CAPITOLO
22:
INCRESPATURE
/
Stand by me – Oasis /
Era
una delle tante giornate calde estive che si susseguivano in quel
periodo.
Il
sole provvedeva a splendere alto nel pomeriggio e la temperatura non
accennava a scendere, gli unici posti in cui ci si salvava erano le
case chiuse dove nemmeno uno spiraglio dalla finestra permetteva di
entrare.
-
Vy ti devo parlare… -
A
casa della ragazza al momento seduta per terra con un grazioso e
leggero vestito rosa pallido, Thomas era rigidamente seduto su una
poltroncina.
All’udire
quelle parole la bionda alzò gli occhi da ciò che
stava facendo e guardando il proprio ragazzo, divenne maggiormente
seria di quanto normalmente già non lo fosse.
L’espressione di Tom era quasi grave per
l’argomento che doveva affrontare, una chiara preoccupazione
nei suoi occhi grigi sempre sinceri e limpidi.
-
Si? –
-
Di Jo… - Continuò il giovane dai ricci indomabili
che impercettibilmente crescevano cadendogli sugli occhi.
L’osservò con attenzione, voleva captare ogni
insignificante dettaglio per capire cosa pensasse quella misteriosa
creatura rispondente al nome di Viktoria. Non era facile capirlo e
normalmente andava ad istinto. A salvarlo era questo, il fatto che il
suo istinto non sbagliasse mai, ma se ci sarebbe andato di logica non
avrebbe mai capito niente di lei poiché freddamente
introversa non lasciava trapelare il minimo pensiero.
Il
silenzio da parte sua, così proseguì con un
sospiro di rassegnazione.
“
Faccio bene? È così lontana…
sembra che lo sappia però potrei sbagliarmi. Potrei anche
ferirla definitivamente… è molto legata a lui. Si
chiuderà di più, ne sono certo. Ma lo devo fare
per Jo.”
-
Jo è innamorato di te. – Lo disse senza tatto,
così come stavano le cose senza indorare nessuna pillola,
ritenendo comunque inutile girare troppo intorno alle parole. Si
rendeva conto di essere lunatico e di essere a volte tanto dolce e
solare quando cupo e irascibile altre, però questo era lui,
un artista versatile come tanti e Vy si era innamorata di lui. La vide
spalancare impercettibilmente gli occhi già grandi
normalmente ma subito tornò a controllare il proprio stupore
e quel qualcos’altro di indefinibile. L’aveva
mostrato troppo brevemente per poterlo analizzare e capire di cosa si
trattava. – Volevo dirti di fare attenzione, soffre
molto… - Concluse in fretta sentendosi a disagio a parlare
di una cosa simile nonostante ci tenesse a farlo. Aveva dovuto ma non
era stato comunque facile. Era il suo migliore amico che si era
innamorato della sua ragazza, i cui due erano amici
d’infanzia e molto legati da tempo. Era stato Jo a
presentargli Vy e aiutarlo a mettersi con lei, gli doveva molto ed ora
era proprio lui a farlo soffrire a quel modo. Il minimo che potesse
fare era mettere in allerta lei per impedirle di essere indelicata nei
suoi confronti, anche se in effetti il problema era
l’opposto, ovvero che Vy aveva un grande difetto fra tutti e
questo era proprio l’essere troppo sensibile.
Troppo.
Quando
finì di parlare si protese con tensione verso di lei, voleva
capire cosa pensasse ma non gli fu possibile e tutto quel che concesse
fu un freddo e staccato:
-
Va bene… -
Pronunciato
proprio mentre riabbassava gli occhi scartando una carta dal mazzetto
che teneva fra le mani.
Un
altro sospiro ansioso colmo di dispiacere.
