CAPITOLO
V:
VITTORIA
DI CUPIDO!
Quella
fu la notte più insonne di Hanamichi. Mentre si avviava con
passo strascicato verso la scuola, l'espressione corrucciata addobbata
da due profonde occhiaie mostrò quanto egli fosse pensieroso
quel giorno.
Era
uscito di casa presto eppure aveva preferito girovagare senza meta
saltando gli allenamenti mattutini. Aveva camminato molto con le mani
sprofondate nelle tasche e lo sguardo truce ma assente,
finché il sole fresco non si era levato più
deciso nel cielo. Non faceva caldo.
Nella
sua mente mille pensieri si erano susseguiti in continuazione ed erano
tutti riguardanti un unica persona.
Kaede
Rukawa.
Quello
che aveva visto la sera prima non era una cosa facilmente
dimenticabile, soprattutto non era una di quelle che non lasciava
nessun segno, specie considerando la sua reazione. Eppure
l'onestà di ammettere che non era per Sendoh ce l'aveva
avuta.
Il
pensiero di parlarne con Mito l'aveva sfiorato ma poi aveva deciso che
non sarebbe stato il caso. La sola idea di spiegare cosa aveva fatto
sotto la doccia dopo aver visto Rukawa godere a quel modo, lo mandava
in confusione.
Si
vergognava a tal punto che non era nemmeno stato in grado di
presentarsi davanti alla squadra, come se loro potessero scoprirlo
subito!
Rivedere
quel volpino davanti a tutti?
No,
decisamente meglio di no.
E
se poi gli tornavano certe involontarie reazioni alle parti basse?
In
fondo la sera precedente non le aveva programmate ma erano venute lo
stesso!
Sospirò
frustrato per l'ennesima volta con il desiderio e bisogno di fare a
pugni con qualcuno.
Perchè
quando aveva quelle espressioni tutti gli stavano alla larga?
Ce
l'aveva scritto in fronte: infastiditemi che voglio picchiare qualcuno!
Eppure
nulla!
"Devo
parlarne con Sendoh, lui aveva detto qualcosa a proposito di me e
Rukawa..."
Pensò
mentre ancora senza meta si aggirava per la parte posteriore della
scuola con l'intenzione di non essere beccato da nessuno della squadra.
Sendoh
era l'unico che poteva effettivamente dargli qualche dritta utile, ne
era convinto. Con tutte le insinuazioni che gli aveva fatto,
sicuramente qualcosa da dirgli ce l'aveva.
Aveva
baciato prima lui e poi quell'altro. A che gioco stava giocando?
Se
lo chiese ma non con la rabbia e il fastidio di chi è geloso
di LUI.
Si
sentiva un po' preso in giro ma quello che provava per ciò a
cui aveva assistito era indescrivibile e peggiore di ogni altro
pensiero e curiosità.
Doveva
chiarire almeno con Sendoh. Con lui poteva.
Poteva
dargli un pugno perché prima ci provava con lui e poi con
quel volpino da strapazzo... già, ma perché poi?
Era
libero di fare quel che voleva, non gli importava veramente QUELLO. In
realtà voleva sapere di quelle insinuazioni che gli aveva
mosso quel giorno.
E
cosa gli aveva detto all'orecchio la sera precedente.
"E
se fosse stato Rukawa a provarci prima con me e poi con lui? Non me ne
fregherebbe come ora o sarebbe diverso?"
Questo
pensiero fu un lampo e proprio come quello si immobilizzò di
colpo vedendo davanti a sé, in un angolo del cortile
deserto, esattamente il frutto del suo pensare.
"Dannazione!"
Pensò colto alla sprovvista mentre piantava gli occhi
castani in quelli più scuri e penetranti di Rukawa, poi
sulla sua bocca ed infine sul suo bacino, lo stesso che la sera prima
era stato toccato a quel modo da Sendoh facendolo eccitare accaldato.
Era stato diverso dal solito Rukawa. Aveva dimostrato forza, desiderio,
passione... qualcosa che non avrebbe mai pensato potesse provare. Forse
teneva nascoste un sacco di altre cose sorprendenti...
