NOTE: questa non poteva non passare
sotto le mie grinfie malefiche! Sebbene in molte puntate ci possa stare il
beneficio del dubbio, ovvero uno interpreta le cose a modo suo, questa è proprio
difficile fraintenderla! Gran parte della fic riprende fedelmente i dialoghi e
le scene della puntata originale, il finale naturalmente è mio, dall’asterisco
in poi. Spero che siate contenti di questo mio regalino… Naturalmente la fic fa
parte della mia saga ‘Convivenze deleterie’e si colloca dopo ‘piccoli importanti
frammenti’.
Buona lettura. Baci Akane
PADRI E
SUOCERI
/Secret garden - Bruce
Springsteen/
“Sentendo le loro espressioni idiote che mi
fissano sconvolte, mi viene voglia di dar tutti loro un grosso scappellotto
sulla testa, ma ho di meglio da fare e sempre con loro grande sorpresa, mi porto
via il fantomatico padre di Tony.
Tale Anthony DiNozzo Senior.
Il
nostro primo incontro non è stato dei migliori, considerando che conosco Tony da
ormai 8 anni e ieri è stata la prima volta che l’ho visto.
Non per niente ora mi sono offerto di
portarlo personalmente a fare il giro dell’NCIS, cosa che ha sconvolto tanto
quei tre idioti.
Certo che non mi intrometto mai e che non mi
offro mai per certe cose, ma questo non è certo un caso come gli altri.
Dopo l’interrogatorio di ieri non ho avuto
modo di parlarci come si deve e per ‘come si deve’ intendo da genero e
suocero!
Giusto per chiarire un paio di punti: non
l’ho mai fatto per nessuno, gli affari di famiglia non mi riguardano mai,
solitamente i miei collaboratori si arrangiano, ma qua entra in gioco anche la
mia di famiglia, no?
Tony è il mio uomo, bisogna che dica due o
tre cosette a questo personaggio che mi fa venire su una gran voglia di
prenderlo a sberle!
Ammetto che caratterialmente e fisicamente è
tutto Tony, è uguale anche il modo che hanno di far saltare i nervi agli altri e
di usare le maschere per non far capire quando hanno problemi. Ma c’è una
differenza sostanziale: Tony sa farsi amari, questo sa solo farsi
detestare!
Lo faccio accomodare nella stanza delle
conferenze e mi dirigo al lungo tavolo.
-
Quando ha detto che mi avrebbe portato all’armeria ho sospettato avesse un fine
nascosto. Cos’ha in mente? - Il signor DiNozzo che in pochissimo tempo passato
qua apparentemente per buoni propositi toccanti, e che invece ha messo nei guai
suo figlio nell’indagine in corso risultando ad un certo punto addirittura
coinvolto in qualche modo, sorride con finta bonarietà, quindi sedendomi lo
guardo dritto negli occhi e lo dico senza il minimo problema:
-
Suo figlio! Si sieda. - Del resto è vero, ho in mente Tony!
-
Cos’ha fatto Junior ora? - Finalmente si siede ma continua con quell’aria
detestabile da ‘non c’è niente che io non possa risolvere’ e ‘sono comunque il
migliore’.
- A Tony piace nascondersi dietro la
facciata del burlone. Ma è il migliore giovane agente con cui abbia mai
lavorato. - Il fatto che spesso faccia un umorismo snervante non toglie che
professionalmente è bravo.
- Beh… sono felice di saperlo. - Nonostante
cerchi di mascherare la sua sorpresa con uno dei suoi soliti sorrisi spavaldi e
spacconi, noto che non si aspettava un tale complimento su suo figlio.
- Quand’è stata l’ultima volta che gli ha
parlato? Che ci ha… veramente parlato? - Non giro molto intorno al punto che mi
sta a cuore e me ne sbatto se i miei non sono modi che gradisce. Ho tutto il
diritto del mondo di parlargli così.
-
Ci teniamo in contatto. - Che gran presa in giro.
