CAPITOLO VII:
LA SCELTA

Per lui, dopo tutto l'inferno che aveva passato nella sua giovane vita, fu il paradiso.”


/Broken - Lifehouse/

- 1 –

La sera era ormai inoltrata e le ore erano trascorse in fretta volando, trovando piacere nell’osservare quel numeroso gruppo di amici in continua espansione divertirsi tanto insieme.
Fra una risata e l’altra, la serata era finita e lentamente tutti se ne erano andati.
La luna era ormai alta nel cielo tempestato di stelle, dal giardino pressoché vuoto si vedevano bene dal momento che la casa era situata in una zona tranquilla e poco illuminata, non proprio vicino al centro.
Si stava bene, c’era pace e silenzio specie a quell’ora della notte e non era raro che qualcuno fra quelli che vivevano lì, si trovasse sul tardi fuori, sotto quel cielo suggestivo, a fumarsi l’ultima sigaretta della giornata. In casa erano in tanti e alcuni non fumavano quindi avevano fatto il patto di fumare o fuori o nei terrazzi.
Nessuno si era mai infastidito della cosa ed uscire prima di andare a dormire era addirittura piacevole.
Quella volta, dopo la serata pienamente riuscita in compagnia, la mezzanotte era passata da un pezzo e seduto nel divano a dondolo con i soliti inseparabili jeans strappati ma molto attillati che gli stavano molto bene, c'era Davide.
Testa all’indietro, sigaretta mollemente tenuta fra le belle labbra carnose, espressione assorta in un mondo tutto suo, un mondo di cui nessuno mai riusciva a farvi parte.
In quel momento, con un filo di barba ed i capelli biondo scuro spettinati più corti ai lati, appariva in tutta la sua bellezza trasandata e selvatica.
Non osservava come il fumo si alzava nel cielo imbiancandolo brevemente, non sentiva nemmeno quella leggera brezza primaverile sulla pelle, gli occhi azzurro mare sembravano semplicemente contare le stelle che primeggiavano sul cielo, ma in realtà non faceva nemmeno quello.
Si rivedeva nella mente ogni istante della serata e dondolando distrattamente avanti ed indietro facendo cigolare la sdraia, il viso morbido di Astrid era costante. Ogni sua parola, ogni suo sguardo, ogni suo gesto. Tutto era impresso nella sua mente.
Specie i momenti in cui si era isolata da tutto e tutti parlando con Michele facendo star male Davide.
Lo conosceva bene, Michele, era un suo amico da molto ed era davvero in gamba però si sentiva assurdamente tradito da lui. Eppure sapeva che non era colpa sua. Nessuno aveva capito prima di ora che gli interessava Astrid, era troppo riservato. Solo dopo che Michele aveva dimostrato chiara attrazione per lei, conoscendola dopo tutti gli altri, si era trovato a sbilanciarsi un po’ di più, ma nemmeno tanto.
Era sempre rimasto nell’ombra ad osservarla ed era stato bravo a spuntarle accanto nei momenti strategici. Non aveva fatto molto altro, però questo era bastato alla gente per ricamarci già su e spargere quelle voci sciocche su un triangolo fra lui, lei e Michele.
Era evidente che fra quei due era successo qualcosa ed anche se non stavano già insieme sarebbe successo a breve e la colpa sarebbe stata solo sua.
Se fosse stato chiaro come il suo amico sin dall’inizio, lei ora sarebbe potuta essere sua e Michele sicuramente non si sarebbe mai messo in mezzo.
Però adesso poteva solo incolpare sé stesso.
Gli attimi migliori erano stati quando era arrivato Stefano e con lui lei era tornata al centro di tutti, era riuscito a strapparla a Michele e Davide aveva potuto avvicinarsi coinvolto dal protagonista di sempre che ne diceva come al solito una di troppo.
Era di quella Astrid illuminata grazie alle manovre passate di Stefano, di cui lui aveva perso la testa. Però non era forse vero che l’aveva VISTA davvero solo dopo il suo viaggio in Africa, quando lei era cambiata fisicamente così tanto?
