NOTE: la puntata presa in esame è della
quinta stagione ed è la numero 22. Dunque, è
tutto piuttosto fedele a parte la scena privata che è una
mia aggiunta! Sono piuttosto soddisfatta di questa fic, quindi vi
auguro solo buona lettura. Baci Akane
PS: per inciso, Colby dice davvero
'Penserò io a Don' nella scena in cui l'ho messo, che sotto
leggerete... non è stata una mia invenzione!!!!
DEDICHE: siccome oggi è il compleanno di
Parsifal la dedico a lei anche se so che la sua coppia preferita
è GibbsXDiNozzo... ma sotto mano ho questa e questa si
becca!
RINGRAZIAMENTI: a chiunque leggerà e
commenterà...
PS: non ho trovato il midi che avevo scelto e ne ho messo un altro...
non credo che lo troverò comunque...
ç_ç
PENSERO'
IO A DON
/ Shut up and let me
go – The ting tings /
Tutti si chiesero, vedendo Colby
chiaramente dalla parte di Bloom, l'agente anziano allontanato dall'FBI
perché Don l'aveva scoperto a calpestare la legge per i suoi
scopi di vendetta personale, se non fosse per caso masochista!
Nessuno trovò risposta, ma
rimasero incuriositi e allertati, sicuri che presto avrebbero dovuto
togliere le mani di Don dal collo di Colby per evitargli la morte!
La storia che verteva dietro a questa
situazione era particolare e conoscendola erano rimasti interdetti
vedendo il loro collega essere così comprensivo con Bloom.
Bloom era un agente anziano dell'FBI
che aveva risolto con successo molti casi ma che aveva finito la sua
carriera nel peggiore dei modi, forzando la mano e calpestando la legge
per pura vendetta personale circa un criminale che aveva osato colpire
sua sorella. Così per ottenere una pena più
severa aveva intascato una grossa somma di denaro facendo credere che
fosse stato il ladro. Alla fine l'aveva restituita, non l'aveva mai
fatto per tenersela, ma il fatto di aver sbagliato facendo una cosa
comunque illegale ed ingiusta, abusando della sua posizione, era
rimasto e a beccarlo era stato proprio Don che in vita sua non aveva
mai chiuso un occhio nemmeno per suo fratello!
Don era il tipo che prima rimproverava
e poi ringraziava se c'era da farlo.
Così nonostante la
motivazione nobile per cui Bloom l'aveva fatto e che non aveva nuociuto
a nessun innocente se non al criminale stesso, gli aveva fatto
concludere la sua impeccabile ed encomiabile carriera cacciato
dall'FBI, senza nemmeno uno stipendio decente.
L'odio che c'era fra i due aveva
raggiunto picchi smisurati, nel corso dei mesi, ma finchè si
erano limitati a stare lontano l'uno dall'altro tutto era andato circa
bene.
Il problema si era presentato quando
il caso in cui si erano scontrati era stato collegato ad alcuni vecchi
dell'ex agente.
Costretti a parlare con lui invece di
chiedergli collaborazione, che comunque non avrebbero mai ricevuto
dall'inviperito uomo, Don l'aveva poco velatamente accusato di essere
lui la mente dietro alle rapine che stavano cercando di fermare al
momento!
Certo bisognava dire che aveva anche
cercato di trattenersi, all'inizio. Si era sprecato a mandare con
discrezione Colby e Nikki a controllare il suo appartamento mentre lui
era in centrale sotto interrogatorio, ordinando di non lasciare tracce
del loro passaggio.
Poi però queste 'buone'
intenzioni erano finite nel cesso quando Bloom, rilasciato per mancanza
di prove, si era trovato sulla loro strada in una sparatoria fra lui,
l'FBI e i rapinatori di banche che cercavano di fermare.
Invece di ringraziarlo per l'aiuto che
aveva cercato di dare loro dopo aver capito quando e dove avrebbero
colpito di nuovo (grazie alla sua approfondita conoscenza dei casi
passati), Don se l'era mangiato gridandogli dietro di tutto ed
addirittura ammanettandolo. L'aveva accusato di aver partecipato al
tentato crimine sventato per un pelo, ma il fatto che quelli fossero
scappati non aveva aiutato per nulla!
Dopo che gli aveva detto di tutto e di
più, Colby aveva pensato bene di infilarsi e strappargli via
Bloom dicendogli con aria amareggiata che il loro 'amico' aveva capito
il messaggio!
