CAPITOLO IV:
A COSTO DELLA MORTE

/Auto rock – Mogwai/
E se non riusciremo a riportarlo indietro? Se ci sbagliamo e non c'è modo di sciogliere quel potere?”
Allora lo ucciderò.”
Ma tu poi cosa farai...?”
Dopo lo seguirò.”
Il discorso che Sanji aveva avuto con Rufy durante il tragitto non riuscì a dimenticarlo e con un senso di preoccupazione e di angoscia crescente, guardò la sua schiena dritta mentre lui avanzava in testa agli altri immerso in un silenzio spaventoso.
Sapeva che l'avrebbe fatto.
Lo conosceva.
Aveva dimostrato che per i suoi compagni sarebbe stato disposto a tutto, persino mettere da parte sé stesso e il suo sogno.
Ma per Zoro si sarebbe ucciso e senza non sarebbe andato avanti.
La consapevolezza di questo lo spaventò specie perché sapeva che non avrebbe potuto far nulla per impedirlo.
Avrebbe assistito alla loro fine o alla loro rinascita?
Con queste domande insolute nella mente, arrivarono in cima alla collina, ai piedi del castello degli Tsujimura, dove la luce della luna grande, bassa e argentea illuminava tutto creando un atmosfera molto suggestiva.
Come prestabilito tutti gli altri si nascosero cercando una seconda entrata incustodita per arrivare a Shin, nei sotterranei, mentre Sanji e Rufy suonarono alla porta della palestra per farsi aprire.
Quando Silver stessa venne ad aprire il biondo cuoco che fumava nervosamente l'ennesima sigaretta rimase paralizzato sospendendo il proprio fiato.
Era di una bellezza deleteria e non lo pensava perché gli piacevano tutte le donne. Silver era davvero bella.
Selvatica.
Inarrivabile.
Sensuale.
Terribile.
Ma in fondo solo in attesa di essere salvata lei stessa.
Non fece scenate, alla sua domanda sul chi fossero e cosa volessero, Sanji si riscosse e parlò con fermezza e freddezza che avrebbero stupito chiunque considerando che stava parlando con una bella donna:
- Siamo qui per chiederti una possibilità. Permettici di batterci col nostro compagno, con Zoro. In fondo eravamo i suoi amici, ce lo devi, no? -
Gli occhi della ragazza avvolta dal suo solito kimono argentato come i capelli lunghissimi e lisci, erano identici a quelli della tigre siberiana disegnata sullo stesso.
La mano impugnava la katana dai drappi di seta rossi e dorati.
Se Sanji parve freddo, lei fu addirittura di ghiaccio.
Ma un ghiaccio che si insinuava strisciante sotto la pelle di chi l'osservava.
Un ghiaccio che ammaliava.
Fece una gran fatica a non fissare quei seni così prosperosi che non faceva molto per nascondere visto l'indumento che si apriva fin troppo.
- Si? - Una domanda strana. A rispondere facendo un passo in avanti fu Rufy, più serio e risoluto che mai. I suoi occhi due braci perforanti.
- Si. Ti prego. Fammi combattere con lui. Non ti chiedo altro. Poi spariremo. - Le suonò strana come richiesta. Si era aspettata il loro ritorno ma per batterla, non per lottare con il loro compagno.
Silver fissò intensamente il moro che non esitò nemmeno un istante, quindi piegando la testa di lato e ammiccando appena l'accarezzò leggera sulla guancia.
- Sei ferito, piccolo. Ma se vuoi ti farò combattere con lui. -
- E' tutto ciò che voglio. - Deciso come andasse incontro alla propria morte. E forse era proprio così.
E così vi amavate, eh? Mi dispiace, ma ora lui è mio. Quella è la sua vera natura. Che ti piaccia o no. Ma voglio vedere quanto sei disposto a perdere per lui. Se eri alla sua altezza.”
Pensando a ciò la donna si fece da parte allargando un braccio per farli passare.
Sanji e Rufy entrarono ma mentre Sanji tratteneva il fiato per la fatica che faceva a trattenersi nei confronti di Silver, di cui subiva innegabilmente il fascino, Rufy respirava a fondo e lentamente come volesse prepararsi per il momento probabilmente più difficile della sua vita.