A
quel punto Hanamichi non controllò più la sua
mimica facciale e tanto meno i suoi colori. Arrossì
violentemente rimanendo fermo davanti a lui a pochi metri.
A
Rukawa bastò quello per capire.
Colorito
ed espressione da pesce a parte, decisivo fu il fatto che non parlava
né per insultarlo, né per altro. Non era da lui.
Fu troppo chiaro.
"Ci
ha visti ieri sera? Allora era un piano di Sendoh... ma
perché?"
Si chiese il moro al volo prima di prendere una decisione che gli
costava molto.
Esporsi
fino a quel punto non gli piaceva, preferiva rimanere nell'ombra e
farsi viaggi mentali da solo, pur di non uscire alla luce del sole. Per
carattere.
Per
di più era anche stato sicuro di non essere ricambiato, non
aveva mai visto una sola motivazione valida per buttarsi e mostrarsi
intimamente, ma ora gli parve tutto diverso, improvvisamente.
Se
la scena che aveva visto di lui e Sendoh gli avesse fatto schifo, per
come era fatto Sakuragi, avrebbe dovuto come minimo dimostrare in
qualche modo. Quello non era capace di tenersi per sé
qualcosa, al suo contrario.
Ed
il punto fu quello.
Se
aveva capito qualcosa di particolare ed insolito dalla visione di ieri
sera, ora l'avrebbe dimostrato.
A
parte che era dello stesso colore dei capelli, immobile, non respirava
e per di più gli fissava il bacino con insistenza, era certo
che avrebbe fatto qualcosa di specifico ed esagerato, come nel suo
stile.
Gli
vennero poi in mente le parole di Sendoh, "Prova
a baciarlo....", quelle
all'infinito.
Se
non l'avesse visto così non l'avrebbe mai fatto, ma ora
assurdamente poteva davvero provarci.
Non
disse nulla. Decidendo all'improvviso scattò prima di
cambiare idea e perdere il coraggio, quindi con passo da pantera in un
istante gli fu davanti. Pochi centimetri d'aria a separarli.
Scarpe
contro scarpe.
Occhi
negli occhi.
Aria
troppo rumorosa per essere respirata.
Ci
fu un soffio di esitazione.
Hanamichi
alzò le mani istintivo e veloce lasciandole a mezzo
millimetro dalle sue braccia ancora lungo i fianchi, poi con un
intensità mai vista nemmeno in partita, Rukawa prendendogli
con fermezza il viso fra le mani lo baciò.
Appoggiò
con sicurezza le labbra sulle sue e sentendo quanto morbide fossero,
oltre le sue aspettative, pensò che se doveva respingerlo
quello sarebbe stato il momento.
Fu
con sorpresa che si rese conto del contrario e procedette forzando la
sua apertura con la lingua. Quando superò il varco e
raggiunse la sua, una violenta ondata di calore lo colpì di
nuovo dal basso ventre espandendosi su tutto il corpo. Era simile alla
sera precedente con Sendoh, ma diverso. Ancora più forte.
Quello
era il vero Sakuragi.
Col
sangue che correva velocissimo nelle vene formicolandogli gli arti, il
cuore che gli martellava fortissimo nel petto, si sentì come
uno stupido innamorato e se ne sconvolse.
Ecco
perchè non captò il brevissimo istante di ripresa
e reazione del rossino.
Lo
respinse facendolo indietreggiare di qualche passo. La voce morta, le
corde vocali atrofizzate, il cervello immobile. Nessun pensiero
coerente per entrambi.
Tuttavia
Hanamichi trovò il suo consueto furore per urlare dopo
qualche secondo di ritardo.
-
TU COME DIAVOLO DI PERMETTI? VA A BACIARE SENDOH SE NE HAI COSI'
VOGLIA! - E non sarebbe potuta uscire altro che la verità
dalla sua bocca che pulsava ancora di quel contatto caldo e dolciastro.
Che
buono.
"E'
questo che pensa..."
