CAPITOLO III:
LA LUCE IN DONO
/Somebody told me -
Killers/
La porta di casa Messer
fu praticamente sfondata.
Quando un Louie
non in buone condizioni fisiche ma nemmeno troppo malmesso si vide il
detective di qualche ora prima infuriato più che mai,
impallidì violentemente capendo al volo che qualcosa era
andato storto.
Mac nel vedere
quell’espressione credette di vedere la sua colpa e il sangue
gli andò ancor più alla testa. Senza ragionarci
minimamente, con un paio di agenti al seguito, quelli che non erano a
setacciare il quartiere in stato d’allarme, gli
andò addosso e prendendolo per il colletto della maglia lo
spinse con forza sul tavolo che si incrinò pericolosamente
sotto il botto.
Premuto sopra
di lui con l’espressione più furibonda che mai,
ringhiò con l’insano istinto di bucargli la testa:
-
Dov’è? Dov’è tuo fratello? -
A quelle parole gli occhi di Louie si colorarono di una consapevolezza
lampante. La sua paura era diventata realtà. - PARLA! -
Urlò allora non avendo per niente la sua famosa pazienza.
Il giovane
sotto cominciò a sentirsi davvero male e non per
l’istinto omicida di quel poliziotto, bensì per
quanto aveva appena appreso.
-
L’hanno preso? - Chiese tremante con un filo di voce anche
per il petto schiacciato.
- Ne sei
stupito? - Non ci credeva. Non ci credeva proprio che fosse davvero
all’oscuro di tutto, eppure un fastidioso campanellino
d’allarme vibrava sempre più imponente dentro di
sé.
- Hanno preso
Danny? - Ruggì allora Louie sotto senza sapere dove aveva
trovato la forza per farlo in quel modo.
- Non dirmi che
non lo sai, pezzo di… -
- NO CHE NON LO
SO! NON HO IDEA DI DOVE SIA! E’ GRANDE, MICA SONO IL SUO BABY
SITTER! SE VUOLE USCIRE ESCE, NON MI DEVE DIRE CHE CAZZO FA! HO PENSATO
CHE FOSSE A FARE LE SOLITE CAGATE IN GIRO! VUOI RISPONDERMI? - Anche
lui era arrivato al limite e urlando pur essendo senza fiato, Mac
mollò la presa sconvolto. Fu allora che capì
notando i lividi sul viso, lividi che lui ore prima non gli aveva
fatto.
Era stato
picchiato, era a casa senza la sua banda e non aveva davvero idea di
dove fosse suo fratello.
Non
c’entrava.
Non
c’entrava nulla con l’omicidio di Joy, col
maltrattamento a Danny ed il suo rapimento.
Aveva capito
male, si era sbagliato. Non perse tempo a chiedersi stupidamente come
fosse possibile, senza sapere le cose era facile trarre conclusioni
affrettate, lo sapeva bene; del resto se Danny si fosse confidato con
lui le cose sarebbero potute essere molto diverse.
Gli occhi
azzurri sottili si sgranarono mentre ripercorreva ogni cosa nella sua
mente aggiungendo i tasselli mancanti.
Ecco
perché il ragazzo si era stupito quando lui aveva accusato
suo fratello…
Louie si
raddrizzò massaggiandosi il collo ed il petto, quindi
continuando a guardarlo male tornò a chiedere come un
animale in pena cosa diavolo fosse successo e allora Mac si riprese.
Cercando di essere pratico ed accantonare ancora una volta regole e
controlli, andò diretto al punto:
- Devi dirmi
tutto, Louie. Questo è il momento in cui tu mi dici ogni
dannatissima cosa e non tralasci nulla! Parti da Joy! -
Certo che non
c’era molto tempo per quello, ma se non sapeva non poteva
aiutare proprio nessuno.
L’altro
davanti a lui cominciò a muoversi avanti ed indietro come se
avesse i carboni ardenti sotto i piedi e senza avere idea di cosa fare,
alla fine con un ultimo sguardo penetrante e selvatico si decise che
sicuramente solo col suo aiuto poteva aiutare Danny.
