CAPITOLO
VII:
QUESTO
MI BASTA
/
Hysteria - Muse /
“E'
da molto che non mi sentivo così incazzato!
Ma
si può?
Mi
hanno usato come esca!
Io
potevo rimetterci la vita, là dentro, oggi, e non solo
qualche brutto livido!
E
QUELLO mi stava solo usando come esca per i suoi comodi, per
scoprire... che diavolo, poi?
Dov'è
la falla nel sistema?
Non
ha ancora trovato la sua dannatissima talpa ed allora mi usa
così come gli pare, senza nemmeno informarmi, chiedermi un
parere, avvertirmi, almeno...
Io
pensavo di andare a fare una semplice esercitazione per mettere alla
prova la base e poi tutto improvvisamente mi si rivolta contro.
Ma
chi pensa che io sia?
Me
la sono vista brutta e anche grazie a Ziva che invece di fermarsi
quando eravamo stati presi, ha giocato a Fight Club mettendo anche me
ulteriormente nei guai!
Se
fosse stata ferma almeno non mi avrebbero colpito così forte
nella nuca facendomi svenire!
Ho
visto le stelle, i pienati e le galassie, porca miseria!
Ancora
adesso ho la testa che mi scoppia!
E
quando tutto quel casino finisce qualcuno ha la brillante idea di dirmi
cosa fosse e perchè il nostro piano è andato
proprio in una direzione decisamente opposta?
No!
Devo
venire a scoprirlo da solo!
Mi
sembra giusto!
Quel...
quel dannato... quel direttore del diavolo mi ha usato come esca per
far venire allo scoperto la spia, sperando che così si
rivelasse, forse, non lo so... ma dico io... si può?
Poteva
anche andare bene se però mi avessero avvertito!
E
invece no!
La
prima sbottata mi esce con Ziva, quindi se ne va seccata anche lei
dalla mia reazione che non vedeva da molto e mi ritrovo giù
da Duky dove dovrebbe esserci anche Gibbs.
Si
sente che Jenny non c'è più, dannazione!
Si
sente perché se ci fosse stata sono certo che tutto sto
casino non sarebbe scoppiato per il semplice fatto che anche se avesse
pensato di usarmi, me l'avrebbe per lo meno chiesto, come ha fatto con
la Granuille!
Che
fastidio!
Che
fastidio tremendo!
Non
posso sopportarlo...
Entro
a passo di carica nella sala autopsie e li trovo entrambi a parlare.
Si
fermano e mi guardano, quindi io comincio a ruota libera esprimendo con
un linguaggio da scaricatore di porto che Duky riprende, tutta la mia
frustrazione e la mia rabbia repressa.
Esce
come un fiume e mentre loro mi guardano stupiti così fuori
di me, per lo meno Duky lo è, Gibbs è enigmatico
come al solito, non mi interrompono finché non chiedo al
culmine di chi diavolo sia stata questa brillante idea! Mi sembrava una
domanda retorica visto che ero certo fosse stato Vance ma la risposta
di Gibbs mi impietrisce di brutto:
-
Sono stato io. - Lo dice piano e penetrante, come a sfidarmi a
prenderlo a pugni come minacciavo di fare.
So
che non ha paura, che sa che non lo farei mai, ma in questo momento
mentre un pugnale mi trapassa togliendomi il fiato e facendomi stare
male come prima ancora non ero stato, nella testa qualcosa esplode
davvero.
Non
ce la faccio più.
Ho
capito bene?
Sto
zitto ed inghiotto.
L'istinto
di continuare ad urlargli dietro ancora più forte mi invade
facendomi quasi tremare, ma cerco con tutti i residui delle mie forze
di trattenermi. Sto fermo. Tendo i muscoli davanti a lui, lo fisso
serio e teso mentre contraggo la mascella e i miei occhi diventano di
fuoco così come il mio viso arrabbiato.
Cosa
dovrei fare ora?
È
il mio capo e il mio uomo e mi ha appena detto di avermi usato lui come
esca per questa operazione!
E
non gli è nemmeno mai venuto in mente di dirmelo in tutto il
tempo che passiamo insieme!
-
Ancora peggio! Questo rende ancora più grave la questione! -
Dico solo ancora di pietra mentre faccio una grande fatica a non dirgli
ben altro!
