CAPITOLO 21:
LE
VERITA’ NASCOSTE
/Numb Piano Instrumental – Linkin Park/
Erano tutti al
completo, in riga sugli spalti appoggiati alla parete, a cominciare da
Adrian imbronciata e Marco, per seguire con Andrea, Kimberly,
Alessandro e Robert e terminare con Jonny.
Costui era un
po’ più in disparte rispetto agli altri e guardava
la protagonista della gara di ginnastica artistica con uno sguardo
molto inquieto e assorto, come se fosse preoccupato per qualcosa che
non fosse l’esito della gara.
I suoi occhi
dall’insolito colore dorato scrutavano a fondo la ragazza che
al momento si preparava per la successiva esibizione, cosa pensasse
solo lui poteva saperlo, non lasciava trasparire nulla come sempre e
quando la voce dell’alto parlante annunciò la
prossima ginnasta sussultò. Toccava a lei.
- Prossima
ginnasta Viktoria Bovini … -
Seguì
il nome della scuola di provenienza e l’età, lei
col cerchio alla mano che le sfiorava le cosce nude, ebbe un timido
sorriso verso il pubblico in cerca di volti amici, sapeva
dov’erano quindi guardò direttamente verso di loro
e quando videro Jo che a sua volta l’osservava pensieroso il
suo sguardo si illuminò e si sentì come
più sicura. Jo stava con lei dalla sua infanzia ed anche se
non avevano mai parlato molto si erano sempre capiti, era un amico
prezioso, probabilmente il migliore sia suo che di Tom.
Stava meglio
avendolo lì con lei però sentiva una mancanza.
“Speriamo
che arrivi presto, la sua presenza mi dà energia e forza,
quella carica che mi permette di andare dritta per i miei
obiettivi.”
Pensò
al fidanzato che ancora mancava a causa della sua partita di baseball,
le mancava, le serviva.
Sospirò
e chiuse gli occhi concentrandosi, poteva far poco, in effetti solo
andare avanti in attesa del suo arrivo.
Sapeva ce
l’avrebbe fatta prima della fine.
Non
l’avrebbe deluso gareggiando male.
Mai.
Per lei Thomas
era importante ed essenziale ed in sua assenza cercava in Jo la sua
presenza, come se quei due fossero un tutt’uno.
Si mise in
posa d’inizio e tutta incurvata sulla schiena col cerchio fra
le braccia attese che la musica partisse.
Erano le note
di Numb, la versione a pianoforte, dei Linkin Park.
Era un
contrasto piacevole, dell’alternativa suonata in chiave
classica, una fusione piacevole che le diede la carica necessaria per
iniziare a muoversi aggraziata ed elegante, con gesti puliti e precisi
si rigirò il cerchio facendolo scorrere sul corpo e quando
la musica crebbe d’intensità iniziò a
saltare e contorcersi elasticamente. Il cerchio non era il suo forte ma
era capace di fondersi anche con quello strumento, come se fosse tonda
lei stessa.
Incantò
il pubblico.
Torturò
involontariamente Jo.
/American Idiot – Green Day/
Il sole
pomeridiano cominciava lentamente a calare
d’intensità, ormai però aveva
già procurato calore e sudore che affiancato dalla
stanchezza della partita, diventava quasi insopportabile.
Il giovane dai
biondi capelli ribelli nascosti sotto il cappellino con la visiera
sugli occhi, si asciugò la gocciolina di sudore che gli
colò ai lati del viso.
Aveva un aria
molto seria e concentrata, strano vederlo così, solitamente
era sempre sorridente o con qualche espressione buffa dipinta in volto,
pronto per qualche scherzo. Cerano momenti in cui stava serio,
mortalmente serio, in quei momenti era pericoloso poiché
diventava imprevedibile.
La voce
dell’alto parlante annunciò ancora una volta le
squadre in gioco e il numero dell’inning, l’ultimo.
