CAPITOLO
XIII:
IL
PARADISO STANOTTE
“Noi
qui abbiamo l'inferno e la nostra mente sta fuggendo via, ma ora,
qui, subito noi possiamo avere il nostro paradiso. Stanotte. “
Val
non
lo capiva, come poteva agitarsi ed innervosirsi a tal punto,
qualunque cosa fosse accaduta, inspiegabile o meno, era inutile
uscire di senno fino a quel punto. Più lo osservava e
più
si convinceva che era un'esagerazione troppo grande e a lui queste
cose infastidivano dal profondo. Daniel andava su e giù per
la
stanza, sudava anche se caldo non c'era, si strofinava continuamente
viso e capelli, si mordeva le labbra e non stava fermo un secondo, al
contrario di lui che era fermo nel divano dall'inizio, in quella sua
posa eretta e distinta, come una scultura di marmo. Una freddezza
tale al ragazzo dava fortemente sui nervi.
L'opposto
l'uno dell'altro, non sarebbero mai andati d'accordo; dopo i primi
battibecchi avevano optato per un silenzio intelligente, che poi
tanto intelligente non era vista la situazione sempre peggiore di
Daniel.
Il
biondo uomo attraente gli aveva già chiesto se fosse per
caso
claostofobico, gli aveva risposto malamente chiedendogli se avesse un
manico di scopa infilato nel didietro vista la sua posizione: lui
l'aveva bellamente ignorato, maestro in questo.
Ad
un
certo punto Daniel si fermò e decise che doveva darsi una
calmata, sentiva in sé qualcosa di crescente, non solo ansia
e
angoscia, una sensazione grave, un presentimento, un continuo ronzio
negli orecchi che gli impediva di ordinare a fondo le idee. Ad
aggiungersi a questo immagini del suo passato si sovrapponevano
dolorose, fra suo padre e il suo ultimo fidanzato aveva sofferto
molto e scoprire quello che gli aveva detto quel ragazzo, Michael,
l'aveva a dir poco shockato. Mescolando ogni sensazione negativa
possibile si trovava a nuotare a fatica per rimanere in sé e
cosciente, stava diventando impossibile fuggire da quei pensieri
fissi ma del resto cos'altro avrebbe potuto offuscargli la mente se
non tutti i suoi problemi, mai risolti, su nuovi aggiunti ancora
peggiori?
Non
sapeva cosa pensare per primo, a chi rivolgersi per tutto quello che
gli stava capitando, non sapeva cosa fosse reale e cosa no,
cominciava una confusione mentale crescente che lo lasciava sempre
più nel panico, l'idea concreta di non saper più
dove
sbattere la testa era sempre più palpabile. Quello che non
gli
permetteva di chiedersi lucidamente come uscire da lì o cosa
potesse essere tutto quello, era il caos sul quale la sua mente
verteva a livelli macroscopici, sempre più in crescendo.
Troppe cose a cui pensare, cose brutte, dolorose, ricordi terribili,
verità apprese, colpi su colpi inferti freddamente, senza
conto e possibilità di scampo, di scelta. Troppo. Alla fine
si
trovava a vacillare in uno stato pericoloso.
Però
non era solo quello.
Bisognava
capirlo in tempo e sicuramente non sarebbe mai successo, eppure il
suo caos mentale non era dovuto solo ai suoi problemi e al carico
enorme che la sua emotività labile aveva subito in un nano
secondo, bensì al fatto che un'altra mente si stava perdendo
lentamente come la sua, se non si era in realtà
già
persa da tempo, sicurezza che non si avrebbe mai avuto. La mente del
creatore di quella maledizione, collegata profondamente a quella
delle vittime, portava ad un collegamento interiore involontario che
andava intensificandosi man mano che il tempo trascorreva.
Pericoloso
per uno come Daniel fragile già con mille disagi, senza
particolari allarmi per uno come Val la cui mente era abituata a
stare così tanto sotto controllo che il ghiaccio
difficilmente
si sarebbe sciolto.
