CAPITOLO V:
LIBERANDO L’ANIMA
/Kurenai – X
Japan/
La luce di alcune lampade ad olio si
fece strada nell’enorme palestra illuminata fino a quel
momento solo dai raggi argentei della grande luna bassa. La penombra
s’illuminò ulteriormente di oro che gareggiava con
l'argento che filtrava dall’esterno.
I ragazzi che entrarono le
posarono a terra a circondare i presenti immobili.
Si trattava dei membri rimanenti
della ciurma che avevano fatto la loro parte liberando Shin, il
fratello di Silver, poi si unirono a Sanji capendo con una sola
occhiata che la situazione fra Zoro e Rufy si era conclusa al meglio,
in qualche modo.
Li videro insieme abbracciati,
uno sanguinante e ferito mentre l’altro intatto ma fortemente
provato ed affaticato. Seduti a terra a reggersi l’un
l’altro.
I loro cuori si aprirono capendo
che erano tornati insieme e che tutto, ora, poteva procedere per il
meglio.
Eppure Sanji nonostante
l’immediato sollievo che aveva provato nel vedere che il
piano alla fine era andato bene, si sentì di nuovo teso,
come se capisse che qualcosa non andava.
Ancora qualcosa.
Forse liberare Shin, dopo tutto,
non era stata l’idea migliore… si trovò
a pensare questo solo guardando le espressioni estremamente diverse dei
due giovani simili fisicamente.
I lineamenti erano piuttosto
comuni fra di loro, si capiva avevano lo stesso sangue. Inoltre anche
lui aveva i capelli molto lunghi che scendevano sulla schiena. Ma erano
dorati, al contrario dell’altra che erano
d’argento.
Anche lui era davvero molto
affascinante ma l’aria era indecifrabile ed enigmatica.
Non si capiva cosa avesse dentro
e da che parte stesse.
Riscuotendosi Sanji si
ricordò che da lì in poi non erano più
fatti loro e che teoricamente potevano andarsene.
Eppure non si muovevano.
La loro attenzione era
completamene assorbita dai due che si guardavano in piedi
l’uno davanti all’altro sospendendo ancora per un
attimo il tempo.
Poi finalmente il ragazzo
parlò con un sorriso sbieco ed uno sguardo che fece
rabbrividire tutti.
- Piccola… come hai
potuto tradirmi? – La sua voce accusatoria pareva priva di
anima.
Silver impallidita
mostrò chiaro e netto tutto il suo terrore
nell’averlo davanti con Kurenai in mano. Aveva fatto tanto
per non ricongiungerli… con quella lama maledetta cosa
sarebbe stato capace di fare?
- Cosa dici?
Tradito…? – Capì perfettamente quale
fosse la personalità dominante e cercando in sé
il modo migliore per placarlo, capì di non essere molto
lucida per riuscirci. Ciò che aveva appena visto fra quei
due ragazzi, Zoro e Rufy, l’aveva sconvolta spingendola a
chiedersi se non fossero loro due, in realtà, nel giusto e
lei nel torto…
Una domanda profondamente
sconvolgente per lei.
- Cosa dico? E loro? –
Con un ampio gesto teatrale indicò i presenti soffermandosi
particolarmente con visibile gelosia su Zoro, come se capisse
perfettamente anche senza saperlo che lui rappresentava
l’uomo ideale di sua sorella e che certamente fra tutti aveva
tentato di possederlo. - Tu mi hai tradito! – aggiunse
serpentino con l’andamento di uno che stava per avere uno
scoppio esagerato.
E se Shin aveva uno scoppio,
c’era solo da scappare in fretta.
- No, non è
vero… sai che non lo farei mai… - Rispose lei
supplichevole e affabile come un agnellino. La donna con cui si erano
scontrati non era nemmeno l’ombra di quella che lì
spaventata non osava avvicinarsi al fratello.
