CAPITOLO
III:
INTERIORMENTE
“Riuscendo
a destare ancora una volta un caldo battito interiore in chi come
Astrid non riusciva più a staccare gli occhi dai suoi,
ipnotizzata da lui, dal suo sguardo sereno e dalle sue parole profonde
ed incisive.”
/ Living Darfur
- Mattafix/
Ormai
la cena era finita e dopo che tutti più o meno si erano dati
da fare per sparecchiare e ripulire, c’era stato un momento
di raccoglimento in cui si era ripreso l’argomento della
serata a tema, il viaggio di Davide.
Tutti
seduti su divani e sedie erano concentrati ad ascoltare il ragazzo che
non abituato ad avere tutta l’attenzione per sé,
cercava di trovare le parole adatte a descrivere il suo anno in Africa.
Non
era certo facile, specie per lui.
Si
chiese per un attimo, mentre il sottofondo musicale in argomento
riempiva il suo silenzio iniziale, se si potesse veramente descrivere
tutto quello che aveva passato laggiù, in quella terra calda
e fredda allo stesso tempo.
Era
l’attimo della serietà e dopo una serata passata a
ridere e scherzare sembrava quasi strano dover stare ad ascoltare una
testimonianza così particolare. Era sembrata una festa come
le altre però la cena aveva subito fatto capire il tratto
diverso che quelle ore avrebbero assunto ed ora il momento clou si
poteva dire fosse proprio quello.
La
testimonianza di Davide poiché un po’ di
consapevolezza sicuramente non avrebbe potuto fare male.
Non
dopo il profondo cambiamento che il suo soggiorno in Africa gli aveva
dato.
Prese
un profondo respiro e alzando gli occhi azzurro mare verso gli altri
puntati sui suoi, senza inizialmente cercare uno sguardo particolare,
iniziò con voce pacata, non alterata né seccata o
fredda. Assolutamente calmo ed anzi caldo.
Un
potere evocativo, si capiva che stava rivivendo mentalmente quei giorni
per poterne parlare.
-
All’inizio è dura, è veramente dura.
Arrivi là in quella terra e ti rendi subito conto che gli
unici bianchi sono medici o insegnanti e capisci all’istante
cosa significa per loro vivere in un Paese come il nostro dove la
maggior parte della popolazione è bianca. Inevitabilmente,
che tu lo voglia o no, è la prima cosa che noti e non per
razzismo, non saresti mica andato là in quel
caso… lo noti perché ti viene naturale e prima di
rendertene conto ormai hai già realizzato che lì
l’intruso sei tu. Sei tu il diverso, quello fuori posto,
guardato male da tutti, non accettato e additato.
Non
sono stato accettato subito, è difficile per
questo… mi guardavano da lontano senza intenzione di
relazionarsi con me e in un posto così lontano da casa,
così diverso, dove le usanze ti fanno rendere conto di
quanto distanti siano quei due mondi, se non hai nemmeno
l’appoggio di una sola persona è veramente dura.
Ti viene voglia di mollare subito, veramente, ed anche se una sola
decide di aiutarti ed il mio aggancio era nativo di laggiù,
non è bastato per farmi avvicinare.
Non
è facile per loro dare la fiducia a qualcuno però
quando la danno sono capaci di darti tutto anche se non hanno nulla. Te
lo danno come se fosse oro e non si sentono imbarazzati
perché è poco e umile, per loro è
prezioso quello che danno e ne sono contenti.
Così
come apprezzano quando tu fai qualcosa per loro, anche se è
solo una schiocchezza come portare una cassa di birra... ne rimangono
veramente colpiti ed è lì che comincia la vera
festa.
Però
arrivare a quel livello è veramente dura.
All’inizio
ho subito avuto l’istinto di mollare e tornare in patria, ma
poi di giorno in giorno mi sono detto che ci avrei pensato il giorno
dopo e così via…
Passi
i primi mesi ad ambientarti e a cercare di capire anche solo
lontanamente il loro modo di vivere e la mentalità, dopo di
che se riesci ad entrare almeno un po’ nel loro mondo inizia
il tempo veramente bello che ti godi, cominci a stare bene. Se non ce
la fai te ne vai subito. Quindi dopo i primi tre mesi in cui non sai se
ce la fai e stai male anche perché il tuo fisico deve
abituarsi a quei duri regimi di vita, o te ne vai e torni a casa o
rimani perché trovi la chiave per stare con loro ed
è lì che veramente hai trovato il vero oro.