Era stata una
partita encomiabile per Thomas Munarini, il lanciatore al momento in
sul monte di lancio.
Ora lo si
poteva osservare mentre studiava il battitore, l’ultimo,
sarebbe bastato fargli strike out e la partita sarebbe finita, avrebbe
vinto ed anche alla grande. Non sorrise, solitamente a quel punto lo
faceva, quella volta aveva un unico pensiero fisso in testa, correre da
lei. Sapeva che senza di lui era meno concentrata, più
distratta, sapeva che finché non l’avrebbe visto
arrivare avrebbe guardato insistentemente gli spalti cercandolo
preoccupata, sapeva che lei aveva bisogno di lui.
Non gli
importava il titolo di imbattibilità, aveva tirato una serie
di lanci perfetti e potenti per sbrigarsi, sperando di vincere in
fretta e così era stato, solo che aveva ottenuto anche una
reazione non calcolata ma in effetti naturale. Un certo terrore degli
avversari.
Timore?
Bastava vedere
i lanci che tirava a fine partita, uno più forte
dell’altro, andavano sempre in crescendo e quasi nemmeno si
vedevano.
Primo strike
la palla si insaccò dritta nel guantone del ricevitore
facendolo sussultare.
Occhi
spaventati del battitore.
Secondo
strike, di nuovo al ricevitore che fa un piccolo sobbalzo indietro per
non cadere.
Inghiottito a
vuoto.
Terzo lancio,
la palla sbaglia traiettoria per la forza e si insacca nella rete di
fondo storgendo il punto colpito.
Le mani
tremano.
Quarto lancio,
terzo strike, giocatore out, la palla torna nel guantone, il ricevitore
impreca e appena viene dichiarato la fine dell’incontro il
guanto viene sfilato per far prendere aria alla mano in fiamme.
L’avversario
fa cadere la mazza shockato.
Tom riprese
possesso delle sue facoltà mentali solo con il fischio della
sirena, si tolse il cappello e notando vagamente
l’espressione sconvolta del ragazzo davanti a sé
si chiese se non avesse esagerato.
Rimase un vago
pensiero poiché il successivo surclassò di gran
lunga il primo:
Vy!
Detto fatto
sembrò un lampo mentre sfuggiva fra i compagni che volevano
abbracciarlo per aver concesso loro un ulteriore passaggio in avanti
nel torneo, sembrava importargliene poco e con aria sfuggente, senza
dare spiegazioni a nessuno, si cambiò al volo e
inforcò la moto portando il motore al massimo.
Flash di
fotografi tentarono di catturare la sua immagine in quel periodo molto
richiesta, non ebbero molto successo, tutto quel che riuscirono a
catturare fu solo un lampo che scappava alla velocità della
luce … e il polverone delle gomme!
/Dancing – Elisa/
Le porte si
spalancarono con un gran rumore ma il brusio presente nel palasport
(spero si chiami così dove si fanno le gare di ginnastica
artistica)era maggiore così non passò
inosservato. Fece presto ad individuare i suoi amici, si mettevano
sempre alla fine, dietro a tutti, per poter stare in piedi ed esultare
meglio nel caso servisse … o scappare se le cose si
mettevano male, visti i membri che ne facevano parte!
Si mise a
correre precipitosamente schivando abile la gente che passava, sembrava
un anguilla riccia e bionda, simpatico da vedere, si notò
subito anche per le urla verso i suoi compagni, li chiamava a gran voce
felice di essere arrivato, gli premeva molto sapere il punto della
gara, sperava vivamente ci fossero altre esibizioni del suo
bell’angelo in gioco.
Fu lui ad
interrompere bruscamente l’immersione di Jo in Vy. Immersione
pericolosa che andava contro la propria volontà.
Ormai era
diventato sempre più difficile controllarsi e trattenersi.