- Tu menti. Lo sai che io ho
sempre capito quando mentivi… è da troppo che non
ti punisco più… è proprio ora che lo
faccia… -
Continuò lui
scrollandosi una ciocca bionda dal viso e mettendosela indietro.
Indossava solo dei pantaloni neri semplici e lisci che avvolgevano
morbidi le sue gambe snelle e muscolose, il resto del corpo era nudo e
un torace forte e muscoloso ma non esagerato faceva con pallore sfoggio
di sé. Anche il suo viso era molto bianco, in effetti, e le
occhiaie scure contrastavano con la bellezza dei suoi occhi dorati e
accesi di una luce inquietante.
Lo capirono lì.
Lui era semplicemente folle e
lei, dopo tutto, era solo vissuta in una menzogna costruita dalla
pazzia di suo fratello.
Fra tutti quelli più
crudeli si sentirono proprio loro ad aver liberato quello che ad occhio
si capiva dovesse essere una specie di bestia.
Eppure col senno di poi era
facile parlare. Dopo che avevano visto che Silver si era sconvolta e
placata nel vedere l’amore sincero e forte di Zoro e Rufy,
sarebbe tutto potuto finire facilmente senza nessun dramma di mezzo.
Però ormai il vaso di
Pandora era stato aperto e a loro non rimaneva altro che scegliere.
Assistere ad uno spettacolo
raccapricciante avendo comunque una persona sulla coscienza, oppure
cercare di sistemare tutto.
Non era la prima volta che si
trovavano in una situazione simile. Il più delle volte i
nemici che incontravano sapevano rivelarsi dei preziosi amici. Robin ne
era la prova più grande.
Ma prima che potessero fare
qualunque cosa, Shin aveva preso meglio Kurenai e alzatala davanti a
sé con aria bramosa, cominciò lentamente a
sfilarla. La luce riflessa della lama si rifletté sul suo
viso privo di lucidità, quindi Silver
indietreggiò sudando copiosamente in preda alla paura
più nera.
Ora era tutto perduto.
Quella personalità
atroce di suo fratello unita alla katana maledetta avrebbe scatenato
l’inferno.
- Andatevene… -
Ringhiò a denti stretti cercando di domare
l’impulso di scappare lei stessa. Conscia che non sarebbe
servito.
Sanji e tutti gli altri la
guardarono credendo di aver capito male. Quindi lei ripeté
maggiormente tesa e nervosa, ma più chiara: - ANDATEVENE!
Voi non c’entrate nulla con questa storia… sono
affari nostri… andatevene finché siete in
tempo… o dopo di me farà fuori anche voi.
–
E quella consapevolezza che lei
sarebbe morta era stata forse un impressione?
Sanji assottigliò gli
occhi azzurri mentre anche gli altri assistevano colpiti da quelle sue
parole e dalla situazione in sé molto strana e caotica, poi
il cuoco disse senza pensarci:
- Questo casino
l’abbiamo fatto noi e noi lo risolviamo. Non avevamo idea di
come stavano realmente le cose, se l’avessimo saputo ci
saremmo limitati a farli scontrare… - Indicò Zoro
che si rialzava e Rufy che faceva fatica a muoversi.
- Ormai non ha
importanza… e poi vi devo ringraziare… - Rispose
Silver sforzandosi di dimenticare per un attimo la propria sorte infame
riflessa negli occhi privi di ragione e in quella lama rossa maledetta.
Il sorriso che affiorò nel suo bel viso maturo e sensuale di
natura, emanò un incredibile tristezza. Agli altri che lo
videro gli si strinse il cuore capendo che lei non era davvero una
nemica, non più di quanto non lo fosse stata Robin in
passato: - mi avete finalmente aperto gli occhi… pensavo che
il mondo fosse pieno di maschere e che tutti fingessero di essere chi
non erano. Ma mi sbagliavo. Ci sono delle eccezioni per cui vale la
pena trovare la propria pace. Se non vi avessi incontrato avrei
combattuto in eterno la mia guerra contro la falsità.