Era diventata più carina di un tempo, più degna di nota ed anche se non era la classica bellezza aveva quel non so ché che chiunque era in grado di apprezzare.
Poi conoscendola meglio e vedendo la luce che la contraddistingueva, quel suo carattere diverso dagli altri, la perla contenuta nell’ostrica, come si poteva rimanerne indifferenti?
Però il treno l’aveva perso poiché l’aveva avuta lì a lungo e non era mai riuscito a coglierlo in tempo. Ormai che diritto aveva di sperarci?
Senza rendersene conto, Francesco si sedette accanto a lui nella sdraio dopo essere rimasto alcuni secondi ad osservarlo nell’ombra del giardino spazioso pieno di verde ed alberi.
Non aveva chiesto il permesso, lui non era tipo. Francesco era sempre ben accetto ed anzi, il più delle volte era ricercato da tutti.
Non girò lo sguardo, sapeva che era lui coi suoi soliti capelli mossi lunghi fino al collo, chiari quasi quanto i suoi. Non fumava, ne dedusse che era uscito proprio per dirgli qualcosa.
Rimase in silenzio, non disse nulla, non lo salutò, non emise alcun suono. Continuò a contemplare il cielo senza vederlo davvero, lasciando che il mozzicone ormai quasi finito, si riempisse di cenere.
- Sai, Davide… - Iniziò l’amico che conosceva, così come Stefano, da quando erano nati. Aveva una voce calda e piacevole da ascoltare, infatti cantava e suonava molto bene; il suo tono era rilassato e amichevole, quasi delicato come solo un artista sapeva essere in certi momenti: - Ti penalizza il carattere… non sei uno che si impone o che lotta con ogni arma possibile, come Michele o Stefano. Tu stai lì nell’ombra ed in silenzio osservi e studi aspettando il momento propizio per farti avanti. Però rischi di aspettare in eterno se c’è qualcuno che, per fare i propri interessi come è normale, impedisce a questo momento di arrivare per te. Sei troppo discreto, se fossi più invadente, chiaro e diretto otterresti prima i risultati che vorresti. Ma così, senza osare per non soffrire, potresti rimanere sempre come ora… senza parole… -
Ciò che disse senza più aggiungere altro, fece rabbrividire Davide tanto che raddrizzò la testa puntando gli occhi chiari sull’erba scura davanti a sé.
Quanto era vero ciò che aveva detto?
Si trovò a pensare e ripensare a quelle parole sparate con delicatezza ma con la potenza di una bomba e a dirsi che aveva completamente ragione. Ce l’aveva a tal punto che, in risposta, si trovò così come lui aveva detto.
Senza parole.
Eppure persone come lui ce ne sono sempre davvero molte… persone che senza parole aspettano e perdono il treno, pentendosene una volta che non si può più rimediare.

- 2 –

Il periodo brutto a cui Astrid si era riferita parlando la sera precedente con Stefano, era stato antecedente al suo cambiamento repentino estetico, prima che Ilenia si impuntasse per fare la fata madrina di Cenerentola. Quel periodo in cui le erano successe di diversi colori tanto che si era trovata a pensare a quando se ne sarebbe finalmente andata da quel mondo, l’aveva superato grazie ad una persona speciale che aveva conosciuto allora.
Costui si chiamava Manuel.
Manuel non era la persona migliore di questo mondo, non era certamente perfetto e come tutti i suoi difetti li aveva, però i pregi che possedeva per lei furono preziosi e le permisero di risollevarsi da quel brutto momento e tornare a sorridere ed essere il caleidoscopio di sempre.
Precisamente si era innamorata di lui.
Era un gran bel ragazzo, forse fra i più belli che avesse conosciuto.
Capelli neri e ricci tenuti in un taglio moderno e strano che gli donava molto, occhi verdi dalle pagliuzze nocciola, pelle chiara, lineamenti angelici delicati e dolci quasi come quelli di una ragazza, bocca carnosa ben disegnata, corpo ben sviluppato, atletico ed invidiabile.
L’aspetto non fu l’unica cosa che le piacque subito, naturalmente.
