NOTE:
Questa fic è richiesta da mia sorella Yukino, quindi
è a lei che dovete ringraziare se l’ho
scritta… questi due le sono sempre piaciuti, come a me del
resto, quindi un seguito dell’altra che ho scritto su loro ci
stava bene.
Semplice,
senza pretese, meno lemonosa dell’altra. È un
po’ insolita però, perché pensando a
Tai e Matt uno se li immagina in un certo modo, ma qua ad un certo
punto è come se si scambiassero i ruoli… e devo
dire che per essere la fic di una che non aveva la più
pallida idea di che cosa scrivere, è venuta discretamente!
Si si! ^_^
Spero
che vi piaccia.
Buona
lettura.
Baci
Akane
DEDICHE:
a mia sorella Yukino per il suo compleanno. Auguri!
RINGRAZIAMENTI:
a chiunque leggerà e commenterà.
PARLAMI
/A
pain that i’m used to - Depeche mode/
Ed
ecco, era di nuovo finita in quel modo.
Non
era per il fatto che gli fosse venuto dentro ma perché
avevano fatto l’amore al posto di parlare.
Come
sempre.
Quando
quel pomeriggio Matt era andato a casa di Tai con la scusa dello
studio, aveva subito provato ad intavolare un discorso su quel certo
argomento, ma appena era arrivato il momento di parlare seriamente le
mani di Tai avevano cercato i suoi pantaloni e le bocche in poco tempo
non erano più state in grado di parlare.
Il
lavoretto che gli aveva fatto per distrarlo era stato molto convincente
ma Matt era rimasto ben saldo in sé e nel suo obiettivo,
aveva insistito ancora un po’ però alla fine aveva
ceduto.
Tai
sapeva decisamente cosa toccare e come, sapeva che il suo corpo era
particolarmente sensibile alla sua lingua e alle sue dita, che il suo
inguine reagiva facilmente, che la sua pelle si scaldava subito, che
ogni parte di sé era sempre costantemente disposta verso
qualunque cosa l’altro gli facesse.
Aveva
acquistato esperienza proprio con lui, Tai, ed ormai era unico nel
farlo impazzire col piacere fisico.
Stesi
nel pavimento dove avevano fatto l’amore, vicino al tavolino
basso, si trovavano in una posizione strana quando Matt si perse a
contemplare il viso del suo ragazzo addormentato.
Erano
l’uno all’opposto dell’altro e si
guardavano al contrario, gli occhi azzurri del biondo ora spettinato
assorti sui lineamenti vicinissimi del castano.
Aveva
un espressione intensa anche nel sonno, le sopracciglia lievemente
corrucciate nonostante avesse vinto lui e non ne avessero parlato.
Non
voleva darlo a vedere, ma sicuramente ci pensava molto, a
ciò che provava per lui. Ed allora perché non
gliene parlava? Che fosse davvero così confuso da non sapere
cosa dirgli?
Non
riusciva proprio a capirlo.
Dopo
quella prima volta sul terrazzo della scuola si erano messi insieme
decidendo di parlare in seguito dei loro sentimenti, Matt
l’aveva ampiamente fatto scoprendosi straordinariamente per
primo e dicendo che si era innamorato di lui, ma Tai aveva chiesto
ancora del tempo per essere più chiaro. Sapeva solo che
voleva stare con lui, il resto era un ‘gran
casino‘.
Ma
che casino poteva mai essere?
Se
stava con lui allora ne era innamorato, no?
Sospirò
leggero cercando di non svegliarlo, ma l’accarezzò
come avesse davanti la cosa più fragile del mondo.
Tai
era forte ma a volte era solo la sua apparenza.
Scostò
dal viso una ciocca di quel cespuglio che si trovava per capelli, erano
così buffi…
Avvicinò
ancora un po’ il viso al suo, ora aveva il respiro addosso a
solleticargli la fronte.
Perché
evadeva sempre così la questione
‘parliamo’?
Col
sesso?
Cosa
c’era che non riusciva a dirgli e soprattutto
perché?
