CAPITOLO XXI:

DOPO LA TEMPESTA

 

 

Il silenzio circostante deriva da un unico fatto.

Il temporale è passato lasciando solo poche gocce di pioggia che ancora bagnano quella città sul mare d’Irlanda, come se il tempo andasse di pari passo con l’umore di Mikael.

Questo non viene notato dal gruppo che quest’ultimo ha abbandonato in tutta fretta per cercare il compagno, non viene per nulla notato che nel giro di mezz’ora il finimondo della natura scema lasciando posto a poche gocce ristoratrici; cosa è successo di così impegnativo da impedir loro di notare la pace che è arrivata?

 

/Flashback di Genzo/

- Fatti dire dove cazzo è! -

“E’ ciò che mi dice Mikael prima di sparire alla velocità della luce nella forte pioggia che esce di minuto in minuto sempre più violenta.

Mi lascia il compito di farla parlare peccato che non aspetti i particolari che ci servono e che mi chiede di estrapolarle, non so se sia scemo o solo fuori di sé ma in ogni caso non ragiona e la trovo una cosa stupida.

Tuttavia l’intera storia ha dell’assurdo.

Come mai proprio a questo gruppo di matti dovrebbe succedere qualcosa di pericoloso e grave?

Sono loro i più pericolosi … sospiro quell’attimo che basta per distrarmi, è un istante che permette ad una folata di vento più forte delle altre, di superarmi e mettermi in disparte: è un vento che ha i capelli neri dai riflessi rossi tutti bagnati sul viso!

Akane, lo sapevo che l’avrebbe fatto!

L’afferra per la scollatura vertiginosa senza timore di spogliarla ancor di più, l’avvicina a sé e le urla a due centimetri:

- Dov’è?

Sento Hitonari sospirare, spero che faccia lui qualcosa, io mi sto già stufando!

- Il solito … -

 Dice solo questo, con voce quasi impercettibile ma controllata, poi lo strattona senza paura di beccarsi un pugno dal  focoso cugino. Non ha tempo di dirgli altro, Akane si fa togliere le mani di dosso ed infastidito per essere stato interrotto non perde tempo, corre come un forsennato a cercare la scia del gemello, altro forsennato.

Due idioti al prezzo di uno che si perderanno perché non sanno aspettare e ragionare con la testa!

All’ennesimo tentativo della donna di riprendersi la borsetta per difendersi con ciò che essa contiene, mi chiedo a chi tocchi intervenire, li conosco tutti, ormai, e so che almeno uno, anzi una, dei presenti, interverrà facendo di testa sua!

Come evocata dai miei pensieri arriva lei: Arashi!

Prende la borsa prima di lei e la spinge addosso a Mikako per poi fiondarsi dalla nemica e afferrarle i capelli con forza, tira e non è una tirata da poco, sembra darle più fastidio questo gesto piuttosto che gli altri che le hanno fatto gli altri prima … del resto lei, anche se a volte non sembra, è una donna e solo una donna sa cosa dà più fastidio ad una sua simile!

Non è molto gentile, rispetto a lei gli altri lo sono stati, è per questo che ho perso la testa per lei!

Cavolo, la fa cadere in ginocchio per metterle uno dei suoi sulla clavicola, alla base del collo, e spingere violentemente fino a bloccarla contro il muro dietro di lei, senza fiato:

- Non hai i tuoi amichetti a difenderti, vero? -  Inizia così avvicinandole il viso dalla luce sadica negli occhi grigi: - Sono tutti impegnati con quello che ti ha fatto quel bel servizietto, no? – Preme su certe parole con acidità, fa proprio rabbrividire!

L’altra non dice nulla, non vuole sbottonarsi ma prega che qualcuno intervenga, improvvisamente la sua capacità di giudizio si appanna, ne sono certo, quelle come lei sono molto abili a rigirarsi gli altri quando non sono questi a farlo, in quel caso vanno nel pallone e non capiscono più nulla!