A quello tutti l'avevano guardato
accigliati sicuri che ora la sfuriata colossale sarebbe toccata a lui.
Ed invece no.
Niente.
Solo un brusco 'portalo via'!
Dire che erano rimasti senza parole ed
esterrefatti, era sminuire il loro reale stato d'animo nel vedere Colby
che osava portargli via la preda addirittura difendendolo!
Lo conoscevano bene, Don era fatto
così, era duro, severo e rigido, perdeva la testa facilmente
e mettersi sulla sua strada quando si imbestialiva con qualcuno era
rischiare la vita. Ma non solo Colby l'aveva fatto temerario, non aveva
nemmeno avuto alcuna conseguenza!
Nikki pratica delle sue sfuriate visto
quanto avventata fosse, si era anche un po' indispettita pensando che
quando toccavano a lei non solo nessuno la difendeva ma niente lo
fermava dal mangiarsela!
Nessuno però disse nulla e
tutti si tennero per loro queste e molte altre considerazioni.
Però lasciar andare via
Colby con Bloom non era stata una grande idea visto che il bel giovane
aveva pensato bene di dare l'ennesima opportunità all'agente
per aiutarli in quel caso che conosceva bene visti i precedenti degli
anni passati.
Quando Charlie se li era visti davanti
si era chiesto scettico se per caso l'amico non fosse impazzito.
Cosa probabile considerando tutte
quelle stranezze insolite!
A sopracciglia alzate e sguardo
chiaramente ironico aveva ascoltato le motivazioni di Colby riguardo il
fatto che quell'uomo conosceva dettagli importanti che potevano aiutare
il ragazzo nelle sue stime sui possibili membri della banda e sul
prossimo luogo colpito, infine senza il minimo timore ma al tempo
stesso con discrezione, chiese:
- Cosa pensa mio fratello di questo? -
E lì fu interessante,
davvero interessante osservare la reazione di Colby che alzò
le spalle e con l'aria di chi sminuiva completamente la situazione che
sarebbe potuta essere critica di lì a breve, aveva detto
estremamente sicuro di sé:
- Penserò io a Don! -
Ovvie furono le domande che si fecero
sia Charlie che l'ex agente:
“E come pensa di convincere
così facilmente quel carro armato di uomo? A guardarlo
sembra la cosa più facile del mondo, il problema minore fra
tutti quelli che ci sono... a me sembra il più grande,
invece! Don farà una strage!”
Ma l'espressione tranquilla dell'altro
fu quanto di più strano avessero visto nella loro vita.
E di cose strane ne avevano viste
molte!
Certo non avevano potuto sapere il suo
pensiero:
“So io come fare con
lui!”
Ebbene lo sapeva davvero egregiamente!
Senza perdere un attimo, lasciato
Bloom da Charlie a continuare nelle indagini utilizzando matematica e
conoscenza, Colby si diresse immediatamente da Don.
L'FBI era un edificio molto ampio e
vasto, con un centinaio di piani e un migliaio di stanze ed uffici.
Dire che c'era da perdersi era
scontato.
Bastava però conoscerlo
bene per sapere dove e come trovare un po' di privacy perfino in un
posto così trafficato ed affollato!
Quando Don se lo vide arrivare da solo
parecchio tempo dopo che gli aveva affidato l'odiato ex collega di cui
lì non c'era traccia, l'istinto di aggredirlo l'ebbe ma
appena lui aprì bocca dicendo: - Devo parlarti in privato. -
con la sua voce roca e bassa com'era di natura e l'aria seria e
tranquilla, di nuovo gli altri colleghi si chiesero se non avesse una
bacchetta magica nascosta da qualche parte, poiché a
giudicare dallo spompamento di Don non poteva che essere
così.
Rimase sempre dritto e sostenuto ma
non lo sgridò lì davanti a tutti capendo che
aveva aiutato ancora una volta quell'uomo.
“Lo sbranerà in
privato!”
Pensarono allora gli altri dispiaciuti
di non poter assistere ad un round sicuramente interessante!
Al mondo erano sicuri non esistesse
nessuno che non avesse paura di lui e che gli tenesse testa,
evidentemente c'era una sola eccezione.
Colby Granger!
