CAPITOLO V:
CORTEGGIAMENTO
“Si
fissarono un istante storditi e fu lui il primo a sorridere, questa
volta più di prima. Un sorriso grazie al quale si riprese un
po’ meglio distraendosi dal fatto di essere improvvisamente
sola con lui. Aveva un bel sorriso anche se non solare, un sorriso
comunque timido e quasi tirato. Non imbarazzato. Sembrava
più che sorridesse solo con la bocca e non con gli occhi.
“
/ Sky -
Sonique/
- 1 -
Quando il cellulare squillò,
Astrid era appena uscita da lavoro e stava tornando a casa dirigendosi
con passo molto flemmatico, verso la fermata dell'autobus. Pur lei
avesse la patente ancora non c'era l'ombra di una macchina disponibile,
quindi di giorno doveva per forza utilizzare i mezzi pubblici. Di sera
la musica cambiava poiché comunque a volte poteva essere
libera l'auto della madre e quindi se doveva uscire e nessuno le dava
un passaggio, si arrangiava con quella.
Tirò fuori il cellulare che aveva
appena messo via dopo aver riattivato la suoneria e guardò
lo schermo. La canzone di Eminem, Lose Yourself, era quella dei
messaggi quindi la bloccò a malincuore e lesse il mittente.
Sgranò gli occhi quando lesse il nome.
- Michele?! - Disse a voce alta.
Aprì il messaggio e scorse svelta con un
incredulità addosso che mai avrebbe pensato di provare. Non
le aveva mai scritto dopo che si erano scambiati il numero di telefono
e lei ovviamente non aveva fatto nulla.
'Ciao.'
Astrid si fermò sul marciapiede e
lo rilesse credendo di aver sbagliato. No, c'era proprio scritto solo
'ciao'!
Allora alzò anche l'altro
sopracciglio e guardò davanti a sé cercando di
riordinare le idee.
Dopo alcuni giorni che non si vedevano e che
avevano passato ad aspettare un cenno l'uno dall'altro, tutto quello
che lui le scriveva era un semplice 'ciao'.
“Bè,
evidentemente è stitico di parole... effettivamente ora che
ci penso non è che abbia parlato poi tanto in quelle due
serate che abbiamo fatto con gli altri. Nemmeno io, certo, ma io sono
diversa, dipende dai momenti e dalle persone, lui invece dopo essere
stato così diretto mi scrive solo 'ciao'. Vabbè.
Si vede che aveva voglia di salutarmi e basta. Gli rispondo!”
Così dicendo gli scrisse anche
lei 'ciao'. Solo quello.
“Vediamo che cosa dice
ora!”
Si era inevitabilmente incuriosita leggendo
quel messaggio così particolare. Di certo era uno che se
doveva dire una cosa non perdeva tempo a girarci intorno e dire
chissà cos'altro nel mezzo. Inoltre era di poche parole.
Pochissime.
“Bè, almeno
lui ne ha. Poche ma ne ha. C'è chi ne ha troppe e chi non ne
ha per nulla. Lui ne ha poche. Stefano, ad esempio, ne ha sempre troppe
mentre Davide... bè, lui non ne ha per nulla! Guarda e
basta! Mah... fatti suoi!”
Decise arrivando alla fermata dell'autobus.
Dopo nemmeno quindici secondi, Lose Yourself
iniziò nuovamente a suonare.
“Ha trovato qualcos'altro
da dire, allora!”
Con una certa curiosità fremente,
si affrettò a leggere il messaggio:
'Come va?'
“Grande
trovata!”
Commentò sorridendo suo malgrado.
Cominciava a stuzzicarla quel ragazzo, giorni di silenzio dopo essersi
sbilanciato quel sabato sera ed averle chiesto il numero di telefono, e
poi un 'ciao' ed un 'come va?'. La sbalordiva, era così
strano... le aveva subito dato un idea piuttosto precisa ma ora si
comportava in modo completamente diverso.
Assumendo un espressione quasi di sfida,
decise di stare a quella specie di gioco che sembrava essere partito
fra loro, quindi rispose allo stesso modo:
'Tutto bene. Tu?'
