CAPITOLO III:
FIDUCIA
/Outside - Staind /
- Ehi capo, tutto
bene? -
- Si. –
“E’ la
prima volta che gli mento dopo che siamo ritornati insieme
definitivamente, quando abbiamo smesso di evitare di parlare di certi
particolari scomodi e complessi e ci siamo decisi ad affrontare tutto.
Ma solo ora che mi sono trovato davanti a questo
caso mi rendo conto di avere ancora qualche fantasma nascosto, cose
dimenticate e sepolte, forse.
Persone di un passato che non mi appartiene
più.
Sono brusco e secco, da quando sono misteriosamente
sparito nel bel mezzo dell’indagine preliminare sul campo per
parlare con Patrik, mio vecchio e caro amico.
Sono tornato senza spiegazioni, così
come me ne ero andato, riprendendo come niente fosse da dove avevo
interrotto. Bè, come niente fosse forse no, visto che ho
suscitato la curiosità di Tony.
Evito il suo sguardo non per paura ma
perché non voglio che capisca tutto di ciò che ho.
Patrik centra con la morte di questa donna, del
tenente.
Era il suo amante nonostante sia sposato con
famiglia.
E non è solo questo.
È un senatore che sta per essere eletto,
o per lo meno lui spera.
In nome della nostra stretta e vecchia amicizia mi
ha dato le informazioni sulla vittima chiedendomi però di
tenere il segreto e non metterlo in mezzo.
Ed io è questo che voglio davvero fare?
Tenere il segreto con la squadra su una cosa del
genere, quando di mezzo c’è un caso di omicidio?
Non l’avrei mai fatto, mai… ma
quando Shannon e Kelly sono morte mi hanno aiutato così
tanto… mi hanno sostenuto diventando la mia famiglia. Se ce
l’ho fatta lo devo anche a loro, è vero.
E in nome di quei momenti, Pat mi ha chiesto
addirittura di nasconderlo.
Come posso?
E non è forse tanto il fatto di
nasconderlo a tutti quanto a Tony.
A Tony quando mi ha chiesto cosa io avessi.
Si vede così tanto che ho qualcosa che
non va?
Non pensavo di fare espressioni particolari, forse
leggermente una più cupa del solito…
Però è una stupidaggine
chiedermi come ha fatto a capirlo.
Lui è Tony, fra tira e molla vari stiamo
insieme da molti anni davvero.
Anche se lo scopre lui ed alla fine gliene devo
parlare, va bene.
E proprio mentre lui dice la sua teoria sul fatto
che il tenente avesse una relazione segreta con un uomo sposato, io lo
penetro con uno sguardo indecifrabile ma sto zitto. Mi limito a pensare
a come diavolo io abbia anche solo potuto immaginare per un secondo di
tenergli qualcosa nascosto che mi riguarda in qualche modo.
Ormai è diventato davvero in gamba anche
professionalmente.
Ora non gli affiderei la mia vita solo
perché lo amo ma anche perché è
l’agente più valido che ho in squadra ed
è vero che sarebbe già pronto per un team suo,
però non ci penso proprio a lasciarlo andare.
Per nulla.
Deve stare con me il più possibile!
È inutile che continuo a non dir
nulla… ci arriverà presto da solo.
Ma come posso?
Lui è Patrik… è
probabilmente l’unico amico che io abbia mai avuto davvero.
Amico amico.
Non lo so, la situazione non mi piace affatto e man
mano che procedono le indagini sento sempre più qualcosa che
non mi torna. Un particolare nascosto che qualcuno si affanna a non
farmi venire a galla ma che quando scoprirò non mi
piacerà.
E il senso di frustrazione sale smisurato in me di
minuto in minuto.
Presto diventerà evidente a tutti, non
solo a Tony, che nascondo qualcosa di importante.
Ma finché non sono sicuro che sia
essenziale far sapere l’identità
dell’amante del tenente, evito.
Evito anche gli sguardi inquisitori di Tony.
Dio, come insiste… ma è
possibile che sia così ossessivo quando si tratta di me?
Lo conosco bene, certo, so che lo è e
starà alienando Ziva e McGee su ciò che nascondo.
Non gli piacerà.
Io al suo posto mi
prenderei a pugni.
Se sapessi che mi nasconde ancora qualcosa lo
strozzerei davvero ed ora mi comporto io così.
Non voglio.
Merda.
Non voglio per nulla.