-
Quattro anni fa, suo figlio è stato a un passo dalla morte per peste polmonare.
Mi aspettavo di vederla. Non si è fatto vedere allora, perché è qui adesso? - Se
prima volevo essere vagamente gentile, ora sono ancora più diretto considerando
che non ho sorriso nemmeno un istante come invece ha fatto continuamente lui.
- Non mi ha mai detto di essere stato
malato. - A questo si fa serio capendo che con me non può usare una delle sue
maschere da buffone. Tony non mi ha mai parlato molto di lui ma so quanto
assente è stato e tutto quello che non ha fatto per lui. Questo mi basta. Uno
così non lo voglio ora nella vita di colui che amo solo perché deve rovinare
ancora la sua vita. Decisamente non glielo permetterò.
-
Così non vi tenete in contatto. -
-
Qual è il punto? - Chiede con una punta di nervosismo nella voce. Il viso
estremamente serio e seccato dalla mia insolenza.
-
Tony ha ereditato la sua personalità da lei. Ma io ho la sensazione che ci siano
molte cose, nella sua vita, che nasconde. - Ancora una volta sparo diretto,
siamo entrambi adulti, non serve fingere falsi buonismi. Non ci piacciamo a
vicenda.
- Vorrei dirle di togliersi dai piedi… ma so
che Junior ha grande considerazione di lei. Quindi sarò civile. Ha figli, Gibbs?
- La mette sul personale. Cos’è, tenta di intimidirmi? Sbaglia di grosso. Pensa
di sapere sempre tutto sugli altri, come prenderli, come fare per prevalere e
metterli in difficoltà. Ebbene si scontra con un muro. Mi faccio coraggio,
rialzo gli occhi dritti sui suoi identici a quelli di Tony, solo più sbruffoni,
respiro profondamente e rispondo sinceramente, mi fa male e la voce mi esce con
un filo sottile ma non mi tiro indietro:
-
Avevo. Una figlia. Ma sfortunatamente non ho avuto la possibilità di conoscerla
da adulta. Lei ha l’opportunità di conoscere Tony da adulto. Lo faccia. - Non ho
mai parlato di Kelly a nessuno senza che ne fossi costretto o che l’altro lo
sapesse, è una cosa che odio fare, che mi fa male. Ma Tony se lo merita. Per lui
va bene.
- Abbiamo finito? - Lieto che almeno quella
faccia da damerino non sia tornata più. Livido di rabbia, infastidito fino
all’inverosimile e serio, si alza e se ne va senza aggiungere altro.
Non credo che con uno così delle parole,
seppure dirette, servano a qualcosa, ma io il mio dovere di genero l’ho fatto
più che abbondantemente.
Cavolo, odio intromettermi nelle vite degli
altri, ma Tony è la mia famiglia.”
“Richiamato in sala video per aggiornare i
superiori sul caso in corso, siamo seduti nelle poltroncine alla penombra, così
ne approfitto per circa scusarmi sulla mia poca professionalità mentre
sorvegliavo il principe implicato nel caso.
Mi
rifaccio alla regola che dice ‘meglio chiedere il perdono che il permesso’,
spesso mi va a genio, ma naturalmente non accetta le mie scuse, cosa che già
sapevo. Però mi sorprende…
- Sei stato distratto da tuo padre. - E’ a
questo punto che mi rendo conto di avere finalmente un minimo di intimità con
lui. C’è solo un tecnico che tenta di stabilire il collegamento via satellite
per noi, ma è distante e non sente bene.
-
E’ così ovvio? - Il suo silenzio è come sempre eloquente - Non è l’uomo che
pensavo fosse. - Allora prima che me ne rendessi conto mi sciolgo, con lui posso
farlo anche se di sicuro qualche parola può venir captata dall’uomo davanti ai
monitor.
- Neanch’io conosco mio padre. - Rispondo
con sguardo ironico. Bè, me ne sono accorto quando ti ha sorpreso venendo a
trovarti per Natale!