Inviò con una certa fretta di
ricevere al più presto il suo. Curiosa, certo, ma non solo.
Cominciava a sentirsi contenta e lei contenta era una cosa veramente da
non perdersi. Non era frequentemente felice poiché le
sciocchezze che tutti facevano ridere in continuazione, lei le
reputava, per l'appunto, sciocchezze!
Ecco la sua risposta, quando ci fu solo la
prima mezza nota schiacciò subito il tasto per leggerlo e
trattenendo addirittura il respiro scorse gli occhi verde chiaro sulle
righe del display:
'Anche io bene. Cosa stai facendo?'
“Dove vuole arrivare? Lo
facevo un tipo diretto ma o vuole arrivare ad un punto preciso e come
tutti ci gira intorno con mille inutili parole, oppure davvero vuole
sapere queste cose e basta. Magari prima di chiedermi qualcosa di
particolare vuole capire se mi sta seccando. Bè, continuo
sul suo stesso piano. “
Quindi digitò svelta i tasti per
scrivere:
'Ho appena finito di lavorare, sto per
salire in autobus per tornare a casa. Tu?'
Lo inviò e proprio in quel
momento arrivò il mezzo pubblico mediamente affollato che le
permise di sedersi con una certa fretta, al contrario dei suoi soliti
modi, per poter leggere indisturbata i prossimi messaggi di Michele.
Mentre attendeva cercava di visualizzarsi nella mente la sua figura
alta e massiccia ma non grossa, quel suo viso anonimo e semplice ed i
capelli neri corti con quelle punte all'insù.
Questa volta bastò il primo cenno
di vibrazione a farle guardare il cellulare e leggere. Aveva sempre
più frenesia nel farlo, nel sapere cosa le diceva. Ed era
addirittura entusiasta, questa volta, che non smettesse di messaggiarla.
'Anche io ho appena finito di lavorare. Sono
tornato ora a casa. Ci sarai sabato?'
“Ecco a dove voleva
arrivare!”
Il sorriso solare e contagioso di Astrid,
raro poiché non lo faceva spesso nonostante il lavoraccio di
Stefano, apparse sul suo viso dai lineamenti morbidi. Se i suoi amici
l'avessero vista si sarebbero stupiti non poco. Lei che sorrideva
così per uno che era praticamente uno sconosciuto?
Normalmente si lasciava andare e mostrava il suo vero lato solo con chi
conosceva bene... era incredibile!
Con compiacimento ed elettricità
rispose immediatamente:
'Certo, spero ci sarai anche tu!'
Preferì non fargli una domanda ma
sbilanciarsi facendo quell'affermazione. Si rese conto che era
anormale, per lei, ma le piacque l'idea di fargli capire che le sarebbe
piaciuto rivederlo, e quel sabato col gruppo sarebbe stato perfetto.
Probabilmente aveva davvero solo voluto
capire se l'avrebbe disturbata o meno, chissà... avrebbe
approfondito il suo carattere molto presto.
Quindi la sua risposta ulteriore le diede
una gioia incontaminata che quasi l'imbarazzò:
'Ovviamente ci sarò.'
Non si fece buttar giù dal fatto
che non le aveva fatto nessuna domanda. Scrisse ugualmente.
'A sabato, allora.'
Cominciò a mordicchiarsi le
labbra mentre fissava il proprio cellulare attendendo il saluto finale.
Le sembrava così strano. Tutto. A partire dal fatto che lei
stessa non si vedeva poi tanto bella, anche se doveva riconoscere che
il lavoro che aveva fatto Ilenia sulla sua persona non era affatto
male. Ad ogni modo sicuramente ce ne erano di più belle...
bè, probabilmente si poteva definire una ragazza carina
senza sentirsi poco modesta. Inoltre lui stesso non era davvero bello.
Non era brutto ma comunque non era bello. Aveva il taglio degli occhi
verso il basso invece che verso le tempie, un colore comune, castani,
lineamenti come tanti... oh, davvero, non era un bel ragazzo. Come
aveva potuto notarlo da subito? Per l'altezza e quella maglia di pelo
assurda e quelle punte in testa? Non si capacitava di quello che era
successo fra loro.
