NOTE: è il seguito di Chiamami
quando sei sobrio che era dalla parte di Jun. L’avevo
annunciato, lo sapevate che c’era… penso che mi
sia venuto discretamente!
Anche qua c’è un flashback
sul loro passato che è in terza persona per distinguerlo dal
resto.
Alla fine c’è un cambio
d’atmosfera evidenziato dal cambio canzone…
leggendo capirete perché!
Credo che questo sia tutto.
Vi auguro buona lettura.
Baci Akane
RINGRAZIAMENTI: a tutti quelli che leggeranno e
commenteranno. Anche a quelli che hanno letto e commentato la
precedente.
STUPIDAMENTE
/The sniper at
the gates of heaven - Black Angels /
Rimasto solo mi perdo stupidamente a fissare un
punto qualunque davanti a me ed è allora che lo noto.
Dopo un paio di minuti che sto qua a guardarle
senza vederle, finalmente me ne accorgo.
Misugi ha appeso delle foto e fra tutte
spiccano due.
Una in cui ci sono io con Wakashimatsu, Sawada
e Matsuyama ed un’altra, un ritaglio di giornale, in cui
siamo io e lui. Quando in quella famosa semifinale si è
sentito male e si è aggrappato a me.
La odio quella partita ed è un
ricordo che mi brucia. Ha segnato la mia fine, anche se poi
fortunatamente sono riuscito a risorgere e tornare me stesso.
Misugi però mi ha dimostrato quanto
mi fossi ammorbidito.
Proprio come uno stupido, almeno quanto ora che
sto qua a fissare quelle due foto.
Perché le tiene?
Perché proprio quelle?
Mi avvicino assorto come sospeso in un sogno,
mi pare di non aver ascoltato nulla, come se non fosse successo niente.
Prendo fra le mani entrambe e le scruto con
attenzione e cipiglio cupo.
Cosa significano queste foto appese qua?
Non è normale che se ne tenga una di
quando ha avuto un attacco di cuore. L’ha anche persa, quella
partita… è mentre le fisso penetrante che le sue
parole di poco fa mi tornano alla mente.
Non va bene come stiamo facendo… ha
detto così?
Non gli piace fare solo sesso, è
vero?
Certo che oggi sono sobrio, ma avevo voglio di
farlo con lui lo stesso. Dannazione, ho perso la partita, porco mondo,
avrò diritto di sfogarmi come voglio, no?
Potevo bere davvero, lo faccio
sempre… non ho voluto.
Forse perché volevo ricordarmi
meglio quel che facciamo insieme.
Non lo so ma non me ne frega.
Non capisco che male ci sia nel fare sesso e
basta!
Ci facciamo del male… sbagliamo
tutto… ci bruciamo… tutte palle!
Con uno scatto di nervi mi volto ed esco con
quella di cercarlo ovunque sia e trovarlo!
Chi diavolo si crede di essere quel pezzo di
merda?
Mi parla così e decide da
solo… e se provasse a dire cosa diavolo vuole davvero?
Pensa che sia facile sbilanciarsi ed esprimersi
con un principino snob perfettino come lui che ti guarda
dall’alto in basso come se fossi un motivo di imbarazzo?
Avvicinarlo è un impresa e non se ne
rende nemmeno conto… per me è stato troppo anche
solo arrivare a questo punto, aiutarmi con l’alcool era il
minimo, anche se lui non saprà mai che non ero mai partito
al punto da non riuscire a controllarmi.
Certo, ero poco lucido e i freni inibitori non
c’erano, ma ero comunque sempre in me.
Mi stava bene che non lo credesse, il mattino
potevo trattarlo come mi pareva e togliere tutti
dall’imbarazzo!
Gli facevo dei favori… e godeva
mentre lo scopavo, non può dire che gli
dispiacesse… allora dovrebbe smettere di credere di sapere
sempre tutto, specie cosa è giusto o sbagliato,
perché mio caro, non è per nulla così!
La verità è che non sa
nulla…
E allora che mi dia un paio di spiegazioni!
Che cominci lui ad aprirsi ed esprimere i suoi
sentimenti!
Che mi dica lui cosa prova, perché
dovrei farlo io per primo?
Non mi ha mai detto nulla, mi accoglieva e mi
assecondava.
Mi ha usato?
E chi gli dice che non mi piacesse?
Chi gli dice che non mi andasse bene
così invece?
