PICCOLI IMPORTANTI FRAMMENTI

CAPITOLO I:

VERSO CASA

/Run – Snow Patrol/
Ci sono tante cose che non sopporto, lo so bene.
La prima è il dover aspettare quando io non voglio.
Ora non voglio aspettare.
Non sono uno che conta i giorni di separazione dal proprio uomo ma so comunque che sono troppi. Mesi. Quattro per la precisione. Grazie ad Abby so quanto è anche se non volevo saperlo.
Però ora come ora quello che mi dà più fastidio è che Ziva e McGee sono tornati nella mia squadra, le cose sono state sistemate con i tre che dovevo controllare e lui non c'è ancora.
Dannazione.
Sono elettrico e la calma forzata che cerco di mantenere è solo apparente, esploderò da un momento all'altro se qualcuno non mi dà una risposta.
Sentirlo al telefono non mi basta.
Lo voglio qua.
Per quanto posso andare avanti così senza vederlo e toccarlo?
Entro in ufficio dopo essermi trattenuto un attimo in ascensore. Sospiro profondamente.
Si va in scena.
Anche se avviene la fine del mondo e si sta da cani lo spettacolo deve continuare, no?
E allora continuiamolo!
Camminando spedito verso la mia scrivania evito accuratamente di guardare quella vuota di Tony, quindi rivolto a Ziva e McGee che mi guardano a loro volta, dico con un tono normale per me, sbrigativo:
- Mi ha chiamato DiNozzo. -
Loro due si fermano immediatamente e mi guardano chiedendomi subito quando, posso vedere e sentire chiaramente la loro ansia e la loro curiosità. Vogliono sapere cosa ci siamo detti... o forse vogliono sapere PERCHE' mi ha chiamato a parte per riferirmi qualche cosa che è successa sulla nave dove lui sta ora...
Forse tutti e due. Non è comune che mi chiami, per loro. Non sanno che lo fa piuttosto spesso. Solo che adesso è successo qualcosa per cui anche loro devono esserne a conoscenza.
Vado subito al sodo. Parlo lapidario del tenente di marina che si è buttato a mare lasciando la sua divisa sul punto, cito le sue parole e loro sanno che non vengono da me, quindi immediatamente cominciano le ricerche su questo ragazzo che non si trova da nessuna parte, nemmeno in acqua dove dovrebbe essere.
Li spedisco subito dalla moglie del tenente e nel frattempo il flash sulla telefonata di poco fa mi arriva come un treno, ricordando la sua voce, cosa mi ha detto, l'inclinazione che ha usato, come mi sono sentito, come l'ho immaginato... quanto mi è mancato di nuovo solo sentendolo.
Costano molto queste chiamate, non se ne possono effettuare tante e poi la privacy lui laggiù non sa cos'è ovviamente. So bene come funziona...
Sembra come che mi stia parlando di nuovo in questo istante dopo diversi giorni che non lo sentivo. So che lì non era solo e che lo stavano ascoltando. Per poter fare la telefonata deve stare in cabina di trasmissione e lì c'è sempre qualcuno. Abbiamo fatto come se fossimo solo io il suo capo e lui il mio primo agente. Ma in realtà solo noi due sapevamo quanto ci costava e cosa avremmo voluto dire.
- Ehi! Allora, com'è lì? -
- Sicuramente meglio che lì! -
- Non stento a crederlo... qua sembra di essere sempre più in 'Titanic'! -
- Hai finito? -
- Stavo per raccontarti perché mi ricorda quel film! -
- Tony! Mi hai chiamato per queste sciocchezze? -
- No! Com'è la trattativa per il mio ritorno? -
- Perché, devi anche tornare qua? -
- Sei cattivo, capo! Mi mancate tutti! -
- Non posso dire lo stesso da parte nostra! -
- E da parte tua cosa mi puoi dire? -
- Tony! Sai quanto costano queste chiamate? -
- Va bene... c'è stato un probabile tentato suicidio ma non c'è nulla di certo. Un tenente di marina ha fatto un mezzo carpiato in mare dalla Seahawk lasciando solo i suoi effetti sul bordo del portaerei. -
- E cosa aspettavi a dirmelo? -
- Volevo fare un po' di conversazione! Mi sei mancato e queste chiamate sono così poche... -
- Lo so, è dura per tutti ma queste telefonate non sono grartis e nemmeno private! -
- Va bene, ti mando tutti i dati del ragazzo, io inizio le indagini da qua. -
- Tony... -
- Si? -
- Ci sto lavorando. Sul tuo ritorno. -
- Lo so. - “
Ma quanto posso resistere?

