CAPITOLO 13:
TUTTO SOTTO CONTROLLO?

/ Pump it – Black Eyed Piece /

(Dubbio)
La luce entrò dalla finestra aperta, le saracinesche erano mezze rotte e non si abbassavano del tutto, così il sole flebile invernale illuminò i corpi dei due ragazzi stesi l'uno sull'altro nel divano sgangherato. La televisione accesa rimandava un canale rovinato che non si riusciva a vedere bene, il rumore non infastidiva, era solo un ronzio lontano.
Il primo ad aprire gli occhi fu Andrea, le iridi nere si confusero sul mondo circostante senza capire dove fosse, perché gli occhi gli bruciassero così, la testa gli dolesse in quel modo indecente e perché sentiva un peso sul suo corpo che gli impediva di muoversi.
Fece una fatica del diavolo a mettere a fuoco, gli occhi arrossati indicavano che la sera precedente aveva pianto, aveva avuto una giornataccia terribile. Ricordò cosa era successo coi genitori e un'ombra incupì il suo viso, sostituita subito da un'aria interrogativa.
Ricordava di essere finito ospite a casa di Marco, dove sua zia era fuori per lavoro; lì le parole di Kimberly gli tornarono alla mente come proiettili. Aveva deciso che sarebbe stato via di casa per tutta la settimana, da Marco, evitando accuratamente i propri genitori in modo che lei stessa se n'occupasse. Doveva resistere fino alla finale e arrivarci in piena forma. Non aveva detto altro.
C'era qualcos'altro, no?
In seguito cosa avevano fatto?
Un po' a pugni, questo lo ricordava ... che altro? Avevano bevuto ... guardò le bottiglie vuote che rotolavano ai piedi del divano che li ospitava, infine si decise a guardare anche il divano per vedere cosa gli bloccava i movimenti.
Per prima cosa vide i vestiti di entrambi: lui solo i pantaloni di una tuta di Marco e il moro solo dei boxer e una canottiera intima.
L'aria del biondo si fece sempre più inorridita e con un'espressione facciale buffamente schifata costatò che, oltre ad essere 'mezzi nudi', Marco era addormentato sopra di lui, incastrato fra le sue gambe.
La testa sul suo petto ...
- Oddio ... -
Mormorò sconvolto. Da lì in poi cercò disperatamente di ricordare anche il resto della serata, ovvero cosa avevano fatto dopo l'ubriacatura consueta. Fu la testa a fargli un gran male e la fitta di dolore a costringerlo a chiudere gli occhi, si massaggiò il volto e cominciò a sudare.
Lo fissò di nuovo, poi il panico lo avvolse del tutto così con uno scatto sgraziato e brusco si alzò facendo cadere l'amico per terra con un botto sordo incredibile.
- SVEGLIA MARCO PORCA MERDA! -
Altri due occhi iniettati di sangue si spalancarono improvvisi maledicendo il mondo intero. L'azzurrità delle iridi contrastava coi neri capelli che ricadevano ingrovigliati sul volto.
- CHE CAZZO C'E’? CHI STA MORENDO? –
- Tu se non ti svegli subito! -
Un risveglio traumatico seguito da un'incognita ancor più traumatica, si massaggiò il fondoschiena che dopo la botta subita gridava vendetta, in cervello cominciò a premergli per uscire dal cranio e il volere maggiore di Marco, in quel momento, era solo di tornare nel mondo dei sogni.
Andrea lo guardò inorridito: la mano ... la mano di Marco si stava massaggiando il sedere. Perché? Quale causa poteva avere tale gesto così incosciente?
- Marco ... perché ti massaggi il culo? -
Glielo chiese improvviso come se fosse questione di vita o di morte, in un certo senso per lui lo era.
Ricordava uno degli ultimi pensieri coerenti della sera precedente:
"A parte gli occhi e il fisico è uno come tanti. Certamente sono meglio io per le donne!"
In realtà non è che facesse molto testo poiché in ogni caso erano di una bellezza differente fra loro e soprattutto erano due ragazzi etero incalliti!