Era un tipo
abituato a farlo, lo faceva da molto ma ultimamente i sentimenti che
provava erano diventati sempre più forti ed il fatto di
dover fare maggiore attenzione proprio con il suo migliore amico, era
difficile per lui.
L’intera
situazione.
Non sapeva per
quanto sarebbe potuto andare avanti.
Sussultò
girandosi verso l’amico che lo salutava, ricambiò
titubante e con fatica, desiderava solo andarsene, non ce
l’avrebbe fatta per molto.
Tom
notò la sua espressione preoccupata ma non chiese a lui
direttamente, sapeva che voleva i suoi spazi e i suoi silenzi, di norma
non li rispettava però a volte capiva che era
d’obbligo, si rivolse quindi a Roby accanto a lui
chiedendogli attento:
- Vy sta
andando male? –
Il ragazzo dai
capelli ramati si rivolse a lui stupito, era una domanda scema fatta su
Vy, lei era perfetta in qualsiasi cosa riguardasse quello sport!
- No,
ovviamente va alla grande … manca ancora una gara, quella
col nastro. –
- Immaginavo
… -
Borbottò
non dandogli più attenzione, lui era così e Roby
lo conosceva, capace della massima allegria e subito dopo di un muso
lungo tre metri … ci erano tutti abituati!
L’intenzione
di parlargli arrivò ma fu messa da parte dalla voce
dell’alto parlante che annunciava la prossima ginnasta:
Viktoria Bevini.
- Eccola!
–
Disse uno
degli altri che si apprestava a deliziarsi gli occhi, avrebbe voluto
godersela anche lui, il nastro era il suo forte.
La vide
cercarlo fra il pubblico ed andare a colpo sicuro dalla sua parte,
probabilmente l’aveva cercato anche prima senza trovarlo,
aveva dovuto affrontare delle gare difficili per l’ansia di
non averlo lì sorridente ad incoraggiarla.
Vivere non era
facile per nessuno ma per lei in particolare era complicato, a causa
del suo carattere e della paura del mondo.
La
guardò scambiandosi con lei un lungo sguardo significativo e
quando ebbe la visione totale del suo bel viso che sorrideva felice di
vederlo, fece altrettanto anche lui, sarebbe andato tutto bene.
La vide poi
farsi seria e concentrarsi distogliendo lo sguardo dal suo.
Tom stravedeva
per Viky, la vedeva come una creatura splendida da scoprire, delicata
da proteggere.
Non avrebbe
permesso a nessuno di portargliela via.
Nessuno.
Tuttavia se
lei avesse voluto andarsene non l’avrebbe costretta a
rimanere, le ali non gliele avrebbe tagliate, era stato difficile
donargliele.
Sospirando
cancellò quei pensieri strani e si dedicò solo a
guardare la sua bella ragazza che cominciava il ballo con il nastro
bianco.
Dalla
posizione iniziale in cui era tutta attorcigliata intorno
all’attrezzo, si srotolò abilmente e veloce quando
il piano iniziò lento il suo suono, la melodia lentamente
crebbe in aggiunta della voce alta e delicata della cantante, si
rispecchiava con l’animo di Viky che crebbe
d’intensità.
Vy era viva
solo quando si muoveva danzando, non eseguiva solo un esercizio
correttamente, lei viveva una storia fondendosi con la musica e
l’oggetto che teneva in mano, che lanciava e riprendeva, lei
era arte.
Il voto
dell’esecuzione fu ovviamente il massimo e sempre il massimo
ottenne come punteggio totale, arrivando prima all’intera
gara.
Questo,
però, tutti già lo sapevano prima
dell’inizio.
Ciò
che non sapevano era che mentre Vy andava a casa insieme a Jo, come
ogni giorno poiché erano vicini di casa, Tom aveva
un’inspiegabile sensazione inquieta, sensazione che fu
catturata solo dalla gemella che non le mancava mai nulla.