Era consapevole che comunque c'era subito
stata una certa attrazione ed anche se era partita come
curiosità, ora l'interesse era proprio attivo e vivo da
parte di entrambi.
Le pareva la cosa più
sensazionale che le fosse capitata dopo tutti i fatti riguardanti
Stefano.
Un altro sorriso le illuminò il
viso incurvandole le belle labbra carnose.
Era arrivata la risposta.
'A sabato.'
Di poche parole, incisivo, spontaneo e
soprattutto essenziale!
Come primo o secondo approccio, le piaceva.
Si, aveva superato la prova, per i suoi canoni un po' particolari.
“Ora vediamo cosa
succederà sabato! Non vedo l'ora che arrivi!”
Pensò rendendosi sempre
più conto che Michele prendeva così piede da
lasciarla senza parole.
'Ilenia! Stasera usciamo che devo
raccontarti le news! Passa a prendermi dopo cena che andiamo al
Gambrinus!'
Si affrettò poi a scrivere alla
sua amica con entusiasmo poco contenibile.
Era bello stare così, era da
molto che non le capitava di ricevere l'interesse di qualcuno e, prima
di buttarsi di nuovo, voleva capire se era così contenta per
il fatto in sé oppure per Michele.
Il sorriso luminoso le sarebbe rimasto per
il resto della giornata, insieme al suo entusiasmo e allegria che
riservava a pochi eletti.
- 2 -
Quella sera non faceva poi molto caldo.
Pasqua si stava avvicinando e le giornate cominciavano leggermente a
scaldarsi.
Le due ragazze sedute al solito tavolino del
solito locale, sorseggiavano le loro bevande: Astrid una birra scura
mentre Ilenia un gin tonic.
La bionda non aveva fatto molto caso al
proprio abbigliamento, quella sera, non avrebbe mai pensato di
incontrare nessuno in particolare e per uscire solo con la sua amica a
raccontarle le ultime novità, potevano bastare i suoi
pantaloni verde militare un po’ larghi coi tasconi lungo le
gambe e una felpa bianca con la cerniera abbassata che mostrava una
canottiera nera piuttosto scollata. I capelli erano morbidamente
sciolti sulla schiena e nessun ombra di trucco sul viso illuminato da
un sorriso radioso e contagioso.
Aveva già iniziato a raccontare i
fatti del pomeriggio condendoli con i suoi commenti e ridendo di gusto
alle battute di Ilenia ed appena finito si trovò talmente
accaldata che esclamando ad alta voce: - Si muore qui dentro!
– si era tolta la felpa rimanendo in canottiera, mostrando il
suo generoso decoltè.
- Chissà di chi è il
merito! – Alluse maliziosamente divertita l’amica.
Astrid colse al volo il senso della frase e non se lo fece sfuggire:
- E sono stati solo messaggi! Aspetta tu che
ci incontriamo di persona! –
- Diventi una pozzanghera! – La
risata attirò l’attenzione di molti clienti nel
locale che incuriositi si chiesero che avessero da far tutta quella
confusione.
Non notarono nessuno di loro e continuarono
scherzando e facendo battute poco velate.
- Pare proprio che abbia colpito bene, eh?
– Commentò ad un certo punto la mora sorseggiando
la sua bevanda. Effettivamente facendo le idiote si finiva per aver
caldo…
- Non so cosa ha fatto, ti giuro,
però non vedo l’ora che arrivi sabato! –
Rispose lei con il suo solito tono di voce alto, alto quando era in
compagnia di amiche strette e si lasciava andare. Era molto contenta ed
euforica e l’aveva dimostrato per tutta la serata.
L’aveva dimostrato così
bene che quando una certa conoscenza era entrato e l’aveva
vista ridere e fare chiasso a quel modo, aveva pensato non si trattasse
veramente di lei, poi però si era ricordato della prima
volta che l’aveva vista sempre in una situazione simile:
stesso locale, stessa amica, stessa confusione che veniva proprio da
lei. Solo che quella volta lui non la conosceva ancora.
