CAPITOLO XIII:
NEBBIA
/Dice – Finley Quaye/
I giorni proseguirono con una certa
difficoltà per tutti, nonostante Matt non avesse fatto
assolutamente nulla per pesare sugli altri due.
Jude e Ryan continuavano vigili e attenti la loro
nuova relazione e nonostante ci fossero un sacco di bei momenti
insieme, momenti in cui si davano l’uno all’altro
approfondendo lati di loro stessi che non conoscevano e non pensavano
nemmeno di avere, la sensazione che tutto sarebbe finito a breve era
sempre più incombente.
Non potevano spiegarselo, non ne erano nemmeno
pienamente consapevoli però era così. Sentivano,
dentro di loro, che presto le cose sarebbero ulteriormente cambiate e
solo Dio poteva sapere come.
Quel Dio in cui Ryan continuava a credere, a cui
chiedeva aiuto ma al quale soprattutto affidava Matthew.
In quei giorni era stato sempre meno presente in
casa e la paura che potesse trasferirsi per lasciarli soli a vivere la
loro storia, soffrendo profondamente in solitudine, era sempre
più viva in lui. Non voleva che se ne andasse, che soffrisse
da solo in silenzio, che lo abbandonasse e si facesse così
da parte non pensando a sé stesso ma solo a loro due. Eppure
era egoistico anche pretendere che vivesse lì con loro
sapendo quanto stava male.
Non era una situazione facile per nessuno, persino
Jude continuava ad avere rimorsi di coscienza per il suo salvatore.
L’unico che gliene aveva restituita una, che gli aveva
insegnato la gratitudine e gli scrupoli. L’unico che non
avrebbe mai voluto far soffrire.
Entrambi erano felici di stare insieme, si
scoprivano giorno dopo giorno prendendo tutto ciò che
arrivava, ma il punto era che non riuscivano davvero a lasciarsi andare
totalmente.
C’era sempre una parte di loro stessi che
trattenevano per pensare costantemente a Matt, al loro amico o
salvatore, colui che aveva saputo sacrificarsi e mettersi da parte pur
di renderli felici.
Lo erano stati, oh se lo erano stati, ma non
riuscivano ad abbandonarsi completamente.
La nebbia cominciò a scendere intorno a
loro tre in quei giorni e appannando ogni cosa non permise ben presto
di vedere più nulla con chiarezza.
Quel pomeriggio partì con la concreta
consapevolezza che sarebbe stato diverso dagli altri.
Una sensazione strana pervase Jude quando si rese
conto che dopo un sacco di tempo era solo in casa con Matt. Il moro
straordinariamente non era fuori per qualche motivo di lavoro, come
spesso succedeva ultimamente, e l’impressione del castano dai
corti capelli ricci era stata che era rimasto dentro proprio
perché Ryan era a lavoro.
“Gli è successo qualcosa, lo si
capisce bene. A parte che ci evitava un sacco, è da qualche
giorno che si concentra particolarmente su Ryan. E’ lui
quello da cui scappa maggiormente. Cosa gli sarà successo?
Vorrei avvicinarlo e chiederglielo, vorrei parlargli col cuore in mano
e dirgli di non stare così da solo, che quel muro non
aiuterà nessuno, che… che non voglio essere
felice a scapito della sua tristezza. Perchè?
Questo non è l’angelo
che mi ha salvato, che ho conosciuto. A cui mi affiderei. Non mi fa
paura, sia chiaro, ma mi fa rabbrividire. È come se si fosse
spento, se quella luce che mi ha permesso di risalire dal buio in cui
ero ora non ci sia più. C’è Ryan,
certo, però Matt sta svanendo e so che è colpa
mia. Perché io ho sempre pensato che fosse innamorato di
Ryan e mettendomi proprio con lui gli ho dato una pugnalata micidiale
anche se lui stesso ha detto che non sa davvero quel che prova. Non mi
ha tranquillizzato molto, però è riuscito a
convincermi a stare con chi desideravo.
Però ora che farei?
