EPILOGO:
CIELI LIMPIDI
“La mattina arriva con la
luce.”
- For
the windows
in Paradise – Sufjan Stevens -
Quella giornata era calda.
L'auto ferma nel parcheggio del
centro di recupero, aveva due persone vicino; il ragazzo dal fisico
atletico vestito in modo da valorizzare il suo bel corpo era appoggiato
al veicolo con la portiera aperta, mentre la ragazza vestita
immancabilmente di nero era davanti a lui:
- Mi aspetti qua? - Disse Miriam
con una domanda retorica, Alex non rispose facendo appena un cenno,
ovviamente se poteva evitava di parlare...
Quindi lei si voltò e
attraversando il cortile molto lungo, si diresse verso l'edificio
davanti a cui Daniele l'aspettava.
“E' passato un sacco di
tempo da quando si è fatto ricoverare... chissà
com'è cambiato, come sta, come prenderà la
notizia. Gliela devo dare, è giusto.
Non me la sono sentita di
venire da sola però la notizia gliela devo dare io. Spero
che non abbia ricadute ma è anche giusto che lo sappia
subito, non deve sentirsi preso in giro. Un po' mi dispiace, se si era
ridotto a quel modo era principalmente colpa mia, poi quel che ho fatto
è stato semplicemente di metterlo in un centro di
disintossicazione.
Del resto non sono una
che sa sempre esattamente quel che fa, pensando di saperlo ho fatto
solo un sacco di danni.
L'ho convinto a chiedere
aiuto ad esperti ma non gli ho mai fatto mancare il mio sostegno e la
mia presenza, l'ultima volta l'ho avvisato che quando sarei venuta a
prenderlo gli avrei dato una notizia importante.
Certo, io ed Alex
l'abbiamo deciso da poco ma anche se l'avessimo deciso prima non glielo
avrei detto, a Daniele, prima che non fosse pronto e guarito.
Anche se dire guarito non
mi sembra appropriato, del resto non so come definire il suo stato.
Aveva bisogno di aiuto ed
ora che è stato aiutato e si sente pronto per uscire dalla
comunità, è il momento di rimetterlo al mondo.
Spero di non essere
troppo brusca ma mi conosco, so che faccio solo un sacco di cagate una
dietro l'altra e non c'è niente da fare che rassegnarsi a
questa cruda verità.
Il tempo è
passato ma non so quanto veramente tutti noi siamo cresciuti. Confido
in Daniele, non posso comunque tenergli nascosta la verità.
Ad Alex non importa, per
lui posso anche non dirglielo, ma per me importa e faccio quello che
voglio.
Quindi... eccolo
là.
Seduto sui gradini del
centro, davanti alla porta d'ingresso, sta Daniele col suo borsone
accanto. Ha i capelli più lunghi, gli arrivano alle spalle
ed un filo di barba sul mento che gli dona un aria un po' trascurata e
cresciuta al contempo. È solo l'apparenza di trascuratezza
poiché in realtà è tutt'altro.
Mi guarda avvicinarmi ed
ha un espressione sinceramente contenta e sorridente. Il suo bellissimo
sorriso... eccolo là, l'angelo. Mi fermo davanti a lui col
fiato sospeso e l'azzurro dei suoi occhi mi da un sollievo non da poco.
Sembra un cielo limpido.
- Ciao. - Ha un tono
basso ma tranquillo ed un fondo di divertimento, il tono che aveva
sempre, prima di tutta questa brutta storia.
E torno a respirare.
Eccolo qua il Daniele
faccia d'angelo buffone e solare.
Sta bene, guardandolo
negli occhi da vicino e scrutando il suo bellissimo viso delicato me ne
rendo conto con una certezza assoluta disarmante.
Sta bene, sta veramente
completamente bene, ha finito il suo calvario e qualunque cosa io ora
gli dica, non lo turberà.
Sorrido.
Le due persone
più importanti della mia vita sono qua, uno davanti a me ed
uno dietro di me che mi aspetta. Ho rapporti diversi con loro, uno lo
amo come mio uomo, uno come mio amico, ma sono entrambi preziosi ed
essenziali.
Volenti o nolenti
impareranno a camminare insieme e convivere anch'essi come amici
perché non ho intenzione di mollarne uno come ho fatto
prima. Non è per non sacrificarmi io ma è per non
sacrificare uno di loro due.
Non ci sarà
più nessun Daniele che si sentirà solo e
abbandonato e che riempirà i suoi buchi nel modo sbagliato.
Nessuno.
Sono stufa di gente in
depressione.
È arrivato il
momento di vivere come si deve.
- Andiamo, scimmia! -
Dico col mio solito tono brusco che usavo sempre con lui.
Ridacchia.