Voglio solo dirglielo. Che tutto questo venga allo
scoperto, che…
- Gibbs, ma tu sai qualcosa che noi non sappiamo?
– Me lo chiede a bruciapelo una volta che riusciamo a stare
soli nella stanza delle riunioni, dove abbiamo parlato con il capo del
tenente.
È un attimo breve in cui riusciamo a
stare senza nessuno intorno, si chiude la porta dietro di sé
tenendomi dentro, quindi prima di accorgermene gli sono davanti a pochi
centimetri.
Mi perdo pensieroso a guardarlo negli occhi, a
scrutare il suo bel viso che ora esprime tutti i suoi dubbi e le sue
perplessità.
Ormai lo sa.
Perché non dirglielo?
Mi farebbe bene condividere…
Tanto sento che anche Patrik mi nasconde qualcosa.
L’ho capito a pelle quando mi ha parlato
in privato della sua relazione.
E poi ha tradito sua moglie, mia cara amica. Quando
l’ho saputo mi è piaciuto ancora meno.
Devo coprire una cosa che non mi piace e che mi sta
sull’anima?
In nome di tutto quel che lui ha fatto per me?
È questo il mio codice?
È fissando questi suoi occhi azzurri e
cristallini che mi rispondo.
È così che sono fatto.
Non posso tradire la fiducia di chi considero
speciale. Lui lo è.
Anche Tony lo è, ma in modo diverso.
Evito abilmente qualsiasi espressione e risposta,
quindi senza dargli tempo di insistere oltre annullo la distanza e poso
frettoloso le labbra sulle sue in un bacio veloce e fulmineo, non
abbiamo nemmeno tempo di approfondirlo e sentire le solite piacevoli
sensazioni che normalmente arrivano come piccole scariche elettriche.
Per di più non lo tocco.
Se lo facessi e andrei oltre baciandolo come si
deve non riuscirei a stare zitto.
Dopo di questo sguscio via aprendo la porta dietro
di lui, uscendo dalla stanza in cui lui rimane a fissarmi inebetito. So
che ora ha la conferma che so qualcos’altro, ma
arriverà il momento di porre fine a tutto questo.
Il momento è vicino ed io, lo sento
chiaramente, avrò bisogno di lui.
E so che lui ci sarà.”
“No, non ci posso
credere che mi nasconda qualcosa, davvero.
Cioè… fino a qualche tempo fa
non mi sarei stupito ma ora, dopo che è successo tutto quel
che è successo e ci siamo ripromessi di non tagliarci
più fuori da nulla, dopo che abbiamo capito sulla nostra
pelle cosa significa stare separati, dopo che stavamo impazzendo dal
dolore credendo di esserci persi… lui mi nasconde qualcosa.
No che non va tutto bene, Gibbs!
Per nulla!
Andiamo, per chi mi prendi?
Lo sai che lo so.
Cioè che so che sai qualcosa che non
vuoi che noi sappiamo, ma io non sono uno qualunque.
Non mi ferisce molto il fatto che mi chiuda ancora
una volta fuori perché so che non sarà a lungo e
che gli pesa di più a lui che a me.
So che se lo fa ha un buon motivo.
Non faccio che ripetermelo ma è
frustrante lo stesso.
Non mi piace che viva da solo una cosa
così importante da non poter essere condivisa con me.
Cos’altro c’è che
ancora non so di lui?
Non voglio che mi nasconda nulla.
Nulla.
Voglio sempre sapere tutto di lui, ogni singola
cosa, anche la più stupida.
Sono arrivato ad un livello di conoscenza che
è davvero alto, lo so, e quelli che ci circondano nemmeno se
ne rendono conto di quanto io ora lo conosca e lo capisca.
Lo maschero bene, del resto non vogliamo mettere su
piazza i fatti intimi nostri.
Però ora
vorrei poterne parlare liberamente con qualcuno, invece non posso far
altro che mascherare questo interesse e preoccupazione con la
curiosità fastidiosa ed
ossessiva tipica mia.
Mi sono sempre dimostrato così con i
fatti loro, specie con quelli di Gibbs.
Ma non hanno mai capito che natura avesse questo
mio interesse e mi sta bene così.
Ed ora Ziva e McGee esasperati non sanno come
scaricarmi, non sopportando tutte queste domande su di lui che rivolgo
a loro.
E certo, dannazione, a chi dovrei farle?
Ne parlerei con Jenny ma non
c’è più!
