CAPITOLO
II:
RISPOSTA
/Per un'ora
d'amore – Antonella Ruggero & Subsonica/
“Alzo
la mano e senza riflettere seguo col dito una goccia che parte dal suo
mento. Scende lungo la linea tesa del collo e scivola lenta e sensuale
sul petto, sembra fermarsi ai capezzoli allora anche io mi soffermo
appena lì sopra. Trattiene il fiato e mi guarda.
Voglio
solo vedere se è come l’altra volta o se
è diverso.
E
se è diverso in cosa lo è.
Non
penso molto, non l’ho mai fatto davvero, mi sono sempre
bastate le mie sensazioni. Non mi è mai servito altro.
Ora
è così però voglio capire se posso
fidarmi di esse oppure se come l’altra volta devo
contrastarle.
Perché
mi stava facendo uscire di testa, sei mesi fa, ed ora potrebbe
succedere di nuovo se non proviamo a noi stessi che siamo cresciuti,
che qualcosa è cambiato.
Perché
ora dovremmo vivere quello che quella volta ci siamo preclusi?
Era
sbagliato.
Ora
non lo è più?
Non
credo proprio.
La
goccia animata da vita propria decide di continuare a scendere lungo
gli addominali duri e tesi come ogni parte di sé, poi ha la
bella idea di sparire sull’asciugamano avvolto alla sua vita.
Insieme a tante altre gocce.
La
sua pelle lucida e bagnata è un invito, fuma per il calore
dell’acqua calda e qua vicino a me com’è
lui ora è come avere un invito.
Non
stacco gli occhi dal punto in cui il mio dito si è fermato.
L’ultima
volta che ho messo il dito nella stessa parte, l’ho infilato
nella fessura fra il telo e il suo corpo, quindi ho tirato togliendogli
tutto.
Snudandolo.
Lo
ricordo bene ed ogni dettaglio mi torna prepotente per
l’ennesima volta.
Ingoia
a vuoto per me. Posso quasi sentirlo il suo cuore che gli salta in
gola. Lo vuole. Lo vuole come forse non mi voleva ancora
l’altra volta. Ora ancora di più, dopo tutti
questi mesi di astinenza.
E
Kate ti fa ingelosire, vero?
Pensi
che sia lei la mia preferita, che in quanto bella donna io punti a lei,
che a volte non ci sia più spazio o speranza per te. No?
Oh,
sei un libro aperto per me, Tony.
A
questo punto però non proseguo come l’altra volta
e rimango immobile col dito lì dove sono, alzo solo lo
sguardo e lo punto sul suo che ha assunto un intensità
probabilmente simile alla mia. Parla come con la voce non potrebbe fare
e mi dice un sacco di cose poco caste e pure.
Vuoi
che vada oltre ma io non sono ancora sicuro della risposta.
Perché
l’altra volta non eravamo pronti ed ora dovremmo esserlo?
È
passato poco tempo, in sei mesi pensi di essere cresciuto abbastanza da
vivere una vita sessuale che non guasti quella lavorativa?
Saresti
in grado di separare le due cose?
Io
potrei riuscirci ma c’è qualcosa nel suo corpo che
mi dà alla testa e non mi è mai capitato con
nessuno, e di persone ne ho avute.
No,
finchè non capisco perché ora dovrei, o potrei,
non farò esattamente nulla.
Non
cambio la mia posizione tanto facilmente.
Se
non voglio essere sedotto non succederà. Stanne certo.
Sarò
io a farlo, in caso, se lo riterrò giusto.
Se
lo vorrò.
A
questo punto separo la mia mano dal suo ventre e piegando la testa di
lato lascio libero un sorrisetto enigmatico che lo brucia
perché non ha idea di cosa significhi.
Ma
gli piace.
Oh,
se gli piace.
Da
matti direi dall’espressione che non riesce a trattenere.
Stralunato.
-
Non è una buona idea, per ora. – E questa risposta
parla di più di una cosa.