Trovando in realtà solo delle battaglie perse in partenza.
Quel che tiro fuori dagli altri non è certo la
verità… ma solo dolore. –
Spostò infine gli occhi argentati sullo spadaccino e sul
capitano a poca distanza da loro che li fissavano increduli ma attenti,
cercando di capire la situazione. Accentuò il suo sorriso
malinconico e amaro: - Me lo hanno fatto capire loro. – Poi
si girò nuovamente verso il fratello perso nella lama di
Kurenai che ormai era quasi del tutto estratta. Tornò seria
e più determinata di prima. La paura era andata via.
Ammettere quelle cose le aveva permesso di capire che per la vera
verità si poteva anche dare la vita. – Ora
andatevene prima che sia tardi. –
- No, non devi… -
Iniziò Sanji avendo lo scatto di raggiungerla. La mano di
Nami lo fermò. Era seria e guardava Ùche lei
Silver che si preparava senza nemmeno una lama a combatterlo. Pura
utopia, considerando tutta la storia che c’era
dietro… a quel punto disse risoluta all’amico:
- E tu devi capirla. –
Si intromise anche Zoro:
- Si arriva ad un punto, nella
vita, in cui sei disposto a fare la battaglia decisiva, quella finale,
l’ultima cruciale. Alla fine di quella, per quanto dispari
sia, riesci a diventare chi desideravi. Sia che vinci, sia che perdi.
Però la devi affrontare, è tua, non puoi
scapparne. –
- Quella è la sua
battaglia e noi non c’entriamo nulla. – Questo lo
disse Rufy che sorretto dal suo compagno si era alzato e si teneva la
ferita al ventre. Era molto pallido e sudato, necessitava
immediatamente di cure.
Tutti capirono e quando a
malincuore e contrariati fecero per andarsene e lasciarli soli,
qualcosa li fermò. Alcuni erano già usciti e
Zoro, Rufy e Sanji erano ancora dentro sulla porta.
Uno scoppio.
Un urlo.
Anzi. Un latrato.
- E voi dove credete di andare?
– Distinsero questa frase. La voce era di Shin ma il tono
diverso da prima. Se prima sembrava inquietante e pericoloso, ora
l’impressione che diede solo sentendolo ringhiare a quel modo
fu di ira ceca.
- Ma se fino ad un momento fa ci
ignorava… - Si disse Sanji voltandosi non capendo cosa
succedesse.
Quando però anche gli
altri due si girarono lo capirono all’istante.
Fu un lampo, tutto davvero molto
veloce e i riflessi di Zoro che estrasse una delle sue spade per parare
il colpo dell’altro che gli arrivava contro con un salto
velocissimo, furono perfetti nonostante non fosse al cento per cento.
La scintilla delle loro lame a
contatto venne prima di poterlo comprendere a fondo.
Lo spadaccino mollò
il compagno che finì contro il muro, quindi
rabbrividì guardando quegli occhi dorati privi di pupilla,
come se fosse posseduto, con la luce della follia più accesa
di prima.
Ferocia allo stato puro.
- Cosa le avete fatto, eh? Le
avete fatto del male… voi… maledetti
pirati… avete osato farle del male… ora la
pagherete cara… lei è mia, non potete
toccarla… - Un cambiamento repentino inaspettato avuto
appena estratta Kurenai.
- Non le abbiamo fatto
nulla… - rispose a denti stretti Zoro non ricordando
effettivamente molto di quel che era accaduto in quei giorni.
- Shin! – Lo
richiamò ansiosa Silver raggiungendolo per fermarlo.
– Loro non c’entrano! – Ma lui parve non
sentirla nemmeno, quindi urlò in preda all’ira
più pericolosa che mai, ritirando la spada per colpirlo di
nuovo con un altro fendente, di nuovo parato prontamente da Zoro.