In effetti era vero... Colby ne aveva
passate molte nella sua giovane vita, aveva sempre dimostrato di avere
le palle quindi non si poteva certo cadere dalle nuvole davanti al suo
coraggio e temerarietà.
Però silenziosi e veloci
sparirono nell'ascensore diretti in un altro piano, un altra stanza
sicura e lontana da qualunque occhio ed orecchio.
Un posto che nessuno sapeva venisse
usato come ufficio personale di quei due!
E ancora una volta non ebbero altri
indizi sul loro reale rapporto tenuto da sempre ben sotto controllo,
moderato e nascosto a tutti!
Certo... ci si poteva mai immaginare
Don Eppes e Colby Granger in atteggiamenti romantici a dimostrare il
loro amore l'uno per l'altro?
Più facile ottenere
un'altra forma di vita su uno dei pianeti morti del Sistema Solare!
- Allora? - Chiese subito brusco e sul
piede di guerra il capo con le mani ai fianchi, l'uno davanti all'altro
nella stanza vuota dove c'era un tavolo, alcune sedie e nemmeno una
finestra. Una sala interrogatori speciale, probabilmente, per criminali
bisognosi di qualche metodo poco ortodosso...
Colby si ostinava a rimanere calmo e
serio, senza la minima paura dell'altro che continuava severo a
fissarlo. Poi disse appoggiandosi placido al tavolo dopo aver
accuratamente chiuso la porta a chiave:
- Ho portato Bloom da Charlie. Penso
possa aiutarlo coi suoi calcoli fornendogli dati in più che
non sono nei fascicoli, dati che può sapere solo lui grazie
al fatto che anni fa si è occupato lui stesso delle rapine
che ora si sono ripresentate identiche. Sono certo che può
rivelarsi un ottimo aiuto, il suo, così gli ho dato questa
nuova opportunità. -
Dopo di che aspettò la
reazione prevedibile del suo uomo che, come da copione,
arrivò!
Accigliato ed incredulo lo
guardò come se avesse commesso un eresia allucinante, quindi
alzando non poco la voce chiese:
- COSA HAI FATTO? -
- Hai capito. Don, garantisco io per
lui. Possiamo fidarci. Non è corrotto, è solo
ossessionato dal catturare i criminali. -
- Certo, con ogni mezzo, anche l'abuso
di potere e il calpestare la legge! - Sbottò allora Don
cominciando a camminare nervoso per la stanza davanti all'altro. Lo
guardava mentre si innervosiva e con un piccolo sorriso malizioso
appena accennato continuò:
- Consideralo un favore personale. -
Ecco le parole magiche.
Don si fermò davanti a lui
ma sempre impettito e rigido, poi con le mani ai fianchi chiese
interrogativo:
- Perché lo difendi? - Ecco
qua, un altro miracolo... si era fermato a chiedere e ascoltare il
parere altrui.
Certo a volte lo faceva coi suoi
compagni ma non era frequente e comunque poi faceva sempre e solo di
testa sua.
Lì parve chiederglielo per
conoscere il motivo per cui l'accontentava.
Allora Colby tornò serio e
finalmente un'ombra di tensione solcò il suo viso. Anzi, non
tensione. Tristezza.
Abbassò gli occhi chiari e
tormentandosi le mani cominciò in un sussurro debole:
- E' che mi ricorda come mio padre
è morto. - Colpo basso? Bè, stava solo dicendo la
verità... - Una carriera encomiabile stroncata da un solo
singolo errore. È andato in depressione e poi è
morto finendo con l'auto in un burrone. - Non c'era bisogno di chiedere
se pensava al suicidio poiché era ovvio.
Questo funse da vero calmante per Don
che abbassando le mani dai fianchi incurvò leggermente le
spalle come fosse stanco, in realtà cercava i suoi occhi che
trovò alzandogli il mento con colpetto leggero del pollice.
Quando li ebbe sui suoi scuri e penetranti rimase ad osservarlo con
attenzione e preoccupazione, veramente colpito da tutto ciò
che quello poteva significare per lui e perchè glielo avesse
ricordato.
Non avrebbe avuto bisogno di
spiegarlo.