Sia
della sua domanda sul dormire qua, sia dell’offerta implicita
che mi ha fatto col suo corpo praticamente nudo e bagnato.
Quindi
senza riflettere mi avvicino ancora a lui, sfioro il viso col suo e con
le labbra vicinissime al suo orecchio sussurro facendolo rabbrividire
da testa a piedi:
-
Dimostra di meritarlo. –
Anche
questo dice molto e lo lascia in uno stato pietoso.
Lo
percepisco, lo vedo, lo so. Non ha segreti per me.
Allora
mi stacco definitivamente e gli do le spalle riprendendo a vestirmi
come nulla fosse.
Adesso
le cose si faranno più divertenti, immagino. “
“Cosa
fa, gioca con me?
Ed
ora io che dovrei fare?
Saltargli
addosso è il minimo ma non otterrei ciò che
voglio.
È
lui che deve capire che mi vuole.
Non
so se sono davvero più maturo dell’altra volta ma
so che non ce la faccio più.
Io
sono sicuro che è ora.
Che
sarà diverso.
Ma
dirglielo non lo convincerà. A lui servono i fatti.
E
che faccio per farglielo capire?
Un
po’ di sana gelosia non guasterebbe… oh, ma certo.
Gelosia!
Ecco
cosa devo fare!
Solo
quello che so fare meglio!
Con
un largo sorriso un meraviglioso piano si forma completo nella mia
testa.
Sarà
perfetto.
Certo,
è un rischio ma con lui solo così funziona se
voglio sperare di ottenere qualcosa.
Domani
inizia lo spettacolo!”
“Quanti
giorni saranno passati da quando è venuto a stare qua?
Meno
di una settimana.
Sono
preoccupato.
L’altra
volta è bastato un giorno per farci finire a letto. Un
giorno o poco più.
Ora…
ora dopo la prima sera che sembrava intenzionato a ripetere tutto, non
ha fatto più nulla!
Ligio
al dovere, serio, non ha mai sforato, mai esagerato, non ci ha
più provato.
Cioè…
ha eseguito tutto ciò che gli ho detto.
Diavolo,
quello non sembra nemmeno più Tony!
Non
sono tipo da chiedergli che gli succede ma vorrei saperlo.
Non
lo chiedo perché so che prima o poi me lo dirà da
solo o me lo farà comunque capire, però mi
dà fastidio questo cambiamento repentino.
Mi
aspettavo una estenuante lotta contro di lui, il suo corpo e qualunque
arma di seduzione possieda.
Non
ci credo che improvvisamente è tornato in carreggiata. Non
lui!
Mi
piacerebbe sapere cosa cavolo ha in mente!
Sospirando
contrariato per l’ennesima volta, entro anche stasera in casa
notando già la sua auto parcheggiata fuori.
Stasera
ho finito tardi e sono tornato dopo il solito ma non mi aspettavo di
trovarlo già qua.
Ultimamente
era lui che faceva tardi, sembrava vedersi con qualcuno. Immagino sia
una ragazza.
Sarà
questo?
No,
quando ne ha una dura una notte e comunque lo sa tutto il vicinato, io
sono il primo che ne viene a conoscenza.
Però
potrebbe essere.
Ma
vederlo già a casa è strano.
Non
riflettendoci oltre apro la porta di casa ed entro guardandomi intorno
sicuro di trovarlo steso nel divano a mangiare una pizza coi piedi sul
tavolino mentre guarda uno dei suoi noiosi film.
Ovviamente
ha già provveduto a portarsi televisore e lettore dvd. Penso
che non sappia vivere senza.
Eppure
con mio sommo stupore mi ricredo. Il salotto è vuoto e
silenzioso, nonché stranamente ordinato. Così
come il resto della casa.
Eppure
lui è qua.
Magari
si sta, tanto per cambiare, facendo una doccia.
Senza
pensarci mi dirigo al piano superiore, dopo essermi tolto giacca e
scarpe. Quindi ignoro il bagno dove penso troverei lui di nuovo nudo e
vado diretto in camera mia per cambiarmi e mettermi comodo.
