PARTE SECONDA:
IL FATTACCIO

/Undisclosed desires - Muse/
Don si girò di scatto sentendo la voce di Mac dire forte e chiaro il nome di Danny e cercando quasi forsennatamente la sua figura prestante, lo vide proprio spuntare da quella porta che si chiudeva.
Un tuffo alla bocca dello stomaco lo fece sentire stupido proprio come in adolescenza, quindi sforzandosi di non far trapelare nulla di quel che aveva dentro, alzò la mano con una fatica immane e come se i suoi muscoli facciali fossero di pietra, riuscì a fare una cosa che somigliava ad un sorriso.
Incrociando i suoi occhi dietro alle lenti degli occhiali squadrati e sottili, si girò di scatto cominciando a pensare con una violenza marcata:
“Sei in servizio sei in servizio sei in servizio! Don, fa finta di essere in servizio e di star parlando con uno di quei criminali con cui devi fare la faccia tosta per non fargli capire quel che pensi!”
Cercò di ripeterselo fino a convincersene ma non ebbe molto tempo.
Subito dopo la sua spalla fu toccata dalla mano calda e familiare di Danny che, ordinando una birra grande dal doppio manto, si sedette nel posto occupato poco prima da Mac.
“Mi vien quasi da pensare che sia stato Mac a chiamarlo… ma non sarebbe da lui!”
- Ehi! - - Ehi! - Si salutarono in concomitanza nel medesimo modo. Don ricambiò lo sguardo amichevole dell’amico ma solo di sfuggita, notando che invece l’altro continuava a fissarlo insistente come sempre, con una certa rilassatezza fastidiosa e pungente.
- Mac era qua? - Chiese stupito il biondo continuando a scrutarlo con aria divertita all’idea che il capo fosse stato lì con lui a bere qualcosa. Don annuì distratto chiedendo un’altra birra. - E’ strano, non è mica da lui… deve essere stato ben stufo di lavorare… e lui non si stufa mai! - Il compagno ridacchiò ma parve più una risatina sull’orlo di una crisi di nervi. Tuttavia si sforzò e disse:
- Mi ha invitato lui a bere qualcosa… - Anche se non lo guardava sapeva perfettamente l’espressione stupita che il giovane stava assumendo, si sarebbe divertito in condizioni normali.
- Scherzi? Mac? Di solito viene solo se trascinato a forza! -
Don rifletté brevemente sul fatto che Danny nonostante non fosse stato invitato, pensasse del tutto normale trovarsi lì tanto da non giustificarsi!
Lo faceva sempre e anche lui del resto.
Si trovavano spesso per caso e non dicevano perché fossero venuti. Era ovvio che speravano ogni volta di trovarsi.
- Doveva parlarti? - Chiese conoscendo Mac meglio di quel che sembrasse. Don non stette molto a domandarsi cosa fosse meglio fare, non era certo alla sua prima esperienza, anche se di quel tipo si. Sapeva bene cosa si doveva fare arrivati a certi punti.
Decise in un istante e cambiando espressione tornò a guardarlo per non perdersi un solo particolare delle sue espressioni, quindi disse più deciso e spavaldo:
- Si… ha detto una cosa che mi ha fatto riflettere… -
- Quando mai quel che dice non fa riflettere qualcuno? - Lo interruppe ghignando Danny pensando a Mac. Cominciò a sorseggiare la birra ma mentre ingoiava fu come se si ricordasse di una cosa e vedendo che gli stava per dire il discorso appena avuto, si alzò dicendo sbrigativo:
- Perché non me lo racconti mentre vado a spegnere un incendio in bagno? - Era uno dei suoi modi bizzarri per dire che doveva fare pipì. Don ridacchiò a quell’uscita e si alzò a sua volta seguendolo, lasciando le birre al loro posto al bancone.
“Bè, mi sembra un chiaro segno, direi… “
In fondo in mezzo a tutta quella gente non era certo il momento adatto di parlare…
Una volta nei locali dei servizi pubblici del pub, Don si appoggiò al lavandino e guardandolo espellere l’acqua in eccesso poco distante, iniziò a parlare.
- Dice che il nostro rapporto non gli sembra normale. - Detto così però sembrava completamente diverso dal bel discorso che gli aveva fatto l’ex marine ora tenente della scientifica, nonché loro amico.