Il suo carattere era veramente intrigante: misterioso, coscienzioso, silenzioso, riflessivo, scherzoso nel momento giusto, saggio quando serviva, maturo in certi momenti ed estremamente infantile in altri. Testardo, molto testardo. Ma anche attento ad ogni dettaglio e particolare, profondamente intuitivo e sensibile al punto da deprimersi con una facilità disarmante per sciocchezze cosmiche.
Era molto complesso ed affascinante, come persona, e se gli entravi dentro lui per te faceva qualunque cosa.
Captava al volo ogni stato d’animo e quando conobbe Astrid tramite amici, anche lui non passava momenti facili. Si aiutarono a vicenda sostenendosi e catturandosi subito, instaurando un rapporto molto speciale, esclusivo e stretto. Lei aveva perso la testa per lui ma lui troppo ottuso per capirlo era preso da un'altra ragazza. Superata la batosta grazie ad Astrid ed alla sua amicizia, avevano iniziato a chiamarsi fratello e sorella.
Però questo fu il punto.
A lungo si erano trattati solo come fossero della stessa famiglia e per lui non era scattata subito la scintilla, troppo preso comunque da un'altra che l’aveva fatto soffrire.
Quando lei si era rassegnata ed aveva apprezzato quel rapporto fraterno che aveva con lui, Ilenia aveva deciso di trasformarla, in seguito aveva trovato lavoro come segretaria ed aveva deciso di tornare nel vecchio gruppo di Stefano, Francesco e Davide, nel frattempo ampiamente allargato con un sacco di altri a lei sconosciuti.
Questa la sua storia nel momento di ‘sparizione’.
Con Manuel ovviamente continuava regolarmente a vedersi e abituati a fare da confessionale l’uno per l’altro, anche quel giorno gli aveva confidato le novità riguardo i suoi casini sentimentali, specie per chiedergli un parere maschile.
Avevano finito di cenare e lei era a casa sua, in camera di lui ad ascoltare un po’ di musica rock. Avevano gli stessi gusti.
Quando le aveva spiegato di questo nuovo ragazzo, Michele, che si era interessato subito a lei e che non le dispiaceva affatto, e poi gli aveva parlato anche di Davide e di quello che gli aveva rivelato da poco Stefano, il bel moro era rimasto assorto per un po’ a pensare a quanto detto, poi facendo una strana espressione per lei indecifrabile aveva spento la sigaretta e aveva alzato lo sguardo penetrante e diretto sul suo.
Lì le parve come se quello che le avrebbe detto a breve, fosse stato oggetto di profondo studio e tormento da molto ma che solo ora osasse esprimerlo.
Però, forse, sapendo come sarebbero andate le cose, si sarebbe tenuto per sé ancora questi suoi pensieri così intimi.
Perché glielo disse proprio a quel punto?
Perché per essere onesto come sempre e darle il suo parere sulla situazione, doveva esserlo fino in fondo e dirle tutto. Tutto ciò che aveva ammesso a sé stesso dopo tantol tempo che la conosceva.
Sorella’, ormai, non era la definizione che voleva darle ancora.
- Sai, ho sempre pensato a te come solo ad un’amica, un’amica preziosa, non ho mai nascosto il legame speciale che avevamo, stavamo bene insieme. Ora ci chiamiamo addirittura fratello e sorella. Ci consultiamo per tutto e parliamo di tutto, di cose che non dico a nessuno. Però il mio problema è stata l’esperienza che ho avuto con la precedente ragazza, storia che tu sai molto bene. Ho faticato parecchio a dimenticarla e dopo di lei non ho voluto pensare a cose serie, le ragazze le ho viste o come sfoghi piacevoli del momento, come facevo prima di stare con lei, o come amiche. Come vedevo te, insomma. Ora però si è creata una strana situazione. Non è solo ora che ti sei confidata con me riguardo le tue situazioni sentimentali e che saltano fuori altri ragazzi che occupano il tuo interesse, ma è da un po’ che ci sto pensando. Mi sono accorto che è qualcosa di più però solo ora è talmente chiaro da non poter più tacerlo e far finta di nulla. Solo ora che mi sento geloso da morire. Non lo ritengo normale, anzi… però so che se ora tu mi dicessi che ti metterai con questo Michele o magari con Davide, io non saprei spingerti fra le loro braccia e darti la mia benedizione.
