CAPITOLO XX:
LA TEMPESTA


Quando il temporale si scatena, i ragazzi ci stanno ancora dando dentro con l'alcool, il biliardo e le risate. Li interrompono dei tuoni molto forti che persino fra loro non passano inosservati e a fare la persona sensata riportandoli tutti all'ordine, è Mikako che dando un occhiata fuori da una delle finestre larghe, asserisce con una punta di preoccupazione, sempre però mantenendosi composta:
- Il cielo è veramente minaccioso, stasera...per ora ci sono solo i fulmini ma presto si scatenerà anche la pioggia e ha tutta l'aria di essere una bella tempesta! È meglio che ci avviamo...-
- Si, forse è meglio...-
La sostiene subito Taro.
- Che tu fossi d'accordo non avevamo dubbi...-
Lo punzecchia malizioso Genzo...non è tipo da rompere troppo l'anima agli altri, ma siccome con Taro in quell'ultimo anno ha legato molto grazie alla situazione che si è creata, si concede quel tipo di libertà in tutta amicizia. Se scherza con qualcuno in quel modo significa che è considerato amico, altrimenti mantiene le distanze con chi di strada ne ha ancora da fare.
- Allora si va' di dvd?-
Propone invece Arashi a cui le preme di più continuare la serata in modo degno.
- Certo, come ogni sera...-
Risponde quindi Hitonari in tono logico e freddino, come suo solito.
- Mica serve dirlo....è ovvio, mica una novità! Qualunque orario facciamo, finiamo sempre con un film! Che si vede?-
A dire la sua è Akane che se la sua luna gira nel verso giusto, deve inserirsi in ogni discorso!
- Bè, vediamo a casa, intanto arriviamoci!-
Taglia corto Arashi più sbrigativa. L'unico a non essersi mai inserito nella discussione è Mikael che in disparte beve in un fiato l'ennesimo bicchiere di tequila, l'ultimo appena portato. Non lo direbbe mai ma lo pensa in continuazione mentre si guarda intorno, a dar voce ai suoi sui pensieri è la rossa cugina, lo fa pacata come suo solito:
- Ragazzi, manca Raphael, è il caso di avvertirlo che ce ne andiamo o capisce da sé l'antifona?-
- Già...di solito non sta troppo con le donne che abborda...una sveltina e torna subito!-
Si intromette di nuovo la bionda, tuttavia una risposta esauriente la dà il gemello del ragazzo sparito:
- Penso che sia abbastanza intelligente da capire da solo che se non siamo qua siamo a casa, visto che piove...-
- In effetti...anche perché io non vado certo a cercarlo e chiamarlo!-
Sbotta diretto Akane alzandosi dal tavolo per avviarsi al bancone e pagare, imitato a breve dagli altri. 
- Però potrebbe andarci Mikael...penso sarebbe l'unico che ne uscirebbe vivo e che avrebbe il coraggio di farlo!-
Ad osare tanto è Mikako, lo fa con aria intellettuale di chi sa quel che dice, ne è sicura e non lo dice che malizia o cattiveria come avrebbe potuto fare Arashi. Tuttavia si becca ugualmente un occhiataccia da parte del rosso che con gesti secchi lascia i soldi della sua parte e si allontana senza aggiungere un insulto o un gestaccio. Gli altri lo guardano straniti come avessero un alieno davanti ma dicendosi che la sua stranezza ultimamente è normale, tanto più che per la maggioranza delle persone è anormale quando è normale e viceversa diventa più normale quando invece non lo è per nulla! Una cosa contorta che per i ragazzi è facilmente comprensibile!
Una volta fuori è Mikael il primo ad imbattersi nella persona più sbagliata: la donna rimorchiata da Raphael.
Il fatto però che lei sia sola accende quella famosa scintilla d'allarme che già precedentemente aveva e nell'istante in cui si fermano entrambi l'uno davanti all'altro, sull'uscio del locale, un lampo li illumina un istante che sembra fermarsi, una luce bianca che si riflette nelle iridi d'identico colore di entrambi. Con il medesimo sguardo si fissano diretti e senza paura capiscono di avere davanti una persona pericolosa.
Quando escono anche gli altri, quasi subito, li vedono guardarsi da una distanza ravvicinata, senza dirsi nulla, come se si stessero sbranando mentalmente. 