Se mi chiedesse di lasciarlo
perché non ce la fa più a sopportarci insieme?
O peggio se mi dicesse che vuole andarsene
di casa?
Che farei?
Sarei disposto a vivere questa mia storia
sapendo che lui non la vuole? Colui a cui avevo giurato di ricambiare
la sua gentilezza nei miei confronti?
Non sono un bastardo anche se sono stato
cresciuto in questo modo, sono diventato una persona che non
è poi tanto degna di essere considerata tale visto quel che
facevo e quante pugnalate ho dato alle persone che mi aiutavano in
cambio dei miei servizi. Alla fine me ne sono sempre andato, ho sempre
tradito. Ma l’ho fatto perché non ho mai amato.
Anzi. Non sono mai stato amato.
Ora, qua, con tutto l’amore che
trabocca, amore di varia natura, come faccio a fare i miei interessi e
a non considerare gli altri?
Ryan stesso è così
in pensiero per lui che non riesce a darmisi completamente. Non siamo
insieme fino in fondo perché con la mente voliamo sempre a
Matt, a dove è, a cosa fa e a cosa prova.
Ryan non è davvero con me
però non ho il coraggio di parlarne con nessuno dei due di
questi miei dubbi, di questa confusione. Vorrei fare qualcosa per Matt,
risolvere con Ryan e trovare la mia pace, ma non sono capace di fare
nulla.
Ho portato un uragano nelle loro vite
tranquille, li ho cambiati radicalmente. E se loro non volevano essere
cambiati?
Se erano contenti delle vite che
conducevano prima?
Mi sento come una creatura senza un
ala… volo a metà e non riesco a spiccare il volo.
Dov’è l’altra mia ala?
Come faccio per ottenerla?
È in Ryan o in Matt?
La trovo stando con uno o aiutando
l’altro?
Cosa devo fare?
Come vorrei saperlo…”
La confusione di Jude crebbe spropositatamente
proprio quel pomeriggio in cui lui e Matthew si trovarono soli in casa.
La temperatura era sempre più calda ed entrambi erano poco
vestiti, il moro soprattutto indossava una maglietta comoda senza
maniche dallo scollo ampio che risaltava il suo bel fisico atletico, le
sue braccia erano soggetto di molti sguardi ogni qualvolta si decideva
a coprirsi meno del solito. Aveva un corpo che non invidiava nulla a
quello di molti altri modelli.
Questo non aiutò Jude che per la prima
volta pensò che anche stare insieme a lui sarebbe dovuto
essere meraviglioso.
Si scosse di quel pensiero ma non riuscì
a toglierselo dalla mente.
Quando si decise a chiedergli se volesse bere
qualcosa di fresco per iniziare a parlare con lui di qualcosa, dopo
molto tempo che non lo facevano più, notò che le
dita di Matt stringevano già una bottiglia di birra mezza
vuota e che a terra, ai suoi piedi, ne stava già un'altra
vuota.
Alzò un sopracciglio abbandonando
l’idea di bere qualcosa di fresco insieme e si chiese da
quanto tempo avesse preso a bere.
Non sapeva che lo faceva…
Si fermò sullo stipite della cucina e
l’osservò piegando la testa di lato con aria
pensierosa che lo rese più bello di quanto di natura non lo
fosse. Incrociò le braccia scoperte al petto coperto da una
canottiera azzurro chiaro e senza emettere un suono guardò
come Matthew seduto nel divano a guardare la televisione girava canale
in continuazione senza vedere davvero qualcosa. Aveva i piedi allungati
nel tavolino basso e di tanto in tanto si portava alle labbra la
bottiglia di birra ingoiando dei brevi sorsi con aria distratta, poi il
braccio lo riappoggiava o sulla sua coscia o di lato, sul divano.
Portava la barba di qualche giorno trascurata e i capelli gli si erano
allungati molto rispetto a come li teneva di solito, li lasciava in
disordine sul capo così come preferivano finire.
Quell’espressione così lontana e spenta,
incredibilmente tormentata, gli donava insieme a tutto il resto. Quello
era un nuovo Matthew, mai visto prima.
