AMBIENTAZIONE: si rifà all’inizio di una puntata di non so quale serie… forse la terza o magari la quarta, non ricordo. È comunque andata in onda in tv. Allora, non ricordo perfettamente i dialoghi però il senso era quello, quindi passatemeli per fedeli. Il discorso che avveniva fra Don, Mac e Stella era comunque questo. Qualcuno forse se lo ricorderà. Dopo quella scena il resto è naturalmente inventato da me!
NOTE: questa fic è su richiesta di Yukino, mia sorella, che, mi dispiace per gli altri, avendo il mio stesso sangue, per mia sfiga, ha la precedenza sulle richieste degli altri. Quindi prendetevela con lei se invece di aggiornare le altre scrivo questa. Ad ogni modo per natale mi ha chiesto due fic su CSI NY con specifiche direttive, quindi mi accingo a farle. Questa è una delle due. Essendo che non erano idee malvagie, l’accontento. Buona lettura. Baci Akane


UNA MANO ESTERNA

PARTE PRIMA:
UN AIUTO INASPETTATO

/Under pressure - Queen/
- Ci sono testimoni? - Le voci di Stella e Mac parlarono in perfetta sincronia facendo la medesima domanda. Flack li guardò con aria palesemente scettica e senza nascondere il suo divertimento disse:
- Voi due lavorate insieme da troppo tempo… - Gli altri accennarono ad un risolino, poi ascoltarono la risposta del detective che diretto e con linguaggio colorito ed una certa verve stava dando il resoconto dell’unico testimone, o per lo meno colui che aveva sentito qualcosa. Quando infine concluse con un insolito e deciso: - …e poi BOOM, questo è il risultato! - Furono Stella e Mac a guardarlo con la sua stessa espressione di prima: scettica e divertita. Quindi quando Flack chiese: - Che c’è? - Mac rispose proprio come aveva fatto l’amico poco prima:
- Tu e Danny lavorate insieme da troppo tempo! - Era vero anche questo, visto che quel modo di parlare e di spiegare le cose, con una certo originalità ed il ‘boom’ finale, erano tipici del loro collega biondo.
Fu il turno di Don di ridacchiare pensando a quanto tempo lavorasse con lui… bè, non erano poi tanti anni, Mac e Stella erano compagni da più tempo e lui stesso aveva iniziato ad avere a che fare con Mac da più tempo rispetto che con Danny… il fatto era che con quest’ultimo non si limitava al puro e semplice rapporto professionale… i due erano molto amici e stavano insieme anche al di fuori delle ore lavorative. Ecco spiegato perché l’uno aveva assorbito senza rendersene conto i modi dell’altro.
Anche Danny ogni tanto se ne usciva con qualcosa ‘alla Flack’!
Tuttavia non disse nulla tornando all’indagine appena iniziata come niente fosse. Ad uno a caso, però, non era sfuggito un certo particolare… quello strano breve guizzo nel suo sguardo, un guizzo che né lui né Stella avevano avuto alla sua simpatica insinuazione.
Certo lui e Stella si conoscevano da tantissimo ed ormai avevano un modo di lavorare ed indagare davvero molto simile, ma questo non significava nulla per loro, non quanto invece significava per Don e Danny essere in sincronia!
Lo sguardo che indugiò su di lui fu molto penetrante ed intenso, due fessure azzurre che dicevano che non gli era sfuggito quel particolare.
Richiamato all’ordine da Stella scrollò appena le spalle decidendo che ci sarebbe tornato su più tardi.