Sono geloso ed egoista e non voglio chiederti nulla, so che non è giusto e non lo merito dopo tutto quello che hai passato, però ormai voglio dirtelo, mi sembrerebbe di prenderti in giro parlandoti di questi due ragazzi e tacendoti i miei sentimenti. Sentimenti che sono esplosi da poco ed in modo chiaro solo ora. Semplicemente mi dispiacerebbe non averti… - Aveva parlato a lungo, cosa non da lui, e lei si era profondamente stupita di questo. Era rimasta un attimo interdetta, senza parole. Letteralmente di sasso. Lo fissava come lo vedesse per la prima volta senza nascondere affatto il suo stato d’animo, esprimendolo come sempre faceva anche con le espressioni. Però successivamente aveva sentito montarle dentro un netto fastidio, un moto di ribellione che cercò di domare e ignorare. Perché si sentiva così davanti ad un discorso che aveva sognato di sentirsi dire da lui per molto tempo? Quindi scelse solo di dire cautamente:
- E’… una dichiarazione? – Come se non fosse sicura che lo fosse davvero.
Ultimamente si era sentita troppo messa in mezzo a questioni amorose che la vedevano protagonista di quei sentimenti che per il resto della sua vita non aveva mai ricevuto. In realtà non le sembrò strano, di più. Lì per lì pensò di aver capito male, così come quando Stefano le aveva rivelato i sentimenti di Davide o quando Michele aveva iniziato a corteggiarla così apertamente. Eppure sperò in cuor suo di aver capito male, lo sperò veramente anche se quello era stato il suo sogno da molto.
Lui la guardò diretto negli occhi, non aveva timori o paure, sapeva quel che diceva.
- Si. – Non aggiunse altro, ora toccava a lei. Doveva rispondere, certo… ma cosa dire?
Era stufa, questo era certo. Cominciava a stancarsi tanto da non poterne più… si erano messi tutti d’accordo?
Cosa aveva ingoiato, un seme dell’amore? Che cosa succedeva a tutti?
Quel che più le mandava improvvisamente il sangue alla testa era il fatto che Michele a parte, Davide e Manuel la conoscevano da molto e le erano stati sempre solo amici, poi successivamente quando aveva cominciato a curarsi e trasformarsi in un cigno avevano misteriosamente scoperto quell’attrazione verso di lei. Solo allora!
Ecco cos’era quel fastidio davanti ad una bellissima dichiarazione tanto attesa. Strinse i pugni e le labbra indurendosi repentinamente, poi fissò lo sguardo freddamente in quello dell’amico e parlò facendo un profondo respiro.
Ci aveva pensato, anche in passato ci aveva pensato molto… era facile avere un debole per Manuel, aveva sperato a lungo che si facesse avanti con lei in quel modo però era stato capace di darle solo amicizia e si era adattata, ora che si interessava seriamente a qualcun altro, finalmente, lui doveva rovinare tutto e renderle la vita ancor più difficile!
Non era giusto, non era affatto giusto.
Sarebbe bastato qualche mese prima e avrebbe pianto dalla felicità. Ma era proprio vero che in amore vinceva sempre chi fuggiva?
Sacrosanta verità.
- Vi siete messi tutti d’accordo? Non so cosa pensate: che io sia una poveraccia? Una mendicante di amore e di ragazzi? Che attenda come una disperata che qualcuno si degni di farsi avanti e che sia sempre disponibile? Cosa pensate, che possa passare la mia vita ad aspettare che la gente si svegli e che, quando si decide, io sia ancora lì ad aspettare come un cagnolino? Per chi cazzo mi prendete? –
Forse non era principalmente questo il punto. Manuel la guardò mortificato, era consapevole che avrebbe sbagliato a parlarle di quell’impulso improvviso, ma aveva voluto farlo lo stesso o non sarebbe più riuscito a ricevere le sue confidenze come un tempo.