Si disse al volo Rukawa fissandolo senza timore, controllando come al
solito la sua espressione serafica.
Era
ciò che gli veniva meglio.
-
Non ho voglia di baciare lui. - Rispose con una logica inoppugnabile e
semplice.
-
NON MI INTERESSA DI COSA AVETE VOGLIA! PER CHI MI PRENDETE? VOLETE
CAPIRLO CHE A ME NON PIACCIONO I RAGAZZI? - Era un posto tranquillo e
isolato, ma continuando così presto sarebbe diventato
l'attrazione principale!
Lo
detestava quando faceva così. Sempre casino, sempre acceso,
sempre esagerato, sempre ottusamente convinto delle sue cavolate!
Kaede
per la propria privacy lo afferrò con forza per le spalle e
lo spinse contro l'angolo, sotto il portico in ombra nel retro della
scuola, l'altro non capì il motivo del suo gesto e prendendo
di nuovo fuoco reagì ancora peggio, spingendolo a sua volta.
-
LASCIAMI! IO TI DETESTO, PERCHE' NON MI LASCI IN PACE? - Eppure
suonò più come un dialogo con sé
stesso per convincersi di ciò che non era vero.
Al
moro parve chiaro come il sole e gli tornò davanti,
all'ombra delle mura che li circondavano, e perforandolo con il suo
sguardo di ghiaccio molto sottile, disse penetrante:
-
Idiota. - Solo questo.
Hanamichi
partì col pugno alzato, fu istintivo, gli bruciava vederlo
rivolgersi a lui in quel modo altezzoso e acido. Con Sendoh era venuto
in modo caloroso e con lui era sempre così.
Perchè?
Non
era più di lui, in nulla. Né nel basket,
né nella vita, né nei modi di fare, né
in qualunque altra cosa. Non era meglio di lui, non era davvero
così lontano come faceva sembrare coi suoi modi e le sue
capacità.
Perché
allora lo trattava sempre come un inetto e non gli diceva mai cosa
voleva?
Perché
aveva lasciato che Sendoh lo toccasse a quella maniera?
Lui
non glielo aveva lasciato fare.
Ma
il giovane davanti parò il colpo restituendoglielo svelto.
Il
rossino finì contro la parete e stordito non
sentì dolore, solo la famosa ferita al suo orgoglio che lo
fece impazzire.
-
DI' COSA VUOI DA ME, DANNAZIONE! PERCHE' MI TRATTI IN QUESTO MODO? -
Urlò ringhiando ributtandosi contro di lui per colpirlo di
nuovo. Rukawa schivò e gli afferrò il polso del
braccio teso fino allo spasmo, fece una certa fatica per trattenerlo ma
poi rispose laconico:
-
Te, stupido idiota! -
Avere
il coraggio di buttarsi e scoprirsi, per persone così
riservate non era cosa da poco. C'era sempre il rischio di essere
fraintesi e di ricevere una brutta reazione.
Infatti
la testa di Sakuragi lo colpì in piena fronte tramortendolo
per un attimo.
Non
si piegò ma non vide nulla sul momento. Quando la vista gli
tornò sentì l'altro ancora tenuto da lui con
decisione che, prendendolo a sua volta per le braccia, lo scuoteva
continuando a gridare furioso ed esagerato:
-
NON PRENDERMI IN GIRO, PORCA MISERIA! PENSI DI ESSERE MIGLIORE DI ME
CHE MI TRATTI SEMPRE DA IDIOTA? COSA VUOI DAVVERO? DICI CHE MI VUOI MA
MI HAI SEMPRE TRATTATO COME UNA MERDA! E POI IO... - Stava per dire che
lo odiava ma non gli riuscì.
Era
vero?
Si
era masturbato grazie a lui che aveva avuto un orgasmo così
caloroso.
Fu
esattamente lì che Kaede capì a sua volta il
mistero chiamato Hanamichi Sakuragi. Capì anche che Sendoh
l'aveva compreso al primo sguardo ma soprattutto ammise che aveva
ragione.