Inghiottì ancora a vuoto sentendosi
strano.
Era sempre stato un bell’uomo dalla
classica bellezza ordinata e composta, ma ora con quell’aria
tenebrosa diventava tutt’altro.
Difficilmente gli si sarebbe potuti resistere.
Sarebbe stato saggio andarsene in camera, lo
pensò chiaramente, ma non riuscì a muovere un
passo. Al contrario rimase lì a chiedersi quando era
cambiato così tanto e come mai lo guardasse davvero solo
ora. Ora che la nebbia gli confondeva le idee.
Cos’era giusto fare?
Occuparsi del suo salvatore restituendogli
finalmente la vita che gli aveva salvato, oppure camminare verso colui
che credeva di desiderare con tutta l’anima?
E mentre quelle domande continuavano ad
artigliargli la mente, i suoi occhi si persero nei particolari
dell’uomo seduto sul divano a pochi metri da lui. Qualche
rivoletto di sudore gli percorreva la pelle poco abbronzata
attraversandogli il collo muscoloso, perdendosi poi nello scollo della
maglia scura. Poi di nuovo la bottiglia alle labbra sottili, la
bottiglia retta da mani meravigliose da chirurgo. Mani esperte, mani
curate, mani forti e carezzevoli. Mani che sicuramente sarebbe stato
fantastico avere su di sé.
Come sarebbe stato toccare le sue spalle? La sua
pelle accaldata per la temperatura estiva?
Rilassarlo. Donargli un po’ di quel
piacere precluso da tutti, da lui per primo?
Le sue mani gli avevano salvato la vita e lui non
aveva ancora fatto nulla per lui.
Decidendo che era il momento di ricambiare un
po’ di tutto quel che aveva fatto, si avvicinò
decidendo di lasciarsi andare e non pensare troppo. Qualcosa per lui
doveva farlo, era ora. O era più per sé stesso?
- Quando inizi il turno? – Chiese Jude
allora muovendo qualche passo nella stanza, facendosi sentire.
Matt si riscosse dai suoi pensieri e
lasciò perdere il telecomando dimenticandosi completamente
della televisione. Posò i suoi occhi arrossati e grigi su
quelli azzurri e grandi del castano che camminava sinuoso, come lui di
natura era.
- Sono in ferie. – Lo disse distratto
senza ricordarsi che non voleva far sapere a nessuno di quel che stava
facendo in quel periodo.
- Cosa? – Chiese stupito Jude sapendo che
era uno stacanovista. Non ottenne risposta quindi si sedette sul
tavolino davanti a lui e al divano, accanto ai suoi piedi scalzi ancora
appoggiati sopra. L’accarezzò con lo sguardo con
una certa dolcezza e preoccupazione che colpì Matthew: -
Come mai? Non ci hai detto nulla… di solito nelle ferie si
fa qualche viaggio, qualcosa di particolare. E poi mi sembra che sei
stato più assente di sempre, in questi giorni. Da quanto sei
in ferie? – Cominciò a parlare a macchinetta un
po’ per la preoccupazione, un po’ per il proprio
imbarazzo.
Eh si, Jude era imbarazzato.
Cosa nuova per lui, incredibile e shockante!
Del resto quella nuova aria selvatica e ribelle che
aveva davanti a sé lo rendeva terribilmente affascinante
oltre che proprio bello- Forse era quello che lui subiva dagli altri.
Finiva sempre per desiderare persone ribelli, tormentate o tenebrose...
Non era Ryan ma il tipo di persona che era?
Ed ora con Matt accadeva la stessa cosa...?
- Da un paio di giorni. Non preoccuparti, non ho
voglia di fare nessun viaggio… e poi… - Si chiese
come dirgli perché era stato così tanto via, poi
alla fine decise di rimanere sul vago: - … avevo affari
arretrati da sbrigare, per questo sono stato così tanto via.
– Non avrebbe dato più spiegazioni di
così.