Danny si raddrizzò mentre terminava i propri bisogni, piegò la testa e cercò di capire cosa intendesse, ma non si sforzò molto infatti chiese subito spiccio:
- Cioè, che siamo? - A Don piacevano anche quei suoi modi di fare. Incrociò le braccia al petto e l’osservò spostarsi per venire ai lavandini, si fermò davanti a lui a fissarlo dritto negli occhi azzurri. Allora rispose con un fondo ben evidente di malizia:
- Dice che siamo più che amici e colleghi. - Danny si accigliava sempre più e mentre le parole lo colpivano in profondità, cercò di mascherare questo suo turbamento lavandosi le mani nel rubinetto accanto a Don che non si spostò né distolse gli occhi.
Continuò:
- Dice che abbiamo assimilato l’uno i modi di dire e fare dell’altro senza rendercene conto e questo succede quando ci si piace, non basta lavorare assieme a lungo o essere molto amici. Questo è quello che ha detto lui. - Era enigmatico. Danny non capiva se fosse d’accordo o meno.
Chiuse il rubinetto ed andò agli asciugamani a rotolo attaccati al muro, tirò un pezzo pulito e si passò le mani bagnate. Ci mise più del necessario continuando con aria sempre più cupa e concentrata a rimuginare sulle parole appena sentite. Poi chiese cercando di risultare indifferente:
- E tu cosa ne pensi? -
“Mac ha ragione… Danny è limpido… si capisce subito cosa vuole!”
Fu la riflessione lampo di Don, poi con uno scatto, prima di ogni risposta o altro gesto, fu subito dietro di lui, lo prese per le spalle e lo girò, quindi con forza e decisione lo spinse contro il muro e gli diede la sua risposta.
Una risposta non proprio da lui ma più da Danny.
E mentre le loro labbra si incontravano aprendosi, permettendo alle loro lingue di violarsi ed intrecciarsi con sorpresa e sicurezza, Don capiva quanto Mac avesse ancora una volta ragione… aveva davvero preso delle manie ‘alla Danny’!
Dopo un primo momento di smarrimento e stupore completo, Danny si trovò più sorpreso dell’altro a rispondere istintivamente al bacio che, ci avrebbe giurato, non avrebbe mai creduto di ricevere.
Per un momento aveva anche pensato che il suo amico scherzasse ma quello aveva poco di uno scherzo.
E più lo pensava, più si trovava a rispondere con trasporto, aggrappandosi a sua volta alle sue braccia per attirarlo a sé.
Si chiedeva cosa diavolo stesse facendo, si diceva che per una volta doveva pensare, si diceva molte cose ma non arrivavano nella parte seria del cervello, rimanevano in superficie finendo per perdersi subito.
Quel che invece rimaneva ed anzi cresceva, era il suo desiderio di avere di più.
Gli piaceva.
Gli piaceva farsi baciare, gli piaceva baciarlo e gli piaceva averlo addosso a quel modo.
Gli piaceva da impazzire e fra mille ragioni che potevano esserci per fermarlo, nemmeno una fu abbastanza forte da reggere a quel suo ‘mi piace, punto e basta’.
Dopo che le loro lingue si trovarono con sorpresa, si allacciarono carezzandosi e lottando con decisione andando in un crescendo che faceva girare la testa ad entrambi.
Irruenza e una voglia che li divorava.
Una volta innescata la scintilla non si può fermare il meccanismo.
Non c’è modo.
E rimani investito da quel treno di desideri indiscussi che pretendono di più. Molto di più.
Ma proprio mentre le mani di Don cominciavano a scendere alla vita di Danny per infilarsi sotto la maglia, la porta non chiusa a chiave del bagno si aprì facendo entrare un ragazzo che, per fortuna, non li vide subito grazie alla loro posizione. Si fermarono al colpo e prima che lui potesse girarsi e vederli, Danny aveva già spinto istintivamente via Don quasi con un calcio.
In un secondo di lui non c’era più traccia, né dentro né fuori al locale!
Con l’aria fresca che gli schiaffeggiava il viso teso e cupo, Don si passò una mano fra i capelli neri corti mordendosi il labbro, infine imprecò:
- Merda, non era una gran bella idea dopo tutto! -
Anche se Mac gli aveva solo detto di parlarne, non di agire subito… del resto i suoi istinti avevano prepotentemente preso il sopravvento contro la sua volontà, che fare?
Danny era entrato decisamente troppo in lui, ormai… anche se l’ottusità e l’ingenuità di fondo quella no, quella non l’aveva presa!
- Dannazione! -

/ Sweet disposition - Temper Trap /
Quando il campanello della casa di Mac suonò, pensò di averlo rotto… non si sarebbe spiegato altrimenti quel suono insistente e ripetuto a quell’ora non proprio buona della notte!
Imprecando fra i denti, l’uomo che si era messo a letto da poco si alzò avvolgendosi in una vestaglia, quindi andò alla porta e prima di vedere dallo spioncino, aprì.