- Molto bene, vuoi dirmi cosa gli stanno facendo, a quel coglione? Perché uno che segue una come te ficcandosi nei guai, ha solo quell’organo in tutto il corpo a farlo agire: un coglione! Dimmi, dai … cosa gli stanno facendo? –

Immagino che tutti si stiano chiedendo cosa ancora sia in grado di tirar fuori da quel suo carattere così strano e poco raccomandabile.

In fondo dobbiamo sapere dov’è, che ce ne frega di cosa gli fanno?

Sospiro spazientito … dovevo essere io ad interrogarla, avremmo già sistemato tutto, invece no, tutti vogliono metterci il becco ed ecco che si perde tempo prezioso! La guardo e mi ci perdo un istante, è sexy Arashi che la tiene crudelmente a terra e altrettanto crudelmente le parla, sembra non abbia fatto altro in vita sua.

Improvvisamente il lato minaccioso che ci aveva impensieriti inizialmente guardando questa sconosciuta, è sparito, come se non ci fosse mai stato.

Fra i due la cattiva sembra proprio Arashi.

- Arashi … -

Prova Taro che fino a questo momento si è lasciato in parte, non viene nemmeno sentito, così non ho più pietà e risoluto come poche volte lo sono stato, escludendo le partite di calcio, pronuncio io il suo nome.

- Arashi! –

Solo questo e lei, sputando a terra contrariata come un maschio, la molla.

Era ora ma non devo perdere tempo o qualcun altro deciderà di fare l’eroe!

Le passo davanti giungendo davanti a l’altra inginocchiata contro il muro, la fisso negli occhi chinandomi, sono semplicemente serio ma devo risultare anche molto lugubre, non minaccio e nemmeno la tocco, mi limito a chiederle quel che devo sapere con il tono di chi non ammette repliche, il mio tono:

- Dimmi dove lo tengono! –

Ed eccola a parlare come una docile fanciulla che non chiedeva altro di esprimersi, spiega che probabilmente l’hanno già violentato. Dice che non ce l’aveva con Raphael in particolare, solo coi ragazzi come lui, per una sorta di vendetta si comporta così.

Ok, tutto quello che vuoi ma questo non  alleggerisce la gravità della sua azione.

Arashi vuole darle almeno un calcio o una graffiata ma la trattengo con cura e decisione , la porto via per dirigerci al luogo da lei indicato, credo che non servirà denunciarla, sono certo che ce la facciamo, è assurdo credere che qualcuno sia davvero riuscito a far del male a Raphael, quello se la cava in ogni situazione, come tutti i membri di questo assurdo gruppo! Inoltre questa donna ha già avuto la sua punizione, fra Mikael e Arashi …

Noi ci avviamo e Taro ci segue così come Hitonari, Mikako invece si trattiene, noto con la coda dell’occhio che la guarda coi suoi occhi azzurri gelidi piegandosi leggermente verso di lei, ancora inginocchiata a terra impaurita, e la sento dire:

- Le conviene superare il passato, signorina. O potrebbe essere lei la vittima, la prossima volta. –

Poi soavemente sorride, come se le avesse fatto un complimento, e se ne va raggiungendoci.

Guardo Taro accanto a me che intontito l’osserva, così gli sussurro:

- Altro che angelo … è lei il vero diavolo, fra tutti! –

Lui sospira sconsolato, credo che si stia rendendo conto solo ora, dell’impresa in cui si è imbarcato!”

 

Questo in quel lasso di tempo, mezz’ora, è accaduto.

 

Giunti davanti all’edificio il temporale è cessato e il silenzio sembra essere tornato.

Stanno per salire a vedere se è tardi quando a scendere e fermarli è Akane.

Non osano nemmeno chiedersi come abbia fatto a trovare il posto, lui così come il gemello rosso, sono sempre stati un mistero … loro con l’istinto, le percezioni e tutto ciò che può c’entrare con questo discorso.

Decidendo quindi di non chiedere come e perché, chiedono solo ‘cosa’!

