CAPITOLO
14:
STUPIDI
IDIOTI!
/
Basket case - Greenday /
Il
fatto che Marco e Andrea arrivassero sempre in ritardo non stupiva
nessuno, nè insegnanti nè studenti, ormai le loro
vicende erano famose e conosciute, le voci su diverse ipotesi si
spandevano a macchia d'olio, la maggior parte li vedevano gay e
quindi fidanzati, per questo abitanti nella stessa casa. I professori
preferivano immaginare che fossero solo molto amici e che ci fosse
qualche vago disaccordo coi genitori, nulla di serio ed importante.
Amavano
pensare così, per non far pesare sulle loro coscienze quei
due
ragazzi così indisciplinati.
Agli
interessati importava decisamente poco e nulla, la gente poteva dire,
fare e credere quel che voleva, non avrebbero dato spiegazioni a
degli estranei, erano fatti così!
Per
loro il vero problema non era nemmeno più l'umore pessimo di
Andrea, avuto i primi giorni, quello ormai era scemato sostituendosi
ad un insopportabile voglia di supremazia su quel piccolo
appartamento che dovevano condividere a forza.
In
sintesi il vero dilemma era la convivenza!
Essendo
che di natura non andavano d'accordo, vivere 24 ore su 24 attaccati,
addirittura di notte, non era uno scherzo per nessuno, specie per due
così uguali e diversi allo stesso tempo.
Uguali
in quanto i caratteri si somigliavano molto, diversi nei modi di
fare: il biondo egocentrico, il moro selvatico, entrambi si
imponevano sugli altri ed erano oltremodo testardi e aggressivi, ma
si poteva stare ore ad analizzare le differenze e i punti in comune:
principalmente affrontavano i problemi alla stessa maniera, gira e
rigira, nel modo più rumoroso e notato possibile ... per non
dire tragico ed esagerato!
A
Marco irritava in maniera inesauribile il fatto che Andrea portasse
Kimberly a casa, posto già piccolo per due persone, e
sparisse
nell'unica camera, occupandola per ore. Ok, in una settimana non si
poteva certo pretendere che non facesse nulla con la propria ragazza
ninfomane, però anche lei aveva una casa, potevano benissimo
andarci senza prendersi la sua camera (che in realtà era di
sua zia!).
Non
era solo questo.
Andrea
era così popolare che riceveva telefonate a qualsiasi ora
del
giorno e della notte, quel suo dannato cellulare squillava in
continuazione seccando pericolosamente il concubino.
Ad
Andrea dava fastidio il fumo, quindi Marco doveva limitare le
sigarette il più possibile; infine era il rappresentante di
classe e di istituto, aveva sempre qualche riunione o consiglio e lui
era costretto ad aspettarlo come se stessero insieme, per Marco tutto
questo era una tortura.
Il
biondo invece era urtato parecchio dal ritardo cronico che Marco
aveva per ogni cosa, dal fatto che si lamentasse per tutto e lo
bacchettasse per le sciocchezze, che fumasse davanti a lui, che
camminando per strada finiva sempre per fare a botte con qualcuno e
quindi lo coinvolgeva nelle sue risse, che la notte russasse e
tirasse calci, che fosse il ragazzo più rumoroso mai
incontrato, che mangiasse tanto e come un porco, che gli imprestasse
vestiti scadenti, rovinati e per nulla firmati (Andrea vestiva metal,
si, ma firmato lo stesso!), che dormisse sempre e tanto ma che
soprattutto ne approfittasse di lui per fargli fare i compiti senza
battere un chiodo.
Il
risultato di tutto questo poi era prevedibile: si picchiavano ogni
volta!
A
prova di tutto questo bastava vedere l'espressione fortemente truce
di Marco, in attesa fuori dall'aula magna della scuola.
Presentava
mani ai fianchi, felpa sformata piuttosto pesante, giacca di jeans
leggera e consumata, soliti pantaloni strappati sfibrati, scarpe
vecchie da ginnastica, slacciate. Col piede batteva un ritmo
spazientito a terra, i capelli senza un taglio preciso, spettinati
sulla fronte, occhi quasi del tutto coperti da essi, ovviamente
seccati, fronte corrucciata e bocca imbronciata.