Guardando Tom
che a sua volta fissava stranito il suo migliore amico e la sua
fidanzata andarsene sereni insieme, Adry pensò al volo:
“Quei
due devono fare una lunga chiacchierata!”
/I just wanna live – Good Charlotte/
Il rombo della
moto si sentiva anche dalla lunga distanza, grazie al silenzio estivo
che c’era in quel fine pomeriggio sereno. Era una strada
deserta e il sole che tramontava donava al mondo un suggestivo color
arancio, era piacevole correre in moto anche per la temperatura non
esageratamente calda, si stava decisamente bene rispetto alle ore
precedenti.
Quando la moto
frenò bruscamente lasciando un odore di gomme bruciate
sull’asfalto, il ragazzo guardò il
‘mostro’ che si era bloccato giusto a pochi
centimetri dalle sue gambe, ancora poco e addio alla sua vita!
Ci volle
tuttavia poco al giovane bagnato fradicio per motivi ignoti per
riconoscere l’oggetto di tanta attenzione da parte sua, le
labbra chiuse in una posa neutra si piegarono in un sorriso di
riconoscimento sincero, poi disse:
- Tom, che ci
fai ancora da queste parti? –
Considerando
l’ora era strano che girovagasse in moto. Il biondo non si
tolse il casco ma lo squadrò attentamente e ironicamente
disse:
- Io? Questa
è la mia via, che ci fai tu, piuttosto, così
lontano dalla tua! –
Jo si
guardò intorno come se si rendesse conto solo ora del posto
in cui si trovava, non si mostrava propriamente spaesato ma se fosse
stato uno qualunque, lo sarebbe stato.
Thomas colse
la palla al balzo per prenderlo un po’ in giro, e indicando i
suoi vestiti con la mano avvolta da un guanto nero senza dita, da
motociclista, disse ancora più ironico e divertito:
- Hai nuotato
vestito, oggi? –
Questo fece
tornare in sé Jhonny e sorrise saccente:
- Tanto se ti
raccontassi non mi crederesti … -
Rimase sul
vago poco intenzionato a dire la verità, questo ovviamente
accese la curiosità da gatto dell’amico che gli
fece un cenno col capo coperto dal casco sempre nero come anche la moto
e la salopette in tessuto estivo:
- Sali che me
la racconti mentre ti porto a cambiarti! –
- Lascia
stare, devieresti troppo rispetto casa tua … -
Si oppose lui
mantenendo la sua aria imperturbabile e misteriosa, non si faceva
leggere dentro ed anche se Tom si sarebbe illuso di poter sapere i
dettagli, sarebbe rimasta appunto un’illusione!
- Mica ti
porto a casa, non mi sognerei mai di rifare la strada ora che sono
finalmente a casa dopo tutte le commissioni che mi hanno fatto fare!
No, stai un po’ da me così ti cambi e mi racconti,
dai … -
Jo
cercò di respingerlo gentilmente ma non ci fu verso, il capo
aveva deciso e così sarebbe stato!
Alla fine si
trovò sulla moto dietro l’amico trasportato per
quei due metri rimanenti.
A casa sua si
lasciò travolgere dalla ciurma allegra e senza mostrarsi
terrorizzato od esasperato, si lasciò rapire sempre da Tom,
di nuovo, e portare in salvo al bagno ampio e lussuoso dove gli fu
permesso di asciugarsi e cambiarsi.
Una volta con
indosso solo i boxer, il suo fisico decisamente era guardabile,
aspettò l’arrivo di Tom con il ricambio,
guardò ogni spazio circostante di
quell’azzurro-verde acquatico, adatto ad un bagno, il profumo
era piacevole, né femminile, né maschile. Era un
ambiente che parlava di quella famiglia ma non solo, anche degli ospiti
che vi erano sempre dentro.
A quello fu
inevitabile che nella sua mente tenuta sempre sotto controllo, si
frapponesse il volto della bella e delicata Viky.