- E’ già tutto a posto … noi possiamo tornare a casa! –

Ha un tono strano e tutti lo guardano cercando di capire cosa significhi tutto quello, è Hitonari a capirlo per primo, sorridendo in modo indecifrabile, come poche volte lo si è visto fare. Stupisce Taro e Genzo, mentre Arashi chiede ingenuamente:

- Non si mena le mani? Che peccato … dov’è Raphael? Come si è risolto? E Mikachan? –

Mikako è l’altra ad aver compreso la situazione così la prende sotto braccio con calma e pacatezza e, come avesse a che fare con una bambina, la porta via avviandosi verso casa:

- Tesoro, è Mikachan che ha sistemato tutto! In quanto alle mani … sono meglio ad accarezzare, piuttosto che picchiare, non credi? –

Così dicendo aveva toccato con gusto e naturalezza il fondoschiena del suo moroso, vicino a lei, subito arrossito. Genzo ridacchiando fece altrettanto sulla sua fidanzata bionda e bagnata come un pulcino, come tutti gli altri:

- Sono d’accordo! Molto meglio qua che sul viso di qualche sconosciuto! –

- Porco! E porca anche tu! Comunque non parlarmi come se fossi una ritardata! –

Asserisce infervorata Arashi prima di ricambiare la palpatina del suo ragazzo. Le risate si levano sulla risposta sempre diplomatica della rossa:

- Va bene, tesoro … farò finta che tu non lo sia! –

A seguirli c’erano stati Akane e Hitonari che avevano a loro volta uno ridacchiato e l’altro scosso il capo, camminando semplicemente a fianco, senza dimostrazioni particolari da parte di uno o dell’altro. Non sarebbe stato da loro, in fondo …

 

 

Solo quando si passa per una tempesta, si apprezza a fondo casa propria.

Solo quando ci si trova in mezzo, sia fisicamente che metaforicamente, quando arriva la pace e ti trovi al caldo e all’asciutto stai bene, capisci che non si può chiedere altro.

Non cerchi altro perché, in fondo, casa propria non è un edificio, si sa, no?

Casa proprio è una persona, il segreto sta solo nel capire quale questa sia.

Una volta capito non si cerca altro.

I due protagonisti di questa serata strana e faticosa, sono finalmente tornati alla villa salutando velocemente gli altri ormai già asciutti e vestiti in abiti notturni, stesi sui divani davanti alla televisione a guardarsi un film.

Apparentemente normali, come niente fosse, senza lividi o imbarazzi, li salutano, basta un’occhiata per capire se Raphael stia bene o meno, non chiedono nulla, sanno la risposta. Se sono tornati insieme sulle proprie gambe è ovvio che stanno bene, quindi senza dir nulla tornano subito al film apprezzati per questo da, appunto, quei due famosi protagonisti. Non avrebbero mai risposto a nulla!

Un cenno di saluto vago e spariscono sulle scale, andando in camera propria, felici e rilassati al solo pensiero di poter stendersi nel proprio letto accanto al proprio compagno.

Non si parlano, non serve, che l’abbiano già fatto?

Non ha importanza, i due sanno già cosa aspettarsi dall’altro, cosa pensi e cosa sia giusto fare.

Al momento è giusto lavarsi e non pensare a nulla.

Trovare il modo di stare bene.

Ecco perché Raphael prepara la vasca con essenza profumata al sandalo e Mikael apre lo stereo mettendo su un CD dei Gun’s and Roses.

Sono le loro note a fare da sfondo a quanto stanno per sancire a gesti i due ragazzi.

Inconsciamente sanno che nessun’altro gruppo, nessun’altra voce, potrebbe essere più adatta a quel momento, pur loro essendo ‘fan’ di un altro genere musicale molto più duro.

Dopo la musica e la vasca accendono le candele e spengono la luce, col bagno pieno di quella fioca illuminazione suggestiva.

Quando tutto è pronto, proprio in quell’atmosfera speciale, Mikael comincia a spogliarsi lentamente, con la testa da un’altra parte, serio e pensieroso non si rende conto di essere divorato da uno sguardo intenso di Raphael che, appoggiato alla finestra aperta, non si perde una mossa del compagno.

Sembrano ripensare a tutti gli ultimi eventi e quando il rosso si accorge degli occhi blu del compagno, è già nudo, il suo corpo dai muscoli ben sviluppati nonostante la sua giovane età, è rivelato senza l’ombra di imbarazzo, una volta capito come stanno le cose, non ama perdere tempo in inutili sentimenti da adolescenti.