Sommariamente
una persona che aveva più di qualcosa contro qualcuno
sparito
dentro l'aula da tempo.
"Quel
caprone, perché lo devo aspettare? Sicuramente la conosce la
strada di ritorno, cosa c'entro io con lui? Non siamo nemmeno amici,
è così stressante ed egocentrico, tutti lo devono
aspettare, sempre al centro dell'attenzione ... ma chi si crede di
essere? Idiota presuntuoso! Le chiavi non gliele darò mai,
figurarsi!"
Questi
all'incirca erano i pensieri acidi del ragazzo.
Dopo
altri preziosi minuti durante i quali studenti e professori passarono
davanti a lui chiedendosi cosa ci facesse uno come lui da quelle
parti (l'aula magna era attaccata alla presidenza, luogo evitato da
lui come la peste, anche se visitato fin troppo spesso), finalmente
la porta davanti a lui si aprì, facendo uscire i
rappresentanti d'istituto riuniti per discutere sull'imminente
assemblea.
-
Finalmente! -
Borbottò
Marco in direzione della persona tanto attesa, costui gli
andò
innanzi e guardandolo malizioso, asserì ad alta voce in modo
da farsi sentire da tutti:
-
Scusa se ti ho fatto aspettare, caro! -
Tutti
i presenti che ascoltarono cominciarono a sussurrare, qualcuno disse
che era ovvio che fossero una coppia, altri semplicemente si
sentirono confermati i propri dubbi ma ci fu anche chi fece una
smorfia di disgusto in loro direzione.
Andrea
si chiese, ridendo fra sé e sé, come la gente
potesse
credere a tutto quello che vedesse e sentisse; erano comici, in
fondo!
Su
queste considerazioni si beccò un calcio negli stinchi con
un
insulto molto originale:
-
Sterco di vacca, andiamo a casa che ho fame! -
Se
questo voleva sistemare e mettere a tacere le voci, al contrario le
alimentò e i:
-
psss psss psss -
Aumentarono
facendo arrossire il moro oltremodo nervoso, detestava certi
equivoci, specie con gente simile che detestava cordialmente.
-
Ma chi me lo fa fare di ospitarti? -
Gracchiò
poi avviandosi sbattendo i piedi a terra.
-
L'amore che ci unisce, no? -
Rispose
l'altro con gran faccia tosta, seguendolo baldanzoso; Andrea si stava
estremamente divertendo, trovava l'intera faccenda da telefilm.
Dopo
i primi giorni in cui avrebbe sparato a tutti, aveva trovato il lato
spassoso della cosa: costretti a vivere insieme proprio loro due che
si odiavano, subire quelle voci false che li vedevano addirittura
amanti era veramente sovrannaturale, la cosa migliore erano le
espressioni truci e furenti di Marco che voleva sparire ogni volta!
Sulla
strada del ritorno svolta a piedi, passarono in una via considerata
la mafia del quartiere, vi si appostavano sempre gruppi di ragazzi
che pensavano di avere in mano la città, si chiamavano
teppisti o qualcosa del genere; fra questi e Marco non correva
affatto buon sangue, sapevano un po' della sua storia e ad ogni suo
passaggio parlavano male. Erano delle persone pesanti e quella era
proprio l'ora di 'punta', nella quale si riunivano i più
antipatici ed inetti.
Marco
e Andrea 'indossarono' le loro espressioni più dure per
allontanarli anche se a pelle si capiva quanto quella gente avesse
poco sale nel cervello. Ripetendosi che dovevano ignorarli e che
dovevano solo arrivare a casa e mangiare, guardare un film per
rilassarsi ed infine dormire, camminavano spediti guardando dritti.