Marco lo guardò smettendo di massaggiarsi il didietro, notò l'aria strana e spaventata dell'altro e con cautela disse:
- Mi hai fatto cadere ... -
Andrea si protese dal divano verso lui, lo fissò serio e chiese:
- Ne sei matematicamente certo? Non è che senti altri tipi di dolori? È solo quello? -
Il moro ricambiò lo sguardo preoccupato con uno che sembrava guardasse uno scimunito.
- Tu non sei normale, che altro dovrei sentire? -
Aggiungendo l'intontimento per le ore piccole fatte, la sbronza e la botta appena sveglio, si comprendeva facilmente come mai Marco non ci arrivasse.
- Che ne so, io ... non l'ho mai fatto con un uomo, dovresti sentire magari mal di culo! Cioè, là dentro, non inteso come botta ... oh al Diavolo!
Marco, guardaci, siamo quasi nudi e quando mi sono svegliato eri steso sopra di me con le gambe ingrovigliate alle mie. Ieri sera abbiamo bevuto e non ricordo cosa è successo dopo, tu lo ricordi? -
L'amico ascoltò e con un notevole treno di ritardo realizzò quanto stava dicendo.
Andrea capì che aveva assimilato il discorso quando vide spalancare gli occhi e il suo colorito divenne pallido cadaverico. Appoggiò le mani dietro di sé e strisciò all'indietro allontanandosi da Andrea.
Schifo, imbarazzo, ripugnanza, disgusto, ribrezzo si dipinsero nel volto selvatico del moro.
- T-tu ... cosa mi hai fatto ... MANIACO VIOLENTATORE CERCABUCHI DEL CAVOLO! -
Il biondo sentendosi insultare in quel modo si arrabbiò ulteriormente, la testa martellava sempre più e questo non aiutava a capire COSA avessero fatto realmente!
- A me?! E TU ALLORA CHE APRI LE GAMBE COSI’ FACILMENTE? PARTI CON UN NULLA E FERMARTI E’ IMPOSSIBILE! SICURAMENTE AVRAI FATTO TUTTO SA SOLO, COME UNA PUTTANA! ECCO COSA SEI: PUTTANA IMBARAZZANTE! -
Marco divenne di mille colori e il fumo cominciò ad uscirgli dalla testa, improvviso e veloce tirò un calcio ai sacri gioielli di famiglia d'Andrea.
- E TU SEI QUELLO CHE CI VA, CON LE PUTTANE IMBARAZZANTI! BASTARDO APPROFITTATORE SFONDATUTTO! -
Un litigio di prima mattina non era esattamente quel che ci voleva, ma gli insulti volgari volarono ancora, accompagnati da spintoni e calci, poi si fermarono insieme, si guardarono seriamente allarmati e dissero contemporaneamente:
- Ma in sostanza, l'abbiamo fatto o no?! -
Continuarono a guardarsi in silenzio, indecisi su come scoprirlo, poi uno si cacciò in bagno per 'controllare' strani segni sulle proprie parti basse, un altro cercò nel divano qualcosa che potesse effettivamente essere decisivo per la scoperta.
C'era effettivamente qualche macchia sul sedile e a terra, ma puzzava d'alcool e quindi su quelle rimasero tranquilli.
Quando Marco uscì asserì circa sicuro:
- No, no ... non possiamo averlo fatto, è tutto a posto! -
Andrea lo guardò dubbioso, cercò di immaginare come avesse potuto capire ciò guardandosi in quelle parti, ma non riuscì proprio a capirlo pienamente, poi la lampadina illuminò il suo cervellino e disse trionfante:
- AH, HAI CONTROLLATO SE SEI ANCORA VERGINE ED è RISULTATO OK! Io non posso controllarlo perché lo stesso non lo ero nemmeno prima di ieri sera, sai, la mia vita sessuale è sempre stata molto attiva, poi con Kimberly non ne parliamo. Sono contento di sapere che almeno tu sei ancora integro, così abbiamo potuto accertarcene! -
Il suo sproloquio seriamente convinto, fu interrotto da una valanga d'oggetti che gli arrivarono in pieno volto.
Ancora imprecazioni a volontà, insulti e:
- IDIOTA CHE NON SEI ALTRO! IO NON SONO VERGINE! TU IN COMPENSO LO SEI DI CERVELLO! SE FACCIAMO A GARA PER VEDERE CHI L'HA FATTO MEGLIO, TRALASCIANDO IL NUMERO, SCOPRIAMO DI SICURO CHE VINCO IO! -
Ormai erano completamente andati.