Andiamo che si
ricomincia. “
Daniele rimase colpito dal sorriso
con cui lo salutò, sapeva che erano rari i sorrisi di
Miriam, poi semplicemente si sentì rinato nel momento stesso
in cui i suoi occhi si posarono in quelli di lei, pronto e pieno di
energie.
Quelle iridi dorate non
preoccupate gli erano mancate.
Era il momento di rimettersi in
movimento. Dopo che aveva accettato la sua vita non c'era altro da fare
che rimettersi in gioco, non aveva paura, sapeva di farcela, si sentiva
pronto.
Daniele si alzò tirando
su il borsone.
- Hai tutto? - Chiese lei
conoscendo la sua testa smemorata.
- Non è che avessi
chissà quante robe... -
- Ehi, mica sei povero, scemo! -
- Con te è impossibile
montarsi la testa... -
- Se te la montassi crederesti di
essere qualcuno che non sei e poi davanti alla cruda realtà
ti sentiresti peggio. - La risposta contorta ma effettivamente sensata
di Miriam colpì il moro che, anche se lei scherzava,
capì il fondo di verità nei suoi modi di fare.
“E' questo che mi piace di
lei. Non finge, non è capace, quando ci ha provato non ha
resistito troppo e stavamo tutti troppo male per andare avanti.
Ci incamminiamo
attraversando con calma il cortile, questi sono i passi che mi
allontanano dal mondo sicuro in cui sono stato per questi mesi.
È una specie di paradiso dove so che al suo interno tutto
può andare solo bene. Al di fuori è diverso e lo
sai, il fuori non è più un paradiso…
si esce non quando non si è più dipendenti ma
quando ci si sente pronti ed è diverso.
Ho fatto un lungo
viaggio, dalla luce al buio ed ora eccomi di nuovo
all’aperto. Il sole mi arriva in faccia ed io non abbsasso il
viso, continuo a guardare avanti. Il mio futuro non è con
Miriam ma lei non mi chiuderà più la porta in
faccia, non sarò più uno strumento per stare
bene. E nessuno mi riporterà in fondo.
Nessuno.
È sentirsi in
perfetta armonia col mondo esterno, e mondo esterno significa tante
cose… significa natura, persone,
realtà…
- Allora? –
Inizio io incuriosito, la guardo subito per non farmi sfuggire nemmeno
un particolare. Tanto so cosa deve dirmi. – Qual è
la notizia? Non puoi dirmi che devi dirmi una cosa e poi non dirmi
nulla, avanti dimmi tutto! – Come al solito non mi smentisco,
non posso semplicemente dire: dimmi tutto. Devo anche sparare un sacco
di cazzate distensive.
Lei alza gli occhi al
cielo esasperata, è tutto come ai vecchi tempi con una
piccola differenza.
Io non dipendo
più da lei.
Con la droga mi sono
liberato anche di questo attaccamento mostruoso che avevo per lei. Ora
lei è lei, io sono io, siamo due persone distinte e questo
basta.
- Penso che potrei anche
non dirti nulla per torturarti un po’, visto che fai
già il bambino stressante! – Risponde malamente
lei. Come l’adoro quando parla così, è
unica!
Io ridacchio e con una
luce divertita nello sguardo le do ancora corda.
- No, dai, non puoi farmi
questo, perché sei così crudele? – Mi
picchierei da solo per il fastidio che sono capace di infliggere agli
altri.
- Non sono crudele, mi
disegnano così! – Dice lei facendo il verso a
Jessica Rabbit. Bè, non è che lo faccia proprio
come lei, prende solo le sue parole… Jessica era un bel
po’ diversa quando lo diceva.
Sorrido
immaginandola… no, non sarebbe lei. Quindi mi dà
uno scappellotto in testa sgridandomi:
- Pervertito! –
Capisce subito che me la stavo immaginando nelle vesti della rossa
provocante e sexy. Era solo per hobby, non per altro…
- Ma dai, tu provochi!
–
- Macchè
provoco! È il tuo cervello che è
provocato… da un virus incurabile che si chiama
scempiaggine! –
- Sei sempre
così gentile con me… -
- Mmm! – Un
grugnito chiude il nostro simpatico battibecco. Come ai vecchi tempi io
allegro e lei musona. Come se non fosse mai cambiato nulla.
Sospiriamo insieme
ricordandoli. Ora le cose cambieranno ma sarà sicuramente in
meglio, no?
- Ascolta… -
Inizia quindi quando il cancello dell’immenso giardino della
comunità comincia a vedersi, e quindi si intravede Alex
appoggiato alla propria macchina. È seria, finalmente me lo
dirà. – Voglio dirtelo io da sola. –
Guarda verso il basso. – Io sono incinta di Alex. Ci
sposiamo. – Non mi fermo e nemmeno lei si ferma. Sapevo che
me l’avrebbe detto in questo modo brusco e diretto,
è l’unico modo con cui io l’abbia mai
vista parlare. È adorabile.