Sospirò
malinconico ma fu interrotto dal ritorno dell’amico che, col
suo perenne sguardo sicuro, lo fece sentire a suo agio persino in
quella situazione.
Reggeva il
cambio, una maglietta arancione, immancabile nel guardaroba di Thomas,
e dei pantaloni larghi in tuta lunghi fino al polpaccio.
- Ti fermi a
mangiare? –
Gli chiese
quindi prima di uscire, fu naturale rispondere si, sapeva che non
conoscevano i no, quella famiglia. Solo che se avesse pensato un
po’ meglio, avrebbe fatto di tutto per andare a casa.
Avrebbero parlato quella sera. Sicuramente ci sarebbe stata
l’occasione e normalmente non era un problema, non lo era mai
stato. Da che si era trasferito lì e si erano conosciuti,
aveva finito spesso per cenare improvvisamente con loro … ed
anche fermarsi a dormire.
Jo li
conosceva bene, ormai, e non rifiutava o si sarebbero offesi, tuttavia
a volte doveva fare attenzione, a seconda dei suoi stati
d’animo, se aveva voglia di parlare o meno …
poiché con Thomas era impossibile non parlare e tenersi
dentro un segreto.
Lui li captava
tutti, specie i suoi!
Uscito
cambiato e asciutto, incontrò Adrian versione estiva da
casa, con abiti porpora più corti e leggeri possibili ed una
bandana in testa a domare un po’ i boccoli che si allungavano
a fatica. Da quando si era fidanzata era diventata molto più
femminile!
- Ciao! Che ci
fai qua? –
Era
sicuramente felice di vederlo, dopo che aveva capito il bisogno che
aveva di parlare con suo fratello.
- Ciao
… ho incontrato tuo fratello per caso e mi ha portato qua!
–
- Mangi con
noi? –
Chiese
immediatamente senza farselo sfuggire.
- Si, me
l‘hanno appena chiesto … -
Sorrise, ma fu
più un ghigno. L’influenza di Marco? Jo si
preoccupò un po’ ma resse il gioco.
- E dormi
anche? –
Non era la
prima volta che si fermava, capitava normalmente che, dopo cena,
parlasse così tanto con Tom fino ad addormentarsi in camera
sua, lei in quel momento, non voleva ASSOLUTAMENTE farselo sfuggire.
- Non me
l’hanno ancora dato. –
- Cosa?
–
Chiese veloce
preoccupata.
-
L’invito per dormire … -
- Ora ce
l’hai! –
Brusca.
- Va bene,
grazie … -
Anche lei era
strana, forse la più pericolosa da contraddire. Sua mamma
sarebbe stata contenta di averlo fuori casa, per una notte …
non si preoccupò proprio per lei, quanto per sé
stesso.
Cosa avevano
tutti da insistere ad averlo lì?
Sorrise.
Ecco cosa fece
il castano dai bellissimi occhi dorati. Sorrise tranquillo senza
mostrare i propri dubbi e, perché no, paure!
Adrian fece
altrettanto, invitandolo a scendere dagli altri. Il suo sorriso era
diverso, di vittoria … inquietante!
“Non
mi freghi mica, tu … hai un gran bisogno di parlare con
Tommy, lo farai a costo di passare la notte in bianco! “
La sensazione
di Jo mentre scendeva le scale, fu in seguito allo sguardo penetrante
della bionda. Conosceva bene anche lei.
“Mica
saprà qualcosa? Come farebbe? No, magari lei no ma Tom si,
ecco perché lei si comporta così, quei due vanno
in simbiosi per tutto, anche se non lo sanno …
Bè, se fosse lui ad averlo capito sarebbe molto peggio!
Forse dovrei andarmene … “
Rimase solo un
pensiero, poiché non ci fu modo di abbandonare la basa del
nemico!
/Weekends – The Perishers/
La camera era
quella di un artista.
