“ Ora,
col senno di poi, lo comprese ma prima alla sola occhiata veloce non le
era stato per nulla chiaro cosa l’avesse spinta a fissarlo
con tanto interesse ed insistenza.“
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Just lose it – Eminem /
- 1 -
E così giunse finalmente la
cena!
Dopo diverse disavventure per preparare
il banchetto a base di ricette africane, i numerosi ragazzi invitati
per dare il bentornato a Davide si sedettero felici e curiosi,
nonché affamati, intorno alla lunga tavolata allestita prima
per i preparativi e successivamente per mangiare.
C’era molta gente e solo in
occasioni simili ci si poteva rendere conto di quante persone uno solo
ne conoscesse… a parere di Astrid era un numero esagerato
considerando che Davide non era Francesco che socializzava col mondo
intero, almeno in apparenza.
“Come cavolo fa ad avere tutti
questi amici? Me lo aspetterei da Francesco ma non da lui…
Però se i suoi sono così tanti non posso
immaginare Francesco quanti ne abbia! Mi vengono i brividi, penso che
non andrò mai ad una festa in suo onore… non
più per lo meno, visto che in passato l’ho fatto.
Ero ancora piccola ed ingenua ed in effetti, ora che ci penso,
è stata proprio una sua festa a decretare la mia rovina! È là che
ho conosciuto Stefano e che poi non mi ha più mollata, se
non ricordo male. No? Spero che anche questa serata
abbia una sua fine o sarò io a finire per prima…
al manicomio!”
No, in realtà la bionda non
si stava annoiando, anzi, con suo sommo stupore si stava divertendo,
oltretutto stava tranquillamente socializzando con un sacco di nuova
gente, quindi non poteva lamentarsi. Erano tutti più o meno
a posto, nessun ‘nuovo’ Stefano in vista!
- 2 -
Quando si sedette anche lei, fu lieta di
notare d’essere capitata accanto ad uno del suo vecchio
gruppo, prima che questo si ampliasse perdendola di vista.
Si chiamava Matteo, era uno sullo stampo
di Francesco, un tipo dall’aspetto normalissimo, basso e
mingherlino con dei castani ricci indomabili sul capo. La conosceva
bene ed era uno di quelli che da subito erano andati
d’accordo con lei, ai tempi in cui aveva iniziato a
frequentare il loro giro.
Matteo l’accolse con un gran
sorriso e allegramente la salutò come faceva solo chi
già la conosceva:
- Ehi, Gas! Come va? –
Sedendosi lei gli lanciò uno
sguardo di fuoco ammonendolo scherzosamente sul fatto di chiamarla con
quel nomignolo che le aveva inferto Stefano alla prima Pasquetta che
avevano passato insieme, ormai diversi anni prima.
- Evita di chiamarmi così che
se ancora qualcuno non mi conosce con quel soprannome non è
una brutta cosa, sai? – Disse infatti facendo la finta
arrabbiata. In realtà detestava ancora quel
‘Gastrid’ e derivati, ma ormai si era rassegnata al
fatto che gli amici di quel gruppo la chiamassero
‘Gas’. Era un nome sciocco ed insensato se non si
conosceva la storia, ma in fondo era sempre stato estremamente
divertente farla arrabbiare!
Con un’amichevole pacca sulla
schiena all’amica, Matteo replicò sempre col suo
eterno pacifico sorriso sulle labbra e con un tono scherzoso ma molto
pacato:
- Perché, non ti chiami
così? –
- Si, bé, è
probabile che qualcuno mi conosca solo con quel nomignolo…
cavolo, non dirmi che non ti ricordi come mi chiamo! – Si
sciolse subito in sua compagnia, aveva fatto un ‘ottimo
lavoro’ quella serata considerando che aveva avuto molto a
che fare con un sacco di gente sconosciuta. Ora poteva rilassarsi in
compagnia di un vecchio amico che non vedeva da molto.
Quella Astrid era il capolavoro che era
riuscito a tirar fuori Stefano anni addietro mettendo a rischio molte
cose.
Prima non era nemmeno l’ombra
di quella ragazza che con gli amici scherzava ed aveva sempre
l’accattivante battuta pronta.
Era così che, in breve,
riusciva a diventare protagonista senza nemmeno rendersene conto.
Continuarono amichevolmente a parlare
ognuno a modo proprio, lui sempre coi suoi modi calmi ma giocosi, lei
coi suoi fintamente seri e fintamente severi, in realtà solo
molto acidi ed ironici.
Le persone sedute immediatamente intorno
ai due rimasero subito catturati dai discorsi divertenti dei due
capendo che lei, oltre ad essersi data un gran da fare per la
preparazione (merito dell’impegno con cui Francesco e Davide
l’avevano sempre coinvolta), era anche una molto simpatica, a
suo modo.
