CAPITOLO VII:
REAZIONE INATTESA

Era ancora presto quella mattina. Il sole era nato da poco inondando la città di quella tenue luce rosata, in breve si era alzato più deciso ma non era stato in grado di scaldare meglio l'ambiente.
L'inverno era ormai alle porte.
Quando Mitsui entrò in palestra sbadigliando, la vide completamente vuota e deserta, nemmeno dagli spogliatoi arrivava un solo rumore.
- Non c'è ancora nessuno... che strano... eppure Sendoh ha detto che l'orario era anticipato a quest'ora... - Dicendo questo a voce alta, parlando da solo come se nulla fosse, alzò le spalle: - Mah... arriveranno! - Non si preoccupò affatto e nemmeno ci pensò più di così.
Fu mentre si cambiava che la porta degli spogliatoi in cui era, si aprì mostrando una figura nota. Ancor prima di metterlo a fuoco percepì il suo sguardo sfacciato ed insistente addosso e si sentì più nudo di quanto non fosse in realtà.
- Ciao! - La sua voce calda era quasi un sussurro per non interrompere il silenzio che regnava intorno a loro. Silenzio complice di qualcosa che sarebbe presto successo, era nell'aria.
Di nuovo quella sensazione piacevole di intimità si instaurò presto.
- Ciao... - Ricambiò allo stesso modo l'altro ritardando di indossare la maglietta per allenarsi. Non si sentiva proprio in imbarazzo ma il modo in cui Akira lo stava fissando, lo lasciava stordito e non gli era mai successo.
Lo vide successivamente avvicinarsi e buttare il bicchiere di plastica dove sicuramente c'era appena stato il suo famoso thé alla menta. Questa volta caldo.
"Anche ora la sua bocca saprà di menta..."
Pensò sentendo di nuovo la gola secca.
- Non c'è ancora nessuno, eh? Ed io che pensavo di essere come sempre ultimo! - Commentò il moro dai capelli a punta aprendo l'armadietto coi suoi cambi di basket. Mentre Mitsui faceva già fatica così a stare tranquillo, in lui v'era un vero e proprio colpo di stato!
"Ottimo momento per entrare! Non potevo sceglierne uno migliore. Che spettacolo! Non ha niente da invidiare a nessuno. Starei ore a guardarlo, altro che allenarsi! "
Eppure nonostante questi fossero i suoi pensieri, dall'esterno a parte uno sguardo un po' insistente sul torace del senapi, non mostrava assolutamente nulla. La calma più totale.
Con calma e solito alto controllo di sé, si tolse la maglia ed i pantaloni della divisa rimanendo in boxer con una tale naturalezza da sembrare un modello professionista.
Mitsui inghiottì di nuovo affrettandosi ad indossare l'ultimo pezzo per l'allenamento. Anche se non era più mezzo nudo, avere Sendoh a pochi metri da sé in quello stato non era certo una passeggiata!
"Ma allora non è una mia impressione... Sendoh ci sta provando con me. Non che io faccia distinzioni particolari fra maschi e femmine, non me ne frega poi molto, ma mi sembra un po' improvviso.... e poi non so ancora niente di lui. Ha sempre quel bel viso cordiale che pensa chissà cosa, non fa arrivare nessuno a sé e alle sue reali intenzioni. Vorrei capire di più di lui ma soprattutto mi chiedo: perché ha improvvisamente tutto questo interesse per me? Non ci prova più né con Sakuragi né con Rukawa, quindi sono sopraggiunto io. Sono solo un ripiego per lui?
Voglio capirlo prima di saltargli addosso, come vorrei fare, o farmi saltare addosso da lui, come vorrei facesse. Cosa che, continuando così non tarderà molto ad avverarsi!"
Così decidendo, il ragazzo di un anno più grande si impose di non guardarlo più, con un certo dispiacere, andando in palestra e sperando nell'arrivo degli altri.
Speranza vana.
Guardò l'orologio.
"Ma come mai non arriva nessuno?" Qualcosa non quadrava.
- Facciamo due tiri, intanto? - LA voce allegra di Sendoh lo sorprese alle spalle. Si era cambiato in fretta per raggiungerlo. Si scambiarono un ulteriore sguardo piuttosto penetrante ma se su Mitsui era abbastanza chiaro quel che pensava, su Sendoh non fu lo stesso.
