CAPITOLO 16:
FUTURO

Il bene più segreto sfugge all’uomo che non guarda avanti mai.”

/Indietro – Tiziano Ferro/
Dopo allora Matthew e Ryan rinacquero.
Quando si rinasce non si sa bene come scorre il tempo, se sia troppo veloce o troppo lento, forse entrambi.
Forse all’inizio va più lento ma poi quando si ingrana scorre in fretta finché non vola.
E gli anni passarono.
Tre.

Le mura diverse da quelle in cui avevano vissuto fino a tre anni prima, rimbombavano come di consueto con una canzone uscita da poco, si trattava di un artista fra i più bravi italiani.
Ryan aveva molti gusti musicali, andava dal rock alla leggera, eppure ultimamente aveva sviluppato una strana preferenza circa il ballare costui, Tiziano Ferro.
La sua ultima canzone di cui c’era anche la versione in inglese cantata in coppia con un'altra cantante americana, si chiamava ‘Indietro’ e il giovane biondo che al momento, come in tante altre occasioni in quei giorni, la stava ballando rapito ed immerso in essa, la sentiva dentro come un pugno che non gli permetteva di stare fermo.
Si trovava perfino a cantare il ritornello ogni attimo.
Quando le ultime note coi vocalizzi del cantante sfumarono nell’aria dell’ampia stanza che lui usava per i suoi allenamenti, una più grande ed attrezzata della precedente, il giovane si fermò rialzandosi e raddrizzandosi.
La sua pelle per la maggior parte scoperta era tutta imperlata di sudore ed alcune goccioline si staccavano dai capelli spettinati rigandogli il viso selvatico e affaticato ma sereno.
Gli piaceva molto ballare quella canzone ed era capace di farlo per ore ed ore di fila cambiando ogni volta coreografia!
Si diresse allo stereo e lo spense mentre osservava l’orologio, quindi prese un asciugamano dalla maniglia lungo il muro e si asciugò il viso, quindi i capelli e poi il collo intorno al quale la pezza rossa rimase.
Distrattamente si sciolse l’elastico che legava una coda, una volta sciolta ricadde fino alle spalle. Non li aveva più tagliati da allora ma considerando il giorno che era, si disse che era tempo di farlo.
Tornò a legarli facendo sfuggire come al solito molte ciocche che ricaddero disordinate sulla fronte ed intorno al viso.
Un gatto selvaggio e scarmigliato, ecco cosa pareva.
Uscì con passi eleganti dalla stanza e si diresse in cucina dove sapeva avrebbe trovato Matt a quell’ora.
Quando il ragazzo scalzo con un salto agile si sedette sulla penisola in mezzo, o sparecchiatoio che dir si voleva, uno sguardo contrariato lo colpì come di consueto e Ryan ricambiò con un largo sorriso birichino.
Anche Matt aveva i neri capelli lisci più lunghi anche se li aveva mantenuti in un taglio decente e non eccessivo dal momento che ormai era un chirurgo a tutti gli effetti e doveva avere un contegno professionale a cui non avrebbe più rinunciato.
Il bel viso regolare liscio e rasato, non un capello fuori posto, ordinato e ben vestito con tanto di camicia e cravatta.
Un contrasto unico, vedendoli insieme.
Proprio come era sempre stato.
- Ciao Matt! Come è andata? – Chiese riferendosi naturalmente al turno appena concluso.
Il moro si sforzò di non rimproverarlo per la millesima volta perché si era di nuovo seduto dove normalmente preparavano da mangiare, quindi continuando a bere la birra fresca che si era appena aperto, si appoggiò davanti a lui, al frigorifero.
- Bene. Come sempre. Turno tranquillo. – Il sollievo si sprigionò nel ragazzo che si inoltrò in un monologo dettagliato della sua mattinata, quindi in un raro momento di silenzio Matt si infilò buttando la bottiglia vuota che intanto aveva finito.
- Lavati che andiamo da Jude… - Disse a bruciapelo con fermezza ma non gravità nella voce.
C’era come una nota serena seppur fosse serio.