- STA ZITTA! IO LO SO CHE TI
HANNO FATTO DEL MALE! NESSUNO PUO’ TOCCARTI! TU SEI SOLO MIA!
MIA! E LORO TI HANNO FATTO DEL MALE! IO TI PROTEGGERO'! –
Non avrebbe mai ragionato, non a
quel punto, con quella spada in mano che lo divorava ancor di
più.
Sperare in uno dei suoi rari
momenti di lucidità in quel momento era chiedere la luna.
A nulla valsero i tentativi di
farlo ragionare. In un attimo i due spadaccini di un livello davvero
molto alto si trovarono di nuovo nella palestra a combattere, uno a
cercare di uccidere, l’altro semplicemente a parare e cercare
di sopravvivere, davvero molto provato per la fatica mentale e
spirituale a cui era stato sottoposto.
Un altro combattimento con
Kurenai l’avrebbe abbattuto definitivamente. Non era uno
scontro normale, era uno scontro spirituale, interiore, di
volontà, totalmente mentale, quello. E se fosse stato al
pieno delle sue forze forse ce l’avrebbe fatta, ma a quel
punto era davvero chiedergli troppo.
Sanji pensò a come
poteva fare per fermarli, conscio che fra spadaccini intromettersi
significava quasi certamente avere la peggio, mentre Rufy senza esitare
barcollò nella loro direzione, fra le lampade ad olio poste
sparse per il pavimento. Non aveva molta forza ma se il suo ragazzo ne
avrebbe avuto bisogno, lui l’avrebbe aiutato in qualunque
modo fosse riuscito.
Anche gli altri rientrarono ma
non fecero nulla conoscendo i principi di Zoro. Ognuno aveva il suo
combattimento e detestava essere interrotto specie contro una spada ed
un talento del genere.
In fondo tutti se
l’erano aspettata…
“Shin…
se non fosse impazzito ora sarebbe conosciuto come uno degli spadaccini
più forti e grandi di tutti i tempi… il suo
talento precoce fece di lui un autentico genio nella spada. Non si
può biasimare i nostri genitori se hanno deciso di dargli
tutte le possibilità di migliorare sempre più.
Era naturale che Kurenai era l’unica arma alla sua
altezza… allenandosi con lei divenne imbattibile e
nell’epoca in cui fu grande la sua fama fu probabilmente la
più alta fra tutti quelli della nostra famiglia, avi
compresi.
Però
è stata proprio quella a farlo impazzire…
risucchiandogli lo spirito ha perso totalmente la testa.
L’inizio fu
l’uccisione dei nostri genitori e l’isolamento
ossessivo a cui mi obbligò sin da piccola. Sono cresciuta
nel mito della sua bravura sorprendente e nella sua follia sempre
più devastante… ne ho sopportate di
cose… però non capii… Dio, non capii
proprio. Pensavo che quella vita fosse normale, che lui solo fosse vero
e che tutti gli altri controllati e normali fossero i matti pieni di
maschere che non si rivelavano per quel che erano. Ho cercato in tutti
i modi di smascherare la gente, anche quel frutto che ho trovato mi ha
solo illuso. Mi sono rinchiusa in una favola in tutti questi anni. Una
favola in cui pensavo di avere la capacità di rivelare la
verità.
Eppure ora, solo ora,
con quei due ragazzi, mi sono resa conto che ho vissuto in una menzogna.
La vera folle ero io.
Lo sono sempre stata.
E nemmeno mio fratello,
dopo tutto… solo io…
Ho fatto del male a
molte persone credendo di aiutarle, ho distrutto delle vite che non
potranno più essere ricostruite ed aggiustate… ho
sempre sbagliato tutto.
E a pagarne le
conseguenze saranno coloro che mi hanno aperto gli occhi e che non
c’entrano nulla, coloro che in realtà mi hanno
salvato.
Dio…
com’è possibile?
