CAPITOLO
II:
GRIDO
D'AIUTO
/Freestyler
- Bomfunk MC’s/
Grazie
alle informazioni ricevute, anche se non erano state specifiche, Mac
riuscì a trovare la banda del fratello del ragazzo.
I
Tanglewood Boys erano una gang piuttosto famosa in quel quartiere
pericoloso e malfamato di New York, dove si erano trovati ad indagare.
Secondo le informazioni trovate, gli Scorpions erano stati da sempre i
nemici giurati dei primi, ma non avevano mai prevalso uno dei due
gruppi fino a quel giorno, in cui avevano trovato morto il capo degli
scorpioni.
I
Tanglewood Boys erano composti da un paio di ragazzi fra cui spiccava
Louie Messer ed un certo Tony Sassone.
Ovviamente
di danni ne avevano già combinati in abbondanza.
Accompagnato
da Stella, anch’essa incaricata del caso, andarono con una
certa discrezione a dare un’occhiata a questi fantomatici
Tanglewood con la speranza di trovare qualcosa con cui incastrarli o
che confermasse che fossero effettivamente stati loro.
Non
avendo prove concrete non avevano ottenuto nessun mandato,
così potevano solo seguire lo spunto lasciato dal ragazzo di
nome Danny.
Per
tutto il tempo della ricerca, Mac aveva avuto in testa quel giovane,
quello sguardo finale quasi disilluso e spento con cui
l’aveva guardato. Ed il tormento cui era stato preda era ben
nitido, ancora, insieme all’odio visto nei suoi occhi.
Una
tigre in gabbia, l’aveva visto così, dentro alla
sala interrogatori… forse lo era anche nella sua vita, al di
fuori del dipartimento.
Il
primo posto dove erano andati a controllare era, naturalmente, casa
Messer. Parlare direttamente col fratello sarebbe stata la cosa
più sensata… magari per proteggere il fratello
già accusato in precedenza, quel Louie avrebbe parlato.
La
speranza però si spense immediatamente quando ad aprirgli
era stato Danny.
Appena
Mac e Stella lo videro tutto parve terribilmente chiaro.
La
postura tutta ricurva con le braccia istintivamente a proteggere il
ventre parlava chiaro ma ancor di più il suo viso pieno di
lividi. L’occhio nero, il sopracciglio ed il labbro spaccato,
il naso aveva appena finito di sanguinare.
Quando
Danny li vide riconoscendo Mac impietrito davanti a quella visione, si
irrigidì chiudendosi a riccio ancor prima di parlare. Con
sguardo cupo disse rabbioso:
-
Cosa diavolo vuoi ancora da me? Non ti è bastato stamattina?
- Erano passate poche ore… possibile che in quel lasso di
tempo l’avessero già ridotto a quel modo?
“Dovevo
tenerlo in arresto anche se non lo era… sarebbe stato al
sicuro…”
Fu
questo il pensiero che Mac ebbe mentre registrava le parole del ragazzo
pestato e malconcio. Parlava a fatica.
-
Chi è stato? - Fu quella la prima domanda spontanea che gli
venne da porgli, era così chiaro cosa fosse
successo… per vendicarsi del fatto che secondo loro lui
aveva parlato con la polizia, l’avevano picchiato per fargli
passare la voglia di rifarlo.
Cosa
gli avrebbero fatto, allora, se l’avessero visto parlare con
lui una seconda volta? Il pensiero l’attraversò
troppo veloce e così come arrivò se ne
andò insieme alla rabbia che cominciò a montargli
dentro.
-
Non te ne frega! Non sono cazzi tuoi! Nulla di tutto ciò lo
è! Vattene! VATTENE DALLA MIA VITA! NON VEDI COSA MI HAI
GIA’ FATTO? NON TI BASTA? - Nel rispondergli si era scaldato
ulteriormente mettendosi a gridargli infuriato. Sbatteva il pugno
contro la porta per evitare di tirargliene a lui e Stella stessa
impietrita non riusciva a dire nulla. Osservava sconcertata la scena
mentre sapeva, sapeva bene qual era ora lo stato d’animo di
Mac.
L’uomo
più grande rimaneva immobile con aria sempre più
seria e cupa ad ascoltare e guardare lo sfogo del ragazzo che tremava
da capo a piedi per la rabbia ed i dolori.
Come
poteva arrivare il genere umano a tanto?
-
E’ stato tuo fratello, vero? - Sibilò a denti
stretti trattenendo a stento la sua ira che montava.
-
HO DETTO DI ANDARTENE, PORCA PUTTANA! MI UCCIDERANNO SE MI VEDONO
PARLARE CON TE ANCORA! - Gli occhi lucidi di un misto fra la paura,
l’odio e il panico stesso. Non sapeva più cosa
provava di preciso, sapeva solo che stava male e che stava per
impazzire.
