CAPITOLO
22
CAMBIAMENTO
/Tu
eri in fiamme
Ti
ho vista cambiare
In
te
E
come se tu non hai mai
Avuto
le ali
Ora
ti senti
cosi
viva/
-
Deftones -
Aveva
l’intero pomeriggio libero o meglio avrebbe avuto dei compiti
da fare ma non aveva intenzione di farli, per cui aveva deciso che era
libera. Sapeva che Alexander stava per uscire e sarebbe stata sola,
così si preparò per uscire e andare al campo di
street a giocare un po’ basket, tanto nessuno sarebbe stato
ancora alla sua altezza e avrebbe potuto prenderli in giro quanto
voleva.
Passò
in rassegna tutti gli abiti che aveva. Erano tutti larghi e maschili,
anche volendo mostrarsi per quel che era senza più
nascondersi, non poteva mica. Quello ormai era il suo guardaroba.
Frugò ancora, in fondo era una bella giornata, magari una
canottiera ce l’aveva.
Si
sgambò dei jeans sfilacciandoseli, mostravano tutte le sue
lunghe gambe snelle attraversate da cicatrici, stesso discorso per le
braccia e la schiena. Si osservò il fondoschiena attraverso
lo specchio, era ben fasciato ed evidenziato, forse era troppo, non
l’aveva mai mostrato in quel modo. Era così
scoperta… si sentiva nuda.
Tuttavia
un’occhiata all’esterno la fece desistere.
Era
troppo caldo per lei.
Indossò
così la canottiera bianca che evidenziava fin troppo il suo
seno fortunatamente non prosperoso, anzi… per lei una terza
scarsa era più che sufficiente ma sapeva bene che ai ragazzi
non bastava.
Alzò
le spalle, indecisa se legarsi i capelli, desiderando lasciarli sciolti
sospirò passandosi una mano dietro il collo per poi
scuoterli un po’. Le piacevano ma non sapeva, gli altri al
campetto non l’avevano mai vista così e sarebbe
finita per essere sottovalutata, nessuno l’avrebbe sfidata e
avrebbero avuto riguardi.
Arricciò
il naso, forse era presto, avrebbe dovuto fare una cosa più
graduale.
Uscì
dalla camera per vedere se beccava Alex prima che se ne andasse,
chiedere a lui un parere sarebbe stato sensato, ma considerando che lui
non splendeva d’obiettività non sapeva se fidarsi
di lui.
Vide
che stava giusto aprendo la porta d’entrata e lo
fermò:
-
Alex, aspetta, ho bisogno di un parere… che ne pensi, posso
andare al campo da street così o forse è meglio
vestirmi come sempre? Non vorrei che non mi riconoscessero e non
giocassero contro di me come si deve… si, potrei sempre
pestarli ma vorrei risparmiare le mie forze! -
Alexander
si voltò con le chiavi in mano che caddero subito appena la
videro.
Fece
una gran fatica a mascherare la sua reazione, avrebbe voluto far cadere
la propria mascella, guardarla con tanto d’occhi sgranati e
fischiare nella sua direzione, ma non era da lui e non
l’avrebbe mai fatto. Si limitò a serrare la bocca
e contrarre la gola, trattenere il fiato e lasciare impassibile il suo
sguardo d’argento. Sembrò pensarci un attimo
mentre la squadrava da capo a piedi:
-
Mm, mica male… secondo me puoi andare senza problemi! -
Non
aveva sentito di preciso la domanda che le aveva posto, si era perso
sui suoi fianchi delineati, sulle gambe nude e lunghe tutte scoperte,
sulla canottiera che lasciava poco all’immaginazione; non
aveva molto seno ma non era nemmeno piatta come una tavola, da come si
vestiva prima era sembrato lo fosse.
Si
compiacque poi le lanciò un ultimo sguardo attento ed
uscì.
Alexis
si guardò nuovamente perplessa, non era molto convinta della
sua risposta, ci pensò su e si trovò dispiaciuta
di non avergli suscitato altre reazioni esplicite: era sempre serafico,
il ghiacciolo stronzo!
Se
lui diceva che poteva andare allora era esattamente il contrario: o
faceva pietà oppure non era il caso di scoprirsi tanto.
Così alzò le spalle e andò a cambiarsi!
Alla
fine optò per dei pantaloni lunghi ma leggeri, soliti larghi
dal cavallo basso, sopra una maglia grigia maniche corte di tre taglie
più grande e una canottiera altrettanto enorme, nera.
Non
è che si mascherasse del tutto ma nemmeno mostrava le sue
grazie ai quattro venti. Vinse il metodo di rivelazione graduale,
almeno verso chi teneva.
Legò
i capelli nel solito nodo basso e si mise il cappello di sempre al
contrario, con la visiera all’indietro.
