NOTE: questa storia breve è per il
compleanno di mia sorella Selene (YamaAn), che è stato
lunedì 13 luglio. Lei voleva una storia lunga a capitoli su
un personaggio come lei, la sto progettando e pensando ma onestamente
una nuova original lunga mi prenderebbe troppe energie e prima voglio
finirne qualcuna di quelle già in corso, quindi per ora si
accontenta di una breve auto conclusiva, sempre su di lei. Ho pensato
un po’ a come farla, poi è uscito questo. Non
l’ho controllato, è partito da solo, creandosi
senza il mio consenso, quindi mi spiace, sorellina, ma se non ti gusta
non so che farci. Comunque senza dubbio parla di te. Solo unicamente di
te. Speravo di fartene una più felice con un finale
più da compleanno ma questo è quel che le mie
dita hanno prodotto. Spero che ti piaccia (e anche a chi
leggerà…).
Grazie a chi commenterà.
Auguro a tutti buona lettura.
DEDICHE: a Selene, ovviamente! La mia streghetta
fresca di compleanno!
PER
LEI HO PIANTO
Per
lei ho pianto.
Ho
pianto come un disperato, quando quell’estate se ne
è andata tornando a casa sua, finite le sue vacanze.
Ho
pianto e non mi succedeva da anni. Forse non avevo nemmeno mai pianto,
in effetti. Non in quel modo.
Non
con quella disperazione.
Non
sentendomi così vuoto, disperso in un nulla buio senza
respiro, singhiozzando silenziosamente, scuotendo ogni parte di me.
Per
lei ho quasi del tutto smesso di fumarmi canne, quando ormai me ne
facevo quasi quante le sigarette.
Per
lei non sono più andato con nessun’altra ragazza,
quando invece ne avevo non una al giorno ma anche di più.
Per
lei ho iniziato a girare in scooter col casco, quando non sapevo
nemmeno cosa fosse e correvo come un pazzo senza far caso a nulla.
Per
lei ho smesso di frequentare certa gente pericolosa e poco affidabile,
quando non me ne fotteva assolutamente nulla di chi mi girava intorno.
Per
lei mi sono messo sotto col lavoro seriamente, quando non pensavo fosse
così importante.
Per
lei ho ripreso a studiare e mi sono iscritto alla scuola serale per
prendere un diploma, quando avevo smesso da anni perché
venivo sempre e solo bocciato e non me ne fotteva nulla nemmeno di
quello.
Per
lei ho cominciato a mettere da parte i miei soldi per poter salire da
lei e attraversare l’Italia anche durante l’anno,
senza aspettare le sue vacanze estive, quando li sputtanavo tutte le
sere a bere come un dannato rimanendo quindi sempre al verde.
Per
lei ho iniziato a fare una vita regolare lasciando perdere quasi del
tutto lo scooter, le uscite fino all’alba, il poco sonno, le
brutte compagnie, le sbronze, le fumate e tutte le cazzate che avevo
sempre fatto.
Per
lei sono salito in Friuli dalla Sicilia, da lei, a natale, stando
pochissimo con i miei fratelli a Milano, quando invece ci tenevo molto
a vederli poiché viviamo lontani. L’ho fatto
perché tenevo di più a vedere lei e stare con lei
il più tempo possibile.
Per
lei non faccio sesso da mesi, quando invece lo facevo ogni sera con chi
mi capitava.
Per
lei io non voglio nessun altra, nessuno.
Solo
lei.
Lei
ed i suoi occhi azzurri che desidero mi guardino dentro leggendomi
ciò che nessuno è riuscito mai a leggermi.
I
capelli che cambia colore e taglio in continuazione non essendo mai
contenta e stufandosi sempre, chiedendo a chiunque se stia bene o male.
Risultando sempre bella, almeno ai miei occhi.
Il
suo viso regolare, femminile, valorizzato da un trucco non troppo
accentuato che sta bene coi suoi occhi azzurri, la sua bocca sottile,
la sua pelle chiarissima, i suoi capelli rossi da un po’ di
tempo.
Il
suo corpo magro che vede grosso e che in realtà è
giusto, longilineo e perfetto per lei e la sua altezza, con un seno
poco accentuato di cui si lamenta sempre e che a me fa impazzire
così com’è ed un sedere di cui si
lamenta pure ma perché lo vede troppo grosso, quando invece
è il paradiso per me e le mie mani.
Lei
che non si vede bella ma passabile, a seconda dei momenti e di come le
gira, e che comunque per me è stupenda.
Lei
e le sue lune allucinanti, quel carattere forte, deciso, ironico,
sicuro, petulante a volte, insistente, testardo e che non molla mai.
Lei
che va sempre dritta per la sua strada qualunque cosa succeda, con le
idee chiarissime che sa sempre cosa vuole e nessuno la fa uscire fuori
dai binari.
Lei
che mi sgridava sempre affinché mettessi la testa a posto e
non facessi più lo stupido, mi istruissi, lavorassi
seriamente e venissi su a trovarla senza fare più cazzate,
curandomi della mia vita di cui non mi importava nulla.
Lei
che mi ripeteva in continuazione cosa fare o no, che mi gridava dietro
quando ne facevo una delle mie, quando doveva
‘svegliarmi’.
Lei
che mi spingeva a fare quel che una ragazza normale non spingerebbe mai
il suo ragazzo a fare e solo per convincersi che nessuno dei due teneva
seriamente all’altro, che era solo un passatempo per quando
potevamo stare insieme nella stessa città, poco in effetti.