Dannazione!
Una volta fuori dalla sua camera,
però, mi sembra un impresa muovermi fra questi corridoi
interminabili… tutti uguali… e di lui nessuna
traccia!
Con rabbia stropiccio le foto che mi guardo
bene dal lasciargli, quindi tenendole nei pugni stretti faccio dietro
front e stizzito esco da questa villa che mi fa star male!
Questa me la paga!
Lui che deve sempre saper tutto per tutti e
decidere a priori anche per gli altri!
Che sia sincero, una buona volta!
Gli pare che mi sarei comportato
così se lui fosse stato un tipo più semplice e
cristallino?
È una mummia, ecco
cos’è!
Una fottutissima mummia di merda!
Tutto nascosto dietro a mille bende e poi
rinchiuso ancora in un sarcofago sigillato!
E chi ci arriva a lui e al suo vero viso?
È tutta colpa sua!
Oh, ma mi sente!
Se pensa che sia finita qua… prima
ero solo shockato, non pensavo potesse dirmi davvero cose simili, ma
ora che ho queste foto e la sua ipocrisia in mano non mi
spegnerà così facilmente!
Vedrà chi è Kojiro Hyuga!
Altro che ‘ho deciso io per te,
vattene!’
Vattene a fanculo tu, visto che ti piace!
Una volta fuori dalla sua immensa ed infinita
villa mi giro verso l’abitazione e ancora in giardino tendo
tutti i muscoli, quindi prendo aria a pieni polmoni e grido come un
matto il suo nome ordinando di venire fuori:
- FOTTUTISSIMO PRINCIPE DEL CAZZO! VIENI FUORI,
JUN MISUGI! PENSI CHE SIA FINITA QUA? COSI’ COME PARE A TE?
VIENI CHE TI RISPONDO BEN IO! -
Dirà che sono il solito esagerato
tardo… potevo parlare prima, no?
Ma prima non avevo notato queste… e
pensa! Delle foto parlano più di lui!
- MISUGIII!!! - è finalmente a
questo punto che si affaccia dalla porta d’ingresso e si
precipita verso di me per zittirmi. È rosso in viso e
finalmente scomposto. Non pensava arrivassi a tanto, eh?
Ma non mi conosce per niente!
Ora mi darà qualche spiegazione!
I suoi occhi sono carichi di imbarazzo e mi
fissano scandalizzati come se fossi impazzito, poi me lo dice anche a
parole:
- Sei forse uscito di senno? -
- Uscito di senno… - Ripeto
sarcastico fissandolo diretto come se mi prendessi gioco di lui, al suo
sopracciglio alzato in segno interrogativo continuo allargando le
braccia: - Ma ti sembra questo il modo di esprimersi di uno di venti
anni? -
Misugi si irrigidisce, quindi incrociando le
braccia al petto scaccia in fretta l’imbarazzo riprendendosi
la sua solita aria superiore, quindi ribatte come un professorino del
cavolo:
- Io parlo come ritengo opportuno, non
è un linguaggio scorretto il mio, quindi non vedo
perché dovrei abbassarmi al livello sgrammaticato degli
altri solo per amalgamarmi a loro! -
Sgrano gli occhi:
- Lo vedi? È questo il punto! Non ti
mescoli a nessuno! Te ne stai lassù da solo, chiuso nella
tua teca di cristallo dorato e guardi tutti dall’alto
giudicandoli inferiori! - Continuo sempre più a scaldarmi e
presto degenererò, lo so bene.
- Non esiste il cristallo dorato! - In tutta
risposta mi corregge! Batto il pugno sulla mia coscia e sbotto:
- Ecco, l’hai fatto ancora! -
- Ma lo faccio sempre! - Dice freddo e
contrariato.
- Appunto! - Gesticolo sempre più
fuori dalle staffe.
Misugi allora si ferma, chiude gli occhi e si
preme due dita sulla fronte, in mezzo agli occhi, quindi sospira per
riprendere il controllo che stava per scappargli e torna a me di nuovo
diplomatico e controllato:
- Cosa vuoi da me, Hyuga? È questo
il modo di fare in casa d’altri? Io non vivo qua solo ed
isolato! -
Il nervoso riprende a montarmi. Tutto di lui mi
manda in bestia…
- Non ti trovavo, ho dovuto fare
così! - Mi sembra logico ma lui non sembra
d’accordo e mi guarda con rimprovero, stringe le labbra e mi
parla come se avesse a che fare con uno stupido:
- Potevi chiedere a qualcuno o aspettare in
camera mia, sarei tornato prima o poi. Ad ogni modo quelli non sono i
modi di fare in casa d’altri… -
- Volevi ti parlassi? Te ne sei andato e non mi
hai dato modo di farlo! - Non mi convincerà mai, io faccio
quel che voglio!