Non
ci credeva che non sapesse ancora cosa provava per lui, era certo che
le sue idee invece fossero chiarissime… lui era Tai, agiva
d’istinto perché le sue idee erano sempre
cristalline!
Certo,
tra il sapere cosa si vuole ed il motivo ce ne passava, ma Matt non
poteva credere che fosse così insicuro.
Bastava
vedere come facevano l’amore insieme, come lo prendeva, come
veniva dentro di lui…
Non
aveva dubbi sui sentimenti che provavano l’uno per
l’altro, ma lo turbava il fatto che non volesse parlargliene.
Ormai
la cosa andava avanti da troppo tempo, non poteva averne bisogno di
ulteriore.
Matt
aveva ponderato a lungo la mossa migliore da fare a quel punto, era
stato molto combattuto se farlo o no ma alla luce di quel nuovo
tentativo fallito, si disse che non ci sarebbe stato altro.
Contrariato
e con una certa sofferenza visibile sul viso, gli baciò
leggero le labbra, poi si alzò, si vestì senza
staccargli gli occhi di dosso e, dopo averlo ricoperto con una plaid e
lasciato un messaggio su un biglietto, se ne andò.
Quando
Tai riaprì gli occhi, ancora prima di mettere bene a fuoco
la stanza intera sapeva già di trovarsi da solo.
Si
drizzò a sedere con aria infastidita, quindi dopo aver
appurato che Matt se ne era effettivamente andato senza svegliarlo e
salutarlo, cosa che odiava, sbuffò stiracchiandosi. La
coperta scivolò alla vita scoprendogli il busto nudo.
Gli
piaceva svegliarsi con il bel viso di Matt davanti al suo…
perché non l’aveva aspettato? Mica poteva essere
così tardi…
Cercando
l’orologio sul tavolino notò un biglietto,
riconobbe subito la calligrafia del suo compagno quindi si mise a
gattoni per prenderlo lasciando cadere del tutto il plaid che lo
lasciò completamente nudo. Sembrava non avesse il minimo
problema.
-
Vediamo cosa ha scritto quello scemo… - Borbottò
seccato. Quando lo ebbe fra le mani era in ginocchio.
Gli
occhi castani scorsero in fretta quelle pochissime righe inequivocabili
mentre immediato un tuffo nel petto gli impediva di respirare
normalmente.
‘Finché
non mi parlerai come si deve non ho intenzione di vederti
più. Matt’
-
E questo che diavolo significa? -
Ringhiò
a denti stretti Tai mentre qualcosa di pericoloso cominciava a
montargli dentro.
Pericoloso,
in effetti, era sminuire ciò che provò in quel
momento.
Il
cuore prese improvviso a battergli impazzito nel petto mentre il
respiro divenne corto ed affannato. Il sangue gli ribolliva, sentiva
anche l’adrenalina caricarlo e la rabbia salirgli
incontrollata.
Il
cervello sconnesso non appena le ultime parole del biglietto furono
lette.
Si
alzò di scatto in piedi e con l’aria di chi sta
per prendere a pugni chiunque gli capiti sotto mano, si
precipitò fuori dalla camera così
com’era, senza preoccuparsi della sua completa
nudità. Inciampò sulla coperta ma non si
fermò.
Una
volta nel corridoio si precipitò in soggiorno nella speranza
che ci fosse qualcuno, poi gridò a gran voce:
-
MATT! MATT, SEI ANCORA QUA? - Inutile stupida illusione. Sapeva che non
poteva esserci…
Gli
occhi sgranati di Kari lo fissarono inebetita mentre il suo viso
assumeva un imbarazzatissimo color porpora.
-
Ma Tai, sei nudo! - E se c’erano stati dubbi sul loro
rapporto, dopo di questo svanirono subito!
-
CERTO CHE LO SONO, COSA CREDEVI CHE FACESSI CON MATT IN CAMERA? DA
QUANTO E’ ANDATO VIA? - Kari non ebbe il tempo di comprendere
a fondo il significato delle sue parole di per sé
sconvolgenti, suo fratello era una furia e di norma era famoso per non
essere uno che faceva cose sensate.
