CAPITOLO
IX:
ASTRID E MICHELE
“Davide, per lei, era
come se non fosse mai esistito.
O per lo meno così
lui si sentì alla luce di ciò che aveva sentito e
saputo. “
/Wonderful tonight
- Eric Clapton /
- 1 –
C’era un
simpatico casino nel solito giardino della casa di Francesco.
Quella volta era il compleanno di Martina,
sorella del ragazzo. Siccome non erano pochi a conoscerla, di gente
lì dentro ne traboccava davvero in maniera impressionante!
Alcuni visti
anche solo una volta ed invitati sull’onda
dell’entusiasmo, altri veterani del gruppo che non si
vedevano da secoli, altri ancora invece sempre i soliti.
Quando Astrid e
Michele fecero il loro ingresso nel giardino insieme, tutti quelli che
li conoscevano (che erano anche gli stessi che parlavano di loro
chiedendosi se fossero o meno fidanzati), si fermarono immediatamente
dal fare qualunque cosa stessero facendo, imitati per forza anche da
chi invece magari non li conosceva nemmeno!
Fu un silenzio
strano che si propagò a macchia d’olio.
Non si tenevano
per mano, non avevano atteggiamenti intimi o romantici. Erano solo
venuti insieme ed insieme erano scesi dalla stessa macchina.
Però
forse era stato quello sguardo di complicità che si erano
scambiati al loro ingresso a far capire che quel sospetto ormai era
fondato.
Che se prima
era solo una voce, ora non più.
C’era
qualcosa in più fra loro. Nessuno però
osò dar voce a questa consapevolezza, quindi quando i due
salutarono allegramente tutti, questi ripresero con fatica e straniti
l’attività di prima.
Tutti ad eccezione di Davide.
Per gli altri
poteva essere stata una semplice impressione più forte delle
altre, per lui era stata certezza e non aveva saputo spiegarselo in
altra maniera.
Li aveva visti scendere insieme
dall’auto e guardarsi complici come se si dicessero
‘guarda che succede ora’. Poi erano arrivati
l’uno accanto all’altro come niente fosse,
sorridenti e luminosi.
Appunto.
Sorridenti e luminosi.
Né
Michele né Astrid erano di natura sorridenti e luminosi se
non c’era una buona ragione. Non è che la mattina
si alzavano felici, lo diventavano se incontravano qualcuno di loro
gradimento o se succedeva qualcosa di bello.
Ogni volta che
erano arrivati a quelle feste o alle loro serate, sempre separati, non
avevano mai sorriso allegramente, lo erano diventati nel corso della
serata parlando con gli amici.
Non erano persone come Martina e Francesco che
amavano il mondo per partito preso e che erano amici anche
dell’ultimo conosciuto di cui non sapevano ancora il nome!
- Magari lei ha
la macchina rotta e siccome lui abita vicino è passato solo
a prenderla… - La voce amichevole di Fratesco
cercò di sussurrargli una speranza banale e sciocca che
però fu un tentativo apprezzato.
Davide distolse
a fatica gli occhi dai due arrivati e li posò sul ragazzo
basso dai capelli castano chiari corti e spettinati. Il suo viso dalla
bellezza classica aveva un espressione dolce che voleva infondere
coraggio. Un po’ ci riuscì ma quella di Davide
rimase comunque dura, cupa e disillusa.
Se
l’era aspettato da un momento all’altro.
-
Sì, certo... ed io sono il re della Giordania! –
Questa gli
uscì con ironia marcata, Francesco sorrise e lui rispose di
rimando più amaro che mai.
La
verità era che si era sempre aspettato di vederli arrivare
insieme. Era solo colpa sua.
Mentre tornava
a posare scontento i suoi occhi azzurro mare su Astrid e Michele che
salutavano felici Martina ed altri amici, capì che aveva
avuto molte occasioni per fare la sua mossa, che avrebbe dovuto lottare
di più per i propri desideri, che stare sempre fermo ad
aspettare quelli degli altri non andava bene, che a volte bisognava non
avere troppo rispetto per tutti.
Alla fine era
finito così come aveva predetto Francesco quella sera.
Senza parole.
E
l’unico da biasimare era solo lui.
- 2 –
Nessuno aveva osato
chiedergli apertamente se stessero insieme o no, ma tutti li guardavano
incuriositi parlando con loro alla prima occasione, cercando di
sembrare naturali, senza mostrare alcun secondo fine. Ficcanasare
apertamente sulla loro presunta relazione non lo si poteva fare con
tutti, era risaputo quanto Astrid e Michele detestassero quel genere di
cose. Le chiacchiere potevano distruggere qualcosa destinato a crescere
solo nel momento giusto, un momento che spesso non era subito.