Ryan si zittì immediatamente, aprì la bocca, la richiuse quindi aggrappandosi al resto della frase che non parlava di Jude, si riprese obbligandosi a limitare la malinconia ad un solo momento della giornata, quando sarebbero stati davanti alla tomba di Jude.
- Ma come lavarmi? Mica puzzo così tanto… - Lo diceva solo per stuzzicarlo, era ovvio che ne avesse bisogno pietoso come era dopo i suoi allenamenti.
Il moro lo squadrò come per fulminarlo quindi senza aggiungere nulla fece per uscire dalla cucina con l’intenzione di rilassarsi qualche minuto prima di andarsene di nuovo. Fu naturalmente fermato da quello che detestava essere ignorato.
Ryan infatti gli piombò addosso come un koala facendolo quasi cadere in avanti. Con maestria ed una certa notevole forza rimase in piedi e col resto dell’auto controllo che non gli era più sfuggito per ben tre anni, evitò anche l’imprecazione ed una valanga di insulti.
Certo però che il colpo glielo aveva fatto prendere bello e buono!
- Non ignorarmi! Lo sai che lo detesto! – Disse a gran voce mordicchiandogli l’orecchio come a punirlo.
Non fu certo un dispetto pesante… ma Ryan era ancora troppo ingenuo per capirlo, così continuò ad infastidirgli l’orecchio avendo un unico esito, in realtà: quello di provocargli piacere!
Gli ci volle molto più di prima per controllarsi, questa volta, quindi prima di cedere e spingerlo su quella penisola al centro della cucina e dedicarsi lui stesso alla sua ‘pulizia’, con uno strattone vigoroso e brusco se lo scrollò dalle spalle facendolo cadere a terra con un tonfo sordo sul fondoschiena.
Lui ovviamente imprecò ed anche con una certa fantasia…
- Porco mondo cane vacca treno schifoso di merda! – Non si capì di preciso che essere terribile fosse, certamente qualcosa di orribile!
- Sbrigati! – Ordinò serio senza guardarlo massaggiarsi il didietro per non avere altri istinti.
- Ma Matt! Almeno un bacino puoi darmelo… sei tornato e non mi hai nemmeno salutato come si deve! – Piagnucolò. Sapeva bene che un semplice ‘ciao’ non gli bastava. Matt si fermò sospirando, quindi con una pazienza infinita si girò e si chinò non osando toccarlo nemmeno sulla mano tanto che era indecente.
Anche se comunque sempre una bellissima visione, ovviamente!
- E come potevo? Hai parlato a macchinetta tutto il tempo! – Si lamentò rassegnato quasi sulle sue labbra.
Guardando i suoi occhi dorati da così vicino si disse che comunque aveva ragione, il bacio era mancato.
Così chiuse i suoi d’argento e assaporò il contatto morbido e dolciastro delle sue labbra.
Aveva mangiato da poco cioccolata…
Quel gusto gli rese ancora più buona la sua bocca che subito fu aperta al suo accesso.
L’intenzione iniziale era stata quella di un bacio leggero e veloce a stampo, tanto per accontentarlo, ma poi presto si trovò ad approfondire ed anzi desiderare subito di più.
Forse una reazione anche in virtù di quanto avrebbero fatto di lì a poco.
Visitare Jude era sempre doloroso, infatti lo facevano solo per quell’occasione, il suo anniversario.
Per Matt era un discorso di credenze e fede.
Non pensava affatto che l’anima di una persona rimanesse sotto terra e che ci volesse una lapide per salutarlo e parlar con lui; per Ryan era davvero troppo doloroso rivederlo in quelle circostanze.
Di lui non avevano foto né alcun tipo di ricordo se non i suoi vestiti che avevano dato ad una chiesa.
Di lui avevano solo il loro amore e ricordo migliore non poteva onestamente esserci.
Quando le loro lingue si intrecciarono e i sapori si fusero, Ryan circondò il collo di Matt con le braccia attirandolo a sé e per poco non cedette a quel desiderio di ricaricarsi prima di affrontare qual che li aspettava, ma come richiamato da una voce indefinita nella sua mente, a fatica il moro si staccò e ancora sulle sue labbra sussurrò:
- Forza… - Non altro.
Ryan allora scontento e a malincuore lo lasciò senza aggiungere altro, ben stretto alla sensazione della sua bocca unita alla propria.