Ed ora sono qua, al cospetto di Leon Vance, il nuovo direttore, dopo aver visto come Abby riesce ad esternare il suo desiderio sul fatto che Tony torni da noi. Vorrei essere più come lei a volte...
Ad ogni modo il viso di Leon che ho davanti mi fa tornare alla realtà.
Lo conosco ma non lo vedevo da anni, c'è stato uno scambio di favori all'epoca e poi l'ho rivisto solo ora.
È in gamba, lo so, e come direttore è adatto però ci sono certe cose che non mi quadrano, o meglio che non mi piaccino al cento per cento.
So molto bene che tipo di persone preferisce e quelli come me e Tony non sono nella sua lista bianca. Suo malgrado non può certo fare a meno di me.
Il punto però è che può fare a meno di Tony e il presentimento che ora mi sta per confermare è questo.
Non rivuole Tony nella squadra.
Mi guarda dalla sua scrivania dietro cui è comodamente seduto con due fascicoli davanti, è impenetrabile e non si fa sottomettere dai miei modi o dal mio sguardo penetrante, so che con lui non funzione.
A questo punto inizia.
- Ti manca un uomo. - Ha un tono corposo e sostenuto, molto professionale e diplomatico. Quando dice questo mi viene da pensare una cosa... sembra quasi che dica 'ti manca il tuo uomo.' frase che sarebbe più corretta. Mio malgrado rimango composto e rispondo solo laconico:
- L'ho notato. - Lui quindi prosegue sempre sullo stesso tono di prima, cerca di domarmi anticipandomi e facendo leva su quanto mi conosce e su ciò di cui non faccio mistero.
- E rivuoi DiNozzo. L'agente DiNozzo ha ancora tre mesi sulla Seahawk. Dopo di che cercheremo la sistemazione giusta per lui. - Già qui non mi piace, quindi prima di farlo continuare mi sposto da un piede all'altro e lo interrompo deciso:
- Qui è la sua sistemazione. - E' qualcosa che non ammette repliche. Lui ne rimane colpito tuttavia non so cosa gli passi per la testa anche se posso immaginare cosa sta per fare. A questo punto non risponde alla mia affermazione e mi porge quelle due cartelle che aveva davanti. Mi spiega che sono due agenti di San Diego in gamba e che lascia decidere a me chi prendere al posto di Tony.
Vorrei dirgli due o tre cosette ma mi trattiene solo il fatto che già da come ha iniziato il discorso sembra sapere più cose di quel che dovrebbe. E' anche capace di chiedermi perchè di preciso voglio proprio lui. Non voglio mostrarmi esageratamente fissato, non sono ossessivo come Ziva ma se non me lo ridà posso arrivare a questo ed altro. Sa che non deve sfidarmi.
Leon lo sa bene.
Non rispondo, prendo le cartelle e gli porgo in cambio la mia espressione più eloquente che possiedo. Sai bene come andrà. Non sceglierò mai nessuno di questi due né nessun'altro.
Quel posto è già occupato. Nemmeno li guarderò quei fascicoli e lo sai benissimo.
Senza aggiungere altro me ne vado spedito e sostenuto con qualcosa che non prenderò mai in considerazione. Non esiste.
E poi ho la mia teoria...

...teoria che gli espongo quando vado a riportargli i fascicoli più tardi, dopo aver fatto finta di visionarli, dopo aver parlato in video conferenza con Tony ed essermi sentito chiedere per l'ennesima volta quando sarebbe tornato qui. Ed io che volevo solo essere lì con lui...