Era successo
così fra lei e Stefano. Sicuramente coltivando a modo loro
quel rapporto particolare che era nato, un giorno sarebbero potuti
finire insieme da soli, senza nessuna spinta, senza nessun ricamo,
senza voci rovina-relazioni. Ma il sapere che tutti li vedevano
già fidanzati aveva fatto sì che lui si ritirasse
istintivamente quasi spaventato che lei potesse essere la donna della
sua vita. Un po’ troppo presto, si era detto. Non credeva di
essere pronto e tanto meno quello giusto.
Però
se solo avesse avuto un po’ più di tempo per
lavorare su sé stesso e assimilare i propri sentimenti,
magari, le cose sarebbero potute andare diversamente.
Ormai non lo si
poteva più sapere dal momento che
quell’allontanamento repentino aveva distrutto tutto.
Il rapporto
esclusivo era rimasto ma quel poco tempo che si vedevano per i vari
impegni era un problema e così era scivolato tutto senza che
loro potessero fare effettivamente qualcosa.
Nessuno,
quindi, osò chiedere ad Astrid e Michele se si fossero messi
insieme, non istigavano alla confidenza; tranne uno.
Proprio l’unico che avrebbe potuto
uscendone vivo, colui che in passato aveva osato ben di peggio!
A Stefano,
arrivato in ritardo, era bastato un breve sguardo per capire la
situazione.
Tutti che a
turno andavano insistentemente a tormentare discretamente Astrid e
Michele sempre rigorosamente vicini, tutti che li fissavano incuriositi
parlottando fra di loro. Davide sparito dalla vista di chiunque non lo
cercasse di proposito.
Il moro dai
capelli radi, le folte sopracciglia e le ciglia lunghe e nere che
risaltavano il colore indefinito dei suoi occhi penetranti e acuti, si
concentrò per poco sui due che parlavano allegramente con
chiunque capitasse a tiro. Non era da loro essere così
disponibili con chiunque.
Un tipo platealmente fastidioso aveva osato fare
una battutaccia infelice alla bionda ” lei, in risposta, non
l’aveva cacciato malamente con qualche rispostaccia acida ma
aveva addirittura riso!
Questo fu la
prova.
Lei non era in sé!
Quella
felicità apparentemente immotivata, in realtà,
era dovuta a qualcosa di estremamente bello che le era successo e
guardandola con maggiore attenzione la vide. Quella luce di gioia pura,
la luminosità del suo sguardo, quella voglia di parlare
allegramente con tutti, quel suo infondere un contagioso buon umore.
Non era da lei,
non era mai stata così nemmeno con lui, quando era riuscito
a tirare fuori la perla che aveva dentro.
Evidentemente, si disse, non era bastato farla
innamorare. Evidentemente essenziale era anche ricambiarla apertamente,
nutrirla di quell’amore gratuito e corrisposto capace di
addolcire anche un limone!
Evidentemente
era vero ciò che aveva pensato in più di
un’occasione pensando a lei.
Astrid non era
mai stata sua.
Se il destino
esisteva si poteva dire che aveva deciso che loro due non potessero
stare insieme. Magari mettendosi lo stesso testardamente sarebbero solo
stati infelici.
Si era detto
così molte volte con rimpianto, ma ora ne ebbe la conferma e
non ne fu scontento, non gli fece male come invece era successo a
Davide.
Capì
di essere sinceramente contento per lei perché chiunque lui
fosse, bello o brutto, solare od ombroso, era colui che ora le aveva
donato quell’ultimo tocco di luce gioiosa che le era mancata
e che lui non era mai riuscito darle del tutto.
Capì
anche che aveva fatto bene, che era giusto così, che
tornando indietro avrebbe dovuto rifarlo.
No, Astrid e
Michele non fecero nulla di particolare in mezzo a tutta quella folla.
Non si comportarono mai da fidanzati, nessuna effusione amorosa nemmeno
per sbaglio. Non sarebbe stato da loro.
Però
lui ne era certo e per avere la conferma, una sorta di auto
celebrazione, andò da loro con la sua consueta allegria che
riservava solo a chi lo meritava.
Li
salutò, lui con gentilezza poiché non lo
conosceva bene, lei con una qualche battuta divertente a cui rispose
fintamente lugubre.
- Ciao Gastrid!
Per la serie ‘a volte ritornano’! –
- E non se ne
vogliono più andare! -
Il solito
nomignolo con cui tutti ormai la chiamavano senza saperne il motivo,
senza immaginare che era stato lui a darglielo. Un paio di altri scambi
simpatici sul loro stile acido ed ironico e poi col sorriso
accattivante ma sincero sulle labbra, glielo chiese.
Solo lui
avrebbe potuto osare con una tale faccia tosta, nemmeno la minima
esitazione o imbarazzo.
E perché? Lui ed Astrid avevano un
tale rapporto così particolare che nessuno avrebbe potuto
uguagliarlo.