“Sicuramente
non mi mostrerà come si sente però
dovrebbe… se ne è turbata dovrebbe dirmelo. Non
saprei cosa farci però almeno potrei starle vicino. Invece
è chiusa e non ne parlerà mai. Dovrei rispettare
questi suoi silenzi, deve assimilare la notizia…
è meglio lasciarla sola. Però…
però fa male... sembra che non mi ritenga capace di
sostenerla. È così lontana…“
Queste
riflessioni graffianti incresparono il volto solitamente sorridente di
Thomas che, avvicinandosi a lei a gattoni per prendere tempo e decidere
cosa fare, si interessò a quel che faceva, curiosando alle
sue spalle dal di sopra di esse. Notò che aveva posto delle
carte a terra e lentamente le voltava osservandole con grande interesse
e concentrazione.
Possibile
che fosse come una statua?
L’amava,
l’amava dal profondo del suo cuore, l’aveva sempre
vista come un angelo dai profondi problemi relazionali, quindi aveva
vegliato su di lei aiutandola in tutti i modi, proteggendola e
sostenendola con la sua allegria con l’obiettivo costante di
farla ridere. Ci era riuscito però a volte capitava che si
chiudesse e che non rivelasse nulla di nulla. Erano momenti difficili.
Con
Viky non si litigava mai, non si riusciva a discutere e
gridare… però c’erano momenti di
lontananza e freddezza in cui chiunque riusciva a star male ed in
effetti, in quegli attimi, era meglio litigare piuttosto che stare in
silenzio.
-
Che stai facendo? –
Lei
rispose sollevata dal fatto che avesse cambiato argomento e con un
lieve sorrisino fece:
-
Leggo nelle carte come ti andrà la semifinale di domani!
–
L’indomani
ci sarebbe stata la semifinale di baseball e sarebbe stata una partita
molto difficile, naturalmente. La bionda aveva quel particolare dono di
predire il futuro prossimo nelle carte comuni, ma non solo quello,
anche l’animo delle persone. Ogni carta simboleggiava
qualcosa di particolare, la bravura sapeva nel riuscire ad
interpretarli e associarli alla situazione o persona su cui leggeva.
Quel che spaventava era che ci prendeva sempre.
Per
questo quando voltando le carte e vide tre assi in fila,
s’impensierì a tal punto da mostrare di nuovo per
un attimo la propria preoccupazione sul bellissimo viso delicato. Tom
non la vide per cui chiese incuriosito:
-
Allora? –
Appena
lui glielo chiese Viky come una molla le disfò
istintivamente sentendosi quasi male con sé stessa per aver
intuito quante brutte fossero quelle carte per il giorno successivo che
sarebbe arrivato.
-
No, ho sbagliato… ora le rifaccio! –
Disse
cercando di trattenere il subbuglio che le si agitava dentro. Ce la
mise tutta ma preferendo ancora una volta non condividere cose
spiacevoli con il ragazzo che amava, solo per non farlo preoccupare a
sua volta, lo tagliò fuori.
Fu
questo che non riuscì a sopportare.
Lontana.
Ancora
così lontana.
Non
andava bene, non lo voleva, non poteva essere così lontana.
Le
caddero le carte di mano quando lui l’abbracciò
impulsivamente da dietro attirandola a sé. Lo fece senza
dire nulla con una forza quasi disperata, cercando quel calore che non
sentiva provenire da lei.
L’amava
anche per quei momenti bui, l’amava perché era
così difficile e particolare, l’amava
perché era un mistero ma soprattutto l’amava
perché sapeva che anche lei provava le stesse cose per lui.
Eppure… in momenti come quelli era normale avere dubbi,
sentirsi male e credere che qualcosa non andasse.
Era
normale.
-
Tom… -
Sussurrò
lei stupita sfiorando appena il suo avambraccio.
-
Non allontanarti mai da me, Vy… - Disse semplicemente la
prima cosa che gli venne in mente, ciò che pensava e che
sentiva. Lo disse con espressione sofferta che rivelava perfettamente
ciò che aveva dentro, tutto l’opposto di lei che,
schiudendo appena le labbra non mostrò null’altro
oltre che quel lontano stupore.
Non
rispose, non avrebbe mai detto nulla e questo perché il caos
l’avvolgeva e aveva iniziato a farlo dal momento in cui Tom
le aveva rivelato di Jo, amico così importante per lei da
lasciarla confusa fino a quel punto.