- E sono quelli i modi? - è sempre
più freddo. Penso che fra poco gli sparerò!
Ora tocca a me chiudere gli occhi per cercare
di trattenermi dal prenderlo a pugni… chi lo sa se
è veramente guarito dalla sua malattia?
Potrei anche ucciderlo…
Quando li riapro alzo le mani e gli mostro le
foto accartocciate, allora il suo viso finalmente si scompone di nuovo
e impallidisce. Sembra colpito sul vivo.
Bè, mio caro… cosa
pensavi, che dopo il colpo che hai dato tu a me io non reagissi?
Con occhi fiammeggianti lo fisso come per
disintegrarlo, ma invece di mangiarmelo ringhio:
- Cosa significano? - Lo so bene cosa
significano, ma deve dirlo lui!
Stringe ancora le labbra in segno di
contrarietà e la sua pelle chiara riprende quel colore
acceso di prima. È in imbarazzo fino all’osso e
l’ho messo in difficoltà.
È un momento storico, dovrei
filmarlo… probabilmente nessuno ci è mai
riuscito, nemmeno il suo fottutissimo cuore del cazzo!
Ma non mi piego, rimango impassibile e
infuriato:
- Allora? -
- Non è questo il posto per
parlarne… devo farti un disegno o pensi di capirlo da solo?
Non va mai bene niente secondo lui!
Cerca di riprendere il controllo della
conversazione, lo fa con ogni cosa ma questa volta non mi lascio
gestire da lui.
Fermo nelle mie intenzioni le accartoccio e
gliele butto a terra, ai suoi piedi, dopo di che mi giro e con ogni
parte di me che chiede di picchiarlo, mi allontano latrando:
- Non me ne importa un cazzo! Quando ti va di
parlarne sai dove trovarmi! - Poi però mi fermo e mi volto
ancora per metà, lo punto con un dito e ancora nero di
rabbia aggiungo: - solo non prendermi per il culo! Se vuoi che qualcuno
si apra il minimo che tu possa fare è aprirti a lui per
primo! Come pensi di invogliare gli altri ad esprimere i propri
sentimenti di merda se tu tieni i tuoi sotto chiave? - Lo guardo che mi
fissa trattenendo a fatica un’espressione sconvolta o
scandalizzata, cerca di controllarsi in tutti i modi ma non ha molto
successo, devo dire.
Se nemmeno dopo tutte le volte che ha rischiato
di morire è cambiato, cosa spero di fare, io?
- A fanculo! - Concludo così
tornando a voltarmi e andandomene.
Penso che nonostante ciò che si
prova, a volte, non ci sia niente da fare, se entrambi non sono
disposti a cambiare per stare insieme… lui vuole da me una
cosa che non è disposto a fare per primo!
E allora può andare a farsi fottere,
non gli darò mai ciò che non mi dà lui!
E a conferma che ho ragione lui non mi ferma!
Tiro e tiro in continuazione la palla contro la
rete.
Non è una bella giornata ed il cielo
si ingrigisce sempre più, però a me sembra piena
estate. Sono sudato fradicio e forse è per colpa delle ore
che son qua a tirare pallonate per sfogare i miei istinti feroci!
Ma che vada a cagare, quello stronzo!
Non faccio che pensare e ripensare a lui e a
tutto quello che è stato, a come mi sono ridotto per poter
andare con lui quelle volte, a quanto stupido mi sono
sentito… e mi ci sento ancora!
Come fa a non rendersene conto?
Cos’è
che non capisce?
E
lui che si vanta tanto del suo super cervello!
Perché,
secondo lui, mi lasciavo andare all’alcool prima di venire da
lui o chiamarlo?
Perché
solo uno fuori di testa l’avrebbe fatto… e visto
che di norma sono fin troppo sano, non mi rimaneva scelta.
Però non ero poi così andato, visto che il sesso
era fantastico!