Così
si sentiva comunque a suo agio, prese la palla da basket e palleggiando
uscì anche lei mettendosi le chiavi in tasca.
Al
campo ricevette subito la giusta attenzione, la riconobbero subito e
pochi notarono che in lei c’era qualcosa di diverso anche se
le dedicarono più attenzione delle altre volte, le parlavano
ancora al maschile e lei non correggeva, non ne vedeva il motivo.
Dopo
breve si trovò a scaldarsi un po’ in una squadra
improvvisata, nulla di impegnativo, affermarono che era da tanto che
non passava e che era mancata.
-
Sai, ieri è arrivato un tipo che è veramente
molto bravo, secondo me lui ti batte! -
Spararono
quest’uscita a bruciapelo proprio mentre stava per fare
canestro, di proposito, e lei effettivamente spalancando gli occhi
sbagliò il tiro. In risposta insultò un
po’ seccata ma nulla di serio e a questo si aggiunsero una
risata fastidiosa dietro di loro. Tutto il campetto si zittì
all’istante e si voltarono incuriositi.
Eccolo
lì a ridere maleducato, un ragazzo alto, atletico, una
specie di armadio con un corpo da urlo, abbronzato, capelli rossi corti
tirati all’insù con del gel, occhi verde chiaro e
lineamenti decisi. Folte sopracciglia buffe. Qualcosa di familiare ma
Alexis non avrebbe mai saputo dire cosa anche per la distrazione che le
scaturì ascoltando quella fastidiosa risata.
“Questo
carciofo rosso che diavolaccio vuole? Perché ride in questo
modo ignobile? Guarda che posa, poi, mani ai fianchi, gambe divaricate,
testa all’indietro… sbruffone del cavolo, chi si
crede di essere? Dannato struzzo pompato, scimmia sadica, emorroide di
gatto dalla coda mozzata!”
Queste
le fugaci considerazioni della ragazza ancora vestita da ragazzo.
Si
avvicinò a lui e lo squadrò da vicino con aria
minacciosa e molto espressiva, infine lo spinse con la palla da basket
ringhiando accattivante:
-
Emorroide masochista, che cazzo hai da ridere? -
L’emorroide
in questione si fermò un attimo e con fare supponente e
detestabile prese la palla e cominciò a farla girare in
bilico sul dito medio, rivolto proprio verso di lei chiaramente
infuriata:
-
Rido perché mi hai fatto ridere tu e il tuo tiro! -
Si
chiese cosa avesse fatto di male per meritarsi un nuovo stronzo sul suo
cammino! Aveva appena sistemato uno, Alexander, ed ora arrivava il
nuovo re del mondo a romperle le scatole.
-
Molto bene, allora fammi vedere di cosa sei capace, armadio pieno di
segatura! -
Lui
alzò un sopracciglio incuriosito che uno scricciolo di
ragazzo lo sfidasse a basket e gli parlasse in quel modo. Aveva grinta
e non gli dispiaceva ma lo vedeva estremamente esagerato, decise di
calpestarlo e umiliarlo un po’, giusto perché era
quello che sapeva fare meglio, così accettò:
-
Mi divertirò a giocare a basket con il tuo fragile
corpicino, un one to one! -
Lei
così si scostò cominciando a sciogliersi
ulteriormente e disse acidamente:
-
Si, il gigante e la bambina… o se preferisci
l’articolo ‘il’… ma anche
gorilla ti si addice! -
Si
lanciarono ancora uno sguardo di fuoco, il medesimo, lei azzurro e lui
verde, facevano impressione le fiamme che albergavano nei loro occhi.
Lui di per sé non era male, anzi, era piuttosto bello
fisicamente, diverso da Alexander. Questo era più grezzo e
rude mentre il cantante era il tipico gattaccio di strada, un randagio
indomabile.
L’emorroide
masochista era solo uno che faceva molto rumore, Alexis lo
inquadrò subito.
Molto
rumore per nulla, dal momento che lei era sicura di batterlo!
-
Ehm, Alex, lui è quello di cui ti parlavamo… sta
attento… -
Un
sorrisetto si dipinse all’angolo della bocca:
-
Ma non mi dire… la cosa si fa più interessante! -
Un
lampo di insana follia attraversò gli occhi azzurri che
colpì l’avversario, si fissarono a lungo mentre
pensieri fra i più contrastanti viaggiavano nelle loro
menti, lei già lo detestava mentre lui la incuriosiva ma
entrambi pensavano fossero tutto fumo e niente arrosto, come primo
impatto era stato disastroso e il secondo sarebbe stato ancora peggio,
per le sorprese che avrebbero riservato tutti e due.