Mac
lo capì perfettamente ma non poteva permettere che tutto
quello accadesse proprio sotto i suoi occhi, che quella gente rimanesse
impunita, che la passasse liscia…
-
Voglio parlare con Louie, sono venuto per questo. È qua?
Fammici parlare! - Disse imperterrito sempre mantenendo una falsa
freddezza pronta ad esplodere. Gli occhi due lame azzurre.
-
Cosa sai di lui? - Si placò cercando di ragionare in mezzo a
quel caos, la testa gli esplodeva. Cosa aveva scoperto?
-
E’ qua? - Chiese imperterrito spingendolo da parte per
entrare e cercare il fratello nella speranza di trovarlo e potergliene
dire un paio.
Danny
lo seguì come un forsennato, seguito a sua volta da Stella
che sperava vivamente non ci fosse nessun altro in casa. Se Mac avesse
trovato chi cercava in quelle condizioni, probabilmente si sarebbe
dimenticato delle regole… e non poteva assolutamente
permetterselo.
-
No, no che non è qua! Non puoi rovistare come ti pare!
Vattene o ti butto fuori io a calci! Non voglio più avere
niente a che fare con te! Niente! - ancora agitato cercava di non
urlare più ma la tensione che gli attanagliava lo stomaco
l’avrebbe fatto svenire se non fosse stato per la sua
testardaggine. Non voleva dare nessuna soddisfazione a
quell’uomo, quali che fossero le sue intenzioni!
Mac
allora si fermò girandosi di scatto, Danny quasi gli
andò addosso. Solo allora notò la sua canottiera
bianca, l’unica cosa che indossava sopra, sporca di sangue in
più punti. Il suo. Ci erano andati giù davvero
molto pesanti.
Prese
un profondo respiro cercando quella calma per parlare ragionando,
quindi afferrandolo per le spalle nude sopra cui c’era un
tatuaggio, lo scosse con forza sapendo di fargli non certo bene.
-
Tu non devi subire tutto questo! Parlami, io ti posso aiutare ma tu mi
devi dire ogni cosa! - L’aveva preso più a cuore
di quanto lui stesso non si sarebbe mai aspettato ed il motivo proprio
non riusciva a capirlo. Lì su due piedi non si riconobbe.
Danny
lo fissò stranito come se avesse davanti un alieno, quindi
pur senza riuscire a muoversi soppesò seriamente, per un
momento, l’opportunità di farsi aiutare da lui.
Un
istante di silenzio cadde nella stanza ma proprio quando stava per
decidersi a dirgli tutto e chiedergli aiuto, un altro pensiero si
insinuò nella sua mente terrorizzata.
Era
uno sbirro, uno di quelli che non c’era mai stato quando
aveva avuto bisogno. Uno di quelli che anzi gli aveva solo provocato
più danni.
Cosa
mai poteva fare per lui uno così?
Avrebbe
solo peggiorato la situazione.
Nessuno
poteva aiutarlo.
Nessuno.
E
questo tormento glielo si lesse nitido negli occhi azzurro mare
arrossati e gonfi.
-
No. Nessuno può aiutarmi. Non c’è
nessuno di cui possa fidarmi. Nessuno può fare niente per
me. È sempre stato così e questo mai
cambierà. Mai. Ora vattene. Io non sono quello che cerchi e
non so dove sono i tuoi cazzo di colpevoli! - anche il suo era stato un
sibilo. Un sibilo pieno di dolore, qualcosa di molto simile ad un grido
d’aiuto, in realtà.
Le
sue parole rimbombarono nella mente del detective che sbatté
le palpebre chiedendosi se avesse capito bene, poi quando vide che il
giovane stava per piangere capì di aver passato un limite e
che non gli avrebbe mai chiesto aiuto.
Il
problema era che l’unico che poteva salvarlo era lui.
Rendendosi
sempre più conto dello stato in cui l’avevano
ridotto, la rabbia riprese a muoversi, quindi lasciandolo andare lo
penetrò un’ultima volta con lo sguardo e senza
aggiungere nulla se ne andò nel silenzio più
completo. Senza nessuna promessa se non l’unica intenzione di
fare davvero qualcosa per lui.
Uscito
dal palazzo fatiscente, la rabbia di Mac era semplicemente alle stelle.
La
collega l’affiancava cercando velocemente le parole migliori
per calmarlo ed impedirgli di fare una strage di massa, ma nonostante
lo conoscesse da un po’ non aveva la minima idea di come
trattarlo.
Non
era una persona facile.