Li
ucciderà… Shin non ha controllo ed ora
è più feroce che mai. Kurenai richiama sangue e
spirito, l’ho domanta troppo a lungo. Ora che è
libera non si fermerà finché non avrà
ucciso tutti.
E poi cosa
farà?
Andrà nel
mondo a continuare la sua strage?
Si può
essere fisicamente forti quanto si vuole, non è quel tipo di
forza che ci vuole con lei…
Se Shin riesce a
mantenere la lucidità necessaria da capire che basta uscire
la notte e stare coperti al chiuso di giorno per la sua allergia al
sole, è finita.
Devo fare qualcosa.
Devo.
Non posso lasciare che
quei due combattano ancora. Un solo minimo affondo e Zoro è
perduto.
Non
resisterà a lungo.
Per liberarsi del mio
potere si è interiormente e mentalmente prosciugato.
Come posso mettere io
da sola la parola fine a tutto questo terribile incubo?
Avrei dovuto ucciderlo
quando potevo. Ne ho avute di occasioni in questi anni. Però
lui era mio fratello… l’unica mia famiglia, colui
che in un modo strano si è preso cura di me, non mi ha
ucciso quando l’ha fatto coi nostri genitori. Mi ha sempre
protetto da tutti e dal mondo, non ha mai voluto che mi accadesse
qualcosa. Anche se ha distorto la mia ragione facendomi credere il
falso, anche se è stato profondamente crudele con me, anche
se per colpa sua ho patito tanto… lui mi amava…
mi ama ancora… e non mi ucciderebbe mai.
Io… non so
cosa devo fare… “
Lo smarrimento di Silver mentre
Zoro e Shin combattevano ad un livello davvero molto alto dando e
parando dei colpi da maestri di spada di altri tempi, era riemerso in
lei mentre pensava a cosa fare.
La verità era che
nessuno aveva speranze e lo slancio di coraggio di prima altri non era
stata rassegnazione della propria fine con il tentativo di salvare
degli innocenti.
Ora però cosa poteva
fare?
Tutto stava andando storto.
- Shin, ti prego… -
Pregò supplichevole guardando il biondo che si muoveva
agilmente come non avesse fatto altro per anni. In realtà
non si era più allenato, rinchiuso là dentro.
Quello che lui stava facendo era tutto merito di Kurenai, ora, che
aveva tirato fuori l’antica forza e splendore di quel
talentuoso prodigio della spada.
Zoro combattendo contro di lui
concentrato per non cedere al risucchio di quella katana,
capì perfettamente chi si trovava davanti.
Capì che se non fosse
pazzo ora sarebbe probabilmente uno fra i più forti al
mondo.
Confrontarsi con lui era
comunque una grande fortuna, dal suo punto di vista, e contento in cuor
suo di poterlo fare non avrebbe mollato fino alla fine.
La sua incoscienza era tale che
sperava non smettesse. Voleva batterlo.
Voleva assolutamente batterlo.
Però via via che
proseguivano e che scansava i suoi fendenti veloci e pericolosi, le sue
forze svanivano. Cominciò a sentirsi sempre più
pesante, come se il proprio corpo fosse di piombo.
La stessa sensazione di quando
aveva combattuto con Silver, l’ultima cosa che ricordava, in
effetti.
Una fatica immane per rimanere
sé stesso, per non svanire nel nulla, per tenersi la propria
volontà e la propria mente.
“Al di
là di tutto è fantastico... ha una precisione e
velocità nei movimenti che farebbe presupporre una scarsa
forza. Di solito chi eccelle in una tipologia di combattimento,
scarseggia nell'altra. Lui invece ha una tecnica invidiabile,
è velocissimo, agile e molto forte. Una precisione simile
l'ho vista raramente.
Però sopra
ogni cosa la sua imbattibilità sta nel suo assoluto non
controllo... non ha la minima idea di cosa fa. Il suo corpo si muove in
automatico, ha combattuto e si è allenato così
tanto che non pensa più a cosa fare e come. È
istinto puro e tentare di prevederlo è pura utopia.
