CAPITOLO
16:
SEGRETO
/Nessuno
capisce il suo cuore, rimasto lì sanguinante
Ti
diranno sempre che tu hai acceso il fuoco
Che
stai alimentando, e lasciato alle spalle./
- No use for a name -
Era
da un po' che l'aveva notato.
C'era
un gruppetto di ragazzine di seconda o forse terza superiore che
pedinava Alexis.
La
scuola che frequentava era un istituto professionale con diversi
corsi, quello che seguiva lei era di meccanica e quindi in classe con
lei c'erano solo ragazzi, lei per prima presunta tale da tutti.
Purtroppo, però, nell'edificio c'erano anche ragazze... il
cruccio della nostra mora!
Non
era stupida e immaginava cosa volessero da lei, ma ugualmente sperava
che non le rompessero apertamente le palle con qualche dichiarazione
o regalino.
Eppure
un giorno successe e come conseguenza arrivò un bel casotto!
Era
l'ora di ginnastica che lei puntualmente saltava per non venire
scoperta, gironzolava per i corridoi della scuola diretta verso la
terrazza arieggiata e deserta e proprio sulla porta che dava
all'esterno, due ragazzine la fermarono.
Erano
fra quelle che la seguivano adoranti, così le si
presentò
la classica scena: prima o poi sarebbe dovuto accadere!
-
Scusa... ehm... vorremmo parlarti... - Teste basse, viso rosso,
vocine flebili, timide fino alla spina dorsale...
-
Parlate con me? – La speranza che così non fosse
era grande
il lei!
Loro
annuirono così si trovò costretta ad immaginare
cosa
avessero da dirle. La sua paura si stava realizzando, si
grattò
nervosa il capo nascondendo ancor di più gli occhi sotto la
visiera del largo cappellino.
-
Si va bene... che c'è? - Le costò fatica quella
frase,
avrebbe voluto mandarle subito a quel paese, eppure non sapeva
perché
si sprecava così!
Le
vide arrossire ancora di più e cominciò a
seccarsi
ulteriormente: erano tutte così le donne... e dire che ne
faceva parte anche lei. Che schifezza!
-
Ecco noi... proviamo un certo interesse per te... e ci chiedevamo...
si insomma... se anche tu... cioè... cosa pensi di noi... o
se
magari ti andrebbe di conoscerci meglio e diventare almeno amici... -
Che
fatica per dire tutto!
Se
potevano leggergli nel pensiero avrebbero visto peste e corna!
Vediamo…
come scaricarle senza farsi fraintendere? Lei era una frana in queste
cose, tonta, priva di tatto, diretta, insensibile, impulsiva…
-
No scusate, ma sinceramente io... -
-
Oh, sei già fidanzato? -
-
No, non è questo... -
-
Ma allora sei innamorato di qualcuna? -
-
No... non proprio, insomma... -
-
Ma allora che c'è? -
-
Oh uffa, le donne non mi interessano, non mi piacciono proprio,
è
questo il punto! -
"Ops...
"
Aveva
detto la verità... ed era quello il guaio!
"Ma
perché non penso prima di parlare?"
L'aveva
fatto di nuovo!
Le
due tipe sgranarono gli occhi incredule, impallidirono di botto ed
infine indietreggiarono lentamente. Erano rimaste senza parole,
finalmente!
-
Ma allora sei gay... -
-
No, non è... -
Poi
però non sapendo che dire e come togliersele dalle scatole,
decise che era una buona idea e continuò il gioco.
-
Bè, a dir la verità si, è
così... ma per
piacere, vi chiedo come favore personale che rimanga fra noi, non
è
facile per me... -
E
riempiendole di altre sciocchezze simili posò la mano sulla
spalla di una delle due avvicinandosi con fare da grande esperto,
facendole sciogliere, quindi accettarono di custodire l'importante
segreto, orgogliose di aver parlato con lui e di essere così
d'aiuto al bell'Alex.
Quando
fu di nuovo sola sospirò rilassandosi. Finalmente poteva
passare due ore tranquille senza sforzarsi di essere chissà
chi o chissà cosa.