-
N-non saprei, sono tornata da poco, lui già non
c’era… - Un moto di spavento vedendolo in quello
stato lo provò, proprio non capiva cosa gli prendesse. Tai
non perse tempo a fare altre domande, quindi aggrappandosi
all’assurda speranza che fosse ancora nei paraggi
uscì di corsa così com’era,
dimenticando il proprio stato, chiamandolo con quanto fiato aveva in
gola, furioso.
Kari
sempre più sconvolta agì d’istinto e
prendendo una giacca appesa all’ingresso lo
inseguì allarmata:
-
Tai, sei nudo, non puoi uscire così! - Era impazzito del
tutto?
Per
sua fortuna riuscì a raggiungerlo, quindi avvolgendogli
l’indumento intorno alla vita gli coprì il minimo
indispensabile: - Copriti, per l’amor di Dio! Se ti vedono ti
arrestano per oltraggio al pudore! - Anche se sapeva che non gliene
importava nulla… lo capì dallo sguardo con cui la
fulminò mentre si fermò.
Non
la vedeva davvero e nemmeno la sentiva. Era come se le guardasse
attraverso con la speranza che si trasformasse in Matt.
Quando
non successe si prese i capelli e tirandoseli ai lati del viso, con
l’ennesimo moto di rabbia, ringhiò frustrato:
-
DANNAZIONE, MATT! -
Dopo
un ultimo sguardo ed un flebile: - Mi spiace… - di Kari che
in due minuti aveva capito la situazione e non aveva tempo per
sconvolgersi di suo fratello gay, Tay si girò e
tornò in casa stringendosi la giacca senza rendersene conto.
Aveva
agito prima ancora di realizzarlo davvero… il significato
reale di quel biglietto era molto più pesante di quanto non
apparisse. Solo dopo ci si sarebbe messo a pensare e
l’avrebbe capito a fondo, ma prima di allora si era trovato
ad agire ugualmente non avendolo comunque elaborato del tutto.
Semplicemente lui agiva così, senza riflettere.
Quelle
parole significavano che Matt lo lasciava fino a che lui non fosse
stato pronto ad affrontare i suoi sentimenti, che non gli bastava solo
il sesso, che voleva di più. Un ‘di
più’ che non era sicuro di sapergli dare. Non era
certo che dandoglielo avrebbe fatto la cosa giusta… e se
l’avrebbe rovinato?
Matt
era così diverso dagli altri… così
delicato… aveva sempre paura di romperlo quando
l’aveva fra le mani. Figurarsi cosa sarebbe potuto
succedergli riempiendolo dei suoi rozzi e spesso troppo violenti o
addirittura sbagliati sentimenti!
Si
richiuse in camera lasciando una Kari senza parole dall’altra
parte della porta, quindi si accasciò a terra e nascose il
viso fra le mani premendo impetuoso, lasciandosi trasportare dal
dolore.
Era
così? L’aveva lasciato?
Era
già finita?
Bè…
l’aveva già rovinato, se gli avesse parlato dei
suoi sentimenti davvero cosa gli sarebbe successo?
Una
fessura fra le dita gli diede la visione proprio del biglietto di Matt
sul tavolino. Quelle parole incise nella sua mente a fuoco che non
avrebbe mai dimenticato.
E
stare male per lui, per la sua mancanza, e chiedersi come superarlo,
cosa fare.
Ma
lui se ne è andato.
Se
ne è andato per mai più ritornare a patto che lui
gli parli… di cosa? Dei suoi sentimenti? Dei suoi devastanti
sentimenti capaci solo di rovinare tutto?
Qualcosa
di così grande che lo spaventavano?
Qualcosa
che forse doveva rimanere solo celato dentro sé stesso?
Con
l’ennesimo moto di rabbia ribaltò il tavolino con
un calcio, il fracasso fu un attimo, dopo solo il silenzio, un altro
insopportabile silenzio in mezzo a quel disordine che non parlava di
Matt ma solo del suo dolore per essere stato lasciato così
stupidamente.
-
Idiota! - La voce era un sussurro rotto.