La palestra era molto ampia e semi buia, illuminata solo dai raggi lunari che filtravano dalle finestre lungo tutta la parete. Rendevano l'atmosfera ancor più surreale e suggestiva di quanto non lo fosse di suo.
Fu allora in quel silenzio assoluto interrotto solo dai loro respiri e dai rumori notturni provenienti dall'esterno, che dalla porta in fondo alla palestra si intravide finalmente una figura.
Non ci fu bisogno di vedere meglio.
Solo a quel punto il ragazzo dal cappello di paglia trattenne il fiato.
Silver gli andò incontro e facendolo entrare in modo da essere ben visibile, lo circondò con le braccia al collo, si premette su di lui, quindi dopo avergli lasciato un bacio sulle labbra dove però non ci fu altro che un lieve contatto, sussurrò al suo orecchio:
- Sono qui per battersi con te. Mi sembra non ci sia nulla di male. Ti va? -
La voce di Zoro si udì chiara anche se era bassa e penetrante:
- Mi va di ucciderlo. - Gli occhi da un inquietante riflesso rosso traboccarono in quell'istante di odio. Un odio terribile. Mentre il suo viso divenne una maschera di pietra.
- Chi dei due? - Chiese con curiosità già immaginando la risposta.
- Rufy. - Un nome. Solo un nome.
E da lì i suoi occhi non si staccarono più da quelli di quest'ultimo che si fece avanti al centro della palestra togliendosi il cappello e allargando le braccia come ad invitarlo a venire.
Poi disse serio e laconico:
- Eccomi qua. Sono tutto tuo. -
E lo sarò in ogni senso.”
Concluse mentalmente.
Zoro lasciò Silver che si appoggiò comodamente ed elegantemente al muro incrociando le braccia sotto il seno, Kurenai appoggiata accanto a sé. Lo sguardo attento.
Quando i due ragazzi furono l'uno davanti all'altro sempre immersi nel silenzio che metteva a disagio, si guardarono meglio.
Il cuore di Rufy cominciò a fargli quasi male ma sapeva che ancora non era nulla confronto a quel che avrebbe dovuto patire da lì a breve.
La battaglia più difficile della sua vita.
Oh, lo sapeva benissimo.
- Sei qui per morire. - Disse lo spadaccino estraendo lento le sue spade, le lame brillavano dei riflessi argentei della luna.
- Sono qui per riprenderti. - Rispose l'altro esprimendo l'unica sua verità.
Zoro non parlò più, si mise la spada bianca fra i denti e allontanandosi da lui il necessario si mise in posa d'attacco.
Da lì fu come se partisse un lento ritmo destinato ad un crescendo sempre più incalzante e potente.
Il primo ad attaccare fu Zoro senza esitazione, due tagli precisi e netti a forma di X diretti al suo petto che furono schivati all'ultimo con un salto.
Il giovane si voltò verso l'altro e senza aspettare altro tempo tornò subito alla carica.
La prima serie di fendenti fu davvero veloce e tutti quasi invisibili, Rufy però riuscì ad evitarle tutte con altrettanta rapidità e maestria, saltando, rotolandosi, allungandosi e quant'altro, proprio come fosse una scimmia.
L'agilità era sempre stato il suo forte ma non solo... anche la potenza. Quando Rufy faceva sul serio era deleterio. Tutti lo sapevano. Per questo se ne stupì davvero molto, Sanji, nel vedere che tutto quel che faceva il suo capitano era schivare i suoi colpi.
Zoro naturalmente se ne accorse, quindi con una bassa risata si fermò a qualche metro da lui abbassato sulle gambe piegate e larghe pronto all'ennesimo scatto.
L'espressione da predatore. Con la bandana sulla testa che gli copriva la fronte mostrando solo due fessure feroci sugli occhi pareva quasi una pantera.
- Sei patetico. Evitare i miei colpi non ti farà vincere! -
Era vero, Rufy lo sapeva, ma ora che si trovava lì l'idea di combatterlo era peggiore di quella di farsi uccidere.
Non avrebbe mai potuto immaginare quanto dura sarebbe potuta essere. Ogni tentativo di ferirlo era come se le lame andassero a fondo a sangue nella sua carne; si sentiva lacerare dall'interno ad ogni suo gesto, ad ogni sguardo ostile, ad ogni frase di scherno.