Ora era diverso.
Con un sorriso appena accennato
mollò gli amici con cui era venuto e si diresse verso di lei.
Quando Astrid si sentì toccare la
schiena con un tocco leggero e caldo e salutare, quasi saltò
sul posto presa alla sprovvista sentendo una breve scarica elettrica
partire dal punto toccato, poi però il suo cervello
registrò la sua voce ed impallidì.
Non era possibile.
Ilenia vedendo la sua espressione
capì subito di chi si trattava e con furbizia si
affrettò immediatamente a finire il suo gin lemon.
La bionda si voltò e proprio come
immaginava vide esattamente lui davanti a sé, in piedi, che
in tutta la sua altezza esagerata la guardava con quella sua aria
composta e seria. Bè, in realtà un minimo di
sorriso ce l’aveva. Probabilmente non era nella sua indole
fare espressioni troppo felici!
- Michele! – Esclamò
lei alzandosi in piedi stordita: - Ciao… anche tu qua? Che
caso! – Disse quindi sorridendo e salutandolo coi soliti baci
guancia a guancia. Il calore cominciava ad aumentare. Lui era di molto
più alto di lei quindi aveva dovuto chinarsi e nel farlo era
stato inevitabile notare che la sua scollatura offriva una generosa
vista. Lei non se ne accorse anche perché lui non lo fece
apposta, ma Ilenia si, eccome, e scovando un ottimo piano nella sua
mente, si alzò salutando il ragazzo:
- Ciao, io sono Ilenia! – Si
presentò, lui le strinse la mano e rispose cordiale:
- Ciao, sono Michele… -
Dopo di che non fu esattamente chiaro cosa
successe visto che la mora agì molto velocemente: da che era
in loro compagnia a che prese la sua borsa e la sua giacca leggera,
sgattaiolò via dal tavolo e dicendo: - Devo fare una
telefonata importante! – se la svignò fuori con la
chiara intenzione di starci per molto!
Era sveglia, certo, ma anche furba e
sfacciata!
Astrid prima che potesse dire anche una sola
sillaba, si trovò sola con Michele che guardava interdetto
la ragazza appena uscita. Nella frazione di secondo successiva, il viso
della bionda assunse una serie di colorazioni buffe per
l’imbarazzo che non fu in grado di nascondere.
Dalla fase rilassata grazie alla presenza
della sua amica, alla fase tesa e chiusa grazie alla presenza di uno
che era quasi sconosciuto e che forse le cominciava a piacere per un
motivo incomprensibile!
Fu uno shock per lei e non si riprese
facilmente.
“Chissà quanto
sta fuori, ora! Altro che telefonata! Quando la becco la
strozzo!”
Pensò agitata mentre lo sguardo
calmo color cioccolata di Michele tornava a posarsi sul suo spaurito.
Si fissarono un istante storditi e fu lui il primo a sorridere, questa
volta più di prima. Un sorriso grazie al quale si riprese un
po’ meglio distraendosi dal fatto di essere improvvisamente
sola con lui. Aveva un bel sorriso anche se non solare, un sorriso
comunque timido e quasi tirato. Non imbarazzato. Sembrava
più che sorridesse solo con la bocca e non con gli occhi.
Ecco cos’era, forse. Perdendosi a notare questi particolari
non disse nulla, quindi rimediò lui:
- E’ effettivamente un caso che
sono passato perché volevo andare a dormire presto, stasera.
Quindi vieni spesso qui? –
Al ché lei si riscosse
indicandogli di sedersi:
- Siediti pure, ti va? Così mi
fai compagnia mentre quella matta telefona…
chissà quanto starà… - Vedendolo
sedersi, fece altrettanto posando le dita sul bicchiere di birra scura,
cominciando a girarselo nervosamente. A parte quel piccolo gesto,
sembrava perfettamente tranquilla, nonostante non fosse affatto
così. Proseguì rispondendogli: - Si, vengo spesso
anche se alterniamo le volte in cui siamo qua a quelle in cui andiamo
all’Old Wild West e al Manatthan. E tu? –
Si sentiva strana a parlare dal vivo con lui
quando aveva passato tutta la sera a parlare proprio della sua persona.