Le
ho ancora in mente tutte, le volte in cui finivo per sbronzarmi e
chiamarlo!
\- Misugi, sono al solito
locale… vieni a prendermi che non mi fanno andare a casa da
solo! - Disse con voce appena biscicata al telefono. Gli occhi scorsero
su tutti i presenti nel pub notando gente anche più ubriaca
di lui. Non era affatto vero che non gli permettevano di andare a casa,
ma Misugi certo non si metteva a chiedere alla gente se fosse vero.
Voleva sparire il prima possibile, per evitare ulteriori figuracce!
Dopo un breve attimo di silenzio,
Kojiro ascoltò la risposta con un ghigno soddisfatto:
- Aspetta che arrivo… -
Sembrava contrario, come se lottasse per non andarci
davvero… ma forse era più una sua fisima, non
poteva dirlo con certezza visto che le birre lavoravano sulla sua
capacità di comprensione!
Quando lo vide ne aveva ancora una
da mezzo in mano e lui appoggiato al bancone lo
sentì nonostante non avesse parlato.
Jun si avvicinò a lui e
senza toccarlo lo guardò dall’alto in basso con
una certa aria schifata. Non sopportava chi si ubriacava, ma pensava
davvero che Hyuga non avesse nessuno che si occupasse di lui in quelle
condizioni.
Del resto Sawada era un fuscello
e Wakashimatsu non era tipo da fare da baby sitter a nessuno!
Spesso, comunque, erano tutti
insieme a bere e in condizioni non migliori delle sue.
Da un lato era contento avesse
qualche amico con cui stare, dall’altro no, visto che non
erano molto utili nel momento del bisogno.
Però doveva dirlo. Non
gli dispiaceva chiamasse lui per andare a casa…
- Andiamo… - Kojiro
aveva un piccolo appartamento suo in centro, visto che ormai lavorava
fisso poteva permettersi di aiutare economicamente a distanza sua madre
e vivere per conto suo.
La privacy non aveva mai saputo
cosa fosse, del resto.
Lo sguardo di Kojiro si
illuminò nonostante fosse liquido a causa del troppo bere.
Gli occhi arrossati si posarono su Jun squadrandolo a fondo come se lo
spogliasse con l’immaginazione. Era compiaciuto di vederlo.
- Non mi aiuti ad alzarmi? - Disse
provocatorio come sfidandolo a lasciarsi andare in atteggiamenti
più intimi!
L’altro
sospirò seppur rimanendo composto, quindi chiedendo se ci
fosse qualcosa da pagare e ricevendo un ‘no’ secco,
si rassegnò e prendendogli il braccio se lo passò
intorno al collo, quindi lo circondò col proprio e lo
alzò.
Il moro
l’assecondò nonostante fosse perfettamente in
grado di camminare da solo.
Era appena più
disinibito del suo solito. Di norma non avrebbe mai fatto o detto una
cosa simile, ma lì poteva concedersi quel che
voleva… era ubriaco, no?
Scortato dal giovane che non
barcollava nemmeno un po’ sotto il suo peso, uscì
dal locale osservato da tutti.
Una volta in strada le sue mani
cominciarono a muoversi viziose sotto i suoi vestiti cercando la pelle
fredda così ben nascosta dai vestiti.
- Hyuga… -
L’ammonì un paio di volte Jun senza successo. Alla
fine dovette rassegnarsi a tenergli ferme le mani con le proprie, come
risultassero due fidanzati che passeggiavano abbracciato
romanticamente. Hyuga non si rese mai conto di ciò, al
contrario dell’altro che non fece che pensarci per tutto il
tempo, ma tutta la strada fu percorsa in silenzio e solo una volta
giunti a casa della tigre, un buco decisamente disordinato, il ragazzo
dagli ordinati capelli castano autunno come anche i suoi occhi,
parlò con distacco trovandosi profondamente a disagio:
- Ora ti saluto! Fatti una doccia e
dormi che domani mattina hai il lavoro! - Pensava di riuscirci.
Questa volta pensava davvero di
riuscirci…
Ma non fu così.
Proprio mentre gli voltò
le spalle per uscire dalla porta aperta, si sentì
strattonare per il braccio, in breve si trovò contro
l’altro ragazzo che lo teneva fermo circondandolo con le sue
braccia forti. L’uscio sbatté e Jun prima
dell’indomani mattina non arrivò mai a varcarlo.