E
fra una sensazione brutta ed una strana, non capì
più come porsi, cosa dire e pensare per cui, indecisa,
adottò il silenzio come unica opzione per evitare di ferire
inutilmente chi amava.
Solo
per questo.
-
Io vado… ci vediamo domani… -
Disse
poi il biondo scostando i propri ricci mentre si separava da lei e
dalla sua schiena rigida.
Un
sospiro insieme allo sguardo preoccupato ed amorevole, poi
sparì fuori da quella casa dove l’aria era
diventata improvvisamente pesantissima.
Troppo.
/Basket
Case – Greenday/
Il
sole era alto e soffocante, quel pomeriggio domenicale.
Un
afa che alzava tutta l’umidità della
città in cui abitavano toglieva il respiro a tutti, specie a
quelli sotto il sole per assistere ad una partita di baseball maschile
o quelli che la giocavano.
La
semifinale di Thomas e della sua squadra stava per iniziare e a
raccogliersi sugli spalti, furono per primi gli inseparabili Alessandro
e Robert.
Erano
vestiti normalmente per i loro canoni, uno in abiti larghi e comodi
mentre l’altro con qualcosa di più attillato e
fasciato, e appena i quattro capolavori fecero il loro ingresso nelle
gradinate dello stadio a diamante, non poterono fare a meno di
togliersi gli occhiali da sole e sfoderare le loro facce più
stupite possibili ed immaginabili.
Ecco
là davanti a loro le due coppie che ormai non si separavano
nemmeno per far sesso, forse… Andrea, Kimberly, Marco e
Adrian… rifatti a nuovo, completamente!
Entrambi
presentavano un nuovo look anche se comunque consono ai rispettivi
gusti, con nuovi tagli di capelli, completi di occhiali scuri identici
e cianfrusaglie di bellezza anch’essi somiglianti fra loro!
-
Oooohhh! – Esclamarono spontanei Ale e Roby rimanendo senza
parole notando i notevoli fantastici quattro: - Ma… Marco,
Adry… Andrea, Kim… avete fatto qualcosa?
–
Come
se fosse possibile non notare subito il cambiamento grazie alla
giornata di shopping in coppie del giorno prima!
Era
come se fossero entrati nello stesso salone di bellezza e si fossero
fatti fare lo stesso trattamento… mancavano solo i vestiti
ed i tagli uguali!
Andrea,
il quale aveva i capelli più lunghi rispetto all'inizio
dell'anno scolastico, se li era spuntati e fatti sistemare col gel in
modo da averli separati sulla fronte, occhiali da sole, un nuovo
piercing all’orecchio che si sommava a quelli che
già aveva, un filo di cuoio con un corno in avorio al collo,
un sottile bracciale borchiato al polso, canottiera nera attillata che
evidenziava i muscoli ben delineati del quasi diciottenne, jeans fino
al ginocchio, sfilati e consumati e, ovviamente, attillati che
somigliavano ad un guanto per quel suo fondoschiena da sportivo. La sua
bella figura la faceva senza dubbio… e già
normalmente la faceva!
Kimberly,
la bella e sexy fanciulla, aveva drasticamente cambiato taglio di
capelli ma li aveva sempre mantenuti lunghi e rossi, come li aveva di
natura. Aveva una frangetta meglio delineata ed unita e la parte
superiore della capigliatura arrivava fino alle spalle in una specie di
carrè mentre quella inferiore si allungava fino al
fondoschiena incurvandosi all’insù. Le
sopracciglia sistemate, che già aveva da tempo, erano
coperte dagli occhiali da sole mentre le belle labbra carnose truccate
da un lucidalabbra marroncino. Il copro prosperoso era appena coperto
da un top corto con un ampia scollatura e dei buchi sulle spalle color
nocciola, mentre la gonna era mini, molto mini, in jeans marrone scuro
come anche gli stivali lunghi fin sopra le ginocchia. Qualcosa che
lasciava poco all’immaginazione. Il tutto ritoccato da degli
orecchini a triangolo giganteschi, nuovi piercing alle orecchie, un
ciondolo a stella al collo e braccialetti in metallo al polso. Un altro
capolavoro del salone di bellezza scoperto il giorno prima!