È proprio
questa sua follia la sua forza maggiore. Tutto quel che posso fare
è parare all'ultimo le sue mosse, ma vorrei riuscire a
ricambiare.
Però le mie
energie ormai sono poche e per mantenere ancorata a me quel po' di
spirito che mi è rimasto a causa del potere di Silver, non
riesco a combattere come so e come vorrei.
Dannazione!”
I piedi parvero infine
inchiodarsi al suolo e le ginocchia persero la loro articolazione
piegandosi improvvisamente. Tutta la pelle scoperta madida di sudore
brillava alle luci che riflettevano in quella stanza e sotto gli occhi
attoniti di tutti coloro che assistevano, fece cadere due spade
tenendosi disperatamente quella bianca fra le mani.
Il suo pallore era al pari di
quello di Shin che fermo a pochi metri da lui lo guardava senza la
minima fatica, nemmeno un po’ di sudore.
Ancora acceso di furia e al
tempo stesso assente negli occhi.
Un basso ringhio veniva dalla
sua gola. Come un latrato di qualche bestia feroce.
E per tutto il loro scontro era
stato proprio quella l’idea che aveva dato di sé.
Una bestia selvaggia.
Zoro contrasse disperatamente
tutti i muscoli e rimanendo serio e teso cercò di trovare la
forza per un ultima mossa.
Cercò in tutti i
modi. Aveva combattuto molti tipi di duelli ma uno così
spirituale e mentale mai.
Eppure doveva essere il suo
forte… se solo fosse stato al pieno della propria forma!
- Ti arrendi
finalmente… - Disse basso e penetrante l’altro che
lo guardava dall’alto pronto a fare la mossa finale. Lo
scrutava come si faceva con un insetto fastidioso.
- Mai. –
Borbottò a denti stretti lo spadaccino assottigliando gli
occhi e fissandoli su quelli dorati ed inquietanti
dell’avversario.
C’era il nulla,
lì dentro.
Non avrebbe mai potuto farlo
ragionare.
Comprendendolo capì
che se voleva batterlo doveva tirare fuori ciò che aveva
perso e rimettersi in piedi.
- Ma sei in
ginocchio… non hai più forze… Kurenai
ti ha succhiato via tutto. A questo punto mi basterà ferirti
e la tua mente sarà irrimediabilmente perduta. –
Si perse a spiegare eccitato all’idea di cosa stava per
succedere.
In fondo Zoro era molto forte,
non era stato male combattere con lui.
- Dopo toccherà ai
tuoi amichetti… non dovevano fare del male alla mia Silver.
– Contrariato all’idea che toccasse anche gli
altri, Zoro reagì d’impulso e con uno scatto
d’ira rispose ringhiando:
- Tu sei matto! –
L’unica cosa che gli attraversò la mente.
Però forse fu questo
a dargli il colpo di grazia.
Fatto fu che in
quell’istante Shin parve vittima di un ulteriore
attaccò di follia nera e cominciando ad urlare isterico,
alzò le braccia stringendo con forza la katana che brillava
rossa nell’aria pronta per essere usata.
- TACI, COSA VUOI SAPERNE TU
DELLA FOLLIA? IO SONO MATTO, EH? È FOLLIA DIFENDERE CHI SI
AMA ANCHE A COSTO DI UCCIDERE? È FOLLIA QUESTA? –
Ma non sapeva esattamente cosa stava dicendo, o forse lo sapeva fin
troppo…
A Silver parve come essere
colpita da un pugno in pieno stomaco e gli occhi le divennero lucidi
capendo che magari la radice di quella sua pazzia altri non era che il
troppo amore per lei…
Gli altri, invece, non
riuscirono a reagire. Non ce la fecero.
Fu tutto troppo veloce.
L’unica ad avere i
riflessi abbastanza pronti per contrastare quel destino tremendo che si
svolgeva proprio davanti ai suoi occhi appannati dal dolore e dal
sentimento, fu Silver.