- Io non so chi
sia stato ad uccidere Joy, è la verità. Ma quando
ho saputo che mio fratello era stato picchiato mi sono arrabbiato.
Tutti lo sanno che non lo devono toccare. Gli ho gridato contro e la
situazione è degenerata. Non hanno ammesso nulla ma io me ne
sono andato. È da allora che non vedo né loro
né Danny. Non so altro! - Mac soppesò seriamente
la possibilità di arrestarlo senza credergli ma la
consapevolezza che solo lui poteva aiutarlo a trovare Danny, lo
schiaffeggiò prepotente.
Lo schifava
anche solo pensarlo ma al momento non c’era tempo. Non aveva
scelta. Salvare quel ragazzo era molto più importante dei
suoi principi e di chi in realtà fosse quel tipo.
Non si fidava,
naturalmente. Non era convinto che davvero non sapesse nulla della
morte di Joy e tanto meno che fosse così buono con suo
fratello… a giudicare da quel che aveva detto in centrale
non poteva esserlo.
Però
non c’era tempo.
Non
c’era e lì su due piedi prese la sua decisione,
una decisione che nessuno avrebbe mai potuto biasimare, tutto sommato.
Premendogli il
dito contro il petto deciso, disse determinato e tagliente:
-
Farò finta di crederti, tu ora però usi tutti gli
agganci che hai per trovare Danny o giuro che ti metto dentro. -
E
l’avrebbe fatto.
Louie ebbe il
tempo di rabbrividire per la seconda volta davanti a
quell’uomo e solo un pensiero gli permise di riprendersi e
reagire prontamente con un cenno affermativo.
Su tutti lui
era l’unico che poteva davvero salvare Danny, salvarlo
davvero.
Anche se era
uno sbirro del cavolo.
Era come essere
schiacciati.
Una musica
crescente inondava le loro menti impedendo di ragionare con freddezza e
mentre la pressione minacciava di farli impazzire, lo sforzo sovrumano
di rimanere in loro veniva fatto da almeno due persone ed erano proprio
quelle più coinvolte.
Con una
collaborazione che probabilmente sarebbe entrata nella storia,
detective e teppista trovarono il luogo giusto.
Fermi entrambi
davanti alla vecchia fabbrica diroccata in un quartiere particolarmente
vuoto, Mac e Louie si guardarono scambiandosi uno sguardo
significativo.
Altri agenti
erano con loro ma non tutti quelli che avrebbero dovuto esserci per
poter agire.
- Signore,
dobbiamo aspettare i rinforzi. -
A quella frase,
Louie facendo per andare borbottò:
- Voi aspettate
pure i rinforzi, io vado da mio fratello! -
Dopo di
ché partì svelto. Non passò troppo
prima di sentire la voce fredda e sbrigativa di Mac dire: - Voi
controllate l’esterno, quando arrivano i rinforzi
aggiornateli e circondate il posto, dopo di ché avvertitemi
e aspettate ordini. -
Non
passò molto nemmeno prima di sentirselo accanto silenzioso e
veloce.
Sapevano
entrambi che era un suicidio, che era sbagliato e che non funzionavano
così quelle cose, però non avevano scelta. Ne
erano entrambi convinti. In ballo c’era qualcosa di molto
più importante.
Una volta
varcata la soglia i due si guardarono complici e con un gesto Mac fece
il silenzio, dopo di ché gli indicò un corridoio
prendendone invece un altro.
Era buio ed
ormai la sera aveva oscurato quel poco che di giorno si sarebbe potuto
vedere. Con la torcia elettrica cercava di illuminare il meno
possibile, doveva cercare di passare inosservato.
Appena scese
delle scale di ferro arrugginito cominciò a sentire delle
voci sommesse.
Chiuse
immediatamente la pila e affidandosi all’udito e a quel
po’ di luce che veniva dal fondo del corridoio, si mosse
più silenzioso che mai, con la pistola stretta davanti a
sé nel braccio teso come ogni altro muscolo del suo corpo.