Non semplice
amicizia, non amore. Qualcosa di più simile, ormai,
all’affetto fraterno.
- Allora,
è proprio come sembra? – Non si perdeva certo in
inutili imbarazzi.
-
Cioè? – Chiese lei cercando di immaginare senza
riuscirci dove stava per andare a parare.
- State insieme? – Diretto come il
tappo di uno spumante sparato da una bottiglia sbattuta!
La ragazza dai
lunghi capelli biondi le cui punte si inanellavano sfiorandole il fondo
schiena, rimase un attimo senza parole, poi guardando Michele che la
ricambiò perplesso chiese incuriosita ma non imbarazzata:
- Perché, si capisce così
tanto? – Quel sorriso fu la risposta migliore di tutte. Era
da tanto, e ne era certo, che non sorrideva in quel modo!
Da vicino i
suoi occhi verde chiaro dietro alle lenti degli occhiali rossi e neri
che le donavano molto, si notarono meglio. Brillava davvero.
- No, ma io
sono sensitivo! – La sua pronta risposta ironica fu gradita e
fra le risa, in un attimo la conferma della notizia si espanse a
macchia d’olio.
Dopo un altro
paio di scambi allegri, Stefano si complimentò con uno
sprazzo di serietà che pochi potevano vantarsi di avergli
visto. Lei, manco a dirlo, era una di questi.
- Sono
contento, state bene insieme! – Al
‘grazie’ stupito di Astrid che si sorprendeva
sempre a scoprire nuovi lati nascosti di quel labirinto umano, lui
aggiunse tornando come prima: - Vado a cercare il mio moroso!
– Chiamava così Davide per scherzare visto il loro
rapporto stretto d’amicizia.
Solo allora i due si resero conto che il giovane
dai corti capelli biondi e gli occhi color mare non si era fatto vedere
per tutta la serata pur abitasse lì!
- 3 –
Il vialetto fuori dalla
casa di Francesco era l’ideale per fare due passi in
tranquillità, per avere un po’ di privacy e
parlare senza orecchi indiscreti.
Di sera, poi,
era ancora meglio.
La musica ed il
simpatico casino che veniva dal giardino, dalla stradina laterale era
un vago rumore indistinto che allontanandosi andava via via
affievolendosi.
Alzando gli
occhi al cielo scuro si poteva vedere quello spettacolo unico che la
natura forniva sempre quando era sereno. Un manto di stelle e la luna
grande e bassa che illuminava d’argento chiunque si
allontanasse dalla fonte di luce della casa lì accanto.
Come se
potessero respirare, la brezza fresca li carezzò ridonando
la facoltà di pensare senza fretta.
Flemmatici
Astrid e Michele camminavano e questa volta si concedevano addirittura
le mani allacciate.
Erano capaci di
non baciarsi ogni momento, di non stare fisicamente appiccicati, di non
scambiarsi svenevoli frasi d’amore e di non fare i fidanzati.
Entrambi non erano tipi molto romantici, preferivano quel modo
personale e discreto di stare insieme. In sintonia perfetta, non
avrebbero potuto chiedere altro.
Via via che
continuavano a conoscersi se ne rendevano conto.
Lati nuovi
erano in grado di far perdere ancor di più la testa
l’uno per l’altro, dando la conferma che avevano
fatto bene a buttarsi, che quello strano qualcosa indefinito che li
aveva attirati l’uno verso l’altra, qualunque nome
avesse, era autentico e non una labile illusione. Si rafforzava di
minuto in minuto.
Nessuna fretta,
nessuna ansia, nessun dubbio.
- Sapevo che
sarebbe stato l’unico ad avere il coraggio di chiedercelo!
È unico! – Stava dicendo Astrid ridendo divertita
mentre prendeva ‘fiato’ dalla folla curiosa.
- Stefano?
– Chiese Michele con calma ammirando il suo profilo
leggermente irregolare. I capelli alla luce di quella luna invece che
biondi parevano argentati come la sua pelle più bianca del
solito.
-
Sì! Tu non lo conosci bene ma appena l’ho visto ho
subito capito che sarebbe venuto a chiedermelo! Non si smentisce mai!
– Rispose sempre più allegra lei guardando davanti
a sé mentre riviveva con la mente la scena di poco prima.
- Non mi hai
mai spiegato chi è. – Non lo disse con una velata
accusa nella voce, nemmeno con pesante dubbio. Era una semplice
curiosità, qualcosa che voleva solo sapere perché
si vedeva che per lei lui era contato molto e contava ancora, ma sapeva
che non era nel modo che si sarebbe potuto superficialmente immaginare.
Quindi voleva sapere anche questo suo lato, così come lui le
aveva raccontato del suo periodo nero, un’intera infanzia in
effetti.