C’è tutto ciò che serve per procedere nella relazione: attrazione fisica e spirituale.

L’intesa ormai è scattata, non si può fermare un fiume che ha rotto gli argini ma solo farsi trascinare dalla corrente.

Lo raggiunge disinvolto e guardandolo assorto quanto lui, gli slaccia la camicia bagnata ed appiccicata al corpo.

È lento, esasperante, vuole godersi a fondo ogni gesto come fosse una novità meravigliosa, cosa  che in effetti è.

Una volta sbottonata infila le dita sotto la stoffa toccando la pelle umida poco calda, a Raphael pare sensuale, in realtà è qualcosa di naturale, una scoperta che non vorrebbe perdersi per nulla al mondo.

Finalmente può toccarlo per il gusto di farlo senza venir frainteso, senza l’ansia del:

‘è mio cugino, per di più amico, non posso fare certe schifezze romantiche fraintendibili … ‘

Poiché in effetti quel che sembra è tutto vero!

Sale dal petto alle spalle facendo scivolare la camicia lungo le braccia, si ferma ai polsi, lì viene aiutata da Mikael che, raggiunti quei punti sempre mantenendo il contatto, gli leva l’indumento, sfiorandogli le mani.

Vi fugge risalendo sulle braccia forti dai muscoli non esagerati ma piacevoli da esplorare, va dietro sulla schiena per assicurarsi che stia bene, perché la sua schiena l’ha sempre attirato in un modo strano, è una bella schiena snella e, così come il suo addome, è sexy.

A lui sembra così.

Va alla cintola dei pantaloni slacciandoglieli, poi continuando quella carezza certa e lenta, gira la sua vita per andare sui glutei sodi del biondo, sotto i boxer attillati, vuole avere la sua pelle sotto le mani, ogni parte, e associare una sensazione di tatto a quella visiva, l’unica che fin’ora aveva avuto.

E’ veramente completamente immerso in quell’esplorazione per lui vitale, una novità che non potrebbe compiere di fretta, come fa ogni cosa nella sua vita.

Raphael lo capisce e gli piace ogni singolo aspetto di quel ragazzo che spesso lo fa dannare ma che senza lo farebbe sentire perso.

I pantaloni scivolano giù lungo le gambe con fatica, i boxer vengono accompagnati da lui che si abbassa, per il gesto gli respira sul corpo, sulla parte intima che si ritrova davanti agli occhi verde intenso. Non è ancora pronto per assaggiare quella parte, non è pronto per arrivare a mangiarselo come, ora lo sa, fra poco, sentirà l’istinto di dover fare.

Si provocano brividi di piacere a quei gesti semplicissimi.

Per il rosso è la prima volta ma non c’è imbarazzo se non desiderio solo per il fatto che è con la persona più desiderata, per Raphael non è la prima volta ma in realtà è come se lo fosse, a parte il fattore uomo, si sente in quel modo perché è la prima volta che lo fa con sentimento e desiderio profondo, un bisogno non primario e fisiologico bensì vitale.

Se non lo sente, se non lo fa con lui, potrebbe esplodere.

Sa che non lo faranno fino in fondo, sa che con Mikael andrà a piccoli passi e che quando sarà pronto lo lascerà fare, sa che sarà comunque lui a gestire il lato sessuale perché il compagno è inesperto, sa che gli sembrerà di stare con un bambino, per certi versi, sa anche che sarà dura ma al tempo stesso bellissimo perché è così, perché vento e fuoco si attraggono e si alimentano diventando invincibili insieme, sa che qualunque cosa sarà, era ora che fosse.

Sa che quando riuscirà a riavere le labbra sulle sue, gli sembrerà di avere intorno a sé il paradiso e non solo un semplice bagno.

Eppure nonostante sappia tutto perché ha esperienza ed è acuto specie su quelle cose, si sente come se si addentrasse in un campo minato sconosciuto.

Speciale, ecco cosa sarà.

Speciale.

Diverso.

Unico.

Il massimo.

Tutto.