Seduti al solito locale mediamente affollato, Don e Mac ricevettero la loro ordinazione, birra per uno e succo per l’altro. Mac tendeva a non bere nemmeno fuori servizio.
- Però potevi farmi compagnia… - Disse Don schernendolo riferendosi al suo succo. L’altro sorrise e con un velo di malizia buttò apparentemente a caso:
- Ti manca Danny, vero? - Peccato che lui non diceva mai cose a caso…
- Eh? - Chiese preso alla sprovvista Don guardandolo con tanto d’occhi, credendo fosse impazzito. L’altro senza problemi continuò facendo finta di nulla:
- Di solito è lui che ti fa compagnia con la birra… - Flack si chiese se potesse rilassarsi o cosa, allentò leggermente la tensione delle spalle e si voltò di nuovo verso il suo bicchiere alto e fresco. - Dov’è stasera? Pensavo ci fosse anche lui… - Chiese ancora con noncuranza.
- Ma sei stato tu a proporre un bicchiere… il che è strano visto che finché non crolli sulla scrivania, tu lavori senza concederti questi piaceri! - Era anche per questo che aveva accettato. Aveva pensato di chiedere a Danny ma in fin dei conti non era stata sua l’idea della serata… magari Mac doveva parlargli da solo, non era solito chiedergli di uscire.
- Si, ma pensavo che sarebbe venuto anche Danny. - La faceva semplice e logica.
- L’hai invitato? -
- No. -
- Quindi è ovvio che non ci sia… - Gli sembrava strano quel discorso…
- Però quando tu sei qua a berti qualcosa lui compare sempre magicamente. O viceversa. - Ogni tanto era capitato che uscisse con uno o con l’altro quando proprio aveva bisogno di staccare e alla fine si erano sempre ritrovati in tre.
Con Danny non aveva proprio un rapporto d’amicizia stretto come l’aveva con Don, ma stavano volentieri insieme e il giovane se serviva finiva comunque per confidarsi con lui.
Del resto a tirarlo fuori dai suoi numerosi guai erano o Don o Mac…
- Deve avere il sesto senso per le serate a birra e biliardo! -
La liquidò così l’uomo più giovane che cominciava a sentirsi stranamente sotto inchiesta.
Bevve un lungo sorso ma la sensazione di essere ancora fissato non sparì, quindi chiese diretto senza avere più la pazienza di aspettare:
- Allora, che c’è? Dovevi parlarmi? Di solito non sei mai tu a proporre un drink… ti ci devo sempre trascinare a peso! -
Mac ancora una volta notò quanto simili fossero ormai i suoi modi con quelli di Danny. L’impaziente di turno era lui…
Si girò facendo un sorriso indecifrabile rivolto al basso, sembrava saperla lunga. A Don non sfuggì, quindi incalzò insistente:
- Avanti, che significa quello, ora? - E il sorriso si accentuò. - Mac! - Non ce la faceva più… cosa aveva capito?
- Sembri paurosamente Danny quando fai così! - Si decise ad iniziare prendendola alla larga, con abilità l’avrebbe condotto laddove voleva lui.
Don inarcò le sopracciglia sorpreso.
- E’ questo? - Fece improvvisamente come capisse tutto.
- Cosa? - Fu il turno di Mac stupirsi, però… preso alla sprovvista si rese conto che l’amico il suo lavoro lo faceva proprio bene!
Ecco perché erano sempre stati molto amici e non erano mai riusciti a nascondersi qualcosa a lungo…
- Io e Danny… - Non aveva peli sulla lingua e non amava perdere tempo a fare il prezioso. Con Mac poi non serviva proprio…
L’uomo composto sorrise ancora contento di non dover sforzarsi.
- Tu e Danny cosa? - Malizia comparve sul suo sguardo inquisitore che puntava diretto a quello altrui, ora a disagio.
- Bè, dimmelo tu… cosa pensi? - Sapeva cosa stava cercando di fare e non voleva scoprirsi prima ancora di avere conferma di ciò che pensava l’altro.
Mac si strinse nelle spalle, piegò la testa di lato e incurvò le labbra in un cenno vago. Poi altrettanto vago disse, sebbene profondamente divertito:
- Vuoi saperlo? -
- Se te lo chiedo. -  
- Mi sembrate più che semplici colleghi. - La prese comunque con diplomazia. Anche lui sapeva farlo bene il suo lavoro.
- Bè, siamo molto amici, ci conosciamo da un po’, ci troviamo bene insieme ed usciamo spesso per distrarci. Abbiamo anche molti gusti in comune, fra l’altro… è naturale che… - Ma Mac lo interruppe con fermezza fissandolo più penetrante di prima:
- Una sincronia come la vostra è diversa da quella mia e di Stella. Io e Stella abbiamo lo stesso modo di indagare e per questo a volte facciamo le stesse domande o procediamo allo stesso modo. Tu e Danny avete assorbito l’uno i modi di dire e fare dell’altro… e il fatto che non ve ne rendete conto parla molto chiaro! -
- Ah si? E cosa dice? - Non era sulla difensiva ma anzi incuriosito, quindi Mac proseguì con pazienza ed una calma tipici suoi. Però non c’era scherno seppure gli piacesse quella situazione insolita.
- Dice molto. Prima di tutto sappi che un’assimilazione come la vostra si acquista solo dopo molto tempo passato insieme e ti assicuro che non bastano alcune ore lavorative… dipende tutto dalla qualità di quel tempo. Ora io so che vi vedete spesso anche al di fuori del lavoro, questo e il vostro comportamento indica che state davvero molto bene insieme e non solo. Che vi piace. -
- Stare insieme? - Non era ottuso, voleva solo che Mac fosse più chiaro, arrivasse al punto. Insomma, Danny era così facile: non si perdeva in chiacchiere, quel che pensava diceva subito, lo sparava, Boom!