È esitazione ciò che provano nell'osservare quella scena.
Non tanto perché Raphael non è con lei, ci potrebbero essere mille ragioni, più che altro per la stessa cosa che ha tenuto in allerta per tutto il tempo Mikael, l'istinto dice che qualcosa non va, qualcosa stona anche se non sembrerebbe. Tutti e due hanno un espressione maligna di natura ma l'inclinazione cambia, lui è buono, lei no. È una cosa che si sente e basta, senza spiegazioni.
Inquietudine invece è ciò che provano successivamente, quando dopo il lampo che li ha illuminati di una luce spettrale, è stato seguito dal tuono che con un notevole frastuono ha annunciato l'arrivo della pioggia e quindi della tempesta.
È Mikako come sempre la prima a reagire diplomaticamente, mantiene un buon sangue freddo e con calma e aristocrazia, chiede alla donna affiancando il cugino che non si sposta:
- Scusa...il ragazzo che era con te, Raphael...sai per caso dov'è? Cioè, magari ti ha detto dove andava...-
Domanda legittima e come tante, anche se la risposta non è altrettanto, a partire dal tono insolente e lo sguardo che non sposta da quello del ragazzo più basso di lei con pari carica minacciosa. Una bella voce bassa e sensuale:
- Il biondino? Devo dire che dopo l'ottimo lavoretto che mi ha fatto per ringraziarlo l'ho lasciato alle cure dei miei amici.-
Un secondo lampo squarcia il cielo dividendolo in due, proprio su queste sue parole.
Silenzio.
Gocce che iniziano a cadere, sono gocce grosse e fredde che coprono presto tutto il marciapiede e l'asfalto, in un attimo non c'è più gente in giro ed anche le macchine sono poche. 
Gli orecchini e le catene di Mikael tintinnano mentre i capelli suoi, così come quelli degli altri lì fuori, si appiattiscono lentamente bagnandosi.
Elaborare quella frase non è un gioco da pochi. 
Si capisce solo che Raphael ha beccato una grande fregatura, un brutto scherzo, insomma.
Nulla di fondamentalmente allarmante, non c'è nessuna sicurezza sulla situazione in cui è il biondo parente. Magari è in compagnia di tanti gay che vogliono divertirsi con lui....ma se volessero violentarlo? Lui è un uomo, si difenderebbe...però se questi fossero troppi? Riceverebbe una gran brutta esperienza...ma se non si limitasse solo al sesso? Se volessero da lui qualcos'altro?
Eppure la sensazione è veramente forte e la stonatura cresce fino ad essere impossibile da ignorare.
Strano continua ad essere come lei e Mikael si fissano, lei che nonostante l'abbigliamento preferisce bagnarsi piuttosto che interrompere quel contatto visivo con lui e quel sorriso provocante.
Sarebbero potuti stare ore lì o qualcuno avrebbe anche potuto chiedere chiarimenti, ma chissà per quale motivo tutti stanno immobili e zitti, attendendo che sia lui davanti a lei a fare la mossa successiva. A decidere.
Perché?
Perché si tratta di Raphael.
- Spiegati meglio.-
Infatti è lui che si sente in dovere di reagire e gestire la cosa. Con naturale minaccia della voce e dell'espressione, glielo chiede fermo. Lei accentua il sorrise e alzando un dito gli sfioral a guancia dicendo in un soffio:
- Vuoi i dettagli di ciò che gli stanno facendo?-
"Ma non teme nessuno, questa donna?"
è più o meno questo il pensiero sbigottito dei presenti che assistono. Si capisce che sta succedendo qualcosa e che lei è l'artefice di ciò, ma lei non ha problemi ad ammetterlo e a scoprire le sue carte nemmeno in quel modo, perfino davanti ad un gruppo come quello. 
Lampo.
"No!"
Invece l'unico pensiero di Mikael è questo, capendo che non si tratta di una cosa leggera e simpatica, facilmente dimenticabile, soprattutto capendo che quella non avrebbe detto una sola parola di più. L'odio, l'ira, il fastidio e il disprezzo s'impadroniscono di lui.
Il tuono irrompe e c'è uno scatto velocissimo che sarebbe stato imprevedibile per chiunque. L'afferra per le spalle e con una forza di cui chi non lo conosce si stupisce, la sbatte con poca gentilezza contro il muro lì dietro e premendo un braccio sul collo immobilizzandola, riesce ad alzarla di qualche centimetro facendole trattenere il respiro, spalancare gli occhi con sorpresa e un evidente stato di sofferenza fisica.