- E come pensi di scoprirlo? Per saperlo dobbiamo solo farlo fra noi, sai? -
Da qui, il biondo iniziò a provocarlo volontariamente, per puro spirito di divertimento.
- IO NON CI TENGO A SCOPRIRLO, ALLORA! -

(Io lo amo)
Arrivarono a scuola un'ora più tardi, non troppo trapelati a dire il vero.
Un occhio nero ciascuno, il labbro spaccato e uno zigomo gonfio si distribuivano equamente fra Andrea e Marco.
Fortunatamente erano già tutti in classe, così nessuno li vide arrivare insieme, specie non poterono notare dall'inizio che Andrea non aveva il suo solito stile metallaro, bensì abiti innegabilmente e chiaramente di Marco.
Tanto ugualmente se ne sarebbero accorti dopo!
- Ehi ragazzi! Come va'? -
Dietro di loro correva per raggiungerli una bella rossa inconfondibile.
Il suo colore di capelli naturali, reso più luminoso da shampoo e balsamo alla frutta, spiccava immediatamente. Quel giorno li aveva raccolti in graziosi ed elaborati codini alti che si attorcigliavano intorno all'elastico con dei nodi, facendo ricadere il resto delle ciocche ondulate fino a sfiorare il collo.
Un trucco deciso ma non volgare rendeva il suo volto perfetto e il lungo cappotto marrone la copriva fino alle caviglie, si vedevano le scarpe dalla suola alta qualche centimetro di troppo.
Nell'insieme incantevole come al solito, specie perché la 'bomba sexy' sapeva sapientemente accostare i colori degli abiti ai suoi capelli. Marrone, dorato e rosso stanno sempre bene insieme.
Ebbene, dopo la lezione di moda, Kimberly raggiunse il suo fidanzato e l'amico che l'affiancava di malavoglia.
- Ciao, oggi va meglio ... anche se ... -
Si fermò indeciso se spiegarle il dubbio che era rimasto lo stesso e che sarebbe rimasto per sempre sulla loro integrità fisica/sessuale.
Alzò le spalle decidendo di risparmiarlo, già avrebbero malignato in molti, in quel periodo!
Il biondo si chinò a baciare la fidanzata e dopo essersi salutati si avviarono insieme.
- Noto con piacere che per rilassarvi vi siete scannati per bene! -
Disse allegramente lei, Marco grugnì e Andrea prese la parola sviando il discorso da rivelazioni imbarazzanti:
- Ma lo sai quanto ha mangiato questo burino stamattina? -
Evitando di aspettare la risposta continuò:
- Praticamente metà torta da solo! -
Non se ne stupì:
- Ecco perché poi dorme tutto il tempo, con quel che mangia la mattina, poi deve digerire! -
- Ehi senti un po', Miss perfezione, vedi di non rompere! Tu che sei sempre la prima in tutto e non fai mai tardi, invece? Perché sei così tardi? -
Marco se ne risentì così attaccò un po' anche lui.
Lei fece la linguaccia, poi si girò e rivelò di avere in spalla non il suo borsone con il cambio e i libri scolastici, ma quello d'Andrea, dove vi aveva infilato anche le proprie cose:
- Sono passata a casa di Andrea, ho parlato un po' coi genitori e ho preso le cose di basket, ma non ho potuto prendere tutto perché ero tardi: dovrai condividere con Marco ancora! -
Andrea si zittì prendendo il borsone, lei tirò fuori i propri libri e rimasero in silenzio per un attimo, Marco andò avanti lasciandoli soli, senza evitare di guardare il cielo, impaziente e insensibile.
Lui ricordando il motivo per cui si trovava in quella situazione s'intristì, uno sguardo malinconico che fece male a Kimberly, provò di nuovo la sensazione di voler sbaragliare tutti quelli che lo facevano star in quel modo.
- Sai, mi sono reso conto che sono stato un bambino d'oro invisibile per i miei genitori, finché con il basket non sei arrivata anche tu con tutti i miei amici. Così volevo dirti grazie ... -
Lei un po' arrossì imbarazzata, distolse lo sguardo risollevandosi per quanto gli stava dicendo.