Essere
sé stessa... già, per esserlo avrebbe dovuto
avere una
versione originale di sé stessa, punto che ancora le era
oscuro.
Uscì
in terrazza e si tolse il cappello, poi si sedette al centro dello
spiazzo dando la schiena alla porta, si sciolse i capelli che le
scesero lungo il busto.
Se
qualcuno l'avesse vista così, l'avrebbe sicuramente
riconosciuta come una stupida donna.
Si
stese appoggiando la testa alle mani incrociate dietro alla nuca,
allungò le gambe divaricandole in modo poco femminile, poi
comodamente sistemata si accese una sigaretta guardando il cielo
azzurro e debolmente soleggiato.
Come
avrebbe fatto per l'estate? Chissà se delle fasce strette
sarebbero bastate. Ne aveva parlato con Alexander ultimamente, lui
odiosamente aveva detto che era comunque piatta e che nessuno
l'avrebbe scambiata per una donna, però il problema non era
solamente aver paura di andare in giro in vesti normali. Il problema
stava principalmente nella sua testa. Anche questo glielo aveva detto
lui dimostrandosi altrettanto odioso ma acuto.
Lei
odiava le donne e pazienza, ma odiava il suo essere, il suo corpo,
sé
stessa. Finché non sarebbe stata bene da sola non sarebbe
mai
potuta essere donna.
D'altronde
come superare questo odio e ribrezzo? Come accettarsi?
Mentre
si faceva queste domande da un milione di dollari sentì una
voce maledettamente familiare e un ombra le coprì il sole.
-
Allora avevo ragione... sei gay! -
Spalancò
gli occhi mentre scattò a sedere per vedere chi fosse.
"Cazzo!
Proprio lui... il mio primo ufficiale nemico qui a scuola! Porco
cane, me le tiro dietro come le mosche con la merda! Steven,
vaffanculo anche tu! Andrò ad ammazzare quelle due cretine!"
Pensando
ciò, fissò a dir poco male il compagno di classe
col
quale sin dal primo giorno si erano presi a pugni. Bello e stronzo,
ma una bellezza classica che avevano milioni di capitani sportivi!
-
Mi sono detto questo all'inizio... ma poi sono rimasto in silenzio e
tu non ti sei accorto della mia presenza, così ecco che
scopro
il tuo piccolo segreto: non sei gay. Sei solo un travestito, una
donna! E anche piuttosto bella! -
L'avrebbe
preso a pugni, l'impulso fu quello. Le pupille si dilatarono
indicando la furia che si stava scatenando e la sigaretta fu
schiacciata dagli insicivi.
"Su
tutta la gente che c'è in questa scuola di merda, proprio
lui
doveva capitarmi?"
Imprecò
mentalmente non avendo idea di che fare al momento, in testa aveva
solo soluzioni che finivano con calci e pugni!
Si
alzò in piedi serrando le dita, affondando le unghie nella
carne dei palmi, i denti mordevano ancora il mozzicone, poi le venne
incredibilmente uno scambio verbale e prendendolo fra l'indice e il
pollice disse pesantemente ironica con un espressione maligna e
sadica:
-
Pensa te... e tu le hai prese così tante volte da una donna!
-
Questo
riuscì a dare un discreto fastidio al biondo che contrasse
la
mascella alterando il respiro. Fulmini e saette passarono fra i due
in un nano secondo, poi lui sembrò riuscire a controllarsi:
-
Figurati, non sono razzista! Mia sorella è cintura nera di
karate e stende più uomini di me! - Alzò un
sopracciglio e le venne spontaneo:
-
Si? Allora mi piacerebbe conoscerla... immagino sia l'unica decente
della tua famiglia! -
Cattiva,
molto cattiva.
Di
seguito preferì non dargli tempo di ribattere e si
voltò
andando ad appoggiarsi alla ringhiera alta che si affacciava
sull'intero cortile scolastico, sperando che la lasciasse in pace.
-
E allora adesso che lo sai che cosa fai? Mi sputtanerai per prenderti
le tue vittorie? Fallo pure, non me ne importa, tanto poi mi vendico
anche io... così farò vedere di cosa è
capace
una stupida fragile ed inutile donna! -
Amara
e acida ma non verso di lui, specialmente verso sé stessa,
arrabbiata di essere una femmina e di essere stata scoperta di nuovo.