Sospirò finalmente calmo e
ragionevole, poi mormorò con una voce che ogni volta aveva
il potere di far rabbrividire chi l'ascoltava:
- E' un solo errore in mezzo ad una
carriera perfetta, ma non deve diventare una ragione di vita nemmeno
per uno che vive per il lavoro. C'è altro per cui andare
avanti. Mi dispiace per tuo padre. - Ma non gli sarebbe mai dispiaciuto
per Bloom che aveva sbagliato e basta.
Era vero che anche Don esagerava
quando si trattava di salvare suo fratello o qualcuno che per lui
contava molto, ma non superava mai un certo limite.
E poi proprio perché lui a
volte arrivava a dei livelli sul filo del rasoio, non poteva permettere
che lo facessero anche gli altri o davvero sarebbe stata la fine
dell'intera squadra e non solo sua!
Doveva proteggerli, aveva una
responsabilità che andava oltre il suo posto e la sua
carriera.
Poteva venir licenziato, non gli era
mai davvero importato, però voleva far sì che gli
altri intorno a lui, quelli che contavano, non corressero lo stesso
rischio.
Inoltre il fatto che a volte lui
sbagliasse non significava che potevano farlo tutti e che andava bene.
Lui era andato dallo psicologo per non esagerare più nei
momenti critici ed ora frequentava il tempio per trovare un certo
equilibrio interiore.
E quelli che abusavano del loro potere
ma non facevano niente per rimediare credendo che andasse bene
così?
Quelli non dovevano forse venir
denunciati comunque?
Questi ragionamenti se li erano fatti
entrambi e sapevano che non serviva parlarne ora, quindi non lo fecero.
- Ormai è fatta, ma io
penso che sia giusto dargli l'opportunità di riscattarsi.
Non è una persona cattiva. Io volevo che qualcuno desse
questa occasione a mio padre, ma non l'hanno fatto. È morto.
È passato. Però per il mio presente posso fare
qualcosa. - Un discorso che colpì molto Don che non gli
staccò gli occhi di dosso. Al termine, dopo aver assimilato
attentamente ogni parola, mise la mano sulla sua spalla stringendola
per fargli capire che lo sosteneva, l'altra scivolò sul suo
fianco. Successivamente annullò la distanza fra lui ed il
suo viso, quindi posando le labbra sulle sue le gestì in
fretta aprendogliele, infilandosi con la lingua, trovando la sua e
giocando con essa, accarezzandola, lottando anche un po' in un
alternanza di forza, decisione, sensualità e dolcezza.
Una piccola cura in risposta alla sua
richiesta.
Un 'sì' che non aveva
sperato davvero di sentire.
No, certo Colby non aveva paura di lui
visto che stavano insieme e c'erano dei sentimenti profondi di mezzo,
ma più di tutti si fidava.
Lento il bacio si trasformò
in qualcosa di più e lo si vide nelle mani di Colby che
erano andate alla maglia scura di Don attirandolo ulteriormente a
sé e infilandosi sotto. Accarezzò con bisogno la
sua pelle calda risalendo sugli addominali, sui pettorali e fermandosi
sui capezzoli.
L'altro intanto si era sistemato
meglio davanti a lui allargando le gambe e attaccando i bacini ancora
ostacolati dai jeans che ben presto furono slacciati dalle sue dita
veloci. Dita che poi risalirono sulla sua di maglia alzandogliela e
sfilandogliela dalla testa e dalle braccia che Colby aveva alzato per
aiutarlo.
Dopo aver tolto la sua Don si
sfilò la propria incrociando le braccia alla vita e
alzandole, a torso nudo coi pantaloni slacciati ci fu poco da chiedersi
sulle rispettive intenzioni.
Che Don volesse una sorta di pagamento
in cambio della sua clemenza?
Certo i metodi di convinzione che
aveva Colby erano molti... fra le confidenze sull'infanzia e il proprio
corpo non si sapeva quale fosse il più valido ma dalla
reazione di Don probabilmente aveva apprezzato decisamente molto questa
seconda!
Tornando a baciarsi, Don scese sul
collo del compagno che assaggiò come a divorarlo, quindi con
passione crescente anche lui rispose carezzando profondamente il corpo
suo possente quasi quanto il proprio.
Nessuno dei due aveva nulla da
invidiare all'altro e mentre si premevano strofinandosi l'un l'altro,
facendo finire ben presto anche il resto dei vestiti da tutt'altra
parte, le loro menti venivano annullate da quelle piacevoli sensazioni
inebrianti che facevano girare loro la testa.