Il sole quel pomeriggio splendeva e scaldava più del solito ma loro parevano non sentirlo.
Se non fosse che la tomba di Jude si trovava in un posto facile da ricordare, si sarebbero persi in mezzo a tutte quelle lapidi. Troppe per i loro gusti.
Non erano mai entrati in un cimitero prima di tre anni fa e comunque dopo di allora l’avevano fatto solo in tre occasioni.
L’anniversario della sua morte.
C’era caldo da sentirsi male ma la loro concentrazione era tale da non recepire nulla all’infuori di loro stessi e della strana presenza che albergava davanti a loro. Sicuramente suggestione.
Però lo sentivano.
Jude.
Come se fosse di nuovo il terzo di loro.
Posarono i fiori nuovi nel vaso al posto di quelli vecchi e rinsecchiti, quindi versandoci dell’acqua evitarono qualunque pensiero possibile.
Un silenzio pesante ed innaturale regnava in quel posto deserto e soleggiato.
Come ci si sentiva a distanza di tre anni dalla morte di una persona che aveva significato tanto per loro?
Rimpianti?
Dolori?
Colpe?
Non lo sapevano...
Ci si erano sentiti così per molto fino a che semplicemente non avevano ripreso a vivere aggrappandosi sempre più a quel loro amore puro, bello e forte.
Quel regalo che Jude aveva fatto.
Come ci si sente anno dopo anno davanti alla separazione definitiva?
Smarriti.
Perché anche se si può arrivare a non soffrirne più come un tempo e addirittura ad accettarlo poiché ricominci a vivere ed ami, ridi, gioisci e vai avanti, non si può dimenticare.
Nulla.
Mai.
E fino alla fine dei tuoi giorni ti chiederai perché se ne è dovuto andare.
Quello smarrimento li invase nuovamente mentre si cercavano le mani prendendosele ed allacciandosele fra loro strette. Un vago senso di sollievo li invase ma non fu abbastanza.
Una risposta, di volta in volta, cercavano di trovarla per avvicinarsi a quella definitiva.
Perché?
Forse però non la si potrà mai trovare.
Però quel che conta è continuare a cercare per non dimenticare.
Perché è sbagliato dimenticare.
Bisogna sempre ricordare, sempre.
Ma fermarsi lì.
Ricordare a basta.
Perché ancorarsi al passato e smettere di vivere, non andare avanti, impedisce la pace di chi se ne è andato.
In quel momento, mentre con gli occhi lucidi guardavano una lapide semplice, di marmo bianco, senza la foto, con le sole lettere incise indicanti nome, cognome, data di nascita e di morte, in mezzo a quel silenzio pesante e totale, da lontano e quasi dal nulla un motivetto a loro familiare si levò.
Girandosi a cercare la fonte di quella musica avrebbero potuto trovare il cellulare di una ragazza che passava in quel momento a pochi metri da loro, ma non si mossero.
Rimasero impietriti, istintivamente immobili tesi ad ascoltare ciò che si udiva solo ora in un momento.
Parole.
Poche parole familiari ma significative per quell’attimo, dopo quelle domande che erano girate nelle loro teste per l’ennesima volta, fra la pesantezza dei loro animi e la malinconia schiacciante:
- Se cerco lo vedo, l’amore va veloce e tu stai indietro. Se cerchi mi vedi, il bene più segreto sfugge all’uomo che non guarda avanti mai. -
Dopo di che di nuovo la musica di 'Indietro' fu troppo lontana per essere sentita.
Capendo il significato profondo di quelle parole solo in quell’istante, senza pensare a nulla, col gelo in ogni parte del corpo, rabbrividirono comprendendo.
Bastava aprirsi e continuare a cercare. Le risposte arrivavano nel modo più inaspettato.
Così seguendo la scia di quella nuova consapevolezza, fu Matthew a parlare a voce udibile solo da Ryan. Serio, assorto, rapito:
- E’ così. Se cerchiamo lo vediamo. Mentre ci si strugge dal dolore l’amore va veloce e noi rimaniamo indietro. È evidente. Non dobbiamo rimanere ancorati al passato e smettere di camminare. Non dobbiamo mai smettere. Appena era morto l’avevamo fatto ma sbagliavamo e solo ora capisco perché. Il bene più segreto sfugge all’uomo che non guarda avanti mai. Non bisogna guardare indietro perché ci si ferma. Ma sempre avanti, così le risposte le trovi insieme ai segreti importanti, le verità che contano e ai tesori preziosi. E noi ci siamo trovati andando avanti, senza fermarci al passato e al dolore per Jude. –
Solo allora, ancora con mille brividi lungo il corpo, Ryan sempre con lo sguardo fisso davanti a sé a guardare qualcosa che non c’era, concluse a sua volta seguendo un pensiero fugace del momento che non aveva mai osato avere e che forse, si sarebbe detto in seguito, non era proprio suo…
- Jude avrebbe voluto così. Che ci amassimo andando avanti, non che ci fermassimo soffrendo per lui. –
Ma si può mai davvero smettere di soffrire per qualcuno di caro che manca?
Forse no… forse si può solo amarlo continuando a vivere anche per lui…
fu questo che Matthew e Ryan, tenendosi per mano, avrebbero fatto fino alla fine dei loro giorni.

FINE