Abbiamo fatto i salti mortali, specie io,
per non fargli capire che vivo con lui e che stiamo insieme… sparire come un
adolescente dalla casa del fidanzato per l’arrivo improvviso del padre…
fantastico!
Era una cosa che proprio mi era
mancata!
- No capo, mio padre è sempre stato un
mistero per me. Sapevo solo che era ricco. Ho scoperto che è al verde, lo è da
anni. Le sue carte di credito sono in rosso, i suoi conti congelati, le sue
proprietà sequestrate, gli hanno preso tutto. - Tolta la sicura, vado come un
fiume in piena dicendo tutto quel che so, che mi turba e che ho bisogno di
fargli sapere. Mi guarda con attenzione ed i nostri sguardi allacciati mi
permettono di liberarmi di ogni cosa sentendomi poi anche meglio.
Ha
questo potere incredibile su di me che nessuno, proprio nessuno, ha mai
avuto…
- Come l’hai scoperto? -
-
McGee mi ha fatto entrare nei suoi registri. Ma è saltato fuori che Senior vive
così da qualche tempo. Mi domando se è mai stato ricco come vuol far credere.
Credo che sia venuto qui per confessarmi tutto ma quando ha scoperto che il
Principe Omar era in città penso che abbia visto l’opportunità di fare un ultimo
colpo. Tutta la sua vita è stata una truffa. - Il fatto che il suo amico
principe fosse in qualche modo coinvolto nella nostra indagine è stato solo un
caso, lo so bene, però per un momento ho creduto che mio padre fosse nei guai e
non è stato bello. Ora cerca di risolvere tutti i suoi casini sfruttando la sua
amicizia fortuita, ma non può andare avanti così per sempre.
Mi… mi fa vergognare in un certo senso. Io
sono un agente federale e lui truffa le persone. Come è possibile?
Chi di noi ha sbagliato qualcosa?
Penso che tutti quelli che l’hanno
conosciuto abbiano pensato che io, suo figlio, fossi una sua copia in tutto. Io
stesso ad un certo punto l’ho creduto… guarda i miei rapporti disastrosi con le
donne!
Ha cambiato mogli di continuo e da quando
non lo sento me ne sono perso ben due che non ho nemmeno visto!
-
Cosa hai intenzione di fare? - Me lo chiede piano come è nel suo modo. Essendoci
senza intromettersi.
- Mettere fine hai giochi. - Mi esce subito
senza esitazione. Non posso certo assecondarlo o nascondere la testa sotto la
sabbia, Gibbs mi ha insegnato ad affrontare tutto con coraggio e a testa alta.
- Quando? - Però ci tiene a sapere cosa farò
e come anche se non intende intromettersi più di quanto ha fatto. E per dirla
tutta non me lo sarei mai aspettato che si mettesse a fare… bè, il genero?
Per un attimo, mentre spiego cosa intendo
fare, ho un brivido immaginandomi Gibbs nei panni del genero!
In
fondo stiamo insieme, era normale che volesse dire la sua a mio padre, anche se
sono curioso di sapere cosa gli ha detto. Sto per chiederglielo quando veniamo
interrotti dal tecnico che ci richiama al motivo per cui siamo qui.
Non importa, glielo chiederò a casa, ma
questo piccolo breve momento nostro mi ci voleva per ricaricarmi, anche se non
abbiamo potuto fare nulla di particolare!
Ora posso affrontare il grande scoglio che è
mio padre.”
“Non che avessi tutta questa voglia di
cucinare qualcosa, ma vista la giornata che ha avuto Tony e cosa sta affrontando
in questo momento, posso anche preparargli una pseudo cena.
Certo, è rimasta solo una bistecca, ma è
bella grande e per noi due può bastare.
Mentre l’aspetto la preparo ai ferri sul
caminetto, una specie di griglia improvvisata che ogni tanto, quando mi gira,
faccio.
Chissà come se la cava in questo momento con
suo padre.