All’apparenza
sembrava calmo, controllato e diplomatico ma se si toccavano certi
tasti si poteva risvegliare una bestia che poi nessuno era
più in grado di spegnere.
Decise
semplicemente di seguirlo in silenzio e prima ancora di capire cosa
volesse fare, lo vide coi suoi occhi.
Dopo
un paio di isolati si fermò e scendendo a passo di carica
andò verso un gruppetto che aveva individuato al volo
guidando.
Quello
era il secondo posto dove sapeva avrebbe potuto trovarli.
Con
le foto di Louie e Tony ben impresse nella testa arrivò come
una scheggia da loro e senza il minimo preavviso né
identificarsi tirando fuori il distintivo, afferrò Louie per
la maglia, da dietro, lo strattonò di brutto e spingendolo
contro il muro pieno di graffiti lì accanto, gli
piantò l’avambraccio contro la gola spingendo in
profondità.
Lo
sguardo di chi prometteva nulla di buono fece rabbrividire il ragazzo
bloccato impossibilitato a muoversi e a respirare.
L’istante
successivo tutti gli altri reagirono tirando fuori pistole
puntandogliele contro, sia lui che Stella tirarono fuori le loro e
mentre lei la puntava contro gli altri gridando che erano della polizia
e di non intervenire, lui la puntava proprio contro la tempia di Louie.
-
Se non volete che lo ammazzi state fermi. Devo solo dirgli due parole,
poi ce ne andiamo. - Sapeva bene che non poteva arrestarlo
né accusarlo, però questo poteva farlo. Almeno
per la sua testa ottenebrata dall’ira.
Ottenendo
un silenzio insperato in risposta, mentre tutt’intorno
nell’intero quartiere l’attenzione anche di altri
ragazzi veniva puntata su di loro, Mac parlò minaccioso con
un filo di voce senza staccargli gli occhi dai suoi, vicinissimo al suo
viso paonazzo e preoccupato:
-
Se tocchi di nuovo tuo fratello ti ammazzo, hai capito bene? E tanto
per la cronaca, se uccidete qualcuno non basta assicurarsi che il
fratellino testimone non parli con gli sbirri… se avete le
palle per uccidere qualcuno, allora dovete averle anche per affrontare
le conseguenze da uomini. Ma visto ciò che fate mi sembra
proprio che non lo siate! -
Dopo
di che rimase ancora un po’ a fissarlo male con
l’unico desiderio di potergli dare davvero ciò che
si meritava.
L’idea
che avesse picchiato suo fratello solo per farlo stare zitto lo mandava
in bestia, specie considerando che Danny non aveva voluto venderlo.
La
mano di Stella lo toccò alla spalla notando quanto male si
stessero per mettere le cose intorno a loro, quindi sentendola appena
dire che dovevano andarsene, a malincuore e contrariato
mollò la presa lasciando andare Louie che si
accasciò a terra tenendosi la gola.
-
Se lo tocchi di nuovo non la passi liscia. È una promessa. -
Ma
andandosene non vide lo sguardo omicida di Louie posarsi su Tony e
sugli altri suoi amici.
Uno
sguardo che significava solo una cosa.
Che
non l’avrebbero passata liscia per aver toccato a sua
insaputa il fratello.
Tutti
lo sapevano. L’unica regola era quella. Non toccare Danny.
Eppure
le cose non erano così semplici.
Quando
il suo telefono squillò Mac era nel pieno di un analisi con
la quale sperava di incastrare i Tanglewood; rispose distratto ed
irritato ma immediatamente si fermò cercando di fare quanta
più attenzione poteva alla voce familiare che parlava.
Ferito
e sommesso, quasi nemmeno lo si udiva.
-
Danny… cosa succede? - Chiese subito apprensivo capendo che
si trattava di lui. Ma l’altro non poté dilungarsi
molto.
-
Aiutami. Mi hanno preso. Mi uccideranno… - e mentre pensava
che l’aveva immaginato, un ansia tremenda quasi lo
schiacciò.
Tutto
sparì, solo la sua voce affaticata rimaneva.
Le
ossa di piombo, lo stomaco attanagliato, il cuore stretto in una morsa.
Una
sensazione che non avrebbe mai dimenticato negli anni futuri.
-
Dove sei? - Ma quando l’altro cercò di rispondere
la linea si interruppe.
Rimasto
solo un’unica consapevolezza lo investì con la
portata di un treno in corsa.
Danny
era stato rapito per essere ucciso e la colpa, probabilmente, ancora
una volta sarebbe stata sua.
Aveva
fatto arrabbiare le persone sbagliate.
Ma
queste non sapevano a loro volta una cosa.
Anche
loro avevano fatto arrabbiare la persona sbagliata.