Ordinerò
qualcosa per asporto e lavorerò alla barca.
Sono
stanco e non ho voglia di nulla, nemmeno di pensare!
A
cosa dovrei pensare, poi?
È
proprio dopo aver aperto la porta della mia camera, sulla soglia, che
mi fermo notando dei rumori sospetti proprio nella stanza accanto.
Tony
che fa tutto sto casino?
Sto
ancora fermo ed attento quindi tendo l’orecchio.
Certo,
è la sua stanza, ma questa non è la sua voce.
Sono
lamenti.
Anzi,
mi correggo.
Gemiti.
Sono
gemiti femminili!
Oh
questa poi!
Non
era ancora arrivata a farmela!
Cos’è,
una ripicca perché non ci sono stato?
Si
porta in casa le donne?
Ci
fa sesso in uno dei miei letti?
Senza
nemmeno chiedermi il permesso?
Con
me accanto?
Senza
nessun riguardo per me?
Esterrefatto,
senza credere a quel che sento, mi sposto istintivamente davanti alla
sua camera quindi senza stupirmene molto noto che la porta è
socchiusa. Chissà perché me lo aspettavo!
Indurendo
visibilmente l’espressione del mio viso che diventa di
ghiaccio, non faccio a meno di guardare quel che gentilmente si
è preoccupato di permettermi di vedere.
È
inequivocabile. È lui che fa sesso con una donna.
Mai
vista prima, naturalmente.
Vuole
farmi credere che non poteva farne a meno visto che non aveva casa sua?
Mi
prende per un imbecille?
Con
un fastidio incredibile che mi monta dentro, i miei occhi rimangono
calamitati dal suo corpo che copre quello di lei, l’accarezza
provocandole un piacere fasullo di cui in realtà non gliene
frega assolutamente nulla.
Arriva
a questi livelli pur di farla pagare a qualcuno?
Ce
l’ha con me?
Proprio
con me?
Con
me ci si mette a fare questi giochi?
Se
non gli sta bene che non voglia andare a letto con lui non ha che da
andarsene di qua, ma non mi faccia certe scenate che proprio non le
sopporto.
È
un bambino!
Altro
che maturo e cresciuto!
Questa
era l’unica che non doveva farmi.
Ho
l’irrefrenabile istinto di entrare e sbatterli fuori entrambi
ma non so come, davvero non lo so, mi trattengo. Non faccio nulla ed
anzi mi giro e torno nella mia camera chiudendo forte la porta. La
sbatto con rabbia senza preoccupazione, che mi senta. È
quello che vuole, no? Sapere se l’ho visto.
Si
che ti ho visto.
E
poi farò di meglio. Te lo dirò!
Pensi
che mi faccia problemi?
Non
deve mettersi con me a fare certe cose. Non deve sfidarmi.
Mai.
Che
mi somigli è una cosa, che sia come sono io ora è
un altro discorso.
Ha
solo da rimetterci contro di me.
Fa
pure tutto quel che ti pare, poi io farò altrettanto!
Hai
questa maledetta mania, Tony.
Di
giocare col fuoco.
E
come te lo devo far capire che prima o poi con quello ci si scotta?
“
“Con
solo i jeans addosso e una camicia che tengo slacciata addosso,
l’accompagno alla porta evitando accuratamente di chiamarla
per nome, poiché non mi ricordo assolutamente quale sia.
Ho
l’aria scarmigliata ed i capelli spettinati, è
stato un bel momento di sfogo fisico, lo sfogo che preferisco,
però nulla di più. Sesso vuoto. Nemmeno
lontanamente paragonabile a quello che facevo con Gibbs.
Come
può non capirlo anche lui?
Non
si tratta solo di sesso, quello che c’è fra noi.
Non
è solo attrazione fisica, dannazione.
È
molto di più e quanto si ostinerà ad ignorarlo?
So
che sto rischiando molto ma penso che sia davvero l’unico
modo. Con lui solo le cattive funzionano.
Quelle
forti.