Quando ormai ho finito la porta si apre ed
arriva un rumoroso Tony, sembra come al solito ma percepisco la sua stanchezza
mentale.
Mi sa che non è proprio andata come sperava…
- Ehi. Bistecca in cow boy style, mi piace.
- Dice allegramente buttando disordine ovunque passa, a suo favore va che ha
preso le birre!
Si siede nel divano davanti al tavolino su
cui mangiamo quando ordiniamo qualcosa o mi spreco a preparare io stesso, come
ora.
Inforco la bistecca e la metto nel mio
piatto, mi siedo vicino a lui e nel mentre chiedo con finta noncuranza:
- Tuo padre è andato via? -
-
Si. Dovrebbe già essere arrivato a NY. - Risponde tirando fuori il suo coltello
serramanico come faccio anche io, taglio la carne a metà e gli passo la sua,
quindi iniziamo a mangiare allo stesso identico mondo, placidamente così come
siamo.
- Allora, com’è andata? - Ora siamo soli,
siamo a casa, possiamo anche lasciarci andare e apparire per quel che siamo
davvero senza paura di essere sentiti e quindi di scatenare il putiferio. Anche
se mostro tutto il mio palese interesse per lui e la sua situazione, non succede
nulla.
- L’ha scampata di nuovo, è incredibile. -
Vediamo cosa tenta di inventarsi ora sto caso senza speranza che ho per
compagno!
- Cos’è successo? - Gli chiedo lasciandolo
fare…
- Il suo amico Omar gli ha pagato il conto e
regalato un biglietto per Monte Carlo. - Lo guardo senza nessuna espressione
particolare, lui ricambia cercando di non tradirsi ed in effetti ingannerebbe
chiunque con quest’aria apparentemente tranquilla. Ma appunto, sembra troppo
tranquillo, cosa crede, che me la beva così?
Si
vergogna anche con me a rivelarsi buono e altruista anche con chi non lo merita
per nulla?
- Dove hai preso i soldi, Tony? - Non lo
faccio proseguire oltre per questo tentativo di idiozia.
-
Cosa? - Cerca anche di fare finta di niente ma torno a guardarlo e penso di
essere piuttosto eloquente perché sorride e cambia subito registro ammettendolo:
- Come riesci a farlo? - Caro mio, ti conosco meglio di come ti conosci tu!
Sapevo dall’inizio che non l’avresti smascherato e non per mancanza di coraggio
ma per il tuo cuore. Ti vergogni di averlo e cerchi di mitigarlo perfino a me,
ma non ci riuscirai mai davvero. Rassegnati! Mentre spiega accenno ad un
sorrisino divertito… ci prova sempre e mi fa ridere, ma mi piace anche per
questo! - Bè, non avevo bisogno di andare in crociera coi miei confratelli,
giusto? Sto diventando vecchio per queste cose. - Apriamo la birra e la tiene
pensieroso in mano, smette di fare la persona felice a cui tutto scivola
addosso, anche i problemi di quella specie di famiglia che si ritrova. La
presenza di suo padre l’ha scosso e non serve che lo nasconda, per me tutto quel
che lo riguarda è fin troppo chiaro.
-
Hai truffato il truffatore. E’ una caratteristica di famiglia. - Ci guardiamo
di nuovo con deboli tentativi di ironia, ma rimaniamo fondamentalmente seri, è
così infatti che gli chiedo: - Perché l’hai fatto? - Considerando tutto non
credo che altri al suo posto l’avrebbero fatto, io stesso ho tagliato fuori
dalla mia vita mio padre per molto meno.
-
E’ mio padre. È fatto così. Non potevo smascherarlo. Qualche volta è meglio
tenere per sé ciò che si sa. - Guardiamo assorti davanti a noi con le birre
aperte in mano, le sue parole risuonano nell’aria e rimbombano nella mia mente.
Porca miseria, mi stupisco ogni volta quando è lui ad insegnare qualcosa a
me!