Ce
l'aveva e dirselo gli diede fastidio perché quel tipo
inopportuno aveva modi di fare che lo urtavano, modi che lo spingevano
ad essere acido nei suoi confronti, ma gli era piaciuto da subito. Gli
era piaciuta la sua energia e il suo Io incrollabile, il suo dire le
proprie verità sempre e comunque e sostenerle a spada tratta
in ogni circostanza.
Ammettere
che aveva ragione equivaleva ad ammettere che lui stesso aveva
sbagliato.
Però
furono considerazioni troppo veloci.
Dall'esitazione
del rossino alla sua reazione ci fu il tempo di una folata di vento che
introdusse un temporale e le prime gocce di pioggia.
Successivamente
nella foga del litigio non ancora smorzato, il moro afferrò
con più forza l'altro e spingendolo ancora contro il muro
posò le labbra sulle sue.
Lo
fece con decisione e passione crescente, qualcosa che in vita sua non
aveva mai osato mostrare e tirare fuori al di là del basket.
Tutto
ciò che quel testone gli tirò fuori.
Violò
la sua bocca con frenesia ed anche se Hanamichi cercò di
porre resistenza e contrastarlo spingendolo via con le mani sulle sue
braccia, sentendo l'insistenza della sua lingua che lottava con la sua
realizzò anche che gli premeva il bacino contro. Gli piaceva.
E
sentì.
Sentì
la sua eccitazione.
Lo
voleva davvero.
Ma
allora perché si era sempre comportato a quel modo?
Fu
una domanda che avrebbe trovato risposta dopo, in un loro 'normale'
dialogo chiarificatore.
Lì
per lì fu solo qualcosa che accantonò per
rispondere impetuosamente al bacio.
Trasformò
la lotta delle loro lingue in una fusione di lava incandescente e
fondendo maggiormente le loro labbra aperte e umide, sciolse la presa
dalle spalle per scivolare sulla schiena e sulla nuca, fra i suoi lisci
capelli neri.
Erano
così sottili.
Lo
attirò contro di sé ringraziando d'avere il muro
a sorreggerlo. Le ginocchia cominciarono a diventargli molli in una
sensazione che onestamente così violenta non era mai stata.
Rukawa,
la sua ossessione perenne che si era convinto e sforzato di odiare,
altro non era che la persona che più desiderava davvero. La
nota di fastidio della sera prima gli parve chiara, così
come la propria eccitazione per quella dell'altro. Tutto, ogni cosa
riguardante loro stessi. Ed ora avrebbero chiarito quel che rimaneva un
mistero sul compagno.
Ora
tutto sarebbe andato a posto, anche se mettere da parte il suo orgoglio
e testardaggine certo non era facile.
Come
non lo era stato per il volpino venire allo scoperto e lasciarsi andare.
Ma
ormai la partita era iniziata e loro due erano gli unici due giocatori.
Quella
era la sensazione che cercavano.
Non
se la sarebbero fatta più sfuggire.
Mentre
loro due in quell'angolino scuro e coperto si baciavano con foga dopo
quel litigio chiarificatore, fra la pioggia sempre più
fitta, Sendoh dai capelli ormai sulla fronte e i vestiti attaccati al
bel corpo atletico, si decise ad allontanarsi per lasciarli in pace.
Avviandosi
con un sorriso appena accennato, qualcosa che sapeva di malinconia,
pensò:
"E
rimango di nuovo io. Come cupido ho un futuro. Comunque è
stato divertente... peccato che sia già finito e che adesso
io sia solo come prima che loro arrivassero. Solo e annoiato! "
Mentre
affrettava il passo sperando che la pioggia lavasse via ogni traccia
malinconica, davanti a lui passò correndo Mitsui coi capelli
corti appesantiti dalla pioggia e la divisa scolastica pigramente
attaccata al corpo.
“Bè..."
Si disse quindi cambiando
repentinamente espressione e tono: "Mica
ci sono solo loro due!"
Concluse
con una certa allegria nuova.
Dopo
di ché cambiò direzione seguendolo.