Tornato in piedi, Mikael lo fissa negli occhi, li studia come li vedesse per la prima volta e li trova veramente belli, assurdo come solo ora ogni particella di quell’essere l’attiri e gli piaccia in modo indecente ed imbarazzante.

È per il semplice fatto che tutto quello sia lui a volerlo e concederlo, che gli va bene.

Non è stupido, va semplicemente bene così.

E’ lui a desiderarlo quindi va bene, imbarazzante ma piacevole.

Sono molto vicini e nonostante la differenza d’altezza che per molti rappresenterebbe un peso, per loro sembra non essere notato. Si guardano reciprocamente le labbra, così sottili e ben disegnate le une, tanto morbide e carnose le altre.

E’ un gesto impercettibile, quello che segue, un avvicinamento ovvio e dovuto, quel preludio al paradiso che attendevano, agognando.

Trattengono il respiro e i cuori cominciano a battere veloci come fosse il primo bacio, come se quell’emozione non fosse mai provata.

Inspiegabile.

Specie per Raphael.

Non pensava potesse essere così bello.

Lo è per la consapevolezza.

Ed ogni volta sarà diverso.

Dischiudono le labbra l’istante prima di sfiorarsele e quando finalmente lo fanno, sembra che vadano entrambi a fuoco.

Sono le lingue a cercarsi ma non freneticamente ed impazienti come poco prima erano state, lo fanno con la stessa lentezza di quell’esplorazione tattile. Si cercano e si trovano, una volta a contatto si uniscono definitivamente come le loro bocche che non attendevano altro, i respiri tornano ma sono lenti e leggeri, per paura che rovinino quel bacio desiderato.

Gli occhi chiusi mostrano le sensazioni che provano, con quei loro cuori impazziti come quelli di due adolescenti alla prima cotta, con il sangue troppo veloce, con il calore che fa diventare insensibili i corpi nudi e … e le loro mani che si cercano trovandosi e allacciandosi.

Sono lenti, sono sospesi, sono dolci … non sembrano loro, sembrano più due sconosciuti, due angeli impossessati di corpi di diavoli.

Nessuno dei due lo fa come lo farebbe normalmente.

Non è un bacio passionale, le lingue danzano all’interno delle bocche unite che ogni tanto si staccano di un millimetro per permettere ai volti di girarsi e sistemarsi meglio, poi allacciate come le loro dita cantano una canzone immaginaria, magari proprio quella che sta andando al CD, trattasi di Don’t Cry, una canzone lenta e straziante, malinconica da far piangere eppure in sintonia col loro ritmo e i loro animi in subbuglio, qualcosa che rimane nel cuore di chi l’ascolta, qualcosa che decide l’atmosfera fino in fondo, qualcosa che non poteva decisamente essere più adatto.

È un bacio che sa di consapevolezza, perché rappresenta il loro nuovo legame, la risposta alle loro domande, un rapporto che sa poco di parentela o di amicizia, un rapporto che è talmente forte da non poter crollare di fronte a nessun ragionevole dubbio, nonostante tutto.

Sono gesti febbrili quelli che poi li fanno andare nella vasca piena, immergendosi nell’acqua bollente e profumata.

E’ un’altra sensazione piacevole e nonostante l’acqua quasi esca sul pavimento, non se ne curano, finendo nell’immediato con la testa sotto, bagnandosi ben bene anche i capelli ormai quasi asciutti dalla pioggia.

Con quest’abissale differenza di sensazioni, riemergono l’uno di fronte all’altro guardandosi ancora in silenzio, presi da pensieri propri in realtà simili, pensieri soddisfatti ad ogni modo, pensieri di novità.

La musica li riporta un po’ alla realtà, i Gun’s and Roses li scuotono con qualche canzone più movimentata rispetto all’altra meravigliosa Don’t Cry, destinata a diventare la loro canzone.

Si sistemano comodi in modo da aver la testa su un  proprio angolo della dura vasca incassata sul pavimento, poi guardano in alto, il soffitto, ascoltando le goccioline che si staccano dai loro capelli e finiscono sulla superficie dell’acqua liscia, loro sono immobili, per ora lo sono.