Il solo
pensiero di ciò che probabilmente stavano facendo a quel
ragazzo gli diede la spinta per andare fino in fondo, qualunque cosa
sarebbe successa.
Con sua fortuna
la porta dietro cui si sentivano le voci, era socchiusa. Sbirciando
vide delle persone di schiena quindi trattenendo il fiato e sudando di
tensione, aprì ancora un po’ l’uscio
scivolando dentro di soppiatto, infilandosi immediatamente dietro dei
mobili lì accanto.
Da
lì loro non potevano vederli ma lui invece sì,
soprattutto sentire.
Con
un’occhiata veloce individuò alcuni dei Tanglewood
Boys mentre con una seconda più approfondita e preoccupata
riuscì a vedere Danny. Era legato ad un tubo vecchio e di
media grandezza che partiva dal pavimento alzandosi fino su al
soffitto, dove poi spariva. Sembrava solido. Seduto a terra teneva le
mani dietro la schiena, attorno al tubo, le corde lo avvolgevano
insieme ad esso, le gambe libere, la testa all’indietro.
Intravide i
lividi che erano aumentati, il sangue aveva ripreso a corrergli dalla
bocca, dal naso e dal sopracciglio. Anche la canottiera bianca era
più rossa come pure i jeans strappati.
Nell’insieme non se la stava cavando bene e ancora poco e di
Danny non ci sarebbe stato molto da raccogliere.
A quel punto la
consapevolezza di essere solo contro un gruppetto armato, lo
colpì. Aspettava la chiamata dei rinforzi che sperava
fossero arrivati ma il suo cellulare silenzioso non dava cenni.
Proprio quando
stava pensando di uscire lo stesso, dalla porta socchiusa vide Louie
arrivare.
Lo
guardò fisso facendogli cenno di non farsi sentire e di
avvicinarsi piano, ma proprio mentre pensava che l’avrebbe
fatto lo vide dargli uno strano sguardo sicuro ed indecifrabile, quindi
senza fermarsi entrò a passo spedito senza estrarre la sua
pistola, che Mac sapeva bene essere nascosta nei pantaloni nonostante
non dovesse possederne una.
Non
capì lì per lì cosa avesse in mente ma
non avendo idea di cosa fare e non potendo scoprirsi così,
rimase ad osservare.
- Ehi! Cosa
diavolo state facendo? - Forse poteva risolversi senza spargimenti di
sangue… Mac cominciò a capire cosa avesse in
mente.
Poteva anche
funzionare, dopo tutto…
Rimase a
guardare nella speranza che abboccassero.
Gli altri suoi
amici si girarono di scatto puntandogli le pistole contro di riflesso,
ma le riabbassarono vedendo che era lui.
Non sembravano
aver paura.
- Non lo vedi?
- Fece Tony indicando Danny sull’orlo del crollo. Nonostante
tutto i suoi muscoli ben sviluppati erano tesi e cercavano di far forza
per liberarsi dalle corde. La testa però non riusciva a
tenerla su.
Non era facile.
Mac lo capì. Per Louie non era facile la mossa.
Se non voleva
finire male doveva far finta di essere dei loro e cercare di
convincerli a liberarlo e smetterla con furbizia. Era davvero
così lucido quel teppista?
- Lo sai che
non voglio che fate certe cose. - lì per lì Mac
ebbe la sensazione che Louie tentasse di fare anche una terza cosa, fra
le altre… cercare di non far capire a Danny quanto tenesse a
lui e quanto lo difendesse con i suoi amici.
Il fratello
spostò gli occhi su di lui come se lo sentisse per la prima
volta, quindi stupito sembrò chiedersi cosa avrebbe fatto.
Non era certo che fosse lì per aiutarlo.
- Ma il
cucciolo deve essere educato… lo sai che ci sono le regole.
Non si parla con gli sbirri… e lui l’ha fatto non
solo una, ma due volte! - Mac si morse il labbro nervoso, sapeva che
era stata colpa sua, in fondo, ma aveva solo cercato di fare il suo
lavoro.