Era sui toni
del bianco e del nero ma il letto era arancione. A fare colore erano
tutti i fumetti, i CD, i libri ed i DVD posti negli scaffali della
libreria sull’intera parete. Ad angolo con essa
v’era una porta d’armadio, l’entrata al
guardaroba vero e proprio posto in una sorta di stanza nascosta dietro
la libreria, quest’ultima era a ponte, incastrava la parte
superiore del letto, la testiera. Alla sinistra c’era una
grande porta a vetri che dava sul terrazzo, accanto una finestra ampia
con altrettanto ampio e comodo balcone. Alla destra della libreria
invece c’era una scrivania gigantesca da disegno, con una
luce apposita; a fianco gli strumenti che suonava con tanto di
amplificatori, in bella mostra e già pronta
all’utilizzo la chitarra elettrica. Lo stereo era incastrato
strategicamente in uno degli scaffali della libreria mentre in un altro
più alto c’erano le casse grandi, mentre
appoggiata alla base c’era la mazza da baseball col guantone
e la pallina. Nella parete di fronte, quella rimanente, c’era
la porta e tutt’intorno un murales colorato dipinto con le
bombolette spray proprio da Thomas. Figurava un ragazzo che lanciava a
baseball, il suo sport preferito. Era un disegno veramente molto bello
e ben fatto che dava il senso della velocità e i colori di
sfondo indicavano gli spettatori, donando a loro volta
vivacità alla camera caotica ma ordinata nella
quantità di cose che vi erano!
Era il regno
di Thomas, ne era estremamente orgoglioso e impediva a chiunque di
metterla a posto.
Tom era un
artista ed in quanto tale gli piaceva riuscire bene in tutto quel che
gli piaceva e che considerava in un certo senso arte.
Fra questi
c’erano gli sport, la musica ed il disegno. Qualunque cosa
c’entrasse con queste tre categorie lui la sapeva fare.
Prediligeva il baseball, la chitarra elettrica e i murales
poiché colorati e allegri, tuttavia sapeva fare qualunque
altro sport, suonare altri strumenti e cantare molto bene, era egregio
anche nell’arte della pittura e del fumetto. Aveva sempre
avuto una vita piena di passatempi, non era mai stato fermo senza saper
cosa fare e nonostante questo gli amici li aveva sempre avuti, anche
quando si era trasferito lì.
Seduti uno sul
letto mezzo steso, il biondo riccioluto, e l’altro a terra,
il castano, Tom e Jo si parlavano dopo aver fatto un abbondante e
allegra cena col resto della famiglia.
LA camera
degli ospiti era sempre pronta poiché in un modo o
nell’altro dormiva sempre qualcuno a casa loro, prima di
dormire, però, com’era ovvio, i due amici si erano
dileguati per un paio di chiacchiere.
Jo sapeva, lo
sapeva perfettamente che era arrivato il momento.
Fra
sé e sé sospirava chiedendosi cosa avrebbe dovuto
dire per non ferire l’amico, eppure conoscendolo sapeva molto
bene cosa dire effettivamente.
Solo la
verità.
- Allora? Hai
litigato con qualcuno? –
Gli chiese
improvvisamente serio Tom, cambiando per altro discorso. Jo
sussultò un attimo ingoiando impercettibilmente a vuoto,
rispose cercando di mantenere un’espressione normale per i
suoi canoni:
- Eh? No,
perché me lo chiedi? –
Avrebbe
ingannato chiunque tranne che il suo migliore amico. Lo sapeva ma ci
aveva provato ugualmente. C’era qualcosa in Tom che gli
impediva di perdersi le sfumature di chi amava. Se la persona che aveva
davanti contava molto per lui, non gli sfuggiva nemmeno un puntino su
una i, figurarsi un peso del genere. Jo l’aveva immaginato
appena si era reso conto che il suo sentimento era cresciuto a
dismisura, in maniera incontrollata e pericolosa, però non
era riuscito a farci nulla.