Sorrideva un po' sornione ed un po' indecifrabile, cosa gli passava per la testa?
Si strinse nelle spalle passandogli la palla in risposta.
Sendoh iniziò a palleggiare mantenendosi dritto sulle game, lo sguardo enigmatico puntato diretto su quello interrogativo e di natura corrucciato di Mitsui.
Non si impegno molto, nemmeno si mise in posizione d'attacco. Senza muovere un solo muscolo del corpo, alzò la palla davanti al viso, poi sopra la testa e fluido come il getto dell'acqua sulla pelle, tirò a canestro da quella distanza. Si insaccò nella retina bruciandola in un fruscio lieve e perfetto.
Gli occhi ancora su quelli dell'altro e non sul canestro. Si sentirono i rimbalzi sul parquet insieme allo stupore di Mitsui che non fece rumore ma si vide netto sul suo viso espressivo. Non dissero nulla.
Sendoh quindi recuperò la sfera silenzioso e passandogliela si posizionò più seriamente fra lui e il canestro.
- Ora tocca a te. - Il tutto con la semplicità e naturalezza più disarmanti del mondo, cose da alieni, quasi!
"E questo cos'era?" Si trovò infatti a chiedersi Hisashi fissandolo inebetito. La palla fra le dita gli diede una scossa in un secondo tempo, a quel punto non gli rimase che stringersi nelle spalle riprendendo il suo tipico temperamento e dicendo: - Se vuoi essere battuto, fa pure! - si mise in posizione anche lui iniziando a palleggiare sempre più veloce, avvicinandosi al compagno, anch'egli pronto per marcarlo e difendere l'area.
Il ritmo che il pallone cominciò a dettare partì lento crescendo mano a mano che lo scontro procedeva sempre più serrato. Mitsui con enorme testardaggine era intenzionato a non mollare e a sorpassare il ragazzo più giovane anche se più bravo e per riuscirci era disposto a dimenticare ogni istinto sessuale che gli trasmetteva. Cosa non facile ma fattibile, pur di vincere e non fare una brutta figura!
Sendoh era il giocatore più talentuoso dello Shohoku e a breve lo sarebbe potuto diventare dell'intera prefettura, ma per l'altro l'idea che uno più piccolo di lui, seppure solo di un anno, gli fosse così superiore, era fastidioso. Ora che per un motivo un po' strano erano finiti a confrontarsi da soli, non poteva non fare testardamente sul serio, sul campo.
E quando cominciò ad essere più pressante ed aggressivo, Akira decise che uno che si impegnava così tanto solo per lui non se lo poteva far sfuggire e incatenandolo a sé come fosse un tesoro prezioso, dimenticò completamente la palla.
Si attaccò a lui sentendo il contatto dei loro corpi. Entrambi premevano per sopraffare l'altro, uno per un motivo e uno per un altro e nelle loro menti pensieri di diversa natura ma in fondo simili, si alternavano.
Mitsui voleva capire Sendoh (aveva già lasciato perdere la sfida...) e Sendoh semplicemente voleva Mitsui!
Distratti comunque dal viso vicinissimo del proprio avversario e compagno, lo scontro continuava a protendersi.
Venir chiuso dalle gambe muscolose ed insistenti di Sendoh non era affatto spiacevole, quasi da rimanerci.
Aveva il fiato contro il collo e le braccia lo circondavano come in un abbraccio. Se avesse girato la testa avrebbe acuto le labbra sulle sue. Possibile che non sentiva lo stato in cui era?
Che per colpa sua e di quella posizione il cuore gli andava esageratamente veloce?
Che sentiva un fischio nelle orecchie?
Che sudava troppo perché aveva un caldo fuori dal comune?
Poi lo guardo di sbieco cercando di non farsi notare. Le labbra. E si chiese se sapesse ancora di menta.
Gli venne sete.
Una gran sete.
Di thé alla menta.
Inghiottì a vuoto e distratto dalla sua vicinanza sempre più sfacciata, da quei contatti fisici e quelle specie di abbracci pieni di sfioramenti che trasmettevano tutte e niente ma in fondo solo una serie di scariche incontrollabili, Mitsui perse la palla con un abile e veloce mossa del suo erotico ed abile rivale.
Eppure anche dopo quel momento, lì senza sfera fra le mani, i due ragazzi non si sciolsero, ritrovandosi ancor più vicini.