Ci aveva solo scambiato dei messaggi, in fondo. Come approcciarsi?
- Non esco molto, quando lo faccio i miei
amici mi portano in vari posti fra qui c’è spesso
questo. – Eppure, prima di trovare esattamente una risposta,
si trovò semplicemente a parlare con lui con naturalezza. Si
guardavano dritto negli occhi, solo quando lei beveva quelli di Michele
cadevano inevitabilmente su quella famosa bella vista trovandosi ad
inghiottire a vuoto.
- Ti porto qualcosa? – Chiese il
barista interrompendoli, lui annuì chiedendo una birra
semplice, invitando Astrid a fare il bis poiché stava
praticamente finendo la sua.
- Va bene, grazie allora. –
Rispose sorridendo all’amico con una certa dolcezza che
ancora non gli aveva visto.
Si sentivano bene insieme e di minuto in
minuto l’imbarazzo iniziale cominciò a scemare
sempre più.
- Dove lavori? – Gli chiese lei
curiosa.
- Lavoro in fabbrica. E tu? –
- Faccio la segretaria. –
L’idea che molti trovassero sexy il lavoro di segretaria le
balenò alla mente proprio in quell’istante e si
chiese se anche lui non lo pensasse, cercò di capirlo mentre
sorseggiava la sua birra ma non ebbe successo. Non si capiva nulla di
lui, aveva sempre quella maschera seria sul viso, a tratti sembrava
quasi sorridere o magari sfoderava un indubbia gentilezza nei suoi
confronti, ma veramente non lasciava andare nessuna parte di
sé. Non davvero e completamente.
Eppure lei aveva un sacco di domande da
fargli, se solo fossero stati un po’ più in
confidenza… era il caso di essere così sfacciati?
Voleva sapere dove viveva, come si era fatto
la cicatrice in testa e come si era tolto la punta
dell’orecchio… voleva sapere tante di quelle cose
che si rese conto di quanto ficcanaso diventava con chi le interessava.
Si limitò ad un normale: - Vivi
solo? – a cui lui rispose come sempre calmo:
- Si. –
- A Udine? –
- Si. E tu? – Su questo non si era
sbagliata… era proprio di poche parole!
Certo, la conversazione decollava comunque,
ma non era un gran oratore. Un po’ come lei con chi non
conosceva bene, bastava che la scintilla scattasse tanto da farle
mettere qualcuno nella sua lista bianca e cambiava nettamente. Era
certa che sarebbe potuto succedere anche fra loro.
- Vivo con la mia famiglia, sempre a Udine.
– E istintivamente si sentì di sbilanciarsi di
nuovo, come mai avrebbe immaginato di fare così presto.
– In che zona? Io sono in una laterale di via
Cividale… -
“Ma che vado a
chiedergli? Ci manca solo che gli chiedo gli orari in cui posso
trovarlo a casa… sembra che voglio fargli le poste! Non
è un terzo grado, questo… eppure voglio sapere
tutto di lui. Come fa ad interessarmi fino a questo punto? Che potere
ha? Deve essere un marziano!”
Michele ovviamente fu compiaciuto e sorpreso
allo stesso tempo di sentirsi porre quella domanda specifica, quindi fu
lieto di risponderle ma sempre senza fare un espressione particolare od
usare un tono diversi. Era quasi monocorde.
- Io sono in via Riccardo Di Giusto. Siamo
vicini… - Lo stupore non fu poco.
- Davvero? – Qua lui
accennò di nuovo ad una specie di sorriso che lei
registrò nei dettagli. No, non sorrideva mai con gli occhi.
Doveva avere una storia particolare sulle spalle… quale
poteva essere?
- Si, sono al numero 20. –
Precisò di sua iniziativa come ad intuire che le avrebbe
fatto piacere avere nei dettagli la sua ubicazione. Ebbe
quell’impressione e l’assecondò con una
contentezza che non sarebbe mai stato capace di dimostrare.