Ora si beccava l’inevitabile conseguenza, l’aveva immaginato. Non aveva affatto torto, lo sapeva.
- Scusa, tu hai ragione ma conosci la mia storia, non è stato facile dimenticare la mia ex… mi sono chiuso nel mio dolore senza vedere niente e nessuno. Non volevo infastidirti o darti l’idea che ti trattassi in quel modo, non ti consideravo in questo modo, credimi. Mi dispiace che pensi questo… -
Aveva un espressione davvero dispiaciuta e contrita, gli occhi lucidi e lo sguardo profondamente pentito. Era quasi un cucciolo, come si riusciva a prendersela con lui? In fondo era una brava persona, lo sapeva, non sarebbe stata sua amica altrimenti. Tuttavia le seccava quella situazione… alla fine l’aspetto contava così tanto? Oppure il non avere più il proprio giocattolo? No, non la vedeva come un giocattolo, però perché? Perché solo ora?
- Lo so, Manu, ma allora spiegami… perché ora? Perché solo ora? Prima non ero attraente, non mi curavo, no? Ora invece si e siete arrivati tutti uno dietro l’altro come mosche… perché? Finché ero brutta ero sola e disponibile, ora che Ilenia ha fatto il trattamento su di me e sono fisicamente meglio, siete tutti magicamente attratti da me! Conta solo l’aspetto? –
Manuel se ne dispiaceva che lei si sentisse usata e trattata in quel modo, non avrebbe mai voluto ma ormai la frittata era fatta e non le si poteva certo dare torto.
Come rimediare? Dicendo la verità, essendo sinceri…
- Mi dispiace veramente… lo so bene che hai ragione. Non si tratta d’aspetto o per lo meno tutti fanno in modo di basarsi su altri valori che non siano l’esteriorità ma alla fine ciò che permette di notare qualcuno, il più delle volte, è proprio l’aspetto! È brutto, è vero… se una persona ti piace fisicamente cominci a studiarla e guardarla anche dentro, nel resto, e puoi innamorartene. Senza qualcosa che attiri l’attenzione non scatta niente. Però non è sempre così… penso che non valga per tutti… -
Lei l’ascoltò, alla fine non poteva dire di avercela completamente con lui anche se, comunque, questo discorso la infastidiva parecchio. Distolse lo sguardo nervosa e provò ad immaginarsi Michele e Davide, persino Stefano.
- No, certo, non vale per tutti… Stefano anche se non si è mai interessato a me in QUEL senso, mi ha avvicinata quando ero nel mio momento peggiore, Michele mi ha visto già decente ed ha potuto interessarsi a me solo sulla base di ciò che vedeva per la prima volta; certo lui è l’unico esterno a questo discorso e onestamente, considerando che fra tutti è il meno bello, è DECISAMENTE uno che sta fuori da questo concetto! Davide? Che si può dire di lui? –
Parlava a ruota libera con un tono sempre più sostenuto, sfogandosi; ora ne aveva veramente bisogno. Teneva sempre tutto dentro e poi alla prima occasione scoppiava, cercava di nascondersi quando succedeva ma lì non ci era riuscita.
- Lui mi ha conosciuto come Stefano, nel mio momento peggiore, e non abbiamo legato molto nemmeno come amici in quel periodo… ok, ok, questione di carattere, va bene, ma comunque rimane il fatto che non mi ha considerato affatto e solo ora è così cotto di me, come dice Stefano. Perché ora? Ora che sembra ci sia un interesse reciproco fra me e Michele? Ora che sono fisicamente accettabile, che ho subito questa trasformazione? Perché SOLO ora? Come te… ti parlo della mia situazione sentimentale, capisci che ormai fra noi è solo sacrosanta amicizia anche da parte mia e che fai? Ti dichiari anche tu! Ma siete tutti forti, sapete? Veramente divertenti, dovreste fare i comici! –
- Astrid… - Provò ad interromperla per scusarsi, per farle capire che… che cosa? In fondo aveva perfettamente ragione. Si sentiva un verme. Anche se innegabilmente era un gran bel verme con l’espressione più dolce e dispiaciuta del mondo.