E in questi momenti vorrei averla qui
più che mai…
Quanto mi manca ancora, dopo tutto…
La goccia
però esce quando saputo qualcosa che
a quanto pare è grave per lui che sa qualcosa più
di noi, prende e parte spedito verso l’ascensore.
Ed ora dove diavolo va?
Non lo so e non mi interessa, io non lo mollo
specie ora che sembra successa una cosa decisiva.
Sono sul punto di capire di cosa si tratta, cosa
nasconde.
E lui è sempre più nero ed
esasperato.
Ha sempre più bisogno di me ma quando
faccio per seguirlo lui prorompe col suo vocione seccato che non
ammette repliche, che nessuno deve muoversi da qui.
Ma che diavolo dice?
È matto?
Lui è in quelle condizioni dopo una
giornata di stranezze continue che vanno sempre peggio e dovrei
lasciarlo andare da solo… dove?
Eppure se ne va davvero sparendo dietro alle porte
che si chiudono, lasciandomi qua con gli altri allibiti davanti alla
scena.
Come può chiedermelo?
Torno a sedermi stizzito sbattendo le mani sulla
scrivania, quindi con un aria apertamente seccata ed infastidita mi
limito solo a dire:
- Ok, ora sono ufficialmente curioso! –
Non so nemmeno cosa
dicono e fanno gli altri, la verità è che ho detto la prima
cosa che mi capitava per giustificare questo mio gesto impaziente.
Non mi piace, non mi piace e NON MI PIACE!
Gibbs. Che diavolo ti succede?
Permettimi di starti vicino, so che ne hai bisogno.
Lo so.
La sorpresa non è poca quando scopro di
cosa si trattava…
LUI che nasconde una cosa simile?
Certo, era un suo caro amico e se l’ha
aiutato significa davvero che il loro legame doveva essere speciale e
ci credo, per carità… però in questo
caso ci sono un sacco di cose che non quadrano ed ora che spunta fuori
il senatore Kiley in qualità di amante del tenente e suo
amico, la cosa non è che mi puzza ma mi manda in allarme
rosso!
Da un lato posso essere soddisfatto dei miei sensi
che non mi hanno tradito.
Poco prima che venisse fuori che l’amante
fosse lui l’avevo scoperto io da solo, ma sapere che Gibbs lo
copriva perché è suo amico mi fa male.
Mi fa male perché significa che conta
così tanto per lui da passare sopra alle sue regole sul
lavoro, qualcosa di sacro.
Io lo conosco davvero così bene, il mio
uomo?
In questo momento vorrei poterlo gridare ai quattro
venti che lui sta con me.
Vorrei.
Specie alla luce di questi nuovi personaggi
così tanto amici suoi, il senatore e sua moglie Lynn, che mi
lasciano perplesso e senza parole.
E lei… lei davvero non dovrebbe essere
una sua ex?
Bè, anche se lo fosse non avrebbe
importanza, ormai.
Anche io ne ho avute migliaia di donne.
Ad essere stato coperto è stato il
senatore, non lei.
Non so se la cosa mi rincuora o fa peggio.
Vorrei solo avere un po’ di dannatissimo
tempo per poter stare con lui e chiedergli…
chiedergli… cosa?
Cosa gli chiederei, poi?
Voglio solo che torni da me e che mi parli. Mi
parli di quello che non mi ha detto e che invece è
così importante.
Che tiri fuori questi sentimenti che lo stanno
divorando facendolo diventare intrattabile.
Gelosia?
Si, c’è di sicuro,
ovvio… ma la verità è che non ho
nemmeno tempo di alimentarla visto come stanno correndo le cose e come
sta lui.
Sempre peggio.
L’unico momento disponibile che si crea
è quando io e lui ci troviamo soli a controllare lo studio
del suo amico, ora sospettato ufficialmente.
Ci chiudiamo la porta mandando via il suo capo
staff, quindi non mi metto nemmeno a guardarmi in giro o ad aprire
cassetti che glielo chiedo subito fissandolo inquisitorio e diretto,
senza il minimo timore. In qualità di fidanzato e non
sottoposto.
- Quando pensavi di dirmelo? – Direi che
è un brutto colpo per me se non avessi altre
priorità.
Aiutarlo.
Perché lo vedo lontano un miglio che ne
ha bisogno.
Ha bisogno di me, del mio sostegno.
