AMBIENTAZIONE:
Alla fine delle vicende di Thriller Bark. Per chi non lo sa ecco un
piccolo riassunto: Zoro a insaputa di tutti tranne che di Sanji che ha
tentato invano di fermarlo, si è sacrificato al posto di
Rufy ed ha preso su di sé il suo dolore fisico(grazie ad
Orso Bartholomew), solo che già messo male per conto suo
rischia di morire. Nessuno sa come si sia ridotto così e
Zoro costringe Sanji a tacere. Passa tipo tre giorni svenuto sotto le
cure di Chopper, poi però si sveglia e pian piano si
riprende.
NOTE:
anche questa è per il compleanno di mia sorella Yukino,
l’ultima della serie che mi aveva chiesto. In questa parte,
nel manga, si vede chiaramente l’interesse di Sanji per Zoro
e quello di quest’ultimo per Rufy, siccome è un
triangolo troppo succulento non potevo non sfruttarlo, penso che
più in là approfondirò ancora. Spero
che vi piaccia.
Buona
lettura. Baci Akane
MAI DIRLO
/Chasing
cars - Snow Patrol/
Rufy
non fu un’anima in pena come tutti si sarebbero aspettati
viste le condizioni inaspettate e brutte di Zoro, ma nonostante la sua
serenità costante e i festeggiamenti per la vittoria a
Thriller Bark, non smise di pensare a lui un solo istante.
Famoso
per essere un ingordo colossale, in quell’occasione il
giovane capitano festaiolo si limitò e invece di divorare
lui stesso quanto più cibo e bevande poteva, ne sottrasse a
tutti per metterle da parte al suo compagno svenuto.
Ogni
ora andava da Chopper, che lo curava amorevolmente preoccupato, a
chiedergli come stesse e nonostante la piccola renna non dava buone
notizie, Rufy manteneva la sua sicurezza granitica che il suo ragazzo
si sarebbe svegliato presto e quando sarebbe successo avrebbe avuto una
gran fame e sete.
Nessuno
aveva idea di che cosa fosse successo tranne Sanji ed altri due uomini
che il cuoco aveva fatto tacere su ordine dello spadaccino.
Al
contrario di Rufy, egli non gli si avvicinò mai rimanendo in
disparte a far da mangiare e a nutrirsi lui stesso per riprendere le
forze. Non prese parte ai festeggiamenti rimase a guardare quel giovane
talmente forte da essere sopravvissuto a qualcosa che avrebbe dovuto
ucciderlo.
Il
potere di Orso Bartholomew, uno della Flotta dei Sette, era chiaro.
Trasferire cose, astratte o concrete, dove voleva. Nel caso di Zoro che
si era messo davanti ad un Rufy svenuto chiedendo di essere ucciso al
suo posto, Orso colpito dall’amore di uno per
l’altro, aveva deciso di dargli
un’opportunità. Gli aveva trasferito in corpo
tutta la sofferenza fisica di Rufy, se questa sommata alla propria
già enorme non l’avrebbe ucciso,
l’avrebbe risparmiato.
Appena
Sanji aveva capito cosa voleva fare, si era messo in mezzo dicendo che
la ciurma poteva fare a meno di un cuoco ma non di capitano o vice,
quindi aveva reclamato lui la punizione, conscio che nessuno poteva
sopravvivere ad una cosa simile.
Zoro
non ne aveva voluto sapere e senza perdere tempo gli aveva fatto
perdere i sensi.
Quando
si era ripreso insieme agli altri, Orso e Zoro non erano più
lì, cercandolo l’aveva trovato in fin di vita,
coperto completamente di sangue, davvero sull’orlo di morire.
Aveva
sentito con l’anticamera del cervello Rufy chiedersi come mai
fosse ridotto in quelle condizioni mentre lui si sentiva benone. Quando
aveva fatto per spiegargli tutto, Zoro prima di svenire gli aveva detto
di non dire nulla.
Nessuno
avrebbe dovuto sapere.
Non
lo comprese, già solo il fatto che non fosse morto in tronco
era una cosa impossibile, che importava che sapessero o meno?
Suo
malgrado lo accontentò e si assicurò che nemmeno
i due che avevano visto tutto spifferassero il suo grande gesto.
Rufy
si era preoccupato ma Chopper era stato positivo. Certo era messo male,
ma si sarebbe ripreso.
Eppure
non era stato solo quello a renderlo così fiducioso.
L’aveva
visto.
L’espressione
incredibilmente dolce in mezzo al dolore allucinante che stava
provando, le labbra che mormoravano appena udibili
all’orecchio di Rufy. Non sapeva cosa gli aveva detto ma era
ovvio.