A rompere quel silenzio non molto pesante, è Raphael:

- Sei arrivato in tempo, lo sapevo … -

Mikael non volendo fare la parte del sentimentale, risponde come farebbe in qualsiasi altro momento, diretto e decisamente poco romantico:

- Arrivo sempre in tempo! –

Il sorrisino del biondo fa intendere che immaginava la risposta.

- Non mi chiedi cosa mi hanno fatto? –

Questa volta c’è malizia nel suo sguardo e nelle sue parole, infatti riprende ad osservarlo per vedere il colorito e le sue espressioni, non si è tolto i piercing dal viso e dagli orecchi ma coi capelli indietro, tutti bagnati, ha il suo fascino. Non fa un aria molto comica se non la sua solita, non è serio ma nemmeno imbarazzato o scherzoso, dice quel che pensa come se dovesse sparare di continuo a qualcuno, ringhiare invece di parlare, è lui così e Raphael non lo cambierebbe.

- So già cosa ti hanno fatto! Nulla! Sono arrivato in tempo, no? –

- Allora come mi sono sentito? –

Non è facile parlare con qualcuno che non vuole farlo, solo lui ci riuscirebbe.

Mikael sbuffa riportando gli occhi verdi sul bel viso d’angelo dell’altro che non smette di ricambiare:

- E parla, dai! Come sei stressante! Se non sai startene zitto a dormire! –

- E’ meglio non dormire nella vasca da bagno … -

Inizia lui saccente per stuzzicarlo ancora.

- Io dormo sempre e sono vivo! –

- Mica muori, solo che all’organismo non fa bene, potrebbe succedere ad ogni modo qualunque cosa e tu non te ne renderesti conto perché dormiresti! –

- Sto dormendo? –

Taglia secco il rosso alzando anche la testa spazientito, lo vede ridacchiare così ancor più scocciato dice:

- Allora, non ti va più di parlare di quella maledetta storia? –

Raphael lo sa, sa bene che in realtà è lui a volerlo sapere ma non vuole costringerlo a parlare di qualcosa di brutto, ecco perché fa finta di non voler sapere. Non gli sfugge nulla.

- Sono rimasto stupito, non pensavo che qualcuno potesse arrivare a tanto … ma sapevo che sarebbe finita così. Ti sentivo correre come un pazzo sotto il temporale e seguire il tuo infallibile istinto, come un cane segugio che segue la scia della sua preda! Ti vedevo proprio. Non mi hai deluso. Aspettavo paziente che arrivassi da quella porta e facessi la tua bella strage. Così è stato … certo però … -

Lascia sospesa la frase distogliendo lo sguardo, cosa che viene notata dall’altro che si fa serio immaginando cosa voglia dire:

- … essere stato quello che viene salvato è strano, no? Proprio da me! –

Finisce per lui e il biondo sospira, sa che sa già tutto, è per questo che sarebbe inutile parlarne, spesso però è essenziale dare voce a certe cose, seppur scontate.

- Tu sai cosa si prova e forse per te è stato ancor peggio, sei diverso da me … molto più orgoglioso, testardo, egocentrico e megalomane! –

 Cerca di sdrammatizzare per impedirgli il ricordo inevitabile di quell’unica volta in cui è stato salvato da qualcuno, a costo della vita, una vita decisamente preziosa.

- Sarai meglio tu, saccente, vanitoso e maniaco! –

Ribatte subito con il medesimo scopo, ovvero non farsi divorare da ricordi tristi! Lo dice concitato e questo fa sorridere Raphael che, per calmarlo prima che si agiti troppo, comincia a toccargli i piedi coi suoi, accarezzandoglieli ora che sono entrambi caldi. Si scivola bene sott’acqua ed è curioso immaginare come sia il resto del corpo al tatto, in quel momento.

Non è una novità per il biondo, per il rosso, però, si. Si lascia fare come se si spegnesse, spalancando gli occhi e bloccandosi come in un ferma immagine, non se lo aspettava, questa volta no, era distratto, pensava ad altro, si era così rilassato che non aveva pensato a quel lato … che ora, toccarsi a quel modo ed andare oltre, a seconda dell’istinto, era normale.

Ora si può.