Lei
che la conosco da quando siamo nati e da allora, ogni estate, ci
vediamo, stiamo insieme, giochiamo.
Lei
che le ho preso il primo bacio a undici anni e solo per provare a fare
una cosa che avevo imparato da un po’.
Lei
che comunque mi era sempre piaciuta, con cui stavo bene e che
nonostante mi rompesse, al tempo stesso non mi rompeva davvero.
Lei
e la sua forza stabile ed incrollabile che mi scassava le palle
entrandomi dentro.
Lei
che insisteva nel dire che non eravamo fidanzati e che non dovevo
ritenermi impegnato con lei, ma che intanto ci sentivamo per ore al
telefono ogni giorno dicendoci tutto.
Lei
che riempivo di messaggi e che dovevo sentire più che potevo
o non riuscivo a stare.
Lei
che mi ha rivoluzionato la vita in tutti i modi e che ho finito per
chiamare ‘amore’.
Lei
che ha pianto quando poi sono stato io a dover scendere e tornare a
casa mia, ha pianto e singhiozzato come una disperata per ore e ore
senza che io potessi abbracciarla, consolarla, sentirla, stare con lei,
aiutarla… io che piangevo in treno di nuovo, da solo, sotto
gli occhi curiosi di tutti.
Quanto
siamo stati male, poi… dopo quell’avvicinamento a
natale in cui abbiamo vissuto insieme dai suoi, in perfetta simbiosi,
senza mai separarci, alimentando questo qualcosa che di anno in anno
è cresciuto a sproposito contro la nostra volontà.
Quando
è diventato tutto questo?
Un
anno mi son trovato a volerla baciare perché lo facevo con
tutte le belle ragazze che mi stavano intorno. Lei era una bella
ragazza.
L’anno
dopo ho voluto rifarlo ma solo tanto per fare. E poi ho saputo che un
altro l’aveva baciata, che le stava dietro e appiccicato
più che mai tentava di stare con lei seriamente.
È
stata gelosia?
Quella
sera sono tornato indietro mollando i miei amici e non mi sono staccato
io da lei.
Baciandola.
Baciandola
anche il giorno dopo.
E
quello dopo.
L’anno
successivo non siamo mai stati così uniti e non
c’è stato nessuno fra noi, non l’ho
permesso, anche se lei continuava a ripetermi che era così,
tanto per fare, solo per l’estate…
E
la lasciavo dire… che dicesse quel che le pareva…
tanto io poi l’ho chiamata ogni giorno, quando eravamo
separati, ed ho fatto di tutto, per lei. Di tutto.
Cambiando
radicalmente senza nemmeno accorgermene, solo con l’unico
pensiero fisso su di lei.
Dicendole
cose non da me, che non avevo mai detto a nessuno, addolcendomi,
diventando un altro.
Solo
per lei.
Per
lei ho fatto cose impensate a cui nessuno crederebbe.
E
poi quando ci siamo separati di nuovo, a natale, e siamo stati
malissimo, lentamente non ha più voluto sentirmi diventando
secca, fredda, acida e addirittura stronza, pur di non sentirmi e
scrivermi.
Cosa
è cambiato?
Dio…
cosa è cambiato?
Ho
rovinato tutto venendo lì?
Ma
come potevo resistere?
Non
ho mai capito, mai, e onestamente lei non è mai riuscita a
spiegarmelo bene.
Mi
ha solo detto brutalmente che la infastidivo e che non riusciva a
spiegarselo nemmeno lei.
Tutto
quel che prima adorava di me ora non lo sopportava, era una cosa
illogica che le dava fastidio, ha detto, ma non ce la faceva.
Era
più forte di lei.
Così
ho dovuto smettere di scriverle, di chiamarla e di progettare il mio
prossimo viaggio su da lei.
Ho
dovuto mentre non mi capacitavo di ciò che ci era successo,
di cosa avevo sbagliato, perché quando avevo stretto il
rapporto era stata lei quella a scappare. Di solito è
l’uomo che lo fa… ed io l’ho sempre
fatto. Sono sempre stato io il primo a scappare.
Ma
ora vivevo per lei.
Era
i miei occhi, la mia aria, tutto ciò che mi faceva andare
avanti ogni giorno.
Non
penso di aver mai amato così, perché non so in
che altro modo chiamare ciò che provo.
Non
ho mai vissuto così per qualcuno.
E
forse è perché nessuno mi ha mai visto per quel
che ero, accettandomi, volendomi, senza vedermi come un caso disperato,
allontanandomi, pensando peste e corna su di me.
Nessuno
mi ha mai accettato in quel modo.
Nessuno.
Nemmeno
i miei genitori, in fondo.
Lei
ha fatto tanto per me e forse non se ne è nemmeno mai resa
conto.
Lei
mi ha cambiato e mi ha fatto vedere che sono capace di amare, ma ora
che questo mio amore io voglio e posso darlo solo che a lei, lei non lo
vuole.
Per
lei ho fatto tutto.
L’impensabile.
Ed
ora, rassegnato, non posso far altro che una cosa.
Per
lei, adesso, posso solo piangere.
Piangere
temendo il momento in cui, quest’estate, la
rivedrò di nuovo.
Non
so cosa succederà e non so cosa dovrei fare, quando la
rivedrò, ho solo paura che quel momento arrivi
perché proprio non so.
Per
lei ho perso la testa.
E
per lei, infine, ho pianto e piangerò ancora.
FINE