Sarebbe
andato tutto bene.
E
Rufy a lui più che a chiunque altro avrebbe sempre creduto
ciecamente.
Non
l’avevano mai reso pubblico ma era il classico segreto di
pulcinella… tutti lo sapevano che loro due stavano insieme!
Eppure
non poteva fare a meno di pensare… prima non ci aveva mai
fatto caso, anzi, l’aveva rifiutato categoricamente anche
solo di prenderlo in considerazione, ma lì davanti al suo
sacrificio per la persona che amava, davanti a quell’amore
grandissimo e alla possibilità concreta di perderlo, se ne
era reso conto.
Così
come Zoro avrebbe dato la vita per Rufy dicendo che spettava a lui e
lui soltanto, Sanji avrebbe dato la vita per Zoro, assurdamente.
Profondamente
turbato da quelle realizzazioni avute solo in un secondo momento, a
mente fredda aveva capito perché aveva cercato di
sostituirsi a lui.
Certo
probabilmente sarebbe morto se glielo avesse permesso, ma non gli era
importato nulla. Solo una cosa era contata più di qualunque
altra. Zoro non doveva morire.
Orso
aveva minacciato di prendere la testa di Rufy, aveva tolto di mezzo
tutti gli altri e lui era andato fuori di sé
all’idea che Zoro morisse.
La
cosa non l’aveva vissuta allo stesso modo prima, ma ora alla
luce di quei fatti e di tutto quel tempo per pensare, non poteva che
arrendersi all’evidenza.
Era
felice che ce l’avesse fatta e non perché era un
suo compagno di viaggio, ma la persona di cui per assurdo si era
innamorato.
Lui
che ossessionava tutti con i suoi amori per le donne, lui che sbavava
dietro a qualunque sottana, lui che davanti ad una ragazza perdeva il
suo spirito combattivo diventando gelatina.
Lui
ora… si era innamorato di Zoro, un uomo.
E
quando?
Quando
diavolo era successo?
Proprio
lui così freddo, controllato e sprezzante verso la rude
mascolinità. Così gentiluomo solo con il sesso a
lui opposto.
Non
se ne capacitava e più se lo diceva, più non
poteva crederci. Lo sconvolse non poco quella realizzazione ma dopo
averla ammessa e circa cominciato a farci i conti, si rese conto,
guardando Rufy correre costantemente dal suo compagno svenuto, che loro
due stavano insieme.
Zoro
amava Rufy, avrebbe dato la vita per lui e questa ormai era una sorta
di legge della natura incontrovertibile perché lui
più di tutti aveva visto la loro storia decollare, li aveva
visti mettersi insieme, amarsi, aveva sentito le confidenze di Rufy
indeciso su come si faceva sesso, aveva visto quanto sapevano impazzire
l’uno per l’altro se erano in situazioni critiche,
se stavano per morire, se dovevano momentaneamente separarsi. Aveva
visto cosa succedeva quando litigavano e quanto poco ci mettevano a far
pace. Aveva visto sia Zoro che Rufy piangere davanti
all’eventualità di deludere o lasciare
l’altro.
Parlare
di loro due era come parlare del legno e del fuoco.
Senza
il legno il fuoco non esisteva.
E
quando se lo disse, non capì se ciò che
provò dentro fu un peso maggiore oppure minore.
Da
un lato andava bene. Un sorriso amaro si formò sulle sue
bella labbra sottili e ben disegnate, tirò una boccata dalla
sigaretta e l’abbandonò fra le dita.
Non
avrebbe mai dovuto dirlo, non sarebbe servito. Zoro stava con Rufy e
mettersi in mezzo anche solo con una dichiarazione d’amore
per scaricarsi la coscienza sarebbe stato peggio che farsi battere ad
una gara di cucina (forse). Non dover dire ad anima viva, specie
all’interessato zuccone, i propri sentimenti rendeva le cose
più facili per tutti, sé stesso per primo. Un
peso in meno.
Ma
dall’altro era consapevole che a lungo andare stando sempre
accanto a loro, assistendo alla loro storia, l’avrebbe
logorato e divorato.
Non
aveva idea per quanto tempo avrebbe potuto resistere, dopo tutto.
Ma
si disse di essere solo all’inizio di questo insolito ed
assurdo sentimento.
Se
soffocato sul nascere avrebbe anche potuto distruggerlo semplicemente
per poter amare qualcun altro, in futuro.