Silver che vedendo Shin iniziare
l’attacco fatale e Rufy gettarsi davanti al proprio compagno
che non riusciva più nemmeno a muovere un muscolo,
semplicemente si frappose fra loro due e suo fratello.
La lama affondò ed un
fiotto di sangue cadde immediatamente a terra ai suoi piedi.
/Hello –
Evanescence/
I respiri sospesi come i battiti ed ogni
altra funzione. Alcuni con gli occhi chiusi per non poter vedere, altri
shockati e fulminati da quella scena inaspettata.
Quando le mani di Shin mollarono
l’impugnatura elaborata di Kurenai, i suoi occhi dorati
tornarono normali ma non si mosse. Non si mosse mentre le pupille si
dilatavano guardando lo scempio che aveva commesso senza nemmeno
rendersene conto.
Silver si era fatta trafiggere
da lui e dalla sua spada.
In pieno petto, fra i seni
prosperosi, vicino al cuore.
Il bellissimo kimono
d’argento con la tigre bianca ricamata sopra si
macchiò di rosso a vista d’occhio mentre la mente
di Silver cercava disperatamente di rimanere salda nella sua coscienza.
La ragazza in un ultimo disperato tentativo di rimanere in
sé estrasse la spada con fatica e tremando, quindi il rumore
che fece lasciandola cadere fu quasi assordante mentre nient'altro si
levava nella palestra troppo grande e silenziosa.
Fece appello a tutte le
meditazioni che aveva fatto per tenersi salda la propria mente, quindi
si girò ancora precaria in piedi. Guardò i due
ragazzi che era riuscita a salvare e vedendo che la ricambiavano
increduli ma ancora vivi, sorrise di gioia senza nemmeno
l’ombra di malinconia addosso. Non c’era
più alcun velo, alcuna menzogna, alcun dubbio. Era
semplicemente contenta che almeno per una volta nella sua vita fosse
riuscita a fare qualcosa di buono e giusto.
Zoro e Rufy stretti ancora l'un
l'altro la guardarono a sua volta e colpiti profondamente da
quell'espressione e da quel gesto, cercavano ancora di capire cosa
fosse successo. Ma soprattutto perchè.
- Sono contenta che siate
salvi… mi avete aperto gli occhi… mi avete
salvata… ve ne sarò grata per sempre.
Grazie… e scusate per tutto il casino che vi ho provocato.
Pensavo di essere nel giusto, ma mi sbagliavo. La verità
è questa. -
Fu Rufy l'unico in grado di
rispondere poiché era sempre lui a stupire tutti nei momenti
critici e a riuscire a fare ciò che gli altri non riuscivano.
- Figurati... è stato
un onore. - Nonostante il sorriso che ricambiò dal suo volto
trapelò tutta la sua serietà e
solennità mentre Zoro cupo fissava i suoi occhi finalmente
umani pieni di gratitudine, piegando infine la testa in avanti in segno
di saluto e rispetto.
Poi lasciando scivolare il capo
all’indietro, Silver, non riuscì più a
reggersi in piedi, quindi come se le tagliassero i fili cadde
all’indietro proprio davanti a Shin che ancora pietrificato
assisteva alla scena come vedendola al rallentatore. I suoni ovattati,
nessun odore, nessuna percezione. Solo sua sorella che nella vista
offuscata cadeva a terra col petto squarciato da parte a parte.
Quando lei toccò il
suolo il tempo bloccato parve tornare a scorrere veloce e mentre il
freddo cominciava ad avvolgerla e non riusciva a vedere più
molto bene, le parve solo di sentire le urla furiose ed isteriche di
suo fratello.
Urla che avrebbero potuto
rompere tutto se fossero state associate a qualche potere telecinetico.
La ragione tornata per quello
shock, paradossalmente parve peggio della follia che lo dominava da
anni e nella sanità completa della propria mente ritornata
improvvisamente, visse in modo totale e disperato il proprio dolore per
la perdita di Silver.