Nessuno si muove.
L'espressione di lui è quella di un pericoloso drago blu che si sta scatenando.
- Che diavolo gli hai fatto?-
Lei rimane in silenzio, cerca di domare il timore che l'attanaglia, da quella posizione non arriva a prendere la propria arma e difendersi, non avrebbe mai previsto una reazione esagerata simile, la situazione le è sfuggita di male con una velocità spropositata, così si trova a fissare quell'essere che la tiene al muro e la minaccia non a parole ma con gli occhi. Sottovalutare è un errore che mai aveva fatto...eppure quando l'aveva visto da lontano, quella sera, l'aveva capito perfettamente che tipo era...che sarebbe stato meglio non averci a che fare. Poi si era trovata davanti a lui e tutto era stato imprevisto. Un errore di calcolo. Non avrebbe dovuto prendersela così in fretta ed in quel modo spropositato...non lui. Ecco il suo errore. 
Non aveva previsto il sentimento che legava Mikael a Raphael.
Al suo silenzio lui risponde schiacciando ancor di più il braccio sul collo, lei tossisce assumendo un colorito preoccupante, il respiro le manca e anche volendo non riuscirebbe a parlare. 
Si sente come Icaro che volato troppo in altro le ali si sono sciolte ed è precipitato.
Errore stupido.
Sarebbe andato tutto liscio.
Sarebbe stato tutto, come sempre perfetto.
È questo su cui lei riflette mentre lui si arrabbia maggiormente e le grida di rispondergli. La fa tornare il fuoco nei suoi occhi.
Quelli di un diavolo?
Un angelo guerriero?
Che tipo di occhi sono?
Che fuoco è?
Domande fulminee con la pioggia che scrocscia su di loro e i fulmini che non cessano di arrivare.
Chi avrebbe ceduto per prima?
Lei che sembra già più di là che di qua, immersa nelle proprie insolite considerazioni o lui sempre più infuriato che continua nella sua esagerata reazione?
Forse nessuno ma non si potrà sapere visto che a prendere in mano la situazione è l'unico che ha mantenuto il sangue freddo e che non conosce abbastanza il rosso per sapere che non è il caso di interromperlo.
Genzo con fermezza lo strattona liberandola, a sua volta la prende e le ferma le mani che erano subito corse ad afferrare la borsa caduta, all'interno della quale c'era la propria arma, una pistola.
- Basta, strozzandola non risolvi nulla.-
Mikael indietreggia per la spinta ricevuta e li guarda come se li vedesse di nuovo dopo un momento di buio. Ripercorre le parole e riflette che forse ha ragione anche se l'istinto di ucciderla è forte e l'aiuterebbe a sfogarsi, non servirebbe a fargli trovare Raphael. Fra le due strade non ha più dubbi.
- Fatti dire dove cazzo è!-
Sbotta solo questo con voce cavernosa e senza attendere risposte si gira e se ne va di corsa, correndo a cercarlo da solo in attesa che la donna parli.
È da lui, non avrebbe atteso molto, nessuno poteva chiederglielo.
Seguendo il suo istinto sceglie vie e direzioni che gli sembrano più giuste piuttosto che rimanere fermo a sentire confessioni assurde.
Corre, eppure sa che ha esagerato e lo sta facendo ancora. La pioggia batte forte su di lui e cresce d'intensità come i fulmini intorno a lui, il tempo va di pari passo col suo umore.
Pericoloso è il termine adatto.
In realtà non sa dove sta andando, deve cercarlo, non può aspettare che gli sia rivelato, così impaziente corre e cerca a seconda di dove il suo istinto lo porta, gira di scatto e improvvisamente nelle vie secondarie, attraversa strade senza nemmeno guardare, ignora alcuni vicoli e con la mente completamente rivolta al biondo amico(!!!)prova ad immaginare cosa abbia fatto e cosa gli stiano facendo.