Non faccio espressioni
turbate, né tristi o shockate. Sapevo che doveva dirmi
questo e se non si sarebbe sbrigata glielo avrei chiesto io.
‘A quando le
nozze?’
La mia bocca si spiega in
un mezzo sorriso di compiacimento e divertimento insieme…
- Sarò io il
testimone, vero? – Se non lo dico così lei non me
lo chiederebbe mai per paura di essere indelicata… ma lei lo
è di natura, quindi non vedo proprio che problemi debba
farsi.
È questo suo
essere sé stessa fino a questo punto, che mi aiuta a
reintegrarmi in questa società che io lo so, mi
sembrerà cambiata.
Qua è lei che
si ferma e mi osserva titubante e spiazzata. Vuole capire come io
l’abbia presa, che modo sia questo, se deve preoccuparsi.
L’impensieriva molto la mia reazione, lo so, e voglio che
capisca che sono sinceramente colpito e che va bene.
Lei non è mia,
è di quel ragazzo che ha sbagliato tanto ma che, a quanto
vedo, ora ha saputo recuperare ogni cosa, ed è questo che
conta.
Recuperare.
Se non fosse
così non ci sarebbe spazio per me.
- Se vuoi a me farebbe
piacere… davvero… pochi possono forgiarsi del
titolo di amici miei… - Dice quindi dopo un po’ di
inebetimento.
- E solo uno
può forgiarsi del titolo di fidanzato! – Con
ironia le cingo le spalle con un braccio, poi veloce le stampo un bacio
sulla fronte. Questo è il mio premio ed il mio modo per
tranquillizzarla.
Va tutto bene, lo sai, no?
Rimane a fissarmi
stranita, quindi io la precedo sciogliendomi da lei, e allegramente
dico:
- Andiamo che il tuo
principe azzurro ci aspetta! –
La sento seguirmi quasi
subito, ha una buona ripresa. Ha capito che mi va bene e che non deve
impensierirsi troppo. È così o non sarei mai
uscito dalla comunità.
Le cose sono cambiate e
non oso immaginare come cambieranno ancora, come ci rapporteremo io e
Alex, come lo faremo io e Miriam o io e tutti quelli che da mesi non
vedo più. Non oso immaginare come sarà questa mia
nuova vita al di fuori di queste mura sicure, ma affronterò
tutto di giorno in giorno con la sicurezza che ne sarò
all’altezza.
Di qualunque cosa.
Perché
altrimenti non mi capiterebbe.
Non sono solo.
Quel fosso ormai
è sotto i miei piedi ed il crepaccio su cui ero seduto prima
di cadervi, ormai è sicuro e forte. Non cadrò
più.”
L’auto si
fermò nel solito parcheggio, sotto quella che ormai era casa
loro e che lo sarebbe stata specialmente di lì a qualche
mese. Avevano accelerato i tempi per sposarsi prima che la sua pancia
si mostrasse troppo e soprattutto prima di far nascere il piccolo, ma
avevano avuto comunque quell’intenzione proprio poco prima di
apprendere la notizia loro stessi.
L’avevano preso come un
segno.
Un ‘si’
dall’alto o da chiunque fosse il regista del loro film.
Dovevano legarsi per la vita e
quello era solo un motivo in più per farlo davvero.
Scesero insieme e chiusero
l’auto con il comando automatico, dopo di ché si
avviarono verso il loro appartamento. Si erano presi entrambi un giorno
libero per prendere Daniele dalla comunità e pranzare
insieme, avevano parlato molto dei loro progetti e di Daniele stesso.
Erano state delle ore divertenti, serie, distensive e intime allo
stesso tempo. Erano riusciti ad essere loro stessi e stare bene.
Daniele e Alex non si erano
praticamente mai parlati ma si conoscevano da sempre, quella era stata
veramente la prima volta che avevano fatto conversazione e per Miriam
vederli così senza gelosie o tensioni di mezzo, era stato il
regalo più bello.
Erano volate via in fretta quelle
ore piacevoli, poi però il moro dalla faccia
d’angelo si era fatto accompagnare a casa e loro erano andati
alla loro.
Una volta in casa lei si era
seduta nel divano alzando i piedi gonfi, mentre lui, in piedi dietro di
lei, si era messo a massaggiarle le spalle. Non c’erano
ancora i primi segni della gravidanza, l’avevano scoperto da
pochissimo ma l’avevano presa bene e l’impazienza
di vederla effettivamente gravida con tutti i vari sintomi, era
evidente. Come se ora si cullassero in un bellissimo sogno, la
realtà sarebbe arrivata con le prime nausee, con le voglie
strane e con gli sbalzi d’umore. E con la pancia gonfia.