- NO! ASTRID UN CORNO! Manuel, capisci che il modo migliore per farmi sbollire, ora, è che tu stia zitto? Ho ragione o no, porco cane? –
Cosa dire? Cosa? La verità ancora una volta.
- Si… -
- E allora sta zitto e anzi lasciami in pace, almeno per ora… poi ascolterò le tue scuse, ora lasciami in pace perché da che ero brutta e sola a che sono decente e piena di gente intorno che vuole qualcosa da me! E prima? Quando odiavo tutti ed ero un gatto selvatico inguardabile? Perché prima no? Solo Stefano mi si è avvicinato e solo per hobby, non per secondi fini come il mettersi con me! Comunque non mi avrebbe voluto, né prima né dopo! Ora però tutti, no? Finché si è brutti, però, nessuno! Cazzo! –
Ci stava tutto il suo sfogo, completamente. Manuel la guardò senza saper cosa dire, così seguì il suo ‘consiglio’ e stette in silenzio.
Gli bruciava ogni parola che gli aveva urlato contro e il peggio era veramente che non poteva far nulla.
Un nodo allo stomaco per l’idea di averla ferita tanto, a tal punto d’averla persa. Sperava che così non sarebbe stato. Lo sperava veramente.
Eppure fu abbastanza intelligente da non fermarla quando uscì veloce come una furia, prendendo la macchina e andandosene via senza dire altro.

- 3 –

Quando aveva raggiunto senza troppi ragionamenti lucidi proprio casa di Michele, era ancora sconvolta. Non aveva pianto anche se il nodo che le era cresciuto e salito dentro era di una portata non indifferente. Si sentiva male. Davvero male e per come era fatta non riusciva a nascondere molto bene i suoi stati d’animo. Quando si sentiva male era impossibile non notarlo e nel caso le chiedessero come stesse, lei sinceramente e diretta rispondeva sempre ‘male’, anche senza andare poi nei particolari. Era fin troppo chiaro dalla sua espressione stralunata, confusa, sofferta e dai suoi occhi lucidi che le era accaduto qualcosa.
Quando lui aprì era in tenuta da casa, una comoda tuta larga. L’espressione si dipinse di un limpido stupore mutato ben presto in preoccupazione. Si chiese cosa le fosse successo senza osare chiederlo, sapendo che se avrebbe voluto parlarne lo avrebbe fatto comunque e che in certi momenti sentirsi chiedere cose stupide come ‘che è successo?’, quando è chiaro che stai male, è davvero seccante.
Michele era semplicemente l’unico che avrebbe concesso nella sua vita in quel preciso momento, solo lui. L’unico che in realtà poteva capirla veramente, che non aveva colpa, che non rientrava in quello sfogo.
- Ciao… – Disse solo con un tono carezzevole che non aveva mai usato, come per dirle: ‘se vuoi parlarne io ci sono’.
Non piangeva ma sembrava lo stesse per fare.
- Posso entrare? –
Da sempre è quello l’unico punto debole degli uomini. Una donna in crisi, disarmata e disorientata che cerca con fragilità di tornare sulla giusta via.
Astrid sapeva dove Michele abitava ma non era mai entrata, si erano solo frequentati per conoscersi meglio, erano diventati amici con l’idea di potersi mettere insieme, visto l’interesse che saliva sempre più. Non si erano mai posti come amici e basta, era stato un rapporto che aveva puntato da subito a quello, non erano stupidi dal dirsi il contrario. Avevano atteso entrambi il momento in cui la relazione si sarebbe rafforzata per giungere a quel punto.
Con lui era diverso ma con Davide e Manuel le cose erano a dir poco snervanti per l’assurdità e la banalità della piega che avevano preso.
E lei odiava le cose banali, per questo al tempo si era innamorata di Stefano, la persona meno banale e comune sulla faccia della terra.
Lui si fece da parte e lei entrò cautamente, con le forze che le svanivano, solo con la voglia di stare con qualcuno sinceramente interessato a lei, che le volesse bene per quello che era, per come era appena si erano conosciuti.