Le mani corsero immediatamente sul
davanti, sotto la maglia, e carezzandogli il ventre piatto
provò la consueta sensazione di voler impadronirsi di tutto
il resto.
Come fosse una cosa sua e solo sua
tracciò con le labbra e la lingua il suo percorso che
partiva dal lato del collo per salire sull’orecchio, dopo che
Jun gli ebbe concesso meglio quella sua parte di sé piegando
la testa di lato, si spostò sul suo viso e risalendo la
mandibola lo costrinse a girarsi del tutto per potersi impadronire
della sua bocca.
Quando si incontrarono non ci
misero molto a fondersi e giocare con ritmo e desiderio crescente. I
respiri sempre più affannati si fondevano e mentre il sapore
di birra di uno si espandeva all’altro, le mani si cercavano
un po’ per fermarsi un po’ per spingersi a
proseguire.
Non sapeva bene nemmeno Jun cosa
fare… da un lato lo voleva, dall’altro il solito
combattimento interiore lo consumava…
Kojiro era ubriaco, anche se non
completamente. Non era giusto approfittarne. E poi che senso aveva
fargli fare una cosa che da lucido non voleva fare?
Sempre le stesse domande, sempre
gli stessi dubbi.
Ma alla fine, come sempre, decideva
per accontentare sé stesso.
Erano entrambi grandi e se quel
testone lo era per bere a quel modo, lo era anche per assumersi le sue
responsabilità e le conseguenze delle proprie azioni da
ubriaco!
Voleva fare i suoi interessi, non
era davvero il principe buono e gentile che sembrava a tutti. In
realtà era molto più subdolo ed egoista di quel
che non apparisse!
E lì nessuno lo poteva
vedere e giudicare.
Poteva semplicemente lasciarsi
andare e fare quel che voleva, ciò che gli piaceva.
Lasciò che le sue dita
si infilassero sotto la cinta dei pantaloni e che una volta slacciati
arrivassero alle sue parti intime. Premuto contro il suo corpo chiuse
gli occhi interrompendo il bacio per un momento, assaporando quei
piacevoli massaggi che Hyuga ormai sapeva fargli fin troppo bene.
Le labbra rimasero a contatto e
mentre il moro gli succhiava le sue ferme e pulsanti, si eccitava a
sentire il membro che reagiva al trattamento speciale.
Sentendolo arrivare al limite si
staccò bruscamente, quindi appoggiandosi davanti a
sé alla porta chiusa, intrappolando così Jun,
lasciò che si girasse per ricambiare il favore a sua volta.
Sapeva bene cosa voleva e mentre
inizialmente andava nel caos, ora non si faceva pregare.
Si trattava solo di seguire i
propri desideri più reconditi.
Il corpo di Hyuga era quanto di
più desiderabile ci potesse essere.
Abbronzato, allenato,
muscoloso… e l’aria così selvaggia e
brutale… più che una tigre, a volte, ricordava un
lupo!
Abbassandosi con la schiena
appoggiata a sua volta dietro di sé, Jun gli
slacciò i jeans e mentre gli liberava la parte interessata,
lo stimolava con le dita. Dopo breve le sostituì con la sua
bocca che morbida e ben disegnata l’avvolse provocandogli a
sua volta un piacere che aveva sognato a lungo, in quel periodo.
Era arrivato al limite e se non
avesse rimediato subito, come poi aveva fatto, sarebbe scoppiato.
Ma ora era lì con lui
che si occupava del suo corpo, non poteva chiedere di meglio.
Quando anche lui fu al limite,
sentendo che andando oltre sarebbe arrivato al culmine (solo con lui
riusciva ad eccitarsi così in fretta), gli staccò
il viso dall’inguine e lo tirò su con decisione.
Attirò il viso a sé, divorò la sua
bocca un ultima volta ritrovando il proprio sapore e senza capirci
più nulla lo girò lì
dov’era, lo premette contro la porta e coprendolo per dietro
con sé stesso, si fece strada con le dita nella sua apertura
per prepararlo.
Una volta pronti entrambi
scivolò dentro reggendolo e reggendosi al contempo, si fece
sfuggire un lungo sospiro di sollievo e appoggiando la fronte sulla sua
nuca si morse il labbro.
Ancora un po’ e sarebbe
scoppiato… come aveva resistito tanto?