Là
è un posto caldo quando riesci a diventare dei loro ma
altrimenti è freddo, dannatamente freddo e finisci quasi per
impazzire.
Ho
capito inoltre la schiavitù. Noi qua siamo schiavi di molte
cose… dei soldi, del lavoro, dell’amore e magari
anche della famiglia e della società… siamo
schiavi di ogni cosa che abbiamo e abbiamo molto. Là non
hanno praticamente nulla e sono liberi da tutte queste cose che
assillano noi altri. Però sono schiavi di sola una cosa.
Della
sopravvivenza.
Ed
io onestamente non riesco ad immaginare cosa sia peggio anche se ho
vissuto laggiù per un anno. –
Parlò
ancora e disse molte cose raccontando particolari aneddoti ed usanze,
sorprendendo ed interessando una volta di più tutti gli
ascoltatori che rapiti e affascinati pendevano dalle sue labbra. Davide
dopo un primo momento di difficoltà era riuscito a parlare
liberamente e capendo quanto bene facesse a tutti gli altri quel che
lui stava dicendo, si era sentito subito meglio. Interiormente meglio.
Spesso
era anche capitato che i suoi occhi incrociassero quelli assorti e
concentrati di Astrid, lei non se ne era imbarazzata, era rimasta a
fissare quella sfumatura piacevole d’azzurro delle sue iridi
che dirette e oneste raccontavano trasmettendo verità ed
immagini di un vissuto particolare.
Era
cambiato.
Sentendolo
raccontare, lei lo capì all’istante e ne rimase
profondamente sconvolta.
Era
cambiato dentro, non esternamente.
Di
base il suo carattere era certamente rimasto quello di sempre, un
po’ scorbutico, un po’ orso, un po’ lupo
solitario… però la sua parte interiore era mutata
passando ad un livello successivo. Era come più riflessivo,
più accurato verso le sfumature ed i particolari che fino ad
un anno prima non aveva mai curato.
Non
era più materialista e lo capì nel mezzo del suo
discorso, dopo essersi persa ad osservare e scrutare i dettagli del suo
bel viso assorto.
La
sua fede era cambiata, il suo credo personale, il suo Io.
Fascino.
Questo
certamente scaturì in lei un fascino molto particolare che
quasi sconvolta non avrebbe mai creduto di saper provare.
Sicuramente.
Non
così forte per uno che non aveva mai considerato in modo
particolare fino a quel momento, lo conosceva da così tanto
tempo che vederlo in quella luce e rimanerne attratta per
quell’anima che stava vedendo, la buttava fuori fase, in un
certo senso, lasciandola senza parole.
-
E il cosiddetto mal d’Africa ti è venuto?
– Chiese alla fine un ragazzo riferendosi alla nostalgia di
chi tornava indietro da quella terra speciale dopo un tempo non
trascurabile.
Davide
lo guardò con cura e piegando la testa di lato
assottigliò gli occhi cercando di valutare la risposta, poi
sorprendendo tutti una volta di più, con calda pacatezza e
sconcertante semplicità rispose:
-
Come ho detto prima l’Africa fa due effetti. O la ami o la
odi. Se dopo i primi tre mesi non ce la fai più e torni
indietro perché non sei riuscito a capirla, finisci che la
odi. Se invece riesci a rimanere lì per un anno di
fila… bè lì la ami ed allora il mal
d’Africa, quando torni di qua, è impossibile che
non venga.
Una
cosa è comunque sicura.
Ti
cambia dentro e non è un cambiamento molto visibile
dall’esterno. Cambia te stesso ed il tuo modo di vedere la
vita e di viverla. Cambia sia che finisci per scappare ed odiarla, sia
che finisci per rimanere ed amarla. Ti cambia comunque e tu non puoi
farci niente.
Ad
ogni modo, io personalmente ritengo che deve andare solamente vissuta,
senza giudicarla dalle apparenze. –
Riuscendo
a destare ancora una volta un caldo battito interiore in chi come
Astrid non riusciva più a staccare gli occhi dai suoi,
ipnotizzata da lui, dal suo sguardo sereno e dalle sue parole profonde
ed incisive.
“E’
possibile un tale coinvolgimento emotivo solo per aver ascoltato la sua
testimonianza e per il modo in cui l’ha raccontata, o
c’è dell’altro? È come fare
un viaggio in lui mentre parla… e ciò che vedo mi
lascia inebetita e senza parole. Non pensavo potesse succedere in
questo modo, proprio a me… giuro.
Davide
è… semplicemente sconvolgente.”
Fu
questo il pensiero della ragazza una volta conclusa la testimonianza di
Davide.