Marco,
normalmente sempre trasandato, si era fatto convincere a spuntare i
capelli accorciandoli un po’, lasciandoli sempre
più o meno del taglio di prima, solo meglio definito,
spettinati sulla testa e sulla fronte. Occhiali da sola, filo di cuoio
con un teschio, un braccialetto sempre in cuoio semplice, piercing
nuovi all’orecchio ed un completo di jeans in maglia senza
maniche e pantaloni lunghi attillati, blu consumato. Era molto
più presentabile rispetto al solito, aveva lasciato la
trascuratezza a casa e per una volta si era fatto sistemare a dovere,
come andasse ad un concorso a tema. Un ottimo risultato senza dubbio.
Adrian…
bè, i suoi capelli erano quelli che spiccavano maggiormente.
Finalmente, dopo tanti sforzi, era riuscita a farli allungare fino a
metà schiena ed i suoi bei boccoli, da cui aveva eliminato
anche quella sorta di frangia raggrumata sulla fronte, erano di tre
colori: biondi, arancio e rossi. Occhiali da sole, sopracciglia
sistemate a dovere, lucidalabbra rosa, orecchini a cerchio, piercing
nuovi, ciondolo della pietra del suo segno zodiacale, braccialetti
nuovi, completo color porpora composto da top a canottiera con la
cerniera e pantaloni a gonna aperti ai lati legati alla vita con dei
lacci, zeppe ai piedi. Così femminile si era vista poche
volte e c’era tutto da guadagnarci, effettivamente.
-
No, dai, cosa ve lo fa pensare? – Disse Marco in risposta
alle esclamazioni ovvie dei due amici che ancora cercavano di non
perdersi un solo particolare di ognuno. Ogni volta sfoderavano qualcosa
di nuovo, erano sempre uno spettacolo per un motivo o per
l’altro!
-
Ale, Roby… ma che osservazione acuta! – Fece
quindi Andrea.
-
Meglio sorvolare… - Commentò invece Adrian che
voleva sapere ben altro, Kimberly, leggendole nel pensiero ed essendo
d’accordo con lei, diede voce a ciò:
-
Si, infatti… diteci piuttosto come stiamo! –
Il
primo a riprendersi e rispondere schiettamente fu Roby, il quale senza
peli sulla lingua disse la prima cosa che pensò di loro:
-
Sembrate quattro alberi addobbati a dovere! – Fu il suo
commento poco dolce!
-
Bè, sembrate usciti dalla stessa tintoria…
comunque state bene! – Alessandro era stato più
gentile di natura ed aveva parlato sorridendo, ma ugualmente non erano
stati dei grandi complimenti, non le reazioni che avevano pensato di
ottenere…
Però
quando a questo si aggiunse una terza voce maschile familiare che
diceva pacato:
-
Ehi, ma avete fatto una mutazione genetica e siete diventati gemelli
diversi? Avete un che di uguale che vi accomuna tutti e quattro!
– Marco, si tolse gli occhiali da sole e con aria tetra e
occhi da diavolo si girò di scatto guardando altamente
seccato l’ultimo arrivato, poi ringhiò:
-
Chi è che vuol morire? Chi osa paragonarmi ad Andrea?
– La cosa effettivamente più grave su tutti i
commenti.
-
Appunto, chi osa paragonarmi a Marco? – Sentire quei due
d’accordo su qualcosa fu veramente sconvolgente
più di ogni altra cosa!
Anche
Andrea aveva la stessa espressione da diavolo infuriato e visto che si
era tolto gli occhiali come l’altro, avrebbero fatto una
certa soggezione a chiunque… se questo non fosse stato Jo,
un Jo sorridente e tranquillo, molto sicuro di sé e con la
coscienza a posto.
Nessuno
avrebbe osato torcergli un capello!
Poi
però rendendosi conto di aver detto la stessa cosa, il
biondo ed il moro con un broncio che trascinava terra e le urla di
Tarzan, cominciarono a gridarsi contro per avere la meglio, ed
ovviamente anche lì dissero continuamente le stesse
cose…
-
Ehi, sono io che non devo essere paragonato a te! Tu devi esserne
contento! – Poi di nuovo, nel medesimo istante e sempre
insieme, infuriati come coccodrilli: - Non è vero!