Si interrompe dal fare quel che faceva, gli sbatto le cartelline sulla scrivania, mi guarda impenetrabile e diretto nonché estremamente serio, quindi mi chiede chi io scelga.
È esattamente a questo punto che io rispondo l'unica cosa che da ora in poi uscirà dalle mie labbra.
Ora e sempre.
- DiNozzo. - Non esiste nessun'altro.
Dopo di che penso bene di esporgli la mia teoria senza peli sulla lingua, deciso ed incalzante. Ziva e McGee erano stati allontanati e riassegnati momentaneamente per far loro seguire delle missioni specifiche. Non ce lo aveva riferito, l'aveva tenuto nascosto a tutti, me per primo. A me erano stati assegnati altri tre agenti affinché li tenessi sotto controllo e capissi chi era la spia. Risolto apparentemente tutto ha richiamato Ziva e McGee rimettendoli nella mia squadra. Ma per Tony vuole che prenda qualcun'altro.
Allora la risposta è evidente ed una solo una.
L'ha assegnato al portaerei solo per punizione. Lo ritiene responsabile indiretto della morte del vecchio direttore, di Jen. Ed inoltre metti anche che non gli piace come personaggio.
Lui mi guarda fisso, non abbassa lo sguardo e non ha un solo guizzo che mi permetta di penetrarlo. Sta in silenzio. Non risponde e so che non risponderà, così mi limito a non dire più nulla a mia volta andandomene.
Lo conosco e so come lavora. È uno che non condivide la minima idea, intenzione o informazione. È uno che sa tanto ma che muove i fili da solo tenendo all'oscuro i burattini. Ed io sono stato un burattino, mi ha usato per trovare la spia senza dirmi nulla, ho dovuto scoprirlo da solo. Mi brucia la cosa, non mi sta bene. Per nulla.
Però ora che si è risolto quasi tutto rivoglio Tony.
Su questo non transigo.
Posso passar sopra ai suoi metodi ma sul mio uomo no.
Tony si è tormentato abbastanza per quello che è successo.
Adesso è ora di finirla e di ricominciare.
E voglio che succeda con me.
Quando stava partendo dopo essere stato riassegnato sulla nave come agente di bordo, mi ha detto che non mi avrebbe biasimato se l'avessi lasciato poiché si ritiene responsabile della morte di Jen, io gli ho detto che non deve nemmeno pensarle certe cose o mi avrebbe fatto salire sulla nave a calci.
Però non rivederlo per così tanto tempo non aiuta certi sensi di colpa ad andarsene.
Vorrei poter fare di più ma non c'è giorno che io non rompa le scatole a Leon per riaverlo.
E non ho ancora ottenuto nulla.
Sbatto su un muro ed una cosa simile non mi era mai successsa.
Ma ci sbatterò finché non esploderò e non lo disintegrerò, quel dannato muro.
Tony tornerà da me e la vita potrà riprendere.

È strano.
Scoprire che c'è un inflitrato a bordo della nave di Tony non mi suona così insolito ed impensato.
All'inizio, quando ho capito cosa aveva fatto Leon con Ziva, McGee e me, ho pensato che anche su quella nave stesse succedendo qualcosa per cui servisse la presenza di qualcuno in grado di scoprirlo e risolverlo, ma visto che in tutti questi quattro mesi non è successo nulla ho come perso la speranza. Ho pensato che fosse solo una punizione e che non ci fosse un reale buon motivo.
Però ora ho la conferma della mia prima idea.
È davvero così, dunque?
C'è un inflitrato là dentro e Leon in tutta risposta mi guarda di nuovo in quel modo impenetrabile e serio e mi dice serafico:
- Fai le valige agente Gibbs. Il tuo ragazzo avrà bisogno di aiuto! -
Dannazione!
Ma quanto sa Leon su me e Tony?
Mi viene da chiedermelo quando fa certe affermazioni che mi fanno quasi venire un colpo, continua a non farmi capire che diavolo gli passi per la testa. Cosa cavolo sa?
Non ho comunque tempo per considerare oltre questa cosa poiché le sue parole mi risuonano di nuovo nella testa. Questa volta l'altra parte.