Trovandosi davanti il viso sconvolto di Danny, capì subito cosa dovesse essere successo. Non ebbe nemmeno il tempo di salutarlo, invitarlo ad entrare o chiedergli cosa fosse successo.
Il giovane, come un tornado, entrò cominciando da solo!
- Mac devi aiutarmi! Non sapevo dove andare ed io avevo bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno fidato ma soprattutto che sapesse già… non posso certo dirlo a chicchessia! Spiega tu il fattaccio! - A momenti sembrava parlasse da solo, altri invece con Mac, ad ogni modo lo faceva alla velocità della luce, agitato e senza prendere un respiro. Camminando avanti ed indietro come un forsennato, investiva qualunque cosa trovasse sul suo cammino e il proprietario ancora sulla porta, fermo immobile, non poteva che guardare la sua povera casa ridursi a quel modo sotto i suoi occhi. Del resto dirgli di sedersi era inutile quanto mettere a posto quel che lui devastava senza rendersene conto.
Rassegnato si appoggiò e con le mani sprofondate nelle tasche ascoltò il turbine limitandosi a chiedere solo un semplice ed incuriosito: - Fattaccio? -
A quella domanda Danny, senza fermarsi, rispose dimostrando a Mac quanto fantasioso ed originale potesse essere nel raccontare le cose… non finiva mai di stupirlo!
E il meglio era che Don gli somigliava sempre più!
- Il fattaccio, si! Come lo definisci il mio migliore amico, o presunto tale, che mi sbatte contro il muro del bagno e mi bacia? - Mac immaginandosi la scena inarcò incredulo le sopracciglia. Come poteva aver fatto quello dopo il suo ‘parlatene’? Per lui ‘parlarne’ era questo?
“No, è stato troppo con Danny…”
Concluse senza avere il tempo di dire nulla questa volta.
- Dopo che tu esci io entro, lo vedo, mi fa un cenno e mi siedo con lui. Fantastica serata, penso io, e invece no! Iniziamo parlando di te, di come mai eri lì, che stacanovista come sei trovarti al pub è un evento… e quando mi dice che lo hai invitato tu ho solo chiesto se dovevi parlargli perché conoscendoti inviti qualcuno solo se devi parlargli! - Prese brevemente fiato, si girò e gesticolando cambiò percorso prendendo di mira la parte inerente al salotto. Mac l’osservava in un misto fra preoccupato per casa sua e divertito. La scena intera in sé aveva del comico… - A quel punto è come se si sveglia e capendo che vuole dirmi cosa gli hai detto dico di seguirmi in bagno perché dovevo irrigare! - Qui Mac fece una fatica enorme a non scoppiare a ridere. Ma il suo controllo era alla pari di un attore consumato, quindi Danny senza notare il suo sforzo, proseguì: - Lui mi segue e mentre io faccio il mio dovere, lui mi dice quel che gli hai detto… che stiamo troppo insieme, che ci piacciamo, tutto quel discorso sul copiarci, eccetera, eccetera… quando gli chiedo, asciugandomi le mani e dandogli le spalle, cosa ne pensi, lui mi prende, mi volta, mi sbatte contro il muro e BOOM, mi bacia! - Il colore di Danny fu acceso come non mai. Questa volta Mac non riuscì a trattenere un sorriso divertito.
- E questo è il fattaccio? - Sempre l’espressione mista fra lo scettico e il preoccupato.
Ormai di integro c’era ben poco, lì dentro!
Danny finalmente si fermò e guardandolo scandalizzato esclamò sempre più rosso:
- Certo che è questo! Insomma, io non avevo nemmeno registrato le sue parole e invece che rispondermi come ogni essere umano, mi bacia… io… io non sapevo nemmeno che diavolo stesse succedendo! Poteva dirmi che era d’accordo con te, che… che gli… gli piacevo, insomma… - Sul finale si calmò abbassando il tono che divenne quasi inudibile. L’incertezza e l’imbarazzo lo schiacciarono e fu lì che Mac, staccandosi dalla porta, mosse qualche passo verso di lui guardandosi bene dall’offrirgli qualcosa di alcolico. Sarebbe stato come dare caffeina ad uno scoiattolo!
Cercò di assumere la sua aria più pacata e seria possibile, quindi sospirando disse quasi paterno:
- E’ stato un po’ precipitoso ma… -
- Un po’!? - L’interruppe subito Danny teatrale.
- Molto. Ma non ti ricorda nessuno questo modo di fare istintivo e sbrigativo di chi non aziona il cervello prima di agire? - Lì sembrava il suo capo, quale in realtà era.