Amore…
non si era mai innamorato davvero. Diceva di amare tutte le donne ma la
verità era che le adorava, le ammirava, le riteneva uniche
creature fragili meritevoli di rispetto e protezione. Perfette in un
certo senso. Bè, era stato cresciuto in un ristorante in
mezzo a uomini grezzi, del resto…
Però
non ne aveva mai amata nessuna ed ora… si trovava a provare
quello strano sentimento per un uomo.
Il
sorriso amaro si accentuò, un’altra boccata dal
mozzicone ormai consumato.
“Che
ironica la vita!”
Fu
tutto quello che riuscì a pensare.
Quando
Zoro si svegliò era la terza notte.
I
festeggiamenti erano cessati e finalmente si decidevano a riposarsi
come si doveva prima della partenza, dopo aver fatto rifornimenti di
cibo e tesori e aver sistemato il loro galeone.
Nello
strano insolito silenzio sentì fra i dolori generali e la
debolezza fisica un peso in particolare.
Nel
complesso gli sembrava di essere stato calpestato da una mandria di
giganti impazziti e poi essere stato messo in un tritacarne, ma
soprattutto vinceva una sensazione.
Qualcuno
era steso a lato con la testa appoggiata sulla sua spalla e la mano sul
suo petto. Dormiva.
Non
gli servì guardarlo, già sapeva di chi si
trattava.
Il
sorriso che riuscì a tirare sulle sue labbra immobili per
giorni, gli fece male ma non vi fece caso.
Con
fatica alzò la mano, era tutto fasciato. Cinse leggero la
schiena del suo compagno che nonostante il suo sonno di norma
pesantissimo, si svegliò subito come se se lo aspettasse.
Quando
i suoi grandi occhi neri si posarono su di lui capì che ne
era valsa la pena.
-
Ciao… - Mormorò con voce roca. Vide le sue iridi
scure brillare nelle tenebre notturne, la luna li illuminava appena ma
a loro sembrava di vedersi alla luce del sole.
-
Finalmente ti sei svegliato. - Disse sfoderando il sorriso
più radioso da quando si erano messi a festeggiare. - Ti ho
messo da parte cibo e vino! -
Senza
riflettere si allungò su di lui posando lieve le labbra
sulle sue, quindi si limitò ad un bacio leggero che concluse
subito. Puntando i gomiti si sistemò di fianco in modo da
guardarlo meglio in viso, a pochi centimetri l’uno
dall’altro.
Il
primo pensiero di Zoro andò a Sanji. Cosa aveva detto?
Non
ricordava cosa fosse successo dopo che era stato colpito dal raggio di
Orso Bartholomew… era svenuto subito oppure era riuscito ad
andare dagli altri? E aveva già detto a Sanji di stare
zitto?
Quali
che fossero le sue motivazioni per tenersi per sé il suo
gesto, sperava di essere stato rispettato.
Lo
guardò con una muta domanda negli occhi e come se Rufy
gliela leggesse, con limpidezza, l’espresse.
-
Nessuno sapeva cosa ti fosse successo, ma mi hanno spiegato che
quell’orso dell’a Flotta dei Sette che era venuto
per me, se ne è andato. Come l’hai convinto? - Da
questo capì che non aveva detto nulla e sentì un
enorme moto di gratitudine muoversi dentro di sé per quello
che, dopo tutto, non era un idiota integrale.
Ricordava
il tentativo di Sanji di sostituirsi a lui e ricordava anche di non
aver capito il motivo. Gli era sempre parso che si odiassero.
Bè,
certo, erano comunque compagni di viaggio.
-
Era così forte? - Chiese allora nella sua
ingenuità il giovane beandosi del suo ragazzo che, seppure
immobile, era finalmente tutto per sé.
-
Sì… ma deve aver pensato di avermi ucciso. Non
credo mi abbia risparmiato di proposito. - In fondo era la
verità anche se mancava una piccola parte al racconto.
Faceva ancora fatica sia a parlare che a respirare, ma gli piaceva
averlo lì che si appoggiava un po’ a lui, gli
piaceva quel momento di intimità dopo tutti quei giorni di
inferno. Erano rari, doveva catturarli quando poteva averli.
-
Però è successa una cosa strana… -
Fece poi Rufy ripensando a quando si era svegliato dopo la battaglia
finale, quando tutto era finito.
-
Mm? -
-
Bè, io stavo bene. So di aver subito ferite gravi, quando
sono svenuto pensavo che sarei morto. Invece quando mi sono svegliato
non ero mai stato così bene. Mentre tu eri… -
Zoro l’aveva immaginato. Il moro sembrava un idiota ma non
gli sfuggiva nulla, specie del suo equipaggio. Solo che non faceva
delle tragedie per tutto, anche se sapeva esagerare fin troppo bene per
altre sciocchezze!