Il
sangue mi ribolle nelle vene ed io non ce la faccio più a
stare qua così con lui che mi fissa sfidandomi ad insultarlo
ancora.
Vorrei
farlo... oh, se vorrei farlo, ma in mezzo al casino micidiale che
c'è nella mia testa, fra la grancassa e la tromba,
probabilmente, una vocina mi pare mi stia dicendo che se l'ha fatto un
buon motivo ci deve essere.
Anche
se c'è non mi andrà giù facilmente!
Finalmente
si degna di spiegarmi e dai discorsi che escono anche con Duky viene
fuori il problema Lee.
È
QUELLO il discorso.
Bene.
Ottimo.
E
chi ci è andato di mezzo, questa volta?
Io!
Stavo
per fare la fine di Langer solo che questa volta avevo l'autorizzazione
di Gibbs per finire all'altro mondo, no?
Che
fastidio...
Mentre
viene espressa a fondo la questione ed io stesso alla fine partecipo
alle teorie e alle idee per farla venire una volta per tutte allo
scoperto, mi calmo un po' placando la mia ira funesta ma so che in
realtà il problema non è risolto e la questione
è solo rimandata.
Centriamo
solo io e Gibbs e a questo punto non ha più senso parlarne
qua, però riuscire ad arrivare a fine giornata
sarà davvero un impresa impossibile!
Ho
una voglia di gridare!
Il
fatto che sia stato lui è ancora peggio... come ha potuto
non dirmelo?
Anche
Ziva è stata usata come me, possibile che non se ne sia
risentita?
È
così abituata a situazioni simili?
Io
sono abituato ad essere informato, prima di rischiare la vita per conto
di una missione dell'NCIS!
No
decisamente, se pensa di passarla liscia si sbaglia. Può
essere giustificato quanto vuoi ma viviamo insieme, non può
asciugarsela così!
Vedrà
ben stasera a casa!”
“Una
delle giornate più dure di questo ultimo periodo ha fine.
Certo ne ho passate di peggio ma anche di meglio.
E
questo peggio è portato dal fatto che ho dovuto agire
tenendogli nascosto che lo stavo usando come esca per far uscire Lee
allo scoperto. Non ha nemmeno funzionato, abbiamo solo avuto conferma
che la spia c'è ancora.
Grande.
Lo
sapevo già!
Entro
in casa da solo poiché Tony quest'oggi era con la sua auto e
mi ha preceduto.
Butto
le chiavi sul tavolino d'ingresso e mi tolgo la giacca appendendola
distrattamente mentre con lo sguardo cerco in fretta la sua figura
snella e atletica che magari gira mezzo nudo per casa per farmi
dispetto.
Certo
perchè so bene che prima mi provocherà facendomi
venire voglia e poi per vendicarsi mi dirà di no!
Non
posso biasimarlo, in fondo non gli ho detto nulla e so di non essermi
comportato bene nei suoi confronti, ma oggi ho dovuto fare il capo,
come faccio sempre del resto, con la differenza che ho anche dovuto
dimenticarmi di essere il suo uomo.
Non
mi è piaciuto affatto ma certe volte si devono fare cose che
non si è fieri e che nemmeno si vogliono.
Sospiro.
Di
lui non c'è traccia, solo la sua auto parcheggiata fuori.
Scuoto
la testa e proprio mentre sto per entrare in cucina per prendermi una
birra, ne riesco girando la testa di scatto.
Diavolo,
come lo coysco!
Eccolo
là che scende le scale tutto bagnato con solo un asciugamano
alla vita.
Ha
un passo sostenuto e l'aria ancora incazzata nonostante poi abbia
collaborato con noi per fare il piano che dovremo attuare.
Voleva
che glielo dicessi prima, gli sarebbe andato bene venir picchiato se
glielo avessi detto.
È
che proprio io gli ho tenuto nascosto questo e lui non ci vede
più.
Mi
fermo a fissare il suo corpo che mostra con nonchalance mentre mi passa
davanti entrando a sua volta in cucina così conciato. Non mi
guarda nemmeno, mi ignora del tutto e non mi saluta manco di striscio.
Scuoto
ancora la testa mentre sospiro paziente.
È
sempre lui.