-
Cos’hai allora? Sei strano, come triste … sembra
che qualcuno ti turbi! –
Aveva solo una
vaga, molto vaga, idea Tom di cosa potesse essere, di CHI fosse a
turbarlo, c’entrava lui ma non lui direttamente …
assumeva un’espressione combattuta e malinconica solo quando
arrivavano o lui o Vy … e visto che sapeva che con lui non
c’era nulla di strano da farlo preoccupare, l’unica
soluzione era Vy.
Quando
l’aveva realizzato gli si era accesa la classica lampadina
rossa d’allarme, il suo istinto l’aveva subito
avvertito, il suo famoso ed infallibile istinto d’artista,
quello che gli suggeriva i lanci corretti da fare per tal battitore che
aveva innanzi, quello che gli suggeriva i colori da usare per i murales
o i dipinti, quello che gli suggeriva le note e le parole delle nuove
canzoni che doveva creare per il gruppo.
Non aveva mai
evitato di ascoltare e se appena aveva avvicinato mentalmente Vy a Jo,
il suo istinto aveva gridato ‘allarme rosso’,
allora qualcosa di vero doveva esserci.
Non pensava
che fosse grave, lo sperava poiché lo conosceva bene e
sapeva che era la persona più corretta di questo mondo.
Guardò
con attenzione i suoi incredibili occhi dorati, erano molto belli ed
ogni volta si perdeva ad osservarli, lui guardava con attenzione e
profondità ogni cosa.
- Non
è che … c’entriamo io o Viky?
–
L’aveva
detto usando un tono basso e penetrante, non voleva risultare
arrabbiato ma alla fine fu solo molto intenso, Jo rabbrividì.
Ci era
arrivato, impossibile!
Si disse il
ragazzo a terra, ebbe solo un nano secondo per ragionare al termine del
quale decise di provare a sdrammatizzare buttandola sullo scherzo,
sperava ci sarebbe riuscito.
Quindi sempre
rimanendo serissimo e senza smettere di guardarlo in volto, si
alzò da terra e mettendo un ginocchio sul suo materasso,
appoggiò una mano alla testiera dietro la testa di Tom, poi
gli avvicinò il viso e nel medesimo tono
dell’amico aveva detto:
- Ecco vedi
… mi sono innamorato di te, Thomas! –
Chiunque ci
avrebbe creduto se glielo avesse detto in quel modo incredibilmente
profondo e penetrante, da così vicino e con quello sguardo
serio e deciso. Chiunque.
E chiunque
avrebbe sperato che fosse vero poiché era veramente un bel
ragazzo, Jo.
A Tom gli ci
volle altrettanto poco per reagire nel modo giusto e capire che sperava
di scappare dalla verità. Non l’avrebbe mai
fregato.
- No!
–
Disse
mostrando uno sguardo accattivante, si issò sulle ginocchia
e portando in avanti il busto andò ancor più
vicino a Jo, facendolo indietreggiare con la schiena per non baciarsi,
poi disse fermo e sicuro:
- Non di me ma
di Viky! –
Stupore.
Lo stupore
è minimo in una situazione del genere.
Ebbene lo
stupore di Jo valeva più di quello di mille altre persone
comuni!
- Ma come
… -
Riuscì
solo a dire interdetto, non si sarebbe aspettato fino in fondo che
l’avesse veramente capito, pensava che sapeva solo che aveva
qualcosa che non andava e che alla fine glielo avrebbe fatto dire.
Invece lo
sapeva già … e gli altri? E Viky? Lo sapeva solo
lui?
Pregò,
sperò e chiese che fosse così.
Nessuno
avrebbe dovuto saperlo.