La
palla si alzò e i due saltarono, lui aveva
l’altezza dalla sua ma non solo, saltava anche piuttosto in
alto però l’elevazione e
l’elasticità in generale era tutta di Alexis. Con
un balzo felino la palla fu sua e agilmente lo raggirò
sfruttando l’effetto sorpresa, il rosso non pensava che ce la
potesse fare ed era nella sua natura sottovalutare tutti,
però si riprese subito e fu davanti a lei a ostacolarla.
Dopo
un’occhiata più attenta al suo gioco
capì che il ragazzino non possedeva forza fisica per cui
basava tutto sulla velocità e sulla tecnica, con un
po’ più di muscoli e cattiveria
l’avrebbe sorpassato senza problemi.
Alexis
a sua volta fece un’analisi veloce sull’avversario
ribattezzato come emorroide masochista, non le ci volle molto per
capire: era forte e possente ma solo quello, non aveva tecnica e
regole, sopraffaceva gli altri solo con la sua prestanza fisica, a
livello di agilità era meglio lei e i trucchetti li
conosceva alla perfezione.
Si
contrastarono un po’, la mora aveva un ottimo controllo di
palla, un palleggio estremamente basso e concentrato, uno sguardo da
tigre e l’istinto dalla sua, lui aveva sì istinto
ma solo quello… condito con un gran concentrato di irruenza
e un unico obiettivo nella testa, fregarle la palla. Appena sarebbe
stata nelle sue mani avrebbe vinto, ne era certo.
-
Senti signorina, che ne dici di essere meno ostinato? Ho fame e vorrei
mettere qualcosa sotto i denti! -
Disse
con un ghigno malizioso il ragazzo, Alexis ovviamente rispose
malamente, le seccava quando veniva trattata in quel modo solo
perché era l’ombra di sé stessa.
-
Stronzo, mangia questo! -
Così
dicendo fece uno scatto e con una doppia finta che parve una magia si
trovò in alto, sopra la testa di lui a saltare, sembrava
volasse, stava per segnare e in un ovazione generale fu fermata, la
palla fu schiacciata a terra dall’altro che era arrivato da
dietro all’ultimo momento e atterrarono in piedi, si
guardarono e lei lo insultò:
-
Brutto pezzo di merda, stavo vincendo! -
Un’espressione
sadica ed una risata di quelle che tanto odiava in risposta, poi:
-
Ed invece no! Guarda il vero basket di strada, bello! -
Così
dicendo prese la palla e senza dare il tempo di riprendersi si
esibì in una prepotente nonché potente
schiacciata che investì la ragazza, cadde a terra per la
spinta che lui le aveva dato, sorpresa e circa sotto shock per il tiro
che definire perfetto e magnifico era sminuirlo, ma soprattutto per la
sconfitta, lo vide appendersi al canestro con un botto assurdo mentre
la palla di cuoio schizzava a terra, cominciò a dondolarsi e
sghignazzando fino a ridere megalomane e stronzo. Si videro i muscoli
del suo bel corpo evidenziati, indossava una canottiera nera stretta e
dei jeans attillati che fasciavano gambe e fondoschiena in maniera
divine, perfino un orso selvatico avrebbe notato che quella tutto
sommato era una bella visione, la pelle abbronzata fece la sua figura e
sotto il sole la si vide umida e lucida di sudore per il gioco e la
fatica, le ampie spalle, le braccia tese e la schiena che mostrava ogni
linea muscolare. Divino anche lui, non come un angelo ma più
come un demone… anche i suoi occhi ricordavano una creatura
del genere.
-
Fottuto bastardo… -
Le
ci volle molto per riprendersi, non era stato uno scherzo assistere ad
una scena del genere e dirsi che aveva perso lo scontro diretto con
quell’odiosoantipaticofollestupidoidiota!
Tuttavia
riuscì a dire almeno ‘fottuto bastardo’!
Quando
l’altro atterrò davanti a lei la
guardò, le era caduto il cappellino e qualche ciocca nera si
era disfatta finendole sul volto, con attenzione lo si poteva capire
che era una ragazza, eppure la stranezza che nacque guardandola in
quello stato fu subito accantonata anche perché Alex subito
si alzò e lo fronteggiò spintonandolo
furiosamente. Non poteva accettare d’essere sconfitta solo
per la debolezza fisica, sicura che si trattasse solo di questo; in
quel momento era più simile ad una bestia che altro:
-
Sei solo uno stronzo! Cosa cazzo ridi? Hai vinto solo per la tua forza
è come se avessi barato, mi hai spinto a terra, sarebbe
stato fallo in una sfida regolare, non mi hai sorpassato veramente! Te
la faccio vedere io la soddisfazione di battermi! Nemmeno fra mille
anni luce ci riesci! -
Orgogliosa
e indisponente, ribelle oltre ogni dire, indisciplinata e
irrecuperabile. Proprio il tipo adatto per il nuovo prepotente che
stava appunto insultando, se avesse saputo che era una donna sarebbe
stata tutt’altra musica e l’avrebbe anche
corteggiata convinto di dover fare di lei la sua fidanzata ideale.