È convinto che come al solito i suoi genitali abbiano ragionato per lui al posto della testa e che quindi non si sia reso conto delle reali intenzioni di quella donna. Non crede che gli stiano facendo fisicamente del male fino a fargli rischiare la vita, senza sapere come fa a dirlo, sa che rischia solo della 'sana' violenza sessuale. Non sarebbe di per sé un pensiero tanto allarmante, lui è un ragazzo, in fondo, ed anche molto forte...pur avendo a che fare con una ventina di uomini fortissimi che vogliono saltargli addosso per dargli una lezione a causa di tutte le donne della zona che si è portato a letto, è convinto che non possa finire realmente male e che se la possa cavare in un modo o nell'altro; poi non dovrebbe importargli molto di questo particolare. Ovvero se Raphael venisse veramente violentato. 
Mikael se lo chiede con fastidio e rabbia viva.
"Cosa dovrebbe importarmene se il suo bellissimo corpo venisse toccato in quel modo da altri? Uno come lui non subirebbe shock mentali, non gli interesserebbe a patto che non rovinerebbero la sua bellezza. Perché invece a me dà fastidio l'ìdea che altri uomini facciano sesso con lui? Che lo violino? Avrà esagerato in qualche modo, si deve arrangiare eppure mi preme trovarlo prima che facciano veramente quelle cose...mi sentirei lasciato indietro, in un certo senso. Non voglio che lui non mi calcoli più. Se c'è un uomo che lo deve avere sono io. Perché? Non mi frega nulla se và con donne, anche se ultimamente mi infastidiva, però se va con uomini, per un motivo o per l'altro, allora sì che mi secca. Perché lui si è dichiarato a me e se deve stare con un lui quello devo essere io. Di conseguenza nessuno può toccarlo all'infuori di me. Mi sembrerebbe che se lo violentassero non sarebbe più solo mio, come se mi togliessero am e qualcosa...non so. Ecco perché non voglio che facciano nulla. Devo arrivare in tempo.
Lo sento.
È vicino.
Lo sento ora.
Sta aspettando me.
Mi chiama, sa che arriverò.
Ne è sicuro.
Ed io so che lo troverò.
Perché qualunque cosa sia voglio provare a portarla avanti...altrimenti rischio di diventare pazzo se quando sono separato da lui non posso controllarlo e faccio una vita del genere!"
È grazie a questo senso smisurato di possesso che l'ottuso ragazzo capisce ciò che Raphael cercava di fargli capire da tempo.
Ecco cosa ci voleva.
Ma è scontato e banale, si sa che con cose simili persino quelli come lui ci arrivano alle cose!
Improvvisamente si blocca davanti ad un alto palazzo fatiscente, è uno dei brutti posti del quartiere; lo fissa cupo come se cercasse di capire se è arrivato o meno, se le sue sensazioni finiscono veramente lì o è un'impressione.
Dopo un attimo di pausa in cui sta immobile concentrato sotto la pioggia, alza di scatto la testa e con sguardo da drago feroce, entra e comincia a salire le scale a due a due, tende gli orecchi su ogni piano mentre lo percorre facendo attenzione, poi tornando a seguire il suo famoso istinto si ferma davanti ad una porta e voci si odono.
Nessuno grida, non c'è nulla di concreto che possa fargli capire che si tratta di Raphael, ma se gli si chiederebbe a lui direbbe che ne è sicuro perché ha sentito lui.
Una convinzione strana e vaga, sarebbe sicuramente da spiegare meglio ma lui non ci riuscirebbe.
Entra dando solo un paio di calci violenti a ciò che lo separa da lui e quando vede la scena si ferma un attimo. 
Come andasse in black out.
Raphael mezzo nudo steso in un letto, l'unica cosa che c'è in quella piccola stanza vecchia, con mani e piedi legati alle spalliere e la bocca legata con un laccio stretto che gli impedisce di parlare e gridare.
Non l'avrebbe fatto comunque.
Uomini adulti da stazze robuste sopra ed intorno a lui.
L'idea che possano avergli già fatto QUEL qualcosa gli manda subito il sangue alla testa. Se l'avessero solamente picchiato sarebbe stata meno l'ira che si sarebbe scatenata, ma così non và bene. Così per Mikael è peggio.
Qualcuno che osa prendersi e toccargli il suo Raphael. Qualcosa che spetta di diritto a lui poiché insieme dalla nascita, inseparabili non si sono mai traditi e non deve essere nemmeno ora così.
Qualcuno gli và incontro per fermarlo sul nascere, sottovalutandolo, ovviamente, vista la sua statura. I soliti errori.