- Amen - A questo gli porgo la bottiglia di
vetro e facciamo un brindisi alle sue sagge e vere parole.
Sul tenere le cose per noi stessi lo
capisco, insomma, lo faccio anche io anche se a volte, magari, lo faccio troppo,
comunque lo capisco bene, ma quel che mi ha lasciato interdetto è quando ha
detto che è suo padre.
Anche io ce l’ho ma per anni non gli ho mai
perdonato di aver sostituito mia madre così facilmente, non gli ho mai parlato
fino a pochi mesi fa. So che sono irremovibile e troppo rigido, a volte, ma sono
fatto così. Non conosco i colori intermedi.
O
bianco o nero.
Tony mi somiglia molto, è vero, ma ha questa
bontà che sbaraglia quella di chiunque, anche quella di Abby stessa!
È
di questo che si vergogna ed è di questo che mi sono innamorato.
È
suo padre… non posso capire cosa intenda con questa uscita ma per lui è tutto
ciò che conta, allora va bene così, anche se a me quello non piace per niente
perché l’ha fatto soffrire troppo.
Se
lo può accettare lui lo posso accettare anche io!”
*
“Non pretendo di essere compreso sempre
perché il più delle volte non mi capisco nemmeno io, come ora ad esempio, ma so
che invece Gibbs ci riesce anche se non farebbe mai certe cose che faccio io, sa
come sono fatto e mi capirà sempre.
Avevo l’opportunità di smascherarlo,
metterlo con le spalle al muro e ricambiare tutto quello che mi ha fatto
umiliandolo… e me ne ha fatte di cose… ma al momento X non ce l’ho fatta.
L’ho aiutato ed ho fatto in modo che mai lo
sapesse, che non dovesse spiegarsi e dire la verità. L’ho aiutato ad ingannarmi
ancora.
Ho truffato il truffatore, dice Gibbs… a me
sembra solo di aver truffato me stesso.
So
di essere un idiota integrale ma non riesco a farne a meno. Ci provo a fare lo
stronzo come vorrei ma al momento giusto non mi viene.
Non sono normale!
Ci
penso e ripenso per tutta la cena fino a che, dopo aver finito tutte le birre
che ho preso e coi piedi sul tavolino, nella stessa posizione di Gibbs accanto a
me, con aria corrucciata esprimo i miei dubbi come faccio sempre con lui:
- C’è qualcosa che non va in me? - Lo chiedo
pensandolo veramente e il ghigno spontaneo sul suo viso mentre ci guardiamo a
vicenda, mi fa capire che se l’aspettava una domanda simile. Mi mordo il labbro
in attesa di una risposta sincera, a volte non capisco se sono io quello strano
o gli altri!
Vedendo che è un interrogativo che mi
assilla veramente, si fa di nuovo serio e continuando a scrutare i miei occhi
che non gli nascondono mai nulla, mi mette discreto una mano sulla gamba e
risponde in un sussurro che però io sento perfettamente:
-
Certo che c’è. Ho una lista infinita di cose che non vanno di te! - Il silenzio
che lascia a questo punto mi fa corrugare la fronte, ma cosa chiedo a lui a
fare? Con tutti gli scappellotti che mi dà sempre…
-
Ma io intendevo… - Cerco di spiegare cosa volevo dire ma la sua voce riprende
più alta e chiara coprendo la mia:
-
So cosa intendevi. - Dice con decisione senza l’ombra di un sorriso di scherno,
alza la mano e col dito sul mio mento mi fa avvicinare il viso ancora di più al
suo, poi addolcendosi lievemente aggiunge: - Stiamo insieme, chi se ne frega se
hai qualcosa che non va. -
Bè, è una buona risposta considerando che
viene da lui… le mie labbra si incurvano compiaciute:
-
Risposta soddisfacente. - Faccio allora ironico, dopo di che decide che è ora di
chiudermi la bocca con la sua.
Questa risposta la gradisco decisamente di
più!”
FINE