Vado da lui.
Lo rivedo.
E mentre mi lascia solo a realizzarlo non posso trattenere un sorriso appena accennato.
Ora so che fra poco potrò tornare a respirare.
Se fossi uno che spera, spererei solo di non svegliarmi ora rendendomi conto di aver sognato questo momento che attendevo da mesi.
Questo significa non solo che lo vedrò ma anche che sta per tornare a casa.
Da me.

E poi finalmente è qua a qualche metro da me che parla al telefono con McGee chiedendo di me. Chiede di me, dove io sia... lo ha appena saputo?
È di spalle, quindi dico che sono proprio dietro di lui e quando si gira il tempo un attimo si sospende o forse sono alcune delle mie funzioni vitali.
Emozionarmi così per una cosa simile... è imbarazzante e non da me, da adolescenti, direi.
Da quanto... da quanto non mi capitava...
Ziva mi è accanto, mi ha accompagnato nella città portuale dove l'hanno momentaneamente accompagnato per fargli continuare le indagini. Io non sono tipo che esterna molto ciò che sente.
Non come loro.
Non come lui che non ha parole, per un proverbiale lunghissimo momento, ma solo un sorriso di quelli splendenti e disarmanti, pieni di gioia.
Non sorrideva così da tanto e devo ammettere che ne sono più che contento.
Il sole sta tornando così come il respiro che avevo trattenuto per tutti questi mesi di lontananza forzata.
E sorrido anche io.

Prima di tornare sulla Seahawk ci dirigiamo dal medico legale che ha fatto l'autopsia del cadavere che Tony ha trovato in una cava del porto e per tutto il tempo, ovviamente, non ha smesso di parlare.
Mi mancavano i suoi sproloqui senza senso, tutto l'elenco di cavolate che riesce a sparare in un secondo. Sembra quasi una visita di cortesia e non un indagine per trovare un inflitrato. Ascolto comunque la metà di ciò che dice, come al solito. Mi basta sentire la sua voce e sapere che parla, che ha sempre qualcosa da dire, che è sempre lui anche se sta male. Il fatto che si rialzi ogni volta, seppure più maturo di prima, tornando comunque quello che è, dimostra la sua grande forza.
Dimostra anche che non solo è il mio uomo ma anche il mio degno successore.
Fra i dialoghi infantili fra lui e Ziva capto qualcosa che mi fa raddrizzare le antenne.
- Ok non ammettetelo, so che vi sono mancato. - Lo dice scanzonato e allegro come suo solito, per mascherare i suoi reali stati d'animo fa ancora il buffone. Un po' ne sono sollevato poiché così può dire quel che gli pare che non viene preso sul serio. Può anche dire che mi ama davanti a tutti, penserebbero solo che è il solito pagliaccio. A volte è snervante questo modo di fare, altre indispensabile. Ma mi sono innamorato anche di queste cose... Quindi lo dice come me lo ha detto per mesi per telefono o in videoconferenza, come se non fosse nulla di speciale o nulla di davvero serio. Qualcosa di normale, fra amici... - Mi sei mancato anche tu, capo. - ...e non fra...
- Lo so. - ...fidanzati.
Bè... mai suono del telefono è stato più tempestivo!
Dopo aver borbottato ciò senza nemmeno guardarlo, sguscio via a rispondere faticando a concentrarmi su chi sta dall'altro capo della linea.
E' fatica stare qua con lui di persona dopo quattro mesi insieme a Ziva. Se lei non fosse qua questo momento sarebbe perfetto per toccarlo come ho bisogno di fare da mesi.
Toccarlo e baciarlo.
Sentirmelo addosso.
Vederlo senza uno schermo di mezzo è già qualcosa di appagante ma toccarlo... oh, quando ci riuscirò sarà tutta un altra cosa!


Ci abbiamo messo meno di quel che pensassimo. Siamo stati anche troppo poco.
Ed ora che il caso è risolto e che abbiamo preso l'infiltrato ed assassino che stava per farla franca e scappare via in volo, non resta che una cosa.