Gli occhi azzurri di Jude continuarono ad
accarezzargli languidi ed incuriositi ogni parte del suo corpo, a
partire dal viso e dagli occhi per poi scendere sul collo, sul petto,
sulle spalle, sulle braccia, sulle mani, sull’addome coperto
dalla maglietta comoda e poi giù, il bacino fasciato da
pantaloni larghi corti fin sotto al ginocchio, i polpacci ed i piedi
nudi. Aveva delle belle caviglie e dei bei piedi dalla curva perfetta.
Nemmeno in Ryan aveva notato tutti questi
particolari.
Ci fu un lungo momento di silenzio in cui Matt lo
lasciò squadrarlo da capo a piedi in quel modo insistente e
strano, gli piacque, sembrava lo stesse spogliando con lo sguardo;
eppure desiderava fosse Ryan a farlo.
Ma non pensò a nulla. Non si mosse di un
millimetro, nemmeno quando Jude seguì il suo istinto posando
le dita nel collo del suo piede risalendo leggerissimo sulla caviglia,
cominciando a seguire le linee naturali dei muscoli del polpaccio.
Il più giovane dei due, invece, si stava
semplicemente chiedendo turbato ed in trance quanto piacevole sarebbe
stato toccare il resto di quel corpo forte e perfetto...
Quel corpo adulto e maturo...
I brividi che trasmise a Matt per la bravura e
l’esperienza che aveva nel provocare piacere negli altri, non
furono paragonati a quelli che lui stesso stava provando.
Il moro dal canto suo voleva solo vedere cosa
sarebbe successo, cosa voleva fare e cosa avrebbe provato in quei
contatti che si stavano trasformando chiaramente in qualcosa di
più.
Era insolito eppure da lui.
Non oppose la minima resistenza e quando lo
sentì arrivare alle cosce, attraverso la stoffa sottile dei
pantaloni, pensò bene di fare come se nulla stesse accadendo
bevendo ancora la birra che aveva in mano. La bevve continuando a
guardarlo in viso e Jude ricambiò lo sguardo annebbiato
provando istantaneamente una ventata di fuoco bruciante che gli
sconnesse la ragione.
Non sapeva cosa voleva, perché lo
toccava e dove sarebbe finito, ma sapeva che l’ondata al
proprio basso ventre gli indicava quanto Matt fosse sexy e gli piacesse
in quel momento, non sarebbe riuscito a fermarsi.
Allorché gli prese di mano la bottiglia
di vetro fresca e bevendo tutto fino all’ultimo goccio, senza
rallentare un attimo, la poggiò a terra, quindi sempre con
gli occhi grigi indecifrabili addosso si alzò salendogli a
cavalcioni sulle gambe e prendendogli il viso fra le mani affusolate
mise le labbra sulle sue, adagiandosi sul suo bacino.
L’accarezzò brevemente e
succhiandogli la parte inferiore gli aprì la bocca
infilandosi con la lingua fino a cercare e trovare la sua. Il bacio
ebbe inizio in modo improvviso e istintivo, né lentamente,
né sensualmente, né con foga.
Fu solo un bacio. Uno qualunque per Matthew che non
aveva mosso un muscolo e nemmeno lo toccava, uno sconvolgente per Jude
che combaciando e fondendo la bocca con la sua desiderava farlo anche
col resto dei loro corpi.
Una voglia primordiale che non avrebbe mai capito
da cosa era partita, né il motivo, ma fatto fu che ora
c’era e che baciando Matt si sconvolse ad eccitarsi come
quando l’aveva fatto con Ryan la prima volta.
Il suo cuore cominciò ad andare sempre
più veloce nel petto e l'aria non entrava quasi
più, tanta era alta l'emozione. Avrebbe voluto che quelle
bellissime mani grandi e curate lo toccassero, lo accarezzassero, gli
si posassero sulla schiena alzandogli la canottiera per poi scendere
sui suoi glutei per infilarsi dentro e stuzzicargli l'apertura con le
sole dita. Forse non l'aveva mai fatto con un uomo però
sapeva che sarebbe stato perfetto, che quelle mani esperte sarebbero
riuscite e provocargli un piacere inestimabile.