- 3 -
Quando anche il posto davanti a loro fu
occupato Matteo si illuminò riconoscendo, ovviamente, il
ragazzo che si era seduto con loro.
- Michele! Sei anche tu qui fra noi,
stasera! –
Disse subito il giovane diretto proprio
al Michele che a circa inizio serata Astrid aveva notato rimanendone
catturata.
Accadde ancora, lo stupore nello sguardo
della ragazza fu ben trattenuto ma il pensiero no:
“Porca merda, ma guarda che
caso! Proprio lui mi si piazza davanti! Bene, così posso
conoscerlo un po’ meglio… per di più
è una gran fortuna che Matteo lo conosca, così
tramite lui sicuramente potrò conoscerlo un po’
meglio anche io!”
Realizzando questo, un breve sorriso
spontaneo le affiorò sulle labbra mentre osservava
l’alto ragazzo appostarsi fra loro e rispondere alle frasi
amichevoli dell’amico. Guardandolo bene da vicino la sua
impressione iniziale e veloce ne fu confermata: non era un bel ragazzo,
nemmeno brutto ma certo non spiccava per l’aspetto. Era un
tipo, questo si, però non aveva tratti somatici delicati o
da bel tenebroso. Erano i più normali esistenti sulla faccia
della terra. Di lui incuriosiva lo stile: quelle ciocche di capelli
neri sulla sommità del capo tenute
all’insù mentre il resto della testa era rasata
corta, quella cicatrice circolare sul lato sinistro della testa e
quella punta sempre di quell’orecchio che mancava.
Sicuramente era stato soggetto di un brutto incidente. Incuriosiva e
attirava anche lo stile, quegli ampi abiti larghi e la maglia di pelo
bianco che addosso gli stava come fosse un grande orso polare. Era una
persona veramente particolare e ad occhio lo si capiva.
Ora, col senno di poi, lo comprese ma
prima alla sola occhiata veloce non le era stato per nulla chiaro cosa
l’avesse spinta a fissarlo con tanto interesse ed insistenza.
- Gas, ti presento Michele, lo conosci
già? – Riprendendola dalle proprie considerazioni
mentre aveva ricominciato a fissarlo insistente, si scosse insultando
mentalmente l’amico per il nome con cui l’aveva
presentata.
“Spero non abbia
capito…”
Suo malgrado sorrise salutandolo, fu
quando stava per rispondere che non lo conosceva che il moro
aggrottando le sopracciglia chiese senza porsi problema alcuno:
- Come ti chiami? – Del resto
era naturale… lei lanciò l’ennesima
occhiataccia a Matteo e proprio mentre stava per rispondere
presentandosi come si doveva, la voce monocorde e non molto alta di
Davide giunse alle sue spalle:
- Gas, tieni! – Davide ed
alcuni altri avevano iniziato il giro di consegna delle porzioni
direttamente dalla pentola ai piatti delle persone e arrivato a lei che
non lo guardava l’aveva chiamata. Non aveva fatto caso che la
volta in cui prima l’aveva chiamata l’aveva fatto
per nome e che ora, invece, forse per mettere in chiaro che lui la
conosceva e conosceva il particolare simpatico e misterioso del
soprannome, l’aveva nominata appunto con
quest’ultimo. Lo fece e basta e lo fece evitando
accuratamente lo sguardo di Michele, suo amico, che invece si chiedeva
come mai la chiamassero a quel modo.
- Davide, anche tu ti ci metti?
Cos’è, per solidarietà verso Stefano?
– Irruppe fintamente seccata lei, tutti sapevano che non si
arrabbiava di proposito, anche se sembrava veramente che lo fosse.
Ormai chi la conosceva, la conosceva bene!
Astrid in realtà non era
tanto infastidita dal soprannome quanto stupita del fatto che proprio
Davide che normalmente le parlava poco e quelle poche volte usava il
suo nome vero, l’aveva chiamata invece a quel modo!
- Ti chiami Gas? – Chiese
quindi Michele mentre lei prendeva il piatto dalle mani del biondo
cuoco della serata. A quella domanda si girò di scatto e
guardandolo con occhi minacciosi disse spontaneamente incisiva:
- No, Astrid! – Non ammetteva
repliche!
- Ma Gas per tutti! – Si
intromise allora Matteo ridacchiando.
- Giusto! – Fece eco
un’altra loro amica.
- BASTA! – Ammonì
invece Astrid non propriamente furiosa ma comunque decisa e ben udita
da tutti. Non era realmente seccata però sperava che prima o
poi la smettessero di chiamarla Gas, ecco perché ogni tanto
ricordava loro il suo vero nome, magari nel frattempo se lo
scordavano…
Fu una scenetta che divertì
anche chi non la conosceva ancora e Michele stesso ne fu colpito.