-
Dovresti parlarci… - Solo Kari ormai osava avvicinarsi a
Tai, del resto lei era abituata a litigare con lui…
Lo
sguardo con cui la guardò fu micidiale, simile a quello di
un cane rabbioso.
-
E tu che ne sai di cosa dovrei fare? -
-
Oh piantala Tai! - Tagliò corto la sorella spazientita.
-
Non è più venuto a scuola, TK non ha sue
notizie… nessuno sa dove sia! È sparito, non
vuole farsi trovare, non vuole che gli parli! - Tai si stava scaldando
ma Kari non ne sembrava intimorita, infatti rispose fermamente convinta
di ciò che diceva:
-
Non è vero e lo sai! Lui vuole parlare con te… -
Non sapeva bene tutta la storia ma non ci voleva un genio per
immaginare. Aveva inoltre avuto modo di intravedere il famoso
biglietto.
-
PALLE! SI E’ NASCOSTO, E’ LUI IL PRIMO CHE NON
VUOLE PARLARE CON ME! - Gridò allora perdendo del tutto la
pazienza. Ormai Tai andava a scuola per forza d’inerzia ma
saltava praticamente tutte le lezioni e le poche che frequentava non le
seguiva comunque. Si era lasciato molto andare, era trascurato ed i
suoi continui scatti d’ira non li sopportava più
nessuno.
-
Andiamo, Tai, tu lo conosci meglio di chiunque altro! Tu sai
dov’è, lo sai benissimo. Sai cosa fare per mettere
tutto a posto, sai dove trovarlo, sai cosa dirgli! Devo solo trovare il
coraggio di farlo! -
-
NON E’ QUESTIONE DI CORAGGIO! LUI MI HA PIANTATO CON UN
BIGLIETTO DEL CAZZO E SOLO PERCHE’ NON PARLIAMO DI QUELLO CHE
VUOLE LUI! - Tai non avrebbe mai alzato un dito contro di lei ma per
chi non lo sapeva si sarebbe potuto pensare il contrario.
-
CERTO CHE E’ QUESTIONE DI CORAGGIO! CORAGGIO DI DIRGLI QUELLO
CHE VUOLE SENTIRE, PERCHE’ SAI ANCHE TU CHE E’
GIUSTO, CHE VA DETTO, ALTRIMENTI NON TI AVREBBE MAI LASCIATO PUR DI
FARTELO DIRE! E TU NON HAI LE PALLE DI DIRGLIELO! SEI TU CHE STAI
SCAPPANDO, TAI! TU E NON LUI! - Kari, dal canto suo, non avrebbe mai
avuto paura di suo fratello.
Queste
parole furono per lui come uno schiaffo in pieno viso. Uno schiaffo
doloroso al suo orgoglio.
Così
come lei lo urlò, lui si spense bloccandosi senza riuscire a
parlare, a muoversi e quasi a respirare.
Era
vero.
Era
così come diceva lei… era così
stupidamente vero.
Allora
si era solo nascosto nella comodità di non poterglielo dire
perché lui era andato via?
Ne
aveva approfittato e basta?
Era
lui il codardo?
Si
mise una mano sulla bocca sgranando gli occhi come se non credesse alle
sue orecchie, quindi non si accorse dell’assenza di Kari, non
si accorse di essere di nuovo nella sua stanza da solo con il suo
maledetto biglietto davanti al naso.
Non
se ne accorse subito, rimase lì immobile a realizzare
ciò che aveva davvero fatto come se fosse appena
sopravvissuto ad un terribile pestaggio. Ed avrebbe mille volte
preferito una rissa a quella situazione.
Dopo
quanto i suoi occhi castani lucidi tornarono a vedere davanti a
sé? Dopo quanto tornò alla realtà?
Dopo
quanto si riprese?
Non
ne aveva idea ma sapeva dov’era Matt perché, come
aveva detto Kari, in realtà l’aveva sempre
immaginato.
/Talk
- Coldplay/
Quel
posto era stato caro ad entrambi e sarebbe sempre rimasto nei loro
cuori.