Il ragazzo ci pensò con calma, alzò gli occhi al cielo, poi li abbassò e vedendo che non ci arrivava Mac l’illuminò:
- Tu Danny… sei tu così… lo vedi che ho ragione? Ti ha spiegato bene quel che ho detto? - Ora era dolce. Si mosse verso il divano dai cuscini buttati per aria e tutto storto, lo raddrizzò paziente ed evitò di guardare il resto, quindi si sedette ed invitò Danny a fare altrettanto.
Annuendo alla sua domanda seguì senza pensarci il suo consiglio e si sedette in punta.
Si prese il viso fra le mani togliendosi gli occhiali, se lo strofinò quindi passò ai capelli corti che si scompigliò ulteriormente.
A Mac fece tenerezza, capiva bene come doveva sentirsi: nel caos più completo. Ma sapeva anche cosa provava e c’era solo una cosa, ora, che poteva aiutarlo.
- Posso farti una domanda indiscreta? - Chiese cauto. Danny alzò lo sguardo posandolo stralunato sul suo che ebbe il potere di rilassarlo.
- Spara. -
- Ti è piaciuto? - Certe cose erano più semplici di quel che parevano e trattandosi di Danny se non gliela metteva in quel modo, non ne sarebbe mai venuto a capo.
Danny rimase a fissarlo senza però vederlo davvero, con la mente tornava a poco prima, al bagno del pub, a quel bacio, a come si era sentito, cosa aveva pensato… cosa aveva fatto… non era facile ricordarlo, era stato…
- Un gran casino… - …appunto.
A Mac piacque questo modo di esprimersi, era unico per questo.
Decisamente la diplomazia non sapeva cosa fosse.
- Ma ti è piaciuto, vero? - Fu allora che si rese conto che in realtà, dopo un primo momento di smarrimento, aveva risposto con intensità al suo bacio. Non servì una risposta, quindi cambiò discorso incuriosito da una cosa: - Ma spiegami una cosa… come sei finito qua, dopo il… fattaccio? - Chiese Mac citando la sua parola divertito.
Fu lì che Danny si svegliò ricordandosi anche di quel particolare poco carino e come fosse un bambino che ne aveva combinata una, rispose:
- Uno è entrato allora non ho capito più niente e… bè, devo averlo colpito, non so… sono volato via. - Mac si immaginò anche questo sapendo che quel carro armato era capace anche di questo. Un altro sorriso divertito gli sfuggì dalle labbra chiedendosi perché non fosse rimasto. Forse le cose sarebbero andate meglio o per lo meno avrebbe assistito ad uno spettacolo comico gratis!
- Dovresti tornare là a vedere che fine ha fatto… chiedergli almeno scusa… - Sembrava di nuovo un padre anche se la dolcezza nella sua pacatezza la manteneva sempre.
Erano fortunati ad avere lui come amico e complice.
- Dovrei prima capire cosa provo… - Non aveva torto… - Sai, non ci ho mai pensato a cosa fossimo. Stavamo insieme, mi piaceva, non mi sono mai fatto domande. Andava bene così, no? Anche se… anche se forse… - rallentò come se parlasse da solo, guardandosi le mani che si tormentava. - … mi è sempre mancato qualcosa… era una sensazione vaga, non mi sono mai fermato. Alla fine credo di averne avuto conferma in quel bagno. Mi mancava… quel bacio… e tutto il resto. È che sono andato in tilt, in black out, insomma! -
Mac lo lasciò parlare e senza trovare nulla di adatto da dire si limitò ad ascoltare paziente. Forse doveva chiamare Don e dirgli che era tutto a posto… ma proprio mentre ci stava pensando il campanello suonò di nuovo con una certa insistenza. Per la seconda volta quella notte pensò di averlo rotto ma capì subito di chi poteva trattarsi.
Solo lui.
Stringendogli il braccio in segno di comprensione, notando che con la testa era da tutt’altra parte, si alzò per andare ad aprire.
Quando i suoi sospetti furono confermati, sorrise.
Danny sentì solo vagamente la sua voce calma dire:
- Ciao Don… è lì dentro… - Dopo di che un fruscio di giacche e: - Io vado a buttare la spazzatura! - Certo a quell’ora in pigiama non poteva che fare quello… prendersi un caffè in un bar sarebbe stato peggio!
La porta si chiuse e il silenzio li avvolse.
Si sentiva.
Danny non osava alzare la testa ma le accelerazioni corporee non mentivano. E quella sensazione… non era più Mac lì con lui… era davvero lui.
Don.
“Boom!” Pensò: “Proprio un gran bel casino!”


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