Strinse la
pistola pronto ad uscire ma non si alzò dalla sua
postazione.
- Non sta a
voi! A lui ci penso io, ve l’ho detto! - Sembrava scaldarsi,
Louie.
- Ma tu non lo
fai! - Rispose ironico Tony come se lo prendesse poco sul serio.
- E poi di che
diavolo avete paura? Mica siamo stati noi ad uccidere Joy, che cazzo
poteva dire… - Sembrava davvero sincero.
- Quanto sei
ingenuo… chi non collegherebbe Danny a noi? Non è
dei nostri ma è il tuo fottutissimo fratellino…
sospettare di lui significa sospettare di noi. E se il novellino si fa
interrogare da uno sbirro è ovvio che comunque ci incastra!
Non me ne frega se ho… come ha detto? La coscienza pulita? -
A quello si mise a ridere di scherno, poi riprese più
velenoso: - Non basta avere la coscienza pulita, lo sai. Anche se
né noi né lui - indicò Danny -
c’entriamo con la morte di quel coglione dello scorpione,
siamo nella merda fino al collo. L’ho capito appena ho visto
lo scemo parlare con quel piedi piatti, stamattina. Mi perdonerai ma ho
dovuto dargli una lezione. Non doveva farlo. Poi però quel
pezzo di merda è venuto fin da noi a minacciarci. A
minacciarci, capisci? Di non toccare il tuo caro fratellino…
- scimmiottò quella che sembrava una donnicciola. Poi
sprezzante concluse: - E con te che ti sei rivoltato non ho avuto
scelta. I cani vanno educati, lo sai bene! -
Fu allora che
Louie parve non farcela più e senza riflettere oltre
estrasse la pistola e veloce come un fulmine la puntò alla
fronte di un Tony sorpreso che non si sarebbe mai aspettato quel gesto.
Nell’istante
successivo la tensione salì alle stelle. Tony non si mosse
fissandolo dritto negli occhi con uno sguardo di sfida, mentre invece
gli altri puntavano le rispettive armi contro.
Senza attendere
oltre, Mac saltò fuori e gridando di fermarsi la
puntò subito a sua volta verso tutti loro. Non era stata la
mossa migliore, lo sapeva, ma in quel momento le cose erano degenerate.
Ci fu un attimo
di ferma in cui nessuno agì cercando di capire che diavolo
stesse succedendo. Tutti cercarono di capire chi avrebbe ceduto, si
fissarono in cagnesco senza cedere di un passo, odio
nell’odio. Nessuno avrebbe smesso per primo. Doveva
ragionare. Era difficile in una situazione simile ma doveva sforzarsi,
i rinforzi probabilmente erano arrivati in quel momento, era questione
di attimi, doveva solo resistere, prendere tempo, inventarsi qualcosa.
Calmare gli
animi di tutti.
Certo. Ma come?
Trattenendo il
respiro improvvisò facendosi padrone di una calma e
freddezza che non avrebbero mai creduto visti i precedenti.
- Fermi.
Calmiamoci tutti. Che ne dite di provare a riflettere un attimo? -
Sembrava esperto di quel genere di cose. - Non faremo altro che
ucciderci a vicenda. Non la possiamo risolvere così. - Con
gli occhi di tutti che correvano forsennati da uno all’altro,
il tempo pareva ancora bloccato. - Mettiamo giù le pistole.
Forza. - Disse quindi con fermezza abbassandosi per farlo davvero.
Tutti gli altri lo guardarono come se fosse impazzito, loro malgrado
nel sentirlo parlare avevano iniziato insieme a lui a sciogliersi
abbassando lentamente le braccia.
In
realtà lo sbirro aveva ragione. Non avrebbe portato a nulla
l’uso delle pistole da parte di tutti.
Anche se erano
due contro quattro.
Quei due non
erano da poco.