Iniziò a muoversi
dimenticandosi del tutto dell’altro che ancora non respirava
e rigido non dava cenni, uscì e rientrò
lentamente, poi via via che l’accesso diventava migliore
aumentava la velocità e l’intensità.
Non seppe dire entro quanto anche
l’altro iniziò a provare piacere e a gemere
facilitandogli il compito, non seppe proprio dire quando Jun
iniziò a muoversi contro di lui inarcandosi e ansimando il
suo nome, ma fu una specie di benzina che lo sospinse in alto dove
ancora non era riuscito ad andare, non del tutto.
Era diverso dalle altre volte,
anche da quando vinceva una partita… era diverso…
E con le mani che stimolavano anche
il sesso dell’altro, raggiunsero insieme l’orgasmo.
Si tesero tremando, poi come
riprendessero lentamente coscienza di loro stessi e si rendessero conto
solo allora dove fossero e cosa stessero facendo, si separarono
ansimanti, sudati e scossi.
Jun si girò e
circondandogli mite il collo con le braccia, si appoggiò a
lui rimanendo contro la porta. Ad entrambi le ginocchia tendevano a
piegarsi ma cercando di resistere rimasero straordinariamente fermi
così senza staccarsi e nemmeno pensare.
Fermi a ritrovare loro stessi
dispersi da qualche altra parte.
Un momento che non avrebbero mai
dimenticato. /
Ed
io che per un momento ho
stupidamente pensato che potessi fare a meno di bere, per avvicinarmi a
lui!
Ecco
cosa succede, quando non lo faccio!
Non
lo reggo!
È
meglio così, che finisca tutto prima di
cominciare… sono solo un povero illuso!
Credere
di poter sopportare certe cose per stare con lui?
E
perché mai?
Lui
non starà mai davvero con me!
Dopo
l’ennesima pallonata poco prima che il pallone si insacchi in
rete, probabilmente rompendola definitivamente, una figura si frappone
davanti alla porta impedendo il goal.
La
palla viene fermata con un calcio volante e quando chi l’ha
eseguito atterra mantiene la sfera fra i suoi piedi.
Si
raddrizza e mi guarda.
Eccolo
là il grande principe del calcio che si prende beffe di me!
Guardalo…
sembra così facile fermare un mio tiro per lui… e
perché diavolo gli riescono tutti i ruoli?
Sputo
per terra sprezzante e mi giro senza degnarlo ulteriormente, quindi
lasciandogli la palla mi dirigo negli spogliatoi.
Faccio
come se non esista nemmeno ma i miei gesti sono secchi mentre mi tolgo
la maglietta attillata bagnata fradicia di sudore come me.
Lui
entra ed allora mi affretto a togliermi anche i pantaloni per entrare
in doccia ed escluderlo ancora.
Non
voglio parlargli, non voglio avere niente a che fare con lui!
-
Non è da te ignorare qualcuno! - Dice saccente con una calma
che già mi dà sui nervi. Rimango in boxer e mi
giro verso di lui come un fulmine, quindi con l’intenzione di
ucciderlo con lo sguardo ribatto inferocito:
-
Non sai un cazzo di me! Io faccio quel che mi pare! -
Ma
i suoi occhi castano autunno che sotto il sole sembrano addirittura
rossi, talvolta, proprio come i suoi capelli perfetti, mi ricambiano
più tranquilli e controllati di prima, come se sapesse la
mia reazione!
-
Non mi sembra proprio, visto che per venire da me o per chiamarmi ti
ubriacavi sempre! -
Colpito
e affondato!
Mentre
una vampata di calore mi invade il viso mi volto ed entro nel reparto
delle docce aprendo l’acqua calda. Mi tolgo quel che rimane e
nudo mi infilo sotto l’acqua.
Lui
rimane di là e anche se spero che se ne vada, ha la bella
idea di continuare a parlare alzando la voce per farsi sentire.
Però non ha il minimo turbamento nel tono.
Quel
che gli ho gridato prima non l’ha nemmeno
scalfito… vedi, com’è?
Ed
io dovrei mettermi con lui?
Non
se ne parla proprio!
