale fra le più vere, quella che quando
c’è riempie per una vita e ti fa andare sulla
luna, che ti ricarica e ti fa venire voglia di ricominciare.
Tutto
questo è rappresentato da due braccia che avvolgono
l’altro con delicatezza e spontaneità e questo che
si fa avvolgere a sua volta, sospirando perché
l’ha fatto, perché ora, se possibile, sta meglio
di prima.
Stanno
a lungo così in silenzio ad ascoltare i loro stessi respiri
e battiti tornare normali, appena le energie permettono di nuovo di
muoversi, Hitonari si
alza dal moro stendendoglisi
accanto, con fatica copre col lenzuolo i loro corpi, in modo che quel
calore che ancora sprigionano, rimanga solo su loro.
Hanno
appena capito cosa significa completezza.
Non
servono parole per dirsi cose sdolcinate tipo ‘ti amo’. Non serve
perché non sarebbe da loro, sarebbe impersonale. Per loro
è personale un silenzio come questo e una frase stramba di Akane, seguito di un discorso
che è solo ed unicamente loro, fatto in chissà
quale momento particolare della loro vita:
-
Avevo ragione…è meglio una strada difficile ma
con dei fiori, piuttosto che una facile ma con un grigio
paesaggio…-
Cose
che potranno capire solo loro…come la risposta leggera come
una folata di vento:
-
…e la luna che si vede anche stasera…-
Per
far provare invidia e curiosità, cose che capiscono solo
loro, prive di senso e di romanticismo in effetti, ma dette da loro coi
loro vissuti e con le loro esperienze fanno mostra di un sentimento che
pochi possono vantarsi di avere, una sorta di poesia di vita quotidiana
scritta e disegnata da un maestro stravagante e un po’ folle.