Il
solito Tony.
Quando
prima l'ho visto infuriato mi è venuto un colpo, era da
molto che non lo vedevo così e non mi piace mai anche se da
un lato è anche divertente.
Di
solito fa sempre molta attenzione al suo linguaggio, quando si arrabbia
sul serio diventa un altro scaricando una marea di parolacce al
secondo. Si vede la sua vera faccia e devo ammettere che la trovo
addirittura più sexy delle altre.
Però
ora devo sudarmi la sua pace!
Con
un ghigno che sa di divertimento e di sfida insieme, entro a mia volta
nella stanza che mi lascia sempre certi ricordi particolari riguardo
noi due. L’abbiamo fatto un sacco di volte in cucina.
Lo
guardo prendersi una birra dal frigo e quando sta per chiudere la porta
io gli arrivo dietro e la fermo riaprendola, infilo il braccio
dall'altra parte e prendo una bottiglia per me in una specie di
abbraccio per dietro. Appoggio di proposito il petto alla sua schiena e
sfioro il suo orecchio con la bocca.
Lui
si irrigidisce mentre mille brividi lo percorrono, quindi accentuando
il ghigno mi separo e lascio che la porta si richiuda.
Mi
allontano appoggiandomi al tavolo e piego la testa di lato osservandolo
voltarsi verso di me dritto ed impettito.
Fa
ancora l'arrabbiato ma penso che le sue difese crolleranno presto...
Lo
conosco.
Tony
mi fissa a sua volta ed ha uno sguardo torvo che cerca di controllare,
poi con sufficienza fa finta di ignorarmi uscendo dalla cucina senza
dire nulla.
Lo
seguo con gli occhi e lo vedo aprirsi la birra e berne un sorso.
Dopo
di che va allo stereo che ha accuratamente portato lui dal suo
appartamento, dice sempre che ha un impianto surround da paura e che
ora che non ha vicini può usarlo al meglio.
Ogni
tanto l'accende assordandomi ma mi rifugio nel seminterrato per
esternarmi dal suo solito casino.
Ora
non posso certo far così.
Dovrò
sopportarlo.
Sarà
faticoso, specie per le mie orecchie... sicuramente metterà
su qualche gruppo recente pazzo ed urlante solo per torturarmi.
Sa
che è un braccio di ferro fra noi due ma non sarò
io a cedere per primo.
Bevendo
a mia volta la birra mi va quasi di traverso quando sento cosa mette
su.
Il
gruppo ovviamente non lo conosco ma la musica che si espande a tutto
volume per le mie povere mura, è urlante ed allucinante, per
i miei gusti!
(Si
tratta proprio di Hysteria dei Muse N.d.Aka)
Vado
di là con l'istinto di togliere quella robaccia ma mi fermo
subito.
Non
posso o l'avrebbe vinta lui.
Quindi
questa volta mi appoggio allo stipite della porta e rimango ad
osservarlo insistente e penetrante. Non ci si sente a disagio e so che
gli piace quando faccio così, ma non dà a
vederlo.
Va
poi all'armadietto e prendendosi della cioccolata, che non so come
faccia ad associare alla birra, si siede sul divano morbidamente, alza
le gambe sul tavolino, appoggia sullo stesso la birra, con una mano
regge la tavoletta che si succhia, (ebbene s! Se la succhia!) e con
l'altra sfoglia una rivista di macchine che ha messo sulle cosce.
L'asciugamano dalla vita si molla un po’ e si apre sulle
gambe scoprendogliele un po'.
Non
mi perdo nemmeno un dettaglio, persino i suoi capelli bagnati che gli
stanno più abbassati catturano la mia attenzione.
Nell'insieme
è davvero una gran bella visione.
Una
visione che mi pianta il muso infantile!
È
un bambino capriccioso e i bambini capricciosi vanno educati come si
deve!
Però
da come succhia quella cioccolata direi proprio che non lo è
poi così tanto, bambino!
Inghiotto
a vuoto e a distrarmi arriva la suoneria del suo telefono che squilla
accanto a me, nel mobile dove è a caricare.
Alzo
un sopracciglio ironico.
Questo
arriva a pennello!