-
Hyuga, pensi di scappare per sempre? -
Oh
questa poi…
Senza
vederci più dalla rabbia spunto dal locale delle docce tutto
bagnato e gocciolante con ancora l’acqua che mi cade addosso
e lo guardo per sbranarlo, quindi ringhio furioso:
-
IO SCAPPO? E TU ALLORA? NON MI HAI RISPOSTO! COSA VUOI DA ME? -
Non
fa una piega, continua ad osservarmi rimanendo impassibile, quindi
piano e pacato risponde:
-
Vale la pena dirtelo? -
Non
ci sarà mai nulla da fare con lui, mai!
Non
lo capirà!
Posso
spiegarglielo in tutti i modi, penserà sempre di essere
nella ragione, punto e basta!
-
Va al diavolo, Misugi! - Taglio corto mentre rientro nella doccia
facendomi bagnare il viso dal getto, cerco la forza di non prenderlo a
pugni, normalmente l’avrei già fatto ma con lui
non ci riesco.
È
sempre stato così!
Ha
l’apparenza di una persona fragile ma in realtà
è forte.
Però
si barrica dietro una facciata di persona perfetta e superiore agli
altri per non far arrivare a sé nessuno.
Chi
davvero fragile?
Ammetto
di non essere uno stinco di santo e di avere tanti difetti,
però quel che sono mostro!
Sempre!
E
se per andare a letto con lui bevevo un po’, bè,
non l’ho mai fatto al punto da partire completamente e
perdere il contatto con la realtà. Lo facevo solo per
concedermi una spinta in più, per poter sopportare quel suo
terribile modo di fare insopportabile!
Però
lui non lo capirà mai e anche se glielo spiegassi rimarrebbe
della sua granitica convinzione di merda che sono un vigliacco e tutte
ste balle qua!
Che
vada al diavolo!
Ma
è proprio qua che la sua voce mi raggiunge meglio, alle
spalle:
-
Perché pensi che non mostri mai i miei sentimenti? Forse
perché so di non poterli vivere, che rivelarli non
servirà a nulla, che è inutile tentare una
partita persa in partenza? -
È
sull’entrata del box e mi guarda nella mia interezza, mi
squadra impettito e sempre impassibile, nemmeno un po’ di
rossore o imbarazzo, i suoi occhi non indugiano sulla mia
nudità. Io allora non mi muovo e ancora sotto
l’acqua rispondo con scherno:
-
Tu che non fai partite perse in partenza? Se ne hai perse anche
tu… - Ma non una piega.
-
Ho sempre creduto di vincerle. E se avessi avuto le mie complete forze
dalla mia, sarebbe stato così. Lo sai perché le
ho perse. Basandomi sulle mie capacità e su quelle della mia
squadra, avremmo vinto. C’era solo un perenne imprevisto. Il
mio cuore. -
-
Però quello ti ha fatto perdere! Tu l’hai sempre
saputo il tuo limite! Non puoi dire che credevi davvero di vincere! -
-
Se non fosse stato per il mio cuore le avrei vinte e tu lo sai. -
-
Ma il tuo cuore c’era! - è qua che finalmente
mostra vaghi segni di nervoso e mentre mette le mani ai fianchi e mi
fissa più severo di prima, io godo nel vederlo reagire.
-
Non importa quale era la realtà… se io penso di
poter vincere gioco, altrimenti ne faccio a meno! -
-
E considerando che quando poi hai avuto il via libero dai dottori hai
giocato sempre, si capisce che tu sei sempre convinto di vincere! -
Ancora più ironico di prima. Nella conversazione riprendo a
lavarmi e passarmi la schiuma nel corpo teso dal nervoso.
Lui
però mi guarda sempre e solo dritto negli occhi anche se
questa volta sento il suo disagio.
Non
vorrei fosse una mia illusione ma lo percepisco.
Lo
sto finalmente scalfendo, devo colpire più a fondo se voglio
ottenere qualcosa!
-
Il punto è… - Riprende puntualizzando, cercando
in sé la calma e la freddezza di sempre: - che io ho i miei
motivi per fare ciò che faccio! Non agisco mai stupidamente!
- Ecco qua!
Mi
fermo ancora, sempre rimanendo sotto il getto, lo indico col dito e
rabbioso rispondo incisivo:
-
Ecco il vero punto! Tu non agisci MAI stupidamente! E sarebbe ora che
iniziassi! Smettila di nasconderti! -
-
Io non mi nascondo. - Comincia basso e controllato, gli occhi chiusi,
sta cercando di trattenersi.