Spero
solo che non sia tutto vano.
Chiudendo
la porta lascio di nuovo il freddo da neve fuori e mi giro verso
l’interno caldo ed invitante.
Forse
ho un po’ esagerato a portarmela anche a letto ma con Gibbs
certe cose non bastano mai!
Non
è qua, dove sarà, dunque?
Non
credo sia in camera, forse è giù in cantina a
lavorare furente alla barca.
Penso
che l’avrà distrutta.
Non
aspetto oltre e scendo sfacciato e coraggioso.
È
la prova del nove.
Se
mi ignora non so che altro tentare, se si incavola è fatta!
Come
immaginavo è alla barca ma dai movimenti secchi e rabbiosi
che fa mi sa che ho fatto centro.
Un
piccolo e veloce sorrisino vittorioso si dipinge sulle mie labbra,
quindi torno normale come sempre, spavaldo senza alcun apparente
problema al mondo.
-
Ehi, Gibbs, hai già mangiato? – Una scusa
qualunque per cercarlo.
Raggiunta
la base delle scale mi fermo ed ho appena il tempo di vedere quanto
gelidi e furibondi siano i suoi occhi azzurri prima che brusco e sul
piede di guerra mi risponde:
-
Si, l’hai fatto anche tu! – Questa è la
prima di quella che penso sarà una lunga serie, ma ora non
ho la completa idea di cosa mi aspetta. Lo capisco mentre smette di
lavorare, si alza e continuando a fissarmi con
quell’espressione nera come le tenebre si avvicina
pericolosamente a me. Ha un passo veloce ed in due falcate è
qua.
La
cosa mi preoccupa e mi fa indugiare, indietreggerei ma non mi sembra
molto coraggioso, così rimango stoico e immobile
segretamente agitato.
Cosa
mi aspetta?
L’Inferno
o il Paradiso?
-
Ti riferisci a… - Comincio incerto e timoroso. Non sono
più sicuro di aver fatto la mossa migliore. Fermo davanti a
me a pochi centimetri, fissandomi astioso come poche volte ricordo mi
ha fissato, mi punta il dito contro il petto e premendo con forza
comincia la sfuriata che non è fatta di urla isteriche o
fuori di sé, però è rabbiosa e non
lascia spazio a nulla. Assolutamente nulla se non alle sue parole
incisive.
-
Se vuoi stare qua le regole le conosci bene. Nessuna donna in casa. E
tu che fai? Te ne porti una a letto! Ma per chi mi hai preso?
– Oh, ma questa è solo una bella scusa…
è ascoltandolo che mi sembra di aprire gli occhi ed ogni
paura di lui svanisce. Si nasconde dietro un dito e non se ne accorge
nemmeno.
Proprio
lui.
Allora
parto anche io e sono molto più acceso di lui, nel senso che
lo dimostro con un tono di voce più alto e sostenuto.
Forse
sono solo impazzito, però.
Tolgo
il dito con un gesto secco e replico corrugando la fronte:
-
E tu per chi hai preso me? Dì la verità!
Perché sei così arrabbiato? Altro che regole!
– Rimane colpito dalla mia provocazione, non pensava avrei
reagito così ma se non mi ritenesse uno con le palle non mi
avrebbe mai preso nella sua squadra per primo.
Però
quando viene attaccato attacca ancor di più. Quindi la
tensione ed il tono aumentano mentre allarga le braccia:
-
Perché non parli chiaro invece di insinuare
chissà cosa! – Lascia a me il compito di sparare
la bomba. So che nascerà il putiferio ma è
inevitabile ed ormai non mi importa delle conseguenze, qualunque esse
siano. È ora di mettere in chiaro una volta per tutte quel
che siamo e vogliamo.
-
Non ho problemi a farlo! – L’espressione
è furente e mi rendo conto di stare quasi urlando mentre
gesticolo arrabbiato: - A te da fastidio che io vada a letto con le
donne perché mesi fa venivo a letto con te ed ora ti chiedi
che diavolo io voglia! Non è forse così?