Semplicemente arriva un lampo insieme al suo scatto e il tuono accompagna il pugno che il rosso dà in pieno stomaco all'altro, fortissimo e violento, il punto vitale che porta subito alla perdita di sensi se dato con sufficiente potenza.
Gli altri si girano e nessuno potrebbe dire cosa dicono, si può solo sapere che lui non dice nulla e Raphael lo fissa con uno sguardo non impaurito ma nemmeno sornione. Forse solo di uno che guarda la cosa più spettacolare della propria vita e sa che accade per lui. 
Del resto anche il biondo sapeva che sarebbe arrivato in tempo.
Questa volta decidendo di affrontarlo tutti insieme per sicurezza, gli vanno incontro con cautela, borbottando frasi per loro incomprensibili, non esiste udito, non esiste nemmeno vista, né lingua per parlare, esiste solo tatto. Esistono i pugni per colpire.
Circondandolo in semicerchio attendono che faccia la prima mossa, sicuri di loro stessi.
È la luce ad essere loro sfavorevoli.
Il fulmine cade lì accanto e l'illuminazione artificiale salta, il buio li avvolge e non vedendo nulla, insieme al rombo che fa tremare vetri e muri, sentono forti colpi arrivare tutti in punti vitali e dolorosi, sono veloci, dati uno dietro l'altro.
Solo perché agli umani serve la vista per agire e agli animali non serve.
Ecco la differenza. Mikael in quegli istanti ha poco di umano e mostrando tutta la sua esperienza nelle risse e nei combattimenti corpo a corpo, grazie anche alle discipline sulle arti marziali che ha ricevuto, riuscendo a percepire la loro essenza, il loro spirito, la loro presenza disgustosa, agisce in maniera letale e giusta. Illuminati da una luce spettrale causata dai lampi, ogni tanto si intravedono le sue mosse e solo dopo alcuni minuti si sente unicamente la pioggia che scroscia potente e il temporale che continua a far tremare i vetri. 
Mikael fermo in mezzo alla stanza mentre di quei 5 uno se ne è andato e gli altri 4 sono a terra privi di sensi. 
Facile conoscendo i punti giusti da colpire, considerando anche che per lui servirsi delle percezioni al posto della vista è normale. Il suo maestro, del resto, si può dire sia proprio uno di quelli speciali.
Una persona la cui morte è un vero peccato.
Recuperando il respiro e l'uso normale dei propri sensi, il ragazzo si scuote e intravedendo fra la penombra e la luce improvvisa che và e viene, si precipita dal cugino a liberarlo, una volta riuscito è lui stesso ad abbracciarlo senza aspettare ringraziamenti che non vuole avere, per lui sarebbe imbarazzante sentire la voce di Raphael dire qualsiasi cosa anche perché sa perfettamente cosa direbbe.
Semplicemente era ovvio che sarebbe accaduto così.
Ovvio e scontato.
Si è limitato ad essere banale, ma tant'è che tutto è finito.
"Banalità per banalità...perché non esserlo fino in fondo? Banale e stupido!"
Questo il suo pensiero una volta recuperate le funzioni mentali, abbracciando il biondo che ricambia nascondendo il volto sulla sua spalla. Respira anche lui, come se finalmente prendesse vera aria dopo anni di fumo asfissiante. Rilassato penso che finalmente ci è arrivato e prevedendo ancora le sue mosse, Mikael senza più ragionare troppo, in ginocchio sul letto, prende il volto fra le mani, glielo alza e senza poterlo vedere bene, meglio per lui visto che si bloccherebbe, probabilmente, se lo vedesse, trova le sue labbra grazie alla consueta saetta che gliele mostra.
Né il rombo frastornante del tuono, né la tempesta stessa con pioggia e vento che spalancano improvvisamente le finestre facendo entrare una corrente fresca che fa volare i loro abiti e capelli, li interrompono. 
Finalmente si tratta di un bacio cosciente, voluto e ricambiato. Un bacio in piena regola.
Un bacio la cui lingua che cerca e che detta le regole e il ritmo, è quella del rosso, per una volta, e non quella del biondo come sarebbe abituato a fare.
Istinto, no?
Si tratta di questo, per lui.
Percezioni...o come lui direbbe:
"Stupido sdolcinato!"