Ogni
volta che aveva bisogno di riflettere e stare solo si rifugiava
là, non c’erano altri luoghi dove si sentisse a
casa. Era strano… in fondo quello era un mondo
digitale…
A
Matt non importava, quella dimensione per lui era tutto e quando ne
aveva bisogno ci andava, stava un po’ col suo digimon e
passava giorni a parlare con lui o magari anche solo in silenzio. Lui
lo capiva, non lo opprimeva, non lo obbligava a fare nulla che non
volesse, lui semplicemente c’era e gli dimostrava tutto il
suo affetto incondizionatamente senza vergognarsene.
Ed
ora lì, nel solito posto che preferiva… sulla
riva del lago che da bambini avevano salutato prima di tornare
definitivamente sulla Terra… guardava la superficie di quel
meraviglioso colore mutevole che sembrava innaturale, lo guardava
cercando la pace che gli mancava ormai da giorni.
“Perché
per amore si riesce a soffrire così bene? “
Se
lo chiedeva in continuazione e come se il suo buffo e morbido digimon
lo capisse, gli si stringeva accanto nonostante il ragazzo non fosse
più un bambino.
Era
cresciuto ma per certe cose sembrava sempre quel piccolo di quinta
elementare che si faceva carico di troppi problemi.
-
Quanto rimarrai? - Chiese Gabumon gentile.
-
Non so… - Rispose Matt soprappensiero.
-
Potrebbe non venire mai… starai qui per sempre? -
Naturalmente Gabumon sapeva tutta la loro storia e gli aveva anche dato
molti buoni consigli in passato, ma ora non sapeva proprio cosa fare
per aiutare il suo amico.
-
Sto qua perché non lo voglio vedere… è
uno stupido immaturo che non vuole crescere… - Ora il tono
cominciava a farsi più secco, dopo la delusione ed il dolore
per Tai, era arrivata la rabbia. Aveva fatto correre troppo tempo.
Questo significava che non provava nulla per lui se non attrazione
fisica e lui di quella non se ne faceva niente. Anche se gli piaceva da
matti fare sesso con lui.
-
Ma potrebbe anche venire e trovarti… - Azzardò
quello che sembrava un raro animale di pelliccia.
-
Vorrebbe dire che mi ha cercato e dubito che si abbasserà a
parlarmi, quell’idiota! - Il fastidio crebbe come il suo
tono.
-
Allora vuol dire che ho appena perso un paio di centimetri! - Una voce
familiare, acuta e sostenuta lo fece sobbalzare. Quando si
girò Matt si trovò un Tai dritto e corrucciato
davanti a sé, spettinato, disordinato e trasandato
più che mai. Agumon accanto a lui.
-
Divertente! - Ringhiò a denti stretti tornando a voltarsi
verso il lago, dandogli la schiena per ignorarlo. Tai
sospirò pesantemente irritato, quindi fece un gesto con la
testa ai due digimon che capirono l’antifona e se ne
andarono.
-
Sapevo che eri qua. - Sentenziò ancora sostenuto il castano
sedendosi accanto.
-
Davvero? Pensavo proprio il contrario visto quanto ci hai messo a
venire! - In effetti aveva fatto passare molti giorni prima di
decidersi, prima aveva addirittura fatto finta di non sapere come
rintracciarlo. Non c’era stato bisogno di grandi ricerche,
Tai avrebbe sempre trovato Matt al primo colpo.
-
Senti, sono venuto, no? Quindi piantala! - Borbottò seccato
l‘altro, detestava quando il suo ragazzo faceva il sostenuto.
A questi però non piacque per niente la sua risposta, quindi
si rivoltò gelidamente arrabbiato:
-
Che grande favore! Se è per scaricarti la coscienza o per
mostrarti superiore, allora puoi anche tornare indietro! - I suoi occhi
azzurri erano come lame di ghiaccio, quando Matt si arrabbiava
diventava il re delle nevi anche se diventava ugualmente pericoloso e
manesco quanto l’altro che, al contrario, diventava il re del
fuoco!