Il suo profumo, poi, gl'inebriò
completamente i sensi mandandolo altrove, togliendogli ogni remora
tanto che con le mani scese languido e deciso sul suo torace, gli
alzò la maglia e arrivò ai pettorali che si
alzavano e abbassavano respirando regolarmente, era rilassato. I
capezzoli sotto i suoi polpastrelli rimasero morbidi finché
non riuscì ad irrigidirli. Non era turbato da quel che
accadeva... allora si sarebbe dovuto impegnare per farlo andare in
delirio.
La cosa gli diede ancor di più alla
testa. Gli piacque come pensiero e facendo affiorare un incontrollato
sorrisino di sfida malizioso sulle labbra ben disegnate che ancora si
occupavano di quelle del compagno, scivolò sugli addominali
scolpiti di chi faceva molto sport oltre che un lavoro massacrante.
Lì rimasero poco poiché senza controllo e
seducenti come non mai si infilarono sotto l'elastico dei pantaloni. Fu
con sorpresa che si rese conto che Matthew non portava biancheria
intima.
Staccò istintivamente la bocca e
rimanendo vicinissimo, sentendo il respiro sul viso, lo
guardò con stupore che mutò lentamente in
eccitazione.
Un eccitazione che lo spedì in un punto
di non ritorno quando cominciò a toccargli il membro ancora
rilassato. Le sue dita abili lo presero a massaggiare con decisione e
sensualità finché anche lui reagì per
l'innegabile e naturale piacere fisico che stava provando. Jude sarebbe
stato capace di far venire un monaco di clausura, non era strano che
anche il corpo di Matt subisse lo stesso fenomeno.
Era quello il punto.
Jude era una creatura tentatrice che poteva sedurre
chiunque, non esisteva probabilmente qualcuno che non avrebbe
desiderato fare sesso con lui, che non si confondeva su ciò
che provava per lui, che non si deviava stando in sua compagnia. Ryan
non aveva fatto eccezione.
Però rimaneva da capire come mai ora che
stavano insieme il biondo sognasse di farlo con Matt e pensasse
costantemente all'amico piuttosto che al fidanzato.
E rimaneva anche da chiedersi se Jude, in
realtà, fosse incapace di provare dei reali sentimenti e se
li confondesse con desideri fisici primordiali. Credeva di amare e
volere una persona ma in realtà era tutto diretto al corpo e
al ruolo che l'altro ricopriva. Al tipo insomma.
Quando le mani di Jude fecero raggiungere
inevitabilmente l'orgasmo a Matt, questo aveva la testa appoggiata
all'indiatro e le braccia allargate lateralmente sul divano.
L'espressione di piacere abbandonata eccitò Jude tanto che
si trovò a toccarsi da solo nello stesso momento per venire
in contemporanea. Quando questo accadde, senza pensiero ed imbarazzo
alcuno, si piegò sul moro cercando le sue labbra, trovate le
mordicchiò fino ad aprirgliele di nuovo e a succhiarle
riuscendo di nuovo a baciarlo.
La passività completa di Matt gli aveva
dato ancor di più alla testa.
Era l'idea del proibito che lo accendeva.
Né Ryan né Matt, solo
ciò che erano e rappresentavano.
Gli unici sentimenti che in tutta quella storia
aveva provato erano solo quelli di gratitudine verso l'angelo che aveva
appena fatto godere sotto di sé.
Però quando quest'angelo
moromorò il nome della persona che amava e aveva sperato di
possedere, nessuno avrebbe mai pensato che le cose sarebbero potute
finire in quel modo terribile.
- Ryan... - Proprio a quel nome Jude
capì chi Matt amava ed entrambi, sentendo la voce familiare
all'ingresso della porta di casa che diceva:
- Già, proprio io... - si sentirono
morire.
Ryan era arrivato silenzioso come non era mai stato
in vita sua e aveva visto tutto.