Sorrise
di nuovo con dolcezza, uno stato d’animo che solo lui gli
tirava fuori.
-
Ha davvero così tanta importanza? - La sua calma matura
pareggiò con quella dell’altro che quasi non parve
più lui.
-
No, ma è come se ti avessi dato tutte le mie ferite e il mio
dolore… non è così, vero? - per un
momento una nube oscurò il suo sguardo simile al sole. Ecco
perché non aveva voluto che nessuno glielo dicesse. Non si
sarebbe mai perdonato di averlo ferito a quel modo. Mai. E Zoro si era
sacrificato per impedirgli di stare ancora male.
-
Ma cosa ti viene in mente? È solo colpa di Orso, non tua. Tu
hai solo il merito di farti amare da me! - Non glielo diceva spesso ma
quando lo faceva era come un piccolo incantesimo, tutto rinasceva ed
ogni cosa brutta era in grado di sparire. Adorava quando lo faceva, ma
era efficace perché non glielo diceva spesso.
Sembrò
abbastanza soddisfatto della risposta, anche se dopo il successivo
bacio un po’ più approfondito, Rufy chiese ancora:
-
Se ti faccio male dimmelo… - E capì che questa
frase aveva più di un senso.
-
Tu non potrai mai farmi male. - Dopo di questo tornò con
sicurezza e bisogno alla sua bocca che gli era mancata da morire.
Nei
loro scambi di effusioni per una volta tenere, non si accorsero di due
occhi azzurri che con una certa sofferenza osservavano la scena
combattuti.
Zoro
stava bene, era una cosa buona.
Ma
per lui continuava ad esistere solo una persona. Rufy.
Finché
tutto ciò che faceva fosse stato in sua funzione, Sanji
capì di non avere una sola briciola di speranza.
Ma
era grande, forte e sapeva controllarsi bene. Si sarebbe ripreso in
fretta.
Zoro
non era altri che un eccezione.
Nessun
altro uomo poteva entrargli così, sicuramente una cosa
simile non sarebbe più successa!
Quando
il giorno dopo tutti andarono a salutare Zoro, si rese conto che
all’appello ne mancava uno ed essendo quello che
più di tutti avrebbe voluto vedere, dopo Rufy, si
sforzò e si alzò per cercarlo.
Quando
trovò Sanji stava occupandosi di altre scorte di cibo da
caricare sulla nave.
-
Ehi, ricciolo. - Disse burbero come suo solito.
-
Ehi, alga marina! - Fece freddo l’altro. Il cuore gli
andò un attimo troppo in fretta ma accendendosi una
sigaretta se lo mise a cuccia.
Sarebbe
stato facile mascherare i suoi sentimenti, dopo tutto. Sanji era uno
che li nascondeva di continuo.
-
Come va? - Domanda di circostanza che sembrava detta solo per dovere,
come se non gli importasse davvero. Zoro non ci fece caso.
-
Mi riprenderò. - Rispose noncurante lo spadaccino. Lo
guardò allora dritto negli occhi, il suo verde
penetrò l’azzurro del cuoco che rimase immobile a
sbuffare nervoso fumo. - Volevo solo ringraziarti. Tu sai per cosa. -
I
suoi capelli lunghi furono una benedizione, in quel momento, visto il
leggero rossore che colorò le sue guance. Trasse una
lunghissima boccata di fumo, quindi borbottò imbarazzato:
-
Si… bè… hai fatto tutto tu! - Sapeva
per cosa lo ringraziava e gli piacque che lo facesse anche se non
l’avrebbe mai creduto capace di tale gesto. Non ci fu altro
fra i due.
Dopo
di quello Zoro dritto ma con visibile sforzo, camminando lento e calmo,
si allontanò a radunare le sue cose.
Sanji
rimase ad osservarlo più tranquillo, notando il proprio
cuore rilassarsi.
Forse
non sarebbe stata tanto facile, dopo tutto.
Vide
Rufy tuffarsi in picchiata, come di consueto, verso lo spadaccino che,
con nonchalance, si spostò aspettandoselo. Il botto che fece
il capitano irruente contro il muro fece ridere tutti tranne lui.
Udì Zoro borbottare col suo lugubre tono: - Il solito
idiota. - e in quel secondo momento un sorriso involontario si
aprì a forza sul suo viso serio.
“Stanno
proprio bene insieme.”
E
lì sancì a sé stesso la sua solenne
promessa.
Non
avrebbe mai detto a nessuno ciò che provava.
FINE