- Ti ho detto
che ero selvatica anni fa. Cioè più di come lo
sono ora. – Iniziò lei tranquilla sapendo che
prima o poi sarebbe arrivato il momento. Alla sua affermazione,
proseguì naturale e distesa: - bè, è
stato lui a tirarmi fuori dal mio guscio. Ha dei modi di fare
particolari e discutibili, mi prendeva per sfinimento. Fra parentesi mi
ha dato lui il nomignolo di Gastrid! Però pian piano ha
tirato fuori la vera Astrid, quella che non odia tutti per partito
preso e che non sta chiusa in casa vita natural durante. – I
due si fermarono e si girarono di fronte per guardarsi, lei
alzò i suoi occhi verdi, che ora sembravano
anch’essi d’argento vista la sua tendenza al
grigio, incrociando quelli castani di lui, parecchio più
alto di lei. L’ascoltava serio e concentrato. Il suo viso
sempre una maschera inespressiva per chiunque, secondo lei aveva una
naturale inclinazione dolce e tenera che non controllava ma
probabilmente gli veniva fuori quando era con lei. – Poi mi
sono infatuata di lui, giravano molte voci su di noi: erano convinti
stessimo insieme. Io volli chiarire se era vero che gli piacevo, lui mi
disse che stava bene con me e gli piacevo ma come amica.
Così rimanemmo… bè, non è
corretto dire amici, non lo siamo nel senso classico del termine,
però non siamo nemmeno innamorati. Non è mai
successo nulla fra noi e so che non succederà. Non era il
tempo giusto ed ora che ci siamo allontanati non verrà mai.
Però rimane una persona importante. – Non voleva
essere ipocrita e lui l’apprezzò.
L’osservò
pensieroso per un po’, poi fece scivolare le mani sulle sue
braccia strofinandole teneramente. Assorbì ancora una volta
ogni parte di quel suo viso interessante e morbido, non era perfetto,
non una modella, ma a lui piaceva. E gli bastava.
Così
come gli bastava la sua sincerità.
Istintivamente
non si sentì geloso, solo contento di aver conosciuto
un’altra parte di quella persona così importante
per lui.
Sorrise appena,
tutto quel che riusciva a fare dopo una vita intera di vuoti assoluti.
I muscoli gli tirarono e lei accentuò il proprio,
più abituata ad illuminarsi.
- A tutti serve una persona così
pronta a farci ridere quando serve, a capirci senza che parliamo, a
sostenerci se cadiamo, ad ascoltare se vogliamo sfogarci e a dare
consigli se ne abbiamo bisogno. Qualcuno che non sia un fidanzato o un
parente. – La sua riflessione, più lunga di quanto
Michele di norma non ne facesse, colpì Astrid contenta di
sentire che la pensava come lei e che l’avesse capita.
- Io lo chiamo
il mio angelo custode. Arriva quando serve e fa quel che deve, ogni
tanto sbuca per assicurarsi che i_™sia intera e se vede che
posso fare da sola non si intromette! – Aveva una tenerezza,
quando parlava di Stefano, che era molto bella.
Rimase un
po’ in silenzio a fissarla da vicino, poi non sapendo
più cosa dire, non trovando delle parole adatte, decise che
il silenzio sarebbe bastato. Lei sapeva leggerlo così
bene…
Quindi si
chinò e raggiunte le sue labbra vi posò le
proprie lasciandole un dolce e leggero bacio che venne subito
approfondito dalle loro lingue che si intrecciarono, fondendo le loro
bocche e mescolando i loro sapori.
Una sospensione
che aveva sempre il potere di dar loro alla testa.
- 4 –
Nell’ombra,
qualche metro più in là, la mano forte e decisa
di Stefano strinse la spalla di Davide in segno amichevole. Non disse
nulla dopo aver appena parlato e dato giusta conferma di quello che
ormai era di dominio pubblico.
Non sapeva
consolare una persona sprofondata nel dolore per la sconfitta in amore.
Non sapeva
trovare parole di conforto che dopo tutto non sarebbero state da lui.
Non sapeva fare
più di stringergli la spalla per dirgli che c’era
e lo capiva.
Però
rimase lì accanto ad osservare, da quella angolazione,
Astrid e Michele baciarsi dopo aver involontariamente ascoltato il loro
discorso.
Davide, per lei, era come se non fosse mai
esistito.
O per lo meno
così lui si sentì alla luce di ciò che
aveva sentito e saputo.
Non era facile,
non lo era. E nemmeno dimostrare il suo dolore per aver perso una
persona che aveva saputo occupare in quel modo strano, in un secondo
tempo, il suo cuore.
Però,
continuava a dirsi, era colpa sua, di come era fatto.
Se fosse stato
più come Stefano o Michele non sarebbe rimasto a bocca
asciutta e senza parole. Ma ora poteva biasimare solo sé
stesso perché, dopo tutto, era fatto così.