Con
aria seccata si interrompe e alza lo sguardo verso il suo cellulare,
quindi contrariato mette da parte la rivista e con la cioccolata in
mano si alza venendomi vicino. Fa ancora finta di nulla, prende
l'apparecchio e risponde.
I
miei occhi scendono sul suo corpo vicino a me e vedono.
Vedono
un panorama dannatamente invitante!
Non
lo posso non cogliere... guarda qua come l'asciugamano gli sta
scivolando lentamente via... e lui che ha le mani occupate non lo
può fermare... bè... basterebbe un dito, una
leggera pressione e...
Senza
pensarci oltre lo faccio, infilo l'indice nella fessura fra la sua
pelle ed il telo che si sta sciogliendo, quindi tiro appena e lui, che
mi dà le spalle pericolosamente, lo sente cadere ai suoi
piedi.
Mi
riempio gli occhi della vista che ora si presenta al completo e
probabilmente mi brillano pericolosamente.
Il
ghigno di malizia di prima ora è davvero ben visibile sulle
mia labbra e mentre lo sento parlare secco e sbrigativo al telefono, io
muovo un passo appena dietro di lui, non lo tocco col corpo ma prendo
con la mano il polso che stringe quella cioccolata mezza mangiata,
quindi metto le mie labbra sopra e faccio esattamente la stessa cosa
che stava facendo lui.
La
succhio.
Lo
sento trattenere il fiato, quindi si gira e smette di parlare.
Dall'altro capo lo chiamano ma lui ormai non ascolta più,
quindi con aria stralunata chiude la comunicazione e spegne il
cellulare, lo rimette dov'era prima e accorgendosi della situazione
allucinata si gira e mi fissa con fatica indeciso sul da fare.
Da
un lato vorrebbe continuare a fare l'incazzato ma dall'altra sarebbe
così facile ora cedere e sancire una fine giornata
terribile.
Mentre
succhio la sua tavoletta dolce che si scioglie in bocca, sposto i miei
occhi sul suo viso che ora mi è vicino. Noto tutti i
particolari che lo compongono, specie il suo viso dove un brutto livido
lo macchia. Oggi ci sono andati giù pesanti. Anche dietro la
nuca so che ha una brutta botta.
Questo
mi turba, non mi piace che sia ridotto così, che gli abbiano
fatto male per colpa mia ma so che certe cose sono necessarie. Non ho
solo lui, ho anche molte altre responsabilità.
Quel
che ho fatto andava fatto, lo so.
Però
vederlo con questi lividi sul suo bel viso non mi piace.
Smetto
di mangiare, poso la birra a mia volta accanto al suo telefonino e
metto l'altra mano sul suo fianco attirandolo a me. Continuo a tenergli
il polso. Lui sta fermo, stranamente in silenzio e ancora indeciso ma
serio.
Mi
fissa penetrante mentre si chiede cosa sia meglio fare.
Questa
volta sarò io a decidere per te.
Tu
rimani pure come sei, nudo e senza una sola maschera.
Qualunque
cosa tu faccia, ora, mi andrà bene.
Al
resto penso tutto io.
Ti
chiedo solo di lasciarmi fare e di avere fiducia in me, come ce l'hai
sempre.
Ora
ancora una volta.
So
che me la darai.
Avvicino
il viso al suo ulteriormente e rimaniamo a fissarci per un attimo, poi
con voce bassa e penetrante sussurro quasi sulle sue labbra:
-
Non essere arrabbiato. Non mi è piaciuto fare ciò
che ho fatto. Ma lo sai che non sono solo il tuo uomo. - Con questo
dico tutto. Lui sa che io intendo anche il fatto che di norma lo metto
sempre sopra tutti ma che ci sono volte in cui non posso. Sa che mi
pesa e mi costa, che non vorrei ma che a volte devo ed è
inevitabile.
Sa
anche che non so chiedere scusa perchè non mi pento mai
delle cose che faccio. Però non sempre mi piacciono.
Lui
ascolta e pensa probabilmente a tutto questo, quindi dopo un attimo
annullo la breve distanza rimasta e poso le labbra sulle sue. Sappiamo
entrambi di cioccolata e birra, ci passiamo il sapore e devo ammettere
che ha ragione... ha una sua bontà quest'associazione di
gusti insolita!
Però
preferisco di gran lunga il suo.