Nella
mente, come una litania, due parole continue:
"Non
picchiarli, non picchiarli, non picchiarli, …"
-
Che coppia: il rovina famiglie con il bambino d'oro! Forse
l'assassino voleva giustamente appropriarsi della vita perfetta e
lussuosa del geniale ragazzo senza macchia e senza paura. -
-
Ha avuto quel che voleva: ha rovinato la famiglia all'altro,
ottenendo così tutti i soldi che voleva ...
chissà se
ci riuscirà poi anche ad ammazzarlo, giusto per levare dalla
scena un altro giocatore di basket! -
-
Non sarebbe una disgrazia, poi se non altro piangerebbero un sacco di
puttanelle. Sarebbe dura consolarle, anche perché vanno solo
con chi ha il culo d'oro e l'unico qui ad averlo è lui, ma
forse ora piangono lo stesso, visto che ha deciso di darsi
all'omosessualità. -
-
Stanno bene insieme ... probabilmente fra poco li vedremo entrambi
sul giornale: due nuovi idioti in prigione per aver dato fuoco alla
città, o qualcosa del genere; tanto il rovina famiglie
è
un esperto piromane! -
Questi
i discorsi che si consumavano ad alta voce mentre i due passavano.
A
far scattare Marco fu un po' tutto, ma nello specifico quando avevano
sostenuto la tesi (che andava di moda in quel periodo), che lo vedeva
fidanzato con Mister Universo!
Invece
a far scattare Andrea fu l'uscita sulla sua ragazza, cioè
non
l'avevano nominata esplicitamente, ma si capiva che si erano riferiti
a lei per la battuta sulle ragazze che andavano con lui.
Dopo
aver camminato a pugni stretti e respiro sempre più corto,
essersi ripetuti di non reagire, fecero dietrofront nel medesimo
istante scagliandosi contro i ragazzi che ancora parlavano; non
dissero nulla, non urlarono, non parlarono, semplicemente ne spinsero
contro il muro uno a testa per poi prendersela con gli elementi di
rilievo. Ci diedero dentro e i colpi che ricevettero nemmeno li
sentirono, le parole che avevano sentito, bruciavano.
Marco
era abituato a quelle voci, aveva ricevuto molte cattiverie ed in
fondo se le meritava, erano cose vere. In un certo senso, dal suo
punto di vista molto severo con sé stesso, tutto quello se
l’era voluto ed era troppo facile piangere sul latte versato.
La
colpa di tutto quel che gli capitava dalla morte di Daniele in poi,
era solo sua, lo riconosceva.
Allora
perché se la prendeva tanto?
Era
per il principio, magari.
Detestava
che idioti peggiori di lui lo giudicassero, anche se potevano dire
cose fondamentalmente giuste.
Infine
essere considerato gay e per di più innamorato di Andrea,
per
lui era la tortura maggiore; non avrebbe mai potuto non
perché
odiava gli uomini oppure era omofobo, anzi, non lo era affatto,
semplicemente vedeva in lui suo fratello e lo urtava profondamente la
situazione generale. Non lo schifava stare con un ragazzo, quando era
col gruppo precedente ci aveva provato sotto l'effetto di qualche
fumo pesante, solo che stare con Andrea gli sarebbe sembrato come
stare col fratello e sporcare quel rapporto che avevano, sporcare
lui, la sua memoria.
Inoltre
se si fosse innamorato di lui sarebbe stato solo per l'immagine del
consanguineo morto, rivista nel biondo.
Quest'ultimo
non badava molto agli altri, di base rimaneva il solito egoista, ma
dipendeva dalla situazione attuale e dai punti di vista; arrabbiarsi
per l'offesa indiretta verso la fidanzata non era poi così
egocentrico, lo era verso Marco visto che non aveva nemmeno sentito
cosa avevano detto su di lui. Per ora non era un gran rapporto quello
che li univa, si stava formando lento, era un legame diverso dagli
altri, bello appunto perché non il solito e banale.
Fu
uno sfogo molto utile.
Arrivarono
a casa con molti lividi e dei nemici in più!
Nell’appartamento
trovarono una folla che sembrava moltiplicata per 10, rispetto al
solito numero ... si trattava, in realtà, solo dei loro
amici:
Tom, Adry, Kim, Vy, Jo, Ale e Roby, uniti facevano per mille.
Questi,
vedendoli arrivare conciati in quel modo, cominciarono effettivamente
a preoccuparsi lanciando sempre più spesso occhiatine
eloquenti in direzione della rossa, che continuava il suo motto
preferito:
-
Ho tutto sotto controllo! -
Al
che proprio quella sera capirono che solo tre giorni in più
da
soli e si sarebbero fatti fuori: non sarebbero mai arrivati integri
alla finale di basket!