Quando tutti
ebbero messo giù le pistole e si furono rialzati sempre
lentamente, tenendo le mani in vista, Mac rimase in silenzio sentendo
distintamente i respiri nervosi e profondi di tutti. Sapevano che stava
per scoppiare il finimondo, era questione di attimi.
Respirare.
Dovevano respirare e cercare di ragionare con lucidità.
Continuarono a
scambiarsi delle fugaci occhiate nella speranza di trovare uno spunto
per agire, ma sembrava difficile.
Fu Danny, fu
lui a dare il via al tutto.
Quando anche i
suoi occhi gonfi e rossi finalmente reagirono alla voce e alla presenza
di Mac come illuminandosi di una speranza morta, quel caos
momentaneamente placato esplose senza pietà.
Furono infatti
le sue gambe a dare il via al gioco e con una forza inaspettata
falciò le gambe di uno dei ragazzi che si era messo davanti
a lui.
Cadendo a terra
sbilanciato sbatté la testa contro lo spigolo lì
accanto e stordito rimase giù senza muoversi.
Nell’istante
successivo tutti gli altri agirono di scatto velocissimi e sia Mac che
Louie si trovarono a calciare le pistole lontano per impedire che
qualcuno le recuperasse e sparasse, dopo di ché con una
mossa precisa e letale Mac mise fuori combattimento un altro ragazzo.
Non gli ci
volle molto con le sue conoscenze di arti da combattimento, un colpo
secco del palmo contro il punto di pressione più delicato e
i fili si scollegarono trasformandolo in una marionetta inanimata.
Fra Louie e
Tony partì subito un corpo a corpo tipico dei ragazzi di
strada, senza pietà, senza esclusione di colpi. Entrambi ci
andavano giù pesante e con pugni potenti ben presto si
trovarono a vacillare, eppure era una questione di principio, si
arrivava ad un punto in cui non si può più far
finta di nulla. Affronti quello che ti sta sull’anima e lo
fai senza pietà, tirando fuori ogni cosa.
L’uno
buttato sull’altro si rotolavano a terra cercando di
prevalere, poi invertivano le posizioni e riprendevano la lotta in ogni
modo a loro disposizione.
A Mac non
rimase che vedersela con l’altro ragazzo rimasto, non sarebbe
stato complicato se non avesse tirato fuori il coltellino a
serramanico. Classico, pensò il più grande senza
cambiare espressione, rimanendo concentrato.
Schivò
un paio di volte i fendenti che più che letali sembravano
disperati, dopo di che afferrando deciso e sicuro la lama,
permettendole di tagliargli il palmo che sanguinò subito,
gli prese il polso meglio e con un movimento secco e deciso spinse sul
gomito rompendoglielo.
Non il tempo di
pensarci. Non il tempo di rifletterci.
La vita.
Devi scegliere
per la tua vita e quella di altre persone che devono cavarsela, devono
farcela.
E poi
c’è quella speciale da salvare. Non puoi fallire,
non puoi perdere tempo, non puoi pensarci.
C’è
la vita in ballo.
E balli. Balli
nel modo più deleterio e letale possibile. Veloce, senza
scrupoli.
Vai e affondi.
Liberatosi di
tutti quelli che erano rimasti, Mac si voltò verso Louie e
Tony, quindi recuperando in fretta la propria pistola gettata in un
angolo l’alzò puntandola addosso ai due
aggrovigliati sul pavimento che non riuscivano a prevalere
l’uno sull’altro.
L’istinto
di uccidere.
Ecco cosa
c’era nei loro volti.
Uccidere,
ferire il più possibile, far male e basta.
Non
pensò si trattasse davvero di Danny, gli sembrò
più che altro un pareggio dei conti.
Non aveva idea
di che storia avessero e cosa ci fosse dietro tutto quello, sapeva solo
che loro non avevano ucciso nessuno ma che avevano fatto del male ad un
ragazzo innocente che Dio solo sapeva se si sarebbe mai risollevato dal
fosso in cui era precipitato.
Senza fare
mossa alcuna, con i muscoli tesi e le braccia pronte mentre la sua
testa ragionava svelta, pensò anche di lasciarli a loro
stessi, che se la vedessero da soli.