Leon non mi ha dato nessuna autorizzazione, nessun'ordine ma non esiste che io me ne vada senza di lui.
Non esiste proprio.
Ho detto che l'avrei portato a casa e così è.
Non torno fra quelle mura da solo. Non più.
Non sono ancora riuscito a toccarlo e a fare quel che voglio, di lui. Non ci sono riuscito, dannazione.
Tony a questo punto entra nell'infermeria dove sono io con Ziva a sorvegliare il criminale che dobbiamo scortare a Washington, quindi mi riferisce che il decollo dell'aereo che ci scorterà alla base, è fra dieci minuti.
Ora non posso guardarlo mentre glielo dico o non riuscirei a rimanere impassibile come devo essere.
Quindi come niente fosse dico:
- Allora prendi le tue cose. - Lui si ferma, non respira nemmeno e con un filo di voce senza credere a quel che ha sentito, ripete:
- Le mie cose? - Mi viene già da sorridere.
- Si. Arrestalo. Lo riporti a casa. - E questo significa solo una cosa.
- Casa? - Domanda di nuovo sempre più incredulo, posso vedere come si illumina tutto.
- Casa, DiNozzo. - Mentre lo ripeto vengo io stesso attraversato da mille brividi. Lo riavrò a casa. Con me.
Anche Ziva lo ripete per fargli capire che non è uno scherzo:
- Casa... -
Dopo di ché si limita a correre per il corridoio della nave gridando di fare largo che deve sbrigarsi. Che torna a casa.
È contento come un bambino. Quanto mi mancava tutto questo... finalmente posso girarmi verso la porta dove lui è sparito e mi concedo di ridere divertito e contento.
Sembrerò strano agli occhi di Ziva che non mi vede quasi mai così ma lei sembra più contenta di noi, quindi non nota nulla.
Bene... stiamo per tornare alla normalità.
Non vedo l'ora.
Ero davvero al limite...

Così eccoci qua.
L'ultima tappa prima di poter tornare a casa.
Siamo nella sede dell'NCIS e dall'alto insieme a Leon alla balaustra che osserva Tony che parla a macchinetta come al solito appoggiato alla sua scrivania circondato da Ziva e McGee, lui mi dice che il capitano della nave vuole sapere se riavrà il suo agente a bordo.
Cosa fa, ci prova lo stesso?
Certo, gli ho portato Tony qua anche se lui non mi aveva autorizzato a farlo e non aveva chiaro interesse di riaverlo da noi, però ormai è qua e non può negare l'evidenza.
Guardalo là, circondato da tutti. Fra poco arriveranno anche gli altri a salutarlo contenti di riaverlo... e lui non ha idea di come erano le indagini senza di lui. A questo punto non mi vergogno a dirlo e sono più serio e tranquillo che mai:
- La sq ha bisogno di lui, Leon. - Io ne ho.
A questo punto quindi Leon dice che ha già preso la sua decisione. Qua mi viene l'impulso di prenderlo a pugni quindi mi volto e faccio per scendere le scale e andare da loro, credo sia meglio allontanarmi da quest'uomo irritante. Vorrei pesare che non lo rimanderà sulla nave e che le sue idee riesce a cambiarle ma Tony non gli piace ed è stato chiaro su cosa vuole per la mia squadra. Non so se sia gelosia, invidia o semplice astio, ma proprio mentre sono sul primo scalino dice che non è mai stata una punizione.
È esattamente qua che mi sembra il tempo torni a sospendersi un attimo.
Dunque ha cambiato idea, invece.
Quest'uomo non ha mille maschere, ne ha una sola ed è di pietra pura. Ma quel che conta per ora è aver ottenuto quel che voglio.
Non aggiungo altro, non mostro nemmeno il piccolo lampo che mi illumina le labbra mentre scendo tenendo basso il viso.
Null'altro per ora ha importanza. Solo che lui è davvero tornato.