Eppure la sua mente correva senza darle tregue. Quante cose le diceva gettandola solo più nel caos…
- Vuoi bere qualcosa? – Le chiese a bruciapelo lui, non sapeva cosa dirle e come prenderla, per cui immaginando che avesse bisogno di calmarsi fece anche il passo successivo: - Una tisana? –
I suoi occhi verdi che ora sembravano più grigi, si posarono vaghi e smarriti in quelli scuri di lui, la guardò capendo che era ancora da un'altra parte così si avviò senza dire altro in cucina, la stanza accanto all’ingresso.
Era un piccolo appartamento non molto ordinato, ci abitava da solo.
Lei lo seguì continuando a pensare a tutto ciò che era accaduto in troppo poco tempo. Non le chiedeva di parlare, non si impicciava in nessun modo, avrebbe rispettato i suoi silenzi facendo esattamente ciò di cui lei aveva bisogno. Semplicemente era lì, l’aveva accolta e c’era. Era presente aspettando disponibile che si sentisse di fare ciò di cui aveva bisogno. Era davvero una bella persona.
- Non c’è niente di male se un’amicizia si trasforma inaspettatamente in amore, vero? –
Aveva un tono flebile, come se riflettesse ad alta voce cercando conferme da chi considerava più forte e sicuro di lei.
Michele non sapeva se allarmarsi o meno ma sapendo che aveva bisogno di parlare e di risposte, l’assecondò con calma e pacatezza. Nonostante l’apparenza minacciosa di persona grande e grossa… e magari anche teppista… era una brava persona, con una certa acutezza e maturità.
- No, a volte succede, non tanto ma nemmeno mai… non c’è niente di male. –
- Già… - Fece un respiro più ampio all’udire quelle parole, in effetti non poteva arrabbiarsi per i sentimenti altrui, erano imprevedibili nella loro capacità di mutare o meno. Non si poteva controllarli, né arrabbiarsi se questi prendevano una piega inaspettata e indesiderata. - Non si possono comandare… - Concluse da sola. In fondo ci era arrivata subito, senza il suo aiuto. Però non avrebbe retto la presenza di altri che non fossero lui. Lo sentiva così simile a lei.
Aveva bisogno di stargli accanto, si sentiva capita.
- Devo preoccuparmi? –
Chiese lui di nuovo a bruciapelo, lei sussultò stupendosi della domanda, non avrebbe immaginato che gliela facesse. Lo guardò ancora per capire cosa pensava. Mica si sarebbe dichiarato anche lui? Eppure quello sarebbe stata una cosa aspettata, anzi… si chiedeva quando l’avrebbe fatto. Lui era stato cristallino e deciso sin da subito, non aveva perso tempo a farsela amica, non aveva ingannato nessuno in alcun modo.
- In che senso? –
Tuttavia non voleva sbagliarsi. Il moro dai capelli rasati corti le porse la tazza con la tisana calda fissandola con una certa intensità, si sentiva bloccata ogni volta che lo faceva. Era una persona che perforava chiunque volesse, non era bello ma aveva dei modi che facevano dimenticare l’aspetto… esattamente il genere di persona che Astrid apprezzava.
- Stai pensando di cedere alla corte di uno dei tuoi amici? –
Si bloccò prendendo l’oggetto bollente fra le mani, immediatamente le ridonò colore ma non capì se fu per quello o per le sue parole, fatto fu che si sentì strana, decisamente strana e imbarazzata.
- N-no… come lo sai? –
- Che hai amici che ti corteggiano? Non sono mica scemo… -
Diretto, altro punto a suo favore.
Si voltò lasciandola pensare un istante, si diresse in soggiorno sedendosi nel divano, le fece posto accanto.
Non sapeva bene cosa avrebbe voluto fare, se parlare, se distrarsi, o che altro; decise che l’avrebbe assecondata aspettandola con calma. A quel punto, dopo qualche istante inebetita a ripetersi le parole che aveva ricevuto, lo raggiunse senza smettere di guardarlo, poi con gesti lenti si accoccolò nell’angolo del divano vicino a lui distogliendo lo sguardo; non sapeva se sarebbe stato un azzardo lasciarsi andare con Michele, non lo capiva ancora, era difficile visto lo stato in cui si era trovata solo fino ad un minuto prima. Sorseggiò silenziosa il liquido caldo ustionandosi l’esofago, cosa che la riportò alla realtà più o meno bruscamente!