Impossibilitati a smettere e a darsi
un contegno, andarono ben oltre specie quando fu Colby ad abbassarsi
per occuparsi del suo inguine. Non ci volle molto per farlo reagire ed
eccitare, quindi sentendo gli ansiti del compagno appoggiato con le
mani al tavolo, divenne sempre più intenso e veloce tanto
che Don dovette interromperlo per non bruciarsi così presto.
L'alzò con decisione e
senza ammettere repliche lo spinse sul tavolo facendolo sedere sopra
fino a farlo scivolare alzando i piedi sul bordo.
E lì, con le gambe aperte,
completamente alla sua mercede, con quel fisico perfetto e atletico che
lo invitava a sbrigarsi, non fu di certo l'orario di servizio a dirgli
di muoversi ma solo la sua eccitazione ed il desiderio arrivati al
limite.
Quindi mentre Don lo preparava con una
mano e con l'altra si occupava della sua erezione per non lasciarlo
insoddisfatto, con la bocca continuava a provocargli ulteriore piacere
sul resto del corpo alla sua completa disposizione.
Poi infine il momento
arrivò e prendendolo per i fianchi l'attirò a
sé facendogli circondare le gambe intorno a lui, dopo di che
scivolò dentro con praticità e lentezza,
lasciando che si abituasse a lui.
Colby quasi del tutto steso sul tavolo
era appoggiato coi gomiti e la testa gettata all'indietro in uno stato
inizialmente teso ma via via sempre più rilassato e
abbandonato.
Quando le spinte di Don cominciarono a
farsi più veloci e profonde anche le loro voci si unirono
oltre che i loro corpi, aumentando il ritmo e cercando di non gridare
troppo.
Man mano che il piacere aumentava
diventando sempre più intenso tanto da farli impazzire,
Colby si tirò su e aggrappandosi alle spalle di Don si
strinse a lui affondando le unghie nella carne della schiena
dimostrando l'apice del suo godimento che arrivò insieme al
compagno.
Stavano bene.
Stavano finalmente bene.
Lontano da tutto e tutti, nessun caso
per la testa, nessuna tensione, nessuna preoccupazione, nessun
problema, nessun pensiero.
Solamente e completamente l'uno
nell'altro.
Rimasero fermi ansimanti a lasciare
che il tremore scemasse restituendogli lentamente le forze che avevano
scaricato nell'altro, Don nascose il viso nel collo di Colby quindi
rimase con le sue braccia intorno alla sua testa e alle sue spalle
ascoltando i loro battiti veloci e forti che si calmavano.
L'uno stretto all'altro.
Fusi.
Quando l'operazione fu conclusa con
successo anche per merito di Bloom che si era tempestivamente
intromesso nonostante l'ordine di Don fosse quello di non muoversi,
questi arrivò insieme a Colby e guardandolo inizialmente
serio si era scambiato poche frasi con lui fra cui una specie di
rimprovero per non aver fatto quello che gli aveva detto.
Poi concluse dicendo burbero:
- Abbiamo avuto fortuna. -
Però fu lì che sorprendentemente gli sorrise
dandogli un amichevole e vigorosa pacca sulla spalla andandosene,
lasciando un Bloom perplesso che disse e a Colby:
- Questo è il meglio che
abbia mai tirato fuori da Eppes! - Colby a quello ridacchiò
guardandolo andarsene dritto per la sua strada:
- Hai ragione, lo sai! - Certo Don era
così per tutti loro... specie quelli della loro squadra che
ancora li fissavano increduli del fatto che dopo essere spariti non si
sapeva dove, Don era andato da Charlie e Bloom e non gli aveva detto
nulla, non aveva sgridato nessuno e nemmeno sparato ad anima viva. Si
era limitato a dire che gli permetteva di aiutarli solo
perché Colby l'aveva difeso ma aveva sottolineato che la
cosa non gli piaceva molto.
Quindi dopo questa grande sorpresa per
tutti ed un pacifica reazione del loro capo, si erano chiesti ancora di
più come avesse fatto Colby a fargli cambiare idea
così e calmarlo a quel modo.
Certo non lo avrebbero mai scoperto!
Solo loro due potevano saperlo,
infatti Colby distogliendo lo sguardo pensò con malizia:
“E non sai quanto altro io
riesco a tirargli fuori! A fatica, ma ci riesco!”
FINE