– Però non è nemmeno del tutto qua la
verità. Vorrei dirgli altro, essere più
sfacciato, più diretto, dirgliene molte ma molte di
più però nella rabbia mi trattengo. Come ci
riesco?
Forse
con il suo sguardo che viene attraversato da un lampo pericoloso che mi
raggela e mi blocca.
Mi
blocca anche prendendomi per i lembi della camicia slacciata
attirandomi minacciosamente a sé. Quindi ringhia basso e
penetrante vicino al mio viso, quasi irriconoscibile.
Come
un lupo provocato decisamente troppo.
Un
lupo a cui ho pestato la coda.
-
No, io so esattamente cosa vuoi! Lo so e proprio per questo sono
arrabbiato! –
Rabbrividisco
ma ignoro questo stato d’animo di timore che mi provoca
lasciandomi invadere totalmente dai sentimenti che provo, dal fastidio,
dalla rabbia. Perché deve fare così?
Perché
non può semplicemente arrendersi a ciò che prova?
-
Davvero? Pensi di saperlo? E cosa voglio? – Sono impazzito,
si.
Dopo
di questo è tutto un lampo. Una specie di saetta che
attraversa il cielo illuminandolo a giorno. Qualcosa di spettacolare e
letale allo stesso tempo.
Confuso.
Non
si capisce o forse si capisce anche troppo bene.
-
Vuoi che sia io a venire a letto con te, no? – Il viso e le
labbra sempre più vicine alle mie. Fremo. Il desiderio ha
ormai preso il posto di qualunque altra cosa. – Sei
arrabbiato perché non lo voglio più e
così per ripicca mi fai vedere che te la cavi bene lo
stesso. È solo una vendetta nei miei confronti, no?
– Ma perché sussurra così sulla mia
pelle? Perché lo fa? Sembra mi seduca.
L’elettricità
mi scuote dal basso mentre l’eccitazione comincia a farsi
sentire e l’ira scema via sostituita da questo senso capace
di farmi impazzire.
Lo
desidero da matti e lo sa.
Vorrei
dire qualcosa, qualunque cosa, ma non mi esce nulla. La gola secca e la
lingua immobile. Vorrei solo intrecciarla con la sua. Ma cosa ci faccio
qua in piedi?
È
con lui steso nel suo letto che voglio stare!
Il
mio respiro è affannato ed i battiti mi salgono in gola.
Non
riesco a fare nulla.
Fa
qualcosa tu.
Fallo,
per favore. O divento matto.”
“Ce
l’ho qua davanti a me, fra le mie mani, ad un soffio dal mio
viso, sento il suo respiro irregolare contro la mia pelle, è
agitato e stralunato come quella sera. Mi vuole. Sta impazzendo ed ha
la testa completamente sconnessa, non ragiona più, vorrebbe
solo che io lo facessi.
Ma
se penso… se solo penso che per ripicca è andato
a letto con una donna proprio in casa mia il sangue mi va alla testa.
Non
posso sopportarlo.
Non
può passarla liscia.
Lui
si è spinto troppo oltre nel suo gioco!
-
Non è questo che vuoi? – A questo punto non
rifletto più nemmeno io e attirandolo a me per quel che
rimane, con decisione e forza premo le labbra sulle sue, gliele apro
subito e infilo prepotente la lingua cercandogli la sua e trovandola.
Non ci impiega molto a rispondere al bacio ma mi lascia fare
completamente alla mia mercede.
Questo
mi alimenta pericolosamente.
Gli
piace.
Non
si opporrà a qualunque cosa io gli faccia.
Con
le mani gli faccio cadere a terra la camicia e scivolo sulla cintola
dei suoi jeans armeggiando coi bottoni. Mentre cerco di aprirglieli
senza più pensare minimamente, lasciandomi guidare come
sempre solo dal mio istinto, mi ritiro quel che basta per parlare bocca
contro bocca, ancora col viso sul suo, fissandolo dritto negli occhi
febbrili che a stento tiene aperti.