Infatti
non era raro che finissero alle mani…
-
Sei tu che volevi che parlassimo, dannazione! Sono venuto per questo e
non sei ancora contento? - Lo sgarbo che ci mise Tai, però,
alimentò l’idea dell’altro che fra i due
le cose non potessero funzionare.
-
Non me ne faccio niente delle tue parole se vengono solo per
costrizione! Se non sei tu che vuoi non ha senso! - Ora Matt stava
alzando la voce perdendo anche quella freddezza di prima, ben presto le
cose sarebbero degenerate come al solito e forse era proprio quello che
serviva.
Tai
allora si alzò esasperato convinto che non ci fosse niente
da fare, lui ci aveva provato questa volta. Ce l’aveva messa
tutta ma non era questione di coraggio, solo di pazienza… e
lui non ne aveva mai avuta!
Proprio
non lo capiva…
-
Va al diavolo, Matt! Non ti va mai bene niente! - Ringhiò
allora, quindi dandogli le spalle fece per andarsene.
-
A ME NON VA BENE NULLA?! NON E’ CHE TU MI DIA MOLTA
SCELTA… NON MI HAI DATO UNA SERIE DI ALTERNATIVE UNA
MIGLIORE DELL’ALTRA… - A quello Tai si
fermò e girandosi tornò indietro come un treno,
Matt si era alzato e la furia ora si leggeva anche nei suoi occhi.
Occhi lucidi che facevano di tutto per non rivelare le ferite che aveva
subito.
Quel
che provava dentro era indescrivibile, voleva piangere ed urlare e non
litigare con lui.
-
COSA VUOI DIRE? PARLA PIU’ CHIARO, MATT! SAI, SONO UN
IMBECILLE, NON LE CAPISCO CERTE COSE! - Invece aveva capito bene, solo
che la strisciante consapevolezza che il biondo avesse ragione era
peggio di qualunque altra cosa. Non voleva ammetterlo che aveva
sbagliato tutto.
-
VOGLIO DIRE CHE NON MI HAI DATO NULLA AL DI LA’ DEL SESSO!
NULLA, TAI! COSA DOVREI SCEGLIERE? QUALI SONO QUESTE GRANDI ALTERNATIVE
CHE NON MI VANNO MAI BENE? NON MI HAI DATO NULLA! COME PUOI PENSARE CHE
A ME, CHE TI AMO, MI POSSA BASTARE SOLO DEL FOTTUTISSIMO SESSO E BASTA?
-
Ormai
non ce la faceva più e gridava senza ragionarci su molto,
non aveva idea di cosa avesse detto, sapeva solo che lo pensava, che
era la verità e… e che aveva colpito Tai nel
profondo. Si bloccò, sbatté le palpebre stordito
con gli orecchi che presero a fischiargli, quindi irrigidito chiese con
un filo di voce credendo di aver capito male:
-
Mi… mi ami? - Matt non capì… gliene
aveva parlato mille volte dei suoi sentimenti… tutto quello
stupore da dove derivava?
-
Si che ti amo… - Rispose abbassando il suo tono stordito a
sua volta: - …te l’ho detto un sacco di
volte… -
Tai
parve sentirlo per la prima volta ed ancora bloccato disse:
-
Ma no… tu mi dicevi che eri innamorato di me e… -
-
E non è la stessa cosa? - Matt invece non riusciva a
calmarsi anche se aveva smesso di urlare. Il nodo che aveva dentro
stava per uscire, l’esasperazione era alle stelle e sulla
pelle ingigantiva tutto quello che aveva passato in quei mesi a pensare
di non essere ricambiato veramente.
-
No, per me no… innamorarsi è piacersi, amarsi
è… bè… io non so cosa sia
ma è molto di più… - Era caduto in una
specie di altra dimensione dove parlava e ragionava ma non sapeva
esattamente di farlo… forse era più un riflettere
ad alta voce, un capire le cose sul momento così come
venivano, fare ciò che non aveva mai fatto.
-
Per me è la stessa cosa, ma anche se fosse come dici
tu… Tai, cosa ti costava dirmi allora che ti piacevo, che
eri innamorato di me? Perché non parli mai di sentimenti?