Raphael gli cerca la mano e trovatala l’afferra attirandolo a sé, lui si lascia fare e posizionato davanti a lui, di schiena, sente le sue mani su quella parte del corpo forte, attraversata da alcune vecchie cicatrici, come il resto.

Quando parla per dirgli:

- Ti lavo la schiena … -

È un sussurro all’orecchio, questo gli fa drizzare i peli su tutto il corpo nella consueta sensazione di ‘pelle d’oca’, rabbrividisce e rimane immobile, mentre lo sente massaggiare un po’ fuori dalla superficie ed un po’ sotto, con la schiuma che rende le mani ancor più scivolose e sensuali, si lascia cadere in trance, assaggiando mentalmente anche quella nuova sensazione terribilmente piacevole.

Rimangono in silenzio per un po’, sembra che il discorso sia caduto e terminato, sembra che il maniaco non abbia altro in mente  che quello, sembra che i sentimenti ormai non possano più starci.

Del resto quando le mani si allungano anche sui fianchi e arrivano davanti, sull’addome, poi su, sul petto per aderire il proprio con la sua schiena ormai insaponata, cosa si pensa?

“Questo è andato!”

Sicuramente però non ne è dispiaciuto.

- Grazie … -

Ormai ha aderito i due corpi in quella posizione, avvolgendolo con le gambe, toccandolo sui capezzoli che diventano subito duri, leccandogli l’orecchio e mordicchiandolo.

Ecco, solo ora il discorso può dirsi chiuso.

Sono entrambi ragazzi forti, una volta risolto tutto, vedono l’accaduto come decisamente una sciocchezza … non ci danno più il peso che invece ci davano prima.

Sono ragazzi, è la loro caratteristica.

Come lo è da parte del biondo angelo, saperci fare con le dita. Dita della destra che scendono sul basso ventre e sempre più giù fino all’inguine, mentre quelle della sinistra sul viso, accarezzandoglielo e premendo sulle labbra che apre e gli succhiano l’indice e poi il medio.

In poco tempo ad essere ‘insaponato’ è anche la parte maschile del rosso che ormai decisamente molto eccitato per la prima volta di quelle esperienze con lui, sta giungendo al limite.

Quei ricordi passati sono lontani e sembra che ogni nube possibile sol loro rapporto sia ormai sparita, come se il sole splendesse al posto della luna.

Come se la tempesta non debba più tornare, per sempre.

‘November Rain’ è altrettanto malinconica e adatta a quell’atmosfera così sospesa ed eccitata, il gruppo che dallo stereo fa uscire le sue note da rock dei bei tempi passati, rende insieme alle candele quasi consumate quel momento così sensuale e desiderato.

Raphael avrebbe voluto dedicarsi a quel modo alla persona che più voleva, da molto tempo, poterlo fare solo ora lo rende teso su una corda di violino, un violino che suona note molto acute e languide.

Mikael, da parte sua, non vuole farsi sfuggire nessuna novità, sensazione e piacere. Piacere come quello che sicuramente sente sfregandosi contro il petto del suo compagno, coi respiri corti e i gemiti per il massaggio sulla propria parte intima senza ombra di imbarazzo.

Gemiti che lentamente crescono sentendo contro di sé anche la parte di Raphael sul suo fondoschiena, eccitato.

Sa che non è ancora pronto, sa che non lo farebbe e per questo rimane così, contro di lui e la sua eccitazione, lasciandosi fare.

Quando viene con un gemito più forte degli altri, Raphael deve correre ai propri ripari, pieno di desiderio fino all’inverosimile, senza soddisfazioni che non quel contatto.

Non di più.

Non ora.

Non tarda quindi a raggiungere anche lui il suo orgasmo, diverso da quelli che in futuro li avrebbero divorati in altre situazioni più ardite.

Confrontate a quelle decisamente questa non è particolare ma ugualmente indimenticabile poiché la prima di loro consapevoli.

E poi si sa … una volta che si inizia non si finisce più, andando sempre più in crescendo!

Ma ora basta, togliamo il disturbo, diamo loro un po’ di sana intimità, infondo si sono appena messi insieme, no?