-
Ti piace? È questo che volevi, no? – Al suo
silenzio pieno solo dei suoi respiri profondi, infilo la mano sotto ai
suoi boxer, sulla sua parte intima che comincia a reagire subito al mio
tocco deciso ed esperto. – E che ne dici di questo? Ti piace?
Lo vuoi? – Spingendolo facilmente contro il muro, dopo
avergli massaggiato con la mano il suo membro che si eccita subito come
non volesse altro, mi abbasso togliendogli del tutto i pantaloni e quel
che gli rimaneva addosso. Dunque sostituisco fremente la bocca alle mie
dita e continuo il lavoro con vigore leccando fino a fargli raggiungere
con dei gemiti di piacere uno stato che mi ricorda quello in cui lo
trovavo spesso mesi fa.
È
mentre lo sto facendo, mentre lui geme e diventa via via sempre
più caldo e pulsante, mentre gli piace e me lo dimostra
lasciandosi completamente andare sotto la mia bocca, mentre me lo
prendo in mezzo ai flash di quel che era mesi fa che mi rendo conto di
quanto in realtà mi fosse mancato.
Si,
a livello fisico, ma non solo.
Diavolo,
non solo.
Non
era unicamente sesso od ora non mi sentirei così fuori di
me, non avrei cercato di violentarlo, quasi, non avrei fatto nessuna
scenata.
Ero
puramente geloso e troppo orgoglioso per ammetterlo mi sono fatto
raggirare.
No,
non è che mi abbia raggirato, ci ha solo provato. Ha provato
a farmi reagire nel modo in cui sperava.
Però
lo volevo davvero come un dannato. Lui, il suo corpo, la sua
eccitazione e qualunque cosa rappresenti.
Le
sue provocazioni, i suoi modi di fare da rinchiudere, la sua ostinata
volontà che gli fa ottenere comunque quel che vuole in un
modo o nell’altro, come alleggerisce le situazioni, come non
sembra mai serio ma invece poi quando lo è fa rabbrividire.
Come… come è semplicemente lui, sempre
sé stesso, persino nel mettersi sempre nei guai.
Lo
volevo ma non solo nel corpo, anche nell’anima.
Volevo
tutto di lui ed è ancora così.
Non
voglio che sia di nessun altro che mio.
Mentre
lo realizzo mi alzo tornando sulle sue labbra e con più
delicatezza gli prendo il viso fra le mani, quindi guardandolo come se
lo vedessi davvero per la prima volta sento una violenta vampata di
calore partirmi da dentro.
Si
espande in ogni parte di me e non mi fa capire più niente
per un lungo momento.
Solo
che se non lo bacio di nuovo non so dove e come posso finire.
Ho
questo impellente bisogno di riunirmi alla sua bocca per poi farlo
anche col resto del corpo.
È
pazzesco.
In
questo scambio di sguardi lui capisce il mio cambiamento, vede e sente
che mi sono calmato e che ho capito cosa voglio veramente.
L’altra
volta non funzionava perché pensavamo di fare solo sesso, ma
ora è diverso.
Lo
è perché siamo consapevoli che questa
è una relazione completa e che vogliamo tutto
l’uno dall’altro.
Ecco
perché ora funzionerà.
È
su questo che ricongiungo le mie labbra con le sue e lo bacio
più dolcemente, lentamente, con calma, aprendogli le sue e
facendomi accogliere dalla sua lingua che come se mi toccasse per la
prima volta, mi esplora assaporando ogni sapore di me. Ed io faccio
altrettanto. Una fusione che non ricordo di aver mai avuto con lui.
È
con le sue braccia intorno al mio collo che mi cinge senza esitazione e
sento i brividi percorrermi fino ad emozionarmi.
L’ho
aspettato tanto ma ne è valsa la pena.
Questo
supera le mie aspettative.
Fare
pace non è mai stato più bello.
-
Vieni, andiamo di sopra. – Mormoro infine ancora contro di
lui.
Un
posto più comodo e appropriato di questo ci
aspetta.”