Cominciò a muoversi
come un forsennato per la palestra e calciando tutto quel che trovava
sul suo cammino lo ruppe e lo rovesciò. Infranse i vetri e
spaccò finestre e porte, tirò giù
tutto quel che era appeso e buttò a terra le lampade ad olio
sparse intorno. Il pavimento in legno naturalmente cominciò
a bruciare in fretta e mentre le fiamme si accendevano avanzando in
poco tempo, Sanji corse da Zoro e Rufy alzandoli e aiutandoli, anche
Franky li raggiunse per aiutarli mentre si affrettavano a lasciare il
posto che in breve avrebbe bruciato completamente.
Mentre si allontanavano Zoro
lanciò un’occhiata a Kurenai sanguinante e
abbandonata a terra. In un attimo capì che, nonostante lui
non avesse mai creduto alle spade maledette, l’unico destino
possibile per lei sarebbe stato l’inferno. Un cimitero di
cenere preceduto da una culla di fiamme.
Sepolta, abbandonata e
dimenticata per l’eternità da tutti.
Un’arma portatrice di
morte, sofferenza e follia.
Non avrebbe rovinato
più nessuno.
Mentre uscivano si voltarono a
guardare dentro chiedendosi se avessero dovuto prendere anche Silver e
provare a salvarla. O magari cercare di fare qualcosa per Shin.
Rimasero però fermi
ad assistere all’ultimo drammatico atto di quella commedia
che di comico non aveva proprio niente…
Shin aveva smesso di urlare e
battersi il viso coi pugni, quindi inginocchiato accanto alla ragazza
che respirava a fatica e cercava di vedere un ultimo squarcio di
sanità per morire in pace, si abbandonava alle lacrime.
- Perdonami… ho
rovinato tutto… ho lasciato che Kurenai mi
prendesse… volevo proteggerti. Io volevo solo
proteggerti… - I singhiozzi ormai lo scuotevano mentre
stravolto la teneva fra le braccia.
A quel punto però lei
sorrise di nuovo come aveva fatto prima, felice anche se molto stanca.
Luminosa.
- Lo so… ed io non ti
ho mai capito… ma ora siamo insieme. –
Mormorò a fatica lei con il fuoco che si avvicinava a loro
sempre più circondandoli.
Anche Shin finalmente fra le
lacrime che brillavano sorrise come lei dolcemente, poi aggiunse:
- E’ vero…
e lo saremo per sempre… non ti lascerò
più… - Dicendo questo prese Kurenai lì
accanto e mettendogliela in mano la ricoprì con la sua
più grande.
Fu fra il fuoco che li divorava
che si fece trapassare dalla lama.
Non si lamentò. Si
stese accanto a lei circondandola come fosse la cosa più
preziosa e mentre avanzavano serenamente verso la morte, li videro
chiaramente sorridere ancora senza nemmeno piangere.
Kurenai aveva vinto, o forse era
stata sconfitta per sempre?
Chi poteva
giudicarlo… quel che era certo, però, era che non
avrebbe più fatto del male a nessuno.
Lo scenario che fra le loro
stesse lacrime e profondamente turbati si lasciarono alle spalle, fu di
una collina nella cui cima una villa simile ad un castello feudale
prendeva fuoco brandendo il cielo scuro dove per poco le stelle non
furono più visibili, solo la luna grande e argentata dipinta
assurdamente di bagliori dorati.
Una storia che nessuno avrebbe
conosciuto destinata a diventare leggenda in un tempo futuro in cui, di
sicuro, gli appassionati di spade o di storie tristi avrebbero cercato
qualche traccia della famiglia Tsujimura e di Kurenai, una katana
maledetta esistita in un epoca lontana, capace di piegare anche lo
spadaccino più forte nel mondo.
Certo era, però, che
comunque loro non avrebbero mai dimenticato.