Vorrei aver tempo di fargli una scenata di gelosia,
di arrabbiarmi con lui per quel che ha fatto, ma ora come ora voglio
solo che mi parli e mi dica…
- E’ venuto fuori, no? –
E’ ancora serafico e non aggiunge molto altro. Evita di
guardarmi. Lavora con gesti secchi e bruschi. Rovista in quel che
capita cercando fra i vari posti possibili armi del delitto.
Stringo le labbra contrariato, quindi piego la
testa di lato e metto le mani ai fianchi dimenticando completamente lo
studio e i miei compiti.
Fino a quanto farà finta di nulla mentre
in realtà è mangiato dai dubbi e dalla delusione?
- Gibbs! – è un tono
ammonitore quello che mi esce e forse non l’ho mai usato con
lui, di solito è lui che lo fa con me.
Non ho tempo di aggiungere altro che alza la testa
stizzito e svelto, finalmente mi guarda. All’inizio ha uno
sguardo duro e seccato ma poi incrociando gli occhi chiari coi miei si
ammorbidisce impercettibilmente lasciandosi sfuggire un sospiro stanco
e frustrato.
- Non ora, Tony. Ne parliamo a casa. –
non è una richiesta o una proposta, è
semplicemente quel che faremo, punto e basta.
Non sindaco su questo ordine, per una volta, e,
sempre per una volta, lascio docilmente che faccia ancora di testa sua.
Che continui pure come vuole, poi quando
esploderà e starà male e non ce la
farà più, quando sarà da raccogliere,
io ci sarò.
Solo che volevo notasse il mio cambiamento.
Un tempo, in questa situazione, sarei stato solo
geloso marcio ed inistente da morire.
Ora sono solo preoccupato per lui.
Scuoto il capo in un misto indefinito fra i molti
pensieri che ho e i mille sentimenti contrastanti che sento, quindi
decido di assecondarlo e dargli tregua distogliendo io per primo lo
sguardo, rimettendomi al lavoro.
Io ci sarò per te, Gibbs. Sempre.
Ci sarò sempre.
Qualunque cosa tu potrai mai fare o farmi.
Sarò sempre incondizionatamente dalla
tua parte.
Lì, con te.
A sostenerti e raccoglierti quando ti
servirà.
Perché so che tu farai lo stesso con me.
Sempre.
Quindi io ora sono qua.
Lo sai?”
“Distrutto.
Ecco come ne esco da questa storia.
Possibile che di quelli a cui tenevo non si sia
salvato nessuno?
Nessuno che non sia caduto.
Caduto tradendo, usando, pugnalando…
uccidendo…
Tutti colpevoli… tutti colpevoli?
Era questo che non mi convinceva?
Persino sua moglie… Lynn… lei
che quando è morta Shannon…
Oh, basta, non ho la forza di pensarci, di
ricordare quanto io dovessi a loro, quanto ci fossi legato…
io legato a qualcuno come raramente ho potuto fare in vita mia.
E questa fiducia ora tradita.
Da lei che ha ucciso quella donna e da Patrik che
mi ha usato dall’inizio per coprire tutto, per cavarsela, per
farcela lo stesso…
Commettendo anche lui, alla fine, un crimine.
Cadendo.
E cosa dovrei fare ora, a questo punto?
Chiedono il mio perdono.
Il mio perdono?
Ad un tradimento di questa portata che perdono
potrei porgere loro?
Perdono… non sono mai riuscito a darlo.
Solo con una persona ce l’ho fatta.
Ed è l’unica di cui potrei
ancora, nonostante tutto, fidarmi.
Nessuno più.
Solo lui.
Lui che non mi ha mollato un secondo lasciandomi
fare a modo mio, tentando di aiutarmi ma permettendomi di agire come
volevo.
Senza abbandonarmi.
Senza tradirmi.
Rientro in casa stanco e distrutto, dentro e fuori.
Non penso di essere mai arrivato a questi livelli,
nell’ultimo periodo.
Se non quando ero lontano da Tony, ovviamente.
Mi sento come se mi avessero camminato sopra.
Non ho nemmeno voglia di lavorare alla barca per
distrarmi.
Niente.
Solo una cosa potrebbe aiutarmi, farmi respirare di
nuovo, ridarmi un po’ dell’anima che mi hanno
calpestato appena ora.
Mi lascio pesantemente cadere sul divano senza
cercarlo o guardarmi intorno.
Non dico nulla.
Appoggio la schiena e abbandono la testa dietro di
me, sullo schienale, mi copro gli occhi chiusi con la mano, allungo le
gambe davanti a me.