Quanto avrebbe voluto essere furibondo e combattere alla ceca senza controllarsi... ma nemmeno volendo non ci poteva riuscire.
Non ce la faceva. Ci provava a ribattere con qualche pugno ma i suoi muscoli si rifiutavano di tendersi e fare forza. Tutto quel che riusciva a fare era saltare ed evitare.
Si morse il labbro facendoselo sanguinare, un rivoletto scese sul mento.
Silver ora era seria e Sanji fremeva nel vederli in quelle condizioni. Avrebbe voluto alleviare almeno un po' le sofferenze del suo capitano e combattere al suo posto ma era vero. Era la sua battaglia.
Zoro tornò all'attacco con uno dei suoi colpi famosi, Rufy conoscendolo perfettamente poté evitare anch'esso ma per farlo saltò in aria facendo una capriola sopra lo spadaccino, quindi gli arrivò dietro a pochi centimetri dalla sua schiena.
Fu un lampo.
Nemmeno il tempo di respirare.
Probabilmente prevedendo questa sua mossa, egli prese e si voltò di scatto girandosi la spada in mano come ad afferrare un pugnale, quindi con il braccio più vicino al moro alzato e piegato, lo spinse di botto a terra, schiacciandolo col suo corpo possente lo trapassò con la spada che stringeva nell'altra. La lama affondata da parte a parte nella spalla sinistra lo inchiodava al pavimento.
L'odio rosso negli occhi ora vicinissimi di colui che l'aveva ferito, ancora sopra di lui.
Avvicinò il viso scrutandolo a fondo.
Rufy non urlava di dolore eppure la sua espressione era di totale sofferenza.
- Ti fa male? - Chiese dubitando del fatto che fosse la sua spada a provocargli quella smorfia.
- Si... - Sussurrò l'altro ancora sotto ed immobile, con le braccia larghe.
- Questa ferita non è nulla confronto alle altre che ti infliggerò. - Sibilò a denti stretti Zoro ancora steso sopra di lui.
- Non è la tua spada. - Rispose allora con fatica Rufy, poi alzò le braccia e posò le mani ai lati del suo viso di marmo e proseguì: - Sei tu. Perché ti amo ed ogni tuo gesto di odio nei miei confronti è come una morte atroce, per me. -
Silver sgranò gli occhi sorpresa, Sanji strinse i denti e serrò i pugni facendo appello alla sua volontà per non intervenire.
Zoro però non ebbe alcuna reazione. Il nulla nel suo volto.
- Giusto. Io ti odio. Il tuo amore per me significa solo che devo ucciderti nel modo più doloroso possibile. Tutto qua. - Freddo e disprezzo. Gli occhi di Rufy divennero lucidi, lui lo notò e indurendo ulteriormente la propria espressione, si alzò di scatto estraendo la spada macchiata del suo sangue.
La levò davanti ai suoi occhi inquietanti, quindi lentamente, spostandoli sul corpo ora ferito e sanguinante del ragazzo a terra immobile e pietrificato, lo leccò assaggiandolo dalla fredda lama affilata.
La sua inumanità era agghiacciante.
- Alzati e combatti. - Fece poi arrivandogli accanto. Rufy ancora non si mosse ripetendosi le sue terribili parole, venendone di volta in volta ferito sempre più, paralizzato, impossibilitato a fare qualsiasi cosa. Incredulo.
Non poteva essere...
Vedendo che ancora non reagiva, il giovane infilò un piede sotto di lui e l'alzò in alto scagliandolo come a calciarlo.
Con quello Rufy provò un dolore centuplicato ma cadde in piedi davanti a Zoro che riprese con un altro attacco delle sue tre spade combinate. Un attacco che questa volta non schivò e lo tagliò di nuovo nel torace togliendogli il respiro.
Il sangue scese subito colandogli sulla pelle, Rufy non si piegò.
Non gridò.
Rimase lì fermo a guardarlo serio, nemmeno più sofferente.
Zoro allora si immobilizzò e lo scrutò ancora.
- Non farai nulla? Perché hai voluto affrontarmi, allora? - chiese togliendosi la spada dalla bocca. Era ancora così freddo e altero.