Lo
pensò davvero.
Louie non era
un eroe per averlo aiutato, era solo la probabile causa maggiore di
tutti i suoi guai… più che ringraziarlo avrebbe
dovuto arrestarlo, in realtà. Però il suo animo
di base buono prevalse su tutto il resto e abbassando l’arma
scosse la testa stringendo contrariato le labbra. Non era
d’accordo, razionalmente non avrebbe voluto e non se lo
sarebbe meritato, ma dopo di questo la storia poteva chiudersi
definitivamente.
Così
senza pensarci si avvicinò svelto, preciso e letale come un
fulmine colpì con il calcio della pistola la nuca di Tony,
al momento sopra l’altro con le mani premute sul viso.
Si
accasciò immediatamente privo di sensi su Louie che se lo
scrollò un istante dopo, cercando di capire cosa fosse
successo.
/Colors
- Amos Lee/
Vedendo Mac in piedi
sopra di loro comprese e senza il minimo segno di gratitudine o
contentezza per essersela cavata, si alzò.
Si guardarono a
lungo senza dire nulla o cambiare espressione, poi fu Mac a dire serio
ed incisivo:
- Credo che
qualcuno aspetti suo fratello. - Ci sperò. Lì per
lì ci sperò davvero.
Che finalmente
diventasse l’uomo che doveva e cominciasse a vedere di quel
ragazzo lasciato a sé stesso.
Ma dopo uno
sguardo duro e sprezzante al giovane ancora legato e pieno di lividi,
col sangue che usciva dalle ferite al viso che lo ricambiava come fosse
sospeso in un limbo, voltò loro le spalle e borbottando
amaro: - Io non c’entro con lui. Tutto questo l’ho
fatto solo per me. Avevo dei conti in sospeso con Tony. Tutto qua. - se
ne andò.
La delusione
colpì Mac come un pugno in pieno stomaco, quindi si chiese
come dovesse sentirsi Danny. Sospirando scontento si voltò
verso di lui e abbassandosi lo liberò silenzioso. Quando
ebbe finito l’altro ancora non si muoveva, rimase immobile
appoggiato al tubo con le mani abbandonate ai lati e la testa
all’indietro. Gli occhi socchiusi rivolti alla porta dietro
cui suo fratello era appena sparito. Respirava appena e sicuramente
stava male ma non un gesto, non un mormorio od un lamento, nulla.
A Mac
guardandolo in quelle condizioni gli si aprì il cuore e
provando un profondo dispiacere sentì l’istinto
fortissimo di proteggerlo, curarlo e tirarlo fuori dal buio in cui ora
era.
Non aveva idea
di come si potesse donare la luce a qualcuno immerso nelle tenebre. Non
ce l’aveva. E dirgli che quella di Louie era solo una posa
sarebbe stato stupido.
Normalmente
trovava le parole giuste, normalmente c’era sempre qualcosa
da dire ma lì nulla gli parve all’altezza.
Col cuore colmo
di un sentimento che da molto non provava, semplicemente lo prese
delicatamente per le spalle, come aveva fatto quel pomeriggio toccando
distratto il suo tatuaggio, poi lo strinse a sé appoggiando
il suo viso contro il proprio petto. Dopo un primo momento di
irrigidimento si abbandonò contro di lui e come se
respirasse per la prima volta, aggrappandosi alla sua schiena come
fosse un’ancora di salvezza, pianse le prime amare e dolorose
lacrime della sua vita.
Adesso basta,
si diceva. Adesso basta crederci. Suo fratello non c’era e
mai ci sarebbe stato.
Singhiozzando
con disperazione tirò fuori tutto il suo dolore donandolo a
quello sconosciuto che per lui aveva fatto più di suo
fratello in tutta la sua vita.
E quello
sconosciuto raccolse le sue lacrime donandogli in cambio la propria
luce.
Non potevano
certo saperlo ma quello per loro, in realtà, fu solo
l’inizio.
FINE