Anche lui l’aveva notata
prima, era successo perché lei l’aveva subito
guardato diretta così lui, sentitosi osservare al suo
arrivo, aveva cercato il possessore di quello sguardo. Quando
l’aveva vista era stato breve anche per lui il momento per
poterla osservare ma gli era bastato per constatare che era una ragazza
molto carina e che gli sarebbe piaciuto conoscerla.
Precisamente il suo pensiero era stato:
“Ma chi è?”
Solo quello. Semplice e diretto, senza
troppi giri di parole o paranoie varie. Tipico di un ragazzo.
Ora, per la seconda volta che poteva
osservarla e studiarla un po’ meglio, aveva capito che oltre
ad avere una buona apparenza, aveva anche una sostanza che spiccava.
Decisamente interessante…
considerando anche che finalmente si era ricordato dove
l’aveva già vista.
“Ecco chi
è!”
Si era infatti detto assistendo alla
scena!
- Io ti ho già vista!
– Esclamò infatti subito con un certo senso di
vittoria nella voce, ma non troppo marcato. Aveva un tono comunque
composta e penetrante.
Astrid si fermò subito dal
maledire il mondo intero e cercando di domare ogni sua sensazione
improvvisa, aveva di nuovo rivolto la sua attenzione al ragazzo. No,
lei proprio non ricordava di averlo già visto in
giro…
- Si? – Chiese quindi
interessata a venire a capo del gran mistero.
Così Michele rispose
rimanendo principalmente serio e calmo, ricordando la volta in cui
l’aveva incontrata per la prima volta:
- Tu sei quella che al Gambrinus quella
volta faceva tutto quel casino allucinante! – Il silenzio
lì intorno calò e Matteo stesso non si
sentì molto in dovere di intervenire.
Ok, la conosceva un po’ e
sapeva che riusciva ad essere molto sciolta e dinamica, se voleva, ma
così tanto no. Cercò quindi di immaginarsela a
fare un gran casino allucinante ma non ottenne un buon risultato.
Astrid?
Bè, lei dal canto suo
ammortizzò il colpo in pochissimo tempo riuscendo a far
uscire uno spontaneo ed arrendevole:
- Ops! Mi hai beccato! – Che
la fece sembrare una bambina piccola beccata a fare qualche pasticcio!
Fu qua che dunque chi li aveva ascoltati
si mise a ridere divertito, contento di essere capitato accanto a
qualcuno che facesse ridere!
“E’ strana. Non
è tutto qua. Da quando l’ho vista ha assunto
almeno tre fasi diverse e scommetto che sono tutte
autentiche… ma quel è quella principale? C’è
dell’altro. Una che è ora folle e casinara, ora
silenziosa e musona, ora ironica e acida nascondo
un’ulteriore parte, quella principale. Sono curioso di conoscerla
meglio, non me la devo far scappare!”
Fu questo invece il pensiero di Michele
in risposta a quanto accaduto e la conferma avvenne in seguito, quando
sempre Matteo parlando a Davide disse:
- C’è puzza di gas,
non trovi? – La spinse istintivamente ad intervenire con una
risata ironica e successivamente un commento altrettanto ironico:
- Ahahah! Divertente!
Dev’essere la malattia dell’idiozia di Stefano! -
Anche se non c’era lui ad usare quelle battute,
c’era sempre qualcuno che le diceva ed il rispondere per le
rime era solo un semplice riflesso incondizionato dovuto alle mille
volte in cui aveva ribattuto a Stefano.
L’amico, invece, sentitosi
addirittura spintonare per la propria innocente osservazione, si
girò verso di lei e guardandola seriamente privo di colpa,
disse:
- No, intendevo che
c’è veramente puzza di gas! –
Male?
Certo, Astrid ci rimase non male, di
più. Ci rimase di sasso lasciando uscire solo un imbarazzato
e mortificato:
- Oh! – Con un filo di voce
che però bastò a far ridere tutti.
Non lo faceva apposta ma quel gruppo
aveva il potere di tirare fuori il peggio di lei, o meglio quello che
lei considerava peggio e che la faceva sempre finire al centro
dell’attenzione e che gli altri, invece, consideravano il
meglio!
“Che tipo!”
Fu la sola conclusione spiazzata sia di
Davide che di Michele.
Già. Che tipo.
Ma specialmente che tipi che erano loro
due, amici, ad interessarsi alla stessa ragazza senza nemmeno parlarsi
e rendersene conto.
Il primo generico approfondimento aveva
già portato alcuni frutti!