Mi mancava scendere dagli altri che mi guardano con una certa ansia, rivedere Tony in mezzo a loro, al centro dell'attenzione che non aspettava altro che arrivassi e sentirlo chiedermi subito cosa abbia detto il direttore. Fortuna che sono bravo a nascondere ciò che provo. Proprio mentre sto per rispondere arriva Abby che gridando felice si butta fra le sue braccia stringendolo forte, dice che era sicura che sarebbe tornato. Mentre si abbracciano e la sua espressione è luminosa tanto che mi fa dimenticare per un attimo questi quattro mesi infernali, risponde alla domanda di Abby dicendo che è stato riassegnato alla squadra di Gibbs. Mentre lo dice mi guarda con quella felicità che ora non si oscurerà facilmente. Dopo di che aggiunge che glielo aveva appena riferito il direttore.
E allora perché me lo chiedi senza aspettare la mia risposta, se già lo sai?
Lascio correre l'istinto di prenderlo già a scappellotti... per questa volta giela faccio passare.
Piego solo un po' le labbra con il mio solito modo di fare seccato, infine è Abby a riprendere la parola. Si stacca da Tony e comincia a dire tutto ciò che ha fatto in questo periodo, lui ascolta e nessuno ha intenzione di allontanarsi da lui.
Solo che mentre tutto riprende a scorrere normale e lui si sente già a suo agio dando le giuste attenzioni a tutti, le maggiori devono per forza essere per Abby, la nostra intesa si rivela immutata.
Un intesa che ci fa allungare le braccia e stringere le mani anche senza esserci messi d'accordo o guardati prima. Un breve sguardo fugace mentre le nostre mani si allacciano, una piccola e notevole scarica mi attraversa e passa da lui. Abbiamo provato le medesime cose e solo noi sappiamo cosa succederà quando potremo toccarci in intimità, da soli, a casa, come si deve.
Solo noi.
E forse supereremo le nostre aspettative.
Mi torna in questo momento in mente quando stava per morire la prima volta, che si è preso la peste polmonare. Quello è stato l'inizio, si può dire. Da allora il nostro legame è cresciuto sempre più a dismisura, è diventato sempre più saldo, siamo maturati, soprattutto lui, fino a diventare ciò che siamo ora. Senza tutti quei momenti infernali non saremmo così uniti, ora, così innamorati, così insieme anche da lontani. Quando ho mollato con la memoria parzialmente perduta deve aver passato ciò che nessuno dovrebbe.
Ero quasi morto, ce l'ho fatta, ho anche recuperato la memoria in parte e me ne sono andato. Gli ho affidato la squadra e me ne sono andato.
Senza dirgli nulla.
Senza una parola su noi due.
Lui ha solo potuto pensare che ci fossimo lasciati.
Nessuno dovrebbe crederlo.
Io ero vivo e lui ha pensato l'avessi lasciato senza nemmeno dirglielo quando invece, semplicemente, non ricordavo ancora tutto e stavo solo troppo male.
Mesi di lontananza.
Poi sono tornato, non tutto è stato come prima da subito ma quando ci siamo riusciti, quando ci siamo chiariti mettendo da parte orgogli vari... bè, è stato il padariso. E di difficoltà in difficoltà, a varie missioni segrete terminate e vite credute spezzate ancora intere, siamo finiti per perderci totalmente l'uno nell'altro.
Quattro dannatissimi mesi di separazione per due che addirittura convivono. Ma come è possibile?
Se me lo avessero detto all'inizio della nostra storia non ci avrei mai creduto. Mai.
E ci abbiamo provato ad avere delle vite normali con relazioni altrettanto normali ma non ce l'abbiamo fatta. Non ci siamo mai riusciti ad amare davvero.
Abbiamo solo potuto arrenderci.
Adesso che gli stringo la mano dopo un astinenza di quattro mesi capisco QUANTO mi mancasse. Lo capisco assistendo ai flash che la mia mente mi dà riguardo a tutti quei momenti orrendi e poi sempre più belli.
È come andare in barca in pieno oceano. Ci sono i giorni in cui il mare è tranquillo, poi è in tempesta, poi una via di mezzo...
Però non è paragonabile ad un viaggio via terra. Nemmeno per idea.
Fra poco saremo soli.
Io e lui.
Finalmente.”