Respiro.
Faccio respiri profondi cercando di scacciare
l’espressione di Patrik e Lynn, di non ripercorrere tutto
quello che ci ha uniti, che abbiamo sempre fatto l’uno per
l’altro, che poi è successo.
Cerco di non chiedermi cosa significhi
‘amicizia’, ‘fiducia’,
‘rispetto’,
‘lealtà’…
Non voglio.
Non voglio dirmi per l’ennesima volta che
non esistono, che sono uno schifo e che non ne vale la pena. Che tutti
hanno una parte doppia, una dualità, un lato oscuro pronti a
tirare fuori per tradire chi si ama...
Non voglio.
Anche perché non è del tutto
esatto.
Un eccezione, anche se è una sola, ce
l’ho perfino io, ormai.
E questa eccezione si avvicina stranamente
silenzioso dietro di me ed al divano in cui sono messo quasi disteso,
senza dire niente, per una delle rare volte in vita sua; mi appoggia
una bottiglia fresca sulla mano nel viso, quindi la prendo sapendo che
si tratta di una birra e quando abbasso il braccio appoggia le sue
sulle mie spalle cominciando piano a massaggiarmi sommessamente.
È bravo, lo so, visto che per rimorchiare meglio ha voluto
imparare anche questa particolare ‘arte’, come la
definisce lui.
Ma ora non lo fa
per sedurmi o che, solo
per farmi sentire che è qui e che mi aspettava.
E che mi sostiene.
Se dicesse qualcosa scherzando come suo solito
andrebbe bene lo stesso ma così è ancora meglio.
Lui e basta, senza maschere o bisogni di far ridere
qualcuno, di sdrammatizzare o alleggerire nulla.
Lui.
Semplicemente lui.
Lui che amo e che, come immaginavo, mi
dà sollievo solo perché c’è
e mi tocca leggero le spalle.
Lascio la birra fra le dita, appoggiata sulla
gamba, dimenticandola.
Mantengo gli occhi chiusi per un po’
scacciando tutta la frustrazione di questi giorni e mi concentro su di
lui.
La mia eccezione che poteva farmi scenate,
infuriarsi e litigare con me.
Lui che invece non fa nulla e mi aspettava con
pazienza, poco da lui, forse, senza però avermi mai
abbandonato un istante per tutto il caso, anche quando sono stato io a
lasciarlo in parte.
Pentendomene.
Forse ora sarebbe diverso se l’avessi
condiviso con lui, tutto questo.
Perché ora sono più leggero.
Ora riesco di nuovo a respirare e non ho
più pesi insopportabili addosso che mi schiacciano.
Ora potrei anche alzarmi da qua.
Così
apro lento gli occhi e trovo subito i suoi, in piedi dietro di me, al
contrario rispetto alla mia posizione, che mi guarda
intensamente con un sentimento di pazienza che non penso di avergli mai
visto.
Potrebbe essere un ‘te lo avevo
detto’, ma non di quelli che danno fastidio.
Forse è più un ‘ed
ora sono qua!’.
Mi sta bene.
- Sei la mia eccezione. – Esordisco
così a bruciapelo, sussurrando appena udibile.
Non fa segni interrogativi col viso ma non
distoglie i suoi occhi azzurri e caldi dai miei, mi accarezza
l’anima.
- Non potrei chiedere di meglio! –
Ribatte scherzando appena, accennando ad un sorriso che però
ha del tenero.
Allora alzo l’altra mano e prendendogli
una delle sue dalla mia spalla, lo tiro deciso giù
chinandolo a forza su di me, non sono eccessivamente brusco.
Mi asseconda.
Quindi concludo.
- L’unico di cui ormai mi fidi ciecamente
fino in fondo. Al cento per cento. –
È su questo mormorio che gli blocco la
parola con le mie labbra intrecciandole lento e bisognoso alle sue
calde e umide che si aprono subito, dandosi a me così come
siamo, al contrario, scomodi ed in una posizione strana.
In un attimo le lingue si vanno incontro trovandosi
ed intrecciandosi, dandomi subito quel fuoco, quel formicolio, quella
sensazione bruciante e viva che cercavo da tutto il giorno, che mi
mancava e che mi necessitava. Quelle piccole piacevoli scariche
elettriche.
Solo lui poteva rigenerarmi.
Fra noi due quello che non potrebbe mai stare senza
l’altro sono io.
Ma so che non mi lascerà mai.
Lo so.”