Chiudendo
gli occhi apro maggiormente le labbra fuse con le sue, lo obbligo a
fare altrettanto e non oppone molta resistenza. Si limita a lasciarmi
entrare con la lingua per cercare la sua. Non mi viene incontro ma la
cosa mi piace lo stesso e una volta che lo trovo, lo stuzzico
finché non riesce a stare più fermo e la sua
fortezza crolla quando finalmente risponde al bacio con un certo
trasporto crescente.
Ora
posso mollargli il polso e senza aspettare un attimo corro con le mani
sul resto del suo corpo, scivolando dietro la schiena e sui suoi glutei
che attiro a me con decisione, premo il bacino contro il mio e i
vestiti che mi rimangono addosso mi danno un gran fastidio.
Mentre
il bacio viene approfondito e ci premiamo l'uno sull'altro, mi circonda
il collo con le braccia, poi scende e pensa lui a liberarmi dagli
indumenti che ci ingombrano.
Lo
fa svelto e con una certa esperienza.
Devo
ammettere che la maestria che mette sempre nel spogliarmi dovrebbe
averla in altri campi e sarebbe perfetto!
Quando
mi toglie la parte inferiore comincia ad occuparsi del mio inguine e
con soddisfazione sento subito il piacere inondarmi. Già
bastava poter occuparmi liberamente di lui, ma questo è un
regalo che non so se mi merito...
Comunque
lo lascio fare di gran lunga contento.
Le
sue mani esperte mi provocano presto un’eccitazione diversa
dalle solite perché non è spesso che facciamo
l'amore dopo aver litigato. Anche se questo non è stato
proprio un litigio. I nostri stati d'animo sono comunque particolari,
specie il suo, e so che ne abbiamo bisogno.
Sopra
tutto, però, lo voglio.
Lo
voglio subito.
Di
volta in volta è sempre diverso ma quando riesce ad
accendermi così, fare l'amore con lui è forte e
sconvolgente. Mi dà alla testa e finisco per non
controllarmi.
Per
volerlo e per prenderlo così come sono, senza perdere tempo.
Ecco
perchè dopo che mi ha provocato troppo eccitandomi con la
chiara intenzione di farsi prendere così e subito, lo spingo
svelto verso il divano a pochi metri, lo faccio appoggiare allo
schienale piegandolo e non ci metto poi molto a prepararlo visto quanto
anche lui è già eccitato e pronto.
Penso
di non distinguere nemmeno più questi folli battiti, siamo
già un tutt'uno e insieme alla testa e al sangue, sembra
debba esploderci tutto subito.
Entro
in lui senza aspettare, ricordandomi la sensazione che ho avuto oggi
mentre sapevo che gli stavano facendo del male per colpa mia, quasi
sotto i miei occhi... quasi per mio ordine... no, non è
stato così, però mi sono sentito come se fossi
stato io stesso a picchiarlo.
Non
volevo però sapevo che dovevo.
Spero
di non sentirmi più così.
È
stato terribile.
Ma
ora è qua e mi ha perdonato.
È
qua ed è ancora mio.
Mio
e basta.
È
così che nelle spinte sempre più veloci e forti,
insieme ai nostri gemiti di piacere che si fondono come i nostri corpi,
che veniamo insieme.
Insieme
in un senso liberatorio unico, sospirando, tendendoci, tremando
addirittura, cercando più contatto.
Stringiamo
gli occhi catturando questo momento, il migliore della giornata.
È
stata dura ma se ho la garanzia che tutti i miei giorni possono finire
così, allora andrò avanti ancora sperando sempre
di arrivare a sera insieme a lui.
Perchè
è questo tutto ciò che mi basta, ora.
Dopo
una vita di ricerca, è qua che voglio fermarmi.
Con
lui.
-
Cerca di dirmi tutto, però… anche se ti
è difficile… - Mormora roco girando la testa
verso la mia. Lo fisso da vicino sfiorando la bocca con la sua, quindi
sussurro allo stesso modo, ansimante ed eccitato come lui, coi corpi
madidi di sudore mentre reggo il suo sfinito fra le mie braccia:
-
Ci proverò… - In fondo è il minimo
dopo ciò che gli ho fatto passare. Almeno questo glielo
devo.”