Lo
sentì affiancarla a lei e si aspettò una
rispostaccia,
la stronzissima uscita del secolo... ed invece la stupì con
quel tono serio.
-
Ma sta tranquilla, per chi mi prendi? Stronzo si, ma non stupido ed
ignorante... -
Stette
un attimo in silenzio e osservò anche lui il paesaggio
sottostante dove non si vedevano molti studenti in giro, fu
lì
che lei gli lanciò uno sguardo apertamente spiazzato. Tutto
si
sarebbe aspettato tranne che quello.
-
So benissimo che non avrebbe senso spiattellare una cosa simile, se
lo fai avrai i tuoi buoni motivi, sono un esperto in queste cose...
così come rispetto la scelta di mia sorella maggiore e spero
che la gente rispetti la mia, se un giorno lo venisse a sapere... -
Le
interessava il discorso, sentire cose simili proprio da lui... chi
l'avrebbe mai detto? Stava riscoprendo Steven e le venne voglia di
approfondire queste sue parole ambigue.
-
Cosa intendi? - Aveva un tono più rilassato e basso, ora.
Lui
rispose allo stesso modo senza guardarla.
-
Io non sono quello che sembro, in realtà ho tutt'altro
carattere, lo dimostrano i miei gusti sessuali. Dimmi... diresti mai
che sono gay e che in realtà sono sensibile con le persone a
cui tengo? Me ne vergogno, certo, ma è più forte
di me.
Sono gay. Impossibile, vero? Per questo sono rimasto deluso quando ti
ho visto donna... speravo fossi un ragazzo con le palle, di questi
giorni non se ne incontrano mica tanti... -
Se
iniziava a confidarsi e aprirsi non finiva più, lo comprese
subito senza per questo aver voglia di interromperlo. Poi aggiunse a
bassa voce:
-
E poi... -
Lei
lo guardò incuriosita e stupitk
al tempo stesso. Prima di
chiedergli il seguito della frase dovette digerire la cosa: questa
era proprio bella. Se la ringhiera fosse stata più bassa,
sarebbe caduta giù di botto perdendo l’equilibrio!
Steven
gay e sensibile che non si comportava da stronzo e riusciva anche ad
essere serio?
-
Ehm... effettivamente... non l'avrei mai detto... – A quanto
pareva
era la giornata delle dichiarazioni!
Infine
lo intimò a proseguire:
-
...e poi...? -
-
E poi mia sorella maggiore di cui ti ho accennato, non la minore che
fa karate, la maggiore... bè lei è stata cacciata
di
casa perché è un travestito. In realtà
è
un uomo ma si traveste da donna. Ormai lo è a tutti gli
effetti, sai? -
Si
fermò per permetterle di riprendersi dai numerosi shock!
Calò
il silenzio. Un silenzio di tomba. Molto pesante.
Alexis
stette zitta cercando parole non stupide o banali… e che
dire?
Aveva appena scoperto che quello stronzo era umano con tanto di
cuore!
-
Non so perché ti ho detto queste cose, forse
perché mi
siamo sembrati uguali, in fondo... comunque dovresti conoscerlo. -
Poi
si zittì anche lui visibilmente imbarazzato per quanto detto
fin ora. Alla fine si era scoperto troppo e perché?
Perché
si era sentito identico a questa ragazza.
Alexis
non sorrise poiché non ne era ancora capace, ma fece una
quasi
spontanea espressione, quasi gentile.
-
Allora, quando me lo presenti? Chissà che parlando con lui
non
trovi la mia identità perduta! -
Anche
lui fu stupito e rimase piacevolmente colpito; era carina,
obiettivamente parlando... sia come ragazzo che come ragazza. Peccato
che i suoi gusti andavano su tipi come Alexander!
Furono
interrotti dalla campanella che indicò loro di tornare in
aula
per la lezione successiva a quella di ginnastica, per cui non
aggiunsero altro, lei si legò i capelli e si mise il
cappello
ben calato sul capo, infine insieme si avviarono verso le scale
dell’edificio scolastico.