- Allora? –
Tornò a chiedere lui dopo un indefinito tempo in silenzio.
Lei sospirò, non sapeva bene. Teneva la testa abbassata sul liquido colorato fumante che teneva fra le mani, lasciò che i capelli biondi ondulati sulle lunghezze scivolassero in avanti oltrepassando le sue spalle ricurve. Logicamente parlando era presto per sbilanciarsi, per decidere razionalmente… agendo ora con l’impulso del momento si sarebbe arresa a lui, l’unico che avrebbe ammesso con piacere nella sua vita nonostante fossero in fase di conoscenza reciproca. Era presto, lo sapeva, ma in quel preciso attimo voleva SOLO lui. Lo voleva internamente, qualcosa di complicato da spiegare così come lo era stato il suo arrivare da lui quella sera. Non aveva paura, sapeva che non avrebbe fatto nulla che lei non avrebbe voluto, si fidava ciecamente e allora… allora perché non fidarsi fino in fondo, non solo di lui ma anche del suo istinto?
Se ci pensava era ancora confusa e non sapeva ma non sapendo nemmeno come parlarne o cosa dire di preciso, decise di fare comunque qualcosa, l’unica che avrebbe voluto fare.
Posò la tazza ai piedi del divano poi con aria estremamente seria ed imbarazzata al contempo, col viso di un rosso acceso per non essere mai stata così audace, diede la sua risposta, sperando che lui l’aiutasse.
Quando Michele capì cosa stava facendo ed il motivo, sentì una felicità incontaminata salirgli dentro accompagnata da un emozione tale da lasciarlo interdetto, mai avrebbe detto di potersi sentire così per una ragazza che decideva di stare con lui.
Mai.
Sentì la sua timidezza e il suo smarrimento per fare qualcosa che normalmente non avrebbe mai avuto il coraggio di fare, gli piacque anche quel suo lato, aveva un che di misterioso… c’era molto da scoprire in lei.
Le andò incontro con il capo chinandosi vista la sua altezza spropositata anche da seduto e quando i loro visi furono vicini, portò una mano a quello di lei scostandole i capelli lateralmente, con quel semplice contatto si accese una morsa allo stomaco di entrambi mentre i cuori cominciarono a battere fortissimi come volessero uscire dai petti. Era giusto, lo capirono.
Ne erano sicuri in quel momento in cui, vicinissimi, si guardavano aspettando il contatto successivo.
Il contatto delle loro labbra.
Arrivò dopo che si sentirono i respiri reciproci e la pelle andare a fuoco, il resto del corpo sciogliersi come se diventasse gelatina, poi l’adrenalina, il sangue, i battiti… tutto andò più veloce, aumentò fino a far quasi male.
Successivamente null’altro se non le loro bocche fondersi, le lingue cercarsi, trovarsi, muoversi lentamente in sincronia, con calma, con esplorazione, con dolcezza. Qualcosa di appropriato per entrambi ma soprattutto per lei.
Non riuscì a capire nulla, nessun dettaglio, nessun azione, nessun ragionamento… dimenticò il resto del corpo, quel che concentrava ogni sua molecola corporea, ogni energia, pensiero, era quel bacio che procedeva con lentezza esasperante, una conoscenza.
Era bello.
Andava bene.
Lo capì perché avrebbe voluto non smettesse, perché era contenta d’averlo fatto.
Tutto ciò di cui si rese conto.
Per lui?
Per lui, dopo tutto l'inferno che aveva passato nella sua giovane vita, fu il paradiso.
E dopo alcuni lunghissimi istanti, senza staccare le loro bocche che si fondevano senza respiro, lui l'avvolse con le sue braccia forti e calde cingendola e stringendola a sé, sentendola abbandonarsi completamente a quell'abbraccio che la sciolse del tutto.