-
SI CHE TI NASCONDI! -
-
NO! NON SAI NULLA DI ME! NON PUOI PARLARMI IN QUESTO MODO! -
È la prima volta che urla e si arrabbia ma un senso di gioia
mi invade mentre lo vedo perdere la testa e rivoltarsi contro di me in
questo modo. E non ho pietà. Non posso fermarmi ora.
-
E’ QUESTO IL FATTO! DEVI FARTI CONOSCERE O COME POSSONO GLI
ALTRI CONCEDERSI A TE? APRIRSI E MOSTRARTI I LORO SENTIMENTI? COME
POSSO IO ARRENDERMI A TE SE TUTTO CiO’ CHE VEDO E’
UN MURO? -
/Acid food - Mogwai/
Forse
sono queste parole o non so cosa, ma non riesco nemmeno a finirle che
un lampo mi risponde ed in un istante mi ritrovo Misugi fra le braccia
che mi stringe vestito sotto la doccia.
Io
rimango shockato immobile senza toccarlo per un po’, poi
sposto gli occhi su di lui e rendendomi conto che è davvero
lui che mi sta abbracciando in un modo che non è
assolutamente da lui, lo sento mormorare con voce rotta:
-
Buttalo giù tu quel muro… io non ci sono mai
riuscito da solo… - Forse ho solo toccato la giusta corda,
forse aspettava unicamente che qualcuno gli dicesse di
farlo… forse… ma che cazzo ne so!
Inebetito
poso le mani sulla sua schiena dove la maglia che prima cercavo di
togliergli, ora gli sta incollata al corpo come una seconda pelle.
È
fradicio come me solo che ha ancora i vestiti al mio contrario.
È
questa la verità.
Io
sono nudo davanti a lui che invece rimane coperto.
È
così chiaro…
Senza
dire nulla comincio ad alzargli la maglia seguendo questo pensiero,
qualcuno definirebbe i miei gesti simbolici, possono essere quel che
vogliono.
Con
decisione e delicatezza insieme lo stacco appena da me per potergli
sfilare, a fatica, l’indumento che butta distrattamente a
terra. Allora mentre torna ad aggrapparsi a me e a nascondere il viso
contro il mio collo ed i miei capelli, le mie dita gli slacciano i
pantaloni che faccio cadere insieme ai suoi boxer.
In
un attimo siamo entrambi nudi e si preme quanto più
può contro di me.
Sembra
così piccolo, fragile ed imperfetto in questo momento.
Senza
pensarci oltre ricambio il suo abbraccio stringendolo forte a me e la
sensazione di essere l’ancora di salvezza di qualcuno
è qualcosa di straordinario che non avevo mai sentito.
Essere
indispensabile per qualcuno che fino ad un attimo prima sembrava un dio
sceso in terra.
È
qualcosa che mi riscalda più dell’acqua calda che
ci scorre addosso e non mi sembra ci sia nulla di erotico o sbagliato,
in questa scena.
Mi
sembra perfetto.
So
che sarà un impresa avere a che fare con Misugi e che magari
spesso avrò la tentazione di picchiarlo, ma voglio provarci
lo stesso.
E
non solo perché è l’unico che mi abbia
mai chiesto aiuto.
Voglio
aiutarlo perché era tutto ciò che volevo,
nonostante non lo ammettessi nemmeno sotto tortura.
Ora
posso dirlo senza vergogna, so che è anche quel che vuole
lui.
E
non mi sento più stupido!
Gli
prendo il viso fra le mani e con fermezza lo stacco per guardarlo da
vicino, lo contemplo serio e so che la sicurezza trapela dalla mia
espressione.
È
così bello e fragile, in questo istante.
I
suoi occhi sono bagnati non solo dall’acqua della doccia ma
anche di lacrime, brillano davanti a me e la sua bocca morbida e ben
definita trema come le sue spalle.
Non
pensavo di trovare tutto questo, quando ho cominciato a martellare il
suo muro.
-
Va bene. Andrà tutto bene. - E mi faccio schifo io, ora,
perché QUESTO non è DECISAMENTE da me!
Però
lui ha come un respiro di sollievo e allora cerco le sue labbra e le
fermo con le mie, le tengo premute senza muoverle, poi gliele apro con
delicata sicurezza e mi infilo nella sua bocca. La mia lingua lo cerca
e lo trova, quando ci allacciamo c’è solo una
sicurezza.
Che
per una volta ho fatto una cosa giusta!