A
meno
che qualcun altro non glielo avrebbe sciolto forzatamente.
Val
era
diverso, si era scelto una vita su misura per sé stesso e
tutto gli scivolava addosso come acqua, questo era dovuto ad uno
stato particolare del suo autocontrollo e del suo sangue freddo. Come
se non fosse mai stato veramente umano, se non avesse osservato
nessuno, guardato, visto, vissuto veramente. Come se si fosse tuffato
in un sogno dove la sua vita perfetta non veniva intaccata da nessuna
incongruenza.
Se
invece improvvisamente si veniva messi davanti a cose scomode per lui
a cui non aveva mai voluto pensare?
Cose
come i sentimenti e le reazioni fisiche?
Cosa
sarebbe successo se per la prima volta avrebbe visto qualcuno che
disperato si metteva a 'nudo' davanti a lui?
Daniel
si rese conto lucidamente per un istante che continuando a quel modo
sarebbe peggiorato sempre più fino a non capire il flusso
reale dei propri pensieri. Decise di rilassarsi e l'unico modo per
farlo era la musica, a lui fungeva da tranquillante, avrebbe dovuto
farlo dall'inizio. Se ne fregò altamente della presenza di
quell'insopportabile e affascinante professore che gli metteva
un'enorme paura, si sedette al pianoforte, si slacciò la
camicia per il caldo che sentiva dovuto all’agitazione,
poiché
fuori la temperatura era ambiente, rivelò il proprio petto e
cominciò leggermente a respirare, chiuse gli occhi e non
pensò
veramente a cosa avrebbe potuto suonare, sapeva che qualunque cosa le
sue dita avessero voluto far nascere, sarebbe andato bene.
Così
accadde semplicemente che le prime note furono così
malinconiche da dettare un atmosfera magica ed irreale, nostalgica e
di pura sospensione fra sogni realizzati e sogni infranti. Sogni
infranti ed un paradiso mai ottenuto.
Suonò
'Otherside' dei Red Hot Chili Peppers, un canzone che per lui aveva
significato molto in un periodo duro ed importante. Periodo che
lentamente e con calma tornò a ricordare mentre le sue dita
affusolate correvano decise ed esperte su quei tasti che sembravano
creati per lui. Le note arricchirono un silenzio che iniziava ad
essere pesante e la sua mente si auto celebrò in
ringraziamenti vivi, ancora poco e sarebbe stato il peggio ma quanto
la musica avrebbe comunque funzionato?
Accantonò
questo lampo e si abbandonò a quelle sensazioni di puro ed
incontaminato piacere, qualcosa di impossibile da ignorare che non
angosciava nonostante le immagini del suo passato.
Innamorarsi
di un professore non era un gioco, essere ricambiato solo un sogno,
vivere un amore così difficile e così assoluto
sembrava
impossibile eppure reale. Fu un amore ricambiato e intenso, assoluto,
che avrebbe coinvolto chiunque. Figurarsi due artisti del loro
calibro.
Giunse
il momento in cui scoppiò lo scandalo e tutti scoprirono la
loro relazione. Avrebbe sfidato tutto e la società intera, i
pregiudizi, le cattiverie, gli insulti, pur di stare con lui, la
persona che più contava, eppure l'altro non ce l'aveva fatta
e
per paura di chissà quali conseguenze pericolose, l'aveva
lasciato andandosene via.
Passò
un periodo nero e depressivo dove non usciva, non aveva voluto vedere
nessuno e si era ridotto allo straccio di sé stesso.
Giurò
che non avrebbe mai amato nessuno in modo così totale e
assoluto, specie qualcuno che incarnasse la persona dei suoi sogni.
Lo giurò con tutto sé stesso e quando guardava la
lametta sentiva un forte desiderio di farla finita e tagliarsi la
gola, si diceva che ormai era stato separato dalla sua parte viva e
non poteva andare avanti così, a scivolare in quel dolore
continuo privo di significato.