- E di che? -
Andrea le prese il mento fra due dita voltandole il viso, quando lo ebbe di fronte le donò uno dei suoi sguardi magnetici e penetranti, con voce bassa mormorò:
- D'esserci ... -
"E’ in questi momenti che mi rendo conto che lo mo veramente e non solo per abitudine o perché siamo una bella coppia. Perché è una di quelle persone da amare, che si meritano qualcosa di speciale, qualcosa come quello che voglio dargli io. Desidero proteggere questo testone dalle mille facce.
Non lasciarti mai andare, ti prego.
Farò tutto quello che è in mio potere e oltre, perfino ti sopporterò nelle tue sparate megalomani nelle quali ti spaccherei la testa ... ma rimani sempre qui con me."
Fu un piccolo pensiero fugace che ebbe poco prima di ricevere le sue labbra, le accolse e le curò come fossero la cosa più preziosa.
Tanti piccoli brividi la scossero come accadeva sempre; si abbandonò a lui, a quel bacio e a quel sentimento che non poteva essere d'altri che loro.

(Il gruppo)
Il gruppo era riunito come sempre all'uscita dell'edificio scolastico, aspettavano Marco e Andrea, ritardatari cronici, per avviarsi alle rispettive case o magari decidere di fare qualcosa insieme.
Fu Thomas, il biondo ricciuto dall'aria d'artista folle, a farlo notare e introdusse il discorso:
- Ma si può sapere cosa diavolo è successo ieri sera? -
Di preciso non si sapeva nulla. Kimberly, l'unica che poteva rispondere alla domanda, assunse un'aria seria e pensosa, cercando di controllare i propri muscoli facciali e non rivelare troppa preoccupazione.
- Voi sapete che Andrea nasconde ai genitori che gioca a basket, questo circa da un anno e mezzo. Non lo fa per una ragazzata, bensì perché loro glielo avevano proibito categoricamente. Ebbene, ieri sera l'hanno scoperto. -
Adrian, l'amica eterna che viveva in simbiosi con la rossa, lo sapeva, ma fra gli altri c'era Tom e Jo che sapevano solo una parte della storia, in altre parole che Andrea giocava lo stesso a basket anche se i genitori non volevano.
Rimasero un attimo in silenzio stupiti interrotti solo dal:
- Veramente? -
Di Alessandro. Negli occhi del moro, grandi occhi neri anch'essi, si specchiò subito quella luce d'ansia sincera.
- E cosa è successo poi? -
Continuò il riccio.
- Mah, potete immaginare, conoscete un po' i genitori di Andrea. Glielo hanno proibito minacciandolo di rinchiuderlo in casa, Andrea ha detto tutto quel che pensava, esplodendo, e poi non facendocela più è scappato! -
Tralasciò il particolare dell'incidente scampato grazie a Marco.
Erano tutti molto presi dal racconto, specie qualcuno sembrava pendesse dalle sue parole.
- Scappato ... nel senso ... scappato proprio? -
Alessandro ingenuamente provò a dir la sua, era sorpreso e agitato perciò non riusciva a farsi capire, gli rispose Roby bruscamente coi suoi soliti modi:
- E quanti altri sensi conosci? -
Poco tatto come sempre; erano carini da vedere, considerando che Roby normalmente non parlava con nessuno, solo con il moretto e considerando anche il senso di protezione nei suoi confronti che possedeva, tale da arrivare alle mani con chiunque gli torcesse un solo capello. D'altro canto se Roby decideva di parlare in generale, al di fuori di Alessandro, doveva essere assolutamente ascoltato altrimenti non avrebbe parlato per altri dieci anni!
- E dove sta, ora? -
Chiese Viky educatamente, la preoccupazione anche nel suo volto, Kimberly le rispose un po' sgarbata, come si sapeva già le due non andavano d'accordo e la rossa non lo mascherava molto, aggiungendo che ora la medesima scattava per ogni sciocchezza si poteva capire perché rispose così.
- Da Marco, ovvio! Se stamattina sono arrivati insieme e Andrea aveva i suoi vestiti da chi poteva essere andato? -
L'altra biondina parve mortificarsi un po' e tornando nel suo guscio disse solo un flebile:
- Oh, già ... -
Ripromettendosi di non parlarle più in certi momenti.