La serata procedette molto bene e
continuarono a parlare di tutto, di Davide, amico comune grazie al
quale si erano conosciuti, delle loro vite quotidiane, dei passatempi e
di una marea di altre cose. Ovviamente non troppo personali. Quelle che
Astrid avrebbe voluto tanto conoscere non erano uscite, naturalmente, e
non era stata così sfacciata dal chiedergliele.
Si era già reputata spudorata ad
avergli parlato così naturale e ad avergli fatto tutte
quelle domande… un freno se lo era dato.
“Rientrerà
facilmente nella mia lista bianca, mi sa… ho fatto fatica a
trattenermi, di solito faccio fatica a lasciarmi andare! Non ci sono
stati momenti di silenzio ed imbarazzo, siamo stati proprio bene
insieme. Sono sempre più sconvolta di questo fatto. Ero
così selvatica coi ragazzi. Ero sicura di essermi chiusa di
nuovo, dopo tutto questo tempo di lontananza dal gruppo, ed invece
guarda qua che roba con Michele! Bè, sono contenta, mi piace
di più questo mio lato, significa che il mio istinto mi
spinge verso di lui, mi ispira insomma. Io vado a pelle ed a pelle lui
mi ha attirato da subito. Non me lo so spiegare però
è così. Non è un fattore di attrazione
fisica, assolutamente. Credo sia un fattore interiore… non
so… è molto particolare ed intrigante con quel
suo non sorridere mai e mai con gli occhi. Sembra quasi triste.
Chissà chi è in realtà? Voglio
conoscerlo più a fondo. “
Così provando questi istinti il
cellulare la distrasse dalle sue riflessioni contemplative. Fu solo uno
squillo e fu come se si svegliasse tornando bruscamente alla
realtà.
- Ma la tua amica? – Chiese lui
svegliandosi anch’esso da quel torpore piacevole. Si erano
completamente immersi l’uno nell’altro che non si
erano resi conto del tempo che trascorreva… e che Ilenia non
era più tornata!
“Quella scema non vuole
fare la terza incomoda ma siccome sono in macchina con lei mi
starà aspettando fuori! Quanto tempo sarà
passato?”
- Ma da quanto tempo è fuori?
–
Chiese lasciando il bicchiere vuoto e
drizzandosi a sedere, sistemandosi i capelli dietro le spalle.
- Sono quasi due ore ormai! –
Anche lui si stupì del tempo effettivo che era passato e
Astrid lo dimostrò con spontaneità:
- Proco cane! Mi sa che è meglio
che vada a recuperarla! Pago e scappo allora… -
- Lascia, faccio io. Va pure, dai!
– Fece lui trattenendole la mano che cercava di tirare fuori
il portafogli. Fu un contatto veloce e piccolo avvenuto mentre entrambi
si alzavano. Aveva la mano calda. Si trovarono in piedi,
l’uno davanti all’altro, a guardarsi negli occhi e
con imbarazzo crescente rimasero sospesi.
- Va bene, allora… grazie
mille…. – Disse quindi dolcemente sorpresa
sorridendogli naturale. Le venne da dentro e le illuminò
anche lo sguardo che assunse un aria davvero molto tenera, cosa rara
per lei.
Dipendeva da ciò che le
ispiravano le persone. Lui le ispirava questo.
Se ne stupiva da sola, del resto.
A malincuore, quindi, si separarono pur il
momento del contatto fu a conti fatti molto breve, quasi un soffio.
Lei quindi si mise la felpa allacciandola e
lui, sospirando fra sé e sé di scontentezza per
quel gesto, osservò il suo decoltè coprirsi senza
esprimere il proprio dissenso.
Prese in silenzio le sue cose e girandosi di
nuovo verso di lui che la guardava con attenzione, ancora in piedi
davanti a lei, disse:
- Grazie della serata, della compagnia e di
tutto. Ci vediamo sabato se non prima! –
Anche quest’uscita le venne senza
averci pensato prima ma non si morse la lingua, era ormai contenta di
essere così istintiva.
- Di nulla. A sabato o magari prima.
–
Con questo si separarono entrambi a
malincuore ma contenti della serata inattesa e decisamente piacevole.
Molto piacevole.