Fu
Tom a prendere veramente la situazione sotto quel famoso controllo:
-
Non si può continuare così, si ammazzeranno prima
di
domenica!
Stasera
ci siamo tutti, ma domani verranno Kim e Adry, io non posso, dopo
domani saremo io e Vy, poi il giorno rimanente Ale, Roby e Jo ...
così arrivano a domenica, che è la finale, interi
e
sani. Domenica a pranzo ci saremo di nuovo tutti! Così
possiamo conservarli ed evitare cose spiacevoli prima del tempo! -
Organizzò
in quattro e quattr'otto i turni per non lasciarli mai soli;
dovettero poi spiegarlo di nuovo con parole semplici a Marco che dopo
tutti quei turni non aveva ancora capito:
-
Stupido idiota, che ci vuole a capire? Avremo rompipalle appresso
fino a domenica! -
Andrea
fu più esplicito e conciso.
-
Ha tanto insistito che mi faceva pena, così non l'ho
contraddetto, ma in realtà è inutile, non
servirebbe:
mi occupo io di tutto, so cosa faccio ... -
Sentenziò
Kimberly sicura di quello che andava dicendo, le rispose Roby
scettico:
-
Non sembrava, sai? -
Per
questa parola ricevette un occhiata di fuoco:
-
Io so esattamente
quel che faccio, sono abbastanza grandi da cavarsela da soli almeno
in casa! Ma se ci tenete rispetterò i turni! -
Cominciava
ad alterarsi punta sul vivo, quando si cominciava a mettere in
discussione la sua genialità nonché efficienza,
finiva
sempre male per qualcuno.
-
E a me non chiedete? Come sempre fate i conti senza di me, come fosse
casa vostra! Ma dico ... e se mia zia torna prima del tempo? Ci
stiamo appena in due, figurarci in quarantamila! Siete seccanti, io
non voglio rompiscatole fra i piedi! -
-
Però vivi con Andrea! -
Si
intromise Adrian sorridendo furba, iniziò poi a tamburellare
col dito sulle spalle di Marco che stava brontolando senza venir
preso seriamente in considerazione da anima viva.
Mentre
c’era chi faceva spettacolo, altri in cucina si occupavano
della
cena facendo una specie di macello, un campo di battaglia.
Già
aver messo Roby ai fornelli era azzardato, considerando che non aveva
mai cucinato nulla in vita sua, si aveva un risultato facilmente
immaginato; Ale invece se la cavava, ma lui era un combina guai
vivente, il solo respirare provocava un danno, non faceva altro che
rovesciare tutto.
Il
lato fortunato della cosa erano Jo e Vy che erano bravissimi a
cucinare e facevano un guaio solo sotto tortura.
Kim
aveva ormai messo il broncio e il trio Adry, Marco, Andrea faceva
ridere in altro modo, rispetto ai cuochi: litigando scherzosamente e
sparando parole più grandi di loro.
Al
vertice di tutto, però, v’era Tom in piedi su una
sedia che
dirigeva il lavori e i litigi, impartiva ordini a destra e a manca
con la massima allegria, tutto ciò accompagnato dalla musica
potente ed energetica dei Greenday a tutto volume.
Andò
circa tutto bene per dei sorprendenti cinque minuti pieni, poi il
biondo ricciuto cadde sopra Kim coinvolgendo il fidanzato e gli
amichevoli compagni di battibecchi: da lì partì
il vero
inferno fatto di battaglia di wrestling e di urla allucinate!
Quello
che aveva provocato la presa in mano della situazione da parte di
Tom, furono solo maggiori danni dei precedenti: chissà chi
sarebbe sopravvissuto?
Si
pensava che Kim non fosse in grado dell'arduo compito, il punto ora
era:
chi
avrebbe distrutto per primo il già labile equilibrio?
Vivendo
si sarebbe visto.
Domenica
e la finale erano a metà strada e già Marco
continuava
a ripetere come le decine di un rosario le uniche due parole che gli
venivano in mente, per descrivere quegli impiccioni amici
distruttori:
-
Stupidi idioti, stupidi idioti, stupidi idioti, … -