- Ma chi è stato il genio a suggerirgli di scappare da casa? -
Nemmeno Tom era famoso per il suo tatto, ma andava a momenti, lo fregava la sua schiettezza e il suo non controllo nelle situazioni che lo prendevano maggiormente.
Kimberly cambiò espressione e vittoriosa asserì:
- IO! -
Silenzio.
Molti pensieri d'incoscienza passarono nella testa di tutti, ma solo uno parlò. Roby che ancora meno di Tom si faceva certi problemi:
- Sei proprio scema, eh? Non è che così si risolve, sai? -
Lei si sentì punta sul vivo, così gli andò di fronte e approfittando della sua altezza considerevole per sovrastarlo, con aria minacciosa disse:
- Senti piccoletto! So benissimo quello che faccio! È tutto in mano mia! Sta là solo per una settimana, fino alla finale, poi si riappacificano, i genitori si ricredono e secondo i miei piani le cose tornano meglio di prima! -
Sembrava sicura e fiduciosa, gli altri la guardarono dubbiosi.
- Perché mi guardate così? -
Fece sulla difensiva; in quel momento le braccia della sua migliore amica la circondarono e gli occhi della riccia fissarono male gli amici non convinti:
- Che c'è? Non vi fidate di lei? È un piano geniale e sa quel che fa! -
Thomas si strozzò con una tosse improvvisa, Jonny si voltò dall'altra parte imitato diplomaticamente da Viky, Ale si grattò il capo capendoci poco di quel fantomatico piano e Roby ... beh, Roby andò davanti alle due ragazze abbracciate e sbottò lugubre:
- Ho l'aria di uno che si fida di un piano campato per aria fatto da una che normalmente è più pazza di quello che è scappato di casa? Considerando che questo piano consiste nel fuggire del problema? -
Adrian cacciò il broncio e Kimberly con un'aria per nulla colpevole rispose:
- Certo, detta così sembra una cosa stupida, ma in realtà non lo è! -
L'amica accanto tolse le braccia dal collo della rossa e si passò una mano fra i folti e indomabili ricci selvaggi.
- Vabbè, dai, smettiamola, non possiamo fare altro, noi ieri non c'eravamo, è facile parlare col senno di poi. Del resto conosciamo tutti Andrea: in quelle condizioni, facilmente intuibili, non sarebbe mai tornato a casa! Fidiamoci, non abbiamo altro da fare! -
In realtà lei aveva capito benissimo Kim, sapeva come sul momento aveva finto d'avere tutto in pugno e sapeva come invece non avesse proprio nulla, in quella mano.
Ma cosa fare?
Il suo fidanzato stava male e aveva un disperato bisogno di credere che lei risolvesse tutto, bisogno di sicurezza, di sperare che tutto sarebbe andato per il meglio. Lei era stata brava a dargli quello, ma poi ai fatti non aveva saputo come fare e aveva combinato così. La difese e l'altra gliene fu grata.
Le lanciò un fugace sguardo di ringraziamento memore della chiacchierata al telefono della sera precedente, dopo il caos scoppiato.
Videro poi arrivare Marco e Andrea insieme. Avevano un'aria agguerrita, le solite ferite per qualche nuova pestata ed entrambi in disordine. Era strano vedere il biondo nello stile tipico dell'altro, ma gli donava ugualmente.
Il discorso morì per evitare tensioni.
Alla loro uscita solo i più acuti lo notarono, soprattutto, a dire il vero, Viky e Jo dalle mentalità più distaccate e fredde, mature in un certo senso.
C'era altra gente che aspettava, quando i due circa amici fecero la così detta passerella, ci furono degli sguardi, delle gomitate, delle strane espressioni e poi scambi d'opinioni.
Erano entrambi famosi, soprattutto Andrea, rappresentante d'istituto che con Kimberly formava la coppia più bella e invidiata del liceo.
Che cosa significavano quegli atteggiamenti?
Non dissero nulla consapevoli che se le loro impressioni fossero state fondate, l'indomani sarebbe scoppiato il finimondo.
Avrebbero prestato attenzione.