Perché non mettiamo la nostra storia a un livello
più profondo? Non serve che arriviamo già
all’amore, ma… - A quel punto si rese conto di
essersi addolcito, le mani smisero di tremargli come il resto del corpo
che si rilassò, fu a quel punto che il famoso nodo
salì spaventosamente agli occhi sempre più
lucidi. Quegli occhi così belli.
La
paura di mettersi a piangere davanti a lui era incombente ma
forse… forse le cose, dopo tutto, potevano sistemarsi, no?
A
quelle parole, però, Tai subì un netto
cambiamento. Così come Matt acquistava fiducia, Tai ne
perdeva spaventandosi. Senza rendersene conto iniziò ad
indietreggiare e il biondo si raggelò osservando la sua
espressione smarrita che andava terrorizzandosi sempre più.
Cosa aveva detto? Cosa gli prendeva?
Tai
che non aveva mai paura di nulla, che si buttava a capofitto in tutto
senza mai pensare, che alla fine risolveva ogni cosa… era
lì ed aveva paura… ma di cosa?
-
Tai, cosa c’è? - Avanzò alzando una
mano incerto per toccarlo ma lui lo respinse istintivo, quindi dopo
l’ennesima esortazione a parlare, egli lo fece sussurrando a
fatica, come facesse la cosa più difficile della sua vita.
Come se dicesse quelle cose per la prima volta anche a sé
stesso.
-
Io non ne sono capace… quando ci provo mi blocco…
i sentimenti e queste cose profonde… non fanno per
me… io… penso che rovinerei tutto. Guarda cosa ti
ho fatto solo tacendoteli. Pensa… pensa cosa potrei farti se
te li vomitassi addosso! - Il suo linguaggio era sempre molto personale
e a Matt piaceva anche per questo, ma lì per lì
rimase smarrito. Immobile. Senza respirare e forse nemmeno i suoi
battiti ripresero.
La
sua mente però rielaborò tutto quello che aveva
appena sentito ributtandogli addosso ogni cosa.
E
il nodo uscì, ma non nel modo che aveva temuto, dagli occhi,
come lacrime. Uscì dalle mani. Qualcosa di improvviso ed
inaspettato si impossessò di lui e non si affannò
a porgli resistenza, anzi.
Lasciando
che tutto il suo dolore si tramutasse in forza, lo colpì con
un pugno in pieno viso che fece male anche a sé stesso. Dopo
di questo Tai cadde a terra per la sorpresa, non reagì, non
avrebbe fatto nullla… lui lì a terra a subire un
trattamento fisico simile pur di non… non vivere una
relazione profonda… ma non era mai cresciuto, in tutti
quegli anni?
La
rabbia ingigantì ancora e senza riflettere minimamente si
buttò addosso e cominciò a picchiarlo come da
anni non faceva più.
Erano
piccoli l’ultima volta che l’aveva fatto, ma allora
Tai aveva reagito dandogliene a sua volta altrettante.
Ma
colpiva, colpiva, colpiva ancora senza fermarsi a respirare o
ragionare. Colpiva ricordando quel che aveva provato, quel che provava
ancora, quel che sentiva per quel testone, cosa gli aveva invece detto,
cosa pensava, cosa preferiva fare… lo colpiva sfogando
rabbia, frustrazione ed ogni altro tipo di sentimento che aveva
trattenuto per dargli i suoi tempi.
Inutilmente.
A
saperlo l’avrebbe messo con le spalle al muro prima, tanto
non avrebbe avuto un esito migliore!