Rufy non esitò, con il rumore che le sue gocce di sangue facevano cadendo sul pavimento ai suoi piedi, rispose cupo:
- Sono venuto a riprenderti. Continua il tuo viaggio con me. Mantieni la tua promessa... - Ma parve più come una supplica. Gli occhi erano ancora più lucidi, sembrava sul punto di piangere e il suo cuore batteva forte preso da un'ansia frenetica. Non aveva mai sperato tanto intensamente che qualcuno gli dicesse di sì. In passato per gli altri membri della sua ciurma aveva fatto fuoco e fiamme quando avevano sembrato tradirlo, ora era lì davanti a Zoro, il suo primo ufficiale, il suo primo compagno, il suo unico amore, e stava immobile, passivo, disperato. Lo guardava incredulo pieno di speranza. Speranza che si svegliasse, che fosse un incubo.
Non l'avrebbe mai obbligato, mai.
Ma se non fosse tornato da lui non avrebbe proseguito il suo viaggio.
Ogni cosa perdeva di significato ed i suoi sogni si infrangevano con lui che gli voltava le spalle.
Dopo aver capito che lo amava come poteva andare avanti senza?
- L'unica promessa che manterrò è questa. - Disse allora lo spadaccino rinfoderando le due spade scure e tenendo solo quella bianca. Mosse un altro passo in avanti, infine sempre con freddo disprezzo concluse: - Ti ucciderò. -
E si sentì davvero come morto, quando lo disse. Gli sembrò così vero, così deciso... se non c'era altro modo per farlo tornare da lui, Rufy lo decise in quel momento, non avrebbe più combattuto. Aveva tentato convinto di potercela fare, di DOVERLO fare, ma non ce l'aveva fatta, ogni suo muscolo si era rifiutato di tendersi, i suoi pugni di colpirlo.
Se non voleva più stare con lui ogni cosa poteva finire.
Sanji capì le sue intenzioni e facendo per fermarlo gridò un 'no' pieno di terrore all'idea della scena a cui avrebbe dovuto assistere. Ma Rufy voltò la testa verso il cuoco che si fermò all'istante. Serio, deciso e laconico ordinò:
- Non intervenire. Lasciami con lui. - Ma più che un ordine era una preghiera. Sanji non poteva lasciargli fare una cosa simile ma come poteva non accontentarlo? Sembrava quasi il suo ultimo desiderio... combattuto su cosa fosse meglio fare, rimase fermo a cercare di decidersi teso come una corda di violino e spaventato. Silver poco distante da loro si staccò dal muro e mostrandosi sempre più interessata ma estremamente sicura di sé non si mosse per intervenire. Sembrava molto colpita dalla scena e quasi angosciata lei stessa. Come se cercasse di capire chi fosse nella verità e chi nell'errore.
E' disposto a morire per lui.”
Pensò sconvolta.
Rufy tornò a voltarsi verso Zoro, mosse a sua volta un passo verso di lui, posò gli occhi seri nei suoi ed improvvisamente addolcì la sua espressione. Era la stessa di quando erano da soli in cabina e facevano l'amore.
Dolcezza e amore.
Delicatezza.
Gioia.
Sorrise teneramente e col medesimo tono parlò con calma:
- Sai, prima di venire qua ero intenzionato a convincerti a suon di pugni a farti tornare indietro. Ero addirittura disposto ad ucciderti se necessario. Poi ti avrei seguito. Ma ora che sono qua capisco quanto io ti ami. Oltre ogni mia stessa aspettativa. Non posso farti del male. Non potrò mai fartelo. Eppure non posso nemmeno vivere rinunciando a colui che amo. Se non vuoi seguirmi e mantenere la promessa di starmi sempre al fianco e di diventare forte per me, allora non farlo, però finiscimi perché io da qua non me ne vado vivo senza di te. -
E quel ragazzo non era mai stato più serio.
Sanji si paralizzò, mentre voleva fermarlo il suo corpo non rispondeva ai comandi. La sua mente gli diceva che doveva rispettare il volere.
Svegliati Zoro! Ti prego, svegliati!”
Cominciò così a pregare.
Morirà per lui...”
Pensò invece Silver impallidita sempre più sconvolta.
Dopo qualche secondo Zoro finalmente si mosse. Si drizzò, si tolse la bandana dalla testa e la lasciò cadere a terra, volò sopra il cappello di paglia dell'altro. I suoi occhi erano ancora così freddi e vuoti, inarrivabili. Privi di qualsiasi sentimento buono e positivo.