In un istante il silenzio parve talmente rumoroso da essere estremamente fastidioso, così come l'aria era diventata irrespirabile ed il caldo era afoso.
In totale unione corporea, i loro fisici sembravano incollati ed in special modo lo sembravano i loro bacini.
Mitsui rimase con la bocca semi aperta a sentirlo contro di sé e a fissarlo diretto.
Aveva il suo fiato sulla pelle del viso e i brividi lo percorrevano. Non seppero quanto tempo passò in quel modo ma poi impercettibilmente Sendoh continuò ad avvicinarsi annullando la minima distanza rimasta.
Non avrebbe voluto cos' presto ma la tentazione di baciarlo, in quell'attimo, fu troppo grande. Eppure proprio lì, con le labbra sulle sue, entrambe già schiuse e assetate, pulsanti, umide, qualcosa scattò ma non nel modo che Sendoh era sicuro sarebbe successo.
Mitsui si irrigidì e mettendogli le mani sulle spalle l'allontanò con decisione spezzando l'incantesimo.
In un momento il gelo cadde fra loro e senza insistere Akira accettò di buon grado (ma dentro di sé come una pugnalata) la reazione, mascherando lo stordimento e lo stupore profondo ma anche il desiderio pulsante insoddisfatto.
- Qualcosa non va? - Chiese quindi sforzandosi di mantenersi tranquillo. Guardò il ragazzo davanti a sé che ancora comunque non si muoveva e anzi assumeva un aria di nuovo corrucciata.
- In realtà si. - Iniziò il senpai brusco e deciso. - Hai mentito sull'orario degli allenamenti, vero? - Il silenzio ed il suo sorriso arrendevole gli diede risposta.
"Ma come fa a rimanere così calmo e sereno?"
Si chiese prima di proseguire sullo stesso tono sostenuto: - Mi piaci molto e me ne sono reso conto da ieri a oggi, non sono uno che perde tempo, accetta le cose così come arrivano. Ma devi dirmi cosa vuoi da me. Perché ti sei improvvisamente interessato a me provocandomi a questo modo? Stavi sempre con Sakuragi e Rukawa, ho capito che eri interessato a loro. Ti hanno risposto picche? Ti sentivi solo e mi hai visto disponibile decidendo che ero il ripiego ideale? -
Con crescente durezza e quasi cinismo, Mitsui non ebbe pietà né scrupoli nel dire quel che pensava. In fondo quel sorriso enigmatico continuo di Sendoh non gli aveva mai fatto capire nulla.
Se avesse dovuto dire qualcosa di lui al di fuori del basket non avrebbe saputo cosa dire.
Non gli piaceva non conoscere la persona  che gli faceva perdere la testa. Il proprio istinto lo gettava fra le sue braccia cedendo alle sue avances ma la sua ragione lo bloccava.
Akira rimase impassibile e senza mostrare il minimo turbamento indurì impercettibilmente l'espressione, poi senza una piega rispose:
- Mi sembrano domande retoriche, vuoi davvero delle risposte? -
Fu una frase particolare e decisamente inaspettata per l'altro che rimanendoci male reagì istintivamente, più che altro sulla difensiva. Una difensiva un po' aggressiva ma quelli erano i suoi modi.
- Allora non credo che abbiamo altro da dirci. - Così grugnendo e con un ultimo sguardo burrascoso volto a scalfire l'inscalfibile, si voltò andandosene, imprimendosi bene a fuoco nella mente quell'ultima immagine di lui che gli diede, fra la rabbia, un guizzo d'eccitazione. Lui, la pelle appena lucida di sudore, i capelli neri ancora in perfetta posa, il corpo perfettamente modellato che scopriva quel tanto che bastava per farglielo desiderare... e il ricordo di quando, prima, era stato in boxer davanti a sé.
Solo ricordi, ormai.
Si disse così con amarezza.
Sendoh rimase lì in palestra da solo, una solitudine che per la prima volta gli pesò.
Osservò la figura atletica dai capelli neri spettinati che gli donavano su quel viso tenebroso corrucciato, ora furente, indugiò sulla schiena, sul sedere, sulle gambe e poi non rimase che fare ricordo alla sua mente e alle immagini memorizzate in precedenza.
L'espressione che liberò appena il vuoto l'avvolse, fu di contrarietà.
Di nuovo non era stato capace di prendersi o tenersi qualcosa che gli piaceva e che per lui contava.