- Non so, da
come guardavi sia lei che me … con lei eri sognante ed
innamorato, il classico sguardo fesso che avevo io quando la guardavo
agli inizi (ed anche ora), con me invece eri più colpevole e
preoccupato! E poi le conosci le mie intuizioni, no? –
- Quelle di un
artista che ascolta SOLO le sue intuizioni! –
Fece un mezzo
sorriso che non sapeva se essere soddisfatto o scontento.
- Sono sempre
azzeccate, quelle degli artisti … -
Continuò,
Jo, Tom rimbeccò serio:
- Non lo so ma
quelle degli amici sono sicuramente sempre giusto, vero? È
Vy, no? –
Jo
sospirò, sicuramente il biondo si stava infastidendo
divorato dall’incertezza improvvisa, Tom non doveva avere
dubbi sui sentimenti che legavano Vy a lui, non era giusto che per una
cosa simile lui fosse insicuro sulla loro relazione … ed
anche la sua amicizia con lui doveva rimanere intoccata!
Per questo
parlò e lo fece con una sicurezza tali da far rabbrividire
perfino Tom:
- Si ma Tom
… non ho nessuna intenzione di rubartela, lo sai che non lo
farei mai! –
Fu incisivo,
una frase che per come era stata detta aveva lasciato veramente il
segno, in un secondo momento Tom sorrise a sua volta, un sorriso che
rispecchiava le parole dell’amico.
Sicuro.
Un sorriso
quasi indecifrabile se quello che l’aveva ricevuto non era
l’unico che riusciva sempre a decifrarlo in modo infallibile:
- Lo so che
non lo faresti mai, non oseresti nemmeno sfiorarla, la mia ragazza. Per
principio. Ti ringrazio, Re del Silenzio. –
Questo
riferimento si rifaceva al loro incontro, alla prima definizione che
Tom aveva dato a Jo, un tipo silenzioso che parlava, per
l’appunto, coi suoi silenzi. A forza di anni e anni di
parole, era riuscito a farlo parlare, quindi il nomignolo ‘Re
del Silenzio’, era sparito. Il rievocarlo indicava qualcosa
che Jo tentò di capire ma non ci riuscì.
Ci fu quindi
un profondo e significativo scambio di sguardi, erano entrambi sguardi
molto belli, maschili ed affascinanti, anche se gli occhi di Jo pochi
potevano vantarsi di averli.
Così
col mal di testa che aumentava, questi chiuse gli occhi, non ci sarebbe
riuscito a leggergli più in là di lì.
- Tommy,
grazie a te … -
“Lo conosco da un po’, ormai, eppure
riusce ancora a stupirmi … non è da lui tutta
questa fiducia, lo è da me, da Ale, da Vy, ma non da lui,
così come non lo sarebbe da Kim, da Adry, da Marco e da
Andrea … sono fortunato, in fondo!”
Concluse
così decidendo di lasciar perdere altri significati nascosti
nella sua insolita reazione.
Era un bel
tipo, profondo e sincero ma che sapeva avere mille sfaccettature,
diverse dalle doppie facce. Sfaccettature d’artista, una gran
bella persona.
Quando si
alzò dal letto per andarsene si accorse che Tom aveva
già chiuso gli occhi partendo per il mondo dei sogni.
“Ecco,
questo è da lui!”
Terminò
Jo con un sorriso divertito, uno dei pochi che riusciva a mostrare e
solo al suo migliore amico.
Anche se a
volte riusciva a stupirlo ancora, nonostante tutto.
- Meglio
seguire il suo esempio! –
Così
deciso l’accarezzò con lo sguardo mentre si
sistemava inconsciamente meglio sul proprio letto, già in
tenuta da notte, ovvero in boxer arancio squillante, non aveva altro
che ronfare alla grande, cosa che faceva egregiamente!
Solo quel
sorrisino di gratitudine e ammirazione da parte del castano che
sembrava adulto, poi se ne andò lasciandolo solo.
Non avrebbe
dormito per tutta la notte.