E prima che l’altro parlasse, comprese d’averlo fatto ancora e persino mentre pensava… Mac aveva davvero ragione.
- Si ma soprattutto vi piacete voi. Non si assumono i modi altrui solo se si passa del semplice tempo insieme e si ha una certa somiglianza caratteriale di fondo. Lo si fa se quello che dice e fa l’altro piace al punto da finire per farlo proprio senza nemmeno rendersene conto. - La conclusione ‘alla Danny’ sarebbe stata superflua.
Don rimase in silenzio con lo sguardo abbassato sul bicchiere quasi vuoto. Le parole appena udite si ripetevano nella sua mente semplificandosi sempre più fino a ridursi a quelle due che gli erano penetrate come uno sparo: ‘vi piacete’.
Capì perfettamente il suo discorso e seppure si era perso come sempre in spiegazioni che per lui sarebbero state superflue, non poteva che trovarsi d’accordo.
Ora vedeva tutto sotto un’altra ottica, come se fino a quel momento fosse stato chiuso in una sorta di scudo grazie al quale lui vedeva tutti ma non sé stesso. Ora gli pareva di vedersi dal di fuori e in quella visione c’era anche Danny ed i suoi comportamenti.
Mac gli lasciò tutto il tempo che gli serviva per rendersi conto di ciò che aveva appena detto, quindi finì con calma il proprio succo e infine con dolcezza disse, senza più guardarlo:
- In me avrete sempre un amico, qualunque cosa possa succedere. - Non aveva inteso nulla di particolare se non che nonostante fosse il capo della scientifica, sapeva anche essere l’uomo e l’amico che era e che pochi potevano vedere.
La sua severità e professionalità lasciava sempre poco spazio ad altro ma loro sapevano che non era solo quello. Non era solo un tenente della scientifica.
Don sospirò poi si decise a mormorare un ‘grazie’ appena udito.
Poi aggiunse:
- Cosa pensi di lui, invece? -  
L’amico alzò gli occhi visualizzandosi Danny nella mente, cercando di rivedersi il ragazzo in ogni atteggiamento dell’ultimo periodo, quindi dopo averlo analizzato sospirò stringendosi di nuovo nella spalle.
- E’ difficile non capire cosa pensi, provi e voglia Danny, onestamente… e tu dovresti capirlo meglio di me. - Era vero ed infatti pensava di saperlo ma in certi casi una certezza in più non era mai inutile. Lo prese per una conferma di quel che già pensava, quindi chiese:
- E per te cosa dovremmo fare? - Non era certo una situazione facile, non bastava conoscere i sentimenti… erano due uomini, due colleghi e due amici. Amici quasi inseparabili. Cambiare ciò che erano per arrivare… dove? Nell’ignoto… un ignoto comunque difficile e pericoloso. La vita non era rose e fiori e tutti loro lo sapevano grazie al lavoro che facevano. Se qualcosa fosse trapelato, ad esempio, avrebbero entrambi passato l’inferno.
Non dovevano prenderla alla leggera.
Ma Mac ancora una volta parve non avere dubbi e non esitò a dirgli con sicurezza:
- Parlare chiaramente. Lo fate sempre con tutto. Parlate anche di questo. Il resto verrà da sé. - La faceva così facile lui…
- Parlare, eh? - Non era ancora sicuro. Cominciò a grattare il bordo scheggiato del bicchiere senza nemmeno rendersene conto.
- Si. Non sarà difficile per voi… e se vi serve io una mano, per quel che posso, ve la darò. - Includendo il ‘vi copro io se proprio serve’ cosa che concedeva raramente e nemmeno agli amici più stretti.
“Dipende da cosa devi coprire… tu e le tue regole siete famosi per essere intransigenti! “ Pensò alzando gli occhi azzurri sull’amico che lo fissava a sua volta senza timore. E come intuisse il suo pensiero, disse:
- Ci sono regole e regole. - Don si drizzò scettico:
- Vuoi dire che ci sono anche regole stupide? - Questa non gliel’aveva mai sentita…
Mac fece un mezzo sorriso ironico:
- Più che altro inutili direi. Regole che se vengono infrante nessuno si fa male. -
L’altro pareva sotto shock per avergli sentito dire una frase simile… lo fissò alzarsi senza credere alle sue orecchie e prendere le proprie cose.
- Questo lo pago io… - Disse lasciando sul bancone i soldi per le due bibite.
Don non se ne accorse nemmeno, non poteva credere che Mac avesse davvero ammesso che certe cose potevano essere tralasciate seppure facessero parte delle regole e dei protocolli!
Era risaputo che certe relazioni non si potevano avere ed anche se era assurdo era così, però se lui era disposto ad aiutarli e coprirli al bisogno, forse valeva la pena tentare…
- Ma voi fate in modo che io non debba mai intervenire! - L’ammonimento finale arrivò dalla versione ‘capo’ e lì Don lo riconobbe liberando un ghigno divertito che sciolse le sue tensioni.
- Grazie Mac… a buon rendere… - Anche se non poteva proprio immaginare come lui potesse aver bisogno dell’aiuto di qualcuno!
Mac lo salutò con un cenno della mano mentre di spalle si dirigeva all’uscita, Don non poté vedere i suoi occhi illuminarsi quasi increduli mentre varcava la soglia. Non poté notare la sua espressione che sembrava dire ‘ma allora ha davvero un radar…’.
Ma udì il suo chiaro saluto ad alta voce, più alta del necessario:
- Ciao Danny… Don è ancora dentro, penso che non si stupirà di vederti! Io scappo che sono stanco… -
Se Don fosse stato debole di cuore sicuramente gli sarebbe venuto un mezzo infarto!

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