Alexis
aveva anche ragione, sarebbero stati pari ma la forza non era mai da
sottovalutare e lei non avrebbe mai potuto farci nulla, solo
accettarlo… anche se era esattamente questo che non riusciva
e non poteva fare.
Accettare
che ci fosse uno in grado di gareggiare ad armi pari con lei, non con
bravura e tecnica ma con fisicità e potenza, diversi ma
sullo stesso livello, in un certo senso.
Bruciava
più di ogni altra cosa il fatto che l’avversario
in questione fosse uno antipatico come quello che ancora rideva!
Dovettero
tirarla via con la forza e per evitare uscite spiacevoli fu
accompagnata a casa.
Quel
pomeriggio fu una specie di tragedia e un nemico rilevante era arrivato
nella sua vita, un nuovo idiota da sconfiggere e rendere innocuo.
Si
sarebbe sfogata con Alexander!
-
E’ un tipo strano ed antipatico, un emorroide masochista, un
inutile essere umano, ride e prende per il culo solo perché
è forte e muscoloso; lo sfascio quando voglio, lo stronzo!
Sembra un diavolo dannato, gli sparerei, giuro che se mi capita fra le
mani gli torco quel collo dannato, non so nemmeno come si chiama e non
mi interessa, ma devo avere la rivincita e TU mi allenerai! -
Terminò
il monologo infuriata e tutto d’un fiato, fumava di rabbia
oltre che per la sigaretta, aveva un curioso colorito rosso e gli occhi
sprizzavano veri e propri lampi di odio, ma tutto ciò che
notò Alexander furono gli abiti maschili, mentre gesticolava
e camminava su e giù calciando cuscini e divani.
-
Perché non sei uscita come ti eri preparata? Dovresti
iniziare, sai? Se è una decisione seria… -
Alexis
così si fermò e divenne ancora più
rossa se possibile, poi con aria buffa gli andò davanti, lo
fissò dritto negli occhi e sibilò:
-
Hai ascoltato quello che ho detto? -
Alexander
ebbe un brivido lungo la schiena così fece il bravo,
indifferente rispose:
-
Si, domani ti alleno, salto lavoro tanto non ha importanza per
ora… ma tu hai sentito me? -
Lei
così cambiò discorso subito, tornando al basket:
-
Si si… comunque non so se tu sei in grado di giocare a
basket, in fondo non ho mai visto come te la cavi con una palla di
cuoio in mano… potresti essere una frana! Bè,
basterà che mi presti il corpo… - Poi si rese
conto di quanto aveva appena detto e con un calcio agli stinchi del
poveretto che non c’entrava nulla gridò
imbarazzata: - SCEMO! NON IN QUEL SENSO! INTENDEVO CHE TU FAI LA DIFESA
E METTI LA TUA FORZA FISICA SENZA PEITA’, IO MI ALLENO DA
SOLA! -
Alexander
ebbe un sorrisetto ironico perfino col dolore alla gamba, ma lo fece
morire presto in una delle sue arie fredde, meglio non farla arrabbiare
ancora.
-
Io vengo se tu ti vesti da donna come avevi deciso! -
Il
ricatto non lo capì molto, cioè, cosa
c’entrava lui con il suo vestire? Ma Alexis decise di
sfruttare la cosa a suo favore:
-
Va bene rompiballe, ma ricorda che dopo sarai al mio servizio tutto il
giorno! Basket basket ancora basket! Finché non
batterò quello stronzo! -
Il
moro spense la sigaretta e si sedette a terra davanti al divano e alla
televisione, trafficò coi telecomandi poi prese in mano la
consolle collegata alla playstation.
Ne
porse un altro all’amica e con aria apparentemente annoiata
disse:
-
Avanti, facciamoci una partitina… -
Alexis
stessa si rassegnò, correre un po’ con le macchine
truccate della play le avrebbe fatto bene di sicuro, così
con un salto planò accanto a lui e afferrò
l’oggetto.
-
A te però ti batto, eh? -
“Che
scema, deve essere orgogliosa di essere quello che è e
mostrarlo. Tanto più che era mille volte meglio vestita come
era oggi… dannazione, se quello è il suo stile
allora ho solo da guadagnarci! “
-
Comunque me ne sono accorta, sai? Il tuo piano per farmi vestire da
donna parla chiaro… -
Disse
lei di punto in bianco interrompendo i pensieri di lui.
-
E cosa hai capito? -
Alexis
rispose laconica:
-
Che sei un porco! -