– Sarebbero andati avanti all’infinito e sarebbero
stati imbarazzanti se Adrian e Kimberly guardandosi fra di loro e poi
guardando il cielo sbuffando stufe, non fossero intervenute come di
consueto a separarli. Anche loro in contemporanea si misero fra i due,
li afferrarono per le orecchie e con abilità e sicurezza gli
tapparono le bocche con le loro, baciandoli e facendoli smettere di
gridare come scimmie!
Ecco
quindi che alle loro labbra impegnate in
quell’attività più piacevole, i due non
si ribellarono e dimenticandosi dell’affronto subito, ognuno
abbracciò la sua ragazza ricambiando il bacio.
“Eh
eh… fregati!”
Fu
il pensiero comune delle due!
-
Wow, ma state veramente bene! – Una volta interrotti la voce
gentile ed allegra di Viky, arrivata in quel momento, fece voltare
Marco di nuovo come una bestia e con sguardo luminescente si rivolse in
modo sgarbato e accusatorio alla bionda:
-
Perché, vuoi dire che prima stavamo male? – Come
se non gli stesse mai bene nulla... ed in effetti era proprio
così!
Qua
però Adrian, con pazienza esaurita, lo guardò
male e fulminandolo con lo sguardo lo rimproverò senza
problema alcuno:
-
Abbi più rispetto per le donne, animale! Ti ha fatto un
complimento, no? –
Però
il tono usato fu così brutale e maschile che Marco stesso,
fermandosi a guardarla sconsolato, si chiese alzando le braccia con
fare interrogativo e drammatico:
-
A volte mi domando se sta con me per amore o per maltrattarmi come ora!
Non riesco mai a rispondermi! – E mentre gli altri
ridacchiavano su questa uscita, Adrian prontamente seria rispose come
una maestra:
-
Ma è ovvio! Sto con te per pietà…
già, perché nessuno ti sopporterebbe oltre a me!
Dovrebbero farmi un monumento e Santa! – La sua degna
conclusione logica!
-
Lasciamoli stare, quando fanno così possono continuare per
ore… - Fu l’unica conclusione di Alessandro il
quale, divertito come gli altri, sapeva che non era da dar loro corda
quando finivano per beccarsi verbalmente in questo modo.
-
Già, infatti. – Fecero eco gli altri che li
lasciarono perdere. Quindi fu Kim a prendere in mano la situazione,
come era nel suo carattere, e a sforzarsi di rivolgere la parola a Viky
con allegria e gentilezza:
-
Vy! Finalmente qualcuno che ci capisce! – Avrebbe anche
potuto non dire nulla ma del resto l’unico commento veramente
positivo era il suo, era il minimo ringraziarla a modo suo. Non ci
andava ancora molto d’accordo ma a volte ce la faceva e si
dimenticava che aveva dei lati che proprio non le andavano
giù. Si sforzava sempre solo perché era la
ragazza di Thomas, suo amico di infanzia.
-
Già, noi invece siamo incompetenti, Ale! –
Borbottò fintamente offeso Roby il quale non lo faceva per
recitare una parte ma perché effettivamente erano rare le
cose positive e felici che diceva.
Il
moro guardò l’amico dai capelli spettinati e
ramati e ridendo divertito, contagiando gli altri, rispose:
-
Bè, in effetti non è che li abbiamo trattati
tanto bene! – Era sempre il solito buonista coscienzioso che
si prendeva per primo tutte le colpe del mondo per la pace cosmica. Non
avrebbe mai smesso di farlo.
-
Si, fatevi un bell’esame di coscienza! –
Sbottò Andrea ancora offeso per non aver ricevuto un
‘figo’ da nessuno!