Il viso sempre di pietra.
Si avvicinò all'altro annullando la distanza rimasta fino a toccarlo col proprio corpo.
- E sia allora. - Mormorò basso. Il fiato del moro era tornato regolare, le sue ferite sanguinanti dimenticate, come se non ne avesse, i suoi battiti appena accelerati. I suoi occhi neri non si staccavano da quelli altrettanto scuri ma inquietanti del compagno che lo ricambiava distante. Un'espressione così diversa dalla sua... piena d'amore, di dolcezza, di tenerezza. Come se si apprestasse a farsi penetrare mentre facevano l'amore.
Non avrebbe mai rimpianto questo. Mai.
Zoro alzò la mano libera, la posò sulla sua nuca immergendovi le dita fra i capelli neri spettinati, lo prese tenendolo fermo contro di sé. Ora non si guardavano più. Ora ognuno fissava dritto innanzi a sé.
A quel punto il giovane con movimenti lentissimi alzò la mano con cui stringeva la sua katana bianca, quindi girò il polso e come tracciasse delle linee curve in aria, la mise nella posizione ideale per affondare nel punto vitale dell'altro ed ucciderlo.
Il colpo di grazia.
Svegliati Zoro! Svegliati! È Rufy, non puoi ucciderlo! Te ne pentirai! Perderemo anche te! Possibile che quel dannatissimo effetto non finisca? Quella donna non fa nulla, sembra sicura di sé... che non abbia fine la sua influenza?”
Pensava ancora Sanji sudando copiosamente.
Il silenzio era quasi innaturale e la luna dipinse un quadro davvero suggestivo e meraviglioso.
Infine dopo aver fatto tutto ciò che doveva, Zoro ancora inespressivo mosse il suo braccio dai muscoli tesi per affondare la lama nella sua schiena, come a non rendersi conto che così facendo avrebbe trapassato anche sé stesso.
Io lo so che lì dentro da qualche parte ci sei anche tu, altrimenti non ti saresti mai messo così per uccidermi. Solo che non arrivi a prendere il sopravvento, questa volta. Va bene, lo capisco. L'importante è che tu stia con me ancora.”
Questi furono gli ultimi pensieri di Rufy, poi chiuse gli occhi serenamente aspettando la propria fine senza alcun angoscia, senza nessun dolore, consapevole che finalmente sarebbe stato bene.
E allora mentre anche Sanji chiudeva gli occhi non potendo vedere, nel silenzio generale di quell'enorme posto semi buio e semi argentato, un rumore metallico quasi assordò tutti.
Poi la luna mostrò la spada non conficcata nei loro due corpi l'uno davanti all'altro, attaccati, ma a terra.
Zoro l'aveva fatta cadere.
Quando Rufy sentì le sue braccia circondarlo forti e decise non aprì gli occhi e non se ne stupì nemmeno. Solamente ricambiò l'abbraccio con dolcezza accentuando il suo sorriso, facendo scivolare una piccola lacrima agli angoli dei suoi occhi.
Si trovò a sorreggerlo sentendolo appoggiarsi di peso addosso a lui, privo di forze per il combattimento interiore a cui si era dovuto porre.
- Sapevo che ce l'avresti fatta. -
- Come è possibile? - disse Silver incredula e quasi sconvolta avanzando ancora senza però volerli raggiungere.
- Grazie al Cielo! È finito l'effetto del suo potere... - Esclamò Sanji sciogliendo i nervi tesissimi.
- Ma cosa dici? L'effetto del mio potere non finisce! Sarebbe dovuto rimanere come prima per sempre! Nessuno si è mai liberato! -
Rispose in fretta la donna continuando a fissare i due esterrefatta senza capacitarsene.
A quello, Sanji lo capì, c'era ovviamente una sola spiegazione.
- Quello è amore, piccola mia! - Ma la voce che gli rispose non era quella di nessuno dei presenti.
Quando Silver l'udì si drizzò di colpo e con un espressione di puro terrore si girò nella direzione della voce.
Shin era in piedi dietro di lei, entrato poco prima dalla porta che dava al castello. La sua mano stretta su Kurenai dimenticata da lei contro il muro.
E' la fine!”
Pensò solo la donna mentre il caos e la paura l'avvolgeva.