-
E TU PENSI CHE BASTI QUESTO? TU ARRIVI A FARTI AMARE, MI FAI TUO, MI
FAI PERDERE LA TESTA PER TE TANTO CHE NON C’E’ UN
MOMENTO IN CUI NON TI PENSI E POI BASTA TIRARSI INDIETRO
COSI’? NON SEI CAPACE DI AMARE? DI VIVERE I SENTIMENTI? DI
AVERE STORIE SERIE? MA COSA DIAVOLO SIGNIFICA? NON E’ FORSE
ORA DI CRESCERE? DI PROVARE ANCHE LE COSE PIU’ COMPLICATE E
PERICOLOSE? HAI FATTO DI PEGGIO DA BAMBINO ED ORA CHE SEI GRANDE HAI
PAURA DI UNA STORIA SERIA? MA COSA DICI? TAI, IO TI AMO, NON PUOI
GIOCARE CON QUESTO! NON PUOI! NON TE LO PERMETTO! - Dopo questo sfogo
urlato con quanto fiato aveva, accompagnato da una serie di pugni
tirati al suo viso, si fermò a cavalcioni su di lui steso a
terra, immobile, il viso che perdeva sangue da alcuni punti, sporco e
pieno di lividi e… e quelle.
Quelle
che gli sottrassero di nuovo tutta la rabbia cieca insieme al proprio
dolore e ai sentimenti terribili che aveva sentito in un istante.
Quelle
che scendevano dai suoi occhi ancora chiusi stretti un po’
gonfi, rigavano le guance attraversando lo sporco ed il sangue che era
anche sulle nocche di Matt. Quelle chiare e limpide che tracciavano
delle scie trasparenti erano lacrime.
Lacrime
che non vedeva in Tai da… Dio, da quanti anni?
“Era
piccolo quando l’ha fatto l’ultima
volta… eravamo a Digiworld… e non mi ricordo
nemmeno perché!”
La
sensazione gigantesca di sentirsi un verme se lo divorò
bloccandolo, appesantendolo e devastandolo.
Ridurre
Tai in quello stato era peggio che sentirsi rifiutare da lui.
Si
prese il viso fra le mani, poi i capelli biondi che si
scostò dalla fronte dove erano ricaduti scomposti, quindi
sospirò un paio di volte ritrovando la calma, allora si
chinò posandole ai lati del suo, di viso.
Gonfio
e pestato.
-
Potevi almeno reagire… - Mormorò dolcemente
cambiando totalmente tono ed intenzioni.
Mentre
lo toccava pulendolo dal sangue come poteva e dalle lacrime che
però continuavano implacabili, l’osservava
teneramente come si fa con un bambino e capì…
sentì tutti i sentimenti orrendi svanire e arrivare alla
risposta, arrivare al cuore di Tai. Un ragazzo talmente complesso solo
perché esternamente sembrava quello più semplice
e chiaro di tutti.
“Ma
l’apparenza inganna sempre…”
Dopo
avergli pulito lieve la faccia come poté, posò le
labbra sulla sua fronte, scostandogli i capelli ingrovigliati. Scese
piano sugli occhi, asciugò il suo pianto che
proseguì lo stesso, poi arrivò alle labbra
serrate e tremanti. Gliele aveva spaccate, gli facevano male, ma lui
come se gliele stesse curando le leccò come facevano i
digimon con i loro tagli.
-
Basto io per tutti e due. - Sussurrò infine fermandosi a
contemplarlo. Attese che aprisse gli occhi, quando le sue iridi castane
tutte acquose lo fissarono smarrito ed impaurito, mortificato, Matt
sorrise dolcemente maturo.
-
Io lo so che tu provi lo stesso per me, non serve che me lo dici.
Altrimenti non saresti venuto e non piangeresti così per
paura di rovinare tutto. Tu prenditi il tempo che ti serve per
lasciarti andare. Ci penso io a guidare, per questa volta. Il tuo amore
ce l’ho ed è bellissimo! Mi basta. - Dicendo
questo lo circondò con le braccia attirandolo a
sé, l’abbracciò e lo strinse come non
aveva mai fatto. Non era da lui comportarsi così ma
pensò che per una volta potevano anche scambiarsi i
ruoli…
Accentuò
il sorriso quando il castano finalmente ricambiò
aggrappandosi a sua volta a lui e alla sua schiena, come fosse
l’unica ancora di salvezza, tutto ciò che poteva
mantenerlo in vita.
-
Ti voglio bene. Non lasciarmi mai più. - Il mormorio
soffocato contro il suo collo l’udì chiaro.
Da
Tai non poteva aspettarsi di più, per il momento.
FINE