Arrivò
suo padre a farlo reagire, un uomo che gli era sempre stato lontano
con un segreto sulle spalle che l'aveva schiacciato. Non aveva mai
voluto sapere cosa avesse passato e proprio questo fu il suo errore,
però col senno di poi era facile parlare.
Fatto
fu che se ne tirò fuori e con un riavvicinamento insperato
col
suo gemello Etienne, le cose cominciarono a cambiare, a girare ancora
con la musica che non era mai fuggita da lui come l'amore.
Scoprì
un collegamento mentale e sentimentale molto forte con suo fratello,
lo salvò in molte occasioni di sconforto.
Il
suo
giuramento di non amare più persone che non 'andavano amate'
fu sincero e deciso, tuttavia ora come poteva reagire a questo
sentimento prepotente e forte che gli si affacciava per Val Maloney?
L'aveva capito da subito inconsciamente, il suo rispondergli male e
provocarlo per odiarlo e farsi odiare ne era stata la prova. Era
diverso dal primo amore, eppure era successo. Aveva provato qualcosa
che a furia di ignorare ora non riusciva più a non guardare.
Per
questo ora stava anche così male, perché il suo
giuramento era svanito ed ormai era tardi per rimediare.
Prese
un decisione in quelle note struggenti e forti ma allo stesso tempo
rabbiose e tristi. Si sarebbe solo abbandonato poiché non
riusciva più a combattere.
Bene
o
male non si potrebbe definirla, questa decisione, poiché da
quel momento era destinato a seguire totalmente la via tracciata
dalla mente del creatore della maledizione, una via dove questa mente
era perduta.
Quel
che provò Val sentendo e vedendo suonare a quel modo Daniel,
così rapito ed immerso nel dolore che ricordava, fu un
chiaro
ed incontaminato senso di solitudine e di invidia, invidia
perché
lui non aveva mai provato cose simili da portarlo quasi alla follia
ed in seguito a diventare così chiaramente bello dentro.
Improvvisamente
si trovò a riuscire a vedere le persone dentro, senza
spiegarselo.
Accadde
con Daniel che fin'ora non aveva mai capito. Sentì la
solitudine crescere per quello che aveva sostenuto e vissuto e
sentì
il desiderio di cancellarlo e rimediare, sentì il desiderio
di
cedere alle lusinghe di quelle note al piano così sincere,
sentì un desiderio di condivisione assoluta ma non con
chiunque, solo con quella persone che sapeva col proprio vissuto, con
la propria sofferenza, le proprie angosce e le proprie mani, creare
un qualcosa di così assoluto e caldo tale da sciogliere lui
stesso, da fargli capire il freddo che si era portato da sempre e il
bisogno di un po' di calore.
Per
capire che anche in quel sogno assurdo in cui si trovavano, poteva
essere umano e non sentirsi diversi e fuori dal mondo.
Perché
in quel ragazzino qualcosa lo attirava come una calamita, un fascino
ipnotico complice della musica, della sua solitudine, della bellezza
e della disperazione del momento, complice di molte cose, decise
anche lui di lasciarsi andare, solo lì, in quel posto
dimenticato da tutti e provare finalmente qualcosa di vero.
Con
questa decisione come per il moro, anche per lui sarebbe stata in un
certo senso la fine.
Si
alzò
dal divano, senza capire cosa avrebbe fatto e togliendo ogni sicura
da sé stesso, cancellando il Val freddo, solitario e
controllando, giocando ad essere il suo esatto opposto, solo
lì,
solo in quel luogo strano, si sedette accanto a Daniel, questo quando
aprì gli occhi fermò le mani dal piano trovandosi
sulle
sue le labbra carnose e ben disegnate dell'altro.
La
follia li invase definitivamente nel paradiso di una notte infinita,
grazie ad una dimensione, una maledizione ed una mente perduta che
controllava inconsciamente le loro.