Viky,
altra pacifista solita, non avendo sentito i commenti precedenti e
sentendo certe risposte, si sentì in dovere di difendere
quelli che in apparenza sembravano presi di mira:
-
Ma dai, anche se prima non c’ero non penso che siano stati
veramente troppo… troppo… - Ma il leder del
gruppo, con un ringhio d’offesa sulle labbra e rimettendosi
gli occhiali da sole, sempre sostenendo quella specie di gioco in fondo
piacevole, rispose bruscamente:
-
Certo, se essere paragonati a quattro alberi di natale addobbati a
dovere passati per la stessa tintoria facendo una mutazione genetica e
diventando gemelli diversi non è troppo…
troppo… TROPPO! –
Al
che Viky capendo solo ora chi erano le vere vittime, ammise alzando le
spalle:
-
Ah bè in questo caso… arrabbiati pure!
– Dando il suo beneplacito a quei modi poco amichevoli ma in
fondo solo buffoni.
Era
la loro peculiarità… tutti avevano una
caratteristica od un ruolo naturale, all’interno del gruppo,
e non faticavano a rispettarlo sempre. Il modo di rapportarsi fra loro
era unico nel loro genere, eppure comune a molti gruppi
d’amici.
Erano
legati, lo si vedeva lontano un miglio, e perfino quella che faceva
più fatica a stare con loro, Viky, si era ormai ambientata.
Tuttavia chiunque altro non sarebbe mai riuscito ad inserirsi, come se
fra loro ed il resto del mondo ci fosse una sorta di barriera in
scalfibile. Crisi e momenti di gioia si passavano sempre insieme e
sempre dall’interno di quello scudo ed era bello
così.
Uniti
ed unici anche se, appunto, comuni a molti altri gruppi così
fortemente legati fra loro.
-
Ehi, voi sette, smettetela di blaterare che la partita è
iniziata! – La voce seria e severa di Jo li fece zittire
tutti all’istante catturando l’attenzione di tutti.
Eccoli concentrati subito sulla partita di baseball del loro prezioso
amico, prezioso come ognuno di loro.
-
E' già iniziata? – Disse Adrian cercando con gli
occhi suo fratello sul campo, sul monte di lancio: - Come sono partiti?
– Chiese poi all’amico che aveva seguito le prime
importanti battute.
E
lo sguardo preoccupato di Jo fece il resto, accompagnato dalla sua voce
matura e calda ma al contempo inclinata. Sentiva che c’era
qualcosa che non andava in quell’afa.
-
Loro giocano bene ma… è Tom che ha qualcosa che
non va… non so… non è il solito! - E
mentre lui parlava, Viky cominciò a sentire i propri battiti
sempre più forti e veloci. Per la fine sarebbe
esplosa… ma insieme a cosa?
La
sensazione del giorno prima ingigantiva in lei insieme alla scena ed
alle parole che non si erano scambiati. Troppe cose da immagazzinare,
importanti e gravi, troppe cose da tenere sotto controllo…
meglio chiudersi, si era detta… però
lì, davanti all’umore nero di Tom che non giocava
bene già dall’inizio e a quel senso di pericolo
che grazie a quei tre assi visti il giorno prima, pensò
preoccupata e sincera:
“Oh
no, è tutta colpa mia… ieri non sono riuscita a
dire qualcosa di decente per fargli capire che lo amo e così
ora chissà cosa si è messo in testa!
Mi
ha sparato quelle cose e poi ho visto altre che mi hanno
impensierito… mi ha presa alla sprovvista e per paura di
dirgli qualcosa che non andava non gli ho detto nulla, però
sarebbe stato meglio provarci, se il risultato è questo.
Quando finirà la partita gli parlerò, gli
dirò che tengo a Jo e sapere che gli piaccio mi ha scossa e
che non è facile da digerire, perché lui ha fatto
tanto per me, ma io comunque amo lui, amo Tom. Glielo dirò
e… “
Ma
il suono della stoccata di ribattuta alla pallina lanciata proprio da
Tom le fece andare il cuore più su, in gola, e bloccarla in
ogni funzione vitale.
Qualcuno
aveva battuto un suo lancio e dal rumore era stata una bella battuta.
Thomas
doveva riprendersi e doveva farlo senza lei e le sue parole di conforto
e chiarimento o avrebbe perso quella partita così importante
per lui!