- L’ha presa bene.
– Disse quindi Alex iniziando lui, a sorpresa,
l’argomento.
Lei appoggiò la testa
su di lui, dietro di sé, e sorridendo pensierosa rispose:
- Già… da un
lato ne ero sicura e dall’altra non lo pensavo
proprio… -
- Come ti senti? –
Chiese quindi lui alludendo al loro amico e al momento in cui glielo
aveva detto.
Miriam sospirò.
- Sollevata. – E lui
impercettibilmente riprese il suo, di respiro.
“Avevo un certo timore,
anche se non l’avrei mai ammesso, che potesse essersene
pentita. Di qualunque cosa.
Miriam dal di fuori
è misteriosa mentre dentro di sé avvengono
chissà quali scontri psicologici con sé stessa.
È una persona che non lascia mai trapelare cosa pensa o come
si senta, per questo frega gli altri e non sanno mai come prenderla.
Però ora che
l’ho scoperta non potrei più farne a meno.
Non è una
dipendenza e nemmeno un bisogno di lei. È solo un semplice
sentimento.
Io la amo e voglio stare
con lei ed ora come ora lo voglio per tutta la vita.
Non so se sarà
veramente per tutta la vita ma ciò che cresce in lei
è la testimonianza di quanto io ora provi questo sentimento.
Ne sono veramente
convinto, adesso non ho dubbi e mi sento di dire che mai ne
avrò. In realtà non posso saperlo, razionalmente
me ne rendo conto, ma impulsivamente lo dico e lo dirò
finché vorrò.
Miriam è mia
ed io la amo.
Sarà
così finché vivrò io stesso.
Poi
chissà… la vita assume sfumature assurde che in
certi momenti non penseremmo mai.
Quando eravamo piccoli
non avrei mai detto che sarei finito col sposarmi con lei, la snobbavo
quasi… la vedevo timida e anonima, invece poi…
invece poi altro non era che un mistero vivente. Questo mistero mi si
è rivelato grazie a Daniele e non gli volterò mai
le spalle, nel mio possibile.
Gli devo molto, in questo
senso.
Ora lei è qua,
con me, fra le mie mani, e penso che impazzirei se non potessi averla.
Come mi stava succedendo.
Ora sto bene.
Quel momento di
depressione nera è lontano, ero anche convinto di non sapere
amare, mi davo un sacco di scuse per non stare con lei e non
avvicinarla.
Quando l’ho
rifiutata ero in un momento di crisi sentimentale, non volevo
più avere storie, ero stufo… però poi
non sono riuscito a staccarle gli occhi di dosso fino a perdere
comunque la testa per lei.
L’ho fatta
soffrire ed ora questa sua felicità la sento come sento la
sua pelle sotto le mie dita, mentre la massaggio.
Potrei stare
così tutta la vita.
Quel fosso ormai non
c’è più ed è grazie a lei.
Smetto di massaggiarla e
mi abbasso circondandola da dietro, così come siamo messi.
Lei si appoggia sulla mia spalla e si lascia fare mentre io cerco le
sue labbra morbide girandole il volto.
Semplicemente la amo.
Non serve dire altro.
Non vedo l’ora
di sposarla e farla mia davanti a Dio.
Giurando per
l’eternità, testimonianza concreta e sincera di
quanto io ora provi davvero questo amore che sa di infinito.
Trovo la sua bocca e
posando la mia sulla sua, mormoro a fior di labbra:
- Ti amo. – Lei
sorride appena, adoro quando lo fa, significa che è felice.
Sorride solo in questi casi ed anche se ci stiamo baciano o facciamo
l’amore lei lo fa. Se è felice sorride.
Ora sorride.
- Ti amo anche
io… - Sussurra a sua volta.
E così,
finalmente, le nubi si sono diradate.
Alzo gli occhi della
mente e lo faccio con lei e so che da qualche parte lo sta facendo
anche Daniele… ecco cosa c’è
lassù, infine.
Un immensità
di cieli limpidi.”
Alla fin fine ecco cosa rimane,
dopo un enorme fosso, la sua riva ed il suo buio.
Se hai il coraggio di viverlo fino
in fondo e chiedere aiuto, altro non c’è che un
infinito prato verde, un vento fresco, il sole caldo e il cielo sgombro
di nubi.
Nessun fosso nuovo,
poiché dopo la notte il giorno arriva sempre.
Poiché dopo la pioggia
e la tempesta arriva di sicuro solo una cosa.
Il cielo limpido.
Prima o poi arriva.
Sempre.